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Viaggio in Calabria: Terenzio il Sarto


Capitolo 4 -
Terenzio il Sarto

Terenzio è un sarto di Catanzaro che divenne mitico per essersi sbarazzato della moglie in una rocambolesca notte passata col diavolo, a cui Dumas dedica un racconto sceneggiato di 8 pagine.

La storia è quella di coniugi dalle normali dinamiche di coppia che arrivano allo scontro in cui lui, più mite, soccombe, fino ad augurarsi che il diavolo si porti via la moglie; cosa che avverrà in una notte simile alla sceneggiatura di un cartone animato disneyano.


Audio Lettura intero capitolo da pagina 63 a 81 (ascolta il Podcast)


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Audio Lettura estratto dell'aneddoto del Sarto Terenzio da pagina 70 a 78 (ascolta il Podcast)

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Nelle feste calabresi si usa ballare “la danza del Sarto” che, per darne l’idea, è un misto di saltarello e tarantella, però con un ritmo così coinvolgente che si diventa preda della sensazione di essere in catturati in uno straniamento al quale non ci si riesce a sottrarre: le gambe e il corpo si muovono da soli, presi da incontrollabile frenesia, la mente si svuota di volontà, persa nella nebbia della vaghezza. Insomma una danza che ha in sé qualcosa di oscuro.

Un sarto di nome Terenzio era letteralmente pecorone alla moglie Giuditta, un’acida santippe per la quale ogni occasione era buona per cuocerlo fuoco sopra e fuoco sotto, facendo il diavolo a quattro, subissandolo di male parole di bestemmie e spesso pure di palate.

Una sera a conclusione dell’abituale scenata lei afferrò un gomitolo di filo al quale erano appuntati degli spilli, lo scagliò contro il marito colpendolo ad un sopracciglio, e con una soddisfatta alzata di coda, s’andò a coricare. 

“Se il demonio mi liberasse da quest’arcissima, sarei disposto a dargli in cambio questo dio di calzoni che sto cuocendo per il parroco!”

Mugugnò mastro Terenzio, esasperato e all’istante comparve un vecchio tutto vestito di nero che se la ridacchiava soddisfatto.


[...] Era una bella sera d'autunno, mastro Terenzio, sarto a Catanzaro aveva litigato con la signora Giuditta, sua moglie, a causa di un piatto di "maccarruni" che costei, da quindici anni che i coniugi erano sposati, si ostinava a preparare in un modo diverso da come mastro Terenzio li preferiva. 

Da quindici anni tutte le sere, alla stessa ora, la lite si rinnovava per la stessa causa.

Quella volta la lite era andata così lontano che, ritirandosi nella sua stanza, Giuditta aveva lanciato a mo' d'addio a suo marito un portaspilli ben guarnito ed il proiettile aveva colpito il povero sarto tra le due sopracciglia. 

Ne era risultato un dolore immediato da portare l'esasperazione del povero uomo al punto da fargli esclamare "Oh! Quante cose darei al diavolo se mi sbarazzasse di te!", 

"Eh! Che gli daresti, pezzo d'ubriaco?" esclamò la signora Giuditta, che aveva sentito, riaprendo la porta.

"Gli darei" esclamò il povero sarto "questo paio di calzoni che faccio per don Girolamo, parroco di Simeri!", "Disgraziato!" rispose Giuditta "Faresti meglio a glorificare il nome del Signore che t'ha dato una donna paziente come me piuttosto che invocare il nome di Satana. [...]


Audio Lettura estratto dell'aneddoto del Sarto Terenzio da pagina 70 a 78 (ascolta il Podcast)

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LUOGHI dell'ITINERARIO


Scilla - Bagnara (Calabra) - Palmi - Gioia (Tauro) - Rosarno - Mileto - Monteleone (Vibo Valentia già Monteleone fino al 1861 e Monteleone di Calabria dal 1861 al 1928)



Scilla (anticamente U Scigghiju in Reggino) è comune della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria, i cui abitanti sono detti Scillesi (in dialetto reggino Scigghijtàni).


È rinomata località turistica situata su un promontorio all’ingresso settentrionale dello stretto di Messina.

Scilla è situata sull'omonima punta: il Promontorio Scillèo, proteso sullo Stretto di Messina, che anticamente veniva infatti denominato Stretto di Scilla.


