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L'Italia svuotata

[...] Neanche un impressione riporto da Spoleto, e qui potrei anche concludere, all'uscire da un carcere che per me si è aperto, unicamente per mostrarmi il suo vuoto. 

Ma di vuoti in questi viaggi tra le folle e sui treni italiani ne ho incontrati e percorsi parecchi, e se c'è un mistero nel fondo delle cose, batta un colpo per smagarmi dal timore di non aver trovato niente. 

Vediamo: a Bagnoli, l'alto forno spento, gli operai assenti; a Genova, a Trieste, i porti senza più marinai né scaricatori, le grandi navi deserte; i manicomi come grandi padiglioni vuoti tra la vegetazione, con qualche ombra di malato più assurda della follia, radicalmente spenta dallo psicopatico, direzioni chiuse, cucine abbandonate; le centrali dell'Enel, immani bronchi gassosi nella pianura, senza presenze umane visibili, eccetto la pattuglia dei guardiani; le chiese, quasi sempre vuote, con riti seguiti da vecchie, preti in borghese che aprono e chiudono come funzionari; nelle pianure irraggiate dal Po, un mal d'animo equivalente a un gran vuoto, un silenzio della vita, tristemente surrogato da rumori di un animato in movimento; e poi il vuoto delle gallerie scavate per la guerra austro ungarica, abbandonate dalla morte, che ne fu l'unica vita, e il vuoto dei grandi spazi consacrati al costoso Nulla della carne, Staglieno, il Monumentale, i templi dei cremati, dove il basso culto della materia corrotta tiene lontani, inorriditi, gli angeli veri; il vuoto delle latomìe a Siracusa, dei teatri greci svolacchiati dalle cornacchie turistiche, dei dormitori senza dormenti, dei musei archeologici e delle raccolte di storia naturale apparecchiati gli occhi spenti, calamite di piumaggi morti. 

Quanti vuoti di saloni attraversati! 

Amache di tepori sospese al passato, ne emana un gelo di sarcofago, i passi per svogliatezza perdono il piede, il loro fasto remoto invoglia a cercare, appena usciti un umile bottega di barbiere. 

Reggia di Gonzaga, Palazzo Cattaneo-Adorno, Real Collegio di Moncalieri, Castello d'Issogne, Palazzo Revoltella, Villa Borromeo, Villa Carlotta, Castello di Duino, il Caleotto ... 

Ah le passioni! Morte quelle è subito la fine di Babilonia! 

E il vuoto notturno dopo la festa, del Palazzo Treville di Casal Monferrato, come un soffio d’archi in un alito leggero di decomposizione; e delle triviali Catacombe dei Cappuccini di Palermo; e l'infinito vuoto in una sala d'aspetto, d'inverno, di piccola stazione, apre la prospettiva dei binari in fuga dei manifesti perdutamente inutili che invitano a percorrere in treno la Svizzera, il Sudafrica, l'Alaska; e l'Olimpico di Vicenza col suo raggelato labirinto scenico che da una misura piccolissima rimanda un'eco di grandi volte percosse, e il bel Liceo Virgilio di Mantova in un'ora priva di voci, e i cessi divelti con le porticine che sbattono, l'occhio che si è staccato dall'infinito cloacale, disoccupato; e il vuoto - goduto come un furto - degli scompartimenti ferroviari dove si sta soli, più propizio alla filosofia che la biblioteca di Montaigne; e di chiostri medievali, che il neocristianesimo aborrisce e abbandona agli uccelli di rapina Leica e Kodak, perché gli ricordano remote fughe dal mondo, oggi ritenuto buono, quando mai è stato peggiore. 

Come è vero quel che si dice della corruptio optimi

Quel che di architettura cristiana viene avventato qua e là per arricchire il patrimonio ai battezzati è consacrato al demone stupido dell’Insensatezza cosparsi di dannazione e di smarrimento, ha un grado da capogiro; così ho venduto il santuario Triestino di Monte Grisa, il Tempio Don Bosco eretto dai salesiani sul colle dei Becchi ... 

E il vuoto dei Quartieri in demolizione, cortili vuoti, scale vuote, finestrine accecate, androni scoperchiati, perdita di ragione per l'imminente supplizio, l'immane lenza meccanica che pesca in quel vuoto le lacrymae rerum, demolizioni che significano anima ti rinnego, anelo dissolvermi, questi vecchi mobili e carte da parati sono un inciampo sulla via del disumano via via (la maggior rendita non è che un pretesto, perché l'uomo non vive mai per il denaro, anche se tutti gridano pecunia mentono, gli imbecilli, il loro fine non è mai quello; ma questo contribuisce alla nostra perdizione: non c'è niente che non si farebbe, nel male, per un fine supposto utile che ne nasconde un altro, ignoto, che ne tiene i fili, perché dietro al denaro c'è un Dio ignoto, che lo sperpera per i suoi fini ). [...]

[Da «Un Viaggio in Italia» del 1981-1983 di Guido Ceronetti - Puoi ascoltare il capitolo “Un po' di neve e un clima da glaciazione” cliccando qui sotto]

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