Subiaco è un comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.
Il borgo e i suoi dintorni sono di assoluto interesse artistico e religioso.
Il centro storico medievale è sviluppato intorno alla Rocca dei Borgia (anno 1000) che si erge in cima ad un colle sulla destra del fiume Aniene.
Sempre d'epoca medievale sono il Ponte di San Francesco e, sulla riva sinistra del fiume, il Convento di San Francesco e la Chiesa di San Pietro (1100).
Il territorio comunale si sviluppa sia in pianura, sia in montagna ed è attraversato dall'Aniene e sovrastato da alcune cime dei Monti Simbruini tra cui il monte Livata (1.429 m), sede della omonima stazione sciistica che costituisce l'area più vicina alla città di Roma per la pratica degli sport invernali.
All'interno del territorio montano si estende un vasto bosco di faggi; il suo altopiano si sviluppa su un'area di 3.000 ettari e trova protezione all'interno dei confini del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini e fa parte della Comunità montana Valle dell'Aniene
Regione: Lazio
Provincia: Roma RM
Altitudine: 408 m slm
Superficie: 63,23 km²
Abitanti: 8.921
Nome abitanti: Sublacensi
Patrono: San Benedetto (21 marzo)
Gemellaggio: Ochsenhausen (Germania)
Nome
Dal latino sub laqueum, “sotto i laghi”, infatti, l’abitato sorge sotto i Simbruina stagna, i 3 laghi artificiali creati da Nerone sbarrando il corso del fiume Aniene, sulla cui riva destra lo stesso imperatore fece costruire, a specchio delle acque, una grandiosa villa, di cui restano ruderi considerevoli.
Genius Loci (spirito del luogo)
«Ciò che è bello appare beato in se stesso», scrive il teologo Hans Urs von Balthasar, e davvero stringe il cuore, a Subiaco, la visione del monastero di San Benedetto illuminato nella notte stellata dell’Aniene.
In una nostalgia di bellezza è catturato, con i suoi chiostri mistici, anche il cenobio di Santa Scolastica, il più antico dell’ordine benedettino.
La culla del monachesimo benedettino è anche la culla anche della stampa in Italia, perché i monaci di Santa Scolastica ospitarono a metà 1400 la prima tipografia impiantata da due stampatori tedeschi allievi di Gutenberg.
Dal roseto fiorito di San Francesco - di cui al Sacro Speco si conserva il vero volto, nell’unico affresco che lo ritrae quand’era in vita - si vede, in un bellissimo scenario naturale, il Monastero di San Benedetto addossato alla roccia, come volesse stringere in un unico abbraccio le creazioni dell’arte e della natura.
Si capisce, qui, come la bellezza venga dall’amore: bellezza che ha, però, origini pagane, perché a scoprire il fascino della valle dell’Aniene fu l’imperatore Nerone, che vi costruì una villa circondata dall’acqua.
Storia
302 a.C., gli Equi sono sconfitti dal Latini che prendono possesso del territorio.
55 d.C. ca., a seguito dell’occupazione, Roma si impegnò dell’alta Valle dell’Aniene a realizzare grandiose opere idriche: furono costruiti 4 acquedotti, e da una serie di dighe sul fiume Aniene, l’imperatore Nerone ricava gli specchi d’acqua artificiali con cui circonda la sua grandiosa dimora, di cui restano i ruderi.
Pare che Subiaco sorgesse allora, fondato dagli schiavi impiegati nella costruzione della villa.
Il complesso si sviluppava a varie altezze, sulle rive opposte dei laghi e dell'Aniene, e le sue strutture monumentali richiesero, come detto, la costruzione di sostruzioni e la sistemazione del terreno roccioso.
Il fiume era superato da 2 ponti: il "marmoreus" e il "minimus", che aveva anche funzione di diga e il cui crollo nel 1305, causò la sparizione di uno dei due laghi; un'altra diga era probabilmente sul sito della cartiera.
Nella villa furono rinvenuti una testa femminile dormiente e il ritratto di un efebo, rinvevuto nel 1883, che si trovano al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano.
368, la pieve in località San Lorenzo, eretta secondo tradizione dal patrizio romano Narzio, si trova nel primitivo nucleo abitato della zona, poco oltre i resti delle mura neroniane.
497, Benedetto da Norcia si insedia nella valle dell’Aniene, presso i resti della villa neroniana, per condurvi per 3 anni vita eremitica; nei 30 anni successivi fonda nella zona 13 monasteri, di cui l’unico superstite è quello di Santa Scolastica (in origine di San Silvestro); tutti gli altri sono distrutti nell'anno 800 durante le invasioni dei Saraceni; nel 937 Papa Leone VII concede al monastero di Santa Scolastica il castellum di Subiaco, che diventa il centro del territorio benedettino.
1000-1100, è il periodo di maggior splendore dell’abbazia, favorita da diversi Papi.
1224, Francesco d’Assisi è a Subiaco.
1456, Papa Callisto III istituisce la commenda (donazione dell’uso di un beneficio ecclesiastico a laici o a religiosi) di Subiaco affidandone il governo al cardinale Torquemada; abati commendatari sono nel 1467 il cardinale Rodrigo Borgia (diventato Papa con il nome di Alessandro VI, originario della vicina Jenne) e nel 1492 il Cardinale Giovanni Colonna, alla cui famiglia Subiaco è assoggettata fino al 1608.
