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Un Viaggio in Italia del 1981-1983 di Guido Ceronetti

A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.

Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.

Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.

Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.

E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

Un’enciclopedia caotica da cui attingere il pensiero di Ceronetti: sempre spiazzante, apocalittico, divertente.

Ceronetti, con questo libro racconta l’Italia minore osservando ed ascoltando, passo passo.

Ha uno scrivere sincopato, un susseguirsi di appunti senza soluzione di continuità; interrotto da scene di vita ben illustrate come in una sceneggiatura: interno giorno, esterno notte, bambini in bicicletta, anziani che discorrono, nei bar, tra i vicoli, grida risate, angoli nascosti, vita vissuta quotidiana. 

Si passa da un luogo all’altro, con cambi di scena e di personaggi senza dissolvenze.

Punta l’attenzione, ora su un personaggio, ora su uno scorcio su una scritta sul muro e perfino sui nomi di un citofono, per tornare di nuovo al personaggio o saltando in un altro luogo. In un susseguirsi scomposto di voci suoni pensieri ragionamenti tra sé e sé, considerazioni, colti particolari, reminiscenze e rimandi letterari, digressioni filosofiche, appunti e spunti iniziati e non conclusi; pensieri in libertà si rincorrono contaminano, l’un l’altro, citazioni colte.

Immagini quali “grandi ombrelli di piccioni che, al mio passaggio, si aprono”.

"Un viaggio in Italia" venne pubblicato la prima volta nel 1983, riedito da Einaudi nel 2014; l’editore lo volle a tutti i costi perché conosceva lo stile di scrittura graffiante e cinica del Ceronetti.

La sua intenzione non era pubblicare il resoconto di un viaggio, piuttosto una serie di annotazioni e appunti su di un’Italia vista con sguardo tagliente e smaliziato; pertanto l’autore, con una valigia piena di libri, viaggiando su treni e corriere, ha attraversato tutta l’Italia da Nord a Sud.

Ovunque ha guardato ha trovato tracce della trascorsa bellezza del fu Bel Paese, come la sua eccessiva nuova volgarità. vagabondando di giorno e di notte, tra scorci, piccole vie, chiese, monasteri e cimiteri ha osservato e annotato le scritte su muri e su lapidi, le insegne dei negozi e le targhe stradali.

D’altronde, solo questo resta da raccontare a chi viaggia in un’Italia dov’è in via di sparizione la Bellezza visibile, la vita in strada, la miseria, i mestieri, gli artigiani.

Causa per cui, in più casi le pagine del libro sono intrise di irritazione e sgomento, perché sopraffatto dai disastri delle nostre città, depredate e sporche, rese invivibili da rumori, auto, gente chiassosa; e ancora, muovendosi a piedi appena fuori dalle città, riporta annotazioni sulla visuale che appare, di un agglomerato di strade su strade, tremendi ponti di ferro, camion, tir, corsie con sbarramenti. 

Territori oltraggiati dalle industrie, o come, per il grande fiume Po, dove domina la centrale idroelettrica e abbonda di scarichi industriali, dove un tempo, invece, era vissuto dall’uomo che tremava per le piene del fiume e benediva i doni grami e vitali del dio acquatico.

"Finché esisteranno frantumi di bellezza, qualcosa si potrà capire del mondo. Via via che spariscono, la mente perde la capacità di afferrare e di dominare. Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un non pallido aiuto alla pensabilità del mondo."

La patria che Ceronetti ha in mente non è dunque lo Stato sorto dopo il processo di unificazione (su cui anzi esprime un giudizio impietoso), ma l’Italia, ancora essenzialmente virtuale, di Dante, Petrarca e Manzoni, le cui opere lo accompagnano, materialmente non meno che idealmente, nel corso del tragitto attraverso la Penisola.

Ma in questo viaggio iniziatico non si evocano soltanto scenari degradati e soccombenti, bensì anche residue scintille di bellezza «Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un pallido aiuto alla pensabilità del mondo» e volti vivi, rari e isolati, certo, ma ancora non del tutto annientati dal male». 

È il caso del singolare agricoltore - ancora una volta, simbolico custode dell’Italia invisibile -, al quale è dedicata una delle pagine più memorabili del libro: «un solitario aratore affondava l’erpice tirato da due magnifici cavalli bruni in un piccolo campo. Era certamente conscio di essere, col suo campetto e i suoi cavalli da Iliade, condannato a sparire, eppure arava, con pazienza, con disprezzo, con umiltà, con sapienza. Un Dio in incognito, un Dalai Lama in esilio, un simbolo, o più semplicemente un uomo forte e tranquillo. Non sapeva che quel suo erpice è una spada, che il luogo dove arava ha il segreto nome di Termopili».

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Il primo taccuino di viaggio del 1980

Sono vecchio. Non posso più andare lontano. 

Ma il mio viaggio in Italia non sarà mai concluso. È una strada maestra. È la mia Sixty-Six, dove ho dormito in ogni specie di alberghi, dove sono passato come l'Uomo invisibile dell'amato Wells.

E questa interminabile strada si è a poco a poco rivelata quella stessa di cui Dostoevskij nell'ultimo capitolo superbamente visionario dei “Demoni”, dice che contiene un'idea, ha un tempo persecutrice e nirvanica, sfondatenebra sempre, agonica senza disperazione. 

Nell'ultima locanda ci accompagna, amante estrema, la venditrice di Bibbie che incontra Stepan Verchovenskij, via via più ricco di impensati conforti.

Naturalmente, se un libro di viaggi si chiama Tristes Tropiques, durerà più a lungo della foresta amazzonica e dei poveri indios che l'hanno abitata; ma i fili che si intrecciano intorno a un progetto di viaggio in Italia, ha più di mille anni in cui la forma-pensiero Italia si è coagulato in una generica riconoscibilità universale, sono più fitti e velenosi, ragnatelosi e inserpentati, delle liane tristemente tropicali dell'etnologo rivelatore. 

Il nome Esperia me lo dovrò rammentare ogni momento. 

Esperia, terra della sera, dove la democrazia ateniese degenera in tirannidi; terra Yin, dove il sole è temuto, come in Giappone, e le città e i borghi si offrono simili, casi incollate a case, per neutralizzare il sole, frantumare la vampa sulle tegole e le ardesie.

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Premessa 1983

Non può che essere tutto vero, il racconto di questo viaggio: un seguito di fatti banali e di luoghi noti, l'immaginario si scoprirebbe subito. 

Niente di strano, però, se il mio viaggio elude nel suo specchietto l'immagine dell'Italia come si crede di vederla; tanti scatti d'obiettivo mentale e giudizi, collage di impurità e stranezze raccolte, non sono valsi, mi pare, che a comporre un enigma; come tale lo consegno; tutto resta sempre, alla fine, da indovinare, e un reale scoprire non è mai senza affinità col celare. 

Non a mettere sotto luci dei riflettori un poco d'Italia e delle sue città mirava l'andare.

Se avessi voluto far questo - l'Italia ad oggi è terribilmente uniforme e noiosa - nessuna speranza avrei di contagiare qualcuno.

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Premessa a Supplementi a «Un Viaggio in Italia» del 2004

Che cosa potrà venirne fuori? Non ne avevo idea. 

Una specie di scommessa, una puntata sul rosso dell'Editore, Giulio Einaudi in persona... 

Tanti e famosi i viaggi in Italia: aggiunsi al titolo inevitabile, quella indeterminatezza, uno fra tanti, l'avrebbe distinto. 

In origine non lo era, né voleva esserlo: il tempo ne ha fatto un racconto in vaga forma di giornale, e con questo mantello di Eremita del tarocco andrà in giro, ormai. 

Racconto-verità come già precisava la prefazione di allora, racconto di uno che narra tra confini stretti, che manca di stoffa, qualcosa della mia vita e del mio viaggiare raramente cambiando luoghi, appena, so dire. 

Satirica è la mia musa, alchemica talvolta, per lo più ho scritto in versi, mosso dei fili: mi morde l’inesatto, quando mi cuciono addosso una scheda.

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Due papi

Due papi. Due. Così, implacabile, San Malachia

Oggi, un pontificato durato più a lungo di tutti gli altri in lenta lenta agonia. 

Guardo giù dall'interno delle Mura Vaticane: la forza di pensiero di un indicibile intrico architettonico, un pensiero che non si può definire, non è teologico, è un mistero del tempo ... 

Davanti alla basilica si prepara un incontro del Papa con folla giovanile, e per l'indomani, hanno un'esigenza che non vuole evitarvi: VOGLIAMO VEDERE GESÙ. 

La cosa non è impossibile, ma occorre che passino prima il Papa che stanno per incontrare e il suo successore, e ci sia sul trono Petrus romanus, fibbia sibilante, in multis tribulationibus. 

L'Islam è il nuovo Annibale alle porte di Roma e qua, dentro le mura, credo che elementi lucide abbiano da un pezzo capito che il prolungato, ostinato filoislamismo woityliano non porti ad altro esito che all’irrigidimento di una inimicizia storica che si è risvegliata per cento teste di drago drizzate.

Ma questo avvicina il «tempo di vedere Gesù» quantunque in veste di duro mosaico bizantino.

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Dal quaderno di note

Dal quaderno di note prese in vista del mio “Viaggio in Italia” Einaudi tra 1980 e il 1981. 

Ero ad Aosta, con Cristina arrivata da Parigi avevo fatto un giro per la valle. 

Chiave del motto dei Challant di Issogne (Tout est et n’est riens) fornita da Giacosa: è un rebus con figure, sparite dal graffito, un Triangolo con in mezzo una Croce e sotto il Triangolo: TOUT EST. 

Il Triangolo indica Dio, il Globo è certamente il mondo, il rebus così diventa chiaro. Stralcio ancora, dallo stesso quaderno, questo interessante programma: «Chiudersi in Dante, viaggiare in Italia con le tendine del treno abbassate». 

Potrei aggiungere, adesso: «In nessuna stazione scendere, in nessuna città fermarsi». 

E ancora: «Viaggio in Italia. Viaggio tra i morti. Viaggio nell'invisibile».

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L'arte del pettine

Si è perso del tutto il significato sessuale di pettine. Stava per cazzo.

Io dico e scrivo spesso «del pettine». 

Solidarietà al popolo palestinese. L'emporio delle donne e... Anche i cervi vanno in moto. Merde d'Italia. 

Diruetur in nessun graffito compare. 

