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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Abruzzo: Anversa degli Abruzzi il Borgo che ispirò d'Annunzio


Anversa degli Abruzzi (Anvèrsë in abruzzese) è un comune italiano della Provincia dell'Aquila in Abruzzo. 
Fa parte della Comunità Montana Peligna e fa parte dei Borghi più Belli d'Italia e del Parco Letterario dedicato a Gabriele d'Annunzio.
Nel territorio del comune si trovano la Riserva Naturale Guidata Gole del Sagittario e la suggestiva Frazione di Castrovalva (vedi articolo).

Percorrendo l’autostrada A 25 nel tratto che precede Sulmona, si esce al casello di Cocullo, da dove si scorge, verso Sud, un gruppetto di case aggrappate alla montagna su una stretta e precipite cresta rocciosa, di rupi rossastre del Colle di San Michele, è Castrovalva, frazione del più grande Borgo di Anversa degli Abruzzi che si trova ai suoi piedi
Ora, per arrivare ad Anversa degli Abruzzi, bisogna percorrere la Statale 479 verso Scanno e dopo 5 km, presso l'imbocco delle Gole de Sgittario, si giunge a destinazione.
La sua vicinanza alla più celebre Scanno, la penalizza lasciandola fuori dai circuiti turistici più frequentati, ponendola come luogo di transito.

ANVERSA DEGLI ABRUZZI

Regione: Abruzzo
Provincia: L'Aquila AQ
Altitudine: 604 m slm
Superficie: 32,43 km²
Abitanti: 317
Nome abitanti: Anversani
Patrono: San Marcello Papa (16 gennaio)
Gemellaggio: Illiers-Combray (Francia)
Diocesi: Sulmona - Valva





GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Posta all’inizio delle Gole del Sagittario, in un ambiente che i viaggiatori inglesi del 1800 (Richard Craven, Edward Lear) trovavano “pauroso e bello”, Anversa ha colpito anche la fervida immaginazione di D’Annunzio che vi ha ambientato una fosca vicenda all’ombra di un suo imponente rudere, il Palazzo dei Sangro.
Anversa è una primitiva bellezza che smuove le braci mai sopite di un Abruzzo misterioso e barbarico, nella visione del Vate.
Questa è la terra dei Marsi, e Marsus era un mago incantatore di serpenti: gli stessi che nello stemma di Anversa si ritrovano avvinghiati ad un compasso, evocando iniziazioni esoteriche di sapore Rosacrociano o Massone.
Ma poi c’è il "Cucù" che esce da un povero fischietto di creta, a riportare il tutto alla sua dimensione Naïf, che è quella di un paese di antichi produttori di "Pignatte" e giocattoli sonori, di rinomati Maestri Muratori, di Pastori che oggi, attraverso Internet, chiedono l’adozione a distanza delle loro pecore, per salvare un mestiere dimenticato. 



ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Sorta in epoca Medievale, è menzionata negli anni 1308-1309 come «Clerici castri Aversa» e nell'anno 1323 «de Aversa».
Il toponimo, in dialetto "averse", deriva dal latino "avérsa" (parte posteriore); l'epentesi (dal tardo latino epenthĕsis, a sua volta dal greco epénthesis «inserzione», è un fenomeno fonetico che consiste nell’inserimento di un suono non etimologico in una parola o una sequenza fonica) di "n" nella forma ufficiale, è recente.
Per altri deriverebbe dai toponimi ad "Versus" (di fronte a, nelle vicinanze) o "Amnis Versus" (verso il fiume), come suggerisce la radice etimologica e fonetica "a(di)nversa(m) (aquam)", dove le acque sono quelle del Sagittario. Con riferimento al periodo normanno, il nome potrebbe anche essere legato a quello di Aversa, la cittadina Campana fondata dai Normanni.
Nel 1927 è stata aggiunta la specificazione “degli Abruzzi”.

STEMMA

Raffigura un compasso (aperto a 45°) intorno al quale si affronta, formando un armonioso nodo, una coppia di sepenti.
L'insegna compare per la prima volta nel 1585, incastonata nel rosone  della facciata di Santa Maria delle Grazie.
Ritorna nel 1727 sugli altari di 2 Chiese ed è presente sul frontespizio di un volume del 1767.
Il Compasso è simbolo di conoscenza trascendente delle terre e del tempo, mentre i serpenti in viluppo ofidico (aggettivo derivante dal greco ὄϕις «serpente» - che si riferisce ai serpenti)rappresentano la variabilità delle passioni, il tempo ciclico w l'eternità.

TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Anversa degli Abruzzi sorge nella Valle superiore del Sagittario, adagiata su uno sperone che domina lo sbocco delle Gole del Fiume, il cui primo tratto è detto «La Foce», la Foce di Anversa.
Ai suoi piedi sgorgano le sorgenti di Cavuto, ricche di acque.
Qui il Sagittario, l’antico e medievale Flaturnus, che le lambiva alla sua destra, raddoppiava la sua portata, prima che il corso venisse sbarrato da una diga costruita nel 1927 per alimentare la centrale idroelettrica ubicata a valle di Anversa.
Il Borgo di Anversa è dominato dai resti del Castello Medievale sui quali si innalza la Torre pentagonale trecentesca diroccata.



La Riserva Naturale Guidata Gole del Sagittario è un'area naturale protetta situata nel Comune di Anversa degli Abruzzi, in Provincia dell'Aquila.
Istituita nel 1997 e comprende la Valle percorsa dal Fiume Sagittario, che si estende da Villalago a Cocullo in provincia dell'Aquila: l'area delle Gole inizia dalla Diga di San Domenico, nei pressi della quale sorge l'Eremo di San Domenico, nei pressi di Villalago.
In essa trovano rifugio molti animali selvatici dai Lupi ai Falchi, dai Moscardini (piccoli ghiri color nocciola) ai Gufi all'Orso Marsicano.

 

ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

“Le montagne scendono a picco, scheggiate, arse, paurose; il fiume gorgoglia fra i massi, precipita in cascatelle, fugge a rivoli, si raccoglie a laghetti”: questo è lo scenario - descritto da un osservatore nel 1912 - in cui è inserita Anversa.

La visita del centro storico può iniziare dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie (1500) con il Portale Rinascimentale in pietra calcarea datato 1540, unico nel suo genere in Abruzzo per il raro motivo iconografico, e un magnifico Rosone del 1585, recante nello Stemma dei Sangro e lo Stemma di Anversa, con le Serpi attorcigliate alle asticelle del compasso.
La pianta a 3 navate ed Abside rettangolare custodisce la Statua Policroma di San Rocco, opera di ceramisti locali del 1530, un Tabernacolo Ligneo a forma di tempietto, intagliato nel 1500, e dorato nel 1664, e sull’altare maggiore la copia dello splendido Trittico di Anversa del 1500, purtroppo trafugato nel 1981. 
Risalendo le strette vie dette "Rue"che portano al Castello Normanno (1100), ridotto, dal terremoto del 1706, a una scenografica quinta di rovine, si incontra una fila di Case costruite in solida pietra lavorata, ingentilita da Stipiti e Archivolti decorati, armoniosi Portali e finestre quadrate.
I caratteri architettonici sono tipici dei secoli che vanno dal 1500 al 1700, quando Anversa era un fiorente centro dell’economia Armentizia e le ricche famiglie locali, pur nel rigore di un’austera e atavica parsimonia, non lesinavano il denaro destinato ad accrescere il decoro delle abitazioni e il prestigio familiare.
Fu così che il paese divenne un centro di valenti artigiani e lapicidi.
Affascinante è l’atmosfera che si respira tra i vicoli interni e i sottopassaggi ad arco del Borgo Medievale, individuato nella cinta esterna di case, costruite per la maggior parte sopra dirupi, che circoscrivono il vecchio abitato sormontato dai ruderi del Castello.
Da lì si giunge in breve al Belvedere sulle Gole del Sagittario e, percorrendo via Duca degli Abruzzi, alla Chiesa di San Marcello, di impianto Romanico (1000) con elegante Portale tardo Gotico, rigoglioso di fantasiose sculture con motivi ornamentali, vegetali e antropomorfi, impreziosito da una lunetta contenente un affresco della Madonna con Bambino e 2 Santi, uno dei quali porta come segno del martirio una macina da mulino legata al collo.
Si prosegue poi per Porta Pazziana, una delle porte superstiti della Cinta Muraria Medievale, e per il terrazzo con bella vista sull’oasi del Sagittario e sul Borgo di Castrovalva.
Ben visibili dalle Gole del Sagittario alcuni edifici a schiera detti le Case dei Lombardi, anche se purtroppo celati nei prospetti dalle superfetazioni degli ultimi secoli, opera di maestranze settentrionali negli anni tra il 1480 e il 1520.
Nei pressi si nota un Portale del 1666 su cui sono scolpite figure simboliche riferite al culto di San Domenico: il serpe, il pesce, la spada e i ferri da mulo. 
E molti sono i segni talismanici disseminati nel Borgo.
A valle dell’abitato si trovano i resti della Chiesa di Santa Maria ad Nives con l’annesso Monastero, che già nell'anno 800 risultava in possesso dei Monaci Benedettini.
Da visitare, infine, a 5 km più in alto, la frazione di Castrovalva
(vedi articolo) che si affaccia, quasi dimenticata nel sonno, sulle incantevoli Gole del Sagittario; si entra nel Borgo attraverso una porta ogivale per ammirare la Parrocchiale di Santa Maria della Neve (1500) e la Chiesetta di San Michele Arcangelo, risalente al 1100.