1465-67, 2 stampatori tedeschi di Magonza, K. Sweynheym e A. Pannartz, allievi di Gutenberg, impiantano nel monastero di Santa Scolastica la prima tipografia in Italia; tra i primi libri stampati, De Oratore di Cicerone e De Civitate Dei di Sant’Agostino.
1608, la commenda passa alla famiglia Borghese e nel 1633 ai Barberini, che sviluppano l’industria manifatturiera nel quartiere degli opifici.
1775, l’Abate Giovannangelo Braschi, diventato Papa Pio VI, concede a Subiaco il titolo di «città» dotandola di seminario e biblioteca pubblica.
1944, i bombardamenti angloamericani danneggiano il centro storico, ricostruito al termine del conflitto.
Subiaco fa parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (il Parco più esteso del Lazio, con 29.990 ettari di superficie), insieme ad altri 6 paesi (Jenne, Vallepietra, Filettino, Trevi nel Lazio, Cervara di Roma);
è circondato a nord dai monti Simbruini, a sud dagli Ernici, a est
dalle maestose cime dei monti Cantari, ed è attraversato dalle acque del
fiume Aniene e da altri torrenti e ruscelli.
DA VEDERE
Innanzi tutto, anche se fuori dell'abitato, l’unico monastero sopravvissuto dei 13 fondati da San Benedetto da Norcia nella valle dell’Aniene è quello di Santa Scolastica (clicca per andare al servizio), il più antico che si conservi al mondo dell’ordine benedettino.
La struttura del “protocenobio” si accentra intorno a 3 chiostri: il chiostro cosmatesco (1200), quello gotico (1300) e quello rinascimentale (1500-1600). Di stile romanico è la grande torre campanaria (1000 e 1100).
L’atrio gotico è abbellito da un giardino interno e da un arco monumentale in stile gotico fiammeggiante.
Affreschi dei 1200 e 1300, colonne tortili e binate, decorano il chiostro cosmatesco.
La chiesa fu progettata in stile neoclassico da Giacomo Quarenghi nella seconda metà del 1700 e sorge sul luogo del primitivo oratorio del VI secolo.
All’interno del monastero, la Biblioteca Nazionale custodisce manoscritti, pergamene e i primi incunaboli in Italia, impressi da 2 tipografi tedeschi nel 1465.
Il più antico monastero benedettino al mondo è dunque anche la culla della stampa in Italia.
Per secondo, sebbene anch'esso fuori del centro abitato, il Monastero di San Benedetto, definito da Petrarca “soglia del paradiso”, che fu edificato sul monte Taleo a partire dalla fine del 1100 per custodire la grotta (il «sacro speco») in cui, secondo tradizione, si ritirò Benedetto da Norcia nei suoi 3 anni di eremitaggio.
Si compone di 2 chiese sovrapposte e di diverse cappelle, quasi mimetizzate con la roccia circostante.
Gli affreschi nella prima campata della chiesa superiore sono di scuola senese (1360 ca.), mentre quelli della chiesa inferiore sono del Magister Consulus e della sua bottega (fine del 1200).
Dal livello inferiore di questa chiesa si accede al sacro speco che accolse le solitudini di Benedetto.
All’interno della grotta si trova la statua del santo realizzata nel 1657 da Antonio Raggi, allievo di Gian Lorenzo Bernini.
Dalla grotta una scala a chiocciola conduce alla cappella di San Gregorio, decorata con affreschi del 1228 in stile ancora bizantino, in cui si riconoscere la figura di San Francesco, ritratto quand’era ancora in vita, senza aureola e stimmate.
Tornando alla chiesa inferiore, si raggiunge attraverso scale la grotta dei pastori, con l’affresco della Madonna con Bambino e Santi (IX-X secolo), il più antico del monastero.
Lì accanto, c’è il roseto fatto fiorire da San Francesco sui rovi su cui si gettò San Benedetto per sfuggire alle tentazioni.
Tornando al borgo, appena fuori nella parte in pianura, il Convento di San Francesco che fu edificato nel 1327 su una piccola cappella donata a Francesco quando venne in visita al Sacro Speco nel 1223.
Sull’altare maggiore campeggia il trittico in legno di Antoniazzo Romano (1467) raffigurante la Vergine col Bambino e i Santi Francesco e Antonio da Padova.
In una cappella si trovano pregevoli affreschi della cerchia del Sodoma (inizio del 1500) ed una splendida Natività attribuita al Pinturicchio o alla sua scuola.
Poco distante, il ponte di San Francesco che fu costruito a schiena d'asino, nel 1300, in blocchi di pietra locale chiamata “cardellino”.
Passato il ponte di San Francesco, continuando a salire lungo la strada, si arriva all'ingresso della città che caratterizzato dall'Arco Trionfale risalente all’anno 1787 la decisione della comunità sublacense di erigere in onore di Papa Pio VI un arco di trionfo in pietra.
Il 3 ottobre del 1787, il gonfaloniere della città Giuseppe Catani, pronunziò un discorso sui benefici elargiti dal Pontefice alla cittadinanza, affermando che era doveroso dimostrargli concreta riconoscenza.
Conserva un aspetto medievale anche il borgo degli opifici, nella parte di Subiaco a ridosso del fiume Aniene, dove si trovavano i mulini che utilizzavano le acque del fiume, i forni a legna e le botteghe dei fabbri.
Le pareti esterne di 3 abitazioni sono adibite ad edicole, e le case romaniche convivono nel quartiere, sorto nell’agosto 1937, con le abitazioni ottocentesche.
