Post in evidenza

Lazio: Vallepietra


Vallepietra è un comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio; fa parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini e della Comunità montana Valle dell'Aniene.
È un borgo medievale situato in prossimità del confine con l'Abruzzo e ai limiti della provincia di Frosinone.
Sorge al centro dell'Appennino centrale ad un'altitudine di 825 metri sul livello del mare, arroccato su uno sperone del monte Faito, a meno di 100 metri dal fondo della profonda valle del fiume Simbrivio, ed è incorniciata dal Monti Simbruini con montagne alte fino a 2000 metri.

VALLEPIETRA
Regione: Lazio
Provincia: Roma RM
Altitudine: 825 m slm
Superficie: 52,94 km²
Abitanti: 259
Nome abitanti: Vallepietrani
Patrono: San Cristoforo (25 luglio)
Diocesi: Anagni Alatri







Vallepietra fa parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (il Parco più esteso del Lazio, con 29.990 ettari di superficie), di cui fa parte insieme ad altri 6 paesi (Jenne, Filettino, Trevi nel Lazio, Subiaco, Cervara di Roma)



STORIA 

Le ipotesi sull’origine di questo piccolo comune sono diverse.
Una è quella che Vallepietra abbia potuto aver origine dai fuggiaschi della campagna romana dove, nell'anno 500 infuriò una lunga e sanguinosa guerra tra Goti e Bizantini.

Un’altra è quella che schiavi che lavoravano alla costruzione della Villa di Nerone a Subiaco abbiano trovato rifugio tra i luoghi impervi dell’alta valle e successivamente dare origine ad un piccolo villaggio.


Il nome di Vallepietra è riportato, per la prima volta, in un atto con il quale il Papa Nicolò II (1059-1061) soppresse la diocesi di Trevi: i paesi di Vallepietra, Filettino, Jenne e Collealto oltre a Trevi, furono uniti alla Diocesi di Anagni.
Il toponimo "Castrum Vallis Petrarum" ha chiara etimologia che allude ad un sito in una valle circondata da massi di pietra calcarea.
Uno studioso nel 1926 cita anche la variante antica "Vallinpietra".

Dal 1061 la storia di Vallepietra è strettamente collegata a quella di Anagni e a quella di alcune famiglie nobili anagnine che dominarono a lungo il paese.

La prima fu la famiglia Conti di Anagni
Il più alto rappresentante di questa famiglia fu il Papa Alessandro IV (1245-1257) che nacque a Jenne.
Dal 1297 i Caetani altra famiglia di Anagni, dominarono a lungo nella zona Seguirono gli Astalli e Troili.
L’antica Torre Medievale testimonia l’importanza dell’antica e nobile famiglia dei Caetani che diede alla Chiesa il Papa Bonifacio VIII, mentre nulla resta dell’ampio ed antico palazzo baronale dimora dei Caetani e dei loro successori.

Con l’avvento della Repubblica Romana (1798-1800) furono soppresse le baronie, e il Barone perse l’importanza di un tempo. 
Di questa lunga storia rimangono segni evidenti e di pregio negli edifici e nell’urbanistica.

La Torre Medievale che domina la Piazza centrale può essere considerata il simbolo del paese. 
Vicino alla torre è il campanile della Chiesa parrocchiale e tutto intorno si dipana il centro storico.

Si entrava nel Paese dalla porta del Sole e dalla porta Napoletana
Da li partivano le strade per Roma e per Napoli. 
Ambedue presentano lateralmente grosse cavità dove entrava il trave che serviva per sprangarle dal di dentro.

ARTE E CULTURA

Nonostante le piccole dimensioni Vallepietra offre numerosi siti di arte e una ricca tradizione culturale.

La Chiesa parrocchiale è dedicata a San Giovanni Evangelista
Custodisce numerose opere d’arte: l’affresco dell’abside che risale al 1700.

Oltre alla Chiesa parrocchiale il centro offre numerose chiese: San Giovanni Battista situata lungo la strada pedonale per il Santuario della Trinità la Chiesa della Madonna delle Grazie, su via Roma e La Chiesa di San Francesco che si affaccia sull’omonima Piazza.

Nel centro storico del paese sorge il Museo dedicato al Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra.
Si parte da una serie di suggestive immagini fotografiche della Vallepietra che fu, che raccontano delle famiglie nobiliari che si sono alternate alla guida del paese.
Quindi si apre lo scenario del Santuario, con il riferimento al Pianto delle Zitelle
Infine si fa riferimento al fenomeno delle attività commerciali che hanno caratterizzato la storia del paese e del Santuario. 
Attiguo è Centro di Documentazione, approntato contestualmente al Museo, con lo scopo di mettere in risalto la ricca quantità di materiale filmico, fotografico e documentario che è stato prodotto intorno alla realtà del Santuario.

