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Giuseppe Cocco
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Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.
Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.
Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.
E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.
Un’enciclopedia caotica da cui attingere il pensiero di Ceronetti: sempre spiazzante, apocalittico, divertente.
Ceronetti, con questo libro racconta l’Italia minore osservando ed ascoltando, passo passo.
Ha uno scrivere sincopato, un susseguirsi di appunti senza soluzione di continuità; interrotto da scene di vita ben illustrate come in una sceneggiatura: interno giorno, esterno notte, bambini in bicicletta, anziani che discorrono, nei bar, tra i vicoli, grida risate, angoli nascosti, vita vissuta quotidiana.
Si passa da un luogo all’altro, con cambi di scena e di personaggi senza dissolvenze.
Punta l’attenzione, ora su un personaggio, ora su uno scorcio su una scritta sul muro e perfino sui nomi di un citofono, per tornare di nuovo al personaggio o saltando in un altro luogo. In un susseguirsi scomposto di voci suoni pensieri ragionamenti tra sé e sé, considerazioni, colti particolari, reminiscenze e rimandi letterari, digressioni filosofiche, appunti e spunti iniziati e non conclusi; pensieri in libertà si rincorrono contaminano, l’un l’altro, citazioni colte.
Immagini quali “grandi ombrelli di piccioni che, al mio passaggio, si aprono”.
"Un viaggio in Italia" venne pubblicato la prima volta nel 1983, riedito da Einaudi nel 2014; l’editore lo volle a tutti i costi perché conosceva lo stile di scrittura graffiante e cinica del Ceronetti.
La sua intenzione non era pubblicare il resoconto di un viaggio, piuttosto una serie di annotazioni e appunti su di un’Italia vista con sguardo tagliente e smaliziato; pertanto l’autore, con una valigia piena di libri, viaggiando su treni e corriere, ha attraversato tutta l’Italia da Nord a Sud.
Ovunque ha guardato ha trovato tracce della trascorsa bellezza del fu Bel Paese, come la sua eccessiva nuova volgarità. vagabondando di giorno e di notte, tra scorci, piccole vie, chiese, monasteri e cimiteri ha osservato e annotato le scritte su muri e su lapidi, le insegne dei negozi e le targhe stradali.
D’altronde, solo questo resta da raccontare a chi viaggia in un’Italia dov’è in via di sparizione la Bellezza visibile, la vita in strada, la miseria, i mestieri, gli artigiani.
Causa per cui, in più casi le pagine del libro sono intrise di irritazione e sgomento, perché sopraffatto dai disastri delle nostre città, depredate e sporche, rese invivibili da rumori, auto, gente chiassosa; e ancora, muovendosi a piedi appena fuori dalle città, riporta annotazioni sulla visuale che appare, di un agglomerato di strade su strade, tremendi ponti di ferro, camion, tir, corsie con sbarramenti.
Territori oltraggiati dalle industrie, o come, per il grande fiume Po, dove domina la centrale idroelettrica e abbonda di scarichi industriali, dove un tempo, invece, era vissuto dall’uomo che tremava per le piene del fiume e benediva i doni grami e vitali del dio acquatico.
"Finché esisteranno frantumi di bellezza, qualcosa si potrà capire del mondo. Via via che spariscono, la mente perde la capacità di afferrare e di dominare. Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un non pallido aiuto alla pensabilità del mondo."
La patria che Ceronetti ha in mente non è dunque lo Stato sorto dopo il processo di unificazione (su cui anzi esprime un giudizio impietoso), ma l’Italia, ancora essenzialmente virtuale, di Dante, Petrarca e Manzoni, le cui opere lo accompagnano, materialmente non meno che idealmente, nel corso del tragitto attraverso la Penisola.
Ma in questo viaggio iniziatico non si evocano soltanto scenari degradati e soccombenti, bensì anche residue scintille di bellezza «Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un pallido aiuto alla pensabilità del mondo» e volti vivi, rari e isolati, certo, ma ancora non del tutto annientati dal male».
È il caso del singolare agricoltore - ancora una volta, simbolico custode dell’Italia invisibile -, al quale è dedicata una delle pagine più memorabili del libro: «un solitario aratore affondava l’erpice tirato da due magnifici cavalli bruni in un piccolo campo. Era certamente conscio di essere, col suo campetto e i suoi cavalli da Iliade, condannato a sparire, eppure arava, con pazienza, con disprezzo, con umiltà, con sapienza. Un Dio in incognito, un Dalai Lama in esilio, un simbolo, o più semplicemente un uomo forte e tranquillo. Non sapeva che quel suo erpice è una spada, che il luogo dove arava ha il segreto nome di Termopili».
ASCOLTA i PODCAST dell’intero libro capitolo per capitolo
Il primo taccuino di viaggio del 1980
Sono vecchio. Non posso più andare lontano.
Ma il mio viaggio in Italia non sarà mai concluso. È una strada maestra. È la mia Sixty-Six, dove ho dormito in ogni specie di alberghi, dove sono passato come l'Uomo invisibile dell'amato Wells.
E questa interminabile strada si è a poco a poco rivelata quella stessa di cui Dostoevskij nell'ultimo capitolo superbamente visionario dei “Demoni”, dice che contiene un'idea, ha un tempo persecutrice e nirvanica, sfondatenebra sempre, agonica senza disperazione.
Nell'ultima locanda ci accompagna, amante estrema, la venditrice di Bibbie che incontra Stepan Verchovenskij, via via più ricco di impensati conforti.
Naturalmente, se un libro di viaggi si chiama Tristes Tropiques, durerà più a lungo della foresta amazzonica e dei poveri indios che l'hanno abitata; ma i fili che si intrecciano intorno a un progetto di viaggio in Italia, ha più di mille anni in cui la forma-pensiero Italia si è coagulato in una generica riconoscibilità universale, sono più fitti e velenosi, ragnatelosi e inserpentati, delle liane tristemente tropicali dell'etnologo rivelatore.
Il nome Esperia me lo dovrò rammentare ogni momento.
Esperia, terra della sera, dove la democrazia ateniese degenera in tirannidi; terra Yin, dove il sole è temuto, come in Giappone, e le città e i borghi si offrono simili, casi incollate a case, per neutralizzare il sole, frantumare la vampa sulle tegole e le ardesie.
Premessa 1983
Non può che essere tutto vero, il racconto di questo viaggio: un seguito di fatti banali e di luoghi noti, l'immaginario si scoprirebbe subito.
