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Audiolibro «I viaggi di Freud in Italia»

Nella primavera del 2009, tra gli scaffali della Library of Congress di Washington D.C. fanno una scoperta sorprendente: si imbattono in un contenitore mai esaminato prima con dieci scomparti, ciascuno con un piccolo taccuino. 
Realizzano così di aver ritrovato i taccuini tascabili che Sigmund Freud portava con sé durante i suoi viaggi e che fino ad allora erano stati considerati perduti. 
Si tratta di materiali sfuggiti - forse per un caso fortuito - all’opera di distruzione di documenti autobiografici operata da Freud stesso.
È a partire da questi preziosi ritrovamenti che si sviluppa la ricerca di Marina D’Angelo, storica della psicoanalisi che ha affiancato Fichtner e Hirschmüller nell’interpretazione delle parti legate ai viaggi italiani nei taccuini, e che qui ci fa da guida nell’«agognata Italia» freudiana. 
I viaggi in Italia di Freud, furono numerosi e si svolsero dal 1895 al 1900, a cui seguirono quelli dal 1907 al 1913.
Ma che cosa cercava Freud in Italia anno dopo anno? 
E che ruolo hanno avuto le esperienze italiane nella sua opera? 
L’Italia è paesaggio esteriore in cui lo studioso ritorna per venticinque volte e dove cerca quella «linfa vitale» in grado di spingerlo a concepire nuove teorie, ma è anche paesaggio interiore che concede spazio alle sue fragilità.
La D’Angelo segue così i complessi percorsi tracciati da Freud nella penisola, usando come bussola i frammenti contenuti nei taccuini inediti, le numerose lettere e l’immenso corpus di opere, fino a scorgere tra le pagine i pensieri ancora in nuce, spesso anticipatori di teorie sviluppate in seguito, e giungendo a ricostruire la nascita della psicoanalisi.
I viaggi di Freud in Italia si configura dunque come un’analisi comparativa dell’intera opera freudiana, un lavoro di ricostruzione storico-documentale tra materiali finora inediti, che ci offre uno sguardo esclusivo e privilegiato sulla vita dello studioso, oltre che dell’uomo.

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«Punch con Lete» I primi viaggi in Italia, 1893-1900 (capitolo completo)

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«Punch con Lete» I primi viaggi in Italia, 1893-1900

Nella lettera del 6 settembre 1897 da Siena, Sigmund Freud scrive al suo caro amico Wilhelm Fliess: «In Italia cerco, come tu sai, un «Punch con Lete» e ne sorbisco un sorso qua e là. Ci si ristora alla bellezza straniera e all'immane slancio creativo; ma in ciò trova il suo tornaconto anche la mia inclinazione per il grottesco, per le perversioni psichiche. Avrei molto da raccontarti». 

Freud condensa in poche righe un momento difficile della sua vita, la sua «crisi di mezza età»

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«Strana fiaba, molto turbato» - Venezia 1895

Freud arriva per la prima volta a Venezia il 25 agosto 1895, in compagnia del fratello minore Alexander. 

Freud aveva 39 anni - esattamente «nel mezzo del cammin di nostra vita» - cinque figli, e un altro era in arrivo. 

All'arrivo a Venezia, Freud si sentì come «stordito dalle nuove impressioni».

Cinque cartoline e due biglietti da visita a Martha e la lettera Fliess del 28 agosto testimoniano lo stato d'animo e la routine quotidiana. 

Nella prima cartolina, appena arrivato, scrive: «Strana fiaba, molto turbato, te la mostrerò l'anno prossimo, se resiste fino ad allora. Non c'è immagine o descrizione che possa sostituire una visita». 

E il giorno dopo «Ieri ancora le cose più incredibili, fra cui un viaggio in gondola a tarda sera lungo canali secondari e il Canal Grande. Insomma tutto estremamente stravagante e divertente».

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«Una straordinaria fonte di linfa vitale» Il Rinascimento e la scoperta della psicoanalisi - Venezia, Bologna, Firenze 1896

Questa volta la meta prevista era la Toscana. 

La prima tappa fu di nuovo Venezia, seguita da Padova, Bologna, Ravenna, Faenza e Firenze. 

