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Calabria: Nocera Terinese il comune dei Vattienti dove è approdato Tchaikovsky



Nocera Terinese è un comune della provincia di Catanzaro in Calabria.

È l'ultimo comune della provincia sul mar Tirreno in direzione Nord posto al confine con la Provincia di Cosenza.

A circa 4 km dalla riva del Mar Tirreno, presso l’estremità nord del Golfo di S. Eufemia, su di uno degli ultimi speroni del monte Mancuso, che lentamente degradano verso il mare, alla confluenza delle 2 vallate del torrente Grande e del Rivale, su di un piccolo promontorio, dalla sommità pianeggiante, in sito ricco di natura e soleggiato, fu abitata fin da tempi preistorici, stando al materiale neolitico scoperto nel territorio; registrò in seguito altri insediamenti fino ad arrivare alla colonizzazione di greci e romani.

Nello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, si raffigura, in campo argenteo, un sirena che fuoriesce dal mare, raffigurata nell’atto di suonare una lira. 

La Statale N. 18 Tirrena inferiore, prosegue rettilinea lungo la costa, al limite di una piana, varca il Fiume Torbido e poi i 2 rami del Fiume Savuto; a sinistra si vede il breve altopiano chiamato "Piano della Tirena", ove da alcuni è stata localizzata l'antica "Terina" (secondo altri qui sorgeva "Nuceria").
La fascia costiera si va restringendo e i colli si avvicinano al mare e, mentre si infittiscono le installazioni balneari e le costruzioni, si giunge a Falerna Marina, località balneare in fervido sviluppo (1980), con impianti ricettivi.
La strada tocca tocca lo svincolo di Falerna dell'Autostrada del Mediterraneo, poi corre verso Nord-Ovest, quindi sovrappassa l'arteria autostradale, internandosi nella valletta del Fiume Grande, tra splendidi oliveti., con tratti in viva pendenza.
A km 8,2, ad un bivio, si lascia la Statale 18 dir., deviando a sinistra, in una strada in discesa che presto si affaccia sulla vallata in cui sorge Nocera Terinese a cui conduce in 9,4 km, centro agricolo con attività artigianali, pittorescamente disposto a gradinata sul fianco di un colle, in una conca verdeggiante, circondata da altri monti.
NOCERA TERINESE

Regione: Calabria
Provincia: Catanzaro CZ
Altitudine: 240 m slm
Superficie: 46,58 km²
Abitanti: 4.788
Nome abitanti: Noceresi
Patrono: San Giovanni Battista (5 febbraio / 24 giugno)
Diocesi: Lamezia Terme







GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Posizionato su di un piccolo promontorio, con una cascata di abitazioni fittamente costruite, l’abitato, sormontato da un pittoresco convento, situato su uno sperone incorniciato da monti, lentamente degrada nelle 2 vallate dei torrenti, in un sito ricco di natura e soleggiato.
All'incrocio tra le quinte delle colline intravede il blu del mare. 
Vive annualmente il Rito dei Vattienti, tradizioni pagane che si mescolano ai riti religiosi della Settimana Santa di Pasqua.

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

La prima parte del toponimo è uno dei riscontri dell'antico tipo toponimico latino Nuceria, da cui NOCERA SUPERIORE, riferito ad un antico centro bruzio.
Il primo ricordo scritto della città “Nucera” risale al 1240 in un documento di Federico II d’Hohenstaufen. 
Nocera è documentato anche in fonti medievali: anno 1324 «usque ad casalem Nucerie».
In documenti medievali è citata col nome Nocera di Castiglione
La specificazione Terinese si rifà al nome dell'antica Terina (Tερινα), città del Bruzzio.
La specificazione Terinese, aggiunta con un regio decreto del 1863, viene riferita da alcuni all’antica Terina, altra località del Bruzzio, e da altri al vicino piano della Tirena (dal latino LATERINA, ‘mattonaia’). 
Anche inteso nel senso di ‘la città nuova’, noukria”, variante di “nouko”, ‘nuovo’ (dall’indoeuropeo “newo-newyo”), non manca anche chi si richiama a LUCERIA e a LUCERES, nome di una delle tribù in cui era diviso il popolo romano, o al gentilizio etrusco “luxre”.
La città ha da poco preso la denominazione attuale, veniva infatti indicata con il nome di “Nocera di Calabria”.