Niente di strano, però, se il mio viaggio elude nel suo specchietto l'immagine dell'Italia come si crede di vederla; tanti scatti d'obiettivo mentale e giudizi, collage di impurità e stranezze raccolte, non sono valsi, mi pare, che a comporre un enigma; come tale lo consegno; tutto resta sempre, alla fine, da indovinare, e un reale scoprire non è mai senza affinità col celare.
Non a mettere sotto luci dei riflettori un poco d'Italia e delle sue città mirava l'andare.
Se avessi voluto far questo - l'Italia ad oggi è terribilmente uniforme e noiosa - nessuna speranza avrei di contagiare qualcuno.
Ascolta "Premessa 1983 da «Un Viaggio in Italia» del 1981-1983 di Guido Ceronetti" su Spreaker.
Premessa a Supplementi a «Un Viaggio in Italia» del 2004
Che cosa potrà venirne fuori? Non ne avevo idea.
Una specie di scommessa, una puntata sul rosso dell'Editore, Giulio Einaudi in persona...
Tanti e famosi i viaggi in Italia: aggiunsi al titolo inevitabile, quella indeterminatezza, uno fra tanti, l'avrebbe distinto.
In origine non lo era, né voleva esserlo: il tempo ne ha fatto un racconto in vaga forma di giornale, e con questo mantello di Eremita del tarocco andrà in giro, ormai.
Racconto-verità come già precisava la prefazione di allora, racconto di uno che narra tra confini stretti, che manca di stoffa, qualcosa della mia vita e del mio viaggiare raramente cambiando luoghi, appena, so dire.
Satirica è la mia musa, alchemica talvolta, per lo più ho scritto in versi, mosso dei fili: mi morde l’inesatto, quando mi cuciono addosso una scheda.
Ascolta "Premessa a Supplementi a «Un Viaggio in Italia» del 2004 di Guido Ceronetti" su Spreaker.
Due papi
Due papi. Due. Così, implacabile, San Malachia.
Oggi, un pontificato durato più a lungo di tutti gli altri in lenta lenta agonia.
Guardo giù dall'interno delle Mura Vaticane: la forza di pensiero di un indicibile intrico architettonico, un pensiero che non si può definire, non è teologico, è un mistero del tempo ...
Davanti alla basilica si prepara un incontro del Papa con folla giovanile, e per l'indomani, hanno un'esigenza che non vuole evitarvi: VOGLIAMO VEDERE GESÙ.
La cosa non è impossibile, ma occorre che passino prima il Papa che stanno per incontrare e il suo successore, e ci sia sul trono Petrus romanus, fibbia sibilante, in multis tribulationibus.
L'Islam è il nuovo Annibale alle porte di Roma e qua, dentro le mura, credo che elementi lucide abbiano da un pezzo capito che il prolungato, ostinato filoislamismo woityliano non porti ad altro esito che all’irrigidimento di una inimicizia storica che si è risvegliata per cento teste di drago drizzate.
Ma questo avvicina il «tempo di vedere Gesù» quantunque in veste di duro mosaico bizantino.
Dal quaderno di note
Dal quaderno di note prese in vista del mio “Viaggio in Italia” Einaudi tra 1980 e il 1981.
Ero ad Aosta, con Cristina arrivata da Parigi avevo fatto un giro per la valle.
Chiave del motto dei Challant di Issogne (Tout est et n’est riens) fornita da Giacosa: è un rebus con figure, sparite dal graffito, un Triangolo con in mezzo una Croce e sotto il Triangolo: TOUT EST.
Il Triangolo indica Dio, il Globo è certamente il mondo, il rebus così diventa chiaro. Stralcio ancora, dallo stesso quaderno, questo interessante programma: «Chiudersi in Dante, viaggiare in Italia con le tendine del treno abbassate».
Potrei aggiungere, adesso: «In nessuna stazione scendere, in nessuna città fermarsi».
E ancora: «Viaggio in Italia. Viaggio tra i morti. Viaggio nell'invisibile».
L'arte del pettine
Si è perso del tutto il significato sessuale di pettine. Stava per cazzo.
Io dico e scrivo spesso «del pettine».
Solidarietà al popolo palestinese. L'emporio delle donne e... Anche i cervi vanno in moto. Merde d'Italia.
Diruetur in nessun graffito compare.
A Pompei fu trovato (dal secondo Eneide): conticuere (tacquero, nel testo seguiva omnes, ma il verbo basta).
Conticuere può essere scritto all'entrata e all'uscita della storia umana.
È purgante e pacificante.
Ecco qua le spaventevoli antenne di Monte Mario.
Quella della Rai di fronte all’Hilton, che sulle finestre si becca il primo urto della tempesta elettromagnetica, è alta come una Eiffel.
Conto trentatré Padelle e Tamburi, da giganteschi e minimi, un'incrostazione, per me, d’inafferrabile (ne sento soltanto la nocività, ma è già abbastanza).
La torre incarna l'irresistibile potenza del messaggio che irradia (ci è vietato ignorarlo, si è puniti a fuggirlo): dopo aver spezzato le difese che può opporre la mente, penetra in tutto il corpo con le sue vie di morte.
E su questo mostro si affacciano centinaia di camere della retrofacciata dell'Hilton dove certamente la direzione praticherà sconti.
Ah ma non basta: vicinissima un'altra antenna padellata (altezza della torre di Pisa) spara le radiazioni militari, palpa il cielo coi radar.
Casette attorno e in basso ad assorbire il campo.
Odori di mezzogiorno domenicale, buoni. Panoramico vialetto degli innamorati.
Dal verde folto, con altre case attorno, si innalza la testa di Tirannosaurus Rex di una terza antenna spaventosa, tutta scudata di padelle, la cresta impressionante: questa irradia per Mediaset e per alcune radio libere di segnale nazionale.
Un quadretto portato da Santo Domingo
Un quadretto portato da Santo Domingo, dove quelli di San Benedetto al Porto hanno aperto un loro centro, raffigura - è nella casa di via Buozzi - un mercato, con una quantità di figure sovrapposte insieme alle banane e altro, tutte nere e tutte prive di occhi.
La spiegazione: gli occhi significano presenza dell'anima; se le figure dipinte hanno gli occhi vuol dire che nel quadretto, essendoci l'anima, c'è qualcosa di prezioso che ne aumenta il valore di scambio.
Per avere gli occhi, bisogna pagare di più.
Questa dunque è una pittura povera, da pochi soldi.
Un'altra con gli occhi, inestimabile, non c'è.