Dopo un viaggio stancante, a Venezia Freud ritrovò «l'antico incanto» e «tutti i piaceri», come scrisse a Martha la sera dell'arrivo direttamente dal suo caffè preferito, il Quadri di Piazza San Marco. 

Il giorno successivo, i due fratelli partirono per Bologna, facendo una breve sosta a Padova. 

Lì visitarono alcuni monumenti, «chiese e la palma di Goethe, la tomba di un troiano, una piazza con 82 statue di famosi allievi dell'università». 

Dopo quattro ore di lavoro della città universitaria, si rifocillarono al ristorante Storione in via San Canziano, secondo il Baedeker «buono e non costoso». 

Erano «straordinariamente divertiti», ma tuttavia delusi per la mancata visita agli affreschi di Giotto nella chiesa della Madonna dell'Arena (oggi cappella degli Scrovegni), trovata chiusa. 

Questo episodio Padovano fu poi aggiunto, nel 1909, nel primo capitolo dell'interpretazione dei sogni.

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«In Italia cerco, come tu sai, un "punch con Lete"» - Venezia, Toscana, Umbria e il viaggio negli inferi, 1897

L’itinerario per il viaggio estivo del 1897 prevedeva una prima tappa a Napoli per visitare Pompei.

Per ragioni non chiare, l’itinerario cambiò e Freud si diresse verso l’Umbria.

Le analogie tra Enea e Freud sono significative: entrambi sono in «viaggio» senza una meta precisa, in balia del destino, per realizzare la propria vocazione; tutti e due hanno perso il padre e sono alla ricerca di una svolta, di un passaggio che permetta loro di fondare un nuovo «regno» e diventare così famosi.

Per quanto riguarda la ricerca della soddisfazione professionale, forse il suo desiderio era tanto forte da renderlo disposto agli dèi dell’oltretomba per far sì che i professori-divinità si mostrassero inclini nei suoi confronti.

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«Così voglio sfuggire a me stesso» Tre viaggi nell'Italia settentrionale sulle tracce della dimenticanza, 1898

Qualche giorno dopo il 3 aprile, Freud decise di fare un breve viaggio e, insieme ad Alexander, si recò ad Aquileia e a Grado, e visitò la grotta di Rodolfo e le grotte di San Canziano.

Freud visitò i resti della città romana, la cattedrale romanica e il museo archeologico.

Ne riferì all’amico Fliess in una lunga e a tratti umoristica lettera, che contiene una delle descrizioni più lunghe dei viaggi di Freud, che mostra come le esperienze di viaggio creino nella memoria di Freud, una sorta di fusione tra mondo interno ed esterno.

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«L'Italia è troppo lontana» La stesura dell'Interpretazione dei sogni, 1899

Sotto l’influenza delle letture preferite da Freud, la psicoanalisi assume sempre più la forma di un’archeologia dell’anima.

Il desiderio di un viaggio a Roma con Fliess rimase anche in questo periodo un progetto immaginario e una fonte di attività creativa.

In un’altra lettera, alla fine del soggiorno estivo a Berchtesgaden, si ripresenta lo stesso insistente desiderio:

«Sono profondamente depresso, e avrai molto piacere di ristorarmi, ma non so cos’altro potrebbe attrarmi all’infuori di Berlino. L’Italia è troppo distante e il tempo a disposizione è troppo breve».

Queste citazioni mostrano palesemente il ruolo dell’Italia nella psiche di Freud.

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«Solo ora, nel pieno Sud, mi sentii nuovamente a mio agio» - Sud Tirolo, Trentino, lago di Garda, 1900

Solo ora, nel pieno Sud, mi sentii nuovamente a mio agio [...].

Qui rividi anche il mio amato ulivo.

Poiché Minna volle gustare le gioie di una tappa alpina, per una via di montagna di una bellezza che lasciava senza fiato, raggiungemmo Lavarone, un altopiano di lato alla Valsugana, dove trovammo il più bel bosco di conifere e un’insospettata solitudine.

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«La bellezza dei colori del sogno» Paesaggio interiore ed esteriore: l'autoanalisi e i viaggi in Italia

Che cosa cercava Freud in Italia dunque?

Ovvero, perché viaggiò nella «terra del sole» per ben sette volte, nelle estati dal 1895 al 1900?

