IL VENTRE DI NAPOLI VENT'ANNI FA (1884)
Bisogna sventrare Napoli
Efficace la frase.
Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli.
Avevate torto, perché voi siete al Governo e il Governo deve saper tutto.
Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto.
Ma il governo doveva sapere l’altra parte; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto.
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Quello che guadagnano
Eppure la gente che abita in questi quattro quartieri popolari, senz’aria, senza luce, senza igiene, diguazzando nei ruscelli neri, scavalcando monti d’immondizie, respirando miasmi e bevendo un’acqua corrotta, non è una gente bestiale, selvaggia, oziosa.
Abita laggiù per forza.
È la miseria sua, costituzionale, organica, così intensa, così profonda, che cento Opere Pie non arrivano a debellare, che la carità privata, fluidissima, on arriva a vincere; non la miseria dell’ozioso, badate bene, ma la miseria di colui che fatica quattordici ore al giorno, l’operaio che non può pagare un affitto di casa che superi le quindici lire il mese.
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Quello che mangiano
Un giorno, un industriale napoletano ebbe un’idea.
Sapendo che la pizza è una delle adorazioni cucinarie napoletane, sapendo che la colonia napoletana in Roma è larghissima, pensò di aprire una pizzeria in Roma.
È vero, infatti la pizza rientra nella larga categoria dei commestibili che costano un soldo, e di cui è formata la colazione o il pranzo, di moltissima parte del popolo napoletano.
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Gli altarini
Vi meravigliate degli altarini?
Vi scandalizzate della piccola processione di donne scalze e scapigliate, che portano un'immagine della Madonna e salmodiano?
La superstizione del popolo napoletano - oh, povera gente che è vissuta così male e con tanta bonarietà, che muore in un modo così miserando, con tanta rassegnazione! - la superstizione di questo popolo ha fatto una dolorosa impressione a tutti.
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Il lotto
Ebbene, a questo popolo eccezionalmente meridionale, nel cui sangue si incrociano e si fondono tante gentili, poetiche, ardenti eredità etrusche, arabe, saracene, normanne, spagnole, per cui questo ricco sangue napoletano si arroventa nell’odio, brucia nell’amore e si consuma nel sogno: a questa gente in cui l’immaginazione è la potenza dell’anima più alta, più alacre, inesauribile, una grande fantasticheria deve essere concessa.
Tutte le cose che la vita reale non gli può dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente; e ne parla e ne è sicuro, e i progetti si sviluppano, diventano quasi quasi una realtà, e per essi marito e moglie litigano o si abbracciano.
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6 - Ancora il lotto
7 - L'usura
8 - Il pittoresco
9 - La pietà
IL VENTRE DI NAPOLI (ADESSO 1905)
10 - Il paravento
11 - Dietro il paravento
12 - Le case del popolo
13 - Che fare?
L'ANIMA DI NAPOLI
14 - L'onore
15 - Il rione della bellezza
16 - La gran via
17 - Guerra ai ladri
18 - Cristo dice ...
19 - Il pane dell'anima
20 - Il padre dell'anima
21 - Una donna
L’AUTORE
Matilde Serao (Patrasso, 14 marzo 1856 - Napoli, 25 luglio 1927) è stata una scrittrice e giornalista italiana.
È stata la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Corriere di Roma, esperienza successivamente ripetuta con Il Mattino - da lei fondato assieme al marito, lo scrittore Edoardo Scarfoglio, nel 1892 - e Il Giorno.
Negli anni venti fu candidata sei volte, senza mai ottenerlo, al Premio Nobel per la letteratura.
Indicata da Angelo de Gubernatis nel 1895 come "La più poderosa per ingegno, vivace fantasia e vigore di stile fra le nostre scrittrici".
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