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Abruzzo: Castrovalva che Escher raccontò in una litografia


Castrovalva è frazione di Anversa degli Abruzzi, in provincia dell'Aquila, nel basso Abruzzo, situata su uno sperone roccioso che si erge dalla Cresta di Sant'Angelo, a 820 metri sul livello del mare e conta soli 14 abitanti.

Percorrendo l’autostrada A 25 nel tratto tra Pratola Peligna e Cocullo, si scorge verso Sud un gruppetto di case aggrappate alla montagna su una stretta e precipite cresta rocciosa, di rupi rossastre del Colle di San Michele.
Quel “gruppetto di case” è Castrovalva, frazione del più grande Borgo di Anversa degli Abruzzi da cui dista circa 5 km, e come è facile intuire, il nome del piccolo Borgo, che conta circa 50 abitanti residenti (dati Istat 2001), deriva da Castrum de Valva che ne testimonia, sia l'arroccamento del borgo fortificato (dal latino castrum) e sia l’appartenenza all’antica Diocesi di Valva, che aveva sede nella Basilica di San Pelino a Corfinio.

Per arrivare a Castrovalva bisogna percorrere la Statale 479 verso Scanno e poi proseguire per la stretta stradina che si arrampica, tornante dopo tornante, sul fianco della montagna e permette di penetrare il crinale lungo una stretta galleria che dall’altro lato della cresta del monte immette all’interno del paesino.
Proprio la strada impervia è il motivo per il quale il Borgo è riuscito a mantenere inalterato il suo fascino.

La sua vicinanza alla più celebre Scanno, l’essere una frazione di Anversa degli Abruzzi e la posizione appartata, ha sempre lasciato Castrovalva fuori dai circuiti turistici più frequentati.

CASTROVALVA

Regione: Abruzzo
Comune: Anversa degli Abruzzi
Provincia: L'Aquila AQ
Altitudine: 865 m slm
Abitanti: 50
Nome abitanti: Castresi
Patrono: San Michele Arcangelo
Diocesi: Sulmona - Valva







GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Castrovalva arroccata sulla cresta delle rupi rossastre di un colle, un paesino di poche case aggrappate alla montagna.
La sua vicinanza alla più celebre Scanno, l’essere una frazione di Anversa degli Abruzzi e la posizione appartata, ha lasciato Castrovalva fuori dai circuiti turistici più frequentati.
E’ un luogo dove ci si reca appositamente, ma in cui ci si ferma, perché è una destinazione che non lascia indifferenti quando si decide di raggiungerla.
Questo deve aver fatto anche Escher quando andava alla ricerca di luoghi magici.
Così come la colse Escher nel 1928, fermandola in una sua litografia, si fermò nel tempo e tale rimase fino ai nostri giorni.
Castrovalva non è però soltanto il luogo surreale, reso famoso da Escher: ci si si ritrova anche una pace ascetica, quella dei solitari eremi della Majella o delle Abbazie Benedettine immerse nel verde.


Ma Castrovalva è anche parte di Anversa degli Abruzzi con cui condivide storia e misteri.
Anversa posta all’inizio delle Gole del Sagittario, in un ambiente che i viaggiatori inglesi del 1800 (Richard Craven, Edward Lear) trovavano “pauroso e bello”, Anversa ha colpito anche la fervida immaginazione di D’Annunzio che vi ha ambientato una fosca vicenda all’ombra di un suo imponente rudere, il Palazzo dei Sangro.
Anversa è una primitiva bellezza che smuove le braci mai sopite di un Abruzzo misterioso e barbarico, nella visione del Vate.
Questa è la terra dei Marsi, e Marsus era un mago incantatore di serpenti: gli stessi che nello stemma di Anversa si ritrovano avvinghiati ad un compasso, evocando iniziazioni esoteriche di sapore rosacrociano o massone.
Ma poi c’è il cucù che esce da un povero fischietto di creta, a riportare il tutto alla sua dimensione naïf, che è quella di un paese di antichi produttori di pignatte e giocattoli sonori, di rinomati maestri muratori, di pastori che oggi, attraverso Internet, chiedono l’adozione a distanza delle loro pecore, per salvare un mestiere dimenticato. 



ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Il feudo nell'anno 1000 appartenne ai Normanni, che edificarono il Castello, e alla Diocesi di Sulmona, risalendo all'epoca i primi nuclei religiosi di San Cesidio di Castrovalva e Santa Maria ad Nives.
Il Feudo di Anversa, nel Catalogo dei Baroni, nel 1100, era Castrovalva. 