All’inizio dell’autoanalisi - mostra il collegamento tra l’interesse letterario per un viaggio metaforico nell’aldilà e un viaggio in sé stessi, cioè l’autoanalisi.

Freud, quindi, sperava vivamente di trovare il Lete e l’oblio in Italia.

Lì avrebbe goduto della «bellezza» e di un «immane slancio creativo» e ne avrebbe bevuto «un sorso qua e là», e anche la sua inclinazione per «il grottesco e per le perversioni psichiche» sarebbe stata soddisfatta.

Per chiarire ulteriormente questo quesito ho preso in considerazione le metafore utilizzate da Freud stesso: la metafora del viaggio come esplorazione dell’inconscio che allo stesso tempo tocca anche la metafora dello scavo archeologico, dell’«archeologia dell’anima», e la metafora dell’autoanalisi come viaggio nella propria vita interiore.

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«Eppure è un momento culminante della mia vita» - Roma, 1901 (capitolo completo)

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«Eppure è un momento culminante della mia vita» - Roma, 1901

Il 19 settembre del 1901 Freud condivise con l’amico Wilhelm Fliess alcune impressioni sul suo primo viaggio a Roma, appena concluso:

« Dovrei scriverti di Roma, ma è difficile. È stata anche per me un’esperienza sconvolgente e, come sai, l’appagamento di un desiderio a lungo accarezzato. Sono rimasto un po’ deluso, come accade per tutte le cose attese per lungo tempo, eppure è un momento culminante della mia vita».

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«Pretesto e simbolo» I quattro sogni romani

Se il sogno è la realizzazione di un desiderio, come Freud chiarisce nella sua Interpretazione dei sogni, il desiderio di Freud di visitare Roma era straordinariamente forte sia a livello conscio che inconscio.

I quattro sogni romani furono i primi indizi della nevrosi che si manifestò subito dopo la morte di Jacob Freud, il 23 ottobre 1896.

Dopo questa perdita che lo aveva molto colpito, Freud si occupò nell’autoanalisi della componente nevrotica del suo desiderio di Roma e della sua origine.

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«Il mio desiderio di Roma è profondamente nevrotico» - Roma e Wilhelm Fliess

La prima menzione di Roma risale alla lettera del 5 novembre 1897, in cui Freud racconta della visita dell’amico Emanuel Lowy, professore di archeologia a Roma con cui trascorre una serata vivace.

Nello scambio con Fliess inizia a emergere un desiderio particolarmente forte di Roma.

«Ero a Roma, camminavo lungo le strade ed ero sorpreso perché le vie e i negozi portavano nomi tedeschi.

Mi svegliai e mi resi immediatamente conto che la Roma dei miei sogni era, in realtà, Praga (dove, com’è noto, si vuole che le targhe delle vie siano scritte anche in tedesco).

Così il sogno ha realizzato il mio desiderio di vederti a Roma piuttosto che a Praga.

Tra parentesi: il mio desiderio di andare a Roma è profondamente nevrotico».

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«Diventati romani» - Il primo viaggio a Roma, 1901

Il viaggio a Roma a lungo desiderato ebbe finalmente luogo, senza molti preparativi e in compagnia di Alexander.

Purtroppo si sa ben poco di questo periodo, se non che Freud pubblicò la “Psicopatologia della vita quotidiana” e il rapporto sul caso della paziente Dora, “Frammento di un’analisi d’isteria”.

«Oggi pomeriggio alcune impressioni delle quali ci si nutrirà per anni.

Stati nel Pantheon, [...] poi all’improvviso nella chiesa di San Pietro in Vincoli ho visto il Mosè di Michelangelo».

Fu la prima di molte visite che Freud fece al Mosè, il cui fascino non lo abbandonò mai.

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«Saxa loquuntur!» Pompei e la «Gradiva». Viaggi in Italia, 1902-1906

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«Via (le strade di Pompei che sto studiando)»

Il 5 marzo 1902 Freud raggiunse un secondo apice della sua vita, ovvero la tanto attesa nomina a professore universitario straordinario conferitagli dall’Imperatore Francesco Giuseppe.

Così viene finalmente svelato il motivo del «viaggio a Roma», che aveva caratterizzato gran parte della corrispondenza degli anni 1899-1900: l’impossibilità di andare a Roma simboleggiava il mancato ottenimento della nomina a professore.

