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I giornata, 27 settembre. La partenza
L'anno scorso nel 1851, il 13° Battaglione Cacciatori si era unito a una colonna mobile stanziata nella provincia di Avellino e mi permise di illustrarne le gesta eroiche in alcuni fogli d'album.
L'opera, anche se di scarso valore, è stata accolta con molta benevolenza.
Quest'anno (1852) una spedizione simile è stata effettuata nelle Calabrie.
Orgoglioso dell'accoglienza riservata al mio primo lavoro, mi sono deciso a narrare le nostre nuove avventure e a offrirle allo stesso pubblico benevolo.
Ed è soprattutto a voi, amici miei, che mi rivolgo; a voi, con cui ho trascorso momenti felicissimi, sempre in allegria, sempre in forma, anche nelle circostanze più tristi; sopportando le disgrazie con buon umore e sapendo godere del piacere, quando questo si presentava.
Spero che vogliate ripercorrere con la fantasia i paesi che abbiamo visto insieme, evocare il sapore delle fatiche provate e le soddisfazioni piacevoli che vi abbiamo trovato.
Luoghi narranti narrati e citati: Napoli - Capri - Sorrento - Punta Campanella (tempio della Minerva)
II giornata, 28 settembre - Navigando verso la Calabria
Se a bordo si dorme bene e piacevolmente, non si dorme però a lungo e molto prima dell'alba si vedono alcune figure alzarsi dal bel mezzo del gruppo e dare uno sguardo intorno a sé per cercare di riallacciare i fili delle loro idee.
La toilette del mattino è fatta velocemente e ci si mette a esaminare l'orizzonte per scoprire in quale punto del globo siamo giunti.
Proseguiamo lungo le coste del Principato Ulteriore di cui vediamo davanti a noi innalzarsi di montagne aride e grigiastre, prive di vegetazione, eccetto alla base dove alcuni ulivi coprono le rocce e danno ombra ad alcune case bianche che, di tanto in tanto, appaiono sulla spiaggia, come pecore sperse.
Qualche volta la montagna scendendo a picco nel mare offre alla vista soltanto un lato roccioso e desolato.
Un masso che si presenta più avanti nel mare, incoronato sulla cima da resti moderni, forma un promontorio: è Capo Palinuro.
Luoghi narranti narrati e citati: Capo Palinuro - Velia - Sapri - Acquafredda - Golfo di Policastro - Maratea - Trecchina - Lauria
III giornata, 29 settembre - Lauria
Questa posizione originale di Lauria ha qualcosa di estremamente pittoresco, tuttavia, soprattutto per la gente che non è abituata, le comunicazioni sono molto difficili e pericolose.
Visto che la marcia della notte precedente basta per il momento come allenamento, ci limitiamo all'esplorazione della piazza che si estende davanti a una vecchia chiesa diroccata annessa a un vecchio convento, dove in attesa di una soluzione migliore hanno ospitato la truppa.
Sulla piazza ci si dà alle occupazioni più varie: alcuni si fanno radere, seduti con serietà su tronchi d'albero, altri mangiano.
Le arti e mestieri rappresentati da calzolai e dai sarti vi hanno trovato sistemazione.
Graziose mercanzie di frutta e vino vi attirano la folla e gli abitanti, stupiti e con gli occhi spalancati, si mettono in mezzo alla gente e per evitare gli uni si gettano completamente spaventati nelle gambe degli altri o nelle cucine che fumano lungo il muro.
Questi abitanti hanno un costume molto originale.
Vestono di nero con in testa e cappello a punta calabrese, o meglio sulla testa, perché questo copricapo ingegnoso è fatto in modo che nessuna testa umana possa entrarvi; il che del resto è una fortuna perché la durezza del feltro renderebbe l'uso molto doloroso.
Un gilet nero, una camicia bianca, pantaloni neri e calze bianche completano il costume.
Inoltre ogni indigeno ha sempre in mano un enorme bastone.
Le donne portano in testa un velo bianco e sopra di esso un pezzo di stoffa nera piegato a quadrato; i capelli sono a riccioli sulle tempie; intorno al collo mettono collane molto graziose, qualche volta di coralli o di perle d'oro; la misura del loro corsetto è molto corta e ricordano un po' i nostri costumi svizzeri.
Il corsetto è nero, così come la gonna che viene fissata in vita con moltissime pieghe e scende sotto il ginocchio, lasciando vedere le gambe avvolte in una specie di tessuto di lana grezza che le circonda molto strettamente sino alla caviglia.