Siti Archeologici

La Necropoli Coccitelle è una necropoli sita nei pressi di Anversa degli Abruzzi che viene fatta risalire al IV-III secolo a.C.
Il sito archeologico consta di qualche Grotta di modesto interesse ed è posto a qualche centinaio di metri dalla strada che, da Anversa degli Abruzzi, va verso Bugnara, Introdacqua e Sulmona.
Si tratta di resti di 50 tombe a lastroni, con ogni probabilità, riferibili a popoli preRomani che, dopo la Guerra Sociale, vennero assoggettati molto probabilmente a Roma.
Il nome Coccitelle deriva, verosimilmente, da come i contadini chiamano i lastroni delle tombe.
Molte delle sepolture più ricche sono di donne, in quanto hanno riportato alla luce scheletri femminili con gioielli e monili femminili.
Nelle vicinanze si trovano altre Necropoli, di Cava della Rena e di San Carlo - Fonte Curato.


Centro di Documentazione Archeologica.
Raccoglie i corredi funerari trovati nella necropoli pre-Romana scoperta in località Coccinelle.
Oltre 2000 anni fa, gli uomini seppellivano i loro cari secondo riti e consuetudini che il tempo ha offuscato. Nelle tombe degli uomini veniva deposta la spada, in quella delle donne gli effetti personali.
Accanto alla testa era posta un’anfora, all’altezza del bacino una ciotola, lungo il lato destro del corpo un’olla (pentola).  

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Aree Naturali


Il Giardino Botanico Gole del Sagittario o delle Sorgenti del Cavuto si trova ad Anversa degli Abruzzi, in provincia dell'Aquila.
Rappresenta l'ultima propaggine della Riserva delle Gole del Sagittario in prossimità di Anversa degli Abruzzi e vi si accede mediante una discesa dalla stessa cittadina che ne è anche l'Ente Gestore insieme al WWF ed alla Provincia dell'Aquila.
Istituito nel 1996 con Legge Regionale 35/97, il Parco ospita 380 specie di piante di cui 45 ascritte alla Lista Rossa di estinzione e conservazione CITES.
È provvisto di vivaio irrigato dal Sagittario e dalle sorgenti del Cavuto, le cui sorgenti si immettono direttamente nel Sagittario, oltre ad alimentare una piccola Centrale Idroelettrica.
In passato, prima della realizzazione della Centrale Elettrica si producevano le famose Ceramiche di Anversa degli Abruzzi.  

Sito in Piazza Roma 10, tel. 0864 49115 - 49504.
Aperto da marzo a dicembre con orari diversi.
Un museo a cielo aperto per riflettere sull’ordine e la regolarità della vita naturale e per incantarsi davanti a uno stagno, un vecchio, tronco, una siepe, un prato fiorito, rifugi di mondi nascosti.


VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA CULTURA

“… Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch'io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l'orgoglio di esserlo ….. un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è Abruzzo ….
Tra i dati positivi della mia eredità abruzzese metto anche la tolleranza, la pietà cristiana, la benevolenza dell'umore, la semplicità, la franchezza nelle amicizie; e cioè quel sempre fermarmi alla prima impressione e non cambiare poi il giudizio sulle persone, accettandole come sono, riconoscendo i loro difetti come miei, anzi nei loro difetti i miei.
Quel senso ospitale che è in noi, un po' dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un’isola; un'isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il Gran Sasso e la Majella son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare...
Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro.
E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno.
Amico, dell'Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue.“ (Ennio Flaiano)


Nel 1997 ad Anversa viene istituito il Parco Letterario Gabriele d'Annunzio, (vai al sito) in quanto D'Annunzio ha ambientato ad Anversa degli Abruzzi uno dei suoi capolavori: "La fiaccola sotto il moggio" in cui la fiaccola, secondo una leggenda popolare è il rudere del Castello Normanno, appartenuto alla famiglia Di Sangro, che al visitatore, pare avere la forma di una fiammella). 
Ogni anno nel periodo estivo, a Castrovalva, nell'ambito delle manifestazioni del Parco Letterario d'Annunziano viene organizzato un Recital di poesia dialettale.