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«Il Vesuvio fuma molto / gradualmente aumentato» - Napoli e Campania, 1902

«Così, in questa prima analisi completa di un’inchiesta da me intrapresa, arrivai a un procedimento che in seguito ho corretto a metodo e introdussi deliberatamente, un procedimento di svuotamento strato per strato, che ci piaceva paragonare alla tecnica del dissotterrare una città sepolta».

Il modello di tale «città sepolta ”Etiologia dell’isteria”, nel tempo divenne un paradigma del metodo psicoanalitico.

Durante le lunghe pause di riposo nel giardino della Cocumella, presso Sorrento, e di fronte a «sua Altezza il Vesuvio», Freud annotò nel suo taccuino il 4 settembre:

[...] Il Vesuvio fuma molto gradualmente aumentato.

3 Tipi di sintomi

a) rimozione - isteria

b) formazione reattiva - nevrosi ossessiva

c) irruzione [nella coscienza] - paranoia

Napoli 14/9

due tipi di resistenza, dalla funzione secondaria ai motivi originari accanto all’inevitabilità della rimozione

Questo è un eccellente esempio dei pensieri in nuce rivelati dai taccuini tascabili, che dimostra come nel corso del tempo Freud abbia trasformato e integrato queste riflessioni in una teoria.

A Sorrento, ispirato dal Vesuvio fumante, Freud annota sul taccuino tre «sintomi», ovvero caratteristiche peculiari delle singole malattie mentali.

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«Il sole celestiale e il mare divino» - Laghi dell'Alta Italia e Liguria, 1905

Nella Pasqua del 1905, Sigmund e Alexander partirono per il sud, presumibilmente per cercare una sistemazione dove passare la villeggiatura.

La lunga e dettagliata lettera descrive ai figli, a Martha e a Minna i sentieri di montagna lastricati di pietra, attraverso prati fioriti e boschi sconfinati, rendendoli partecipi dell’osservazione e della raccolta di bellissimi fiori primaverili, tra cui crochi e nontiscordardimé (allegati alla lettera), così come la descrizione del grandioso panorama:

«Finalmente si esce dal bosco, si ha davanti un panorama che sembra una carta geografica [...].

La solitudine era incantevole, monti, foreste, fiori, acqua, castelli, monasteri e nemmeno una persona».

Il viaggio nell’Italia del nord si svolse dal 3 al 23 settembre.

Il primo soggiorno fu a Innsbruck; la tappa successiva li portò a Rovereto passando per Bolzano.

Freud scrisse una cartolina postale da Villa Serbelloni, splendidamente situata e con panorama su due laghi: «Finalmente un bel posto in questo viaggio dopo la brutta Milano. Il lago di Como è stupendo. Una villa dopo l’altra, un paese dopo l’altro».

La cartolina da Bellagio dell’8 settembre precisa i loro piani: «oggi viaggio sul lago di Lugano [...] poi avanti per Pallanza sul lago Maggiore».

Da Pallanza, Sigmund e Minna visitarono le tre Isole Borromee.

Dopo le tappe sui laghi, Sigmund e Minna partirono in treno per Genova dove arrivarono nel pomeriggio del 12 settembre.

Il pomeriggio del 13 Freud e Minna fecero una gita a Pegli.

Il nome della località fu occasione di un caso di amnesia riportata da Freud nel 1907 nella seconda edizione de “Psicopatologia della vita quotidiana", nel capitolo 3, “Dimenticanza di nomi e sequenze di parole”.

In una lettera finale Freud include anche un riassunto personale dei momenti salienti del viaggio: «Del paesaggio non si può parlare senz’essere un poeta o citare altri. [...] già solo sotto le palme è addirittura un lusso, si può essere curiosi di sapere quale sarà la debita punizione».

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«Lavarone è una specie di paradiso» - Trentino, 1906

La famiglia Freud trascorse le vacanze estive del 1906 sull’altopiano di Lavarone, in Valsugana, nella parte meridionale dell’allora Tirolo, situato al confine con l’Italia.