C’è anche un ponte in cardellino a tutto sesto, che ha sostituito nel 1700 quello medievale.
In cima al colle del borgo, c'è la rocca abbaziale, (clicca qui per info visite) fondata nell’anno 1000 dall’Abate di Santa Scolastica, Giovanni V, per instaurare il dominio monastico sul borgo di Subiaco.
Dal 1456 diventò residenza degli abati commendatari, tra i quali Rodrigo Borgia, eletto in seguito Papa Alessandro VI, e Francesco Colonna.
Storia (clicca qui per andare alla storia)
Protagonisti (clicca qui per andare ai protagonisti)
A metà del 1700 l’Abate Giovannangelo Braschi, divenuto Papa Pio VI, restaurò la struttura (clicca qui per andare alle notizie).
Ai piedi della rocca, tra vicoli, scalinate e scorci, si trovano la Chiesa di San Pietro, ricostruita nel 1949 dalle macerie della guerra, e la piazzetta di Pietra Sprecata, generata dalla confluenza di irregolari percorsi di arroccamento.
Infine, su un costone di roccia quasi a picco sul fiume, sorge la Chiesa di San Lorenzo, rifacimento della primitiva pieve del 368, l’edificio di culto più antico del territorio.
Definito uno scrigno naturalistico inestimabile, alchimia di colori e suggestioni: il laghetto di San Benedetto.
Il laghetto di San Benedetto, nel quale si tuffa il fiume Aniene con una pittoresca cascata, è uno dei luoghi più belli e suggestivi dei Monti Simbruini, una meta classica in estate per i sublacensi in cerca di refrigerio, ma non solo; un luogo assolutamente da vedere.
Il piccolo specchio d’acqua, racchiuso da un alto anfiteatro di rocce calcaree, si trova a valle del noto monastero benedettino da cui prende il nome e nonostante si raggiunga con una breve e piacevole passeggiata ha tutte le sembianze di un vero e proprio paradiso segreto, lontano da tutto e tutti.
L’itinerario ha inizio dall’ampio piazzale con annessa area pic-nic che si raggiunge in breve prendendo la strada asfaltata secondaria che scende sulla destra subito oltre i ruderi della villa di Nerone, procedendo da Subiaco in direzione dei monasteri benedettini e Jenne.
Simbruina Stagna, la Villa di Nerone
La notorietà archeologica della zona sublacense è legata alla presenza della grande villa che Nerone fece costruire lungo l’Aniene di cui non mancano testimonianze concrete, il più importante dei quali è l’individuazione di un muro in opera poligonale, dai quali si può ipotizzare che Subiaco fu già un oppidum degli Equi, come si deduce da alcune testimonianze epigrafiche, nella tarda età repubblicana.
Già prima di Nerone, comunque, la zona era nota ai Romani, visto che 3 dei 9 acquedotti che rifornivano la Capitale, e cioè l’Acqua Marcia, la Claudia e l’Anio Novus provenivano dalla zona sublacense.
Fu però Nerone che, come dice Frontino, riutilizzando forse una strada di servizio degli acquedotti, fece costruire la via Sublacense per facilitare l’accesso alla sua villa; si teneva parallela all’Aniene e dopo aver servito i nuclei della villa, saliva verso gli Altipiani di Arcinazzo.
La villa che si trovava nel punto in cui il fiume Aniene lascia la stretta gola dei Simbruini è tutt'ora visibile ai lati della via Sublacense, tra la località Sorricella ed il monastero di Santa Scolastica.
Lo storico romano Tacito ricorda che mentre Nerone stava banchettando nella sua villa di Subiaco un fulmine cadde e colpì la mensa, spezzandola.
Tale evento si verificò nel 60 d.C. testimoniando che in quel l’anno gran parte della villa era già stata completata.
In origine il complesso si estendeva su una superficie di circa 75 ettari e si articolava in nuclei separati, disposti a vari livelli intorno ai 3 laghetti, raccordati dal cosiddetto Pons Marmoreus citato nelle fonti medievali.
I nuclei della villa erano disposti, forse, con corrispondenza simmetrica lungo le rive dei laghi creati artificialmente per mezzo di 3 dighe, 2 delle quali sono state identificate con una certa sicurezza, la prima al Ponte San Mauro e l’altra presso la Cartiera.
I rinvenimenti fanno ipotizzare che la villa abbia subito un radicale rinnovamento dovuto all’imperatore Traiano, il quale proprio in questa zona fece effettuare lavori per innalzare il luogo di captazione dell’acquedotto dell’Anio Novus.
In età medievale su alcuni ambienti di questo settore venne costruito il protocenobio di San Clemente, uno dei 13 monasteri costruiti nella zona ad opera di San Benedetto. (clicca qui per approfondire l'argomento su simbruinastagna.com)
MUSEI e GALLERIE
Museo delle Attività Cartarie e della Stampa:
il MACS - Museo delle Attività Cartarie e della Stampa di Subiaco non è proprio quel che si dice un museo ordinario: al suo interno non trovate teche, né oggetti di grande valore storico.
Le sue sale, attraverso installazioni multimediali, riproduzioni di strumenti d’epoca e oggetti di archeologia industriale, accompagnano il visitatore nella storia della comunicazione scritta, sottolineando il ruolo fondamentale rivestito dal supporto cartaceo carta e dal libro.