L’etimologia del nome deriva da Castrum de Valva a testimonianza sia dell’appartenenza all’antica Diocesi di Valva che aveva sede nella Basilica di San Pelino a Corfinio, che del borgo fortificato (dal latino castrum).
L’antico borgo fortificato dominava l’Alta Valle del Sagittario e controllava uno degli accessi della Valle Peligna. 

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TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Il piccolo borgo di Castrovalva è frazione di Anversa degli Abruzzi e dato il nome contenente "castrum" e la sua posizione, possono far evincere che si trattasse della rocca e presumibilmente anche il luogo dove ebbe inizio la storia della stessa Anversa.


Il “gruppetto di case” si trova sulla cresta delle rupi rossastre del Colle di San Michele che la fa chiamare "nido d'aquila".
All’interno del paese, vecchie case, vicoli strettissimi, fino al punto panoramico dal quale è possibile vedere la grande Valle che accoglie i paesi di Anversa, Cocullo e il Casale fino alla Valle Peligna.
Uscendo dal Borgo si può raggiungere la cresta del Colle di San Michele e proseguendo poche centinaia di metri su un sentiero impervio è possibile raggiungere la sommità dell’omonimo colle con vista a volo d’aquila su Anversa degli Abruzzi.

Ai piedi, oltre ad Anversa degli Abruzzi, la Riserva Naturale Guidata Gole del Sagittario, area naturale protetta.


ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

“Le montagne scendono a picco, scheggiate, arse, paurose; il fiume gorgoglia fra i massi, precipita in cascatelle, fugge a rivoli, si raccoglie a laghetti”: questo è lo scenario - descritto da un osservatore nel 1912 - in cui è inserita Anversa con Castrovalva.

Per raggiungere il paesino è necessario percorrere la statale 479 verso Scanno e poi proseguire per la stretta stradina che finisce qui, con un paio di parcheggi, per andare oltre è necessario proseguire a piedi

L’abitato, poche case, si trova su uno sperone roccioso a precipizio sulle sottostanti Gole del Sagittario, poche Case e 3 Chiese, un Circolo e un Bar dove si ritrovano i pochi abitanti rimasti, ed un B&B.

Entrati nel Borgo si è in Via della Fonte al termine della quale si raggiunge la piccola Piazza Risorgimento dove si erge la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria ad Nives (S. Maria della Neve), risalente al 1500.
La facciata ha coronamento curvilineo Barocco, doppiamente inflesso; al centro, il portale liscio architravato è coronato da un affresco Rinascimentale della Madonna col Bambino entro cornice trapezoidale, dai fianchi concavi e profilo superiore convesso, sormontato da una modanatura.
Nella parte alta del fronte c'è un Orologio centrale, ai lati 2 specchiature ellittiche con figure di Santi su fondo azzurro.
 

All'interno, nella navata destra è presente una tela del 1700 opera ex voto, contenente "Apparizione della Madonna dell'Incoronata di Foggia ad un pastore"; tale devozione è legata al fenomeno abruzzese della transumanza, e la devozione si estende anche a San Michele, dato che i tratturi transitano anche per Monte Sant'Angelo.
In segno di tale fedeltà, nel 1700 è stata realizzata una statua del Santo Michele, conservata nella Sagrestia, proveniente dalla piccola Cappella di San Michele di Castrovalva.

Ancora più avanti si scorge l’Arco Medioevale, porta di ingresso all’antico paese.
Qui, fra vecchie case e vicoletti strettissimi, è la piccola Chiesa della Madonna delle Grazie,
sede della Parrocchia di Castrovalva; fu eretta sopra l'antica Cappella di San Tommaso, già citata da Papa Clemente III nel 1188.
A pochi metri, proseguendo per l'omonima via, si domina il vasto panorama della caratteristica Valle che racchiude i paesi di Anversa, Cocullo e il Casale, ed in lontananza, uno scorcio della Valle Peligna.
Tornando indietro, all'uscita della citata Porta d'ingresso, sulla destra, imboccando Via Fuori la Porta, si può ammirare la Valle del Sagittario, con le sue pittoresche Gole, ove fino agli anni 1920 scorreva il fiume Sagittario.
Proseguendo per la scoscesa scalinata si esce dal Borgo e si raggiunge la cresta del Colle San Michele sul quale si erge la Chiesetta di San Michele Arcangelo, risalente al 1100, Patrono del luogo;
la costruzione attuale è sovrapposta a quella originale, nota come Sancti Angeli in Castro di cui le uniche tracce medievali sono visibili nell'ossario della Cripta.
La Cappella antica era a navata unica, con Abside semicircolare scavata nella roccia della grotta rupestre dedicata al Santo, Presbiterio rialzato rivolto verso la Torre di Guardia di Castrovalva, già citata nel 1079. 
Ancora poche centinaia di metri, su buon sentiero, permettono di raggiungere la sommità dell'omonimo Colle con bella vista, a volo d'aquila, su Anversa degli Abruzzi e dove si trova
un'edificio posto sull'estremità dello sperone roccioso che parrebbe essere, a prima vista, la Residenza del Signore Feudale, ma mancano studi a prova di ciò.

