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Lazio: Camerata Nuova


Camerata Nuova è un comune della Città Metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.
Il paese è situato all'interno del
Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, al confine del Lazio con l'Abruzzo.
Segna il confine geografico orientale dell'alta Valle dell'Aniene con la Marsica.
Camerata si viene a trovare in una situazione particolare: le vie d'accesso al Borgo provengono dall'Abruzzo, in particolare dalla Piana di Carsoli, mentre il suo territorio, che è parte del Parco dei Monti Simbruini, fa da ostacolo a vie di comunicazioni dirette con i vicini (in linea d'aria) paesi laziali e con gli altri centri del Parco dei Simbruini. 
Insomma, a piedi o in mountain bike si può visitare il parco e raggiungere i vicini comprensori di Livata e Campaegli, mentre utilizzando l'automobile occorre percorrere 26 Km per arrivare a Cervara, 32 Km per Subiaco, 34 Km per Campaegli, 44 Km per Jenne o per Livata e addirittura 66 Km per Vallepietra.

CAMERATA NUOVA

Regione: Lazio
Provincia: Roma RM
Altitudine: 810 m slm
Superficie: 40,5 km²
Abitanti: 450
Abitanti per km²: 11.11
Nome abitanti: Cameratani
Patrono: Sant'Egidio (1 settembre)
Diocesi: Tivoli
   







GENIUS LOCI
(spirito del luogo)

Lo spirito del luogo sta nella sua natura isolata e solitaria, in una situazione particolare che la pone nella terra di mezzo tra Lazio e Abruzzo, nascosta tra i Monti Simbruini e i primi contafforti della Marsica.
Dal suo nome cambiato più volte, come la sua posizione, e la vicinanza con l'antenata misteriosa, la città fantasma di Camerata Vecchia, la Rocca Incamerata, formata da case in parte scavate nella roccia (camerae), come i Sassi di Matera, dove sono vissuti agricoltori e pastori come in quest'ultima.
Visitando i luoghi di Camerata Vecchia si resta affascinati dalla vista delle antiche rovine ma nel contempo si può rimanere confusi nel sapere che solo un secolo e mezzo fa lì viveva gente, artigiani, contadini e pastori, costretta ad abbandonare il paese natio e portare con sé solo poche cose, per poter vivere ancora ricominciando di nuovo e continuando a ricordare con nostalgia i luoghi forzosamente abbandonati. 
Le rovine di Camerata Vecchia sono sempre lì, su quella cresta di roccia; le fragili pietre continuano a mantenere viva la memoria del quotidiano eroismo della gente di montagna, raccontando silenziosamente la fatica, l’abnegazione e la sofferenza dei suoi antichi abitanti.


Guarda il video (qui sopra) con gli Acquarelli dedicati a Camerata Nuova e se ti interessa acquistarne qualcuno (stampe e/o su oggetti), vai alle gallerie online cliccando sui loghi sottostanti

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

L'origine del nome si fa risalire proprio alla natura del vecchio paese, costituito da abitazioni parzialmente scavate nella roccia (camerae); infatti è citato nelle fonti medievali come Rocca Incamerata.
Come suggerisce il suo nome, il paese è abbastanza recente, ricostruito nel 1859 a seguito dell'incendio che distrusse l'antico centro di Camerata Vecchia che era situato più in alto a 1200 metri, arroccato su un promontorio roccioso.

Il nuovo insediamento venne alla luce anche grazie al generoso contributo di Papa Pio IX che prese dal suo patrimonio personale 300 scudi per donarli al paese.
Il denaro servì ad avviare in modo deciso l’opera di costruzione del nuovo insediamento che sarebbe dovuto sorgere 400 metri più a valle e con un tessuto urbano del tutto diverso. 
Dal 1859 al 1870 il borgo contemporaneo, ricostruito più in basso, si chiamò Pio Camerata in onore di Papa Pio IX, per poi assumere nel 1872 la denominazione definitiva di Camerata Nuova. 

 
STORIA

La nascita di Camerata Vecchia si attesta intorno all’anno 900-960 d.C. Costruito sulla sommità di un promontorio roccioso a 1250 m slm; il Castello di Camerata era circondato da imponenti mura, fino alla costruzione nel 1859 di Camerata Nuova a 850 m slm, in sostituzione del più alto Camerata Vecchia, quando questo fu distrutto da un incendio.