Nel 1904, come sempre, d’Annunzio facendo ricorso al suo poderoso archivio memoriale, consegnato anche alle brevi note degli inseparabili Taccuini, dando corpo fantastico alle remote impressioni di un’avventurosa cavalcata nella Valle del Sagittario che aveva compiuto diciottenne, nel 1881, in compagnia del conterraneo  Francesco Paolo Michetti (pittore e fotografo di Tocco da Casauria), e il più comodo viaggio in carrozza del 1896 insieme ad una delle sue amanti, Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, si era aggiunto a rianimare la suggestione dei luoghi, focalizzando l’attenzione su Anversa, grazie anche ai fotogrammi d’Olinto Cipollone (Amico di Michetti e dello stesso D'Annunzio l'avvocato Olinto Cipollone, valente fotografo e sperimentatore delle prime tecniche del colore) e alla guida sapiente dello storico d’arte Emile Bertaux.
Ad Antonio De Nino (Antropologo, studioso di archeologia e folclore abruzzese), assente nell’escursione per motivi di salute, il Vate sarebbe comunque ricorso nelle fasi preparatorie del materiale erudito e in quelle più concitate dell’elaborazione creativa e della messa in scena, da caratterizzare con le peculiarità tutte abruzzesi di certi personaggi che al dramma davano tono e colore essenziali, calati nell'ambiente quali elementi portanti della sua ricostruzione.
Così la memoria privata s’innervava di quella storica e i feudatari de Sangro erano chiamati ad occupare la ribalta in un tempo non più remoto, attualizzato al declino irreversibile della dinastia Borbonica, quando il “turbine abbatte una vecchia casa magnatizia”.

Era una formula già sperimentata, nella quale veniva a disfarsi ciò che ancora rimaneva di un Abruzzo barbarico e misterico, illustrata dalla terribilità pittorico-coloristica di Michetti e dalla saggezza esperita del cantafavole De Nino, i tanti nomi di luoghi e persone tolti di peso dalla "Guida dell’Abruzzo" (1903) di Enrico Abbate, non sarebbero comunque valsi a fare sulla carta quella parte di terra, chiusa o aperta a “sogni di terre lontane”.
Su tutto e su tutti, sulla “casa che crolla”, sta imponente solo il Sagittario che “si rompe e schiuma”; mentre in alto, magicamente arroccate e sospese, le case di Castrovalva continuano ad ardere sul “sasso rosso”.

La tragedia scritta nel 1904, è ambientata tra le mura della "casa antica dei Sangro" ad Anversa degli Abruzzi. D'Annunzio, si era recato più volte da quelle parti sia per gite di piacere, sia per assistere alla famosa Festa delle serpi di Cocullo, a pochi chilometri da Anversa. L’interesse per Anversa è poi confermato dal rinvenimento tra i suoi "Taccuini" di un appunto del 19 settembre 1896 durante una gita a Scanno: "Anversa: avanzi di un castello (..) il Sagittario, il fiume spumoso (...)".
Al Museo Vittoriale, che conserva molte delle cose appartenute a d'Annunzio, è custodito anche il volume "Guida dell' Abruzzo" di Enrico Abbate che, dati gli eloquenti segni di lettura, dimostra quanto D'Annunzio fosse interessato all'esatta conoscenza e individuazione dei luoghi ove ambientare le sue opere "abruzzesi" (Il Notturno, il Libro segreto, La Vergine delle rocce, La figlia di Jorio, ecc.).

Ne "La Fiaccola sotto il Moggio", D'Annunzio sembra interessato, più ancora che nelle altre sue opere abruzzesi, a circoscrivere e a precisare, sia cronologicamente che geograficamente lo spazio del racconto.

Gabriele D'Annunzio ambientò il suo dramma teatrale nel Castello Normanno-Aragonese in cima alla collina del paese.
Nella storia è presente in primo piano la figura della rovina del Castello, simbolo di decadenza della struttura e della nobile famiglia De Sangro, ma vengono fatti riferimenti anche al Borgo e a Cocullo, riguardo al rito dei serpenti.
L'azione si svolge, quindi, nel Paese Peligno (cioè nel paese dei discendenti del popolo italico dei Peligni, che era in Abruzzo tra Corfinio e Sulmona e più precisamente viveva in Abruzzo tra Corfinio e Sulmona) dentro al territorio di Anversa, presso le Gole del Sagittario, la vigilia della Pentecoste, al tempo di Re Borbone Ferdinando I e quindi tra il 1814 e il 1825, anno della scomparsa del vecchio sovrano.
Sono gli anni in cui viene demolito il potere dei feudatari del Mezzogiorno e, come loro, anche i personaggi della tragedia dannunziana, non sono soltanto decaduti dalla ricchezza, ma non costituiscono più un ordine privilegiato e separato: anche loro si sono dovuti "imborghesire" nella mentalità e nel costume. 

