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Viaggio in Italia di Antonio Canova

Il diario canoviano dei nove mesi di viaggio sta in due Quaderni donati nel 1851 al Museo Civico di Bassano del Grappa dal fratellastro Giovanni Battista Sartori.

Antonio Canova, raggranellato un gruzzolo con la prima committenza importante, un Antonio poco più che ventenne partì nell’ottobre 1779 da Venezia per un gran tour di nove mesi: Bologna, Firenze, Roma (dove poi si trasferirà per risiedervi stabilmente), Napoli.

Il suo diario di viaggio ce lo presenta bonario e curioso non solo di scultura: dal cibo ai dipinti rinascimentali e barocchi che descrive e giudica senza troppe esitazioni, dai salotti nobiliari alle osterie e alle chiese.

Un’attualissima guida turistica per amanti dell’arte.

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Viaggio in Italia 1779

Venezia 9 ottobre - Loreo 10 ottobre - Ferrara 11 ottobre

Partii alle ore 5 e trenta da Venezia sul corriere di Firenze - il mezzo di trasporto più economico -, su acqua. 

Dove eravamo una compagnia pulita, composta da una signora molto bella con un'altra donna, che credo fosse cameriera della suddetta, un frate zoccolante giovane e molto pulito, e poi diverse altre persone, tra le quali c'era un bolognese graziosissimo.

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Bologna dal 12 al 20 ottobre 1779

La mattina alle 18 si arrivò a Bologna dopo aver passato molti sostegni d'acqua. Smontati di barca, siamo andati insieme col bolognese signor Luigi Biagi a casa sua, poi a cercar locanda, ed egli ce la trovò a San Barbaziano in faccia a palazzo Monti. 

Abbiamo recuperato il procaccia all'osteria San Marco e poi ci siamo incamminati per andare a pranzo. 

Abbiamo destinato passabilmente e fatto conoscenza di un pittore che studiò a Bologna, ma dimorò molto a Napoli. 

Dopo pranzo il signor Luigi ci venne a levare e condusse all'osteria San Marco, poi alla dogana a prendere i nostri bauli. 

In dogana bisogna pagare due paoli per baule, e altri due per farli sortire fuori della suddetta dogana. 

Poi abbiamo camminato sino all'una di notte, dopodiché siamo tornati alla locanda per scrivere a Venezia. 

Dopo che io scrissi, abbiamo portato le lettere alla posta e anche passeggiato; poi si cenò, e dopo cena si discorse di pittura con il signor pittore che dissi, e alle 5 siamo andati a letto.

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Firenze dal 23 a 30 ottobre 1779

Battiferro 22 ottobre - Siena 31 ottobre - San Quirico 1 novembre

A Battiferro, levatici alle 11, siamo montati in calesse per due miglia, poi scendemmo e ne abbiamo fatti altri due sino alla sommità di una montagna dove si vede una bellissima vista, dopodiché si principiò a vedere Firenze cinque miglia distante, che bisogna sempre scendere per delle colline amene piene di ulivi. Arrivati a Firenze alle 17, fummo condotti ad una casa privata per nostro alloggio, e trovammo polizia molta, e buonissimi letti con cinque materassi. 

Dopo aver poggiato i nostri bauli in camera, siamo andati a camminare sino ad ora di pranzo; mangiammo bene e dopo siamo andati al giardino di Boboli cioè Ducale.

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Roma dal 5 novembre al 9 gennaio 1779

Acquapendente 2 novembre - Bolsena 3 novembre - Ronciglione 4 novembre

Partiti stamattina da Ronciglione alle 9, giungemmo a pranzo all'osteria Storta; partimmo da lì alle 20 e giungemmo a Roma alle 22, dove bisognò portarsi alla dogana. 

Licenziati che fummo da lì, ci recammo all'ospizio di San Romualdo dove non si trovò altri che il padre generale, a me ignoto; portammo di sopra i nostri bauli, ci facemmo tagliare la barba, e poi si bevette il caffè con il suddetto padre. 

Intanto capitò all'ospizio un confratello ed io, vedendolo inginocchiarsi all'altro padre, allora compresi che costui era superiore, gli chiesi scusa e poi gli diedi la roba che gli dovevo consegnare. 

Passato qualche momento, chiedemmo licenza per andarcene a vedere l'Accademia di Francia; andammo dunque e vedemmo che la stanza non era come ci aspettavamo, e nemmeno gli studenti. 

Tornati da lì, camminammo un poco per Roma sino in Campidoglio.

Poi tornammo all'ospizio, si cenò e, dopo avere discorso un'ora circa, si andò a letto.

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Napoli dal 27 gennaio al 23 febbraio 1780

Marino 22 gennaio - Sermoneta 23 gennaio - Gaeta 24 gennaio - Capua 26 gennaio

Siamo alla volta di Napoli con l'architetto Selva e il procaccia; dopo aver visto per qualche miglio sempre i condotti antichi per far giungere l'acqua a Roma, arrivammo alle Capannelle dove vedemmo un sepolcro antico diroccato, di una parte del quale feci due disegni. 

Giungemmo a Marino castello e ci recammo nel Duomo dove vedemmo una bellissima tavola d'altare rappresentante il martirio di San Bartolomeo, opera della bella maniera di Guercino.

