Meridionalista perché il Sud Italia è un laboratorio che dimostra come la crisi sia un'opportunità, di come si sviluppa il senso di resilienza; una parte d'italia che ha conservato la vera identità italiana, grazie al fatto di essere rimasto indenne da ogni "vantaggio" del cosiddetto "progresso", ma anche miracolosamente sottratta ai suoi numerosi svantaggi che abbiamo modo di conoscere, centellinandoli, nei decenni.
I ritmi di vita degli abitanti non è granché cambiato da secoli e la "misura naturale", quella che scandisce il susseguirsi della notte col giorno, delle diverse stagioni e, attraverso le fasi lunari, i tempi della semina e del raccolto, tenendo uniti i membri delle piccole comunità come gli ospiti di una barca di fronte alla forza e alla solitudine del mare, è una misura nettamente percepibile, è, anzi, la chiave dei comportamenti, dei sorrisi, dei timori, delle ritrosie, delle condiscendenze verso gli ospiti che ci colpiscono come il segno di una identità preziosa.
Oltre a questa presenza della civiltà contadina, ancora vissuta nei suoi ritmi e nei suoi valori, un filone di gaiezza e filosofica serenità e, nell'ambiente di molti centri, un'eleganza e un'armonia urbana che fanno supporre rapporti intensi, trascorsi e/o ancora vivi
Purtroppo, molte cose sono scomparse ed in particolare la più preziosa: quel senso di equilibrio ed armonia tra l'uomo e l'ambiente; ma gran parte dei paesaggi e delle architetture che caratterizzano i luoghi, sono ancora lì e parlano lo stesso linguaggio, anche se gli uomini sono cambiati e aldilà degli equilibri perduti, essi cercano nuovi equilibri da conquistare, venendo a patti col progresso e dello sviluppo ormai diventati così aggressivi, invasivi e penetranti da rendere vani tutti i tentativi di metterli tra parentesi.
Perché altrettanta attenzione merita il Sud; non solo quella nobile delle aree archeologiche o delle evidenze presenti nei centri storici, che testimoniano il passaggio di Greci, Bizantini, Normanni, Arabi, al più alto livello; ma quella cosiddetta "minore" che meglio sarebbe definire "collettiva" perché non aspira ad un valore autonomo da "protagonista", ma canta "in coro": esprime cioè il suo valore come parte di un "tutto" che può essere la compagine unitaria degli insediamenti o anche il rapporto di un singolo edificio con il paesaggio, sempre rispondente ad una regola mai scritta ma rigorosamente rispettata.
Nel Sud, come nel resto dell'Italia "minore", esiste il "linguaggio dei luoghi", qualcosa che può paragonarsi al dialetto che di primo acchitto, ascoltando anche poche parole, permette di individuare con certezza un luogo, un territorio, una regione di appartenenza e, in qualche caso, anche un insediamento determinato e finanche un suo quartiere.
Penisolabella è una dichiarazione d'amore per la bellezza dell'Italia che raccoglie, come detto, i lavori dei miei progetti, ma anche le migliaia di racconti raccolti in rete.
L'idea nasce dal mio amore appassionato incondizionato spassionato per il mio paese, l'Italia ed il Sud in particolare; dalla convinzione che troppi sono i detrattori, per calcolo, malafede e ignoranza intesa come non conoscenza del Paese in cui viviamo.
Sono partito dallo spirito degli viaggiatori del Grand Tour, ad iniziare da Wolfgang Goethe e dall'idea di dare vita e visibilità alle parole scritte nei loro diari, percorrendo le strade raccontate nei vari Viaggi in Italia scritti da allora ad oggi, fotografando i luoghi da loro visitati.
Penisolabella, è l'Italia nata dall'opera congiunta di nobili famiglie e grandi artisti, architetti ed urbanisti, monaci e popolazioni; vascello che naviga nel grande lago del Mar Mediterraneo.