Quest'aristocrazia "squattrinata", vive in una "casa antica" di cui, già in una delle prime strofe di apertura, Annabella (una delle serve) evoca le "cento stanze", ovviamente una connotazione fantastica, ma che serve a dare la dimensione della passata "grandiosità" della famiglia dei Sangro. 

Il Parco Letterario Dannunziano

La fondazione nel 2002 dedicata a Gabriele d'Annunzio dai fondatori: il Comune di Anversa degli Abruzzi, il WWF Italia e la Fondazione "Ippolito Nievo", ma anche i Comuni vicini di Cocullo, Villalago e Bugnara rientrano nel Parco Letterario.

Lo scopo del Parco non è solo di rappresentare e/o leggere brani e opere di D'Annunzio, ma anche di percorrere e visitare i luoghi della tragedia dannunziana «La fiaccola sotto il moggio»; le manifestazioni si svolgono nella maggior parte dei casi presso il Centro Storico del paese.

Il Parco Letterario è gestito dal Comune di Anversa degli Abruzzi e le iniziative si svolgono nei mesi tra aprile e luglio e a settembre e ottobre; gli ingressi sono solamente tramite prenotazione e le visite durano circa 2-3 ore. 

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CINEMA
(Film girati ad Anversa degli Abruzzi)

Abruzzo dannunziano di Morelli (1947) incentrato sulle tradizioni del paese di Scanno e Anversa degli Abruzzi.


Scusate se esisto di Roberto Milani (2014) con Paola Cortellesi, al suo debutto come sceneggiatrice, e Raoul Bova, in cui molti interlocutori della protagonista fanno confusione con la città svizzera


ARTI & MESTIERI

Anversa degli Abruzzi, nota per le sue produzioni di Ceramiche del 1800 e 1900, ha restituito preziose testimonianze relative ai secoli precedenti, a partire almeno dal 1400.
Un'accurata ricerca d'archivio ha fornito conferme agli studi effettuati sulle Maioliche Rinascimentali di Villa d'Este a Tivoli e della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Collarmele (AQ), rivelatesi opera del Maestro Bernardino de' Gentili di Anversa, certamente identificabile con un esperto ceramista abruzzese attivo nella seconda metà del 1500.
Infatti negli archivi locali è stato possibile reperire documenti attestanti una famiglia Gentili ad Anversa nel 1500 e, nel secolo successivo, alcuni componenti di tale famiglia vengono definiti Vasai.
L'ipotesi dunque di maestri e officine presenti ad Anversa fin dal Rinascimento ed attivi anche al di fuori del comprensorio, si è ulteriormente definita ed ha trovato conferma con una campagna di scavo (estate 1999) articolata in una serie di saggi mirati, grazie allo studio della toponomastica e della topografia del paese.
Infatti si è riscontrata la presenza di una strada denominata Via Santa Maria delle Fornaci e sono stati individuati i siti più adatti all'insediamento di Botteghe, Fornaci e relative discariche.
Scavi hanno restituito più di 10.000 frammenti di ceramica, perlopiù scarti di lavorazione, che permettono di tracciare un quadro sulle produzioni anversane inquadrabili tra il 1400 e l'inizio del 1600.
Abbondante risulta la produzione di Ingubbiata (o ingobbiata, da ingobbio, impasto argilloso liquido con cui si riveste una ceramica, generalmente prima della cottura) ed invetriata (la ceramica invetriata è un tipo di ceramica caratterizzato dalla presenza dell'invetriatura, un metodo per impermeabilizzare i recipienti rendendoli resistenti agli agenti atmosferici) dipinte, scarsa la graffita; molto importante la presenza di Ceramica a rilievo, non documentata mai in Abruzzo e con caratteristiche peculiari rispetto alle tipologie finora conosciute di tale tipo di Ceramica.
Si può comunque affermare che, già dal 1500, Anversa doveva essere un centro di produzione di Ceramica, gravitante come tipologie e modelli nell'area laziale.

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PRODOTTI DEL BORGO

Fino al 2° dopoguerra si producevano nel Paese delle Ceramiche, di cui nella Piazza principale vi è una raccolta in una Sala Mostre.
Le Botteghe, 15 in tutto, erano site presso le sorgenti del Cavuto che fornivano l'acqua per la produzione, iniziata circa nel 1400.
I massimi esponenti e maestri di produzione di Maioliche e Ceramiche sono da ricercare tra 1400 e 1500.
Le Maioliche del luogo hanno raggiunto Villa d'Este presso Tivoli e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Collarmele, opere Rinascimentali di un tal Bernardino de Gentili nativo del luogo.
Il successivo incanalamento del Cavuto per creare una diga per la fornitura di energia elettrica ha fatto crollare la produzione di ceramica del paese, attualmente ridotta a ceramica artigianale.