A questo proposito, il taccuino 5 contiene importanti annotazioni che permettono anche di determinare con precisione l’inizio delle vacanze estive del 1906:

Inizio vacanze 1906

sabato 14 luglio

Molveno

90 Corone bagno altrimenti barca

Pranzo 12-1/2.1 h, 7-8 h

carrozza 35 Corone settembre

Mezzo Lombardo 1 h.10

Trento 1.33

Val Sugana 2

Caldonazzo 3

«Lavarone è una specie di paradiso (ma la prego di non dirlo a nessuno), l’altitudine fa molto bene a tutti noi, tranne che a Minna, che pensa molto a cambiare posto.

Il caldo è alleviato da un vento delizioso, l’acqua del lago è tra i 19 e i 20 gradi».

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«Nata in giornate soleggiate» La stesura della Gradiva, 1906

Il giorno in cui Freud iniziò a scrivere la sua prima interpretazione psicoanalitica della letteratura, “Il delirio e i sogni nella «Gradiva»” di Wilhelm Jensen, era il 24 agosto 1906.

La data coincideva con quella dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., come annotò in margine del suo esemplare della novella «Gradiva, una fantasia pompeiana» di Jensen, di cui Freud continuò la stesura del manoscritto fino al 30 agosto, prima che tutta la famiglia lasciasse Lavarone.

Il significato di Pompei come topos diventa chiaro nel saggio “Il delirio e i sogni nella «Gradiva» di Wilhelm Jensen, dove l’analogia tra archeologia e archeologia dell’inconscio è idealmente rappresentata, come Freud aveva già mostrato in “Eziologia dell’isteria”.

Nella “Gradiva” tale analogia arricchisce la teorizzazione freudiana con l’elaborazione di due concetti: il ritorno del rimosso e l’atemporalità dell’inconscio, che Freud approfondirà sistematicamente nel 1915 in due scritti: “La rimozione” e “L’inconscio”.

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«Nella bella Viareggio» Un viaggio ancora sconosciuto, 1906

Nel ricostruire gli accadimenti di quell’estate del 1906, mi sono imbattuta in prove interessanti.

Si trattava chiaramente di annotazioni riguardanti un viaggio in Italia, ma erano appunti di un viaggio programmato a Viareggio o di uno poi realmente realizzato?

Poiché gli studi non avevano menzionato questo viaggio, in mancanza di altri indizi, ero arrivata alla conclusione che le note si riferissero a un piano di viaggio mai realizzato.

Sigmund Freud non rimase tutto il tempo con la famiglia a Riva e le annotazioni sul taccuino corrispondono perfettamente a questa ricostruzione: l’11 settembre Freud partì per Viareggio, prevedibilmente accompagnato da Alexander.

Stando alle annotazioni del taccuino, Freud deve aver trascorso a Viareggio i giorni tra il 12 e il 19 settembre 1906.

Il secondo accenno a Viareggio segue un anno dopo, in una lettera che Freud scrive da Vienna il 7 luglio 1935, in risposta a Edoardo Weiss, che si trovava in Versilia durante le vacanze estive:

«[...] Le auguro di divertirsi molto nella bella Viareggio, dove una volta ho anche trascorso una stagione balneare e preso granchi.

Cordialmente

Il suo Freud»

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«Ricordare è rivivere» - Lavarone, Firenze, Roma, 1907 (capitolo completo)

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«Ricordare è rivivere» - Lavarone, Firenze, Roma, 1907

Dei progetti per l’estate veniamo a conoscenza solo da una lettera a Jung del 10 luglio 1907.

Qui è riportata  l’idea di un viaggio in Sicilia:

Il 14 partirò per:

Lavarone in Val Sugana

Tirolo meridionale

Hotel du Lac

Non vorrei restare tutto questo tempo senza le Sue notizie che ormai per me sono diventate un bisogno: tornerò solo alla fine di settembre, e perciò Le farò sapere anche i miei trasferimenti.

Come è evidente in questo passaggio, i toni  e lo stile di Freud nella sua corrispondenza con Jung assomigliano a quelli usati con Fliess.

La nuova amicizia e l’intensificarsi dello scambio epistolare comprendevano anche informazioni sul soggiorno durante l’estate.

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«Viaggio come un re non incoronato» Annotazioni romane di Freud dal taccuino tascabile del 1907

Per inciso, l’acquisto del taccuino è menzionato nella lettera da Roma del 17 settembre 1907: dopo che Freud si è scusato con la famiglia per non aver comprato alcun souvenir, aggiunse: «ma io sono stato avaro. Anche per me, a parte quaderno di appunti e crayon, non ho portato nulla da Firenze».