Guarda attentamente le facce, in giro, guarda dentro le facce: vedrai che, con gli occhi, sebbene vedano, sono poche.
Premessa 2014 - Un viaggio senza fine
Mancano tanti luoghi, in questa topografia, ma la delusione e la pena civile dell'autore abbondano.
Oggi, con un inasprimento di essenza e i nuovi intrecci di circostanze, io di oltre un trentennio più vecchio, amaro sopravvissuto, l'occhio del riguardante mi suggerirebbe tutt'altre osservazioni e visioni.
Del resto, non intendevo, come in un reportage fotografico, in un vagabondaggio alla Magnum, stella polare, che fermare istanti, impressioni, respirazione, in quel passare e ripassare, e sparire inghiottiti, di ombre, di viventi umanità innanzitutto, fughe ed incontri, dentro paesaggi mutevoli, cronache, voci dai muri, e un po' di natura superstite.
A poco a poco avevo capito quale senso avrebbe potuto avere questo viaggiare impreciso, con trasporti pubblici sempre, di un Io narrante non immaginario nell'Italia del suo tempo - l'Italia senza più guerre, né grandi e vere lotte sociali, oltrepassata dalla storia, e da fantasmi politici agonizzanti tinta di sangue. Turistica, dunque di finzione, facciata, imbruttimento, afflussi di scemenze.
E poteri in aumento, sordidi, invisibili, con legislazione propria, dove vige la sanzione unica della pena capitale, di organizzazioni criminali.
Un passo al di là di tanto banale indurito, o poco di sotto, l’inalterabilità di un Enigma.
Il senso era lo stesso che, indenne davanti da anni, il nuovo lettore ritroverà: l'aspettarsi il riemergere di una iniziazione. [1° gennaio 2014]
La gamba ancora malferma
La gamba ancora inferma, e troppi libri nella valigia.
Il bagaglio mi pesa, qualcuno dovrebbe portarmelo, apparendo e sparendo al momento giusto.
Prenderò treni, corriere, battelli, taxi; andrò a piedi.
L'Italia non la troverò più, ma so viaggiare nell'invisibile, dove la ritroverò.
Ho con me Petrarca, Manzoni, la “Vita Nuova”, la "Chartreuse" di Stendhal e anche il sillabario di arabo per imparare a memoria la fatiha.
Ho una prova notturna della potenza della bàsmala: c'erano tre o quattro animali feroci, ma più di tutti un leone, che qualcuno, senza volto, teneva al guinzaglio, o dentro una gabbia.
Per provare la potenza preservatrice della bàsmala gli grido di lasciare libero il leone.
Ed ecco il leone si lancia su di me mentre grido bismillàhi rachmàni e mi sfiora appena le gambe, allontanandosi.
Allora, con gratitudine, ripeto la bàsmala più volte.
(Dopo violenta emorragia dal naso, essendomi tolto il tampone per dormire meglio. Il resto della notte tranquillo).
L'Asia comincia a Trieste, ma al di qua di Trieste l'Asia ricomincia.
La differenza è tra un Asia della piattezza e del terrore, e un Asia alchemica e sottile, che ha le sue vie e i suoi rami.
L'Italia spirituale nasce in Provenza, dall'agonia di un'eresia asiatica.
L'Asia che comincia al di là di Trieste è maledetta e triste, e Trieste di tristezza ne ha già della sua.
Questo viaggio lo volevo iniziarlo da Montségur, montagna asiatica sacrificale, vagina della più segreta Italia.
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Quello che fu l'ospedale psichiatrico
Quello che fu l'ospedale psichiatrico Triestino è immenso, sprofondato nel verde, in un odore di foresta vergine, i padiglioni sono vuoti o semivuoti, i muri ben coperti di scritte (LA VERITÀ È RIVOLUZIONARIA, LA LIBERTÀ È TERAPEUTICA, LA LIBERTÀ È INCANCELLABILE, PIERO CUL DE TUTI).
C'è l'aria di spossatezza e di smarrimento che succede all'attimo di trionfo di una rivoluzione: il nuovo Potere deve costringersi, per durare, a non godere soltanto della demolizione compiuta, cosa non facile, presa la rincorsa; si dà a occupare posti più che può ma deve scoprire, con sgomento, che il vuoto fatto è più esteso di quanto immaginasse, e che il nulla non è maneggevole.
Peculiarità della follia a Trieste: cresciuti i pazzi dopo il ‘45, molti i profughi istriani, gli sradicati dalla terra, dal mondo agricolo e marinaro, la testa gli è scoppiata al contatto della durezza triestina.
Nocivo il matriarcato, specie delle donne slave, viriloidi e castratrici: i figli maschi, non reggendo, impazziscono ...
Un gruppo è sistemato nel lusso sperperato delle sale dell'ex Direzione, l’appartamento si chiama adesso Rosa Luxemburg, dove ogni ospite è un'animula vagula blandula in un prato di asfodeli, vigilato maternamente da Rosa Luxemburg, addomesticato dagli psicofarmaci.
Sono rimasti in quattrocento, dispersi tra i padiglioni, eppure sembra di esplorare un deserto.
La Verna in giornata di pioggia
La Verna in giornata di pioggia, umida ma non fredda (26 giugno).
Nella cappella delle Stigmate una vecchia suora chiede a un antichissimo frate, certamente miracoloso, di benedirla: -... perché quest'anno sono stata sempre male: bronchiti, tossi, raffreddori ...-
L'interno del santuario è bello e nobilmente teatrale, coi delicati i colori robbiani elegantemente sposati al grigio.
Usciva dalla cantoria una processione di frati e a vederli da vicino uno per uno, i vecchi e i giovani, parevano più guastati e deformati che redenti e abbelliti dalla vita contemplativa.
Mentre i minori cantavano con le tonsille malate, l'organista scalpicciava insalubre sui pedali, per fortuna a enarrare gloriam Dei ci sono gli uccelli della foresta.
Vicino alle clausure, un pendolo. Un grande orologio in cifre romane ora nella navata ammutolita fa un rumore d'aspo immemorabile.
La valle è gonfia di vapore. Incontro due novizi. Uno zoppica. Erano nella processione. Hanno sandali strani, fuori ordinanza ...
Gli domando se mangiano carne.
- Certo, noi si mangia la carne. Anche San Francesco la mangiava, quando non digiunava; lui non dava importanza a quel che si mangia ... Solo al venerdì si fa di magro, pesce ...