Siti Archeologici

La Necropoli Coccitelle è una necropoli sita nei pressi di Anversa degli Abruzzi che viene fatta risalire al IV-III secolo a.C.
Il sito archeologico consta di qualche Grotta di modesto interesse ed è posto a qualche centinaio di metri dalla strada che, da Anversa degli Abruzzi, va verso Bugnara, Introdacqua e Sulmona.
Si tratta di resti di 50 tombe a lastroni, con ogni probabilità, riferibili a popoli preRomani che, dopo la Guerra Sociale, vennero assoggettati molto probabilmente a Roma.
Il nome Coccitelle deriva, verosimilmente, da come i contadini chiamano i lastroni delle tombe.
Molte delle sepolture più ricche sono di donne, in quanto hanno riportato alla luce scheletri femminili con gioielli e monili femminili.
Nelle vicinanze si trovano altre Necropoli, di Cava della Rena e di San Carlo - Fonte Curato.


Centro di Documentazione Archeologica.
Raccoglie i corredi funerari trovati nella necropoli pre-Romana scoperta in località Coccinelle.
Oltre 2000 anni fa, gli uomini seppellivano i loro cari secondo riti e consuetudini che il tempo ha offuscato. Nelle tombe degli uomini veniva deposta la spada, in quella delle donne gli effetti personali.
Accanto alla testa era posta un’anfora, all’altezza del bacino una ciotola, lungo il lato destro del corpo un’olla (pentola). 


Aree Naturali

Nel territorio sono presenti il panorama sulle Gole del Sagittario, la Riserva delle Gole del Sagittario e il Giardino Botanico Gole del Sagittario.

La Riserva Naturale Guidata Gole del Sagittario è un'area naturale protetta situata nel Comune di Anversa degli Abruzzi, in Provincia dell'Aquila.
Istituita nel 1997 e comprende la Valle percorsa dal Fiume Sagittario, che si estende da Villalago a Cocullo in provincia dell'Aquila: l'area delle Gole inizia dalla Diga di San Domenico, nei pressi della quale sorge l'Eremo di San Domenico, nei pressi di Villalago.
In essa trovano rifugio molti animali selvatici dai Lupi ai Falchi, dai Moscardini (piccoli ghiri color nocciola) ai Gufi all'Orso Marsicano. 




Il Giardino Botanico Gole del Sagittario o delle Sorgenti del Cavuto si trova ad Anversa degli Abruzzi, in provincia dell'Aquila.
Rappresenta l'ultima propaggine della Riserva delle Gole del Sagittario in prossimità di Anversa degli Abruzzi e vi si accede mediante una discesa dalla stessa cittadina che ne è anche l'Ente Gestore insieme al WWF ed alla Provincia dell'Aquila.
Istituito nel 1996 con Legge Regionale 35/97, il Parco ospita 380 specie di piante di cui 45 ascritte alla Lista Rossa di estinzione e conservazione CITES.
È provvisto di vivaio irrigato dal Sagittario e dalle sorgenti del Cavuto, le cui sorgenti si immettono direttamente nel Sagittario, oltre ad alimentare una piccola Centrale Idroelettrica.
In passato, prima della realizzazione della Centrale Elettrica si producevano le famose Ceramiche di Anversa degli Abruzzi.  

Sito in Piazza Roma 10, tel. 0864 49115 - 49504.
Aperto da marzo a dicembre con orari diversi.
Un museo a cielo aperto per riflettere sull’ordine e la regolarità della vita naturale e per incantarsi davanti a uno stagno, un vecchio, tronco, una siepe, un prato fiorito, rifugi di mondi nascosti.

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VIAGGIO tra ARTE e CULTURA

Castrovalva fu meta dell’artista olandese Cornelius Escher esploratore ed amatore degli impervi sentieri d’Abruzzo, che proprio al piccolo Borgo dedicò una litografia (realizzata nel 1928 e pubblicata nel 1930) esposta al Museum of Art di Washington.

