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Audiolibro «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»

«La mia frontiera, quella che ho abitato e percorso sin dalla primissima infanzia, e di cui ho preso coscienza soltanto con il passare degli anni: è da qui che si parte per indagare i margini, non più solo solchi di divisione, ma territori di entità molteplici, esempi della migliore Europa.» 

L'antropologa Giustina Selvelli indaga la frontiera tra Italia e Slovenia, sovrapponendo la sua biografia personale, intima e soggettiva, alla storia della frontiera, delle genti che la abitano, delle politiche che la fanno sparire e poi riemergere a seconda dei casi. 
Dalla cortina di ferro all'eliminazione delle dogane, dalla rete divisoria durante la pandemia di Covid-19 alla sospensione dei trattati di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci, dalla rotta balcanica all’annuncio della Capitale Europea della cultura 2025: un margine sempre in movimento, contraddittorio, instabile, vivo. 
Uno strumento dedicato a studiosi, curiosi, turisti e appassionati della frontiera orientale, e di tutte le frontiere in generale, corredato da capitoli di approfondimento per consentire di navigare dentro la complessità delle terre del goriziano italiano e sloveno della loro affascinante attualità.
Un resoconto appassionante e documentato che getta luce su aspetti socio antropologici emblematici per comprendere che cosa significa abitare una terra di frontiera. 

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Approfondimenti

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La fondazione di Nova Gorica

La genesi della città di Nova Gorica risiede nelle conseguenze politiche e territoriali della Seconda Guerra Mondiale.

Nella primavera del 1945 le formazioni partigiane jugoslave liberarono gran parte del territorio sloveno, rendendo impossibile il ripristino dell’ex confine sancito dal trattato di Rapallo del 1920, che aveva penalizzato l’allora Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, assegnando al Regno d’Italia varie zone con popolazione maggioritaria slovena.

Nel 1952 la città fu formalmente istituita come comune urbano.

Nei decenni successivi, fino agli anni Ottanta, crebbe rapidamente, diventando il secondo centro più grande della parte occidentale della Repubblica socialista slovena, dopo Capodistria.

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La guerra dei dieci giorni

Le tensioni fra la Repubblica socialista slovena e i vertici di Belgrado iniziarono a emergere nella seconda metà degli anni Ottanta, quando la Slovenia avviò un processo di riforme democratiche e liberali.

Il 25 giugno del 1991 la Slovenia dichiarò la sua indipendenza, definendo i nuovi confini statali con l’Italia, Austria, Ungheria, Croazia, ma il giorno dopo i carri armati dell’Esercito popolare jugoslavo raggiunsero alcuni valichi di frontiera con l’Italia, occupando i posti di blocco.

Il 27 giugno, a Divača, vicino al confine italo-sloveno, venne ufficialmente sparato il primo colpo da parte dell’esercito jugoslavo, mentre il 28 giugno le ostilità giunsero al confine di Casa Rossa.

Dopo combattimenti di varia intensità, nei giorni successivi, che ebbero luogo in diverse parti del paese, i tentativi di controllo della capitale slovena da parte dell’esercito jugoslavo fallirono e la leadership jugoslava dovette accettare la sconfitta.

La Slovenia venne così ufficialmente riconosciuta da tutti gli Stati membri della Comunità Europea il 15 gennaio 1992, entrando a far parte delle Nazioni Unite il 22 maggio.

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La dissoluzione della Jugoslavia

La Repubblica socialista di Jugoslavia nacque come Stato multinazionale di sei repubbliche in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, sulla base del precedente Regno di Jugoslavia.

Dopo la morte di Tito nel 1980, le tensioni tra le varie nazionalità iniziarono a inasprirsi.

Le richieste di maggiore autonomia portarono nel 1981 alle dichiarazioni d’indipendenza della repubblica slovena e di quella croata.

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Le lingue del Goriziano

La frontiera goriziana, e la città di Gorizia in particolare, crocevia tra Europa centrale e meridionale, è stata caratterizzata per secoli da una commistione fra popoli, culture e lingue diverse, specialmente come luogo di incontro delle tre maggiori famiglie linguistiche europee: germanica, slava e romanza. 

L'origine del nome della città deriva da denominazione nella locale lingua slovena medievale: Gorica, ovvero "piccola montagna, collina”.

Gorizia è la sua variante latina, Gurize quella friulana, mentre il nome tedesco è Gorz.

La posizione "periferica" del goriziano nei confronti del "centro" dell’entità statale di riferimento, su un territorio di frontiera conteso fra gli Asburgo e la Serenissima, fertili contatti e sincretismi culturali. 

La convivenza plurisecolare delle diverse componenti (slovena, friulana, italiana, tedesca, ebraica e veneta), nel rispetto delle reciproche differenze, ha creato una cultura "policentrica" declinata in varie diramazioni linguistiche.