Il taccuino, classificato come il 6, contiene annotazioni dal 16 settembre 1907 al 24 giugno 1908.

Le prime 36 pagine riguardano il soggiorno a Firenze, Orvieto e Roma dal 16 al 26 settembre 1907.

Nel taccuino sono riportate annotazioni di varia natura: riflessioni personali, pensieri metapsicologici, aforismi, indirizzi di antiquari, una lista di spese, appunti di acquisti di souvenir per la famiglia e tre pagine con la ricostruzione delle diverse giornate durante il soggiorno; sono anche elencati tutti i luoghi visitati. 

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«In tarda età si evidenzia in me moltissimo talento a godere la vita» Viaggi in Italia, 1908-1913 (capitolo completo)

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«Ancora un po' di aria del sud» - Salò e il lago di Garda, 1908

Certo è che alla fine delle vacanze estive nel settembre del 1908, Freud partì per un breve viaggio in Italia.

Ancora una volta Freud desiderò l’effetto riposante del paesaggio italiano per recuperare le energie.

Così il 25 settembre scrisse ai suoi cari:

«[...] ma sono molto contento di questo supplemento [del soggiorno in Alta Italia], perché dopo le ricchissime  esperienze dell’estate  mi serviva qualche giorno di benessere privo  di ulteriori contenuti. 

A questo scopo Salò e questo albergo sono stati quel che ci voleva.

È tutto molto gradevole, senza essere opprimente per l’eleganza.»

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«L'enigma di Leonardo da Vinci!» Ispirazioni italiane degli anni 1909-1910

Nell’autunno di quel 1900, Freud prese ispirazione da un personaggio del Rinascimento italiano, Leonardo da Vinci, e concepì un nuovo genere di testo, un’opera tra storia dell’arte, biografia storica e psicoanalisi.

Freud aveva visto il Cenacolo nel monastero di Santa Maria delle Grazie e scrisse: «L’ultima Cena di Leonardo è naturalmente maestosa e, nonostante le lesioni, più bella di tutte le riproduzioni.»

La stessa lettera contiene una frase significativa: «Le molte cose belle che si sono viste portano di certo, prima o poi, non si sa quali frutti.»

Un’altra affermazione nella lettera a Fliess mostra l’interesse di Freud per l’opera appena ammirata a Milano: «Leonardo, del quale non si conosce alcuna relazione amorosa, fu forse il più famoso caso di mancinismo.»

L’intenzione che emerge dalla lettera non è solo quella di decifrare l’enigma  del personaggio Leonardo da Vinci, ma anche quella di indagare il rapporto tra l’attività di ricerca  scientifica e la sessualità infantile e l’omosessualità.

«Ecco: anche il grande Leonardo, che era sessualmente inattivo o omosessuale, nei suoi anni infantili ha trasferito la sua sessualità nella pulsione del sapere ed è rimasto fermo alla esemplarità del fallimento.»

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«Una goduria inaudita» - Firenze, Roma, Napoli, Sicilia, 1910

Nel 1910 Freud riuscì finalmente a realizzare il viaggio in Sicilia, come ultima tappa di un’estate trascorsa in varie località del nord Europa.

La Sicilia era sicuramente l’ultima meta in Italia che Freud desiderava ancora visitare.

Freud si recò infine in Sicilia, terra intrisa di miti e grecità, al termine di un’estate movimentata, ricca d’incontri e di spostamenti in Europa settentrionale.

A un primo esame il viaggio in Sicilia di Freud appare come un tipico viaggio del Grand Tour.

Le somiglianze con altri viaggiatori, soprattutto con Goethe, sono evidenti.

Non solo Freud parafrasò la famosa citazione di Goethe del 13 aprile 1787 - «L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’anima: qui è la chiave di tutto», come scriverà alla fine del viaggio nella lettera a Jung - ma lo seguì anche nella scelta degli itinerari e nel «sentirsi a proprio agio» a Palermo, Agrigento e Siracusa.

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«Qui sul Renon stiamo divinamente bene» - Collalbo / Klobenstein, 1911

Alla ricerca di una sistemazione estiva, Freud si recò a Trento e Bolzano, e la ricerca si rivelò fruttuosa, poiché i Freud soggiornarono a Collalbo / Klobenstein sul Renon nell’Hotel Bemelsmann Post per sei settimane.