La “Pignata”, il recipiente in terracotta (pignatta) usato per la cottura dei legumi, è simbolo di Anversa (gli abitanti erano chiamati “pignatari”), insieme al “Cucù”, il fischietto d’argilla dal caratteristico suono (simile a Matera).
La Ricotta affumicata di Anversa è uno dei celebri profumi e sapori della terra d’Abruzzo, certificato dalla Medaglia d’Oro alle Olimpiadi del Formaggio di Montagna del 2002.


Adotta una Pecora


La campagna di sensibilizzazione con sede in Anversa degli Abruzzi nel cuore dei Parchi d’Abruzzo, ha lo scopo di coinvolgere direttamente tutta la popolazione su un problema inquietante: l’abbandono della montagna e il degrado ambientale.
Gli Allevatori sono sempre più soli a tutela delle aree montane, acquistando sempre maggiore importanza i concetti di produttività, efficienza, redditività anche nelle scelte politiche ed operative delle amministrazioni locali.
La salvaguardia, la tutela, la conservazione della natura e della cultura che ne ha consentito la valorizzazione fino ai giorni nostri, tanto da vantare il Parco più antico d’Europa e l’istituzione di nuovi Parchi ed aree protette, appare un valore sempre più a rischio di estinzione, essendo la Pastorizia estensiva una realtà sempre più esigua. 



Pochi sanno capire e riconoscere l’importanza degli Allevamenti semibradi di qualità, sia per il valore nutritivo dei prodotti offerti, sia per il ruolo di tutela ambientale che essi svolgono come prevenzione incendi, difesa idrogeologica del territorio, garanzia di biodiversità. (clicca qui per andare al sito dell'iniziativa)


ITINERARI DEL GUSTO e la CUCINA DEL BORGO

Tra i piatti locali meritano una menzione speciale i Quagliatelli e Fagioli, una minestra a base di pasta con acqua e farina ma senza uova; il Capretto “cacio e uovo”; le Pizzelle cotte con il “ferro” artigianale e i dolci natalizi come le Pizze fritte e i Ceci ripieni.

Ricotta al fumo di ginepro o affumicata di Anversa
Prodotta con siero di latte ovino (80%) e caprino (20%). La particolarità è che la fase di affumicatura dura 6-7 ore con legno di ginepro e segatura di faggio.
Ha un'altezza di cm 8 con diametro di cm 10 ed un colore avorio; un odore di erba e resina.
La pasta è burrosa con un sapore leggermente acidulo, più piccante a stagionatura avanzata.
Prodotta da marzo ad agosto e da novembre a febbraio.

Agnello Cacio e Uova
Piatto forte della tradizione abruzzese è l'agnello cacio e uova che rappresenta uno dei piatti più legati alla Pasqua.

Ingredienti: 400 gr di cosciotto di agnello disossato - 4 uova - formaggio pecorino qb - olio - sale qb - aglio - pepe - rosmarino - 1 bicchiere di vino bianco secco - 1 limone

Preparazione: disossato e tagliato l'agnello, si fa rosolare con l'aglio e un rametto di rosmarino.
Quando la carne è ben rosolata, si sfuma col vino bianco secco.
A questo punto, tolto il rosmarino, si sbattono le uova insieme al pecorino grattugiato e al succo di un limone aggiungendo poco sale.
Si versa il composto di formaggio e uovo direttamente sull'agnello e si lascia cuocere fino a che le uova saranno ben rapprese.

Nelle tradizioni dell’Abruzzo, il periodo del Carnevale è caratterizzato da molti Dolci tipici nelle diverse aree territoriali: dalle Castagnole alle Frappe, dalla Cicerchiata alle Zeppole.

Ciambelle Fritte
Ma le ricette più diffuse, con alcune varianti, riguardano proprio le Ciambelle fritte con le patate.

Ingredienti: 1 kg di patate - 1 kg di farina - 8 uova -
8 cucchiai di olio d’oliva - 3 cubetti di lievito di birra -
Buccia grattugiata di 1 limone.

Preparazione: si lessano le patate e si passano per 2 volte nello schiacciapatate.
Si pone l’impasto sulla spianatoia e si aggiungono farina, uova, olio, zucchero e buccia di limone. 

Si scioglie il lievito di birra in acqua calda e si versa sull’impasto da lavorare bene fino ad ottenere una palla morbida.
Si formano tante ciambelle che si fanno lievitare per 2 ore, per poi friggerle in olio bollente e passarle nello zucchero.