Il Museo presenta un duplice significato: da un lato rappresenta la memoria dell'identità civile di un borgo - sviluppatosi in epoca medievale attorno alla famiglia Caetani - e che è arrivato ai nostri giorni, conservando una struttura minuta e caratteristica, disegnata a partire dalla sua torre quasi millenaria; dall'altro lato conserva la traccia di un ininterrotto fluire di pellegrini che ogni anno rinnovano la festa della Trinità, dove si danno appuntamento la gran parte dei paesi del Lazio sud, della Valle dell'Aniene e della Marsica. 
In tal modo, dentro le 4 piccole sale espositive si ripercorre - nel breve spazio di qualche metro quadrato - un percorso che è insieme storico e religioso, ricco di cultura e segnato da una forte spiritualità.

Stanza: Arredi e paramenti sacri
Stanza: Le Confraternite 
Stanza: I Sacerdoti nella storia religiosa di Vallepietra 
Stanza: Ex-voto del Santuario e bacheca dei ricordini

Santuario Santissima Trinità di Vallepietra

Presso Vallepietra sul Colle della Tagliata, ai piedi di una suggestiva parete rocciosa, vi è il Santuario della Santissima Trinità (1.240 slm),  luogo di culto e pellegrinaggio che risale a tempi antichi, come dimostra l'affresco interno del 1100 che mostra una particolare immagine della Trinità rappresentata mediante tre persone separate, quindi in contrasto con la tradizione iconografica cristiana che si è sempre sforzata di tradurre il dogma cristiano della Trinità in immagini in grado di richiamare nei fedeli l'idea di un Dio "uno e trino".



Importante meta di devoti pellegrinaggi, il Santuario della Santissima Trinità sorge a 12,7 km dal centro di Vallepietra.



Sulle origini del Santuario vi sono diverse ipotesi. 


Esistono 2 leggende, una di origine popolare e l'altra di origine letteraria
La prima leggenda narra di un contadino che, mentre arava il terreno in cima al colle della Tagliata, vide cadere, nel sottostante precipizio, i buoi e l'aratro. 
Portatosi sul ripiano alla base della grande parete rocciosa vide, con grande meraviglia, i buoi inginocchiati davanti ad un misterioso dipinto della Trinità, apparso all'interno di una piccola grotta. 
L'aratro era rimasto in alto impigliato in una sporgenza della roccia.



La seconda leggenda è stata trasmessa da una pergamena andata poi distrutta, ma della quale è pervenuta una copia; secondo la quale, due ravennati, residenti a Roma, si portarono sul Monte Autore per sfuggire alla persecuzione di Nerone. Qui furono visitati dagli Apostoli Pietro e Giovanni che, sbarcati a Francavilla, avevano attraversato il Regno di Napoli. 
Un angelo apparso ai quattro portò loro dal cielo il cibo e fece scaturire dalla terra la sorgente. 
Il giorno seguente apparve la Santissima Trinità che benedisse il Monte Autore alla pari del Sinai e dei luoghi Santi della Palestina.



Al di là delle leggende, sono state formulate diverse ipotesi sulle origini del Santuario. 
Alcuni studiosi fanno risalire a monaci orientali o eremiti la possibilità dell'origine del luogo di culto dedicato alla Santissima Trinità sul Monte Autore immediatamente sopra le sorgenti del Simbrivio. 
L'atteggiamento benedicente alla maniera greca delle "Tre Persone" venerate nel Santuario e la particolare toponomastica dei luoghi circostanti potrebbero avvalorare questa ipotesi. 
Infatti, il monte posto di fronte al Santuario si chiamava sino al secolo scorso Sion ed infine il paese più vicino, dal versante abruzzese, è Cappadocia (come la regione orientale). 
Un'altra ipotesi attribuisce la fondazione del Santuario della Santissima Trinità a San Domenico di Sora
L'affresco di maggior pregio, custodito presso il Santuario è proprio quello che raffigura le Tre Persone
La cappella che ospita l'immagine venerata nel Santuario, custodisce altri affreschi, i più antichi dei quali sono collocati nella parete occidentale. 
Essi rappresentano, nella parte alta, la Trinità e scene evangeliche (Annunciazione, Natività adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio). 
Nella parte bassa sono raffigurate due scene dei mesi di gennaio e febbraio. 
È probabile che queste pitture siano i resti di un ciclo raffigurante i lavori che si eseguivano nei vari mesi e che originariamente dovevano decorare la parte inferiore delle pareti del Santuario. 
Nella parete di fondo si osserva, in alto a sinistra il volto di un santo con aureola raggiata identificata in San Bernardino da Siena o San Giovanni da Capestrano
Nella parte orientale sono dipinte le figure di due Madonne e tre santi. 