L’umore di Freud migliorò sensibilmente sul Renon:

«Caro amico,

la mia memoria mi dice che da Karlsbad non ho risparmiato le lamentele, e quindi sono felice di informarLa che dal 31 luglio mi trovo qui con grande piacere.

Manca solo [...] un po’ di pioggia per far spuntare i funghi nei magnifici boschi.

L’aria, la vista, l’alloggio e il cibo sono ideali, e qui non ci si deve preoccupare di trovare spazio per accogliere gli ospiti o i nuovi membri della famiglia [...]»

Sebbene Freud scriva più avanti nella lettera a Ferenczi che il suo «intelletto o qualsiasi altra cosa con cui si lavora è ancora in vacanza», approfitta della quiete e di un «bel posto nel bosco vicino», per leggere libri di storia della religione. 

«Qui sul Renon stiamo divinamente bene e il posto è bellissimo.

Ho scoperto in me il piacere inesauribile del far nulla, temperato appena da un paio d’ore dedicate alla lettura di qualche novità, e non riesco a pensare che l’inizio del mese prossimo mi riporterà al duro lavoro.»

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«Vivere a Roma da gran signore» - Roma, 1912

«Lo scopo di vivere a Roma da gran signore sembra realizzato.

[...] Che ne sappiamo noi di buon cibo e di nobile vino! 

È terribilmente confortevole e incredibilmente bello.

[...] Per me è molto naturale essere Roma, non ho alcuna sensazione di estraneità.»

Dopo tutti gli anni e i sentimenti contrastanti che aveva provato nei confronti della città, Freud era finalmente «arrivato» a Roma.

Nella lettera a Martha del 20 settembre 1912, sottolineò ancora una volta il suo entusiasmo per la città e accarezzò l’idea di trasferirvisi in vecchiaia:

«Roma era certamente la cosa migliore per me.

La godo come mai prima, probabilmente anche perché ho un alloggio tanto stupendo.

Il mio progetto di vecchiaia è sicuro: non un cottage, ma Roma.

A te e Minna piacerà altrettanto.»

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«... e faccio una visita quotidiana al Mosè» Osservando il Mosè di Michelangelo, 1912

«Il Mosè italiano mi ha fatto particolarmente piacere.

Rispetto a questo lavoro, mi trovo in un rapporto che è all’incirca quello verso il figlio prediletto.

Tutti i giorni, durante tre solitarie settimane di settembre 1913, sono stato in chiesa davanti alla statua, l’ho studiata, misurata, disegnata, finché giunsi a quella comprensione di essa che osai esprimere, in modo solo anonimo, nel mio lavoro.

Solo più tardi legittimai questo figlio non analitico.»

«Quante volte ho salito la ripida scalinata che porta dall’infelice via Cavour alla solitaria piazza dove sorge la chiesa abbandonata! e sempre ho cercato di tener testa allo sguardo corrucciato e sprezzante dell’eroe, e mi è capitato qualche volta di svignarmela poi quatto quatto dalla penombra di quell’interno, come se anch’io appartenessi alla marmaglia sulla quale è puntato il suo occhio [...]»

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«Con un meraviglioso tempo estivo, alloggiati in maniera principesca» - Roma, 1913

«I nostri piani per l’estate sono i seguenti: Mariendbad in quattro (le donne e Anna) fino al 14 agosto, poi tre settimane San Martino, poi Monaco, viaggio con destinazione sconosciuta.

Ho promesso alla famiglia che passerò un periodo spensierato.

Credo che sarà necessario, perché queste inquietudini distruggono l’interiorità, anche se non rendono nevrotici.»

Da San Martino, il 4 settembre Freud si recò a Monaco di Baviera dove si tenne il IV Congresso Psicoanalitico Internazionale.

Successivamente, la «destinazione sconosciuta» divenne di nuovo Roma.

Ancora una volta si diresse a sud, via Bologna, verso Roma, dove rimase dal 9 al 25 settembre accompagnato questa volta dalla cognata Minna.