Un paesaggio, con tutto ciò che contiene, è come un’opera d’arte, ma molto più complessa: un artista realizza un'opera, come gli architetti colline, pianure, coste; ma nei due casi, non sempre l’intervento artistico ha un risultato esteticamente armonioso; gli architetti chiamati a dipingere, a volte fanno i graffitari.
Inoltre, il paesaggio è più corale e sempre in divenire, in quanto, anche chi lo abita li trasforma, con l’uso e l’abuso.
Tutti questi interventi costituiscono l’identità materiale e immateriale culturale e spirituale dei territori.
Paesaggio è il luogo al quale si appartiene senza averne, spesso, coscienza dell’appartenenza.
Ogni cultura instaura il suo rapporto con la natura, creando luoghi con determinati caratteri, attraverso diverse scelte, scopi, intendimenti: luoghi divenuti, di conseguenza, specchio della storia, della cultura e delle società che li hanno promossi.
Documenti della natura, delle architetture e della storia, i paesaggi sono sintesi del vivere umano e quotidiano: ciascuno con la propria peculiarità, espressione di una data libertà.
La formazione del paesaggio è connessa ai suoi abitanti come gli abitanti sono connessi al proprio paesaggio, al complesso dell’immagine del proprio mondo quotidiano rilevato attraverso la contemplazione e la lettura per immagini operata attraverso la fotografia.
Tra abitanti e luoghi abitati il legame è stretto e vitale, etico ed estetico e il paesaggio ne rappresenta lo spazio dove si legge la sua storia nella sua complessità con le sue stratificazioni e sovrapposizioni.
Ogni momento storico può essere individuato nel paesaggio, luogo che accoglie le relazioni tra uomo e natura: rappresenta il risultato di un moto perpetuo, continuo, di trasformazione, risalente alle origini stesse del territorio e alla sua personalità primaria.
Pertanto, ogni paesaggio è natura trasformata dall’uomo nel corso della storia; ma, concettualmente differente dalla natura, a volte armonizzato con essa (in passato) a volte imposto (nel presente).
La natura, in sé e per sé, non è altro che la vita corale, spontanea, nella quale il creato e le sue creature, esistono e convivono interconnessi armonicamente, secondo leggi cosmiche.
Come unità di una totalità, la natura è priva di contorni, mentre ciascun paesaggio, pur nella convivenza e interazione tra paesaggi limitrofi, è ben delimitato e compreso in un orizzonte momentaneo o durevole: è un rilievo individuale, individuabile, caratterizzato e caratterizzante rispetto all'unità indissolubile della natura in cui è inserito.
In ogni paesaggio c’è il nostro passato e il nostro presente, con usi e abusi, che dovremmo tramandare alle generazioni future con rispetto e tutela.
Occorre una visione globale del vivere e dell'ambiente, come scenario della storia all'interno del rapporto natura-cultura-architettura: una visione del mondo che riconduce l'uomo al sentimento responsabile della conservazione del paesaggio, come ambito complessivo della vita.
Per questo, formare la coscienza identitaria è compito quanto mai urgente, educare ad uno stile di vita non consumista, alla bellezza, per risvegliare il senso di appartenenza e di cittadinanza.
Architetto Fotografo Artista, Divulgatore, posso contare su un'arma comunicativa in più: l'immagine che vale più di mille parole; l'immagine è strumento di comunicazione universale, in grado di coinvolgere tutti
ed ognuno, con la sua sintesi e immediatezza; attraverso la sua forza
evocativa, la potenza testimoniale, supportate da un linguaggio
esteticamente “accattivante”, largamente comprensibile.
Meglio delle parole, le immagini, creano icone emozionali, in grado di coinvolgere, divulgare, sensibilizzare, creare opinione pubblica, rappresentando uno strumento molto potente.
Non mi importa che nei miei Viaggi nell'Italia delle architetture vi siano il Duomo di Milano o il Colosseo, o le architetture del Bernini e/o del Borromini; i centri cittadini, piuttosto voglio che il mio vedere arricchisca l’immaginario soggettivo e collettivo con la città contemporanea delle periferie, quelle progettate dalle amministrazioni e quelle diffuse e disordinate, nate spontaneamente.
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