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L'istruzione in lingua slovena

In Friuli Venezia Giulia l’istruzione in lingua slovena si svolge secondo il modello monolingue o bilingue: nel primo caso, le lezioni si tengono solo nella lingua minoritaria; nel secondo caso, sia in lingua italiana che slovena.

Nelle province di Trieste e Gorizia operano asili nido e scuole con lingua d’insegnamento slovena, mentre nell’Udinese, a San Pietro al Natisone, esiste un istituto comprensivo bilingue.

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Il tedesco in Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia, nella maggior parte delle scuole superiori, il tedesco è la seconda lingua straniera insegnata, ad eccezione di due istituti scolastici a Pordenone e a Udine, dove essa è la lingua principale.

Circa un quarto degli studenti delle scuole superiori regionali studia il tedesco, un dato che si discosta significativamente dalla situazione fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando essa era ancora la prima lingua straniera a scuola.

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La capitale europea della cultura 2025

Quella della Capitale europea della cultura è un’iniziativa culturale promossa dall’Unione Europea.

Il titolo viene assegnato ogni anno a due città di due Stati membri, a cui si aggiunge, talvolta, anche una città dello Stato non ancora membro.

Lo scopo di tale iniziativa è quello di tutelare e valorizzare la ricchezza culturale nel continente europeo, promuovendo una serie di valori condivisi, come: inclusività, dialogo, sostenibilità e uguaglianza.

Il titolo di Capitale europea della Cultura per l’anno del 2025 spettava a una città della Slovenia e a una della Germania.

Fra le città slovene che si sono candidate c’era Nova Gorica, che ha deciso di sviluppare un’idea di candidatura congiunta con la vicina Gorizia in virtù dei legami storici, culturali e geografici fra queste due realtà urbane.

Si trattava pertanto di un vero e proprio progetto di Capitale europea della cultura transfrontaliera, un’iniziativa senza precedenti dall’alto valore simbolico per il contrasto sia locale che europeo.

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Il Movimento dei Paesi Non Allineati

Il Movimento dei Non Allineati è un’organizzazione internazionale di oltre cento paesi che venne fondata nel secondo dopoguerra con lo scopo di creare una “terza via” di non allineamento alle due principali superpotenze dell’epoca, ovvero l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti.

Lo scopo dichiarato del Movimento era quello di supportare le lotte nazionali per l’indipendenza, l’eliminazione della povertà, lo sviluppo economico e l'opposizione al colonialismo, all’imperialismo e al neocolonialismo.

Tuttavia, il numero crescente di membri negli anni successivi rese sempre più difficile per tale organizzazione concordare una politica comune.

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L'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea

L’adesione all’UE ha rappresentato un obiettivo strategico della Slovenia, sin dalla sua indipendenza, motivo per cui il paese promosse attivamente il suo orientamento europeo sviluppando e costituendo relazioni formali con l’Unione.

Il 16 luglio 1997 la Commissione europea espresse parere positivo sulla candidatura della Slovenia e nel dicembre dello stesso anno essa venne inclusa nel primo gruppo di paesi per l’avvio dei negoziati.

Questi iniziarono ufficialmente il 31 marzo 1998 e si conclusero alla fine del 2002 con un accordo sulle condizioni di adesione.

La Slovenia adottò l’euro il 1° gennaio 2007 ed entrò nell’area Schengen il 21 dicembre dello stesso anno.

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Gorizia jugoslava

Il 1° maggio 1945 le truppe jugoslave arrivarono a Gorizia.

Ebbe così inizio il periodo di amministrazione jugoslava di questi territori che parte dalla popolazione visse come una “occupazione”, parte invece come una “liberazione”.

Nel secondo caso, si trattò in particolare della componente slovena, che celebrava la fine della guerra come una doppia liberazione: sia dall'occupazione nazista che dal fascismo che l'aveva preceduta, un fatto condiviso anche dalla minoranza italiana vicina al Fronte di Liberazione jugoslago. 

Nei 40 giorni di amministrazione jugoslava della città di Gorizia ebbero luogo una serie di episodi di violenza contro persone considerate nemiche della rivoluzione socialista, che si tradussero in eccidi, arresti e centinaia di deportazioni in Jugoslavia. 

Questi atti presero di mira soprattutto ex fascisti e militari appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana, gli italiani e sloveni che avevano collaborato coi nazisti, ma riguardarono in alcuni casi anche antifascisti e civili innocenti. 

I 40 giorni furono caratterizzati da un estremo incertezza sulla definizione dei confini nazionali e sulle sorti della città, che l'esercito di Tito reclamava come propria in virtù della sua storia slovena.