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TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Posizionata su di uno degli ultimi speroni del monte Mancuso, che lentamente degradano verso il mare, alla confluenza delle 2 vallate del torrente Grande e del Rivale, su di un piccolo promontorio, dalla sommità pianeggiante, in sito ricco di natura e soleggiato, il territorio, classificato collinare, ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate. 
L’abitato, situato su uno sperone incorniciato da monti, è interessato da una forte crescita edilizia alla base della collina; disposto a gradinate, a digradare dalla cima su cui è posto il Monastero dei Cappuccini, ha un andamento plano-altimetrico vario. 

DIALETTO

Il dialetto di Nocera Terinese è il Conflentese da Conflenti (CZ), paese calabrese situato nella zona centro-occidentale della regione.
Joculante: allegro, festante, vivace.
Tu cu sti bieddri uocchi joculanti (Tu con questi begli occhi  vivaci)


PRODOTTI DEL BORGO

Per le eccezionali condizioni climatiche naturali, l’agricoltura è l’attività prevalente: vi si coltivano cereali, olive, che danno un ottimo olio di frantoio, e uva di vitigni pregiati con la quale si producono apprezzati vini DOC.

STORIA

Le origini storiche sono antichissime, le si fanno risalire al periodo preistorico.
La certezza che la contrada fu abitata fin dall’epoca preistorica, è testimoniata dagli scavi effettuati da Paolo Orsi nel 1913/1914, nella zona tuttora chiamata “Grotticella”, nella parte bassa del territorio, dove vennero alla luce numerosi strumenti di pietra levigata, quali asce o accette di pietra verdastra, di varie dimensioni, di forma triangolare dal taglio affilato, da servire per strumenti da lavoro e per armi di difesa e come strumento da lavoro (età neolitica). 
Di questi i contadini locali si son serviti da pestelli per il sale o da “scaramanzia” contro i fulmini.
Il nome di Grotticelle, che conserva ancora una contrada alle falde dell’altopiano di “Terina”, induce a credere che ivi fossero le prime grotte di abitazione, prossime al fiume Grande, al mare, esposte a mezzogiorno, riparate dai venti del nord.
Probabilmente corrisponde all’antica Nuceria o Nucria, località dei Bruzi, alla quale si ritiene appartengano i resti di una cinta muraria e di un acquedotto, oltre a varie monete, rinvenuti nella zona. 
In seguito fu colonia Magno-Greca (Nucrinon - Temesa - Terina?).
Dopo la Battaglia di Canne (216 a. C.) fu distrutta da Annibale; passò poi sotto il dominio romano e, nel 960, distrutta completamente dai Saraceni.
I superstiti ripararono in luoghi nascosto, non lontano dal mare, tra il monte Eliceto e il Destro, alla confluenza dei due fiumi Grande e Rivale.
Sorse come “Castrum” e, aumentando di popolazione, divenne “Oppidum”; il nucleo primitivo si insediò in località “Timpone Motta”.
Donata dal conte Ruggero all’abbazia di Sant’Eufemia per passare poi ai Cavalieri di Malta.
I terremoti del 1600 e del 1700 vi causarono molti danni.
Comune del cantone di Nicastro, ai tempi della Repubblica Partenope, dai francesi fu inserita nella giurisdizione di Martirano. 
Nocera subì dominazioni Normanna, Spagnola e Francese; la restaurazione Borbonica contribuì alla nascita, intorno al 1846, di una associazione della Giovine Italia.Elevata a capoluogo di circondario dai Borboni, fu colpita anche dal sisma dell’inizio del 1900.


SANTO PATRONO

Giovanni detto il Battista (in ebraico: יוחנן המטביל‎; in greco Ιωάννης ο Πρόδρομος, "Giovanni il Precursore"; in greco antico: Ἰωάννης ὁ βαπτίζων; in latino: Ioannes Baptista; regno di Erode, fine I secolo a.C. - Macheronte, tra il 29 e il 32 d.C.), è stato un asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea.

Giovanni Battista, in ambito Cristiano chiamato Yūḥannā, venerato da tutte le Chiese Cristiane e considerato Santo da tutte quelle che ammettono il culto dei Santi, è una delle personalità più importanti dei Vangeli. 
Secondo il Cristianesimo, la sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l'opera di Gesù Cristo; insieme a quest'ultimo, Giovanni Battista è menzionato 5 volte nel Corano col nome di Yahyā b. Zakariyyā, come uno dei massimi profeti che precedettero Maometto. 
Infine Giovanni il Battista nella Religione dei Mandei, con il nome di Iahia Iuhana, viene considerato il più grande di tutti i Profeti.