A Pompei fu trovato (dal secondo Eneide): conticuere (tacquero, nel testo seguiva omnes, ma il verbo basta).

Conticuere può essere scritto all'entrata e all'uscita della storia umana. 

È purgante e pacificante. 

Ecco qua le spaventevoli antenne di Monte Mario

Quella della Rai di fronte all’Hilton, che sulle finestre si becca il primo urto della tempesta elettromagnetica, è alta come una Eiffel. 

Conto trentatré Padelle e Tamburi, da giganteschi e minimi, un'incrostazione, per me, d’inafferrabile (ne sento soltanto la nocività, ma è già abbastanza). 

La torre incarna l'irresistibile potenza del messaggio che irradia (ci è vietato ignorarlo, si è puniti a fuggirlo): dopo aver spezzato le difese che può opporre la mente, penetra in tutto il corpo con le sue vie di morte. 

E su questo mostro si affacciano centinaia di camere della retrofacciata dell'Hilton dove certamente la direzione praticherà sconti. 

Ah ma non basta: vicinissima un'altra antenna padellata (altezza della torre di Pisa) spara le radiazioni militari, palpa il cielo coi radar. 

Casette attorno e in basso ad assorbire il campo.

Odori di mezzogiorno domenicale, buoni. Panoramico vialetto degli innamorati. 

Dal verde folto, con altre case attorno, si innalza la testa di Tirannosaurus Rex di una terza antenna spaventosa, tutta scudata di padelle, la cresta impressionante: questa irradia per Mediaset e per alcune radio libere di segnale nazionale.

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Un quadretto portato da Santo Domingo

Un quadretto portato da Santo Domingo, dove quelli di San Benedetto al Porto hanno aperto un loro centro, raffigura - è nella casa di via Buozzi - un mercato, con una quantità di figure sovrapposte insieme alle banane e altro, tutte nere e tutte prive di occhi. 

La spiegazione: gli occhi significano presenza dell'anima; se le figure dipinte hanno gli occhi vuol dire che nel quadretto, essendoci l'anima, c'è qualcosa di prezioso che ne aumenta il valore di scambio. 

Per avere gli occhi, bisogna pagare di più. 

Questa dunque è una pittura povera, da pochi soldi. 

Un'altra con gli occhi, inestimabile, non c'è. 

Guarda attentamente le facce, in giro, guarda dentro le facce: vedrai che, con gli occhi, sebbene vedano, sono poche.

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Premessa 2014 - Un viaggio senza fine

Mancano tanti luoghi, in questa topografia, ma la delusione e la pena civile dell'autore abbondano. 

Oggi, con un inasprimento di essenza e i nuovi intrecci di circostanze, io di oltre un trentennio più vecchio, amaro sopravvissuto, l'occhio del riguardante mi suggerirebbe tutt'altre osservazioni e visioni.

Del resto, non intendevo, come in un reportage fotografico, in un vagabondaggio alla Magnum, stella polare, che fermare istanti, impressioni, respirazione, in quel passare e ripassare, e sparire inghiottiti, di ombre, di viventi umanità innanzitutto, fughe ed incontri, dentro paesaggi mutevoli, cronache, voci dai muri, e un po' di natura superstite. 

A poco a poco avevo capito quale senso avrebbe potuto avere questo viaggiare impreciso, con trasporti pubblici sempre, di un Io narrante non immaginario nell'Italia del suo tempo - l'Italia senza più guerre, né grandi e vere lotte sociali, oltrepassata dalla storia, e da fantasmi politici agonizzanti tinta di sangue. Turistica, dunque di finzione, facciata, imbruttimento, afflussi di scemenze. 

E poteri in aumento, sordidi, invisibili, con legislazione propria, dove vige la sanzione unica della pena capitale, di organizzazioni criminali.

Un passo al di là di tanto banale indurito, o poco di sotto, l’inalterabilità di un Enigma. 

Il senso era lo stesso che, indenne davanti da anni, il nuovo lettore ritroverà: l'aspettarsi il riemergere di una iniziazione. [1° gennaio 2014]

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La gamba ancora malferma

La gamba ancora inferma, e troppi libri nella valigia. 

Il bagaglio mi pesa, qualcuno dovrebbe portarmelo, apparendo e sparendo al momento giusto. 

Prenderò treni, corriere, battelli, taxi; andrò a piedi. 

L'Italia non la troverò più, ma so viaggiare nell'invisibile, dove la ritroverò. 

Ho con me Petrarca, Manzoni, la “Vita Nuova”, la "Chartreuse" di Stendhal e anche il sillabario di arabo per imparare a memoria la fatiha. 

Ho una prova notturna della potenza della bàsmala: c'erano tre o quattro animali feroci, ma più di tutti un leone, che qualcuno, senza volto, teneva al guinzaglio, o dentro una gabbia. 

Per provare la potenza preservatrice della bàsmala gli grido di lasciare libero il leone. 

Ed ecco il leone si lancia su di me mentre grido bismillàhi rachmàni e mi sfiora appena le gambe, allontanandosi. 

Allora, con gratitudine, ripeto la bàsmala più volte. 

(Dopo violenta emorragia dal naso, essendomi tolto il tampone per dormire meglio. Il resto della notte tranquillo). 

L'Asia comincia a Trieste, ma al di qua di Trieste l'Asia ricomincia. 

La differenza è tra un Asia della piattezza e del terrore, e un Asia alchemica e sottile, che ha le sue vie e i suoi rami. 

L'Italia spirituale nasce in Provenza, dall'agonia di un'eresia asiatica. 

L'Asia che comincia al di là di Trieste è maledetta e triste, e Trieste di tristezza ne ha già della sua.

Questo viaggio lo volevo iniziarlo da Montségur, montagna asiatica sacrificale, vagina della più segreta Italia. 

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Quello che fu l'ospedale psichiatrico

Quello che fu l'ospedale psichiatrico Triestino è immenso, sprofondato nel verde, in un odore di foresta vergine, i padiglioni sono vuoti o semivuoti, i muri ben coperti di scritte (LA VERITÀ È RIVOLUZIONARIA, LA LIBERTÀ È TERAPEUTICA, LA LIBERTÀ È INCANCELLABILE, PIERO CUL DE TUTI). 

C'è l'aria di spossatezza e di smarrimento che succede all'attimo di trionfo di una rivoluzione: il nuovo Potere deve costringersi, per durare, a non godere soltanto della demolizione compiuta, cosa non facile, presa la rincorsa; si dà a occupare posti più che può ma deve scoprire, con sgomento, che il vuoto fatto è più esteso di quanto immaginasse, e che il nulla non è maneggevole. 

Peculiarità della follia a Trieste: cresciuti i pazzi dopo il ‘45, molti i profughi istriani, gli sradicati dalla terra, dal mondo agricolo e marinaro, la testa gli è scoppiata al contatto della durezza triestina.

Nocivo il matriarcato, specie delle donne slave, viriloidi e castratrici: i figli maschi, non reggendo, impazziscono ...

Un gruppo è sistemato nel lusso sperperato delle sale dell'ex Direzione, l’appartamento si chiama adesso Rosa Luxemburg, dove ogni ospite è un'animula vagula blandula in un prato di asfodeli, vigilato maternamente da Rosa Luxemburg, addomesticato dagli psicofarmaci. 

Sono rimasti in quattrocento, dispersi tra i padiglioni, eppure sembra di esplorare un deserto.

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La Verna in giornata di pioggia

La Verna in giornata di pioggia, umida ma non fredda (26 giugno). 

Nella cappella delle Stigmate una vecchia suora chiede a un antichissimo frate, certamente miracoloso, di benedirla: -... perché quest'anno sono stata sempre male: bronchiti, tossi, raffreddori ...- 

L'interno del santuario è bello e nobilmente teatrale, coi delicati i colori robbiani elegantemente sposati al grigio. 

Usciva dalla cantoria una processione di frati e a vederli da vicino uno per uno, i vecchi e i giovani, parevano più guastati e deformati che redenti e abbelliti dalla vita contemplativa.

Mentre i minori cantavano con le tonsille malate, l'organista scalpicciava insalubre sui pedali, per fortuna a enarrare gloriam Dei ci sono gli uccelli della foresta. 

Vicino alle clausure, un pendolo. Un grande orologio in cifre romane ora nella navata ammutolita fa un rumore d'aspo immemorabile. 

La valle è gonfia di vapore. Incontro due novizi. Uno zoppica. Erano nella processione. Hanno sandali strani, fuori ordinanza ... 

Gli domando se mangiano carne.

- Certo, noi si mangia la carne. Anche San Francesco la mangiava, quando non digiunava; lui non dava importanza a quel che si mangia ... Solo al venerdì si fa di magro, pesce ... 

Veglie notturne? Non più ... Si fa una processione di mezzanotte, tra il giovedì e venerdì, alla cappella delle Sigmate, ma ci va solo chi vuole. 

Noi ci prepariamo una vita di apostolato, in mezzo alla gente.

Studio, poco: perché non ha importanza. San Francesco diceva che la vera Sapienza viene da Dio ... 

(Alla Verna sono una quarantina, tra frati vecchi e novizi, tutti non curanti di avere le stigmate del mattatoio).

Arcobaleno. Le ginestre del Casentino. Sul retro arrugginito di una targa: DIO C'È. La targa dice: ATTENZIONE PROCEDERE CON CAUTELA STRADA DISSESTATA.

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Alle cinque comincia lo spettacolo

Alle cinque comincia lo spettacolo della Frusta nella piazzetta di San Giovanni in Campo.

Sul palco, al centro, la banda del Passatore di Brisighella con gruppo di sue ballerine di tenera unghia, scialbine. 

Gli uomini vere querce, facce energumene, contenti di rappresentare la Banda di Stefano Pelloni con cappellacci e trombone. 

Cristo! Questa è vitalità! 

I brisighelli emettono suoni titanici, note telluriche, quadrati e sghembi, tremendi: Lehar e Valencia trattati dai loro fiati diventano furibonde marce da guerra ... Pum! Pum! Tarapum!

Un vecchiaccio spiritato agita l'asta del comando mentre le femmine obbedienti cincischiano il tamburello e i fratelli della frusta battono il tempo con schiocchi durissimi. 

L'altoparlante annuncia che la porchetta è speciale e che si vende anche a chili. 

Da una stufa mobile, avanzo delle guerre patriottiche, si alzano a volo spaghetti, fagioli, carne ...