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Luoghi d'incontro

Nell’area della frontiera goriziana, nuovi spazi di contatto fra le principali comunità italiana e slovena sono emersi negli ultimi anni, segno di un processo di avvicinamento reciproco che si è intensificato anche grazie alla prospettiva della Capitale europea della cultura 2025.

Infine, è importante non dimenticare anche gli spazi informali di incontro fra le comunità, come il bar che ha la sua sede presso la stazione ferroviaria della Transalpina, molto apprezzato da avventori di entrambi i paesi e da turisti internazionali.

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Eventi culturali transfrontalieri

Una varietà di eventi culturali e artistici lungo il confine promuove forme di contatto interculturale e collaborazione fra le diverse comunità.

Uno di questi è “La città del libro”, un festival letterario che si tiene dal 2016 a Nova Gorica.

Dal 2000 esiste Pixxelpoint, un festival transfrontaliero  dedicato all’arte contemporanea e ai media digitali.

Per quanto riguarda la valorizzazione  del patrimonio di diversità linguistica del territorio transfrontaliero, varie iniziative sono sorte negli ultimi anni per rispondere alle sfide multiculturali e interculturali della complessa società di confine, attraverso dei festival dedicati a tali tematiche.

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Il fiume Isonzo/Soča

L’Isonzo, Soča in sloveno, il cui nome deriva probabilmente dal latino Aesontium, ha origine in territorio sloveno da una sorgente situata in una profonda fessura carsica nella roccia del monte Travnik, nel Nordovest del paese.

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Via di Pace/Pot Miru

Il percorso Via di Pace/Pot Miru rappresenta un itinerario transfrontaliero dalle Alpi all’Adriatico che si snoda tra Slovenia e Italia, istituito nel 2015 grazie a un progetto “Interreg” di cooperazione fra i due paesi.

Il cammino, lungo 230 km, è percorribile a piedi e in alcuni tratti anche in bicicletta.

Il suo scopo è quello di valorizzare l’eredità della Prima Guerra mondiale attraverso il patrimonio storico consistente in veri e propri “musei all’aperto” - che includono cimiteri, trincee, cappelle, monumenti e moto altro -, rendendo noto a un pubblico più ampio e contribuendo a diffondere la conoscenza sugli eventi tragici vissuti in questa regione di confine durante la Grande Guerra.

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15 - Introduzione - Per un elogio dei margini


Capitolo 1 - Genesi di un'identità di frontiera

16 - Crescere sul confine

17 - L'altro confine: San Diego/Tijuana

18 - Storie famigliari post-imperiali

19 - I "margini" contro la centralità

20 - Considerazioni sullo (contro Io) Stato-nazione


Capitolo 2 - Lingue, minoranze e confini

21 - Crescere a Gorizia a cavallo del nuovo millennio

22 - Multilinguismo storico e pluralismo selettivo

23 - Traumi linguistici e violazione dei diritti minoritari

24 - La "rimozione" dell'ex Jugoslavia e i richiami balcanici

25 - Il ruolo delle minoranze e delle identità non esclusive in una prospettiva di frontiera


Capitolo 3 - Spazi e pratiche di contatto

26 - Il piazzale della Transalpina: sismografo dei cambiamenti

27 - Il piazzale di Casa Rossa e altri valichi tra contrabbando e creatività

28 - Mercati fantasma, osmize e altri spazi sociali di frontiera

29 - Traumi "spaziali" durante l'epidemia Covid-19

30 - Il festival Če povem e la responsabilità della memoria antifascista: buone pratiche


Capitolo 4 - Ecologie di confine

31 - Isonzo: il problema di Anhovo e gli interventi fluviali dannosi

32 - La natura violata al confine: militarizzazione e inquinamento delle doline

33 - Attivismo ambientale di confine contro la TAV

34 - Incendi sul Carso e residuati bellici

35 - L'immaginario anti-ecologico dello Stato nazione


Capitolo 5 - Oltre il dualismo italo-sloveno migrazioni

36 - Ricordando il multiculturalismo storico e i fenomeni di emigrazione

37 - Migrazioni "disallineate", rifugiati delle guerre jugoslave e cittadini "cancellati"

38 - Immigrazione extraeuropea: dagli anni Duemila a "the jungle"

39 - Nuove identità poliedriche: spiragli di cosmopolitismo

L'AUTRICE

Giustina Selvelli, ricercatrice post-doc all'Università di Ljubljana, antropologa e sociolinguista, si occupa di minoranze etniche, ecologia e nazionalismo nello spazio del sud-est europeo. 

È autrice di una trentina di articoli accademici e di monografie sui sistemi di scrittura balcanici e sulla diaspora armena in Bulgaria. 

Collabora attivamente con l'Associazione Meridiano 13 scrivendo articoli di divulgazione.

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