Moltissimi sono i patronati, di cui ricordiamo i più importanti:

Per via dell'abito di pelle di cammello, che si cuciva da sé e della cintura, è patrono di sarti, pellicciai, conciatori di pelli.
Per l'agnello, dei cardatori di lana.
Per il banchetto di Erode che fu causa della sua morte, è patrono degli albergatori.
Per la spada del supplizio, di fabbricanti di coltelli, spade, forbici.
Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta (S.M.O.M.).
Patrono della Contrada del Leocorno di Siena.
San Giovanni Battista, col titolo di decollato, è il patrono delle Confraternite che assistevano i condannati a morte, ed il protettore dei Santi Martiri decollati.
In Sicilia è patrono dei compari e delle comari di battesimo in ricordo del Battesimo di Cristo.
Invocato, contro le calamità naturali quali terremoti, temporali ecc. in Sicilia e specie a Chiaramonte Gulfi in tali occasioni si recita il Rosario di San Giovanni in dialetto seguito dalla Giaculatoria «San Giuvanni Santu 'Granni, Libiratici ri priculi e ri danni».
Patrono della città di Formia (LT) nel Lazio, dove è protettore dei naviganti ed anche di Pozzallo (RG), in Sicilia.
Per quanto dal 1700 fino alla prima metà del 1900, la fede Cattolica romana fosse dichiarata non compatibile con i principi massonici, dal 1700 è consuetudine per le logge della Massoneria di Rito Scozzese compiere un rito di elogio a San Giovanni Battista, che secondo la tradizione morì come Gesù all'età di 33 anni. 
La Festa del Battista ricorre il 24 giugno, giorno vicino al solstizio d'estate (20 o 21 giugno) nel quale il sole è al culmine nell'apogeo e complementare a questa consuetudine è quella di ricordare Giovanni Apostolo ed Evangelista, la cui festa ricorre il 27 dicembre, giorno vicino al solstizio d'inverno (21 o 22 dicembre, pochi giorni prima del Natale). 
Nel simbolismo ermetico, i solstisti rappresentano porte aperte per gli uomini fra mondo terreno e mondo ultraterreno: d'inverno, verso l'alto, con la preghiera di auspicio della Luce, e d'estate verso il basso, con la fioritura e la maturazione dei frutti della terra, che completano l'attuazione del ciclo biologico.

ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

Nel centro storico si possono ammirare: un arco medievale di stile Dorico in pietra tufacea, nel rione Motta, adiacente la Chiesa S. Maria della Pietà (1500); il “Portale del Palazzo Procida” appartenente alla omonima famiglia estinta nel 1900 e risalente al 1400; il ponte di collegamento tra il rione Motta ed il resto del centro storico (detto “La Ponta”); il Chiesa di San Francesco, un tempo del Cenobio dei Minori Conventuali; sulla sommità del paese i ruderi del vecchio convento dei Padri Cappuccini, un tempo fortilizio normanno; la Chiesa di S. Francesco; la Chiesa di Santa Maria della Pietà; la Chiesa matrice di S. Giovanni Battista, che da semplice cappella, intorno dal 1300, nel corso dei secoli, assunse la sua attuale forma dopo il terremoto del 1783 e i lavori terminarono nel 1828, anno in cui venne ultimata la stupenda e superba cupola che, sovrastando il presbiterio si alza dal suolo ben 32 metri, opera di esperti carpentieri venuti a Nocera dalla vicina San Lucido.
Festeggia il patrono San Giovanni il 24 giugno e il 5 febbraio (San Giovanni dei terremoti), poiché secondo la leggenda, in questo giorno, il Santo preservò il paese dal tragico terremoto del 1638; la Chiesa Maria Regina della Famiglia.
Chiesa dell'Annunziata, nella quale si trova l'altare centrale dell'Annunziata in marmo verde, monumento nazionale, che nella nicchia custodisce la statua lignea risalente al 1600, della Vergine Addolorata con il Cristo morto sulle ginocchia; "la Pietà" venerata dal popolo nocerese specie durante la Quaresima e tale devozione culmina nella Settimana Santa, in particolare il Sabato Santo con la solenne processione della Vergine Addolorata e del Cristo morto durante la quale si svolge il secolare rito dei "Vattienti". Custodisce anche la statua lignea bellissima della titolare, la Vergine Annunziata.
Il Convento dei Padri Cappuccini, in cima al paese, è stato punto di passaggio o di soste temporanee, ma anche luogo di ristoro per i poveri per circa 400 anni.
Ha comunque sempre mantenuto la sua funzione originaria di luogo di meditazione e di studio.
Il Convento, che sorge a circa 320 metri di altitudine sulla collinetta che domina il paese, è stato edificato nel 1581, sopra i resti diroccati di un antico fortilizio e fu realizzato con la struttura tipica dei Conventi dei Cappuccini: un pianterreno (con la cantina, le dispense dei prodotti alimentari, la cucina, il refettorio e altri locali di servizio); un piano superiore (con i dormitori dei monaci, una piccola cappella, una biblioteca e, sotto la libreria, un nascondiglio); il caratteristico chiostro, con al centro il pozzetto e due corridoi laterali. 