Ma le prime notizie storiche del paese risalgono al 955 d.C, cioè alla fase di fortificazione ed incastellamento dei nuclei urbani durante il medioevo, quando i cittadini si ritirarono sulle alture per proteggersi dalle lotte feudali, e il paese apparteneva alla contea dei Marsi. 
Come molti centri in zona, anche Camerata fu subordinato al potere sublacense per un certo lasso di tempo, e successivamente fu feudo di alcune famiglie pontificie.

Citato nelle fonti medievali come Rocca Incamerata, la sua prima menzione risale al 1096, quando il castello fu donato all'Abbazia di Montecassino dalla contessa di Carsoli Aldegrima, vedova del conte dei Marsi Rainaldo morto durante la prima crociata; nell'anno successivo, infatti, compare nell'elenco dei possedimenti che Papa Urbano II conferma all'Abate Cassinense Oderisio con una sua bolla ufficiale.

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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici, Storici, Archeologici, Naturali)
 
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Cielo (1868) dove si conserva una statua lignea della Madonna salvata dall’incendio di Camerata Vecchia
Santuario di Santa Maria delle Grazie, meta di pellegrinaggi
Ruderi della chiesa scomparsa di San Salvatore

Aree Naturali
Cervara di Roma fa parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (il Parco più esteso del Lazio, con 29.990 ettari di superficie), insieme ad altri 6 paesi (Jenne, Vallepietra, Filettino, Trevi nel Lazio, Subiaco, Cervara di Roma).




Intorno al paese nuovo, si estende l'altipiano di Camposecco: a 1.400 metri d'altezza vaste praterie e faggeti secolari, rendono selvaggio e carico di fascino questo angolo della provincia romana, dove ancora pascolano mandrie di cavalli allo stato brado, e scelto molte volte come location ideale per film western.
Da questa località attraverso il parco naturale dei monti Simbruini si può raggiungere Pescasseroli nel Parco Nazionale d'Abruzzo, o attraverso l'altopiano di Camposecco si può raggiungere Camerata Vecchia.

Area Archeologica

Rovine di Camerata Vecchia. La descrizione di Coleman, paesaggista del 1800, è piuttosto impietosa nel descrivere Camerata Vecchia come il paese più disgraziato della Valle dell’Aniene.
Il borgo di Camerata Vecchia è situato a oltre 1.220 metri d’altezza su uno sperone di roccia privo di qualsiasi comfort, fatta salva la splendida vista sulla sottostante Piana del Cavaliere. 
Il perché sia stato fondato lassù è presto detto: i Saraceni che nel IX secolo "bullavano" l’intera Valle dell’Aniene avevano lasciato intendere di non essere molto avvezzi al dialogo.
E dunque in seguito al loro arrivo diversi gruppi di abitanti della valle avevano preso a riunirsi e in qualche caso ad arroccarsi in luoghi impervi, facili da difendere ma difficili da vivere.
In base a questa logica dovette svilupparsi la Cammorata, questo paese saldato sulla pietra e lontano da tutto, costretto ad ingegnarsi persino per il più semplice approvvigionamento idrico, in quanto unico paese dei Simbruini a non possedere sorgenti
Come se non bastasse, la storia di Camerata dopo l’anno 1000 è un continuo ritrovarsi sballottata tra l’Abbazia di Montecassino, quella di Subiaco e i conti dei Marsi.
Con i secoli e la situazione politica tende a stabilizzarsi, ma si sviluppano altri problemi causati da quella fastidiosa collocazione proprio al confine tra il Regno di Napoli (in seguito delle Due Sicilie) e lo Stato Pontificio
Camerata diventa una sorta di porto franco per i briganti dell’uno e dell’altro territorio.
Non solo: il suo comprensorio diventa oggetto di periodiche contese sui confini dei due regni e dei comuni limitrofi.