Quando si parla di Maurits Cornelis Escher vengono immediatamente alla mente le incisioni su legno e le litografie dalle costruzioni impossibili che tanto hanno reso famoso l’Incisore e Grafico Olandese.
Escher utilizzava quasi esclusivamente la litografia, tecnica che prevede l’incisione delle immagini a rovescio sulla pietra, e la xilografia, che prevede l’incisione su tavolette di legno, che venivano poi inchiostrate e utilizzate per realizzare più copie dello stesso soggetto.

Nel suo soggiorno in Italia l’artista rimase ammaliato dal tranquillo e sperduto paesino abruzzese, al quale, dedicandole una delle sue celebri litografie ha portato lui e la stessa, agli onori internazionali: Castrovalva, frazione di Anversa degli Abruzzi, che al litografo ha dedicato l’ultimo tornante prima dell’ingresso al paese, il "Girone Escher", da cui è possibile osservare Castrovalva dalla stessa prospettiva ritratta nella litografia.

Escher disegnò altri paesi d’Abruzzo, ma Castrovalva rimane il suo primo amore e molti critici affermano che il prestigio dell’artista sia cominciato proprio con questa litografia, il capolavoro del suo periodo paesaggista.

Goriano Sicoli, Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Castrovalva, Scanno, Opi, Barrea, Fara San Martino, Pettorano sul Gizio, i Borghi che hanno affascinato e sono stati oggetto d’ispirazione e formazione per le opere del noto incisore e grafico Maurits Cornelis Escher.
L’Artista Olandese si trasferì in Italia dal 1923 al 1935 stabilendosi a Roma dopo il primo viaggio nel Bel Paese che compì nel 1921 con i genitori e poi in compagnia di amici nel 1922.
Tardo viaggiatore del Grand Tour, l’artista, subì il fascino del paesaggio, delle architetture e dell’arte italiana, girò in lungo e in largo l’Italia passando dalla Toscana, alla Campania, alla Puglia, dalla Calabria, alla Sicilia, all’Emilia Romagna, dalla Liguria, al Veneto e l’Abruzzo che ebbe modo di visitare in 3 diverse occasioni tra il 1928 e il 1935.
Escher si avventurò nella regione dei Parchi, colpito dal fascino mozzafiato degli splendidi Borghi, talvolta arroccati oppure adagiati sui crinali delle montagne o nelle valli, tutti sempre circondati da lussureggiante vegetazione che ancora oggi li impreziosisce.
Quei borghi non facili da raggiungere ai tempi di Escher, sperduti e sconosciuti, allora come oggi, furono di notevole impatto emozionale forte, alla base per il progetto per un libro illustrato sulla regione.
Lo confermano le testimonianze epistolari, gli appunti di viaggio, le foto scattate, i diversi disegni realizzati, un lavoro che non fu, purtroppo, portato a termine.

Escher a proposito della sua visita a Castrovalva, scrisse:

Ho trascorso quasi un giorno intero seduto a disegnare a lato di una stretta strada di montagna.
Sopra di me c’era la scuola e mi divertivo a sentire le chiare voci dei bambini mentre cantavano le loro canzoni
”.

Al piccolo Borgo di Castrovalva è legato anche l’episodio più divertente e strambo delle sue visite abruzzesi.
Analogamente a quanto accadde a Goethe il 14 settembre 1786 a Malcesine, all’inizio del suo Viaggio in Italia (un uomo, vedendolo riprendere le rovine di una vecchia torre, gli domandò cosa stesse facendo e gli disse che non era permesso, stracciando i suoi disegni), anche Escher incappò in un italica denuncia che lo fece interrogare nella locale Caserma dei Carabinieri, perché accusato di aver preso parte all’attentato alla vita del Re d’Italia, che aveva avuto luogo il giorno prima a Torino.
Era arrivato a Castrovalva in tarda serata reo di non aver partecipato alla processione nel paese, il che aveva insospettito un’anziana donna che lo denunciò, anche perché a suo dire aveva un’espressione diabolica.
Per fortuna il malinteso si chiarì e nel giro di poche ore Escher tornò a dedicarsi alla sua opera d’arte.


Luoghi della Cultura

Nel 1997 ad Anversa viene istituito il Parco Letterario Gabriele d'Annunzio, (vai al sito) in quanto D'Annunzio ha ambientato ad Anversa degli Abruzzi uno dei suoi capolavori: "La fiaccola sotto il moggio" in cui la fiaccola, secondo una leggenda popolare è il rudere del Castello Normanno, appartenuto alla famiglia Di Sangro, che al visitatore, pare avere la forma di una fiammella). 
Ogni anno nel periodo estivo, a Castrovalva, nell'ambito delle manifestazioni del Parco Letterario d'Annunziano viene organizzato un Recital di poesia dialettale.