Il MACS è collocato al pianterreno della Rocca Abbaziale ed è articolato in 2 sezioni distinte: una dedicata alla carta e una alla stampa.
La Sezione Carta racconta lo sviluppo di questo supporto fondamentale per lo sviluppo delle civiltà, concentrandosi soprattutto sulle tecniche medievali e quelle moderne utilizzate per la sua produzione.
All’interno di questo tema, si ritaglia un focus di approfondimento la storia della cartiera di Subiaco, che caratterizzò per oltre 4 secoli la vita dell’intero borgo.
Ulteriore lustro ottiene Subiaco nell’ambito della stampa: proprio i monasteri sublacensi furono infatti la sede della prima tipografia a caratteri mobili d’Italia.
Per questo motivo il MACS custodisce la riproduzione del torchio da stampa utilizzato a partire dal 1464 per realizzare i primi libri della storia d’Italia.
Borgo dei Cartai
museo laboratorio contenente attrezzature e macchinari storici, per riscoprire il ciclo della fabbricazione della carta a mano, prodotta utilizzando lino, canapa e cotone, così come veniva realizzata nelle cartiere del 1700. (clicca qui per andare al sito)
Il Borgo degli Opifici
"… infatti si ha dalle antiche memorie, che questo Castello [Subiaco] colle sue vicinanze chiamavasi Mandre; denominazione, che derivò dalla moltitudine de’ giumenti, schiavi, e armenti che in que’ luoghi si congregarono, e presero stanza in occasione de’ grandiosi lavori, che si fecero e nella predetta Villa [di Nerone], e negli Acquedotti, e ne’ laghi medesimi."
Sante Viola, Storia di Tivoli
Se fossimo passati di qui un secolo fa, avremmo ascoltato tutti i rumori del borgo.
L’incudine del fabbro e il suono del rame battuto, il profumo del pane e l’odore di cuoio maneggiato dal calzolaio.
Il Borgo degli Opifici, un tempo chiamato Mandre, è il nucleo più antico della città di Subiaco, nato sulla sponda destra del fiume Aniene per sfruttarne l’impeto quando l’energia elettrica era ancora di là da venire, e diventato nel tempo il fronte del porto di una città che basava la sua economia sulla risorsa fluviale.
Oggi che il fiume non muove più complessi macchinari meccanici e le botteghe hanno chiuso i battenti, resta il fascino silenzioso di un luogo in cui è possibile leggere il rapporto che lega Subiaco al fiume Aniene con 2 vicoli che si incontrano racchiusi fra 4 archi medievali, a ridosso del fiume Aniene.
Biblioteca di Santa Scolastica
custodisce circa 4 mila pergamene, 380 volumi manoscritti e 213 incunaboli.
Tra questi ultimi, le De Divinis Institutionibus di Lattanzio e due De Civitate Dei di Sant’Agostino, stampati a Subiaco negli anni 1465-1457, quando Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz, allievi di Gutemberg, vi installarono la prima tipografia italiana. (clicca qui per andare al sito)
CULTURA
Letteratura
Premio Letterario Nazionale “Subiaco Città del Libro”
Il 2019 è stato l’anno della 7a edizione del Premio Letterario: molto articolata, prevede appuntamenti con la poesia inedita, la narrativa edita, l’editoria virtuosa, il premio speciale, il riconoscimento del web e il romanzo in cartolina, la narrativa inedita. (cliccare qui per andare al sito per una panoramica e ingolosire tutti gli autori che vorranno partecipare).
Afferma lo scrittore Erri De Luca che "il silenzio non è uno stato di quiete, ma una tensione, quella di un gorgo in cui i suoni si avvitano attratti verso il fondo."
L'Associazione Culturale Ora et Labora (clicca qui per andare al sito dell'associazione) ogni anno, ad agosto, propone "Immagini di Subiaco", una 3 giorni di arte e cultura, ambientata tra le strade del centro di Subiaco e gli spazi sacri dei monasteri benedettini.
Artisti provenienti da tutto il mondo si cimentano in esibizioni en plein air per fissare sulla tela la propria immagine di silenzio.
In questo percorso sono accompagnati da musica, poesia e riflessioni sul tema.
Cinema
Nel 1941, Luigi Zampa, quello che diventerà uno dei grandi registi della commedia all’italiana, realizza, in bianco e nero, il suo primo lungometraggio, distribuito l’anno successivo.
Ed è il mitico bandito-eroe Fra Diavolo ad ispirare il regista di tanti film di successo.
Molti ignorano che le locations esterne del film con le principali scene mozzafiato siano state girate nella Valle dell'Aniene, principalmente a Subiaco e lungo la strada, di recente realizzazione, che collega Subiaco con Jenne.
Altre scene sono state girate nella vallata sottostante dove scorre il fiume Aniene, ed il film ha trasportato fino ai giorni nostri scorci del territorio risalenti ormai a 75 anni fa,
Sono ben identificabili nella pellicola infatti questi luoghi, come quelli sublacensi del ponte medievale di san Francesco che appare all'inizio del film, oppure di Villa Scarpellini, che apparteneva al Conte Alberto Scarpellini il quale ne concesse l'utilizzo per le riprese.
Nel film appaiono inoltre lunghi inseguimenti a cavallo lungo la strada Subiaco - Jenne, nelle cui scene si individuano senza ombra di dubbio l'eremo del Beato Lorenzo, i Simbruini e di fronte, gli Affilani.