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Chi cerca una Gerusalemme

Chi cerca una Gerusalemme puramente spirituale non la cerchi laggiù, al crocevia delle ansie della storia percuotente, perché la celeste ha i suoi luoghi di pace senza tempo altrove.

Al Sacro Monte di Varallo, dove c'è la Nuova Gerusalemme, pellegrino, devi venire! È grande teatro tragico barocco, con scene di smisurato orrore e di sconfinata pietà.

Di cappella in cappella la brutalità della materia si va svelando in tutta la sua forza, calpestando, triturando il verbo in figura di Cristo attraverso un orgia di chiodi, di morte e di smorfie: al culmine, il verbo è mostrato (tanto la certezza dell'Anàstasis è presupposta nel pellegrino da renderne superflua la rappresentazione) nella finzione drammatica del sepolcro. 

Nel portichetto è scritto: “Questo luogo è in tutto simile al Santo Sepolcro di Gerusalemme”, ma non è proprio così, perché là c'è un sacro topografico a cui la malsana follia del dogma cristiano di storicizzare l'evento intemporale taglia le ali, mentre il sacro di Varallo ha l'infallibile purità e la potente sovranità del simbolo.

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Orta è sublime e cimiteriale

Orta è sublime e cimiteriale, avvolta dalle nebbie delle valli. 

Sono in una veranda, di faccia all'isola, e non so da quanto tempo non godevo una visione di tanto Paradiso. 

Poi un motoscafo mi sbarca all'isola di San Giulio, in una pace irreale. 

Riesco a persuadere a una fragile monachina molto giovane e spaventata di ottenermi dalla superiora il permesso di vedere la facciata della Basilicata, che è all'interno della clausura. 

La facciata è piccola, bianca, pulita, come una tovaglia ricavata dalle monache, guarda il lago e aspetta all’Ora ultima, il giorno che sempre sta venendo, o meglio NIENTE avendo in sé una pace che annulla il tempo, cancellando anche l'ultima ora.

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Chi ha preso il treno per Milano

CHI HA PRESO IL TRENO PER MILANO È PREGATO DI RIPORTARLO dice il muro della stazioncina. Non lo riporterà, dunque lo sto aspettando inutilmente. 

La sciacquatura è stata un mezzo disastro per il romanzo - diamante irraggiungibile nonostante quella maniacale immersione nei fiorentinismi. (Manzoni si è spaventato di Machiavelli, vergognandosi di parlare lombardo). 

Mi è difficile perdonargli tante cose sbagliate; sbagli da nervoso geniale, rivelatori, ma a volte non sopportabili. 

La guerra giudicata alla Manzoni, ma in un modo più sovrano ancora, disarmata dall’intelligenza, vista da un cannocchiale sull'infinito: la resa di Breda di Velasquez leggendo della guerra manzoniana vedo il sorriso di superiorità sul proprio trionfo, di compassione e di cortesia indicibili, del generale Spinola velasquino, al Prado, mentre riceve le chiavi di Breda. 

Una lettura fatta per toccare il fondo del nulla: l'enciclica Laborem exercens.

Non c'è un pensiero, un sentimento, un'idea, un barlume ...

Non c'è niente di niente, salvo un galleggiare nel vuoto di citazioni della Genesi, che sarebbero rimaste volentieri nel libro. 

È vuoto pervertito, ma innocuo; non può far male, e soltanto inutile. 

E su roba simile uomini di pensiero danno pareri, discutono ...

Profonde insensibilità verso il dolore del mondo, un mondo che patisce come non ha mai patito! 

E leggere l’enciclica stando in un bar, tra gente che dice parole da laboremexercens, questo è proprio vagare nello spirito, nel glaciale squallore della Vanitas!

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Passato per il museo etnografico del Po

Passato per il Museo Etnografico del Po, che un gruppo di ragazzi ha ordinato, raccogliendo pezzi qua e là, all'interno della rocca Pallavicini di Monticelli d’Ongina, nel raggio della centrale di Caorso. 

Dei nomi dialettali gli oggetti e cose perduti: andarén (girello per bambini), guindul (per dipanare la lana); un girarrosto a orologeria, una grattugia a manovella per formaggio, un seccapolenta, una grande fotografia dell'Oca, la prima barca a motore con ruote a pale in uso sul Po, un pezzo di quercia fossile emerso dal Po (un milione di anni), un mattone romano, un remo di barbota.

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Sabbioneta è città-monumento

Sabbioneta è città-monumento, netta come una tomba ben curata, piena di targhe. 

Non si vede un solo abitante. Le strade senza voci. 

Laggiù un omino attraversa la via. 

Da un balconcino si sporge un geranio rosa. 

Stanno pigliando l'incarnato d'autunno gli ippocastani. 

Nell'Incoronata c'è una magnifica Madonna trafitta dai Sette Pugnali nel gusto spagnolo, nicchia luminosa con paesaggio e Occhio Triangolare. 

L'Ospedale Civile è tutto crepe e silenzi, ricovera qualche vecchio arteriosclerotico, giro per il chiostrino, salgo le scale, spingo una porta, trovo una vecchia sorda. 

- Cerca qualcuno? - Nella cucina tra i piatti sporchi c'è una vecchia spettrale che agita una stoviglie, un carrello con avanzi di sugo giallo, viene un gemito da una stanza.

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Treno per Ventimiglia, notte

Fantastico Bosch notturno di Genova Voltri, acque nere e ferro, astri accesi dal sottosuolo, fuoco continuo, nessuna visibile presenza umana. 

Letto quasi per intero “Les Indes Noires” di Jules Verne, dove un popolo di minatori sceglie liberamente di vivere per sempre nel fondo di una miniera di carbone, è felice e torna nel mondo di sopra solo in rare occasioni e di malavoglia. 

Potrebbe essere il futuro delle nazioni nordiche, la nostra scomparirebbe prima. 

In quelle Nuove Aberfoyle sterminate abiterebbero famiglie di immigrati italiani, conservando la lingua e qualche ricordo, cartoline del Vesuvio eccetera. 

Giovane prete in talare, sull'autobus, a voce alta: - È stato ucciso dal cognato con l'aiuto della moglie! Hanno confessato ... Cose incredibili! C'è sul giornale ... - Verne non è ironico, crea miti. 

Il suo mondo sotterraneo è realmente migliore dell'altro, l'oscurità permanente, senza piogge né l'una (c'è un sole artificiale, quando è festa lo si fa splendere di più) vista come una condizione eleggibile, purché ci sia il carbone. 

È gente che sceglie il limbo volontariamente, per sottrarsi alla difficile ambiguità del Purgatorio; è allegra, anonima, sicura. 

Il mondo del lavoro è così inorridito dal tragico, legge del mondo, che si potrebbe spostare facilmente in colossali Coal-Cities un grandissimo numero di operai e di tecnici in cambio della sicurezza, dell'assenza di crisi, di un contratto senza fine. Neanche pensionati uscirebbero più. 

Sentierino che fu la vecchia Via Aurelia, nei giardini Hanbury, coi pezzi danteschi di Purgatorio e lapide che ricorda celebri artisti su lenta mula, Caterina da Siena, Machiavelli, Bonaparte ...

Luoghi narranti narrati e citati: Genova Voltri - Giardini Hambury - Ventimiglia - Piazzetta del Canto - Via delle Camelie - Castello Doria di Dolceacqua - Dolceacqua - Sanremo - Quartiere la Pigna - Via Umana - Santuario Madonna della Costa

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La Fiat-Lingotto sarà presto muta

Era un ascensione paradossale, per la straordinaria pista spirale creata da Mattè-Trucco nel 1920, dal buio verso la luce (mattinata nebbiosa) come se questa architettura industriale concepita come una macchina utensile, e già lontana, fosse una cattedrale esterna del Sottosuolo, un albero senza linfa del tenebroso mondo dei Metalli. 

Si esagera nel dirne meraviglie, ma certo non è priva di genialità né di arte: lo è di bellezza, di significato ... 

Questa cattedrale è visitabile soltanto in macchina: dopo l'ultima curva della veloce ascesa, quasi planando sul tetto, si percorre come culmine rituale la sterminata, emozionante pista dei collaudi ... 

La vista è sull'enorme groviglio ferroviario e sullo stabilimento con i suoi cortili carcerari.

Luoghi narranti narrati e citati: Fiat-Lingotto - Torino - Cottolengo Piccola Casa della Provvidenza

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Sera del 29 dicembre, Siena

Sera del 29 dicembre, Siena. Piove. Faccio più volte di notte il giro del Campo deserto. 

Mi pare di vedere la Russia come un'enorme bocca spalancata per ingoiare la Torre del Mangia.

Quella che era detta una giovinetta (la parola è caduta, il tipo ancora esiste) mi appare, solo una piccola testa scura, dai una grande finestra. 

Troppo grande la cornice per quel piccolo raggio!

Dietro quel minimo segno vivente è il vuoto e il buio, la grande morte vittoriosa che avvolge la nostra miserabile nave tra le galassie, e io abortisco il saluto che vorrebbe sorridergli, mi affretto a svoltare per timore di non essere capito, di non avere risposta ... 

Ancora pochi passi e non li vedrò più, quel volto delicato e triste, quegli occhi capaci forse di guardare oltre il muro, mi resterà soltanto tra le mani una farfalla morta, un moto lieve che si irrigidisce da fissare come ricordo sulla carta, da ritrovare con commozione.

Luoghi narranti narrati e citati: Siena - acqua di Fontebranda - Via Capansi - Villa Rubini-Manenti - Vicolo del Rialto 16-18 - Mercato degli Erbaggi

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Questo baretto genovese pieno di fumo

Questo baretto genovese pieno di fumo e di miasmi sonori mi incaldisce i pensieri, tuttavia gli resta, nel decomposto, qualche charme (tavolini rotondi di marmo, parete con paesaggio idiota).

Un magrebino seduto davanti a un bicchiere di vino rosso: non beve, fissa un suo vuoto. 

Si mangiano porcherie: arrosto freddo, vecchi uova ... 

Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Cimitero di Staglieno

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Mezzogiorno di domenica, il porto

Dove sei, anima viva? 

Tutti i morti, spariti, e hanno lasciato lì quelle enormi carcasse di ferro che non si capisce a che cosa gli servissero ... 

Non sono navi; sono animali morti galleggianti, carogne di acciaio che gli altri animali non vogliono e il mare tra cent'anni non avrà ancora mangiato. 

FEDERAL CALUMET porta quarantottomila tonnellate di grano e una e mezza di topi. 