Due gli appuntamenti di pellegrinaggio al Santuario, ambedue di grande suggestione:  la principale è quella che si svolge la domenica dopo la Pentecoste; la seconda il 16 febbraio.


1960


1992

 

2019


Il Pianto delle Zitelle nella festa della Trinità a Vallepietra

La tradizione delle Zitelle o Verginelle o Scapillate, ragazze e donne nubili di Vallepietra, perciò Zitelle, prescelte a cantare davanti alla schiera di pellegrini i “Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, la mattina del giorno di festa della Santissima Trinità sul monte Autore. (clicca qui per approfondire)




Cinema

Oltre il Colle della Tagliata vi sono i prati di Campo della Pietra, dove sono state girate le scene del fortunato film western italiano "Lo chiamavano Trinità" (vai alla scheda del film), con Bud Spencer e Terence Hill. 


Il pianto delle zitelle, un cortometraggio del 1958, diretto dal regista Gian Vittorio Baldi; premiato nel 1959 alla Mostra internazionale d'arte cinematografica: con Premio per i film su paesi, gente e folklore

Il pianto delle zitellefilm del 1939, diretto dal regista Giacomo Pozzi-Bellini.

Letteratura

Emilio Cecchi (vedi biografia), libro "Viaggio in Grecia et in Arcadia ego" (1936), nel capitolo dedicato a Delfo: “Un che d’attonito nell’aria mi ricordava Assisi. 
Nell’aspetto materiale, la valle delfica ha anche una tal somiglianza con quella del Simbrivio, nel Lazio. 
Non solo per la posizione dei monti: Parnaso ed Autore, rispetto ai santuari di Delfo e della Santissima Trinità; ma per la modellatura del paesaggio, per la portentosa sonorità della conca alpestre, e per l’ubicazione dei due sacrari in vista all’Oriente. 
Vero è che la vallata di Delfo è più ampia ed insieme più composta. 
E che il Santuario della Trinità, sede un tempo di devozioni pagane, non fu e non è che una spelonca tra due precipizi. 
Preti di qualsiasi fede scelsero sempre con geniale accortezza le località degli eremi e dei santuari“.
Del libro si fa cenno anche nel Museo degli ex-voto, così come pure che lo stesso Emilio Cecchi si appassionandosi al Santuario di Vallepietra, scrisse nel 1939, la sceneggiatura del film "Il pianto delle zitelle", girato sul posto dal regista Giacomo Pozzi Bellini. 

Le leggende e le suggestioni che a Roma si raccontavano del basso Lazio, prima dell'Unità d'Italia, furono recepite anche dallo storico Ferdinand Gregorovius (clicca per Enciclopedia Treccani) (clicca per Wikipedia).
Nelle sue Peregrinazioni in Italia parla ampiamente del Lazio, in modo abbastanza letterario, e cerca di stabilirvi dei confini territoriali senza però fonti attendibili, finendo per creare nuovi toponimi che risultano quasi un artificio letterario.
Attorno al 1858, descrivendo l'appennino laziale, egli designa un vasto territorio dell'attuale provincia di Frosinone come Montagna Ciociara (Bergciociaren), la zona pedemontana della catena oggi conosciuta come monti Ernico-Simbruini



PRODOTTI TIPICI

Il sostentamento principale della popolazione nei lunghi secoli della storia, consisteva nell'agricoltura praticata a fondo valle, basata principalmente su fagioli, patate (negli ultimi decenni), mais agostinella e farina di polenta, farina bianca, cavolfiori.
La coltivazione del fagiolone di Vallepietra (Presidio Slow Food), detto anche "ciavattone" in queste terre, risale invece alla dominazione spagnola del 1500
La zona, una valle senza uscita completamente circondata da alture, ha un microclima unico, anche grazie alla presenza di numerose sorgenti di acqua purissima, che danno vita ad un piccolo fiume che scorre a valle e che alimenta l'acquedotto del Simbrivio, collegato direttamente con Roma.

La presenza di acqua e l'altitudine hanno permesso di acclimatarsi a questa tipologia di fagiolo; una varietà rampicante che tradizionalmente era coltivata insieme al mais locale agostinella, così chiamato perché raccolto a fine estate, per essere poi macinato nel piccolo mulino ad acqua del paese e diventare farina da polenta. 