Il costume, benché originale, non è bello.
Il colore scuro e l’eccessiva aderenza non mettono in rilievo la bellezza, e, quando si è vestiti così, per metterla in mostra bisogna essere doppiamente belli.
Luoghi narranti narrati e citati: Lauria
IV giornata, 30 settembre - Sfilata a Lauria superiore
Grazie a queste istituzioni filantropiche, grazie al vino del paese che i soldati apprezzano molto e che secondo loro è come lo snaps, avremmo finito per abituarci al soggiorno di Lauria, se il 30 settembre non fosse arrivato l'ordine di partenza. Quel giorno, a mezzogiorno, ci rimettemmo in marcia per luoghi più fortunati. Raggiungemmo la strada consolare che passa dieci minuti più su a Lauria superiore.
Il nome di strada consolare (che portano quasi tutte le strade principali del regno) risale forse al tempo dei Consoli romani.
Sotto il consolato di Popilius, 170 anni avanti Cristo, fu costruita, tra Capua e Reggio, una strada, che fu chiamata Popilia e la cui importanza era grande, anche in quell'epoca; si dice che fosse un ramo della via Appia, la Regina Viarum che univa Roma a Brindisi.
Il viaggio di Orazio l'ha resa celebre.
Non bisogna credere che la strada attuale delle Calabrie abbia mantenuto qualche rapporto con la via Popilia.
Poiché le comunicazioni sono state molto limitate in queste province, di essa sono sparite anche le ultime tracce.
Cicerone parla del Calabria come di un paese perso, al di fuori di ogni commercio con il resto del mondo.
Così, giudicando questo paese al riparo di ogni ricerca, non esitò a rifugiarmi a Hippone (attualmente Monteleone ovvero l’odierna Vibo Valentia) per sfuggire ai furori di Silla.
Luoghi narranti narrati e citati: Lauria - Castelluccio superiore
V giornata, 1 ottobre - Piazza di Castelluccio
Castelluccio, come ho detto prima, è attaccato, come voi appendereste un quadro un muro, alle rocce del Monte Sabino.
Un furbacchione del 2° delle truppe scelte, sosteneva che una volta entrato nel suo alloggio non sarebbe potuto uscirne se non con l'aiuto di una puleggia e in realtà non esagerava troppo perché le vie di Castelluccio sembrano fatte più per facilitare il passaggio dei torrenti che per la circolazione della gente.
Pertanto potete immaginare la disinvoltura e la facilità con cui si spostavano senza urtarsi 1.500 uomini con armi e bagagli che si muovevano in tutte le direzioni in queste vie strette.
Il villaggio manca quasi di tutto, vi si trova appena il necessario; questo necessario si limita per gli abitanti a peperoni e cipolle con cui l'ex sergente Rindfleisch si ingegna a prepararci la cena che ha la proprietà di infuocarci la bocca e di procurarci per il resto del giorno una sete inestinguibile.
Luoghi narranti narrati e citati: Castelluccio superiore - Fiume Lao - Rotonda
VI giornata, 2 ottobre - Campo Tenese
Si dorme male dai farmacisti di Rotonda e anche presso gli altri privati, a quel che afferma il tenente A. del 4° che troviamo in un sottoscala in preda a una profonda disperazione, maledicendo gli animali che non gli hanno lasciato tregua nel riposo. St. abita con lui in questo delizioso soggiorno.
Il suo carattere meno impressionabile gli permette di mantenere intatta la tranquillità dell'animo e la serenità del cuore che si riflette nei suoi tratti un sorriso perpetuo e forma un curioso contrasto con l'agitazione del suo compagno.
Ed è così che li troviamo, l'uno discutendo, l'altro approvando; il primo indignato contro gli insetti in generale, contro la Calabria in particolare e infine contro il suo compagno con il quale non può dividere la sua collera.
Cerchiamo di rifornirci di provviste perché si dice che attraverseremo montagne prive di risorse e di qualsiasi tipo di abitazione sino a Morano.
Ma Rotonda è stata messa a sacco e bisogna accontentarsi di quello che si trova. L'ufficiale medico, che in ogni circostanza riesce a cavarsela, scopre nella sua abitazione un'immensa porzione di lardo, cibo primitivo se volete, ma in questo momento l'oggetto di tutti i desideri.
Luoghi narranti narrati e citati: Rotonda - Campo Tenese - Morano
VII giornata, 3 ottobre - Piazza di Morano
Di tutti i luoghi che abbiamo visitato nel nostro viaggio, non esito a dare a Morano la palma della bruttezza a causa della struttura inconcepibile e assurda di questo posto.