Nel 1904, come sempre, d’Annunzio facendo ricorso al suo poderoso archivio memoriale, consegnato anche alle brevi note degli inseparabili Taccuini, dando corpo fantastico alle remote impressioni di un’avventurosa cavalcata nella Valle del Sagittario che aveva compiuto diciottenne, nel 1881, in compagnia del conterraneo  Francesco Paolo Michetti (pittore e fotografo di Tocco da Casauria), e il più comodo viaggio in carrozza del 1896 insieme ad una delle sue amanti, Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, si era aggiunto a rianimare la suggestione dei luoghi, focalizzando l’attenzione su Anversa, grazie anche ai fotogrammi d’Olinto Cipollone (Amico di Michetti e dello stesso D'Annunzio l'avvocato Olinto Cipollone, valente fotografo e sperimentatore delle prime tecniche del colore) e alla guida sapiente dello storico d’arte Emile Bertaux.
Ad Antonio De Nino (Antropologo, studioso di archeologia e folclore abruzzese), assente nell’escursione per motivi di salute, il Vate sarebbe comunque ricorso nelle fasi preparatorie del materiale erudito e in quelle più concitate dell’elaborazione creativa e della messa in scena, da caratterizzare con le peculiarità tutte abruzzesi di certi personaggi che al dramma davano tono e colore essenziali, calati nell'ambiente quali elementi portanti della sua ricostruzione.
Così la memoria privata s’innervava di quella storica e i feudatari de Sangro erano chiamati ad occupare la ribalta in un tempo non più remoto, attualizzato al declino irreversibile della dinastia Borbonica, quando il “turbine abbatte una vecchia casa magnatizia”.

Era una formula già sperimentata, nella quale veniva a disfarsi ciò che ancora rimaneva di un Abruzzo barbarico e misterico, illustrata dalla terribilità pittorico-coloristica di Michetti e dalla saggezza esperita del cantafavole De Nino, i tanti nomi di luoghi e persone tolti di peso dalla "Guida dell’Abruzzo" (1903) di Enrico Abbate, non sarebbero comunque valsi a fare sulla carta quella parte di terra, chiusa o aperta a “sogni di terre lontane”.
Su tutto e su tutti, sulla “casa che crolla”, sta imponente solo il Sagittario che “si rompe e schiuma”; mentre in alto, magicamente arroccate e sospese, le case di Castrovalva continuano ad ardere sul “sasso rosso”.

La tragedia scritta nel 1904, è ambientata tra le mura della "casa antica dei Sangro" ad Anversa degli Abruzzi. D'Annunzio, si era recato più volte da quelle parti sia per gite di piacere, sia per assistere alla famosa Festa delle serpi di Cocullo, a pochi chilometri da Anversa. L’interesse per Anversa è poi confermato dal rinvenimento tra i suoi "Taccuini" di un appunto del 19 settembre 1896 durante una gita a Scanno: "Anversa: avanzi di un castello (..) il Sagittario, il fiume spumoso (...)".
Al Museo Vittoriale, che conserva molte delle cose appartenute a d'Annunzio, è custodito anche il volume "Guida dell' Abruzzo" di Enrico Abbate che, dati gli eloquenti segni di lettura, dimostra quanto D'Annunzio fosse interessato all'esatta conoscenza e individuazione dei luoghi ove ambientare le sue opere "abruzzesi" (Il Notturno, il Libro segreto, La Vergine delle rocce, La figlia di Jorio, ecc.).

Ne "La Fiaccola sotto il Moggio", D'Annunzio sembra interessato, più ancora che nelle altre sue opere abruzzesi, a circoscrivere e a precisare, sia cronologicamente che geograficamente lo spazio del racconto.
L'azione si svolge nel Paese Peligno (cioè nel paese dei discendenti del popolo italico dei Peligni, che era in Abruzzo tra Corfinio e Sulmona e più precisamente viveva in Abruzzo tra Corfinio e Sulmona) dentro al territorio di Anversa, presso le Gole del Sagittario, la vigilia della Pentecoste, al tempo di Re Borbone Ferdinando I e quindi tra il 1814 e il 1825, anno della scomparsa del vecchio sovrano.
Sono gli anni in cui viene demolito il potere dei feudatari del Mezzogiorno e, come loro, anche i personaggi della tragedia dannunziana, non sono soltanto decaduti dalla ricchezza, ma non costituiscono più un ordine privilegiato e separato: anche loro si sono dovuti "imborghesire" nella mentalità e nel costume. 