Veglie notturne? Non più ... Si fa una processione di mezzanotte, tra il giovedì e venerdì, alla cappella delle Sigmate, ma ci va solo chi vuole.
Noi ci prepariamo una vita di apostolato, in mezzo alla gente.
Studio, poco: perché non ha importanza. San Francesco diceva che la vera Sapienza viene da Dio ...
(Alla Verna sono una quarantina, tra frati vecchi e novizi, tutti non curanti di avere le stigmate del mattatoio).
Arcobaleno. Le ginestre del Casentino. Sul retro arrugginito di una targa: DIO C'È. La targa dice: ATTENZIONE PROCEDERE CON CAUTELA STRADA DISSESTATA.
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Alle cinque comincia lo spettacolo
Alle cinque comincia lo spettacolo della Frusta nella piazzetta di San Giovanni in Campo.
Sul palco, al centro, la banda del Passatore di Brisighella con gruppo di sue ballerine di tenera unghia, scialbine.
Gli uomini vere querce, facce energumene, contenti di rappresentare la Banda di Stefano Pelloni con cappellacci e trombone.
Cristo! Questa è vitalità!
I brisighelli emettono suoni titanici, note telluriche, quadrati e sghembi, tremendi: Lehar e Valencia trattati dai loro fiati diventano furibonde marce da guerra ... Pum! Pum! Tarapum!
Un vecchiaccio spiritato agita l'asta del comando mentre le femmine obbedienti cincischiano il tamburello e i fratelli della frusta battono il tempo con schiocchi durissimi.
L'altoparlante annuncia che la porchetta è speciale e che si vende anche a chili.
Da una stufa mobile, avanzo delle guerre patriottiche, si alzano a volo spaghetti, fagioli, carne ...
Chi cerca una Gerusalemme
Chi cerca una Gerusalemme puramente spirituale non la cerchi laggiù, al crocevia delle ansie della storia percuotente, perché la celeste ha i suoi luoghi di pace senza tempo altrove.
Al Sacro Monte di Varallo, dove c'è la Nuova Gerusalemme, pellegrino, devi venire! È grande teatro tragico barocco, con scene di smisurato orrore e di sconfinata pietà.
Di cappella in cappella la brutalità della materia si va svelando in tutta la sua forza, calpestando, triturando il verbo in figura di Cristo attraverso un orgia di chiodi, di morte e di smorfie: al culmine, il verbo è mostrato (tanto la certezza dell'Anàstasis è presupposta nel pellegrino da renderne superflua la rappresentazione) nella finzione drammatica del sepolcro.
Nel portichetto è scritto: “Questo luogo è in tutto simile al Santo Sepolcro di Gerusalemme”, ma non è proprio così, perché là c'è un sacro topografico a cui la malsana follia del dogma cristiano di storicizzare l'evento intemporale taglia le ali, mentre il sacro di Varallo ha l'infallibile purità e la potente sovranità del simbolo.
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Orta è sublime e cimiteriale
Orta è sublime e cimiteriale, avvolta dalle nebbie delle valli.
Sono in una veranda, di faccia all'isola, e non so da quanto tempo non godevo una visione di tanto Paradiso.
Poi un motoscafo mi sbarca all'isola di San Giulio, in una pace irreale.
Riesco a persuadere a una fragile monachina molto giovane e spaventata di ottenermi dalla superiora il permesso di vedere la facciata della Basilicata, che è all'interno della clausura.
La facciata è piccola, bianca, pulita, come una tovaglia ricavata dalle monache, guarda il lago e aspetta all’Ora ultima, il giorno che sempre sta venendo, o meglio NIENTE avendo in sé una pace che annulla il tempo, cancellando anche l'ultima ora.
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Chi ha preso il treno per Milano
CHI HA PRESO IL TRENO PER MILANO È PREGATO DI RIPORTARLO dice il muro della stazioncina. Non lo riporterà, dunque lo sto aspettando inutilmente.
La sciacquatura è stata un mezzo disastro per il romanzo - diamante irraggiungibile nonostante quella maniacale immersione nei fiorentinismi. (Manzoni si è spaventato di Machiavelli, vergognandosi di parlare lombardo).
Mi è difficile perdonargli tante cose sbagliate; sbagli da nervoso geniale, rivelatori, ma a volte non sopportabili.
La guerra giudicata alla Manzoni, ma in un modo più sovrano ancora, disarmata dall’intelligenza, vista da un cannocchiale sull'infinito: la resa di Breda di Velasquez leggendo della guerra manzoniana vedo il sorriso di superiorità sul proprio trionfo, di compassione e di cortesia indicibili, del generale Spinola velasquino, al Prado, mentre riceve le chiavi di Breda.
Una lettura fatta per toccare il fondo del nulla: l'enciclica Laborem exercens.
Non c'è un pensiero, un sentimento, un'idea, un barlume ...
Non c'è niente di niente, salvo un galleggiare nel vuoto di citazioni della Genesi, che sarebbero rimaste volentieri nel libro.
È vuoto pervertito, ma innocuo; non può far male, e soltanto inutile.
E su roba simile uomini di pensiero danno pareri, discutono ...
Profonde insensibilità verso il dolore del mondo, un mondo che patisce come non ha mai patito!
E leggere l’enciclica stando in un bar, tra gente che dice parole da laboremexercens, questo è proprio vagare nello spirito, nel glaciale squallore della Vanitas!
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Passato per il museo etnografico del Po
Passato per il Museo Etnografico del Po, che un gruppo di ragazzi ha ordinato, raccogliendo pezzi qua e là, all'interno della rocca Pallavicini di Monticelli d’Ongina, nel raggio della centrale di Caorso.
Dei nomi dialettali gli oggetti e cose perduti: andarén (girello per bambini), guindul (per dipanare la lana); un girarrosto a orologeria, una grattugia a manovella per formaggio, un seccapolenta, una grande fotografia dell'Oca, la prima barca a motore con ruote a pale in uso sul Po, un pezzo di quercia fossile emerso dal Po (un milione di anni), un mattone romano, un remo di barbota.
Sabbioneta è città-monumento
Sabbioneta è città-monumento, netta come una tomba ben curata, piena di targhe.
Non si vede un solo abitante. Le strade senza voci.
Laggiù un omino attraversa la via.
Da un balconcino si sporge un geranio rosa.
Stanno pigliando l'incarnato d'autunno gli ippocastani.
Nell'Incoronata c'è una magnifica Madonna trafitta dai Sette Pugnali nel gusto spagnolo, nicchia luminosa con paesaggio e Occhio Triangolare.
