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Libro V
Introduzione
Alle falde delle Alpi inizia quella che ora si chiama Italia.
Gli antichi, infatti, chiamavano col nome di Italia l’Enotria, che si estendeva dallo stretto di Sicilia fino al Golfo di Taranto e di Posidonia; poi il nome prevalse e si estese fino alle falde delle Alpi.
Arrivò a comprendere anche la parte della Liguria che va dai confini della Tirrenia fino al fiume Varo e al mare vicino e la parte dell’Istria che arriva fino a Pola.
Si può supporre che i primi a chiamarsi Itali, grazie alla loro prosperità, fecero partecipi di questo nome anche i popoli confinanti e continuarono ad estenderlo fino all’epoca della conquista romana.
Ascolta "Introduzione da «Geografia: l'Italia - libri V-VI» di Strabone" su Spreaker.
La Pianura Padana e i suoi centri
Questa regione è una pianura assai fertile, ornata di colli fruttiferi.
Il Po la divide quasi nel mezzo e le due regioni si chiamano Cispadana e Transpadana: si chiama Cispadana la parte che è situata verso gli Appennini e la Liguria, Transpadana la restante.
La Cispadana è abitata dai popoli liguri e celtici che abitano i primi sui monti, i secondi in pianura; la Transpadana dai Celti e dai Veneti.
La Liguria, la Tirrenia, l'Althalìa, la Corsica e la Sardegna
Si parlerà ora della seconda parte dell’Italia, la Liguria, situata proprio nella zona degli Appennini, fra la Celtica di cui abbiamo parlato e la Tirrenia.
Questa regione non ha niente che meriti di essere descritto, a parte il fatto che gli abitanti vivono sparsi in villaggi, arando e zappando una terra aspra, o piuttosto, come dice Posidonio, «tagliando sassi».
Nondimeno il paese è ben popolato e di lì viene la maggior parte delle milizie ed anche un gran numero di cavalieri, dai quali anche il senato recluta i suoi ranghi.
L'Umbria
La Tirrenia confina nella parte orientale con l’Umbria, che inizia dagli Appennini e ancora più oltre fin dall’Adriatico.
Cominciando da Ravenna, gli Umbri occupano il territorio vicino, vale a dire, procedendo con ordine, Sarsina, Ariminum, Sena e Marinum (le odierne Sarsina, Rimini e Senigallia).
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La Sabina
I Sabini abitano un territorio stretto, ma che misura in lunghezza 1.000 stadi a partire dal Tevere e dalla piccola città di Nomentum (l’odierna Mentana) fino ai confini dei Vestini.
Possiedono poche città impoverite per le continue guerre: così Amiternum (nei pressi de L’Aquila) e Reate (l'odierna Rieti), vicino alla quale si trovano il borgo di Interocrea e le fonti fredde di Cutiliae, da cui attingono l’acqua potabile e inoltre, bagnandosi, curano alcune malattie.
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Il Lazio e Roma
Segue poi il Lazio, in cui c’è anche la città di Roma e che ora comprende molte città che prima non erano latine.
Quando per la prima volta la città fu fondata c’erano infatti gli Equi, i Volsci, gli Ernici e gli Aborigeni che vivevano presso la stessa Roma, i Rutuli che possedevano l’antica Ardea ed altri gruppi, più o meno considerevoli, che vivevano allora vicino ai Romani.
Di questi alcuni vivevano autonomamente in villaggi, senza essere organizzati in un comune raggruppamento tribale.
Dicono che Enea col padre Anchise e col figlio Ascanio approdò a Laurentum, probabilmente sul luogo dove poi sorse Lavinio, nei pressi dell’odierna Pratica di Mare, sulla spiaggia vicino ad Ostia e al Tevere, e fondò una città un po’ nell’interno, a circa 24 stadi dal mare.
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Il Piceno e la parte interna della penisola
Dopo aver iniziato con la descrizione di quei popoli che stanno ai piedi delle Alpi e aver poi proseguito con quelli che abitano la parte dei monti Appennini che viene subito dopo, siamo poi passati oltre gli Appennini e abbiamo descritto tutto il paese che sta al di qua, nel mezzo fra il mar Tirreno e quella parte degli Appennini volta verso l’Adriatico fino al Sannio e alla Campania; ora, tornando indietro, indicherò i popoli che vivono fra queste montagne e alle loro falde, sia sul versante esterno fino alla costa adriatica, sia su quello interno.
La Campania, il Sannio e il territorio dei Piceni
Dopo il Lazio viene, di seguito, la Campania che si estende lungo il mare e, al di là di essa, nell’entroterra, il Sannio, che arriva fino ai Frentani e ai Dauni; vengono poi gli stessi Dauni e quindi gli altri popoli, fino a raggiungere lo Stretto di Sicilia.
Libro V
La Lucania
Dopo la foce del fiume Silara, si giunge alla Lucania e al santuario di Era Argiva, fondato da Giasone.
Vicino, a 50 stadi, sorge Posidonia (chiamata poi Paestum).