Quest'aristocrazia "squattrinata", vive in una "casa antica" di cui, già in una delle prime strofe di apertura, Annabella (una delle serve) evoca le "cento stanze", ovviamente una connotazione fantastica, ma che serve a dare la dimensione della passata "grandiosità" della famiglia dei Sangro. 

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CIAK SI È GIRATO A Castrovalva

Abruzzo dannunziano di Morelli (1947) incentrato sulle tradizioni del paese di Scanno e Anversa degli Abruzzi.

Scusate se esisto di Roberto Milani (2014) con Paola Cortellesi, al suo debutto come sceneggiatrice, e Raoul Bova, in cui molti interlocutori della protagonista fanno confusione con la città svizzera


ARTI & MESTIERI

Anversa degli Abruzzi, nota per le sue produzioni di Ceramiche del 1800 e 1900, ha restituito preziose testimonianze relative ai secoli precedenti, a partire almeno dal 1400.
Un'accurata ricerca d'archivio ha fornito conferme agli studi effettuati sulle Maioliche Rinascimentali di Villa d'Este a Tivoli e della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Collarmele (AQ), rivelatesi opera del Maestro Bernardino de' Gentili di Anversa, certamente identificabile con un esperto ceramista abruzzese attivo nella seconda metà del 1500.
Infatti negli archivi locali è stato possibile reperire documenti attestanti una famiglia Gentili ad Anversa nel 1500 e, nel secolo successivo, alcuni componenti di tale famiglia vengono definiti Vasai.
L'ipotesi dunque di maestri e officine presenti ad Anversa fin dal Rinascimento ed attivi anche al di fuori del comprensorio, si è ulteriormente definita ed ha trovato conferma con una campagna di scavo (estate 1999) articolata in una serie di saggi mirati, grazie allo studio della toponomastica e della topografia del paese.
Infatti si è riscontrata la presenza di una strada denominata Via Santa Maria delle Fornaci e sono stati individuati i siti più adatti all'insediamento di Botteghe, Fornaci e relative discariche.
Scavi hanno restituito più di 10.000 frammenti di ceramica, perlopiù scarti di lavorazione, che permettono di tracciare un quadro sulle produzioni anversane inquadrabili tra il 1400 e l'inizio del 1600.
Abbondante risulta la produzione di Ingubbiata (o ingobbiata, da ingobbio, impasto argilloso liquido con cui si riveste una ceramica, generalmente prima della cottura) ed invetriata (la ceramica invetriata è un tipo di ceramica caratterizzato dalla presenza dell'invetriatura, un metodo per impermeabilizzare i recipienti rendendoli resistenti agli agenti atmosferici) dipinte, scarsa la graffita; molto importante la presenza di Ceramica a rilievo, non documentata mai in Abruzzo e con caratteristiche peculiari rispetto alle tipologie finora conosciute di tale tipo di Ceramica.
Si può comunque affermare che, già dal 1500, Anversa doveva essere un centro di produzione di Ceramica, gravitante come tipologie e modelli nell'area laziale.

PRODOTTI DEL BORGO

La “Pignata”, il recipiente in terracotta (pignatta) usato per la cottura dei legumi, è simbolo di Anversa (gli abitanti erano chiamati “pignatari”), insieme al “Cucù”, il fischietto d’argilla dal caratteristico suono (simile a Matera).
La Ricotta affumicata di Anversa è uno dei celebri profumi e sapori della terra d’Abruzzo, certificato dalla Medaglia d’Oro alle Olimpiadi del Formaggio di Montagna del 2002.


ITINERARI DEL GUSTO e la CUCINA DEL BORGO

Tra i piatti locali meritano una menzione speciale i Quagliatelli e Fagioli, una minestra a base di pasta con acqua e farina ma senza uova; il Capretto “cacio e uovo”; le Pizzelle cotte con il “ferro” artigianale e i dolci natalizi come le Pizze fritte e i Ceci ripieni.

Ricotta al fumo di ginepro o affumicata di Anversa
Prodotta con siero di latte ovino (80%) e caprino (20%). La particolarità è che la fase di affumicatura dura 6-7 ore con legno di ginepro e segatura di faggio.
Ha un'altezza di cm 8 con diametro di cm 10 ed un colore avorio; un odore di erba e resina.
La pasta è burrosa con un sapore leggermente acidulo, più piccante a stagionatura avanzata.
Prodotta da marzo ad agosto e da novembre a febbraio.