Vi passammo la giornata del 3 ottobre che era una domenica ed avemmo l'occasione di esercitare le gambe e di utilizzare i principi di ginnastica così cari ai cacciatori arrampicandosi e ruzzolando sulle rocce a picco che formano le vie. Temendo una catastrofe, il comandante, per andare a messa, fece fare al battaglione in giro della collina e arrivammo senza incidenti benché pieni di polvere nella piazza principale, davanti al convento in cui alloggiava Sua Maestà.
Il generale R., nostro brigadiere, venne a passarci in rassegna e trovandoci molto impolverati manifestò il suo malcontento; d'altra parte non c'erano gambe rotte e me ne complimentai.
Nell'attesa però, il fatto di essere stati trovati impolverati ci seccò moltissimo e tanti ancora oggi, al ricordo, ne sono turbati.
Luoghi narranti narrati e citati: Morano - Convento dei Frati Cappuccini
VIII e IX giornata, 4 e 5 ottobre - Castrovillari
L'indomani, alle tre del mattino, Morano risuonava di tutti i suoni e di tutte le batterie immaginabili.
Il tamburo e la tromba riempivano l'aria di un Baccano immenso che durò sino alle sete, mentre l'esercito si inoltrava nella strada di Castrovillari.
Alcuni malati restarono indietro nel convento dove il re aveva alloggiato e dove si attrezzò un ospedale provvisorio.
Percorreremo una strada molto piacevole; si attraversa un vallone boscoso e fresco lungo un ruscello che mormora a destra in un letto pietroso fiancheggiato da frassini e salici; è il Coscile, più conosciuto con nome di Sybaris che nasce vicino Morano e sbocca nel Golfo di Taranto dopo aver bagnato le rovine dell'antica Sybaris.
Sua maestà era già in piedi e ci guardava passare.
Assicuratosi che tutto procedesse bene, riprese la testa della colonna.
Era accompagnato dal Principe di Trapani; il principe reale seguiva in una diligenza; oggi era il suo onomastico e come Duca di Calabria lo festeggiava nella provincia di suo appannaggio.
Luoghi narranti narrati e citati: Morano - Castrovillari - Spezzano Albanese - Cassano
X giornata, 6 ottobre - Sosta nel percorso
Il 4° e il 13°, molto presto, si ritrovano sulla via di Cosenza, avanzando in una magnifica mattina d'autunno, in un paese incantevole, piacevolmente movimentato, aperto, e che offre una vasta vista sulle pianure, le valli e le ramificazioni lontane degli Appennini.
Il paesaggio che circonda Castrovillari è molto fertile, ma poco coltivato, rimprovero che si può fare a tutta la Calabria.
Si raccoglie qui, in abbondanza, la manna che viene dai frassini, di cui queste pianure sono coperte.
In luglio ed agosto, si fanno nei tronchi alcune incisioni orizzontali e si raccoglie il succo che viene fuori e che non tarda a condensarsi.
Il giorno dopo si fa una nuova incisione sotto e si fissa una foglia di acero dalle estremità nelle due incisioni, in modo da raccogliere il succo come in una tasca.
La manna così raccolta è molto pura e molto apprezzata; quella che si lascia scorrere lungo l'albero per le ferite accidentali, punture di insetti ecc. si mescola con materie estranee ed è inferiore alla prima.
Gli animali sono molto golosi di questo succo, soprattutto le vipere e le martore che si trovano in grande quantità intorno a questi alberi nell'epoca della raccolta.
Poiché la manna è concessa in locazione dallo Stato, i contadini ricevono solo un salario giornaliero ed è severamente proibito loro tagliare o provocare danni a questi alberi, anche se di loro proprietà.
Luoghi narranti narrati e citati: Castrovillari - Spezzano Albanese - San Benedetto Ullano - Capo Colonna - Pianura di Sibari - Pizzo
XI giornata, 7 ottobre - Tarsia
Molto prima dell'alba, la Diana ci invia da ogni parte i suoi richiami ripetuti e poiché la notte è ancora molto buia ognuno cerca, a tentoni, il proprio corpo d'armata.
Trovo i miei malati in una viuzza sulla soglia di un porcile e dopo essermi seduto su un tronco d'albero l'esamino alla luce fievole di fiammiferi chimici, che i miei aiutanti accendono con l'intenzione di dare qualche chiarezza al mio sistema terapeutico; ma riesco solo a dare alla scena un carattere di misticismo e di magia nera, che provoca una grande impressione su alcuni contadini presenti.