È la zona dei silos granari, c'è un buon odore di farina nell'aria ... 

Altri segni di vita: un verniciatore solitario, grandi ombrelli di piccioni che al mio passaggio si aprono, mentre l’enorme ATLANTIC HORIZON non sembra abitato neppure da fantasmi. 

Passa l'ANNA MARINA barcone stanco, napoletano. 

All'uscita i finanzieri mi frugano la borsa, trovano uno scatolino, nello scatolino due tappi per orecchie.

Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Genova porto - Voltri - Cornigliano - Savona - Albaro - Genova: Via Anton Maria Maragliano 2 - Genova: Chiesa di San Sisto a Prè - Genova: Salita di Pietraminuta (Pietra Minata) - Genova: Piazzettina di San Giovanni il Vecchio

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Dov'è il crematorio?

- Dov'è il crematorio?

- Sempre diritto ... Passa la Fede. Passa anche i partigiani ... Sempre dritto.... 

È un vero tempio perché c'è il fuoco. (Il forno è nel sotterraneo). 

Al piano terreno e superiore i loculi dei cremati. Ronza un condizionatore d'aria. Una donna sta passando la scopa, ha un suo armadietto attrezzato, cere, detersivi. 

I fiori sono artificiali. Nomi: Pietro Micca, Re Umberto, Pietro Machiavello ... 

Qualche vago Cristo immanentista, busti del cremato, nessuna lode.

Luoghi narranti narrati e citati: Cimitero di Staglieno - Genova

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Manzoni sembra non guardare

Manzoni sembra non guardare, non voler penetrare il futuro; Leopardi ha la percezione tragica del futuro. 

Per Manzoni la storia è sempre negativa, e il mito ripugna alla sua ragione - e miasma del gentilesimo - mai avrebbe potuto pensare «ed aurea corse nostra caduca età»; dietro le sue spalle arriva a vedere a sentire il ferro dei Longobardi, non l’oro di Saturno. 

Perché rattristarsi se l'Italia svanisce? 

«A ogni nazione (umma) è dato un termine, e quando il suo termine viene, non può farlo arretrare né affrettare di un'ora».

Luoghi narranti narrati e citati: Firenze - Via dei Fossi - San Miniato - Palazzo Vecchio - Borgo San Frediano - angolo Via della Scala con Via dell’Albero - Basilica di Santa Croce - Uffizi - Via Sant’Egidio

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Leonardo riteneva esserci acque sulla luna

Leonardo riteneva esserci acque sulla luna. L'esplorazione assicura di no. Ma per chi sa la luna resta acquatica. 

A pianterreno di Palazzo Vecchio c'è un busto in stucco colorato di bruno e rosso cupo di Machiavelli, naso affilatissimo, zigomi sporgenti, occhi con tutto il volto e la forza interiore tesi a scrutare, una punta di spada che penetra nella storia degli uomini come nel burro. 

Abito monacale, capelli alla militare, un Romano assottigliato come una lamina dalla Fiorentina. 

La piazza della Santissima Annunziata doveva essere divina, prima che ne facessero un orribile garage. L'ospedale degli innocenti ... 

Svolettava una colomba vicino a una persiana.

Voce soave, luogo comune di gente ma almeno soave, dell'officiante, alla Cappella dei Voti nella Basilica: pareva musica d'oriente, invitava al sonno.

Luoghi narranti narrati e citati: Firenze: Palazzo Vecchio - Firenze: piazza della SS. Annunziata - Pistoia

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L'idiota dice che la Bellezza

L'idiota dice che la Bellezza salverà il mondo, Eraclito che verrà il Fuoco per giudicarlo. 

Dai segni che vedo, dalle tracce che scopro, da quel che indovino nell'ombra del perduto, la Bellezza è un Messia venuto; e il mondo non è stato salvato, la tenebra non poteva afferrare la luce, solo farla simbolicamente morire. 

Ora nessuno lo aspetta più, se non è Idiota; ma è ragionevole aspettare il giudizio del Fuoco: la giustizia viene sempre ultima.

Quando il Fuoco verrà, dirgli di aver capito qualcosa della Bellezza, di averla sempre cercata, forse ne attenuerà il rigore.

Luoghi narranti narrati e citati: Lucca

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Delizioso è il vecchio albergo Universo

Delizioso è il vecchio albergo Universo di Lucca, e ancora più un merlo che mi saluta dal cortile.

C'è calma. Mi abbandono al piacere di essere triste. 

Era il celebre Caselli oggi Caffè Di Simo in Via Fillungo, non più Risorgimento, musica letteratura, ma ancora una certa douceur, tra stucchi, lampadari, chiacchiere ... 

Ci sto a disagio per il troppo fumo.

Luoghi narranti narrati e citati: Lucca - Albergo Universo - Ospedale di Lucca - Ristorante Giulio in Pelleria - Lago di Massaciuccoli - Villa Puccini - Teatro del Giglio - Massa Pisana

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Al N. 41 di Via della Zecca

Al numero 41 di Via della Zecca c'è tutto bianco il monastero dei Santi Benedetto e Scolastica. 

Suono il campanello e parlo nel citofono:

- L'Ordine è di clausura?

- Sì, - risponde voce gentile.

- Ci sono ancora monache? 

- Certo. Vorrebbe parlarci?

- No, grazie, passavo ...

Sul muro: BERLINGUER TI AMO. 

Una trama urbana intatta fa più soffrire, si trema al pensiero della bomba, del terremoto, del demolitore, perché qui ogni pietra è evidente, e PIER DELLA VIGNA. 

Posso ben capire e accogliere anche io il Volto Santo di Lucca, a condizione di vederlo come Jesus patibilis e simbolo gnostico, giovanneo e manicheo. 

Allora si fa mirabile di verità e di potenza.

Luoghi narranti narrati e citati: Barga - Castelvecchio - Casa Pascoli - Lucca

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Verso L'Aquila (8 aprile)

Bella luce di tramonto sull'Appennino fiorito; capirla: è preziosa; è fuggita. 

Leggo i saggi di Antonio Baldini sull’Ariosto, «Ludovico della tranquillità» del 1933 e una raccolta di scritti del profeta dell'Amiata.

È il Venerdì Santo, e l'Abruzzo è una terra molto devota, ma in trattoria tutti ordinavano tranquillamente braciole di maiale, bistecche e salsicce. 

Per festeggiare la Via Crucis, davanti alla Basilica di San Bernardino, banchi di arachidi, bibite, prosciutto, palloncini; gli altoparlanti diffondono cori adeguati. 

La navata centrale è occupata da spaventevoli feticci, opere di artisti peggiori del Miuras, che saranno portati in processione ... 

Una passerella di maniaci, di esibizionisti del sacro ... 

Ora i monatti si preparano ad alzare le barelle dove giacciono gli orribili manufatti; il coro tace; la folla aumenta; sguizzano i primi lampi al magnesio; mi annoio ma resterò fino alla fine.

Luoghi narranti narrati e citati: L’Aquila - Chiesa di San Silvestro - Palazzo Ardinghelli - Monastero delle Clarisse in Via Sassa - Basilica di San Bernardino

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Castel del Monte. Qui ritrovi

Qui ritrovi il bianco favo di pietra dove l'uomo è impedito dalla legge misteriosa che lo regola e dalla misura perfetta dello spazio, senza costrizione apparente, di commettere la Hybris che scatena i castighi; perciò case e paesaggio, terra e cielo, neve indurita e fiori appena spuntati, tutto è lucido e catartico, e il respiro si allarga nella pace. 

Luoghi narranti narrati e citati: Castel del Monte - Santo Stefano di Sessanio - Barisciano

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11 aprile, domenica di Pasqua

Nel silenzio, dietro San Pietro di Coppito, qualcuno sta facendo esercizi di tromba. CASA DEL NIEMAND. In Via del Capro un vecchio, Fortunato, un siciliano, vende la sua casa. 

Era ancora a letto, viene ad aprirmi dopo essersi vestito in fretta.

Vive solo, in uno straordinario disordine. 

Il luogo dove dorme è un ascella ben scavata di Caos, di cui il vecchio ama l’odore. Sua moglie, essendo tornata in Sicilia da un paio d'anni, il vecchio non ha più riordinato niente, ha seguitato a spianare la via al disordine, ad alimentarlo, a farlo più ingordo. 

Così di ogni caffè che si è fatto non ha lavato niente, nel letto non ha più cambiato lenzuola, il piatto dove mangia è sempre lo stesso piatto che non è più stato deterso, le pentole di alluminio hanno strati di grasso mineralizzato, la scopa sta nelle bucce e nei detriti come in una colla, le piantine non hanno più ricevuto acqua, dai vetri polverosi si indovina una bella vista ma il Niemand rifiuta di averla nitida. Visione brughelliana, preziosa. 

Chiede sessanta milioni, per tornare in Sicilia, a fabbricare altro caos. 

Luoghi narranti narrati e citati: Chiesa San Pietro di Coppito - Sulmona

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Nell'aria impura del Circo

Nell'aria impura del Circo, leggo le parole pure di David Lazzaretti: «tu devi sapere che l'acqua di questo fiume non si attacca che alla carne e alle vesti immonde punto tu devi passarlo, perché non sei perfettamente puro». 

La gabbia dei Leoni. Il domatore è annunciato come leggendario. 

La sua familiarità coi leoni è illimitata: li frusta, gli accarezza, li irrita, li placa, spalanca la gola a una femmina, spara una pistolettata a un vecchio maschio che subito si stende a terra facendo il morto, a un altro dà un bacio sulla bocca.

Poi va a stendersi in compagnia di tre leoni coricati come su un permaflex, se li sbatte, si stropiccia ...

Non è nuovo ma da molto tempo non rivedevo una testa introdursi nella gola spalancata di un leone ... 

Il poveraccio, dopo tanta fatica, si becca un applauso modestissimo, perché la gente se il leone non sbrana non si emoziona. 

Luoghi narranti narrati e citati: Fossa - Santa Maria ad Cryptas - Convento di Sant’Angelo d’Ocre - Volto Santo di Lucca - Tempio di Giove Anxur a Terracina

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Dio è la luce dei cieli e della terra

Dio è la luce dei cieli e della terra.

Questa luce va vista all'interno, non all'esterno dove si alternano il giorno e la notte, e chi non la vede è interiormente come il cieco nato nei riguardi della luce esterna, vive e muore nell'oscurità, perché Dio è il Nascosto.