Agnello Cacio e Uova
Piatto forte della tradizione abruzzese è l'agnello cacio e uova che rappresenta uno dei piatti più legati alla Pasqua.

Ingredienti: 400 gr di cosciotto di agnello disossato - 4 uova - formaggio pecorino qb - olio - sale qb - aglio - pepe - rosmarino - 1 bicchiere di vino bianco secco - 1 limone

Preparazione: disossato e tagliato l'agnello, si fa rosolare con l'aglio e un rametto di rosmarino.
Quando la carne è ben rosolata, si sfuma col vino bianco secco.
A questo punto, tolto il rosmarino, si sbattono le uova insieme al pecorino grattugiato e al succo di un limone aggiungendo poco sale.
Si versa il composto di formaggio e uovo direttamente sull'agnello e si lascia cuocere fino a che le uova saranno ben rapprese.

Nelle tradizioni dell’Abruzzo, il periodo del Carnevale è caratterizzato da molti Dolci tipici nelle diverse aree territoriali: dalle Castagnole alle Frappe, dalla Cicerchiata alle Zeppole.

Ciambelle Fritte
Ma le ricette più diffuse, con alcune varianti, riguardano proprio le Ciambelle fritte con le patate.

Ingredienti: 1 kg di patate - 1 kg di farina - 8 uova -
8 cucchiai di olio d’oliva - 3 cubetti di lievito di birra -
Buccia grattugiata di 1 limone.

Preparazione: si lessano le patate e si passano per 2 volte nello schiacciapatate.
Si pone l’impasto sulla spianatoia e si aggiungono farina, uova, olio, zucchero e buccia di limone. 

Si scioglie il lievito di birra in acqua calda e si versa sull’impasto da lavorare bene fino ad ottenere una palla morbida.
Si formano tante ciambelle che si fanno lievitare per 2 ore, per poi friggerle in olio bollente e passarle nello zucchero.

Parrozzo
E' una deliziosa specialità natalizia Abruzzese, il Parrozzo è nato il secolo scorso ad opera del pasticciere pescarese Luigi D’Amico, ispirato dal “pane rozzo” (una tipica pagnotta contadina) preparato con semolino e ricoperto di cioccolato.
La prima persona alla quale Luigi D'Amico fece assaggiare il Parrozzo fu Gabriele d'Annunzio, che estasiato dal nuovo dolce, scrisse un sonetto “La Canzone del Parrozzo”:

"È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”.

Ingredienti: semolino 150 g - 6 uova - 1 limone - zucchero - 200 g mandorle - 150 g burro - 30 gr  cioccolato fondente - 200 g mandorle amare - 1/3 di fialetta oppure 2 mandorle intere

Preparazione: per prima cosa ci si procura delle mandorle di ottima qualità.
Poi, messe lin un recipiente, mandorle e zucchero, si tritano bene col mixer fino ad avere una farina abbastanza sottile.
Per evitare che le lame si surriscaldino si aziona il mixer per pochi secondi per volta.
Si mescolano i tuorli con lo zucchero e si montano a lungo fino ad avere un composto chiaro e spumoso al quale si aggiungono la scorza di limone grattugiata e le mandorle tritate; mescolato il tutto si unisce il semolino, incorporando gli albumi montati a neve e mescolando dal basso verso l’alto.
Si imburra ed infarina una teglia da parrozzo - che ha una forma di semisfera, in modo che il dolce venga a cupola -, versando il composto e cuocendo il dolce in forno caldo a 150° C per circa un’ora.
Si farà poi raffreddare il Parrozzo in una gratella e si completa coprendolo con il cioccolato fondente sciolto a bagnomaria.
Per una copertura ottimale si mette la glassa nella parte centrale, aspettando che scivoli gradualmente.
Fatto asciugare qualche minuto, si può, volendo, decorare con granella di mandorle oppure con amaretti sbriciolati.



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STORIA

Gli abitanti che la fondarono provenivano da 5 ville.
La Chiesa di San Cesidio fu possesso di Montecassino

