Post in evidenza

La leggenda dei Monti Naviganti di Paolo Rumiz

In questo libro Paolo Rumiz racconta la più lunga traversata italiana svolta a bordo di una Fiat Topolino: due grandi viaggi compiuti per il quotidiano “la Repubblica” sulle Alpi e gli Appennini, fatti rispettivamente nel 2003 e nel 2006.

Spiega in dettaglio cosa succede dentro la montagna di casa nostra, metaforica zattera con a bordo una ciurma di piccoli grandi eroi della resistenza dei territori interni.

Ottomila chilometri, la stessa distanza che c’è dall’Atlantico alla Cina.

Era partito per fuggire dal mondo, e invece ha finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta.

Rumiz ne ha scritto con rabbia e meraviglia: meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.

Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure.

Ma può essere anche il perfetto luogo-rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocoltura del mondo contemporaneo.

ASCOLTA i PODCAST dell’intero libro capitolo per capitolo

Dall'Atlantico alla Cina

Questo libro racconta la più lunga traversata italiana: ottomila chilometri, la stessa distanza che c’è dall’Atlantico alla Cina.

Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta.

Ne ho scritto con rabbia e meraviglia: meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.

Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure.

Ma può essere anche il perfetto luogo-rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocoltura del mondo contemporaneo.

Ascolta "Dall'Atlantico alla Cina da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

LE ALPI

DAL MARE ALLA DRAVA

Isole come neri capodogli

Se una sera d’estate in Dalmazia senti un canto di montagna venire da una vela all’ancora, non aver dubbi: è una barca di triestini.

Gente strana, che confonde le baie con le valli, le isole con le cime, le taverne d’angiporto con i rifugi di montagna.

Ascolta "Isole come neri capodogli da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

In cerca del grande inizio

Era l’estate del 2003, un caldo tremendo.

Mi guidava Vieri Pilepic, un fiumano che conosce quelle cime selvose meglio di una martora.

La montagna incombeva sempre.

L’inizio delle Alpi non era riportato da nessuna guida.

Figurarsi la strada per arrivarci dal mare.

Così dovemmo tracciarla noi, a occhio.

La più diretta saliva lungo pendii invasi da arbusti spinosi che un tempo erano stati vigne.

Non fu una partenza. fu un decollo verticale su una superficie ruvida e senz’acqua, lungo una pietraia abbacinante, sovraccarica di odori.

Poco più in basso, migliaia di macchine arrostivano in coda per la Dalmazia.

E milioni di cicale frinivano nel rosmarino.

Bastò alzarsi di poco per volare con lo sguardo.

Ascolta "In cerca del grande inizio da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

I fanti dell'armata perduta

Maggio 2005.

Nebbia, silenzio, sui gradoni di Redipuglia nessuno.

In basso, sulla spianata, i due obici come neri ramarri e il sarcofago del Duca d’Aosta, che non morì in trincea ma volle egualmente star lì, a comandare l’armata perduta.

C’è aria di neve sul Carso e, novant'anni dopo l’inizio della Grande guerra, i fanti dell’armata perduta sembrano morti un milione di anni fa.

Ascolta "I fanti dell'armata perduta da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Valli a capire, gli orsi

Risalgo l’Isonzo in bici fino a Caporetto, la conca è verde piena di alveari.

Gli sloveni sono matti per le api, se le portano dietro con le loro cassette colorate sistemate su rimorchi.

E poiché in Slovenia ci sono moltissimi orsi, è fatale che i suddetti si facciano scorpacciate leggendarie.

Per questa golosità sono stati ribattezzati medved, dallo slavo med, “miele”, appunto.

Ascolta "Valli a capire, gli orsi da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Piatto di lumache a Lilliput

Dopo Caporetto, l’odore umido dell’Alpe si fa più forte, dalla bici vedo i contadini che falciano in fretta prima della pioggia.

Piove su Lubiana la paciosa capitale dello stato di Lilliput, profumata di mele.

Ceno con un piatto di lumache in una taverna dal nome Mrak, “ombra”, in mezzo a brindisi esplosivi e risate corali.

Ascolta "Piatto di lumache a Lilliput da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

In cordata con l'uomo nero

La tana di Jorg Haider, governatore della Carinzia e uomo nero del populismo alpino, sta in una valle stretta tra il fiume Drava e i confini con la Slovenia, con in basso un torrente costeggiato da vecchi mulini e in alto radure disseminate di arnie dell’autoctona Ape Carnica, iperattiva e ronzante tra margherite e rododendri.