Sarà il fuoco a risolvere tutti i problemi di Camerata Vecchia: il 9 gennaio del 1859 da un caminetto mal custodito prende avvio un incendio che in breve tempo si propaga per tutte le case.
Difficile da raggiungere e priva della quantità di acqua necessaria a smorzare un incendio di quelle dimensioni, Camerata Vecchia viene distrutta.
L'acqua a Camerata Vecchia, infatti, proveniva da quella piovana, e veniva conservata in cisterne in pietra presenti sotto le case; possiamo quindi immaginare la difficoltà ad utilizzare l'acqua per spengere le fiamme.
Il bilancio della tragedia fu di 6 morti e molti feriti, ma la cosa peggiore fu la distruzione del paese.
Gli sfollati, per lo più donne, vecchi e bambini - gli uomini svernavano nell’Agro Romano per motivi di transumanza -, trovarono rifugio presso la Chiesa della Madonna delle Grazie, la quale, trovandosi alcune centinaia di metri fuori il paese, fu salvata dalla rovina; per molto tempo questa Chiesa fu l'unico tetto per molti Cammoratani che furono costretti a vivere in condizioni di fortuna fino a quando, le diverse migliaia di scudi messe a disposizione dallo Stato Pontificio e da Papa Pio IX in persona non producono i frutti sperati: il 20 settembre 1868 viene inaugurata, 400 metri più a valle, Camerata Nuova.

Le rovine di Camerata Vecchia sono sempre lì, su quella cresta di roccia; le fragili pietre continuano a mantenere viva la memoria del quotidiano eroismo della gente di montagna, raccontando silenziosamente la fatica, l’abnegazione e la sofferenza dei suoi antichi abitanti. 


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Dal paese di Camerata Nuova è possibile visitare i ruderi della città fantasma di Camerata Vecchia che sorgono su una rupe calcarea posta al margine più orientale di un lungo costone la cui parte sommitale coincide con il Monte Camposecco. 
Visitando questi luoghi si resta affascinati dalla vista delle antiche mura ma nel contempo si può rimanere confusi nel sapere che solo un secolo e mezzo fa lì viveva gente, artigiani, contadini e pastori, costretta ad abbandonare il paese natio e portare con sé solo poche cose, per poter vivere ancora ricominciando di nuovo.
L’antico borgo di Camerata Vecchia versa purtroppo in condizioni di forte abbandono, non solo per la violenza dell’incendio che lo devastò, ma anche per il fatto che si trova abbarbicato alla rupe rocciosa e quindi in ambiente impervio e non facilissimo da raggiungere.


Quello che si può osservare di Camerata Vecchia sono i ruderi delle mura di cinta, sparsi qua e là nella cerchia del nucleo abitato, l’arco di sostegno della Chiesa di San Salvatore e alcune case nei presi della chiesa. 
L’origine del nome risale alla natura delle case del vecchio paese; molte di queste infatti erano parzialmente scavate nella roccia e prendevano il nome di “camerae”.
Altre abitazioni erano interamente costruite in pietra ed erano adagiate sui fianchi scoscesi della rupe che caratterizzava tutto l’antico borgo.
Le ultime ricerche hanno portato alla luce i resti di un tempietto di cui abbiamo solo alcune notizie frammentarie e spesso discordanti tra loro.
La visita del sito di Camerata Vecchia richiede comunque un po’ di attenzione, soprattutto per la natura del terreno su cui sono adagiate le rovine.
Non essendoci un itinerario di visita delineato, per osservare le varie strutture, dai resti delle mura alle varie abitazioni, ci si dovrà districare tra speroni rocciosi e terrazzamenti, non sempre facili da raggiungere.


Come raggiungere Camerata Vecchia

A Camerata Nuova si apre sulla destra, una piazzetta dove si può parcheggiare.
Sulla destra della piazzetta si stacca la stradina che conduce a Camposecco.
Dopo aver camminato per circa 200 metri su questa stradina, si incontra, sulla sinistra, la sterrata che percorre il Fosso Fioio. 


Oltrepassato il bivio (ignorando la sterrata che porta a Fosso Foio) si prosegue sulla principale e, dopo altri 100 metri si incontra, sempre sulla sinistra, un’altra sterrata con indicazione “Madonna delle Grazie”.
Si gira così a sinistra, si supera il ponte sul Fosso Luisa e, all’altezza di un tornante, si prende una mulattiera che si stacca sulla destra.
La mulattiera costeggia per un tratto il fossato e va ad intercettare un sentiero che sale in diagonale.
Si volta quindi a sinistra, si risale la costa boscosa a monte del Fosso Luisa, e si giunge, intorno a quota 1170, ad un bivio a “T”.
Voltando a sinistra (a destra si arriva in pochi minuti alla Chiesa della Madonna delle Grazie) si arriverà in breve a toccare le antiche rovine di Camerata Vecchia.
Tempo di percorrenza è di circa 1 ora.