Prima dell'anno 1000 fu possesso dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno.
Tuttavia il primo documento che cita Castrovalvano è il Catalogo dei Baroni quando, nel 1079 cita il luogo come "Castro di Valva" che nel 1173 era appartenuto a Simone Conte di Sangro, mentre nel 1187 era possedimento di Simone di Teodino Conte di Castel di Sangro.
Nel 1200 il Castrum de Valva viene citato nello Statuto per la riparazione dei Castelli Imperiali Svevi.
Per tutto il corso del 1500, Castrovalva è Feudo dei Di Sangro, passando per matrimonio alla famiglia di origine spagnola dei D'Avalos, per poi essere venduta alla famiglia dei Baroni Paschale di Bugnara, nella persona del Notaio Annibale Paschale di Bugnara (detto anche Annibale de Pascale).
Dopo la morte del Barone Annibale Paschale, passa al figlio di questi, Khalil Santarelli.
Nel corso del 1600 il Feudo di Castrovalva passò di mano a molti Baroni: i Di Salvo di Scanno, i  Marchesano, i De Rosa di Napoli, passando al Barone Giovan Battista Roberti di Lucera, Tesoriere di Chieti, che fece elevare la Baronia di Castrovalva a Marchesato;
infine passò ai Pomarici di Matera, che conservano ancora oggi il titolo di Marchesi di Castrovalva.
Nel 1817 Ferdinando I delle Due Sicilie, promulgando una riforma dello Stato, unì definitivamente Castrovalva ad Anversa, ma dal 1927 viene eletta, ogni 4 anni, una commissione amministrativa di 5 membri dai cittadini di Castrovalva.



SANTO PATRONO

Michele (in ebraico: מִיכָאֵל‎? [mixaˈʔel]; in latino: Quis ut Deus, Chi è come Dio, che traduce Mîkhā'ēl; in greco antico: Μιχαήλ, letto Mikhaḗl; latino: Michahel; in arabo: ميخائيل| , letto Mīkhā'īl) è un arcangelo nell'Ebraismo, nel Cristianesimo, e nell'Islam.
Nella tradizione delle Chiese Cattolica Romana e Ortodossa, nella fede Anglicana e Luterana, egli è chiamato "San Michele l'Arcangelo" (l'Arcangelo per antonomasia), o più brevemente "San Michele". 

Nella tradizione delle Chiese Ortodosse Orientali e Ortodossa, egli è chiamato "Tassiarca Arcangelo Michele", o più brevemente "Arcangelo Michele".
L'attribuzione direttamente nel nome del titolo di Santo, che pure ha origine nell'Antico Testamento, non è universalmente accettata da tutte le confessioni religiose.
Invece, il nome proprio Michele (in ebraico: מיכאל, di tipo teoforico) è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di Arcangelo.
Il nome Michele deriva dall'espressione Mi-ka-El che significa "chi è come Dio?".
L'Arcangelo Mihele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana.
Michele, comandante delle milizie celesti, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi.
L'arcangelo Michele è rappresentato in forma di guerriero, infatti porta una spada. 




L'angelo Michele nell'ebraismo
Secondo l'esegesi della religione ebraica l'Angelo Michele, che è un Serafino, sostiene il popolo d'Israele e rappresenta il Kohen Gadol nelle Regioni eccelse, è infatti legato alla Sefirah Chesed ed è chiamato "Grande" come il popolo d'Israele.

«...Samek indica Mikael che sostiene Israele, lo difende e ne attesta la rettitudine».
Se non fosse per lui, che parla bene nei nostri confronti, non saremmo più al mondo ma egli dice al Santo, benedetto Egli sia: "Israele professa l'Unità proclamando: "Chi è come Dio?" (mi ka E-l)", come è scritto: "Chi è come Te fra gli dei, o Signore" (Esodo15.11) ... Mikael domina tutti i (gli Angeli) principi»
(El'azar da Worms, Il segreto dell'Opera della Creazione)

L'angelo Michele rivelò alla matriarca Sarah, sposa di Abramo, la nascita del figlio Isacco; inoltre, ormai superata, parlò ad Abramo nell'episodio della prova del sacrificio di Isacco.

Michele nell'islam
Il nome di Mīkāʾīl (in arabo: ميخائيل‎), o Mīkīl (in arabo: ﻣﻴﻜﻴﻞ‎), è citato nel Corano alla sūra II, versetto 98. È indicato come di pari rango rispetto a Jibrīl (Gabriele). Secondo la tradizione, assieme a quest'ultimo, avrebbe provveduto a istruire il profeta Maometto e, secondo un'altra tradizione, sua caratteristica sarebbe quella di non ridere mai.  


TRADIZIONI - EVENTI

Nella frazione sono festeggiati la Madonna della Neve e San Michele Arcangelo

DOVE MANGIARE e DORMIRE: Locanda Nido d'Aquila (clicca qui per vedere)
DOVE DORMIRE: AirBnB (clicca qui per vedere)

COME RAGGIUNGERE Castrovalva



In TRENO



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In AUTOBUS


In AUTOMOBILE 

Autostrada A 25 Roma-Pescara, uscita casello di Cocullo, Strada Provinciale N. 479 da Sulmona


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