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Gaeta - Fondi - Priverno - Velletri febbraio 1780

Stamattina partimmo alle 11 e giungemmo a rinfrescarci a Mola di Gaeta; là bevemmo il caffè e poi uno dei tre padri dell’ordine dei Pii operai celebrò la santa messa nella chiesa di San Mattia santo del giorno, dove udimmo anche la predica sulle pene dell'inferno tenuta da un padre carmelitano scalzo. 

Rimontati in carrozza, con buonissimo tempo giungemmo a Fondi alle 23.

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Roma marzo 1780

Stamattina trovai Fontaine al caffè, e da lì andammo a disegnare al Campidoglio; poi tornati di buonora a casa per portarmi in visita da Betoni che stava dipingendo una tavola d'altare per Brescia, e dall’abate Bonaiuti ma non lo trovai. 

Dopo pranzo andai da Manfredi, e costui pure era fuori, come ancora un'altra volta il Bonaiuti. 

La sera modellai all'accademia, e dopo andai a trovare l’abate Duse per mostrargli il disegno per Querini, che provasse a congetturare cosa rappresenta.

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Roma aprile 1780

Primo aprile.

Andai a disegnare in Campidoglio dopo pranzo stetti a casa e verso sera mi portai con dei signori dall'ambasciatore e dalla Barbarigo in San Pietro per vedere poi insieme le statue nel cortile del Belvedere e quelle del Museo. 

Così fu e vedemmo con le torce quanto non si riesce a vedere di giorno essendo in posti che non possono avere bella luce; la statua d’Apollo in particolare si vide a meraviglia.

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Roma maggio 1780

Tivoli 16/17/18 maggio

Primo maggio.

Stamattina disegnai un poco a Montecavallo, poi con Fontaine ascoltai messa alla Madonna in Trastevere; da lì passammo al Carmelo di Santa Maria della Scala, dove c'è una decollazione di San Giovanni Battista, tavola d'altare di Gherardo delle Notti. 

Andammo nel cortile di palazzo Santa Croce a vedere certi buoni bassorilievi, io poi andai a bagnarmi la creta in Campidoglio dopo quattro giorni che non si faceva perché il modello stava poco bene. 

Dopo pranzo visitai con Fontaine il tempio di Minerva Medica dietro la chiesa di Santa Bibiana, rotondo di forma e ben conservato. 

Vidi anche il soffitto affrescato da Mengs nella chiesa di Sant'Eusebio, la miglior opera che vidi di Mengs. 

Andammo in un ospedale a San Giovanni in Laterano, dove c'era grande quantità di donne ammalate; poi entrammo nella chiesa di San Clemente, dove ci sono due pulpiti all'uso primitivo. 

Visitammo il tempio quadrato di Giano nonché l'arco fatto costruire da mercanti di bovi e argentari; vedemmo il sito della Cloaca Massima, poi a casa.

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Roma giugno 1780

Primo giugno.

In Cappella Sistina come gli altri giorni.

Arrivato oggi il mio gruppo.

2 giugno.

Nella Sistina sino alle 18, dopo pranzo tirai fuori il gruppo dal cassone e i libri di Fontaine tutti rovinati dall’umido.

Venne l’abate Duse a vedere il gruppo.

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Rignano - Civita Castellana - Terni - Foligno - Macerata - Loreto - Ancona, giugno 1780

Alle 22 il signore Abate Foschi mi condusse in carrozza alla Stelletta in Campo Marzio, “Albergo de’ Vetturini”, dove c'erano due padri che camaldolesi che mi aspettavano. 

Montai in carrozza con tiro a quattro, e fuori porta del Popolo c'era la quarta persona, che andava ad Ancona per fare il cuoco; dunque in quattro andammo. 

Dapprima vedemmo Castelnuovo ma da lontano, poi passammo per Rignano, castello anche questo.

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L’AUTORE

Antonio Canova (Possagno, 1 novembre 1757 - Venezia, 13 ottobre 1822) è stato uno scultore e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo «il nuovo Fidia».

Antonio Canova esprime nelle sue creazioni la ricerca della perfezione, la bellezza e la purezza dell'arte antica, con un'attenzione tutta nuova nel rendere più espressivi e umani i volti e gli atteggiamenti del corpo, assenti nelle statue della mitologia greca-romana, a cui egli si ispirava. 

La precisione delle linee, delle forme e la delicatezza delle superfici nei suoi modelli nascondono un duro lavoro di ricerca e di misurazione delle proporzioni, che rispondono ai canoni di bellezza ideale; questi sono i motivi per cui viene considerato tra i maggiori scultori di tutti i tempi, capace di dare raffinatezza al marmo e capace di eguagliare e superare lo splendore antico delle sculture greche-romane, sotto il segno, appunto, del suo soprannome, "Nuovo Fidia".

Canova svolse l'apprendistato a Venezia, poi nel 1779 si trasferì a Roma, dove risiedette per il resto della sua vita; sebbene viaggiasse spesso, principalmente per soggiorni all'estero o per ritornare nei luoghi natii, l'Urbe per lui rappresentò sempre un imprescindibile punto di riferimento.

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