Luoghi narranti narrati e citati: Salerno - Pradielis - Messina - Catania: Mercato in Via San Gaetano alle Grotte - Duomo - Santa Chiara in Via Garibaldi - Casa di Verga - Via Castello Ursino - Via Transito - Vicolo degli Angeli - Chiesa di San Benedetto - Via Manzoni

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I problemi principali della teologia di Calvino

I problemi principali della teologia di Calvino ... 

Il rumore infernale che sale dalla Via Umberto non turba l'uditorio occupato a prendere appunti. 

La lezione di calvinismo è impartita da un giovane in buona salute, che pare pieno di fiducia nell’evangelo.

Secondo Calvino, la libertà umana si scontra con la volontà divina. 

L'uomo ha soltanto il ricordo della libertà ... 

Riepilogando: la salvezza per Grazia ...

È una concessione chiaramente cristocentrica ... 

Ma la chiesa visibile non coincide perfettamente col corpo di Cristo ... 

I paesi etnei sono orribili aggressioni di geometri deliranti, incrostazioni di rogna sulle pendici sublime. Non dovrebbero esserci qui che conventi di Esseni.

Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Randazzo - Vizzini - Lentini - Francofonte - palazzo Rubiera del Gesualdo Catania - palazzo La Gurna Catania - Via del Reclusorio del Lume Vizzini - pensione Greci in via Pacini 28 Catania

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(Calendimaggio). Piove

Venite qui a Ogninella tutti i sabati di ogni mese la Vergine Maria concederà portentose Grazie e Miracoli sotto gli occhi di tutti sarà scoperto come è falso colui che fosse incredulo o maligno. 

L'invito è scritto a mano e appeso sulla porta, ma la chiesa è sprangata da un grosso chiavistello come la porta della sposa del Cantico. 

Sotto c’è una Madonna ritagliata e incollata, tre bottiglie verdi d'acqua minerale dove appassiscono tredici garofani rossi. 

C’è anche un ritaglio ingiallito di giornale: patto tra catanesi e la Madonna patrona della città. (non ho letto le clausole, saranno dure per i catanesi).

Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Teatro "Mario Sangiorgi" -  Piazza Armerina - Villa Romana del Casale - Mascalucia - Santuario dell’Addolorata di Mascalucia - 

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Via dell'Anfiteatro

Via dell'Anfiteatro (dietro la Piazza Stesicoro) è una manica che fa gomito tutta crollo, così crollante che solo acrobati potrebbero abitarci, un avvolgimento di visceri urbani morti, con molti strati di rifiuti, introdotti da uno scheletro di ombrello con brandelli (forse una strega decomposta) e questa fantastica putretudine sbuca dentro uno sbocco, si incontra coi vomitoria taciturni di un avanzo di anfiteatro tra due alberelli da impiccagione, e l'urlo della folla che usciva di là ubriaca di divertimento dopo le stragi e ruggiti, le corse e i duelli, si alza per un momento dal sudiciume, ricadendo subito sfinito e vergognoso, ma il vicolo è un orecchio che non perde niente, che ha il passato fermo nel suo nero cerume, un luogo di buio, di pericolo, di contatto e di scambio col mondo ctonio.

Non c'è scala, però da qualunque punto si può iniziare una discesa.

Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Via dell’Anfiteatro - Via Buonajuto - Via BattiatiPriolo Gargallo - Augusta

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Catania, 4 maggio

Arcivescovo Picchinenna a quando la sua parola per la pace? (quelli del Manifesto ansiosi di udirla, il crudele arcivescovo, che cova nelle sue stanze pensieri di guerra, gliela nega). 

La casa del mago. in fondo al lungo corridoio, la famiglia del Mago stia incuriosita. Il cliente è introdotto in una stanzetta sovraccarica di suppellettili magiche, con grandi pitture di un gnosticismo aggressivo opera del Mago stesso in rapimenti medianici, una Vergine di Luce contratta dal mal di denti, manine di cera, gironi zodiacali, coppe da tornei sportivi e foto di congressi di parapsicologia, visioni cristocentriche, madonnine catanesi, innumerevoli sogni d'Oriente e d'Occidente... Non c'è da scherzare: è realmente il mondo magico, coi suoi nodi e la sua porzione di poteri. 

Il Mago è tarchiato, vigoroso, con occhi di sofferenza, affaticatissimi, che non sfuggono; le carte, non importa se mirabilissime carte divinatorie da tabaccaio, le manipola con la leggerezza sapiente di una brezza.

Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Via Aradas

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Siracusa. In Via Palermo 2

Siracusa, una carrozzella lentissima, che si muove cauta in un polipaio di metalli in delirio, mi conduce al teatro greco. 

Da centinaia di pance metalliche escono e si avventano sulle rovine le formiche umane. 

La visione che occupa l'orizzonte del teatro è suscitata dal petrolio. 

Trivella nella baia, silos immani, depositi, strade di traffico, edifici enormi, ferraglia natante, la ripetizione del Texas chimico augustano, schermato da un pietoso velo di cipressi. 

Le squadre sono al lavoro per ricoprire i sedili di pietra e preparare il palcoscenico in legno per gli spettacoli dell'estate. 

È un ininterrotto scattare di leiche: migliaia di occhi privi di luce vorrebbero imprigionare nelle macchinette la luce greca.

Luoghi narranti narrati e citati: Siracusa - Via Palermo 2 - Teatro Greco - Orecchio di Dionisio -Piazza Duomo - Via delle Maestranze

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Tra crudeli sfregi e deturpazioni

Tra crudeli sfregi e deturpazioni, imbalsamazioni e restauri che dilavano il suono e la vita, abita ancora un resto di splendore spagnolo in quelle incantate strade; ma il canto barocco non è udibile che nelle ore notturne, all'alba si rintana, insieme alle ombre vaganti dei cani. 

Ortigia la bella, Ortigia la maga ... 

Come farò anche a Noto mi sgomitolo per i suoi segmenti superstiti d'amore per rubarne balconi e portoni, fregi e sorrisi.

Luoghi narranti narrati e citati: Siracusa - Via delle Maestranze 93Ortigia - Noto - Via Ducezio - Palazzo Ducezio - Palazzo Villadorata (Nicolaci dei Principi di Villadorata) - Chiesa del Carmine  

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Pippo, il vecchio barcaiolo

Pippo, il vecchio barcaiolo della Genoveffa, che parla bene e strano, come attraverso il sogno, da una sua profondità riflessiva, mi sbarca faraglioni di mezzo di Acitrezza. 

Oh non vederlo, Acitrezza! 

Un lebbrosario edilizio, un luogo sciagurato ...

Per questi villaggi costieri è ormai finita. 

Dalla collina al mare è un unico, frenetico cantiere: ruspe, gru, cartelli di vendita di appartamenti ... 

Non c'è crisi che riesca a fermare il brutto: anche questo è un segno. 

Del paese verghiano resta una casipola, tristissima, schiacciata, flagellata dal nuovo spazio usurpatore, con un fico seccato vicino ... 

Ma qui i Malavoglia, stati «numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza», che «ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare» dove saranno adesso?

Luoghi narranti narrati e citati: Aci Trezza - Taormina - Caltagirone - Vizzini

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In un lunaparchino dei più miseri

In un lunaparchino dei più miseri in una piazza di Reggio Calabria faccio la prova della mia forza con le corna del toro: il merito va da dieci a centosessanta, faccio con un certo sforzo quaranta, e il congegno mi dichiara ghignando mezzo uomo. 

Ma è vero, sono la metà di un uomo, mi manca la possibilità di capire il mondo che è data dal vivere sparsi comprensibili, da trovare quando lo cerchi un centro visibile, dal soccorso immateriale della bellezza ... 

A Reggio mi sento più che mai mezzo uomo, e anche quarto d'uomo, forse non sono più alto che una gamba senza nervi intelligenti che va su e giù ... 

Non riesco a sopportare la bruttezza di queste vie: tutto è così sbagliato, così intelligente, così fatto per confondere balordamente la ragione! 

L'infinito della volgarità, l'oceano della stupidità basta poco a evocarli e apparire dolorare nella carne, la sensazione infallibile di qualcosa che manca, spalancando la porta della mente alle invasioni del basso. 

Purtroppo, ormai, in Italia, non ci sono più che italiani. 

L'unica politica è incompiuta, ed è stata disastrosa per i diversi popoli della penisola.

Luoghi narranti narrati e citati: Reggio Calabria - Museo Nazionale della Magna Grecia - Scavi Medma - Rosarno

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Sfido il giorno nefas

Sfido il giorno nefas: parto il 17 maggio; mi protegge il verso "oh settentrional vedovo sito" (Purgatorio); saluti avvengono tra sorrisi e lacrime; leggerò il Bosch di Fraenger, una vita di Paganini (è il suo bicentenario), un po' di filologia semitica, Mallarmé, Céline; ho con me anche la guida Mondadori del Po. 

Fantastico notturno: Paganini che appare all'improvviso, di notte, all'ospedale Pammatone di Genova trascinandosi dietro il figlio Achille, per rifiutare i colerosi, sparendo silenziosamente dopo una corsa tra i letti, le diarree le flebotomie, i lamenti, la campanella dei viatici. 

Era un alchimista: veniva a nutrire di dolore il suo archetto spunto.

Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Ospedale Pammatone di Genova - Novara - Torino - Via Francesco Petrarca - Alba - Collegno - Strada della Berlia - Real Collegio di Moncalieri - Moncalieri - Vicolo Savonarola

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La bara è un carrettino

La bara è su un carrettino a due ruote. 

Si chiamava Rosa il prete dice che «questa nostra sorella defunta, battezzata settant’anni fa, ha sofferto lungamente». 

C'è una cappella, in questa cattedrale, con sculture da Sacro Monte, di una energia suprema, esaltante: la deposizione è crudamente kenotica, Cristo precipita come in una voragine.

Da una bella stanza al sesto piano ho una magnifica vista sul Monviso, teatro del mondo. 

Pillola la strada di Martiniana Po per vedere il fiume. 

Trovo un maneggio, tra gli alberi, dove un paziente purosangue fa gustare l'equitazione a una ragazza bionda in rosso: - Per il Po, ancora mezzora ...-

Ma non ho più voglia di camminare. Riposatevi gambe stanche. 

Via Griselda, bel nome perraultiano. Il Po oggi non ha voluto incontrarmi.