«Arrivai in città ammirando la sua strana posizione. 

Costruita su una altura discende come un lungo nastro sul versante orientale della montagna, poi girandosi a guisa di S viene a distendersi lungo il mare …»


(considerazione su Scilla dello scrittore Dumas)


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Scilla: il suo toponimo, la visita alla città, la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)

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Bagnara Calabra è un comune a 50 m slm, della città metropolitana di Reggio Calabria, i cui abitanti son detti Bagnaresi o Bagnaroti. [vedi il video]

Il toponimo originario è "Bagnara": "Bagnara Calabra" le fu assegnato in seguito all'unificazione d'Italia per distinguere il comune calabrese da quello di Bagnara di Romagna.

Da Scilla la Strada Statale 18, Tirrena Inferiore, contorna un seno di mare meraviglioso per le colorazioni, rasenta lo scoglio detto delle Due Sorelle e tocca Favazzina, un grazioso paesino a 8 m slm, circondato da agrumeti e alla foce della Fiumara omonima, con bella spiaggia, mentre sulla destra, su terrazzamenti, si vedono estesi vigneti che  forniscono un vino pregiato e alle spalle si profila la tozza rupe di Scilla.

Correndo un po' sopra alla ferrovia e il mare, la strada rasenta dall'alto una bella spiaggia attrezzata turisticamente e, varcato su un alto ponte il torrente Sfalassà, giunge a Bagnara Calabra, attivo centro peschereccio, frequentata e ben attrezzata stazione balneare, pittorescamente situata fra due speroni rocciosi coltivati a terrazzo con una bella spiaggia sabbiosa orlata da un esteso lungomare.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Bagnara: il suo toponimo, la visita alla città e la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)


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Palmi (in calabrese: Pàrmi) è un comune della città metropolitana di Reggio Calabria, i cui abitanti sono detti Palmesi. La città è un attivo centro agricolo, commerciale e balneare, nonché località principale dell'area geografica conosciuta come Piana di Palmi o Gioia Tauro. Scriveva Keppel Richard Craven, nel suo “A tour through the southern provinces of the kingdom of Naples” (Un tour nelle province meridionali del regno di Napoli) del 1821 «Devo considerare Palmi come posta in una situazione così particolare da essere difficilmente concepita dall'immaginazione umana, in quanto è al di là della possibilità di un disegno» Palmi sorge sul mar Tirreno, a ridosso delle pendici del Monte Sant'Elia, su un terrazzamento che sovrasta un tratto di Costa Viola. Gran parte del territorio comunale è formato da una serie di terrazzamenti collinari che degradano rapidamente sul mare tramite un sistema di falesie, piccole spiagge e scogliere. Su un terrazzamento a quota 228 metri s.l.m. si trova il centro storico con la casa comunale mentre, in un altro terrazzamento posto più a nord ed avente altezza di circa 100 metri s.l.m., è ubicata la frazione di Taureana.

La restante parte della superficie comunale è costituita, a sud, dal Monte Sant'Elia (582 metri s.l.m.) e, a nord-ovest, da un territorio pianeggiante su cui sorgono i quartieri balneari del Lido di Palmi.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Palmi: il suo toponimo, la visita alla città, un accenno alla festa della Varia patrimonio orale e immateriale dell’umanità UNESCO e la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)


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Giòia Tauro (Giòi nella dizione locale) è un comune della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria, i cui abitanti sono detti Gioiesi o Gioitani.


Centro agricolo, commerciale e industriale della provincia, si affaccia sul mar Tirreno (presso la foce del Fiume Petrace) e dà il nome al Golfo (da Capo Vaticano a Punta Pezzo) e alla piana omonima.


La Piana di Gioia Tauro è, grazie alle bonifiche del 1800 e 1900, la più fertile della regione. 

Intorno agli anni 1970 questa grande risorsa fu per alcuni anni quasi dimenticata, per favorire un progetto di un grande polo siderurgico, mai realizzato e di cui rimase solo il grande bacino portuale che, dopo anni di inattività, polemiche e derisioni, ha cominciato una lenta crescita.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Gioia Tauro: la visita ai luoghi d’interesse della città e un viaggio lungo la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)


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Rosarno (in dialetto è Rosàrni o Rusàrni) è un comune della città metropolitana di Reggio Calabria, i cui abitanti sono detti Rosarnesi o Rosarnisi.