L'Ospedale Civile è tutto crepe e silenzi, ricovera qualche vecchio arteriosclerotico, giro per il chiostrino, salgo le scale, spingo una porta, trovo una vecchia sorda.
- Cerca qualcuno? - Nella cucina tra i piatti sporchi c'è una vecchia spettrale che agita una stoviglie, un carrello con avanzi di sugo giallo, viene un gemito da una stanza.
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Treno per Ventimiglia, notte
Fantastico Bosch notturno di Genova Voltri, acque nere e ferro, astri accesi dal sottosuolo, fuoco continuo, nessuna visibile presenza umana.
Letto quasi per intero “Les Indes Noires” di Jules Verne, dove un popolo di minatori sceglie liberamente di vivere per sempre nel fondo di una miniera di carbone, è felice e torna nel mondo di sopra solo in rare occasioni e di malavoglia.
Potrebbe essere il futuro delle nazioni nordiche, la nostra scomparirebbe prima.
In quelle Nuove Aberfoyle sterminate abiterebbero famiglie di immigrati italiani, conservando la lingua e qualche ricordo, cartoline del Vesuvio eccetera.
Giovane prete in talare, sull'autobus, a voce alta: - È stato ucciso dal cognato con l'aiuto della moglie! Hanno confessato ... Cose incredibili! C'è sul giornale ... - Verne non è ironico, crea miti.
Il suo mondo sotterraneo è realmente migliore dell'altro, l'oscurità permanente, senza piogge né l'una (c'è un sole artificiale, quando è festa lo si fa splendere di più) vista come una condizione eleggibile, purché ci sia il carbone.
È gente che sceglie il limbo volontariamente, per sottrarsi alla difficile ambiguità del Purgatorio; è allegra, anonima, sicura.
Il mondo del lavoro è così inorridito dal tragico, legge del mondo, che si potrebbe spostare facilmente in colossali Coal-cities un grandissimo numero di operai e di tecnici in cambio della sicurezza, dell'assenza di crisi, di un contratto senza fine. Neanche pensionati uscirebbero più.
Sentierino che fu la vecchia Via Aurelia, nei giardini Hanbury, coi pezzi danteschi di Purgatorio e lapide che ricorda celebri artisti su lenta mula, Caterina da Siena, Machiavelli, Bonaparte ...
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La Fiat-Lingotto sarà presto muta
Era un ascensione paradossale, per la straordinaria pista spirale creata da Mattè-Trucco nel 1920, dal buio verso la luce (mattinata nebbiosa) come se questa architettura industriale concepita come una macchina utensile, e già lontana, fosse una cattedrale esterna del Sottosuolo, un albero senza linfa del tenebroso mondo dei Metalli.
Si esagera nel dirne meraviglie, ma certo non è priva di genialità né di arte: lo è di bellezza, di significato ...
Questa cattedrale è visitabile soltanto in macchina: dopo l'ultima curva della veloce ascesa, quasi planando sul tetto, si percorre come culmine rituale la sterminata, emozionante pista dei collaudi ...
La vista è sull'enorme groviglio ferroviario e sullo stabilimento con i suoi cortili carcerari.
Sera del 29 dicembre, Siena
Sera del 29 dicembre, Siena. Piove. Faccio più volte di notte il giro del Campo deserto.
Mi pare di vedere la Russia come un'enorme bocca spalancata per ingoiare la Torre del Mangia.
Quella che era detta una giovinetta (la parola è caduta, il tipo ancora esiste) mi appare, solo una piccola testa scura, dai una grande finestra.
Troppo grande la cornice per quel piccolo raggio!
Dietro quel minimo segno vivente è il vuoto e il buio, la grande morte vittoriosa che avvolge la nostra miserabile nave tra le galassie, e io abortisco il saluto che vorrebbe sorridergli, mi affretto a svoltare per timore di non essere capito, di non avere risposta ...
Ancora pochi passi e non li vedrò più, quel volto delicato e triste, quegli occhi capaci forse di guardare oltre il muro, mi resterà soltanto tra le mani una farfalla morta, un moto lieve che si irrigidisce da fissare come ricordo sulla carta, da ritrovare con commozione.
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Questo baretto genovese pieno di fumo
Questo baretto genovese pieno di fumo e di miasmi sonori mi incaldisce i pensieri, tuttavia gli resta, nel decomposto, qualche charme (tavolini rotondi di marmo, parete con paesaggio idiota).
Un magrebino seduto davanti a un bicchiere di vino rosso: non beve, fissa un suo vuoto. Si mangiano porcherie: arrosto freddo, vecchi uova ...
Mezzogiorno di domenica, il porto
Dove sei, anima viva?
Tutti i morti, spariti, e hanno lasciato lì quelle enormi carcasse di ferro che non si capisce a che cosa gli servissero ...
Non sono navi; sono animali morti galleggianti, carogne di acciaio che gli altri animali non vogliono e il mare tra cent'anni non avrà ancora mangiato.
FEDERAL CALUMET porta quarantottomila tonnellate di grano e una e mezza di topi.
È la zona dei silos granari, c'è un buon odore di farina nell'aria ...
Altri segni di vita: un verniciatore solitario, grandi ombrelli di piccioni che al mio passaggio si aprono, mentre l’enorme ATLANTIC HORIZON non sembra abitato neppure da fantasmi.
Passa l'ANNA MARINA barcone stanco, napoletano.
All'uscita i finanzieri mi frugano la borsa, trovano uno scatolino, nello scatolino due tappi per orecchie.
Luoghi narranti narrati e citati: Genova - Genova porto - Voltri - Cornigliano - Savona - Albaro - Genova: Via Anton Maria Maragliano 2 - Genova: Chiesa di San Sisto a Prè - Genova: Salita di Pietraminuta (Pietra Minata) - Genova: Piazzettina di San Giovanni il Vecchio
Dov'è il crematorio?
- Dov'è il crematorio?
- Sempre diritto ... Passa la Fede. Passa anche i partigiani ... Sempre dritto....
È un vero tempio perché c'è il fuoco. (Il forno è nel sotterraneo).
Al piano terreno e superiore i loculi dei cremati. Ronza un condizionatore d'aria. Una donna sta passando la scopa, ha un suo armadietto attrezzato, cere, detersivi.
I fiori sono artificiali. Nomi: Pietro Micca, Re Umberto, Pietro Machiavello ...
Qualche vago Cristo immanentista, busti del cremato, nessuna lode.