Luoghi narranti narrati e citati: Saluzzo - Casa di Silvio Pellico - Via Balbis

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Girano per Crissolo due marocchini

Girano per Crissolo due marocchini con il loro carico di tappeti e di coperte invendibili. 

Uno dei due è entrato nel bar e chiacchiera con la bionda del bancone, vorrebbe venderle il Marocco: - Va a vedere Marocco ... Agadir, Marrakech, Fez ... è bello ... Partì con nave da Genova arrivi a Malaga, a Algeciras, spendi poco ...

Girare mondo è bello ... 

A una vecchia, che non pare viaggiatrice, propone invece un copriletto: - Nonna, costa poco ... - No, no, non ne ho bisogno ... ci vogliono soldi ... niente comprare ... 

Il Po mi scorre sui piedi, il sole è ancora caldo e ingrandisce il mondo, eppure è in agonia.

Questi neppure cinque metri di largo di un torrente alpino oggi in rigoglio sono il Po. 

Luoghi narranti narrati e citati: Crissolo - Via Deodata Saluzzo - Convento di San Bernardino - Cattedrale di Saluzzo - Abbazia di Staffarda

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(Cuneo, 27 maggio). I fasci

I Fasci vanno castrati sgozzati tagliuzzati e infine bruciati. (Creazione di un essere chimerico: mezzo fascina, mezzo maiale)

Visita ai Mani. 

Luigi Ballano «Preposto a stabilimenti correzionali molti giovani fuorviati fece onesti cittadini laboriosi operai». 

Bel carattere piemontese si legge in Giorgio Ferreri: «... colonnello intendente militare prese parte a tutte le guerre per l'indipendenza italiana fu della spedizione di Crimea della città nativa sedette membro della giunta municipale amministratore di Pii Istituti Carattere di tempra antica nel culto inflessibile del Dovere onorò se stesso e la patria ...»

Superba, in un'edicoletta, un'epigrafe napoleonica: aux manes du General Prevost» Le 13 juin 1807. (strano che non lo nomini il memoriale di Sant'Elena). 

«All’amato padre e nonno Fedele Ventre chimico farmacista ...»

Tomba di Caissotti di Chiusano ... Uno di loro, Alfredo (ancora, credo, tra i vivi) Fulvio fu mio compagno di ginnasio per un anno o due. 

I Mani di Cuneo hanno tentato di ghermirmi.

Ero entrato fuori orario per un cancelletto laterale dimenticato aperto dai custodi. Al momento di uscire, per il cancello centrale i custodi (servi e strumenti dei Mani) si rifiutano di aprirmelo per punirmi di essere entrato un'ora prima approfittando di un varco incustodito.

Luoghi narranti narrati e citati: Cuneo - Cimitero dei Mani - Via Dronero - Foro Boario

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Tra Alessandria e Genova stramazzo

Tra Alessandria e Genova stramazzo per il sonno, mi sveglio a Genova a mezzanotte, dormirò tra i rumori di Piazza Corvetto. 

Nella stanza c'è un Nuovo Testamento. 

Apro, leggo: «Per Fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti» (Epistola Ebrei)

Versione mediocre; la miglioro: «procedendo il visibile da quel che non appare» vado a letto sperando mi appaia in sogno «quel che non appare». 

Tra buoni odori di minestrone conventuale spunta la splendida barba del Padre Cassiano cappuccino che mi mostra l'esemplare rarissimo dell'edizione genovese 1551 del “Libro de la vita mirabile” della Beata Caterinetta da Genova. 

Compro la ristampa anastatica, in vendita dai frati. 

Il vicino era all'ospedale di Pammatone, dove Caterina Fieschi passò come infermiera metà della vita. (Sparito anche Pammatone, nello scottenamento urbanistico feroce che ha cancellato la vecchia Portoria: ne hanno lasciato in piedi, assurdamente, il cortile, avvolgendolo nella toga di vetro nero del nuovo Palazzo di Giustizia). 

Quella che vedo e vado percorrendo un'Italia ormai completamente stravolta, sfigurata e priva di senso. 

Il museo come surrogato della vita.

L'atto disperato di chi aggrappato a una ringhiera resiste fin che può all'attrazione del Vuoto va sotto il nome di cultura, iniziative culturali, ecc. 

Per ogni mestiere che cessa mancando chi lo continui è il diavolo che spranga e mette i sigilli sulla porta.

Restauri, recuperi, convegni, pure finzioni. 

Già questa loro cultura è emanazione del loro inferno di dannati ... 

Quanti disoccupati appesi ai cornicioni dell'Industria non sono altro che dei rinnegati, disertori di duri e splendidi mestieri!

Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Vico delle Virtù - Santa Maria di Castello - Vico della Noce - Strada di Mortasco - Lorsica

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Sul lido ghiaioso di Quarto

Sul lido ghiaioso di Quarto io solo vestito tra gente nuda. 

Davanti ho cinque o sei bambini, una madre, due vecchie. 

Lettori di giornale sotto gli ombrelloni; piccole vere al largo; lido sporco di brutte immondizie umane. 

Un bambino strappa qualche ciuffo putrido verdastro e la vecchia oh che bella insalata ce la mangiamo per questa sera per cena!

Anche la madre lo incoraggia che bella insalata com’è buona che bella pappa che mi hai fatto grazie e fa ham-ham come è buona proprio come se masticasse il ciuffo marcio e il bambino seguita a strapparne e a portarne. 

Le vecchie si confidano reumatismi: - io ho fatto tante cure ma ... -

- ... Era completamente bloccato. Poi per un anno ho fatto ... 

- Posa l'insalata se no la perdi.

- Ci mettiamo le scarpette?

- Adesso basta perché la mamma è stufa -. (finalmente, una verità).

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Cortile immenso; in mezzo era piantato

Cortile immenso; in mezzo era piantato l'Albero di Morte, una gru altissima che con lo sbraccio superando i tetti cercava al di là del loro limite vita, per strangolarla. Sono stato lì un pezzo, mentre faceva buio, rapito nella malinconia delle cose che lacrimano. 

Metà delle abitazioni già vuote e nere, le altre ancora accese, con le loro teleferiche di bucati agitati dal vento, pallido sorriso di rosa nel bicchiere, che morirà domani. È l'ultimo grande cortile di vecchia Genova intorno alla stazione di Brignole, immenso quadrato d'ardesia che immosaicano tetti e facciate, opalescente nella sera triste. 

Le facce si affacciano per l'ultima volta, le mani non si tendono oltre i davanzali per non essere pizzicate dalla gru, come per un morto le luci sono accese per il grande edificio che muore. 

Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Stazione di Brignole

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Milano, 24 giugno

Ritrovo qualcuno che parea fioco, un mio passato ... 

L'uomo in clergyman è il padre Tarcisio, barnabita, oggi cappellano in una casa di cura del suburbio milanese. 

L'ultimo ricordo che ne avevo era: è partito per il Brasile ... 

Trent'anni in Amazzonia a battezzare nel Mato, a sfigurare con simboli estranei i Tropici ... 

Adesso ha 67 anni ed è un vero uomo di chiesa, di quelli formati a una scuola rigida, che fanno un nerbo.

Dietro le lenti, occhi fortemente ironici, non maligni, però desiderosi di smentire, polemizzare, contraddire per superare. 

Subito vorrebbe leggessi un suo libro di memorie di guerra, sul fronte albanese, dove appare sempre lui in decine di fotografie. 

Incontrò anche Mussolini, venuto a vedere l'avanzata ... 

Niente è avanzata invece, solo arretramenti e fatiche.

- Mitragliatrici Fiat e Breda vendute alla Grecia sparavano bene, le nostre erano scassate ... 

Avevamo pezzi di artiglieria ancora austroungarici!

In mancanza di motivazioni, le fabbricavano al ministero, per poter distribuire qualche medaglia d'oro ... 

Tenevano bene le brigate alpine, ma con le truppe meridionali non c'era niente da fare. 

Le si elogiava per non scoraggiarle ancora di più -. 

Era a Roma studente in teologia quando morì Pio XI, ne ricorda i funerali: incredibile non sappia niente della guerra di Spagna, che allora incendiava il clero. Né Pio II né Paolo VI gli piacciono; ma invece moltissimo Giovanni Paolo II, perché uomo forte; detesta teologi tipo Kung.

Luoghi narranti narrati e citati: Milano

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Nella Lampada di Mario Sironi

Nella lampada di Mario Sironi, a Brera, un manichino femminile abbassato il saliscendi indica sfiorandola la lampadina accesa, che rischiara un tavolo verde su cui è una piramide di legno, di quelle che si fanno per sperimentare uno spazio sottratto alla corruttibilità. 

Presso al tavolo è una sedia Thonet. 

Il manichino ha scarpine bianche col tacco alto. 

Una finestra è aperta sul buio, una strada, un cielo notturno che nessuna luce rischiara.

- Non avrete altro lume che questo, da ora in poi, dice il manichino: una lampada non alimentata da nessun ulivo, una ragione amputata del cuore ...- 

Chiusa è difficile anima sironiana: mentre gli altri giocavano con la metafisica, lui, la sua, la viveva e trasfigurava nel dolore. 

Il camion è del 1919. 

Diventa Personaggio, come la Dion-Bouton di Bonnot e i taxi della Marna, perché sarà il mezzo delle squadracce. 

Il camion è schiacciamento - disciplina - ordine imposto - governo di bulloni chiavi inglesi e obbedienza pronta di ruote gommate - trombetta incessante negli orecchi. Quello che è Pneumatico, il camion trasforma in volgare pneumatico pirelliforme, michelinoide ...

Questo camion sironiano ha l'umanità triste di un oppressore cosciente: meno stupido di quelli fabbricati dalle paranoie totalitarie dal 1917 in avanti, perché c'è l'anima dell'artista a tenerne insieme il miserabile aggregato.

Luoghi narranti narrati e citati: Milano - Brera - Lecco - Villa del Caleotto

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Strade di Rovereto

«Percorrendo pensoso questa Via Antonio Rosmini concepiva l'idea dell'essere base dell'alto suo sistema filosofico». 

Percorro pensoso la stessa via, ma non mi viene nessuna idea. 

Il mio sistema non avrà mai basi ... 

(Ma se quello di Rosmini era basato sull'Essere, povero lui, e anche Manzoni che lo stava a sentire). 

Daniela Pitole Potole (ci vorrebbe Daniele per decifrare).

Tirolo Libero. Sotto: col C...zzo. 