I Sibariti avevano alzato fortificazioni sul mare, ma gli abitanti si trasferirono più verso l’interno; più tardi i Lucani presero la città i Romani, a loro volta, la presero ai Lucani.
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Il Bruzio
I Bretti occupano la costa seguente (alla Lucania) fino allo Stretto di Sicilia, per una lunghezza di 1.350 stadi.
Antioco, nella sua opera “Sull’Italia”, dice che la suddetta regione si chiamava Italia e che su essa verteva la sua trattazione: prima, però, era chiamata Enotria.
Egli ne dà come confine dalla parte del Mar Tirreno lo stesso che abbiamo indicato anche per la Lucania, vale a dire il fiume Laos; dalla parte del mar di Sicilia, Metaponto.
Considera esterna all’Italia la regione tarantina, contigua a Metaponto, chiamando i suoi abitanti Iapigi.
Antioco dice inoltre che, in età ancora più antica, si chiamavano Enotri ed Itali solo quelli che gravitavano sullo Stretto di Sicilia, all’interno dell’istmo di Catanzaro.
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La Sicilia
La Sicilia ha una forma triangolare e per questo fu dapprima chiamata «Trinacria» e poi, modificando il nome per ragioni di eufonia, «Trinachia».
Questa configurazione le è data da tre capi: il capo Peloro che con il promontorio di Caenys e quello di Colonna di Rhegion forma lo Stretto di Sicilia, il capo Pachino che, guardando verso oriente e battuto dal mar di Sicilia, è rivolto in direzione del Peloponneso e del braccio di mare che lo divide da Creta e, terzo, il capo Lilibeo, che si avvicina alla Libia ed è rivolto verso quest’ultima e verso il tramonto invernale.
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La Iapigia
Avendo già descritto la regione dell’antica Italia fino a Metaponto, devo ora parlare delle regioni immediatamente vicine.
Subito confinante con essa c’è la Iapigia: i Greci la chiamano anche Messapia, mentre la popolazione autoctona chiama terra dei Salentini la parte intorno a Capo Iapigio (l’odierno Capo di Santa Maria di Leuca), Calabria tutto il resto.
Al di sopra di questi, procedendo verso settentrione, si trovano i popoli chiamati in greco Peucezi e Dauni.
La popolazione del posto, invece, dà a tutto il territorio che viene dopo la Calabria il nome di Apulia.
Una parte di questi popoli, e soprattutto i Peucezi, sono anche chiamati Pedicli.
La Messapia forma una penisola, chiusa da un istmo che va da Brentesion (Brindisi) fino a Taranto.
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La costa adriatica fra Bari e il Piceno
Da Bari al fiume Aufidus (l’odierno Ofanto), su cui si trova il porto dei Canusiti, ci sono 400 stadi; per raggiungere il porto si risale il fiume di 90 stadi.
Vicino c’è anche Salapia (l’odierna Salpi), porto della città di Argyrippa: non molto lontano dal mare, nella pianura, sorgono infatti due città, che furono un tempo le più grandi fra le Italioidi, come mostra il loro muro di cinta: Canusium ed Argyrippa, che però ora è piccola.
Conclusione
Tali dunque sono le dimensioni e le caratteristiche dell’Italia.
Dopo esserci soffermati su molte di cose vorremmo ora attirare l’attenzione sulle più importanti, grazie alle quali i Romani hanno raggiunto una così grande potenza.
La prima è che l’Italia si può considerare quasi un’isola ben protetta intorno dai mari ad eccezione di poche parti che sono comunque anch’esse difese dai monti, difficilmente valicabili.
La seconda è che le coste dell’Italia sono, in generale, sprovviste di porti, ma, quando ci sono, sono grandi e mirabili.
La terza ragione, infine, è che l’Italia è soggetta a condizioni assai varie di clima e di temperatura, e questo fatto le comporta, in bene e in male, di avere anche una grande varietà di animali, di piante, e, in generale, di tutto ciò che serve ai bisogni della vita.
Ascolta "Conclusione della «Geografia: l'Italia - libri V-VI» di Strabone" su Spreaker.
L'AUTORE
Strabone (64 a.C. - 24 d.C.), è stato un geografo, storico e filosofo greco antico, viaggiò molto in Oriente, in Africa e in Italia.
La sua "Geografia" in diciassette libri ci è giunta quasi integra.
La formazione di Strabone fu ampia e varia, e lo mise in contatto sia con la dottrina stoica che con quella peripatetica.
Il geografo si definì seguace della prima, il che è avallato dalla definizione di «filosofo stoico», attribuitagli da Stefano Bizantino in epoca altomedievale.
In linea con i dettami del pensiero stoico e con l'inscindibilità, propria del mondo romano, tra otium e negotium, Strabone riteneva che il sapere dovesse essere posto al servizio della società e rivestire un ruolo concreto.
La sua Geografia, quindi, vuole essere utile al mondo romano e ai suoi governanti.
Nell'opera, Strabone dispensa sinceri elogi ad Augusto, al mondo romano e ai suoi governanti, anche se l'autore rimane fondamentalmente un uomo di formazione greca.
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