Luoghi narranti narrati e citati: Cimitero di Staglieno - Genova
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Manzoni sembra non guardare
Manzoni sembra non guardare, non voler penetrare il futuro; Leopardi ha la percezione tragica del futuro.
Per Manzoni la storia è sempre negativa, e il mito ripugna alla sua ragione - e miasma del gentilesimo - mai avrebbe potuto pensare «ed aurea corse nostra caduca età»; dietro le sue spalle arriva a vedere a sentire il ferro dei Longobardi, non l’oro di Saturno.
Perché rattristarsi se l'Italia svanisce?
«A ogni nazione (umma) è dato un termine, e quando il suo termine viene, non può farlo arretrare né affrettare di un'ora».
Luoghi narranti narrati e citati: Firenze - Via dei Fossi - San Miniato - Palazzo Vecchio - Borgo San Frediano - angolo Via della Scala con Via dell’Albero - Basilica di Santa Croce - Uffizi - Via Sant’Egidio
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Leonardo riteneva esserci acque sulla luna
Leonardo riteneva esserci acque sulla luna. L'esplorazione assicura di no. Ma per chi sa la luna resta acquatica.
A pianterreno di Palazzo Vecchio c'è un busto in stucco colorato di bruno e rosso cupo di Machiavelli, naso affilatissimo, zigomi sporgenti, occhi con tutto il volto e la forza interiore tesi a scrutare, una punta di spada che penetra nella storia degli uomini come nel burro.
Abito monacale, capelli alla militare, un Romano assottigliato come una lamina dalla Fiorentina.
La piazza della Santissima Annunziata doveva essere divina, prima che ne facessero un orribile garage. L'ospedale degli innocenti ...
Svolettava una colomba vicino a una persiana.
Voce soave, luogo comune di gente ma almeno soave, dell'officiante, alla Cappella dei Voti nella Basilica: pareva musica d'oriente, invitava al sonno.
Luoghi narranti narrati e citati: Firenze: Palazzo Vecchio - Firenze: piazza della SS. Annunziata - Pistoia
L'idiota dice che la Bellezza
L'idiota dice che la Bellezza salverà il mondo, Eraclito che verrà il Fuoco per giudicarlo.
Dai segni che vedo, dalle tracce che scopro, da quel che indovino nell'ombra del perduto, la Bellezza è un Messia venuto; e il mondo non è stato salvato, la tenebra non poteva afferrare la luce, solo farla simbolicamente morire.
Ora nessuno lo aspetta più, se non è Idiota; ma è ragionevole aspettare il giudizio del Fuoco: la giustizia viene sempre ultima.
Quando il Fuoco verrà, dirgli di aver capito qualcosa della Bellezza, di averla sempre cercata, forse ne attenuerà il rigore.
Luoghi narranti narrati e citati: Lucca
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Delizioso è il vecchio albergo Universo
Delizioso è il vecchio albergo Universo di Lucca, e ancora più un merlo che mi saluta dal cortile.
C'è calma. Mi abbandono al piacere di essere triste.
Era il celebre Caselli oggi Caffè Di Simo in Via Fillungo, non più Risorgimento, musica letteratura, ma ancora una certa douceur, tra stucchi, lampadari, chiacchiere ...
Ci sto a disagio per il troppo fumo.
Luoghi narranti narrati e citati: Lucca - Albergo Universo - Ospedale di Lucca - Ristorante Giulio in Pelleria - Lago di Massaciuccoli - Villa Puccini - Teatro del Giglio - Massa Pisana
Al N. 41 di Via della Zecca
Al numero 41 di Via della Zecca c'è tutto bianco il monastero dei Santi Benedetto e Scolastica.
Suono il campanello e parlo nel citofono:
- L'Ordine è di clausura?
- Sì, - risponde voce gentile.
- Ci sono ancora monache?
- Certo. Vorrebbe parlarci?
- No, grazie, passavo ...
Sul muro: BERLINGUER TI AMO.
Una trama urbana intatta fa più soffrire, si trema al pensiero della bomba, del terremoto, del demolitore, perché qui ogni pietra è evidente, e PIER DELLA VIGNA.
Posso ben capire e accogliere anche io il Volto Santo di Lucca, a condizione di vederlo come Jesus patibilis e simbolo gnostico, giovanneo e manicheo.
Allora si fa mirabile di verità e di potenza.
Luoghi narranti narrati e citati: Barga - Castelvecchio - Casa Pascoli - Lucca
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Verso L'Aquila (8 aprile)
Bella luce di tramonto sull'Appennino fiorito; capirla: è preziosa; è fuggita.
Leggo i saggi di Antonio Baldini sull’Ariosto, «Ludovico della tranquillità» del 1933 e una raccolta di scritti del profeta dell'Amiata.
È il Venerdì Santo, e l'Abruzzo è una terra molto devota, ma in trattoria tutti ordinavano tranquillamente braciole di maiale, bistecche e salsicce.
Per festeggiare la Via Crucis, davanti alla Basilica di San Bernardino, banchi di arachidi, bibite, prosciutto, palloncini; gli altoparlanti diffondono cori adeguati.
La navata centrale è occupata da spaventevoli feticci, opere di artisti peggiori del Miuras, che saranno portati in processione ...
Una passerella di maniaci, di esibizionisti del sacro ...
Ora i monatti si preparano ad alzare le barelle dove giacciono gli orribili manufatti; il coro tace; la folla aumenta; sguizzano i primi lampi al magnesio; mi annoio ma resterò fino alla fine.
Luoghi narranti narrati e citati: L’Aquila - Chiesa di San Silvestro - Palazzo Ardinghelli - Monastero delle Clarisse in Via Sassa - Basilica di San Bernardino
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Castel del Monte. Qui ritrovi
Qui ritrovi il bianco favo di pietra dove l'uomo è impedito dalla legge misteriosa che lo regola e dalla misura perfetta dello spazio, senza costrizione apparente, di commettere la Hybris che scatena i castighi; perciò case e paesaggio, terra e cielo, neve indurita e fiori appena spuntati, tutto è lucido e catartico, e il respiro si allarga nella pace.
Luoghi narranti narrati e citati: Castel del Monte - Santo Stefano di Sessanio - Barisciano
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11 aprile, domenica di Pasqua
Nel silenzio, dietro San Pietro di Coppito, qualcuno sta facendo esercizi di tromba. CASA DEL NIEMAND. In Via del Capro un vecchio, Fortunato, un siciliano, vende la sua casa.
Era ancora a letto, viene ad aprirmi dopo essersi vestito in fretta.