Anche il fiume Aniene appare in alcune scene, la più interessanti delle quali è quella dove si vede in azione uno dei ruotoni di irrigazione, conosciuti a Subiaco come i "rutuni" che fino agli anni 60 erano utilizzati dai contadini per irrigare le pianure attigue all'Aniene prima che venissero soppiantati dalle motopompe. (fonte anionovus.blogspot.com)
Portrait of Gina, o Viva Italia è un film documentario girato tra il 1957 e il 1958 da Orson Welles e finanziato dalla TV americana ABC.
Welles fu ingaggiato dal presidente di rete Leonard H. Goldenson della ABC-TV per creare una serie televisiva nuova ed accattivante, così il regista americano fu finanziato con ben 200.000 dollari per creare una serie pilota.
Una delle puntate pilota fu realizzata proprio in Italia, a Roma ed in particolare nella città natale di Gina Lollobrigida, Subiaco, tra vicoli e scorci.
Varie le interviste agli attori dell’epoca come De Sica, Rossano Brazzi e Paola Mori.
Solo al termine del documentario Welles intervista la Lollobrigida, rivolgendogli domande molto personali cercando a tutti i costi il gossip.
Questa pellicola ha una storia molto particolare, infatti, l’unica copia di Portriat of Gina fu lasciata da Welles nella sua camera al Ritz di Parigi.
Le scatole che la contenevano, non erano etichettate e finirono nel magazzino degli oggetti smarriti dell’hotel per più di trent’anni per poi essere ritrovate poco dopo la morte di Welles.
Il film ha avuto la sua prima proiezione pubblica nel 1986 al Festival di Venezia, ma la Lollobrigida, dopo aver visto la realizzazione di Welles, scontenta ha cercato di vietare la distribuzione attraverso un'azione legale, ma ciò nonostante la pellicola fu trasmessa in Germania dalla ZDF, in Francia e in Svizzera.
La Lollobrigida commentò la pellicola: “Un omaggio alla bellezza, disse, e ne fui onorata. Un atto d’amore, ma platonico, perché io stessa gli avevo presentato sua moglie.
Uno strano film indagine, in cui Orson mi insegue, va al mio paese, Subiaco, chiede di me e infine m’incontra nella villa sull’ Appia”…
“Ma non è un film da commercializzare, è un film ricordo, qualcosa di personale”
Il film per la critica cinematografica risulta essere uno dei migliori lavori realizzati da Orson Welles per la televisione, prefigurazione stilistica del capolavoro F for Fake.
Ad oggi Portrait of Gina non è ancora stato pubblicato ufficialmente. (fonte www.simbruinastagna.com)
Black Butterfly è un thriller del 2017, diretto da Brian Goodman, con protagonista Antonio Banderas.
Monte Livata si è trasformato in un set cinematografico per girare alcune scene esterne del film di produzione francese.
Le riprese sono durate 2 giorni e sono state girate anche a Cervara, sempre nel comprensorio del Parco dei Monti Simbruini. (clicca qui per la scheda del film)
Artisti
Benedetto Tozzi, pittore (nato a Subiaco il 13 maggio del 1910)
amò profondamente la sua terra e con sensibilità di artista ne colse
gli aspetti più intimi e suggestivi rivivendoli nell’animo e
trasfigurandoli in lirismo pittorico.
E’ pertanto difficile,
pressoché impossibile, comprendere l’attività di Tozzi indipendentemente
dallo stretto legame che lo unì a Subiaco.
L’assorta
atmosfera dei dirupi, il silenzio rotto dal mormorio dell’Aniene, il
lento trascorrere delle stagioni nella valle impervia, lo scintillare
della luce sulle foglie degli elci, suscitarono nel pittore emozioni
profonde che egli trasfuse nelle sue opere.
Tozzi nacque da famiglia borghese, una delle poche benestanti della città, che lo mandò a studiare al Seminario dell'Abbazia Benedettina di Subiaco.
Il
misticismo dell’ambiente monastico, la preghiera e la solitudine del
Sacro Speco, gli affreschi medioevali con le scene dei miracoli del
Santo, le umide grotte rocciose, le arcate dei chiostri ed il timido
sbocciare dei fiori nei giardini antichi, segnarono il suo animo di
adolescente ed accompagnarono il suo cammino di adulto quasi in un
dissidio fra l’adesione ad una vita laica ed il fascino di una vocazione
religiosa a cui non fu chiamato, ma presente nell’intimo come
aspirazione, rimpianto, anelito d’infinito.
Spirito
irrequieto, lacerato dalla consapevolezza della futilità di ogni opera
umana, egli cercò nell’arte un superamento della provvisorietà e
dell’effimero.
Abbandonò così in giovane età gli studi umanistici e si recò a Roma ove frequentò il Liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti.
Si fece
subito notare per le sue capacità, ereditate forse dal pittore Turri,
bisnonno materno, e ben presto ricevette degli incarichi prestigiosi.
Lavorò difatti come disegnatore al Governatorato di Roma, ove seguì gli studi del piano regolatore della Capitale e collaborò con Sironi, come vincitore di concorso, alla realizzazione di opere pittoriche per varie manifestazioni governative.
Erano
quelli gli anni in cui il regime fascista tendeva a dare di sé
un’immagine di fastosa solennità e richiedeva la collaborazione degli
artisti, in tale ricerca di vaniloquente pomposità.
Tozzi,
però, anche se fece le sue prime esperienze in questo clima, ben presto
si pose in una situazione di fronda e si accostò al gruppo della Scuola Romana.