Ascolta "In cordata con l'uomo nero da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

DAL TAGLIAMENTO AL VAJONT

La casa delle cento finestre

“Per capire”, mi aveva detto un giorno una guida alpina e albergatore, “devi andare in posti come Pradumbli, un paese di anarchici dove ogni casa è una biblioteca.

O a vedere la Casa delle cento finestre, dove abitavano i signorotti della Val Degano.

Ascolta "La casa delle cento finestre da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Due palombari nel fondo del Tempo

“Ascolta, è il Vajont che si scava la strada."

Albeggia, l’uomo fiuta la nebbia come un lupo, mastica il sigaro, fruga nel silenzio della sua valle.

Porta una bandana e una canotta nera, i capelli e la barba sono grigio ferro.

E’ Mauro Corona, classe 1950, l’uomo che parla con gli alberi.

Alpinista narratore, scultore su legno, superstite ribelle dell’onda del 9 ottobre 1963.

Ascolta "Due palombari nel fondo del Tempo da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

"Quella notte che vidi il diavolo"

Racconta Mauro Corona che “una sera nonno Frambol mi chiese se me la sentivo di restare solo la notte, in baita con le bestie. Feci il duro, dissi di sì.

Lui partì e io accesi un fuoco enorme.

Pensavo fosse meglio.

Invece le ombre del bosco si gonfiarono e mi circondarono.

Allora mi rannicchiai tra le fiamme e la baita.

Era l’unico posto sicuro ma così alla lunga mi arrostii e dovetti traslocare nel sottotetto, dove iniziai un dormiveglia pieno di visioni.

Fu allora che lo vidi.

Stava lì, in piedi, col mantello e le corna: il demonio.”

Ascolta ""Quella notte che vidi il diavolo" da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

DAL PIAVE ALL'ADIGE

Il velodromo più lento del mondo

Percorso in automobile, l’orticello Veneto diventa grande come l'Ucraina e non sai mai dove sei.

Solo i campanili ti dicono che qui c’era un paese lì ce n’era un altro.

In bicicletta accade curiosamente il contrario; il territorio si stringe.

L’andatura a venti orari, le soste, il vento sul grano, gli incontri, le locande, l’immersione totale nella vita di strada contribuivano a proporre una geografia familiare perfettamente memorizzabile.

Ascolta "Il velodromo più lento del mondo da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Perché l'acqua si mise a correre

Bassano, è piovuto tutta la notte, al mattino il Grappa è uno scivolo traslucido d’acqua.

Più tendo l’orecchio e più lo sento che gronda.

Decine, centinaia di torrenti, in tutte le tonalità che la pioggia è capace di esprimere.

Ascolta "Perché l'acqua si mise a correre da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Rape rosse per il "barszcz"

E’ lunga come un purgatorio, scura come il temporale, la strada che ti porta al grande vecchio della montagna, lassù sull’Altopiano di Asiago.

4.444 gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli.

Mario mi porta all’orto.

Ha le rape rosse per fare il barszcz, la zuppa delle grandi pianure slave, ricordo della campagna di Russia.

“La ricetta ucraina è con tre tipi di carne, crauti freschi, aglio, cipolle. Alla fine ci metti lo yogurt, in assenza di panna acida. E un po’ di paprika.”

Ascolta "Rape rosse per il "barszcz" da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Se un violoncello diventa albero

Un uomo con il violoncello e un bosco di alberi coperto di neve.

Lo strumento ha cinque secoli, è fatto con il legno di quella foresta.

L’uomo lo appoggia a un tronco, ficca diagonalmente il puntale nella corteccia.

Lo accorda, attacca una suite per violoncello solo di Bach.

L’albero - un gigante di trenta metri - reagisce.

Si sveglia, risuona nelle fibre, diventa un prolungamento del liuto.

Di più. 

Mezza foresta suona, ripete quelle vibrazioni come se le sapesse a memoria. 

Riconosce la voce dell’antenato.

Ascolta "Se un violoncello diventa albero da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Le cento grappe di frate Lino

Frate Lino da Padova tirò fuori bottiglie di grappa alle erbe.