Vive solo, in uno straordinario disordine.
Il luogo dove dorme è un ascella ben scavata di Caos, di cui il vecchio ama l’odore. Sua moglie, essendo tornata in Sicilia da un paio d'anni, il vecchio non ha più riordinato niente, ha seguitato a spianare la via al disordine, ad alimentarlo, a farlo più ingordo.
Così di ogni caffè che si è fatto non ha lavato niente, nel letto non ha più cambiato lenzuola, il piatto dove mangia è sempre lo stesso piatto che non è più stato deterso, le pentole di alluminio hanno strati di grasso mineralizzato, la scopa sta nelle bucce e nei detriti come in una colla, le piantine non hanno più ricevuto acqua, dai vetri polverosi si indovina una bella vista ma il Niemand rifiuta di averla nitida. Visione brughelliana, preziosa.
Chiede sessanta milioni, per tornare in Sicilia, a fabbricare altro caos.
Luoghi narranti narrati e citati: Chiesa San Pietro di Coppito - Sulmona
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Nell'aria impura del Circo
Nell'aria impura del Circo, leggo le parole pure di David Lazzaretti: «tu devi sapere che l'acqua di questo fiume non si attacca che alla carne e alle vesti immonde punto tu devi passarlo, perché non sei perfettamente puro».
La gabbia dei Leoni. Il domatore è annunciato come leggendario.
La sua familiarità coi leoni è illimitata: li frusta, gli accarezza, li irrita, li placa, spalanca la gola a una femmina, spara una pistolettata a un vecchio maschio che subito si stende a terra facendo il morto, a un altro dà un bacio sulla bocca.
Poi va a stendersi in compagnia di tre leoni coricati come su un permaflex, se li sbatte, si stropiccia ...
Non è nuovo ma da molto tempo non rivedevo una testa introdursi nella gola spalancata di un leone ...
Il poveraccio, dopo tanta fatica, si becca un applauso modestissimo, perché la gente se il leone non sbrana non si emoziona.
Luoghi narranti narrati e citati: Fossa - Santa Maria ad Cryptas - Convento di Sant’Angelo d’Ocre - Volto Santo di Lucca - Tempio di Giove Anxur a Terracina
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Dio è la luce dei cieli e della terra
Dio è la luce dei cieli e della terra.
Questa luce va vista all'interno, non all'esterno dove si alternano il giorno e la notte, e chi non la vede è interiormente come il cieco nato nei riguardi della luce esterna, vive e muore nell'oscurità, perché Dio è il Nascosto.
Luoghi narranti narrati e citati: Salerno - Pradielis - Messina - Catania: Mercato in Via San Gaetano alle Grotte - Duomo - Santa Chiara in Via Garibaldi - Casa di Verga - Via Castello Ursino - Via Transito - Vicolo degli Angeli - Chiesa di San Benedetto - Via Manzoni
I problemi principali della teologia di Calvino
I problemi principali della teologia di Calvino ...
Il rumore infernale che sale dalla Via Umberto non turba l'uditorio occupato a prendere appunti.
La lezione di calvinismo è impartita da un giovane in buona salute, che pare pieno di fiducia nell’evangelo.
Secondo Calvino, la libertà umana si scontra con la volontà divina.
L'uomo ha soltanto il ricordo della libertà ...
Riepilogando: la salvezza per Grazia ...
È una concessione chiaramente cristocentrica ...
Ma la chiesa visibile non coincide perfettamente col corpo di Cristo ...
I paesi etnei sono orribili aggressioni di geometri deliranti, incrostazioni di rogna sulle pendici sublime. Non dovrebbero esserci qui che conventi di Esseni.
Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Randazzo - Vizzini - Lentini - Francofonte - palazzo Rubiera del Gesualdo Catania - palazzo La Gurna Catania - Via del Reclusorio del Lume Vizzini - pensione Greci in via Pacini 28 Catania
(Calendimaggio). Piove
Venite qui a Ogninella tutti i sabati di ogni mese la Vergine Maria concederà portentose Grazie e Miracoli sotto gli occhi di tutti sarà scoperto come è falso colui che fosse incredulo o maligno.
L'invito è scritto a mano e appeso sulla porta, ma la chiesa è sprangata da un grosso chiavistello come la porta della sposa del Cantico.
Sotto c’è una Madonna ritagliata e incollata, tre bottiglie verdi d'acqua minerale dove appassiscono tredici garofani rossi.
C’è anche un ritaglio ingiallito di giornale: patto tra catanesi e la Madonna patrona della città. (non ho letto le clausole, saranno dure per i catanesi).
Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Teatro "Mario Sangiorgi" - Piazza Armerina - Villa Romana del Casale - Mascalucia - Santuario dell’Addolorata di Mascalucia -
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Via dell'Anfiteatro
Via dell'Anfiteatro (dietro la Piazza Stesicoro) è una manica che fa gomito tutta crollo, così crollante che solo acrobati potrebbero abitarci, un avvolgimento di visceri urbani morti, con molti strati di rifiuti, introdotti da uno scheletro di ombrello con brandelli (forse una strega decomposta) e questa fantastica putretudine sbuca dentro uno sbocco, si incontra coi vomitoria taciturni di un avanzo di anfiteatro tra due alberelli da impiccagione, e l'urlo della folla che usciva di là ubriaca di divertimento dopo le stragi e ruggiti, le corse e i duelli, si alza per un momento dal sudiciume, ricadendo subito sfinito e vergognoso, ma il vicolo è un orecchio che non perde niente, che ha il passato fermo nel suo nero cerume, un luogo di buio, di pericolo, di contatto e di scambio col mondo ctonio.
Non c'è scala, però da qualunque punto si può iniziare una discesa.
Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Via dell’Anfiteatro - Via Buonajuto - Via Battiati - Priolo Gargallo - Augusta
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Catania, 4 maggio
Arcivescovo Picchinenna a quando la sua parola per la pace? (quelli del Manifesto ansiosi di udirla, il crudele arcivescovo, che cova nelle sue stanze pensieri di guerra, gliela nega).
La casa del mago. in fondo al lungo corridoio, la famiglia del Mago stia incuriosita. Il cliente è introdotto in una stanzetta sovraccarica di suppellettili magiche, con grandi pitture di un gnosticismo aggressivo opera del Mago stesso in rapimenti medianici, una Vergine di Luce contratta dal mal di denti, manine di cera, gironi zodiacali, coppe da tornei sportivi e foto di congressi di parapsicologia, visioni cristocentriche, madonnine catanesi, innumerevoli sogni d'Oriente e d'Occidente... Non c'è da scherzare: è realmente il mondo magico, coi suoi nodi e la sua porzione di poteri.
