Tra i libri più importanti del 1700, il monumentale «Voyage pittoresque de Naples et de Sicile» del Saint-Non si staglia lungo il crinale del tardo illuminismo e degli straordinari ritrovamenti di Ercolano e Pompei, che avevano concentrato l’attenzione degli studiosi europei sul patrimonio archeologico e paesaggistico del Mezzogiorno d’Italia.
Questa è la sezione calabrese dell’opera, frutto della spedizione di Dominique Vivant Denon, barone Denon, scrittore, incisore, storico dell'arte, egittologo ed amministratore francese; considerato uno dei precursori della museologia e della storia dell'arte, che aveva ricevuto l’incarico di guidare un manipolo di paesaggisti e di compilare un puntiglioso diario.
Il viaggio in Calabria iniziò ai primi di maggio del 1778, zigzagando qua e là, l’équipe visitò località piccole e grandi, testimonianze archeologiche e quant'altro potesse entrare nel cerchio debordante di un viaggio incentrato sulla riproduzione di città, strade, monumenti, ponti, golfi, montagne e altri elementi variamente pittoreschi.
Ma anche altro finisce per affascinare Denon e i suoi compagni: la grandezza di una terra millenaria in cui la natura continua a parlare il linguaggio della sublimità.
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Calabria Citeriore - Via da Policoro a Corigliano presso luoghi dell'antica Sibari, passando per Rocca Imperiale, Castel Roseto e Casalnuovo
Lasciamo con rammarico questo bel paese dell'antica Eraclea, paese incantevole per ricchezza di siti, e dopo essere discesi dalle alture che dominano su tutta questa bella parte d'Italia, entrammo in un bosco già celebre nell'antichità e riferito già come foresta sacra.
Si può dire che essa ne conserva ancora tutto il carattere: il silenzio, il cupo misterioso, che regna su immense scene, vecchie quanto il mondo, che sembrano richiamarci, attraversandole, il Santuario ispirato dai Druidi.
Questa bella foresta era abitata da una folla quieta di animali e di selvaggina di ogni specie; cinghiali, daini, cervi, caprioli, senza parlare delle martore e degli scoiattoli, dei quali vedemmo grandissima quantità, saltare da albero ad albero, sulle nostre teste.
Arriviamo infine presso le rive del Siri, uno dei più grandi fiumi del Regno di Napoli, sempre seguendo la foresta, e passammo il fiume a guado su bufali che si attendevano sulla riva.
E’ alla foce di questo fiume che esisteva altra volta l’antica Siri, una delle città più considerevoli della Repubblica dei Sibariti.
Eravamo soprattutto sorpresi di vedere che questa Calabria, di cui ci avevano fatto tanta paura, era il luogo dove durante tutto il nostro viaggio, avevamo visto esercitare l'ospitalità con la più larga franchezza e cordialità.
Si può dire, e senza esagerazione, di questi felice e tranquilli abitanti, che, da quando si entra in loro case, e se divengono vostre; quelli non hanno più nulla per loro, e senza fasto vi mettono davanti tutto ciò che può piacervi, tutto ciò che voi potete desiderare.
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Calabria Citeriore - Strada da Corigliano a Squillace, l'antica Scyllatium, passando per Melissa, Strongoli, Cotrone, Capo delle Colonne e Catanzaro
Uscendo da Corigliano, facemmo la distanza di dieci miglia attraverso un bosco di ulivi, e continuiamo la nostra strada tra Rossano e il mare.
Si pretende nel paese che questa Rossano era l’antico porto di Sibari; ma tale opinione pare poco fondata, poiché l'imboccatura del Crati, al fondo di un golfo, era, ed è ancora una rada ben più sicura che quella di Rossano, che ha la forma di un promontorio, e tutti i venti da temere.
Ci occorre traversare, in questa mattinata, il Celano, il Celenito e il Trionto, tre piccoli fiumi della natura dei torrenti, assai pericolosi in inverno, guadabili in estate, e mai navigabili per le più piccole navicelle.
Ci ristorammo poi ad una masseria presso Calopezzati, a diciotto miglia da Corigliano e a sei da Cariati.