Vertice settentrionale della Piana di Gioia Tauro. 

La cittadina, confinante con la provincia di Vibo Valentia, oltre ad essere uno snodo ferroviario ed autostradale di primaria importanza per l'intera provincia.

Centro del versante tirrenico della Calabria, si trova su un'altura isolata presso il sito dell'antica Medma o Mesma, colonia dei Locresi Epizefiri fondata nel 600 avanti Cristo. 

L'abitato di Rosarno, già danneggiato dal terremoto del 1659, fu quasi distrutto da quello del 1783 e poi ricostruito con pianta urbanistica regolare.


Lasciata Gioia Tauro, la statale 18 percorre un tratto molto pittoresco, con fitti e frondosi uliveti. 

Superata una bassa dorsale scendiamo a Rosarno che si trova ad un’altezza di 67 m slm, cittadina animata di aspetto moderno, importante centro agricolo e commerciale, noto per la produzione e lavorazione delle olive, in bella posizione su un colle isolato presso il sito dove sorgeva L'Antica Medma o Mesma.


Fu patria dell'astronomo Filippo di Medma, amico di Platone e ritenuto editore delle sue opere postume.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Rosarno: la visita ai luoghi d’interesse della città e un viaggio lungo la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)

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Mileto (Militu in calabrese) è un comune i cui abitanti sono detti Miletesi e fa parte della provincia di Vibo Valentia, in Calabria ed è situato su una collina di forma allungata a est del gruppo montuoso del Monte Poro a sud del capoluogo.


Dopo Rosarno, la statale 18 varca il fiume Mèsima, poi con viva salita attraversiamo il confine tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, risalendo diversi terrazzi, e percorrendo il versante occidentale del grande solco del Mèsima.

Rasentiamo il borgo di Paravati (diventato famoso per essere il luogo natio della famosa veggente Natuzza Evolo) ad un’altezza di 308 m slm, e sempre in salita arriviamo a Mileto a 365 m slm, centro agricolo situato in piano su un terrazzo.

La cittadina che ha preso il nome dall'antico centro fondato dai Normanni, fu distrutto dal terremoto nel 1783, e ricostruito con strade larghe e diritte, e una grande piazza centrale.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Mileto: la visita ai luoghi d’interesse della città e un viaggio lungo la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)

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Vibo Valentia (già Monteleone fino al 1861 e Monteleone di Calabria dal 1861 al 1928 (Vibbu Valenzia o Muntiliuni in dialetto vibonese), è il comune capoluogo dell'omonima provincia in Calabria, i cui abitanti son detti Vibonesi.


La città di Vibo Valentia ha una storia lunga oltre 8.000 anni, è anche stata capoluogo della Calabria Ultra e tesoreria delle Calabrie (Ulteriore e Citeriore).


Dopo la diramazione per Pizzo Calabro, la Statale 18 corre tra orti e frutteti, mentre in basso ci appare ancora la cittadina, pittoresca sulla rupe alta sul mare.

Quindi la strada si eleva con magnifica vista su Vibo Marina, la punta di Briàtico e su tutto l’arco del Golfo di Sant’Eufemia, incorniciato dal Monte Cocuzzo, dal Reventino e dal promontorio di Monte Poro.

In questo tratto, con l’aria limpida, la vista spazia fino all’isola di Stròmboli.


Dopo aver lasciato un tronco di 5 km per Vibo Marina e una breve diramazione di mezzo km per Longobardi a 175 m slm, continuiamo sempre in salita verso sud-ovest, rasentiamo a destra la Cappella della Madonna del Buon Consiglio e per un viale alberato arriviamo a Vibo Valentia a 476 m slm, città animata, di aspetto interessante, con ricco patrimonio archeologico e notevoli monumenti artistici, in posizione panoramica su un fertile altopiano alla radice della penisola di Tropea.


Ti invito ora a seguirmi nella visita di Vibo Valentia: la visita ai luoghi d’interesse della città e un viaggio lungo la sua storia (continua ascoltando il podcast qui sotto)

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