Lampone, mirtillo, asperula, asparago selvatico, genziana.

Assaggiare il ginepro, un liquido marrone dal forte sapore catramato, fu come sfregare la lampada di Aladino.

Mille odori uccisi dalla modernità igienista sbucarono dal nulla e ne chiamarono altri all’appello.

Rividi una sequenza olfattiva folgorante: il profumo di cembro di una vecchia camera da letto della Val di Zoldo, con mio padre che richiudeva le imposte spalancate dalla bufera; la sciolina da neve bagnata messa a scaldare accanto a sci finlandesi di legno privi di lamine; mia nonna che apriva d’inverno la marmellata di albicocche messa a bollire l’estate; formaggi appesi ad affumicare sotto il camino di una malga; l’odore di materassi di paglia in una locanda carnica anni cinquanta, con un catino e una brocca come lavabo.

Ascolta "Le cento grappe di frate Lino da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

DALL'ADIGE ALL'INN

Quando un rottweiler ha paura dell'orso

Dopo aver visto quell’ombra gigantesca uscire a notte fonda dal bosco ed entrare nel pollaio di casa, il rottweiler Zora è diventato un agnellino.

Per giorni, il cagnone che difende la villetta della signora Maria Turrini, a Lover in Val di Non, Trentino, non è uscito dalla cuccia, ha rifiutato il cibo, guaito di terrore e forse di vergogna.

Dicono che quella notte non abbia nemmeno abbaiato.

Che in casa le fosse entrato un ladro molto speciale la signora Maria non l’ha capito affatto dal suo cane, ma dallo strepito di oche e galline, quando l’intruso ha cominciato a servirsene tranquillamente per cena.

Se lo cerchi, l’orso, non lo vedi mai.

Ascolta "Quando un rottweiler ha paura dell'orso da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Torniamo piano, nella notte senza Luna

Il lupo solitario si sporge sulla forra dell’Isarco, guarda il fiume gonfio ottocento metri più in basso.

Sta In piedi sotto il cielo grigio, su un prato che declina come una pista per deltaplani.

Ha scarpe grosse, pelo arruffato, occhi tartari.

Dopo gli incontri con i giovani da parte del giornalista fotografo viaggiatore Kapuscinski, verso mezzanotte ci incamminiamo di nuovo verso il fiume.

C’è un ubriaco steso in mezzo al ponte.

Il Maestro è stanco, si appoggia alla balaustra.

Le ultime notizie parlano di un attentato alle truppe americane in Iraq, ma la cronaca non gli importa.

Ce ne torniamo piano, nella notte senza luna.

Ascolta "Torniamo piano, nella notte senza Luna da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Tortellini a Brennerpass

Il treno fila controvento in un mattino di cristallo, fa oscillare i lunghi orecchini d’argento di una bella senegalese con monto e telefonino, incantata dalla prima neve che appare in quota, verso il Monte Baldo illuminato dal sole.

Brennero, sosta per cambio motrice; il locomotore scarlatto delle ferrovie austriache ronfa già nel binario di servizio.

Ho sempre amato questo posto.

Brennero, con le sue locande per camionisti e gli spartineve già pronti ad agosto.

A Brennerpass sto bene.

Tutto è com’era, intriso di leggenda.

Ci venivo in vacanza da bambino e la mattina partivo a cercar funghi con un ferroviere romagnolo.

Ascolta "Tortellini a Brennerpass da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Il turco aveva ragione

Aveva ragione il turco.

Nelle birrerie austriache non spumeggia solo un’identità innocua.

C’è anche un vecchio demone, e dai tempi di Strauss la DC bavarese ci gioca a rimpiattino.

Per fare terra bruciata intorno alla estrema destra, il vecchio Strauss aveva deciso di tenere il grande raduno annuale nell’anfiteatro dei Nibelunghi fatto costruire da Hitler.

Già, ma come tenere a freno il demone?

Come impedire che le parole diventino atti, il populismo si trasformi in nazionalismo e nelle birrerie di Monaco rispunti un pazzo con i baffetti?

“C’è la polizia,” ti dicono.

Monaco è una città di polizia dove nulla, nemmeno il sottosuolo, sfugge al controllo del suo occhio invisibile.