Il comandante accompagnato da R. H., che fa il servizio di aiutante maggiore, recandosi in fretta nella piazza trova tutta la strada costruita da una massa compatta che si muove lentamente dalla loro parte.
L'impressione è di un corpo di cavalleria non leggero.
Luoghi narranti narrati e citati: Tarsia - Bisignano - Montalto Uffugo
XII giornata, 8 ottobre - Montalto visto dalla chiesa
Ci siamo svegliati molto presto a causa dei gemiti di C., domestico di N., che soffre molto per le condizioni dei suoi piedi; egli dice che preferisce restare solo in mezzo ai calabresi e di non voler continuare ad avventurarsi in questo spaventoso paese dove è impossibile orientalizzarsi (sic); che d'altronde non capisce come si può chiamare la colonna mobile di quest'anno una colonna di salute.
(I soldati erano convinti che la marcia avesse per scopo il ristabilimento della salute dell'esercito che aveva sofferto i calori dell'estate; così quando ci si trovava impantanati, viaggiando con la pioggia, si sentivamo fare dell'ironia sulla famosa colonna di salute, sui pediluvi, sull’idroterapia, la dieta, ecc.).
Raramente si cerca di consolare C., che il mio domestico D. tratta da imbecille; egli continua a lamentarsi rimpiangendo Berlino e la dolce vita che vi conduceva. Quanto a G., il domestico di T. e in più ginevrino, non si preoccupa dei suoi compagni e per ora pensa solo a curiosare nella dispensa del dottor T., che sentiamo ridere con giovialità e che si presenta con il caffè.
Luoghi narranti narrati e citati: Montalto Uffugo - Chiesa di Montalto [Duomo di Montalto Uffugo (o Santuario della Madonna della Serra)]
XIII giornata, 9 ottobre. Cosenza
Lasciamo Montalto alle sei del mattino e questa volta prendiamo la buona strada; una bella strada larga e comoda, perfettamente rotabile ci conduce ai piedi delle montagne attraverso boschi di castagni e graziosi graziose valli fresche e ombrose. Più lontano, questa strada diventa un piccolo sentiero che non ha più niente di rotabile, ma che ugualmente piacevole.
Dopo tre miglia di marcia, tra campi e prati, ritroviamo la strada principale, la strada consulare, che diversi chiamano consolabile, perché le loro scarpe, ormai a pezzi, non avrebbero più resistito nei sentieri pietrosi della montagna.
La strada maestra offre loro, in prospettiva, una moltitudine di consolazioni e di dolcezze.
Con la pianura ritroviamo il calore e l'atmosfera pesante delle paludi.
La marcia ne risente e si va a macchinalmente, gli uni dopo gli altri, come pecore, sollevando nuvole di polvere ad ogni passo.
Alcune soste, al lato della strada, non fanno che aumentare la sete e il calore; non ci sono che cardi per ripararsi e, per dissetarsi, acqua sporca e fetida.
Per aumentare le nostre gioie, il reggimento di carabinieri a cavallo ci supera e ci copre di polvere.
Luoghi narranti narrati e citati: Cosenza
XIV giornata, 10 ottobre - La diana al campo
Coloro che amano restare al mattino nelle dolcezze del dormiveglia e poltrire nel loro letto, non devono venire a passare la notte al bivacco; non vi troverebbero l'ambiente adatto, perché, alle prime ore dell'alba, la tromba risuona in tutti gli angoli e tutti si alzano causando un tumulto mattutino che caccia dalle palpebre il sonno più profondo.
Ma è una scena molto piacevole poter assistere al risveglio in un bivacco.
Persone, coperte di paglia, spettinate, con i vestiti disordine, si alzano da terra, si muovono con indecisione e sonnolenza e vanno a inciampare contro un compagno che dorme ancora.
Alcuni si dedicano, all'aria aperta a particolari intimi di toilette; i barbieri si attivano: radono gli uni e tosano gli altri.
I sergenti maggiori offrono da bere ai loro protetti, perché è la prima cosa da fare - dicono - quando ci si sveglia in quanto un bicchiere d'acquavite fortifica lo stomaco che chiarisce le idee.
Essi lo chiamano così: una presa di consolazione.
Luoghi narranti narrati e citati: Cosenza
XV giornata, 11 ottobre - Strada di Rogliano
Alle quattro del mattino, cioè nell'oscurità più completa, la diana fa alzare tutti. Risvegliati di soprassalto ci si alza in fretta, barcollando e urtandosi gli uni con gli altri.