Non si è tutti i giorni felici, perché tutta questa zona non ci offre alcun sito interessante.
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Calabria Ulteriore - Via di Squillace, l'antica Scyllatium, fino a Reggio, passando per la Roccella, Gerace, le rovine di Locri, Condoyanni, ecc.
Un fiume molto grosso, che dovevamo attraversare uscendo da Squillace, e che diviene assai considerevole alla foce, al Capo o Ponte di Stalettì, non ci permise di seguire più a lungo la costa; in conseguenza, prendemmo per sopra la montagna e attraverso strade in cui tutta la destrezza dei nostri muletti ebbe molta pena a tirarci! Arrivammo da prima, a Montauro, dopo a un Monastero di Certosini, poi a Guasparissa, e infine a Monte Pavone, donde discendemmo nella pianura; di là passammo il Beltrano altra volta Cesinus e la pianura che è tra i fiumi Alaca, e Colipari, e numerosi altri torrenti che non meritano d'essere nominati, e che non si riconoscono in estate, ma dalla devastazione che hanno causato in inverno.
Si attingerebbe tuttavia una gran parte dei piccoli ruscelli che scolano durante l'estate in tutta questa piana, sì, per canaletti fatti con intelligenza, si immaginasse di condurre le acque nelle terre.
In questo felice clima, a condizione le terre siano curate o annaffiate, divengono giardini fertili e deliziosi; ma come l'industria degli uomini è sempre proporzionata ai bisogni e alle necessità, si manca di tutto nel reame di Napoli.
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Seguito del viaggio in Calabria - Strada dopo lo Stretto di Messina, passando per Tropea, Nicastro, Cosenza
L'avvicinarsi dell'inverno, e il timore delle piogge, che d’ordinario cominciando tutti gli anni in Italia verso la fine dell'autunno, ci determinano ad abbandonare la Sicilia. Malgrado tutti i nostri dispiaceri, per Messina e i suoi dintorni deliziosi, decidemmo di andare direttamente per mare a raggiungere Tropea: evitavamo con questo mezzo d'essere ritardati nella nostra strada da fiumi considerevoli della Calabria, il Metauro e il Metrano che avremmo dovuto attraversare, e che spesso, in questa stagione, sono straripati al punto da restare qualche volta e viaggiatori per molti giorni.
Ciò che rimpiangeremo di più, era di non aver potuto disegnare che da lontano la roccia di Scilla; tuttavia, come eravamo curiosi di riportare almeno un'idea di questo scoglio celebre, uno dei nostri disegnatori ne prese prima di tutto una veduta dell'altro lato dello Stretto, e dal quale si vede dal faro stesso di Messina.
L'altra veduta è molto più dettagliata, essendo disegnata più vicino che ci fu possibile approssimarsi; perché indipendentemente dal timore che noi avevamo adesso e trascinati dalle correnti, avevamo ancora quello dei colpi di fucile dei guarda coste, ciò che ci obbligò di tenersi sempre a qualche distanza.
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L’AUTORE
Jean-Claude Richard de Saint-Non, meglio noto come Abate di Saint-Non, o Abbé de Saint-Non (Parigi, 1727 - 25 novembre 1791), è stato un incisore, disegnatore, umanista, nonché archeologo, mecenate e viaggiatore francese.
Fu destinato dalla famiglia alla vita religiosa e per questa ragione nel 1749 poté anche entrare nel parlamento di Parigi.
Per la sua opposizione alla bolla Unigenitus Dei Filius (nota semplicemente come Unigenitus), costituzione apostolica, in forma di bolla papale, promulgata dal papa Clemente XI per condannare l'eresia del giansenismo, fu esiliato a Poitiers.
Tra il 1759 e il 1761 visitò l'Inghilterra e successivamente l'Italia, rimanendo particolarmente impressionato dal Sud Italia, soprattutto dalla Calabria e dalla Sicilia.
Scrisse pertanto un'opera enciclopedica illustrata da lui stesso intitolata «Voyage pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile», dove riporta resoconti e impressioni da lui raccolte tra il 1781 e il 1786.
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