Conto fino a sette file, quattro da sinistra a destra, e sarà l'arma che il Fato mi assegna per uscire dal mondo volontariamente: la sorte indica la N. 14, una Smith & Wesson calibro 44 USA 1875. 

La canna è lunga 20 cm, altezza del calcio 15 circa; bel cane; tamburo ... 

Ha più di cento anni ma può ancora far schizzare fuori il cervello di un rinoceronte, del mio non resterà che qualche filo d'erba imbrattato. 

(Giochi che può suggerire un Museo della Guerra; sto girando per le sale di quello di Rovereto).

Luoghi narranti narrati e citati: Rovereto - Via Antonio Rosmini - Museo della Guerra - Torbole - Chiusa - Bressanone - Monastero di Sabiona - Bolzano - Castello di Avio - Calliano - Besenello

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Le donne vicentine, bianchissime

Le donne vicentine, bianchissime e biondissime. 

A Vicenza, se non si vede Palladio, non si sa proprio che cosa fare.

Ma non mi piace, perché privo d'anima. Mi raggela il cuore.

«Questo è il loco dov'era la casa del scelleratissimo Galeazzo da Roma, il qual con Iseppo Almerigo et altri suoi complici commisero atrocissimi homicidi in questa città nello hanno MDXLVIII» Poi vetrina che espone bella polenta fresca. 

Al Teatro Olimpico la scena è un labirinto prospettico dove la claustrofobia mi impedirebbe di recitare. 

È un teatro-incubo, nel senso letterale, che ti sta sopra togliendoti il respiro col suo falso infinito. 

Un orrore, rispetto a un teatro greco! 

Da una triste figura esce la voce che spiega: - ... L’Olimpo è il cosiddetto paradiso degli dei Pagani ... dallo Scamozzi ... Sofocle, molto attivo quattro secoli prima di Cristo ... Edipo ... 

Una ragazzina molto bianca con pancia di più mesi sorregge una bambina che claudica, gruccia ortopedica, e insieme camminando chiacchierano e ridono.

Il corso Fogazzaro un barbiere che mi dovrebbe lavare i capelli insiste per far precedere il lavaggio da energiche bruciature delle punte.

Luoghi narranti narrati e citati: Vicenza - Teatro Olimpico - Corso Fogazzaro

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La Danza maccabea, nel cimitero

La danza maccabea, nel cimitero di Pinzolo, illuminata dal sole, sorride senza tristezza, è in tristitia hilaris. 

La strada rade il muro del cimitero disturbando col suo atroce rumore i quietati, più sensibili a questo che all'affresco del Baschenis. 

La retorica medievale fa della Morte esclusivamente il salario del peccato dei grandi e del clero: c'è papa, cardinale, prelato, frate, re, regina, magistrato, ricco avaro, bella dama, come nelle due ballate di Villon, e ai piedi di questo bel quaresimale figurativo dormono morti umili che si chiamano Bonapace Colini Paola Binelli Ferrari ecc. 

Tutti, essendo stati proclamati resurrecturi, fanno le fiche agli spettri della Danza. Singolare monumento ai concittadini «costretti a pugnare per l'oppressore» e mandati a morire sul fronte orientale. 

Sono morti di cui ci si vergogna, perché caduti dalla parte di chi voleva uccidere la luce qui designato banalmente e anonimamente come l'oppressore. 

Triste monumento della retorica invertita.

Luoghi narranti narrati e citati: Pinzolo - Cimitero di Pinzolo - Stazione di Verona - Milano: Piazza Cairoli

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Nel bel cortile del Senato

Nel bel cortile del Senato dove sono tavole apparecchiate ricevo un premio per un mio articolo. 

L'articolo era “minacciati di pace": trattava del rischio di una pace indefinita, che risulterebbe peggiore di qualsiasi guerra, per la sua distruttività, per il suo reale non essere una pace eccetera. 

Ma nella motivazione e nei discorsi l'articolo è citato come “vivere nella pace", titolo da bozzetto, ignobilmente ottimistico, che fa pensare a un articolo di cui dovrei vergognarmi se mai l'avesse immaginato e pubblicato. 

Non dico niente per non disturbare la festa, che vuole essere come quella del duca Prospero di Poe, esorcizzando il male anche nei titoli da premiare. 

Però non capisco perché sono stato invitato; il premiato è un altro, che non conosco.

Luoghi narranti narrati e citati: Cortile del Senato - Ambrosiana - Via Arbe 95 - Ponte della Becca - Lambro - Stradella

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Vietato l'accesso ai cani

Vietato l'accesso ai cani (non sanno che citazione di Apocalisse).

Quante indicazioni sbagliate fornite da impiegati, guidatori, bigliettai, sportellisti, centralini ecc.

- Vada laggiù, è di là che parte -. Di là non parte niente. Partiva di qua, invece, e per andare ti sei perso l'autobus. 

- Scenda. La direzione opposta-. Ed eri nella giusta.

Perché sbagliano? Non è malvagità, è dispersione, confusione mentale, memoria bucata, non curanza del prossimo, hanno poche cose da tenere a mente e gli scivolano via, solo delle squadre sanno e ricordano tutto.

Luoghi narranti narrati e citati: Motta Visconti - Chiesa del Carmine di Pavia - Vicolo Stilicone - Certosa di Pavia

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Tutto è più decente, se le vie

Tutto è più decente, se le vie sono deserte, con qualche rara bicicletta che accenna alla vita senza rumore. 

Alle prime luci, il Ticino è visibile. 

Mi sono avvicinato all'acqua, c'era sul lido ghiaioso un pescatore, c'era un padrone di cani con una cagna e il suo cagnolo. 

Nel castello Cusani Visconti c'erano fino a tre anni fa bambini minorati con suore, poi la politica non ce li ha più voluti (il custode mi parla da una grata mentre la moglie spiana la pasta in cucina) adesso l'Ordine di Malta mantiene una famiglia fortunata di undici vietnamiti profughi del boat people, nel cortile brillano occhi a mandorla vivi e contenti.

Deluso per la visita negata mi accoglie il buon odore di Dio di una chiesina guignoliana piena di pace con macchie di muffa e pitture gentili. 

Diceva il vecchio che c'è la fiera oggi a Pieve di Porto Morone; il Po è distante per andarci a piedi. 

Una lapide ricorda le stoltizie che diceva comiziando in questo luogo Felice Cavallotti nel 1893. 

Tutto piatto, insignificante, noioso. 

Nel bar entra un impressionante grassone con pancia enorme e molle, cappellone di paglia, voce tremenda, un notabile, ordina vino e pesce discutendo con due amici: - Perché quattro milioni e mezzo io non li faccio! E il sindaco ... -

Una corriera finalmente mi porta a Pieve di Porto Morrone; vedo le torri della centrale Enel, laggiù, ma non passiamo il Po.

Credevo di trovare la fiera, invece nessuna festa, il vuoto. 

Al bar Nazionale bevo un dito di birra tedesco e mi domando a chi può piacere questo bere il mondo? 

A un tavolo ci sono cinque giocatori di carte che sembrano in convulsioni tanto li agita e li appassiona il loro stolido gioco, davanti al teleschermo altri tre o quattro abbrutiti seguono un incontro di boxe, una vecchia decorosa legge il "Corriere", la padrona mangia del ghiaccio tritato, due tre mosche mangiano me, io sono costernato.

Luoghi narranti narrati e citati: Castello Cusani Visconti - Pieve Porto Morone - Castel San Giovanni - Voghera - Pavia

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A Nemi rivedo Aida

A Nemi rivedo Aida, che sta prendendo tratti bestiali per lo sforzo di perseverare, come nell'unico placamento, nella sua follia. 

Nella casa di cura sono tutti pazzi, deformati, cateterizzati, maleodoranti, tutti i lati del poliedro dello sfacelo umano.

- Zitta tu ladra! Tu che mi hai rubato l'uovo! L'uovo che era mio! - 

(Si avventa e la picchia, l'altra ha un tumore in testa, riceve i pugni senza reagire ripetendo ininterrottamente una sua cantilena).

- Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. -

Lo prende anche per me il gelato? Panna e cioccolato! -

Tu sei una sfacciata! Non sai chi è questo signore ... 

Aida si cambia, seduta nuda sul letto; ci vorrebbe la pietà di Rembrandt per disegnarne le deformità. 

Ciascuno è lì sprofondato nella barriera inflessibile del proprio corpo che si sfaceva senza che niente saprà del suo finito; prigione dove si è condannati al buio, mentre sulle finestrine aperte sulla via una mano spietata ha messo una spessa grata. 

In un'altra stanza una donna tossiva, gridava, rantolava: - Non posso urinare! Mi chiami qualcuno! - (invece non era vero aveva i tubi per il suo sollievo) - Tutto a posto; fa sempre così ... -

Ma era prigioniera della sua mente, che gli dice non puoi urinare, e la follia è mille volte più forte di uno strumento meccanico.

Luoghi narranti narrati e citati: Nemi - Museo Anatomico Morelli Ospedale Forlanini di Roma - Acqui - Casale Monferrato - Palazzo Treville

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Nella nebbina dell'alba il Po

Nella nebbina dell'alba il Po coi girasoli sugli argini, qualche lenza che già pende sul nulla. 

Una suora; un vecchio in bicicletta. 

Il buddismo non spiritualizza la materia: vede come materiale tutto quel che si pretende spirituale, vuole raggiungere qualcosa che al di là di questa materia spirituale; si fa sentire ancora al di sotto del primo gradino, quando crede, misurando con la presunzione occidentale, di essere almeno a mezza scala. 

In duomo, la messa due punti più che mai lontana da Quel-che-è.

Luoghi narranti narrati e citati: Sacro Monte di Crea - Santuario di Crea - Moncalvo - Casale - VercelliIl Paiolo di Vercelli - Via dei Pelipari - Basilica di Sant’Andrea - Casa di Montale - Cimitero di Torino - Cimitero Monumentale di Milano - Famedio - Padova - Venezia

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Le mani toccano il marmo nero

Le mani toccano il marmo nero che racchiude il Santo e si ritraggono magnetizzate come da un bagno mesmerico. 

La basilica del Santo a Padova è un fantastico, quasi gangetico Oriente. 

Cerimonia nuziale sfolgorante tra baroccate macabrissime e angelomani, che si bagnano nel sangue medievale. 

Molta teofagia in movimento e singolari effetti di piazza dove, in ordine, stiano succedendo più cose; potrebbe aver luogo anche una parata militare in costumi Conte-Duca di Olivares, Wallerstein, Bonaparte, insegne dopo insegne, e incessante consumo per via tattile del marmo antoniano. 