È la contropartita del risveglio in pieno giorno.
Dato che non si vede niente, perdiamo la metà delle nostre cose nella paglia.
In mezzo ai richiami reiterati degli ufficiali che incalzano, sistemano i loro uomini e attivano i ritardatari, nella confusione generale, non si ritrova che difficilmente l'uso dei cinque sensi e il proprio posto abituale.
Tuttavia, senza sapere come la cosa avviene, tutti si ritrovano in ordine e ci si mette in viaggio alle prime incerte luci del mattino.
Questa partenza mattiniera è motivata dalla lunga marcia che ci aspetta.
I malati, per ordine superiore, seguono la colonna, perché non posso restare a Cosenza, esposti alla mal aria; devono continuare il viaggio fino a Tiriolo dove è stato sistemato un ospedale provvisorio.
Il trasporto dei malati e degli infortunati nella retroguardia ci dà l'aria di un esercito, in marcia in un paese nemico, che non vuole abbandonare i suoi feriti. Purtroppo i mezzi di trasporto che le autorità locali avrebbero dovuto fornirci sono veramente insufficienti e i malati più gravi sono sistemati sui ciucci e sui carri dove gli altri agganciano i loro bagagli e seguono come possono.
Luoghi narranti narrati e citati: Tiriolo - Aprigliano - Lauria - Rogliano - Li Parenti - Marzi - Carpanzano - Coraci - Soveria Mannelli - Adami
XVI giornata, 12 ottobre
Se questa volta abbiamo dormito da re, non abbiamo però dormito a lungo, in quanto già alle quattro la tromba ci sveglia e ci apprestiamo a fare la nostra toeletta, il meno regalmente possibile, alla luce flebile d’un moccolo da cui la cera cola sulle dita che la tengono e che cade e si spegne nei momenti più critici lasciandoci sbrogliare come possiamo.
Per procurare dei mezzi di trasporto ai malati, si fa ricorso al sindaco che non si trova, si ricorre all'ufficiale postale che troviamo, ma che non trova niente.
Ci sarebbe ancora l'ambulanza che sembra fatta per questo. È una specie di Omnibus.
Ce n'è uno assegnato ad ogni brigata e il cui compito è di caricare i malati che cadono lungo la strada.
Questo carro filantropico ha otto posti che sono occupati da un chirurgo d'ospedale, un amministratore, che si occupa delle spese eventuali, un infermiere, uno o due soldati del treno per guidare l'equipaggio, un curato per prodigare consolazione agli infermi, che si siedono dove trovano posto.
Luoghi narranti narrati e citati: Soveria Mannelli - Cicala - Taverna - Tiriolo
XVII giornata, 13 ottobre - Golfo di Squillace da Tiriolo
Siamo di nuovo in piedi, prima del giorno, tuttavia oggi, a quanto si dice, la strada non sarà lunga.
Lasciamo i nostri malati a Tiriolo nel palazzo dell'intendente nelle cui vaste sale è stato installato un ospedaletto provvisorio.
Vi conduco i miei pazienti che consegno a un vecchio ufficiale, incaricato di curare i malati.
Raggiungo in seguito la colonna che nel frattempo era andata avanti e ritrovo nella retroguardia mio fratello Alfredo che comanda gli equipaggi del 4°.
Facciamo la strada insieme, per conto nostro, mangiando un uva eccellente che i contadini occupati a lavorare nei vigneti, sulla costa della montagna, ci hanno voluto offrire.
Siamo tre fratelli che facciamo questo viaggio nelle Calabrie e per la disposizione della marcia succede raramente che ci incontriamo.
In effetti uno fa parte della prima compagnia dei Granatieri del 4° e si trova alla destra, l'altro che comanda la seconda compagnia del 13° è al centro, infine io, messo come chirurgo a sinistra della colonna che raccoglie gli infortunati che restano nella strada.
In questo modo avremmo potuto fare il giro del mondo senza mai incontrarci, mantenendo scrupolosamente la stessa distanza tra di noi.
Luoghi narranti narrati e citati: Golfo di Squillace - Tiriolo - Marcellinara
XVIII giornata, 14 ottobre - L'Amato e il Golfo di Sant'Eufemia
Amato è un grazioso paese che da lontano, tutto circondato da alberi e adornato da verdi colline fa un grazioso effetto.