«Nell’incomparabilmente bella Roma, ho presto ritrovato il mio umore e la voglia di lavorare, e nelle ore libere tra le visite ai musei, alle chiese e alla Campagna, ho completato una prefazione al libro su Totem e tabù, un’aggiunta della conferenza al congresso e un abbozzo di un saggio sul narcisismo.»

Nonostante le circostanze difficili e gli «shock psicosomatici e psichici» di Freud da non sottovalutare, Freud poté rilassarsi e divertirsi a Roma, anche lavorando.

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«La libido liberata dalla perdita dell'Italia» Ricordi d'Italia tra il 1913 e il 1923

Dopo l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 e il conseguente scoppio della Prima guerra mondiale, viaggiare in Italia era diventato temporaneamente impossibile.

Dal 1915 al 1918 il fronte italiano attraversò i luoghi tanto amati da Freud nelle Alpi del Sud Tirolo, del Trentino e del Friuli.

Freud, che nel 1915 stava lavorando alla sua teoria pulsionale e la concetto di libido, espresse il suo rammarico per non poter più viaggiare in Italia e spiegò nel 1917, in una nuova edizione di “Psicopatologia della vita quotidiana”, le ragioni della dimenticanza di nomi italiani o associati all’Italia durante il periodo bellico.

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«Tutte le cose belle sono rimaste belle» L'ultimo viaggio a Roma, 1923

Solo cinque anni dopo la fine della Prima guerra mondiale, che si svolse in Italia in molte zone ben conosciute e amate da Freud, Sigmund fece il suo ultimo viaggio in Italia, in due luoghi molto significativi: Lavarone e Roma.

Alcune circostanze molto dolorose - i primi segni di un cancro al palato con conseguente operazione, la morte del nipotino di quattro anni e mezzo, adombrano la pianificazione del viaggio.

Ma nonostante tutto, Freud non si lasciò scoraggiare dal portare a termine il suo progetto di viaggio.

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«Per me [...] la bellezza dimora in Italia e nel Mediterraneo» Conclusioni

Otto anni dopo l’ultimo viaggio, in una lettera a Stefan Zweig, Freud confessò la sua incessante nostalgia per l’Italia: «fino alla guerra e una volta dopo di essa, dovevo almeno una volta all’anno andare a Roma per qualche giorno o settimana.»

Che il tema del «viaggio» fosse carico di un significato interiore e potrebbe essere inteso quasi come una metafora della propria vita e della psicoanalisi nel suo complesso, lo dimostra lo scritto “Un disturbo della memoria sull’Acropoli”.

Il quasi ottantenne Freud confessò di aver provato un «ardente desiderio di viaggiare e di vedere il mondo» già da quando frequentava il ginnasio, e ne interpretò il significato analitico: «È come se l’essenziale del successo consistesse nel fare più strada del padre e che fosse tuttora proibito voler superare il padre.»

Erano così passati trentacinque anni dal primo viaggio a Venezia del 1895: il viaggio in Italia era diventato una bella e rilassante abitudine di vita.

Il paese, la sua storia, la sua cultura e il suo paesaggio non solo gli fornivano un importante «materiale» inconscio, sotto forma di sogni, errori, associazioni, ma erano soprattutto fonte di benessere, piaceri, divertimento e ispirazione.

Non sorprende quindi la confessione che l’anziano Freud scrisse in una lettera del 28 febbraio 1936: «Per me [...] la bellezza dimora in Italia e nel Mediterraneo».

Questa frase concisa, una sorta di ultima dichiarazione d’amore per l’Italia, è da ritenere come un suo lascito.

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L’AUTORE

Sigismund Schlomo Freud, noto come Sigmund Freud (Freiberg, 6 maggio 1856 - Londra, 23 settembre 1939), è stato un neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco, fondatore della psicoanalisi, la più antica tra le correnti della psicologia dinamica.

Fra gli intellettuali più influenti del 1900, è noto per aver elaborato una teoria scientifico-filosofica, secondo la quale i processi psichici inconsci esercitano influssi determinanti sul pensiero, sul comportamento umano e sulle interazioni tra individui: di formazione medica, tentò di stabilire correlazioni tra la visione dell'inconscio (rappresentazione simbolica di processi reali) e delle sue componenti con le strutture fisiche della mente e del corpo umano, teorie che hanno trovato parziale conferma anche nella moderna neurologia e psichiatria.

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