Fu
qui che trovò l’ambiente più consono al suo sentire e nell’incontro con
Scipione, Mafai, Barbieri, Ziveri, Fazzini, affinando la sua
espressione pittorica che, seppur memore delle tematiche di questi
maestri, già si caratterizzava in senso personale.
Ma il
desiderio di nuove esperienze e l’esigenza di approfondire la sua
ricerca lo portarono a lasciare Roma ed egli si recò dapprima in
Francia, poi a Tripoli ed a Trieste. Per incarico del Ministro della
Cultura fu anche nell’isola di Rodi ove, insieme a Pietro
Gaudenzi, Mario Toppi ed Enrico Gaudenzi, affrescò la chiesa di S.
Francesco con scene sulla vita del Santo ed il castello, che divenne poi
sede del Governatorato, con scene di genere sul lavoro e la vita
familiare.
Ebbe
modo così di conoscere gli artisti Afro, Mirko ed Alessandro Monteleone
i quali operavano per lo stesso castello di Rodi con pitture e
sculture.
Tornato a Subiaco, frequentò gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado e strinse amicizia con Fausto Pirandello, Celestino Celestini, Attilio Selva, Pietro Gaudenzi.
Erano
gli anni in cui ad Anticoli Corrado si riunivano vari artisti nella
riproposta di un ritorno alla natura, contro la vita convulsa della
città, e di un’arte realistica lontana dal Futurismo.
Vi
convenivano G. Capogrossi, Emanuele Cavalli, Monti, Toppi ed altri, vi
era passato nel 1930 anche Kokoschkla, attratto da quel mito di
primitivismo e di semplicità rurale.
Ad Anticoli
si faceva cultura e gli artisti dibattevano problemi di ricerche
espressive, operavano le loro scelte di rifiuto dell’Arte ufficiale del
regime fascista, si scambiavano esperienze di adesione alla Scuola
Romana, si ispiravano alla quiete dell’ambiente agreste.
Qui Tozzi affinò la sua semantica e l’esperienza della pittura tonale, perseguita principalmente da Giuseppe Capogrossi.
Improntò la
sua produzione insieme agli stimoli suggestivi del paesaggio montano,
l’attenzione alla gente umile, austera e dignitosa della sua terra.
Sposò la nobildonna Rosina Ciaffi dalla quale ebbe sei figli, tre maschi (Sandro, Sergio, Leonardo) e tre femmine (Serenella detta Donatella, Gabriella e Valentina detta Andreina).
Insegnò per oltre 20 anni nella scuola media e nell'Istituto "G. Braschi" di Subiaco come professore di disegno e storia dell'arte.
Intorno al 1938 lasciò
lo studio di Via Margutta n. 51 a Roma, che condivideva con Pericle
Fazzini, per recarsi in Francia, principalmente sulla Costa Azzurra.
La seconda guerra mondiale
disperse gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado e Tozzi andò a
combattere, come ufficiale d’artiglieria da montagna, sul fronte
francese, a Pola, a Zara e a Trieste. Fu decorato con la Croce di Guerra
al valor militare con due Campagne effettive.
La fine della guerra lo colse in Francia, da dove tornò alla casa sublacense a piedi e con mezzi di fortuna.
Qui giunto, partecipò attivamente alla Resistenza con
il gruppo partigiano di liberazione nazionale dai nazi-fascisti della
Valle dell’Aniene costituitosi dopo l’8 settembre del 1943.
A Subiaco dopo i bombardamenti del maggio-giugno 1944 trovò una città distrutta, un mondo disfatto: il suo studio di Via Papa Braschi sito nel "Palazzo Romano" saccheggiato; erano state asportate molte pregevoli opere pittoriche giovanili e del periodo della Scuola Romana. (clicca qui per andare al suo sito, se sei interessato ad altre notizie)
Vicente March (Valencia, 27 dicembre 1859 - 31 marzo 1927), pittore spagnolo, in Italia, durante l'estate, trascorre lunghi periodi a Venezia, Napoli ed Assisi e, soprattutto, a Subiaco. (clicca qui per leggere note biografiche del pittore
Nati a Subiaco
Arnaldo Angelucci (Subiaco, 7 marzo 1854 - Napoli, 9 marzo 1933) oculista italiano.
Nel 1885 divenne direttore della clinica oculistica dell'università di Cagliari, ma nel 1887 si trasferì a Messina e di qui a Palermo (1888).
Nel 1905 divenne direttore della clinica oculistica dell'università di Napoli, ma nel 1929 abbandonò l'attività.
Si prodigò nella ricerca di nuovi metodi di cura per l'ectropion.
Antonio Benedetto Antonucci (Subiaco, 17 settembre 1798 - Ancona, 28 gennaio 1879) Cardinale e Arcivescovo Cattolico italiano. (clicca qui per biografia)
Cesare Borgia, detto il Valentino (Subiaco, 13 settembre 1475 - Viana, 12 marzo 1507) nobile, Cardinale, condottiero e politico italiano di origini anche spagnole.
Figlio illegittimo di Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) originario di Jenne, e di Vannozza Cattanei, il maggiore tra i suoi fratelli (Giovanni, Goffredo e Lucrezia), assassino senza rimorsi, leader cinico, spregiudicato e pronto a tutto per il potere, fu una delle figure più controverse del Rinascimento italiano. (clicca qui per biografia)
Lucrezia Borgia (Subiaco, 18 aprile 1480 - Ferrara, 24 giugno 1519) nobildonna italiana di origini anche spagnole.