Salendo a est del paese, dal lato di Miglierina, situato a mezzo miglio da Amato, si gode di una vista magnifica e molto estesa.
Dall'altro lato della valle, appena un quarto di lega in linea dritta, si trova Tiriolo, addossato alla massa imponente delle montagne che abbiamo percorso i primi giorni; esse discendono rapidamente a est, sino al Golfo di Squillace che limita l'orizzonte.
A mezzogiorno il terreno si innalza e va a formare la catena delle montagne della Calabria Ulteriore, le cui protuberanze dolci e progressive hanno perso il carattere aspro e di selvaggia maestà della Sila.
Ad Ovest infine, ai nostri piedi, Amato, più grazioso da vedere che da abitare, e più in là montagne e colline che s’abbassano gradatamente sino al corso del Lamato la cui vasta vallata si estende sino al Golfo di Sant'Eufemia, il mare blu e, all'orizzonte, il cono dello Stromboli col suo pennacchio di fumo.
Luoghi narranti narrati e citati: Amato - Golfo di Sant'Eufemia
XIX giornata, 15 ottobre - La battaglia di Maida
Lasciamo Amato presto e in un incantevole mattinata d'autunno; ci inoltriamo in sentieri fioriti e ombrosi attraverso la montagna.
L'area pura e fresca che si respira rende il corpo più leggero e l'animo più aperto a tutte le sensazioni piacevoli che sveglia lo spettacolo della natura alle prime ore del giorno.
Il delizioso sentiero dove marciamo con le sue siepi il biancospino, di gelsomino e di mirto sembra fatto apposta per disporre lo spirito alla beatitudine.
Ci troviamo in un vero Eden.
Gli odori più soavi riempiono l'aria, l'allodola fa risuonare i suoi gioiosi gorgheggi e i boschi echeggiano i concerti degli esseri pennuti.
Talora si passa presso uno steccato che racchiude una casetta, seminascosta tra le folte siepi di bosso.
Sulla soglia di casa una contadina dal viso fresco ci guarda passare; vicino a lei un pecoraio accarezza uno di quei bei cani dal pelo bianco e fitto, compagno inseparabile del pastore napoletano.
Luoghi narranti narrati e citati: Amato - Marcellinara - Catanzaro - Vena di Maida - Maida - Strongoli - Cassano All'Ionio - Amantea - Cariati - Monteleone - Cotrone - Curinga
XX giornata, 16 ottobre - Sosta a Chiaravalle
Molto tempo prima dell'alba le donne cominciano a fare davanti alla nostra porta una gran confusione; vengono per assicurarsi della sorte del loro curato.
Il «mi hanno serrato» del giorno prima ha prodotto una grande agitazione; esse cominciavano a sospettare che saremmo stati capaci, in caso di bisogno, di mangiare il vecchio, così, com'era sembrato che W., potesse farlo con i bambini.
Ma noi gli restituiamo il loro sacerdote intatto e ci apprestiamo a lasciare questi abominevoli luoghi.
Già alle quattro del mattino e in una notte perfettamente scura erriamo per quelle che gli abitanti di Curinga chiamano vie; urtiamo contro i muri, contro i passanti e scivoliamo irresistibilmente sino ai piedi di pendii ripidi, ingegnosamente distribuiti lungo alcune strade e che si trovano così all'improvviso sui propri passi che ci si accorge della loro presenza soltanto dopo essere giunti quaranta piedi più giù.
Ci spiegano che ciò deriva dal terremoto del 1783 e che questi inconvenienti sono solo momentanei, visto che si è già pensato di riparare i danni.
Luoghi narranti narrati e citati: Curinga - Monteleone - Simbario - Spadola - Serra - Chiaravalle
XXI giornata, 17 ottobre - Piazza di Serra
Il tempo s'era, già ieri sera, coperto di nuvole e questa mattina volge alla pioggia. Ciò malgrado, giriamo per le vie osservando le curiosità.
Vado come al solito a visitare i malati, che, malgrado la pesante marcia del giorno prima, sono poco numerosi.
Poiché non vedo l'ufficiale medico mi informo se è malato.
Mi dicono che è sano come un pesce, ma che, avendo dato da lavare la sua unica camicia, è obbligato a stare a letto e ad aspettare questo indumento indispensabile per mostrarsi in pubblico e sollevare l'umanità sofferente.
Negli splendidi appartamenti della casa, M., nella funzione solenne di ufficiali di picchetto, dà udienza e rende giustizia a diversi abitanti che vengono da lui a protestare.