Fuori si cammina sui piccioni; la statua del Gattamelata ne è coperta come da un fogliame. 

Di fronte, Casa di Giuristi dove abitò Donatello.

Luoghi narranti narrati e citati: Basilica di Sant’Antonio da Padova - Isola San Michele - Cimitero Protestante e Greco veneziani - Campo de le Gate - Casa di Ugo Foscolo - Piazza San MarcoSinagoghe Askenazita e Sefardita di Cannaregio - Ghetto Ebraico di Venezia

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Come ritrovare, tra le infinite pietre

Come ritrovare, tra le infinite pietre naufraghe del vecchio cimitero ebraico di San Nicolò di Lido quella col l'epitaffio che dettò per sé stesso in letterato Leon Da Modena, morto il 21 marzo 1648? 

Una traduzione, fatta quando fu scoperta, dice: “parole del morto: quattro braccia di terra in questo recinto a titolo di possesso per l'eternità furono acquistate dall'alto per Giuda Leone Da Modena. Sii benigno con lui o Signore e dagli pace. Morì di sabato 27 Aer 5408.”

Sicuramente quel letterale dall'alto va inteso come dall'Altissimo, solo questo rende al testo la sua intera pregnanza metafisica. 

L'assoluta trascendenza acquista per il suo pio ebreo veneziano, autore di opere sicuramente illeggibili, una casa per l'eternità con la stessa autorità con cui regala a Giacobbe la terra cananea. 

Quella tomba, dunque, è a Venezia soltanto per i profani: in realtà è un pezzo di Gerusalemme; il morto parlando non lo rivela ma lo lascia chiaramente intendere a chi sappia che l'altissimo non acquista per i suoi che terra filina. 

Non c'è stato bisogno di far viaggiare la salma di una pericolosa navigazione, perché Dio può fare di qualunque braccio di terra lagunare una perfetta Giudea. 

Lo scritto può apparire immodesto e privo di misura, tradire un’avarizia senza limiti: è semplicemente fedele a una Tradizione.

Luoghi narranti narrati e citati: Venezia - Cimitero Ebraico di San Nicolò di Lido - Campo San Crisostomo - Campo San Maurizio - Galleria dell’Accademia

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L'Isonzo a Gorizia, chiaro mattino

L’Isonzo a Gorizia, chiaro mattino, rive calme e verdi, scarpe bagnate, acqua lucida, bel suono, lampade del sole nell'acqua che si fa da nicchia, molti fiori settembrini, l'ulivo né d’Oriente né d'Occidente in qualche luogo, nascosto. 

Mercatino delle contadine slovene in un cortile, ciascuna con poca roba, ma tutta bella e pura, pomodori, uva, fichi, rape, zucche, uova, facce nobili e pulite, denti malandati da cui esce la verità; molti fiori. 

Compro qualche fiore, mangio nove fichi (30 settembre).

Luoghi narranti narrati e citati: Gorizia - Piazza della Vittoria 8 - Teatro Verdi

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Il cimitero cattolico di Trieste

Il cimitero cattolico di Trieste sembra li allevi, i gatti ... 

Ce ne sono dappertutto, ben ingrassati con carne di cipresso. 

In un solo punto né conto otto. 

Il più nero sta sopra la tomba Greenham, brutta e volgare, e gli dà un po' della sua nobiltà egizia.

- Sono centinaia i gatti, qua ... In tutti i campi ce n'è ... La zente quando vol disfarsi porta qua e poi gli porta da mangiare ... Ne nascono anche tanti ... Quando fa freddo vanno sotto i cespugli e nelle cappelle ... 

Il piacere di un'ora o due di solitudine tra solitari ai tavoli del Caffè Tommaseo. 

Il caffè è proprietario di un mucchio di preziose carte autografe tommaseiane; ne copio qualcuno.

«L'animo è tranquillo, la notte è serena; e la luna solitaria rischiara col pallido raggio la muta terra. Che brami, cuor mio?»

(È un fogliettino bianco ingiallito di carta e Ingres dove non appare nient’altro). 

Su un altro appare soltanto la parola LUNA.

Luoghi narranti narrati e citati: Trieste - Cimitero di Trieste - Caffè Tommaseo - Sagrado - Cima Tre del San Michele - Museo di Redipuglia - Scalinata di Redipuglia

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Finalmente un piccolo spazio

Finalmente un piccolo spazio di gentilesimo puro tra gli orti, necropoli ma vivente, biancheria lavata, aie con anatre e tacchini lo circondano: è il sepolcreto romano di Aquileia. 

Una lumachina si arrampica su per l'unico gruppo statuario, una donna decapitata che abbraccia una bambina. 

Cielo chiaro. 

Si sta bene in un recinto che non rammenta l'ossessiva presenza del Dio cristiano. 

Questi morti lontani per buona sorte non risorgeranno. 

Piacevole, con uno scorrimento d'acqua, tra i cipressi, è la passeggiata detta Via Sacra.

Mi annoio. 

Niente di insolito mi fa segno da qualche luogo o persona; sudo noia. 

Mentre scrivacchio qualcosa tra i ruderi un toscano dal campo sportivo mi grida: - O Silvio Pellico che scrivi tu laggiù? 

Collocata all'ombra della basilica romanica, ma non fusa, c'è una terza religione, la guerriera-nazionale, che ha per antifonario il turpiloquio dannunziano, i cui morti non dormono per l'eternità né risorgeranno, ma sono sempre presenti.

Luoghi narranti narrati e citati: Aquileia - Sepolcreto Romano di Aquileia - Via Sacra - Basilica Santa Maria Assunta - Palmanova - Santa Giustina - Udine - Oslavia - Gorizia - Nova Gorica - Stazione di Montesanto (Nova Gorica) - Trieste - Puntofranco Nuovo di Sant’Andrea - Molo N. 7 - Caffè San Marco

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Trieste, 5 ottobre

L'unica attenzione che ha uno storico come Basil Liddell Hart per la guerra italiana è dedicata a Caporetto, poche pagine della sua “History of the First World War”. Senza questa catastrofe, tanto tributo di pena non sarebbe stato ritenuto degno di attenzione, nelle altre letterature. 

Hemingway, almeno lui, ci ha pensato!

Taylor (“The First World War, An Illustrated History”) parlando dell'intervento così lo vede girando il caleidoscopio: «Lo scrittore romantico D'Annunzio e i futurista Marinetti predicarono la guerra come come prosecuzione delle loro teorie letterarie. La grande maggioranza del popolo italiano era indifferente e chiedeva soltanto di essere lasciata in pace. Ma nessuno chiese la loro opinione». 

Su quattro immagini del fronte italiano, due sono di Caporetto: una fila di morti, una scena di resa. 

Luoghi narranti narrati e citati: Trieste - Caporetto - Caffè Tommaseo - Ferrara - Casa di Ludovico Ariosto - Via delle Volte - Codigoro - Abbazia di Pomposa - Via Garibaldi - Monastero di Sant’Antonio in Polesine - Sermide - Castelmussa (Castelmassa)

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Dov'è l'Enel, è la devastazione

Il paesaggio è sconvolto e febbricitante. 

La torre è smisurata e a servirla molte formiche faticano. 

Si sta lavorando a un porto fluviale per ricevere la natta e il carbone per via d'acqua.

A Ostiglia, poco lontano, un'altra centrale, tutta a carbone, manda i suoi fumi fin qua, così Sermide ne avrà un po’ di più.

Proprio dov'è l'ENEL il Po è più splendido: con isole, grandi rive in movimento, un dolcissimo lago. 

Luoghi narranti narrati e citati: Castelmussa (Castelmassa) - Ostiglia - Sermide - ex Zuccherificio Eridania - Bonlatte

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Il giovane calciatore leucemico

Il giovane calciatore leucemico oggi è seduto sul letto e sta portando alla bocca qualche cucchiaiata; l'ultimum moriens è la fame.

Alla luce diurna il colore itterico è più chiaro, come di fava fresca; l'occhio è completamente naufragato; un'immagine di sfinita e insolita decrepitezza. 

Luoghi narranti narrati e citati: Centrale Enel di Ca’ Dolfin - Scardovari - Ferrara - Via delle Suore - Vicolo mozzo della Tegola - Tomba dell’Ariosto

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59 - In viaggio per Palermo

60 - Sparisce il labirinto

61 - Alla putredine ho detto

62 - Dai Teatini c'è serata di preghiera

63 - È un popolo di presi dallo spirito

64 - L'Italsider, a Bagnoli

65 - Lo scarabeo di Sansepolcro

66 - Roma, 19 gennaio

67 - Un po' di neve e un clima da glaciazione

68 - Il senso di humilemque videmus

69 - Il cuore batte a quel fia salute

70 - Pontelagoscuro, 13 aprile

71 - Ritorno il mattino dopo

Guido Ceronetti (Torino, 24 agosto 1927 - Cetona, 13 settembre 2018) è stato un poeta, aforista, scrittore, filosofo, traduttore, giornalista, drammaturgo, teatrante e marionettista italiano.

Uomo di vasta erudizione e di sensibilità umanistica, cominciò a collaborare nel 1945 con vari giornali; la sua presenza sul quotidiano La Stampa ebbe inizio nel 1972.

Insieme alla moglie nel 1970 diede vita al Teatro dei Sensibili, allestendo in casa spettacoli di marionette. 

Le sue marionette esordivano su un piccolo palcoscenico, nel tinello di casa Ceronetti, ad Albano Laziale, dove si consumavano tè, biscottini (i crumiri di Casale) e mele cotte.

Dal 2009 fu beneficiario della legge Bacchelli, in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria» e «versante in condizioni di necessità economica».

Venne anche proposto da Vittorio Sgarbi come senatore a vita a Giorgio Napolitano, ma declinò subito l'invito.

Guido Ceronetti, scrittore irriverente, è un artista dai mille volti ed anche traduttore dal latino e dall’ebraico antico. La sua rilevante produzione letteraria è di un autore senza pari.

Ceronetti è anche un vegetariano convinto e sostenitore animalista, il suo motto è che per essere diversi bisogna iniziare dal nutrimento.

Attento alle tematiche ambientali, era noto per essere un acceso sostenitore del vegetarismo e dei diritti degli animali, e per una pratica di vita estremamente frugale, quasi da moderno anacoreta.

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