«Racconti di Viaggio»

Enrico Coleman paesaggista del 1800 su Camerata Vecchia

"È giusto un piccolo paese sulla cima di uno scoglio a 1218 metri sul mare. Venti anni fa l’incendio, ed ora non vi rimangono che pochi abitanti e delle stalle pel bestiame, scusa questa, secondo gli abitanti, per la sua immensa sudiceria."

CIAK SI È GIRATO A Camerata Nuova

Camerata ha come cittadini onorari Bud Spencer e Terence Hill, che qui hanno girato i film della serie di Trinità.

Infatti, location delle riprese è stata la località di Camposecco, assieme a Campo della Pietra, due pianori carsici all'interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, a ridosso del confine con la piana del Cavaliere in Abruzzo in cui nel 1970 e 1971 sono state effettuate le riprese dei due film western all'italiana Lo chiamavano Trinità (clicca qui per la scheda del film) 

Continuavano a chiamarlo Trinità (clicca qui per la scheda del film), con Terence Hill e Bud Spencer.

Diverse troupe hanno lavorato sul territorio di Campaegli: mentre una girava le riprese del film Black Butterfley un thriller del 2017 (clicca qui per la scheda del film), diretto da Brian Goodman, che vede Antonio Banderas protagonista,


un'altra troupe spagnola, lavorava ad un documentario naturalistico con protagonista il famoso naturalista spagnolo Frank Cuesta, meglio conosciuto come Wild Frank, un programma televisivo di genere documentaristico prodotto da Molinos de Papel e trasmesso sulle emittenti del circuito televisivo DMAX. Il protagonista è l'erpetologo Frank Cuesta, specialista in rettili e anfibi.
Django un film del 1966 diretto da Sergio Corbucci
(clicca qui per la scheda del film) (clicca qui se vuoi vedere il film)


Corri uomo corri del 1968 diretto da Sergio Sollima con Thomas Milian (clicca qui per la scheda del film)


La Belva (Track of the Cat) del 1954, diretto da William A. Wellman con Robert Mitchum (clicca qui per la scheda del film)


Sartana personaggio immaginario protagonista di molti lungometraggi cinematografici di genere spaghetti western negli anni 1960 e 1970 e di una serie a fumetti (clicca qui per la scheda del personaggio), e molti altri.

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PRODOTTI DEL BORGO

Un’antica tradizione presente a Camerata Nuova è la costruzione delle “arche”, caratteristiche cassapanche utilizzate per contenere vivande, indumenti e attrezzi da lavoro.

Gli abili artigiani che le costruiscono sono chiamati arcari e per poterle realizzare utilizzano legno di faggio, molto abbondante nei dintorni del paese.
Le arche sono costruite senza l’ausilio di viti o chiodi, ma solamente incastrando listelli di legno, spesso intarsiati, che danno ad ogni opera un loro caratteristico aspetto.

Questi particolari contenitori, che potevano essere smontati e rimontati in breve tempo, furono molto utili alla popolazione, quando nel 1859 Camerata venne distrutta dall’incendio.
Nei pressi delle rovine di Camerata Vecchia sono stati trovati frammenti di legno appartenenti ad alcune arche datate agli inizi del 1800.
Grazie ad alcuni scritti si sa che l’utilizzo delle arche risale al 1780.
Da recenti studi, però, si è appreso che questa tradizione avrebbe un’origine molto più antica.

ITINERARI DEL GUSTO - CUCINA DEL BORGO

Braciole di Castrato di pecora
Raviolo Cameratano a base di ricotta artigianale
 
TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
(Con il termine «Folklore» si intende l’insieme degli usi, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggi di un popolo; insomma gli aspetti più caratteristici e suggestivi della vita di una Comunità)

1 settembre si festeggia il Patrono Sant’Egidio

20 gennaio: Sagra della Braciola, evento enogastronomico tradizionale arrivato alla 61^ edizione nel 2019.
Secondo la tradizione, infatti, pare che l'incendio si sia propagato da una casa nella quale si stavano cucinando delle braciole di castrato.
La manifestazione inizia intorno all'ora di pranzo: al centro della piazza principale - piazza Roma - viene acceso un grande fuoco sul quale vengono cotte le braciole e poi vendute ai partecipanti alla sagra.
La sagra mette in risalto il tipico castrato di pecora, un prodotto locale offerto appunto dai commercianti del posto. 


Una giornata all'insegna del buon cibo, buona musica e rappresentazioni di mestieri antichi nonchè anche esibizioni folkloristiche.