Oggi è domenica e il battaglione va a sentire la messa al suono della fanfara; la popolazione non ha mai sentito niente di così bello e arde dal desiderio di assistervi, ma siccome la chiesa è troppo piccola, bisogna escluderne la maggior parte.
Luoghi narranti narrati e citati: Serra San Bruno - Certosa di San Bruno - Ferriere di Mongiana - Maida
XXII giornata, 18 ottobre - Certosa di San Bruno
Il tempo si è rimesso al bello e ne approfittiamo per andare a fare qualche passeggiata nei beni dintorni di Serra.
Andiamo da prima a vedere la Certosa di Santo Stefano del Bosco, fondata da San Bruno e distrutta completamente dal terremoto del 1783.
Nel momento in cui usciamo dalla città, arriva Sua Maestà che è stato a visitare le fonderie e le fabbriche d'acciaio e di ferro a Mongiana e che vi ha passato il giorno prima e quello precedente.
È preceduto da una quarantina di operai, muniti di zappe e di attrezzi che transitano davanti a noi a passo di corsa lanciando urli di gioia ed evviva ripetuti; vanno, a quel che si dice, a lavorare alla strada in costruzione che deve collegare Serra a Pizzo.
L'entusiasmo è grande, visto che Sua Maestà ha fatto distribuire del denaro e a vederli si direbbe che l'opera sarà compiuta in ventiquattr’ore.
Il Re è in un calesse di montagna con il principe reale.
Dietro di loro vengono, alla rinfusa, gli ufficiali del suo stato maggiore a cavallo, impiegati civili sui ciucci, tutti lanciati a gran galoppo, tra la folla degli abitanti che segue la vettura col più grande tripudio.
Il Re attraverso Serra fermandosi giusto il tempo necessario per sentire una messa in chiesa.
Luoghi narranti narrati e citati: Serra San Bruno - Certosa di Santo Stefano del Bosco - Certosa di San Bruno - Eremo di San Bruno - Pizzo - Ferriere di Mongiana - Maratea
XXIII giornata, 19 ottobre - Monteleone da mezzogiorno
Lasciamo questa mattina Serra per andare a raggiungere il resto della brigata a Monteleone.
Alle sei facciamo colazione e alle sette ci mettiamo in marcia riprendendo i sentieri di montagna.
In coda al battaglione ci sono una decina di malati e di storpi trasportati da muli o da piccoli cavalli calabresi.
Questi ultimi sono un prezioso mezzo di locomozione nelle montagne, per il modo in cui sopportano le lunghe fatiche, per la loro andatura spedita e la sicurezza della loro marcia nei luoghi più dirupati.
Questa retroguardia equestre assomiglia a una banda di beduini.
In generale tutta la marcia di oggi ha qualcosa da africano.
Si sale lentamente su pendii erbosi, a volte interrotti da torrenti e nei quali la rara vegetazione si limita a qualche brughiera; talora tuttavia nelle rientranze del terreno, riparate dal vento, si ritrovano alcuni campi coltivati.
Dopo alcune ore arriviamo in cima e scorgiamo Monteleone il cui castello si innalza di fronte a noi su una montagna da cui siamo separati da altre montagne e valli profonde che bisogna superare.
Dal punto dove siamo la vista è molto estesa.
A mezzogiorno si vedono le coste della Sicilia e l'Etna, la cui alta cima si staglia all'orizzonte.
Verso Nord, lo sguardo segue una serie di capi, che a partire dal Golfo di Sant'Eufemia si proiettano sullo sfondo, gli uni davanti agli altri, sino a che gli ultimi crinali quasi si confondono con la tinta azzurrina del cielo.
Luoghi narranti narrati e citati: Serra - Piscopio - Monteleone
Dalla XXIV alla XXIX giornata - Dal 20 al 25 ottobre
Al centro di un paese dei più fertili e dei più ridenti, situata su un'altura che domina una delle viste più estese, costruita la graziosa città di Monteleone.
La sua origine è molto antica e risale ai tempi più famosi della Magna Grecia, di cui essa era una delle città celebri e fiorenti.
Furono i Locresi che ne costruirono le prime fondamenta e la chiamarono Hipponium.
La grande fertilità del terreno e la bellezza del sito non tardarono ad attirarvi molti abitanti e a farne una città importante.
Vi si veniva soprattutto per ammirare la bellezza del paesaggio circostante e l'abbondanza di fiori che ne facevano un vero giardino.