Figlia illegittima terzogenita di papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) originario di Jenne, e di Vannozza Cattanei, fu una delle figure femminili più controverse del Rinascimento italiano. (clicca qui per biografia)
Pier Paolo Capponi (Subiaco, 9 giugno 1938 - Torri in Sabina, 15 febbraio 2018) attore italiano.
Come attore di cinema, di teatro e di televisione è stato particolarmente prolifico nella seconda metà degli anni settanta, spaziando a tutto campo dal genere drammatico al poliziesco, prendendo parte anche a numerosi sceneggiati prodotti dalla Rai.
Nei film di fine anni sessanta, seppur raramente, assumeva talvolta lo pseudonimo di Norman Clark. (clicca qui per biografia)
Emanuele Caronti al secolo Giuseppe Caronti, (Subiaco, 21 dicembre 1882 - Noci, 22 luglio 1966) monaco benedettino.
Il 23 maggio 1915 venne chiamato alle armi e quale Tenente Cappellano Militare fu fatto prigioniero di guerra e inviato in Campo di concentramento.
A guerra ultimata gli venne conferita la medaglia d'argento al Valor Militare con questa motivazione: "Sempre presente ove il pericolo era maggiore e maggiore l'utilità della sua opera, in criticissimi momenti in cui il morale depresso delle truppe richiedeva incitamento di esempio si prodigava, con attività e noncuranza dei disagi già sofferti, nel soccorrere feriti e seppellire Caduti sotto intenso fuoco di mitragliatrici nemiche.
Costante esempio di abnegazione e di coraggio nell'adempimento dei suoi doveri di sacerdote e soldato".
Fu quindi Abate del monastero di San Giovanni di Parma dal 1919 e poi abate generale della Congregazione benedettina sublacense dal 1937 al 1959.
Negli anni trenta, dopo un periodo di predicazione a Nardò, pensò ad una rinascita della vita benedettina in Puglia e si dedicò al progetto della fondazione del monastero di Noci, che, edificò nel 1930. (clicca qui per biografia)
Valerio Checchi (Subiaco, 3 aprile 1980) fondista italiano. (clicca qui per biografia)
Paolo Ferretti oppure Paolo Maria Ferretti, al secolo Francesco Ferretti (Subiaco, 5 maggio 1866 - Bologna, 22 aprile 1938) monaco benedettino, insegnante e gregorianista italiano. (clicca qui per biografia)
Carmine Gori-Merosi (Subiaco, 15 febbraio 1810 - Roma, 15 settembre 1886) Cardinale italiano.
Il 30 marzo 1882 Papa Leone XIII lo nominò segretario della Sacra Congregazione Concistoriale.
Lo stesso Pontefice lo elevò al rango di Cardinale nel concistoro del 10 novembre 1884 e il 13 novembre gli assegnò la diaconia di Santa Maria ad Martyres.
Il 2 dicembre lo nominò abate di Subiaco.
Francesco Graziani, detto Ciccio (Subiaco, 16 dicembre 1952) allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.
Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982, con 122 gol totali nel Torino si trova al 7º posto della classifica dei marcatori del club granata dietro a Valentino Mazzola (123). (clicca qui per biografia)
Gina Lollobrigida, all'anagrafe Luigia Lollobrigida, storicamente soprannominata la Lollo (Subiaco, 4 luglio 1927) attrice, scultrice e fotografa italiana.
Fu una delle attrici europee, oltre che sex symbol, più importanti a livello internazionale degli anni cinquanta e sessanta.
Durante la sua lunga e variegata carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Golden Globe per il film "Torna a settembre", 7 David di Donatello e 2 Nastri d'argento. (clicca qui per biografia)
Prevale, anche noto con il suo nome completo Carlo Prevale (Subiaco, 6 luglio 1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano.
Ha lavorato presso m2o Radio per 14 anni, dirige la Plast Records e il suo studio di registrazione Suono Strano, dove realizza produzioni musicali, compilations, jingle, sigle musicali, format radiotelevisivi e si occupa di doppiaggio pubblicitario. (clicca qui per biografia)
Carlo Proietti (Subiaco, 10 marzo 1943) politico italiano, esponente del Partito Socialista Italiano, Presidente del Consiglio Regionale del Lazio dal 1992 al 1994, è stato Presidente della Giunta regionale del Lazio dal 21 febbraio 1994 al 18 gennaio 1995.
Francesco Proietti Cosimi (Subiaco, 8 settembre 1951) politico italiano, stretto collaboratore del segretario del MSI Gianfranco Fini, lo segue nel 1995 in AN e ne diventa il segretario particolare.
Diviene segretario provinciale a Roma di Alleanza Nazionale. (clicca qui per biografia)
Romano di Subiaco (Subiaco, fine V secolo - 22 maggio 550 circa) religioso italiano, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa e commemorato il 22 maggio.
E' ricordato per aver assistito il giovane Benedetto da Norcia, quando quest'ultimo aveva appena iniziato la sua vita da eremita. Romano procurò a Benedetto l'abbigliamento religioso, il cibo e l'alloggio (una grotta sopra il fiume Aniene dove Benedetto visse per 3 anni). (clicca qui per biografia)
Cesare Serviatti (Subiaco, 24 settembre 1880 - Sarzana, 13 ottobre 1933) serial killer italiano. (clicca qui per biografia)
Jennifer Smit (Subiaco, 3 novembre 1958) scrittrice, ex discobola e pesista olandese. (clicca qui per biografia)
Benedetto Tuzia (Subiaco, 22 dicembre 1944) Vescovo Cattolico italiano, dal 31 maggio 2012 Vescovo di Orvieto-Todi. (clicca qui per biografia)
Ryan Dale Williams (Subiaco, 28 ottobre 1993) calciatore australiano, centrocampista del Rotherham Utd.