Giugno in Piazza Roma, Sagra del Raviolo Cameratano; evento annuale, molto atteso in paese, in quanto punta a valorizzare i tipici ravioli a base di ricotta artigianale preparata dalle aziende locali.


Settembre, Festa di Sant'Antonio alla Cammorata


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SANTO PATRONO

Sant'Egidio [in latino: Ægidius, in francese: Gilles, in Inglese: Giles in spagnolo: Gil] (640? - 720?) Eremita (e probabilmente Abate) di un Monastero nel Sud della Francia; è venerato come Santo dalla Chiesa cattolica. È una figura di Santo divenuta molto popolare nel Medioevo, in seguito a numerose leggende, ma del quale non si hanno notizie sicure. È invocato contro le paure. I dati storici sulla sua vita sono molto incerti: secondo alcuni nacque ad Atene all'inizio del 600 e in seguito si recò in Provenza dove fondò un Monastero nei pressi di Arles in cui fu nominato Abate e dove morì, probabilmente nel 725; il Monastero venne chiamato con il suo nome: «Abbazia di Saint-Gilles». La più antica recensione della sua vita, databile al 900, e riportata anche dalla «Legenda Aurea», narra che Egidio, venuto in Gallia da Atene, dopo una breve sosta in Provenza, si era ritirato a vivere in Vita Eremitica, in un luogo deserto della Settimania, in compagnia soltanto di una cerva che gli offriva il suo latte. Durante una battuta di caccia l'animale si salvò perché Egidio fu colpito al suo posto da una freccia scagliata dal Re dei Goti, rimanendo ferito ad una gamba. Il Sovrano donò allora all'Eremita delle terre sulle quali egli costruì un Monastero di cui divenne Abate. Diffusasi ormai la sua fama di Santità, Egidio fu invitato da Carlo Martello, che lo supplicò di pregare per ottenergli il perdono di una colpa che non osava confessare a nessuno. La Domenica successiva, mentre celebrava la Messa, apparve ad Egidio un Angelo che depose sull'Altare un biglietto sul quale era scritto il peccato segreto del Sovrano, che così poté essere perdonato. In seguito, Egidio si sarebbe recato a Roma per porre il suo Monastero sotto la protezione Papale, ottenendo dal Pontefice privilegi che sottraevano il Cenobio ad ogni altra ingerenza. Morì poco dopo il ritorno da Roma, nella notte del 1 settembre, giorno a lui dedicato. Sul luogo della sua Cripta, sul finire dell'800, venne costruita una Basilica nella quale, in una Tomba di Età Merovingia, si sarebbe conservato il suo corpo. La località, posta nella regione di Nîmes, prese da allora il nome di Saint Gilles du Gard. L'Abbazia di Sant'Egidio divenne luogo di numerosi pellegrinaggi soprattutto nel 900. Coloni Francesi, Valloni e Sassoni, diffusero nel Medioevo il Culto di Sant'Egidio anche nelle terre Orientali d'Europa, in particolare in Slovacchia, Ungheria e Transilvania. È venerato come Patrono dei Lebbrosi, degli Storpi e dei Tessitori. A Firenze, nel 1284, fu fondata una Compagnia Laica sotto la sua protezione, di cui ci sono rimasti gli Statuti ed un prezioso Laudario (conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze, edito col titolo: «Il Laudario della Compagnia di San Gilio», Firenze, 1990). 

COME RAGGIUNGERE Camerata Nuova

In TRENO

Per raggiungere il paese in treno è necessario prendere la linea Roma - Pescara, che tuttavia non ha una fermata a Camerata Nuova.
Le stazioni più vicine sono quella di Mandela e quella di Carsoli.


In AUTOBUS

Camerata Nuova come tutti i paesi nell'area del Parco sono collegati a Roma con i bus del CO.TRA.L. 
Rebibbia è la stazione capolinea a Roma, in coincidenza con la fermata della Metro linea B

In AUTOMOBILE

Da Roma prendere l'A24, autostrada Roma - L'Aquila ed uscire a Carsoli. 
Da Carsoli si segue il bivio per Oricola - Pereto
Oppure, imboccare la SS 5 Tiburtina in direzione di Roma, dopo quasi 1 km svoltare sulla sinistra per Pereto - Camerata Nuova.  


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Whatsapp: +39 348.2249595


Commenti

Giuseppe Cocco ha detto…
Grazie per l'apprezzamento, fa piacere dopo tanta fatica giornaliera