Proserpina veniva spesso dalla Sicilia a raccogliere fiori e ad assistere alle feste del grano che vi si svolgevano.
Più tardi vi fu eretto un tempio, in suo onore, che Oreste venne a visitare.
È nei dintorni di Hipponium che si trova il boschetto di Gelone che egli chiamava il corno di Amatea per dare un'immagine dell'abbondanza e della fertilità del paese.
Luoghi narranti narrati e citati: Monteleone (Vibo Valentia) - Francavilla (Angitola) - Filadelfia - Punta Licosa - Capo Suvero - Nicastro - Pizzo - Capo Zambrone - Castello di Monteleone (Vibo Valentia) - Tropea - Castrovillari - Capobianco - Bagnara - Maida - Curinga - Ponte dell’Angitola - Mongiana - Serra (San Bruno)
Dalla XXX alla XXXII giornata - Dal 26 al 28 ottobre - Pizzo
Alle due dopo mezzanotte la diana svegliò tutti, e fu nel silenzio della notte che lasciammo Monteleone, prendendo la strada di Pizzo.
La luna illuminava la nostra marcia, gettando i suoi pallidi riflessi sul mare, di cui sentivamo le onde rumoreggiare e morire sulla spiaggia; sui contorni incerti e confusi della costa.
E sulla strada, il cui bianco tracciato si disegnava lungo la montagna, in mezzo ai boschi d'ulivi.
Ben presto, però, il cielo si coprì e la luna scomparve in mezzo alle tenebre.
La luce improvvisa dei lampi che brillavano ad Oriente diffondeva un chiarore intermittente sulla nostra marcia.
Si sarebbe detto che il biondo Febo cercasse di accendere una candela con cattivi fiammiferi chimici senza riuscirvi.
Il fatto è che più il giorno avanzava, più faceva scuro, punto.
L’Aurora, dalle dita rosee, la pigra era in ritardo; o forse le sue dita erano meno rosee del solito, o per una civetteria, mal capita, portava i guanti?
Tutto questo lo ignoro, ma fu solo arrivando sotto Pizzo che vedemmo spuntare il giorno, sorprendendo gli abitanti con la cuffia da notte, svegliati di soprassalto dalle nostre trombe.
Luoghi narranti narrati e citati: Monteleone - Pizzo
XXXIII e XXXIV giornata - 29-30 ottobre
A causa del sovraffollamento dormi molto male e fui contento, ai primi suoni della diana, di poter abbandonare quei luoghi impestati e di andare a respirare l'aria fresca della spiaggia, in attesa della partenza.
Ci imbarcammo al levar del sole su una bella fregata a vapore, il Sannito, dove tutto il battaglione trovò posto, tranne la 1a compagnia di carabinieri che per ordine del re si imbarcò qualche ora più tardi.
Scendendo verso la marina attraverso il ripido cammino che vi porta, potemmo godere d'uno degli spettacoli più belli della natura.
La luna illuminava ancora la baia e le coste erano avvolte in una leggera nebbia quando dietro le montagne di Monteleone cominciò a sorgere il sole.
Il gioco di queste due luci diverse faceva un effetto meraviglioso: il dorso delle montagne e la spiaggia, trovandosi contro sole, erano illuminate dalla pallida luce della luna, mentre le prime luci del sole inondavano il mare, lo Stromboli e le montagne lontane di Nicastro di un bagliore splendente.
Questo magnifico spettacolo durò solo pochi momenti, la luce vittoriosa del sole finì per cancellare il chiarore pallido della luna e a riprendere i suoi diritti sul giorno.
L'imbarco avvenne abbastanza rapidamente e non tardammo a partire.
Luoghi narranti narrati e citati: Monteleone - Stromboli - Nicastro - Amantea - Paola - Maratea - Isola di Capri
L’AUTORE
Horace de Rilliet (Unterseen, 17 novembre 1824 - Napoli, 5 agosto 1854) è stato un viaggiatore, scrittore e chirurgo svizzero.
Horace De Rilliet è uno dei tanti viaggiatori che giungono in Calabria nell'Ottocento; per la verità De Rilliet arriva in Calabria al seguito del 13° Battaglione Cacciatori con l'incarico di chirurgo.
La passione per la scrittura di De Rilliet consente a noi tutti di godere di un reportage sulla Calabria; infatti, a mano a mano che dai confini tra la Basilicata e la Calabria scende con il suo Battaglione all'interno del territorio regionale calabrese, egli appunta le sue osservazioni, i suoi incontri, le sue sensazioni in una specie di diario.
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