Il Mago è tarchiato, vigoroso, con occhi di sofferenza, affaticatissimi, che non sfuggono; le carte, non importa se mirabilissime carte divinatorie da tabaccaio, le manipola con la leggerezza sapiente di una brezza.
Luoghi narranti narrati e citati: Catania - Via Aradas
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Siracusa. In Via Palermo 2
Siracusa, una carrozzella lentissima, che si muove cauta in un polipaio di metalli in delirio, mi conduce al teatro greco.
Da centinaia di pance metalliche escono e si avventano sulle rovine le formiche umane.
La visione che occupa l'orizzonte del teatro è suscitata dal petrolio.
Trivella nella baia, silos immani, depositi, strade di traffico, edifici enormi, ferraglia natante, la ripetizione del Texas chimico augustano, schermato da un pietoso velo di cipressi.
Le squadre sono al lavoro per ricoprire i sedili di pietra e preparare il palcoscenico in legno per gli spettacoli dell'estate.
È un ininterrotto scattare di leiche: migliaia di occhi privi di luce vorrebbero imprigionare nelle macchinette la luce greca.
Luoghi narranti narrati e citati: Siracusa - Via Palermo 2 - Teatro Greco - Orecchio di Dionisio -Piazza Duomo - Via delle Maestranze
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Tra crudeli sfregi e deturpazioni
Tra crudeli sfregi e deturpazioni, imbalsamazioni e restauri che dilavano il suono e la vita, abita ancora un resto di splendore spagnolo in quelle incantate strade; ma il canto barocco non è udibile che nelle ore notturne, all'alba si rintana, insieme alle ombre vaganti dei cani.
Ortigia la bella, Ortigia la maga ...
Come farò anche a Noto mi sgomitolo per i suoi segmenti superstiti d'amore per rubarne balconi e portoni, fregi e sorrisi.
Luoghi narranti narrati e citati: Siracusa - Via delle Maestranze 93 - Ortigia - Noto - Via Ducezio - Palazzo Ducezio - Palazzo Villadorata (Nicolaci dei Principi di Villadorata) - Chiesa del Carmine
Pippo, il vecchio barcaiolo
Pippo, il vecchio barcaiolo della Genoveffa, che parla bene e strano, come attraverso il sogno, da una sua profondità riflessiva, mi sbarca faraglioni di mezzo di Acitrezza.
Oh non vederlo, Acitrezza!
Un lebbrosario edilizio, un luogo sciagurato ...
Per questi villaggi costieri è ormai finita.
Dalla collina al mare è un unico, frenetico cantiere: ruspe, gru, cartelli di vendita di appartamenti ...
Non c'è crisi che riesca a fermare il brutto: anche questo è un segno.
Del paese verghiano resta una casipola, tristissima, schiacciata, flagellata dal nuovo spazio usurpatore, con un fico seccato vicino ...
Ma qui i Malavoglia, stati «numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza», che «ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare» dove saranno adesso?
Luoghi narranti narrati e citati: Aci Trezza - Taormina - Caltagirone - Vizzini
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33 - In un lunaparchino dei più miseri
34 - Sfido il giorno nefas
35 - La bara è un carrettino
36 - Girano per Crissolo due marocchini
37 - (Cuneo, 27 maggio). I fasci
38 - Tra Alessandria e Genova stramazzo
39 - Sul lido ghiaioso di Quarto
40 - Cortile immenso; in mezzo era piantato
41 - Milano, 24 giugno
42 - Nella Lampada di Mario Sironi
43 - Strade di Rovereto
44 - Le donne vicentine, bianchissime
45 - La Danza maccabea, nel cimitero
46 - Nel bel cortile del Senato
47 - Vietato l'accesso ai cani
48 - Tutto è più decente, se le vie
49 - A Nemi rivedo Aida
50 - Nella nebbina dell'alba il Po
51 - Le mani toccano il marmo nero
52 - Come ritrovare, tra le infinite pietre
53 - L'Isonzo a Gorizia, chiaro mattino
54 - Il cimitero cattolico di Trieste
55 - Finalmente un piccolo spazio
56 - Trieste, 5 ottobre
57 - Dov'è l'Enel, è la devastazione
58 - Il giovane calciatore leucemico
59 - In viaggio per Palermo
60 - Sparisce il labirinto
61 - Alla putredine ho detto
62 - Dai Teatini c'è serata di preghiera
63 - È un popolo di presi dallo spirito
64 - L'Italsider, a Bagnoli
65 - Lo scarabeo di Sansepolcro
66 - Roma, 19 gennaio
67 - Un po' di neve e un clima da glaciazione
68 - Il senso di humilemque videmus
69 - Il cuore batte a quel fia salute
70 - Pontelagoscuro, 13 aprile
71 - Ritorno il mattino dopo
Guido Ceronetti (Torino, 24 agosto 1927 - Cetona, 13 settembre 2018) è stato un poeta, aforista, scrittore, filosofo, traduttore, giornalista, drammaturgo, teatrante e marionettista italiano.
Uomo di vasta erudizione e di sensibilità umanistica, cominciò a collaborare nel 1945 con vari giornali; la sua presenza sul quotidiano La Stampa ebbe inizio nel 1972.
Insieme alla moglie nel 1970 diede vita al Teatro dei Sensibili, allestendo in casa spettacoli di marionette.
Le sue marionette esordivano su un piccolo palcoscenico, nel tinello di casa Ceronetti, ad Albano Laziale, dove si consumavano tè, biscottini (i crumiri di Casale) e mele cotte.
Dal 2009 fu beneficiario della legge Bacchelli, in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria» e «versante in condizioni di necessità economica».
Venne anche proposto da Vittorio Sgarbi come senatore a vita a Giorgio Napolitano, ma declinò subito l'invito.
Guido Ceronetti, scrittore irriverente, è un artista dai mille volti ed anche traduttore dal latino e dall’ebraico antico. La sua rilevante produzione letteraria è di un autore senza pari.
Ceronetti è anche un vegetariano convinto e sostenitore animalista, il suo motto è che per essere diversi bisogna iniziare dal nutrimento.
Attento alle tematiche ambientali, era noto per essere un acceso sostenitore del vegetarismo e dei diritti degli animali, e per una pratica di vita estremamente frugale, quasi da moderno anacoreta.
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