Il seme del fagiolone è grande, ha un colore bianco perlaceo  e, grazie ai terreni calcarei, la sua buccia è molto sottile
Il tipico segno all'attaccatura del seme al baccello lo differenzia dalla tipologia Spagna, con cui potrebbe essere confuso.

I campi coltivati sono su terrazzamenti che partono dalla parte più bassa della valle e raggiungono le pendici più rocciose. 

L'acqua sorgiva è stata incanalata e resa disponibile per orti e campi dal lavoro di generazioni di contadini. 
La coltivazione inizia in aprile e non prevede l'uso di diserbanti o concimi chimici, che potrebbero inquinare le sorgenti.

La raccolta è scalare, a partire da settembre

Dai fiori che si sviluppano per primi e più in basso si seleziona la semente per la semina successive, mentre i restanti sono destinati alla vendita. 
Per conservare i fagioloni, si aggiunge qualche foglia di alloro e si sistemano in sacchi di iuta, che poi sono collocati in cantine asciutte e fresche.

Si mangia in bianco con olio extravergine e cipolle, oppure condito con sugo di salsiccia e cotenna di maiale o ancora in zuppe e insalate.

Stagionalità: La raccolta avviene in ottobre, il prodotto essiccato è disponibile tutto l'anno. 


ARTIGIANATO e ANTICHI MESTIERI

I mestieri tradizionali del paese erano quello del cerchiaio (produzione dei cerchi per le botti) e del carbonaro (fabbricazione di carbone vegetale).


Un altro lavoro tradizionale dei valligiani era costituito dal costruire canestri di corteccia, da vendere poi sul mercato romano. 
A tal fine gli abitanti avevano l'uso civico sui boschi in origine compresi nel feudo, che rimase anche nel secondo dopoguerra. 

FESTE e SAGRE

Sagra del Fagiolone
A novembre nel calendario di eventi enogastronomici del Lazio troviamo diverse sagre dedicate ai prodotti tipici locali autunnali, come il 15 novembre la tradizionale Sagra del fagiolone di Vallepietra; una manifestazione che punta a rilanciare i prodotti del territorio.
Il fagiolo di Vallepietra rientra tra i legumi tutelati da un Presidio Slow Food


DOVE TROVARE OSPITALITA' A VALLEPIETRA


COME RAGGIUNGERE VALLEPIETRA

In Automobile

Autostrada A24 (Roma - L'Aquila)
Da Roma si esce al casello di Mandela-Vicovaro

In entrambe i casi si prosegue sulla statale Tiburtina fino allo svincolo per la Sublacense in direzione di Subiaco. 
Oltrepassato il centro di Subiaco si prosegue per Vallepietra.



In Autobus


Vallepietra è servita dai bus Cotral in partenza da Subiaco.



 
Occorre innanzitutto arrivare per tempo a Subiaco
Verificate gli orari ufficiali aggiornati, ad oggi la prima corsa utile per Vallepietra parte alle 10:00 da Subiaco, quindi per arrivarci va bene la corsa delle 8:45 da Roma Ponte Mammolo (arriva in tempo per le 10) ma non quella delle 9:30 (arriva troppo tardi per quella delle 10 e troppo presto per quella successiva).

Il numero di corse a disposizione nei giorni feriali è ristretto al minimo ma comprende tutto il necessario per una visita proveniendo da fuori: un’andata, un primo ritorno ben spaziato, un ultimo ritorno successivo per sicurezza.
La quarta corsa in realtà è la prima del giorno, di mattino presto, utilizzabile solo dai locali.
Prima di lamentarvi tenete presente che purtroppo in molte altre località laziali non c’è neanche questo minimo numero di corse a disposizione.

Per quanto riguarda invece il servizio festivo le corse da 4 scendono a 2, comunque in orari accessibili al visitatore esterno, ma rischiosi perché di ritorni a disposizione ce n’è solo uno.
E’ un motivo sufficiente, a mio avviso, per consigliare la visita nei giorni feriali.

Come ti è sembrato questo articolo? Ti è piaciuto? 
Perché non lo condividi con i tuoi amici o sul tuo social network preferito?
Aiuterai il blog a crescere e potrai suggerire qualcosa di interessante ad altri!

Se il mio lavoro ti piace, potresti anche offrirmi anche solo 1 €
per sostenere il mio impegno non profit a favore dell’Italia minore con la M maiuscola
Contattatemi per maggiori informazioni

Whatsapp: +39 348.2249595



Commenti