Parrozzo
E' una deliziosa specialità natalizia Abruzzese, il Parrozzo è nato il secolo scorso ad opera del pasticciere pescarese Luigi D’Amico, ispirato dal “pane rozzo” (una tipica pagnotta contadina) preparato con semolino e ricoperto di cioccolato.
La prima persona alla quale Luigi D'Amico fece assaggiare il Parrozzo fu Gabriele d'Annunzio, che estasiato dal nuovo dolce, scrisse un sonetto “La Canzone del Parrozzo”:

"È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”.

Ingredienti: semolino 150 g - 6 uova - 1 limone - zucchero - 200 g mandorle - 150 g burro - 30 gr  cioccolato fondente - 200 g mandorle amare - 1/3 di fialetta oppure 2 mandorle intere

Preparazione: per prima cosa ci si procura delle mandorle di ottima qualità.
Poi, messe lin un recipiente, mandorle e zucchero, si tritano bene col mixer fino ad avere una farina abbastanza sottile.
Per evitare che le lame si surriscaldino si aziona il mixer per pochi secondi per volta.
Si mescolano i tuorli con lo zucchero e si montano a lungo fino ad avere un composto chiaro e spumoso al quale si aggiungono la scorza di limone grattugiata e le mandorle tritate; mescolato il tutto si unisce il semolino, incorporando gli albumi montati a neve e mescolando dal basso verso l’alto.
Si imburra ed infarina una teglia da parrozzo - che ha una forma di semisfera, in modo che il dolce venga a cupola -, versando il composto e cuocendo il dolce in forno caldo a 150° C per circa un’ora.
Si farà poi raffreddare il Parrozzo in una gratella e si completa coprendolo con il cioccolato fondente sciolto a bagnomaria.
Per una copertura ottimale si mette la glassa nella parte centrale, aspettando che scivoli gradualmente.
Fatto asciugare qualche minuto, si può, volendo, decorare con granella di mandorle oppure con amaretti sbriciolati.



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STORIA

In età antica, nel periodo preRomano (IX-IV secolo a.C.), nell’area dell’attuale Centro Storico sorgeva un Centro Fortificato Peligno con Necropoli a San Carlo-Fonte Curzio e Coccitelle, mentre nel successivo periodo Italico-Romano (III-I secolo a.C.) 2 piccoli Villaggi sono ubicabili a  Santa Maria delle Fornaci e sul Colle Arenale-Fonte del Biancone con Necropoli alla Cava di Rena.
1150, nel «Catalogo dei Baroni» del Re Normanno Ruggero II, la Terra di Anversa, insieme al Feudo di Castrovalva, figura come appartenente al Conte Simone di Sangro.
Nel 1187 è già Corte di cause civili e penali.
I Feudi di Simone sono poi ereditati da Rainaldo di Sangro che li perde per essersi schierato contro l’imperatore Federico II.
Le Terre di Anversa con il Castello Normanno (edificato nella prima metà del 1100 da Antonio di Sangro) ritornano nella disponibilità di questa famiglia solo nel 1250.
1431, la Contea passa sotto la signoria dei Caldora di Pacentro e, nel 1479, sotto quella di Niccolò da Procida, che arricchisce
dello splendido Portale la Chiesa di San Marcello.
Nel 1493 è venduta alla famiglia dei Belprato, che la tiene fino al 1631, facendole raggiungere sotto la sua guida il massimo splendore.
Nel 1500 l’Accademia Letteraria degli Addormentati, fondata da Gianvincenzo Belprato, richiama nel Palazzo di Anversa umanisti, scienziati e artisti da molte parti d’Italia.
1656, il Borgo è decimato dalla peste propagatasi da Napoli e il violento terremoto del 1706 completa l’opera di devastazione, tanto che in un documento del 1754 il Castello Normanno è descritto come “distrutto e di nessuna rendita”.
Nel 1700 Anversa appartiene ai Recupito, fino all’estinzione del Feudo nel 1806.
Qualche anno prima, nel 1799, sotto il vento della Rivoluzione Francese gli Anversani si erano rifiutati, armi in pugno, di pagare le tasse, sollevando enorme scalpore.
1817, il Borgo di Castrovalva è unito ad Anversa.
Dopo l’Unità d’Italia, il territorio è interessato dal fenomeno del Brigantaggio.
1905, Gabriele D’Annunzio vi ambienta
«La fiaccola sotto il moggio», che definisce “la perfetta tra le mie tragedie”.

SANTO PATRONO

Marcello I (Roma, ... – 16 gennaio 309) è stato il 30º Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica dal 27 maggio 308 al 16 gennaio 309.
È venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica e dalle Chiese Ortodosse.