Siti archeologici

Nel territorio dell'attuale Nocera Terinese si trova il sito della città magnogreca di Terina, da molti collocata sul Piano della Tirena, massiccio costiero lambito alla sua base dei corsi dei fiumi Savuto e Grande, che si uniscono poco prima di incontrare il mare.
Il Lenormant nel suo viaggio in Calabria si mostrò certo nel non attribuire al Piano della Tirena la collocazione del sito di Terina, in quanto il Piano gli fu mostrato da una delle colline circostanti, verosimilmente il Piano di Stia.
Lo studioso francese, ricordando il riferimento di Strabone a 2 fiumi che lambivano il piano prima di unirsi, non era stato infatti in grado di osservare il corso dei 2 fiumi che effettivamente esistono.
Vi è ancora oggi un dibattito aperto sulla collocazione di Terina, da alcuni collocata nel territorio di Lamezia Terme per via della monetazione ritrovata.

TRADIZIONI - EVENTI

Il Rito dei Vattienti a Nocera Terinese - Tradizioni pagane che si mescolano ai riti religiosi della Settimana Santa di Pasqua in Calabria.

Ci sono luoghi di Calabria, dove il tempo sembra essersi fermato; luoghi in cui basta un attimo, per ritrovarti ad osservare tra le mura di piccoli borghi, scene che si ripetono senza soluzione di continuità da tempi lontani, scene ed atmosfere suggestive, fuori dal tempo, che hanno origine in tempi in cui era normale percuotersi a sangue per espiare una colpa o un peccato.
Fino a quando ci sarà ancora un Vattiente a Nocera Terinese, o un Battente di Verbicaro (vedi servizio), il nostro passato sarà il nostro presente, e lo potremmo vedere oggi come fosse ieri.
In particolari periodi dell’anno, a Nocera Terinese è possibile rivivere il rito dei Vattienti, come a Verbicaro quello dei Battenti
(vedi servizio), eventi che sono tipici di epoche lontane, e fanno vivere emozioni forti, tipiche di epoche remote, atmosfere dell’epoca medioevale, come nella settimana Santa della Pasqua di Resurrezione in Calabria, dove è il sangue di alcuni uomini, che si flagellano durante lo svolgimento di un rito che ha origini proprio nel medioevo, con il rito dei disciplinati.
Il rito dei Vattienti o Battenti, che significa flagellanti, è svolto da uomini comuni, che in questo particolare periodo, decidono di compiere questo rito perché hanno qualcosa da espiare, per sé stessi o per altri, o che intendono con il loro sacrificio ottenere un voto.


Il Vattiente di Nocera Terinese indossa degli abiti scuri, ha una maglia nera e un corto pantaloncino, che gli lascia scoperte le gambe dove si flagellerà a sangue, sono rossi invece per il Battente di Verbicaro (vedi servizio).
Si tratta di un rito religioso cristiano, con sfaccettature pagane, qualcuno ci vede anche i segni di quelle barbarie che contraddistinsero l’epoca medievale.
Le prime testimonianze storiche sullo svolgimento di questo rito risalgono al 1618.
Da allora, il rito, che in molti altri paesi è scomparso, resiste a Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro, a Verbicaro
(vedi servizio) in provincia di Cosenza e Guardia Sanframondi (BN) (vedi servizio).