I PIATTi DEL BORGO
Viene dalla tradizione pastorale ju pappaciuccu, una pietanza con cavoli neri lessati e impastati con pizza di granturco e pane raffermo.
I frascaregli sono gnocchetti di farina bianca che contendono il primato della bontà agli strozzapreti con salsa di pomodoro, aglio, olio, prezzemolo, peperoncino, alici, e alla polenta con sugo di pomodoro e spuntature di maiale.
I PRODOTTI DEL BORGO
Il subiachino è un biscotto a base di mandorla, a forma di rombo, ricoperto di glassa bianca, che si trova in ogni pasticceria, insieme con le ciambelle al vino, i tozzetti e le tisichelle.
Nei monasteri di San Benedetto e di Santa Scolastica si vendono prodotti di erboristeria e artigianato. (clicca qui per andare al sito)
EVENTI
Festa di San Benedetto
20-22 marzo:
3 giorni di festa in onore del patrono di Subiaco, con mostra mercato e
corteo dalla via dei monasteri alla basilica di Sant’Andrea.
Festa di San Lorenzo
10 agosto: nel giorno delle stelle cadenti, si festeggia la nascita documentata del borgo nell’agosto 937.
L’Inchinata
14 agosto: festa medievale originata da due processioni in partenza dalle chiese di Santa Maria della Valle e di Sant’Andrea; nella prima viene condotta a spalla da 12 portatori l’immagine dell’Assunta, e nella seconda quella del Salvatore.
Le due processioni si incrociano in località La Valle, dove le due immagini sono poste l’una di fronte all’altra.
Sagra della Trota
Viene festeggiata sia a Subiaco (ad agosto) che nella vicina Agosta (a settembre).
Centinaia di trote vengono cucinate secondo diverse ricette locali.
La sua origine risale ad un evento che si venficò ad Agosta nel 1461 per la visita del famoso Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini (nato il 18 ottobre 1405 a Corsignano (oggi Pienza), nel territorio senese, da una famiglia nobile, e morto ad Ancona il 15 agosto 1464).
Fu inoltre un grande mecenate e raffinato umanista nonché scrittore, come dimostra la sua autobiografia "Commentarii rerum memorablium".
Proprio nel VI Libro di quest'ultima opera è descritto l'evento legato all'origine della Sagra delle Trote.
Era finita l'estate, quando Pio II, che stava trascorrendo una vacanza a Tivoli, ricevette un invito dal Cardinale Giovanni di S. Sisto, primo commendatario dell'Abbazia dl Subiaco (Giovanni Torquemada, zio di Tomas, il domenicano che organizzò l'Inquisizione) a visitare il monastero di Subiaco.
C'erano motivi politici che spingevano entrambi ad incontrarsi.
Sancire la riappanficazIone tra le Diocesi dl Subiaco e quella di Tivoli (alleata di Farfa) che da sempre erano in conflitto per una una serie di contrasti inerenti alla giurisdizione spirituale e alla rivendicazione dl vari paesi e territori della Valle dell'Aniene.
La stessa Agosta era contesa sia da Subiaco che da Tivoli.
Così Sua Santità, accompagnato da 4 Cardinali, era partito da Tivoli alla volta di Subiaco.
Era previsto che il viaggio sarebbe durato 2 giorni: Pio II avrebbe dormito presso gli Orsini a Vicovaro, la mattina successiva avrebbe visitato il convento di San Clemente, oggi noto come San Cosimato, e poi sarebbe ripartito alla volta di Subiaco che avrebbe raggiunto a sera.
Il Papa, infatti, aveva deciso di consumare il pranzo in una cornice idilliaca: nella pace della campagna e vicino ad una fonte.
Così, con tutto il suo apparato dl cortigiani, si fermò, ad Agosta nei pressi del laghetto sottostante il castello.
Gli abitanti di Agosta lo accolsero con calore e per fargli onore gareggiarono tra loro a pescare le trote più grosse nello specchio d'acqua per poi cucinarle e offrirle al Pontefice.
La gara si estese a tutta la popolazione accorsa fino a Subiaco.
COME ARRIVARE A SUBIACO
Trasporto Pubblico
Subiaco può essere raggiunta con le autolinee CO.TRA.L. utilizzando l'autobus che percorre la tratta Roma-Subiaco con partenza dalla stazione della Metro B di Ponte Mammolo (banchina 7 partenza ogni 15 minuti circa), o quelli che viaggiano sulla linea Frosinone-Fiuggi-Altipiani di Arcinazzo-Subiaco.
In treno le fermate più vicine sono quelle di Mandela e Carsoli della linea FM2 Roma-Pescara.
In Automobile
Per chi proviene da Roma può raggiungere Subiaco percorrendo l'autostrada A24 Roma-L'Aquila uscita Vicovaro-Mandela, prendere poi la SS 5 Tiburtina-Valeria fino al bivio con Arsoli.
Da qui imboccare la via Sublacense, costruita sfruttando una strada di servizio dell'acquedotto Anio Vetus.
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