Non si sa molto su di lui perché le fonti sono incerte e a lungo è stato confuso con San Marcellino, Papa morto martire verso il 304.
Ma il Pontificato di Marcello I, dopo alcuni anni oscuri, è bene attestato dalle fonti antiche.
Sembra che suo merito sia stato aver ristrutturato le Parrocchie devastate dalla Persecuzione di Diocleziano e aver mostrato rigore nei confronti dei Cristiani che si macchiarono di Apostasia, detti “lapsi” (letteralmente "scivolati" "caduti" era il termine latino usato, negli anni 200 e 300, per indicare i Cristiani che, sotto la minaccia delle persecuzioni, compirono atti di adorazione verso gli dèi pagani) che pretendevano di essere ammessi ai sacramenti senza aver compiuto la prescritta penitenza.
Altrove (in Africa, per esempio) molti vorrebbero escluderli per sempre dalla Chiesa, ma, in quel caso Marcello non fu così severo: li accoglierà, sì, ma soltanto dopo un periodo di penitenza.
A questo proposito si cita l’Elogio di Marcello dettato da Papa Damaso I (366-384):
«Manifestò ai lapsi l’obbligo di espiare il loro delitto con lacrime di penitenza: da quei miserabili fu considerato come un terribile nemico ...
Per il delitto di uno, che anche durante la pace rinnegò Cristo, Marcello è stato deportato, vittima della crudeltà di un tiranno
».
Il Martirologio Romano, infatti, dice che fu perseguitato e costretto a fare lo stalliere nelle scuderie della posta imperiale, (per questo è protettore degli stallieri) mentre secondo il «Liber Pontificalis» lo mandarono in esilio.
Ma queste narrazioni non sono considerate attendibili. Nelle fonti antiche troviamo anche differenti date del Pontificato e della morte.
Sappiamo infine con certezza che egli è stato sepolto nel Cimitero detto di Balbina, lungo la via Ardeatina, a Roma.



Una volta eletto, Marcello si accinse immediatamente alla riorganizzazione della Chiesa. 

All'inizio del 600, probabilmente, a Roma esistevano 25 Chiese Titolari ed esiste una tradizione storica che riporta di come l'amministrazione ecclesiastica fosse stata riformata dopo la persecuzione di Diocleziano, pertanto il compilatore del «Liber Pontificalis» la attribuì a Marcello. 
 Secondo il «Liber Pontificalis» suddivise il territorio metropolitano in 25 distretti (tituli) assimilabili alle odierne Parrocchie, a capo dei quali era posto un Presbitero che sovrintendeva alla preparazione dei Catecumeni, al Battesimo, alla somministrazione delle Penitenze, alle Celebrazioni Liturgiche e alla cura dei luoghi di sepoltura e della memoria.
Il suo nome, comunque, è legato soprattutto alla fondazione del Cimitero di Novella (Cœmeterium Novellœ), sulla via Salaria, di fronte al Cimitero di Priscilla, a proposito del quale, sul «Liber Pontificalis» era riportato: «Hic fecit cymiterium Novellae via Salaria et XXV titulos in urbe Roma constituit quasi diœcesis propter baptismum et pœnitentiam multorum qui convertebantur ex paganis et propter sepulturas Inartyrum».

San Marcello, però, è anche un problema, anzi, un groviglio di problemi, perché sulla sua figura fanno confusione anche i documenti antichi: Martirologio Romano e Geronimiano, Catalogo Liberiano, Liber pontificalis...
E i dati contrastanti si possono capire: quelli di Marcello I erano tempi di sconvolgimento per la vita di tutta la Chiesa, in Roma e altrove, a causa della persecuzione che va sotto il nome dell’imperatore Diocleziano, ma che è stata voluta dal suo “vice”, e poi successore, Galerio (morto nel 311).
Secondo il grande storico tedesco Theodor Mommsen e altri studiosi, addirittura Marcello non sarebbe stato vero Pontefice, bensì un semplice Prete Romano, che per qualche tempo può aver funzionato da reggente della Chiesa, dopo la morte di Papa Marcellino nel 304.

La Chiesa Cattolica celebra la sua memoria liturgica il 16 gennaio, mentre le Chiese Ortodosse, invece, lo ricordano il 7 giugno.

Dal Martirologio Romano:
«16 gennaio - A Roma nel cimitero di Priscilla sulla Via Salaria Nuova, deposizione di San Marcellino I, Papa, che, come attesta San Damaso, vero Pastore, fieramente osteggiato dagli Apostati che rifiutavano la penitenza da lui stabilita e disonorevolmente denunciato presso il tiranno, morì esule scacciato dalla Patria»


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