Il rito si svolge a Nocera Terinese ogni anno, durante il sabato che precede la Pasqua, ed avviene contemporaneamente alla processione della Madonna Addolorata, con un corteo che segue la statua lignea raffigurante la madre di Cristo, e i Vattienti che inseguono.
A Verbicaro
(vedi servizio) il rito dei Battenti si compie invece il Giovedì Santo, cambia il giorno, ma non le modalità di svolgimento del rito.



Gli strumenti con cui il vattiente dà luogo al rito sono il cardo e la rosa. 
Il cardo è costituito da un pezzo di sughero in cui sono inseriti 13 pezzi di vetro appuntiti che simboleggiano i dodici Apostoli e Cristo, con il quale si percuote le gambe e le cosce che inevitabilmente iniziano a sanguinare. 
La rosa è un pezzo di sughero ben levigato e viene usato prima del cardo per preparare la pelle, con diversi i colpi, a ricevere le ferite procurate dalle schegge di vetro e poi per macchiare con il sangue, le mura e le porte delle case attraversate dalla processione, segni che rimarranno fino a che la pioggia non laverà via il sangue.

Il Vattiente è accompagnato da un ragazzino, l’Acciomu, dal latino Ecce Homo, che cammina dietro al vattiente, unito a lui con una corda. 
L'Acciomu indossa sui fianchi un lembo di stoffa rosso che gli arriva alle caviglie e porta la Croce rivestita di tessuto rosso che rappresenta la figura e il sacrificio di Cristo.

I Vattienti camminano per il paese, e partendo dalla porta della propria abitazione, si flagellano davanti alle porte della case di parenti, amici, chiese e ai piedi della Vergine Addolorata che alla fine viene baciata in segno di venerazione.
Nel loro giro di espiazione sono accompagnati da parenti e amici che bagnano le loro gambe con infusi di vino e aceto che portano in un bidoncino. 
In questo modo, prevengono sia possibili infezioni che la formazione di coaguli, per lasciare che il sangue scorra in modo più fluido, che unito al vino sembra sgorgare più di quanto non sia in realtà.
Sicuramente, scene molto suggestive che richiamano un folto numero di turisti per la particolarità dell'evento, anche se vedere il Vattiente all'opera non è poi così semplice, in quanto è sempre in frenetica corsa, rendendo un'impresa stargli dietro; magari sarà più comodo fermarsi in un punto dove passerà di certo, se non si vuol perdere la possibilità di vederlo mentre compie il suo rito, magari davanti a un'icona votiva. 
Il Vattiente, dopo aver pregato e concluso il rito davanti alla statua della Pietà, ritorna nelle propria casa per ripulirsi e tornare vestito di tutto punto a prender parte con gli altri alla processione che si svolge per diverse ore.


Ma quando nascono i  Vattienti e che giudizio ha espresso ed esprime la Chiesa nel tempo?

Come spiega Don Pino Latelli sul sito noceraterinese.com, i Vattienti, come detto, presumibilmente appartengono ad un movimento religioso sorto nel 1200, che predicava l'imminenza del giudizio e dell'ira di Dio contro l'umanità corrotta e praticava pubblicamente l'autoflagellazione come modalità di espiazione dei peccati dell’umanità e ottenere da Dio la cessazione di guerre, catastrofi o epidemie.
La setta, fondata a Perugia dal mistico Raniero Fasani fra il 1259 e il 1260, anno in cui, secondo l'interpretazione di alcuni passi di Gioacchino da Fiore, avrebbe dovuto iniziare l'età dello Spirito, comprendeva circa 10.000 membri, che percorrevano le città flagellandosi sulle spalle invitando i presenti a pentirsi. 
Il movimento si diffuse  rapidamente in Italia e in tutta Europa ma già nel 1261 venne vietato da Papa Alessandro IV.

Il rapido diffondersi in Europa della peste fra il 1347 e il 1350, incoraggiò invece la rinascita e un rinnovato vigore del movimento che si diffuse con straordinaria rapidità in Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Ungheria e Boemia.
Nel 1349, Papa Clemente VI, rendendosi conto che la Chiesa stava perdendo il controllo sul movimento, dichiarò eretici i flagellanti e si adoperò per disperderli anche se, i flagellanti non cessarono la loro attività.  
Una ripresa del movimento in Germania nei primi anni del 1400, portò alla condanna definitiva dei flagellanti da parte del Concilio di Costanza  (1414-1418) che li dichiarò eretici.

Per quanto riguarda il giudizio sui vattienti di Nocera Terinese nel corso degli ultimi decenni, la Chiesa ufficiale ha mostrato, a volte un atteggiamento di ferma condanna e a volte li ha completamente ignorati o osservati con maggiore o minore tolleranza.
Non è mancato, altresì,  da parte delle autorità ecclesiastiche, specie negli ultimi anni, un atteggiamento di rispetto e di comprensione.

A partire dagli anni 1950, vari sono stati i tentativi,
risultati vani, perfino con la polizia, di sopprimere i Vattienti di Nocera Terinese: si ricordano altresì, gli interventi di Monsignor Eugenio Giambro, Vescovo di Nicastro, che vietò tale forma di penitenza e del Vescovo di Tropea, Monsignor Agostino Saba. 
In tempi più recenti un giudizio negativo risale a Monsignor Ferdinando Palatucci, Vescovo di Nicastro, il quale giudicava il rito dei Vattienti come “pagano e magico” e sperava che la situazione “incresciosa”  potesse modificare attraverso un lungo lavoro di evangelizzazione. 
Un miglioramento di giudizio si è avuto durante l’episcopato di Monsignor Vincenzo Rimedio, ancora oggi ricordato e stimato per la sua paterna saggezza pastorale, che, dopo aver incontrato alcuni Vattienti, ha avuto per loro parole di profonda comprensione e ha sostenuto che «non si battono per esibizione ma per soddisfare un voto (il voto è una promessa fatta al Signore o alla Madonna)  e in essi, perciò, c’è sempre un senso religioso che dobbiamo rispettare»..

Un altro intervento autorevole e positivo fu quello dal Cardinale Ersilio Tonini che, nel corso di una interessante serata televisiva “Frontiere” mandata in onda nel 1999, dichiarò: «La flagellazione è quasi sempre voler partecipare alle sofferenze del Signore e i “Vattienti” richiamano l’uomo a prendere coscienza di quanto Gesù ha sofferto per la salvezza dell’umanità.
Dinanzi all’imperversare di delitti, vergogne e orrori, si sente il bisogno della penitenza per riconoscere Dio come Padre ed esprimere attraverso il corpo lo struggimento dell’anima.
E’ questa dunque - concluse il Cardinal Tonini - una grande e vera modernità: la liberazione, la capacità di portare il proprio animo a non sentire più il peso del passato e recuperare energie da mettere a disposizione del bene comune».

CULTURA

Nocera Terinese è sede di uno dei 4 Istituti di Alta Formazione Musicale, il Conservatorio Tchaikovsky. (clicca qui per andare sul canale YouTube ed ascoltare gli allievi del Conservatorio)


L'Orchestra Filarmonica della Calabria (vai al sito) che ha sede in Nocera Terinese, nasce nel 2011 come orchestra residente del Festival del Mediterraneo. 
Ad oggi ha all'attivo un'intensa attività concertistica. 
Nel Dicembre 2016 l'Orchestra é stata protagonista di una tournée in Cina.
La Filarmonica vanta anche collaborazioni con alcuni dei musicisti più famosi al mondo.
Il Direttore Principale é Filippo Arlia (direttore anche del locale conservatorio Tchaikovsky), premiato con la Medaglia d'Oro nell'Aula Magna dell'Universitá "La Sapienza" di Roma "per la pregiatissima tecnica dimostrata nella direzione d'orchestra e per la distinta interpretazione del grande repertorio sinfonico del '900 sempre e ovunque con grande consenso di pubblico e di critica".
La cifra stilistica di Arlia, che ha già diretto orchestre in 30 Paesi nel mondo ed è già Professore Onorario di 2 Conservatori di Stato in Russia, ha permesso all'orchestra di specializzarsi nella grande letteratura sinfonica russa del Novecento, dedicando gran parte della propria attivitá ai capolavori di Rachmaninov, Tchaikovsky, Schostakovic, Stravinsky, Mussorgsky, Scrjabin.

COME RAGGIUNGERE Nocera Terinese

In Automobile


In Treno

La più vicina è stazione di Amantea, e da qui si può raggiungere in automobile in 29 minuti, 20.5 Km


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