Ascolta "Il turco aveva ragione da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

DALLE VENOSTE ALLA VALTELLINA

Quando Herr Simon scomparve nella neve

Valle di Otz, sentiero per Brandenburger Haus, metri 3.272, il rifugio più alto del Tirolo.

Siamo vicini alla linea di confine dove nel 1991 fu trovato l’uomo dei ghiacciai, la mummia più famosa del mondo dopo Tutankhamon.

E’ una giornata spettacolare, ma il cielo sereno serve a poco, perché nella testa mi turbina una tormenta di fine autunno, quando Herr Helmut Simon da Norimberga, lo scopritore di Otzi scomparve nel nulla esattamente come la sua creatura.

Cinquemila anni dopo, di nuovo sulle Alpi.

Ascolta "Quando Herr Simon scomparve nella neve - «La leggenda dei Monti Naviganti» - Paolo Rumiz" su Spreaker.

Il capolavoro dell'ingegner Donegani

“Le vie cantano”, scriveva Chatwin, e anche lo Stelvio ha la sua voce.

Ma è difficile sentirla salendo in automobile.

Per catturarla, devi andar su leggero, scavarti un tunnel di silenzio. 

E’ per questo, più che per il paesaggio, che devi salire in bicicletta.

Solo così puoi capire il segreto della strada più alta delle Alpi.

Tagliata a meraviglia.

Ti lascia sempre sotto il limite della fatica.

L’ha tracciata sotto gli Asburgo un ingegnere lombardo di nome Donegani, anno 1818.

Ascolta "Il capolavoro dell'ingegner Donegani da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Sul bruco rosso dei ghiacciai

Il trenino svizzero lo riconosci prima dall’odore.

Non emana quell’amalgama stagionato di piscio, diserbante e sudore che regna nelle nostre stazioni.

Se lo avvicini a occhi chiusi, fiuti sapone di Marsiglia, legno di abete, cioccolata espresso.

Eccolo. Il bruco rosso squillante che dalla valle dell’Inn mi porterà sui ghiacciai del Bernina, lungo la linea più alta d’Europa, saldando a nord Trentino-Alto Adige e Lombardia con un bypass in terra straniera.

Ha sul muso lo spartineve e lo scudo con la stemma lucente dei Grigioni.

Ascolta "Sul bruco rosso dei ghiacciai da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Via di notte, come Tuareg nel deserto

Ancora negli anni ottanta, dal Monte Guglielmo, ai primi freddi, potevi vedere ai tuoi piedi la Val Trompia coperta da una prateria di nubi.

Torno sul Guglielmo insieme a Fausto De Stefani, conquistatore dei quattordici Ottomila, le montagne più alte della Terra.

E’ gennaio, in quota fa così caldo ed è così sereno che bivaccheremo sotto la cresta che divide la Trompia dalla Camonica.

Fauto viene da Mantova, ha barba e capelli neri lunghi, incolti; sale come un elfo, di pietra in pietra, lungo il torrente Re.

Il terreno è suo, non ha bisogno di carta.

“Non vengo qui per allenarmi”, dice, “ma per dimenticare il mondo”.

Da quando il clima è impazzito, ha cambiato abitudini:

Si sposta di notte, come un Tuareg nel deserto.

Ascolta "Via di notte, come Tuareg nel deserto da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

Dove l'Africa finisce

La Valtellina ha due formidabili guardiani: da una parte, il forte secentesco di Fuentes coperto di vegetazione, dall’altra, Walter Bonatti, forse il più grande alpinista del mondo, che ha casa quassù.

Un misantropo, dicono di lui; un polemico.

Io vedo piuttosto un solitario Dalai Lama, lontano dalle miserie della vita, ma sempre capace di indignarsi con l’Italia e gli italiani.

Ascolta "Dove l'Africa finisce da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

DA CHIAVENNA AL TICINO

Una fanciulla discinta per dopo cena

A Chiavenna comincia un’Alpe arcana, piena di locande, santuari e leggende.

Le strade raccontano di carovane ricche di vino, armi, salnitro, formaggio, tessuti e persino oro, epici passaggi con slitte e cavalli, locande sperdute, frane catastrofiche e devastanti passaggi di mercenari.

Si narra che Piuro, in epoca rinascimentale fosse ricca al punto da offrire ai mercanti che sostavano al palazzo Vertemate - il più bell’edificio alpino della Lombardia - una fanciulla discinta per il dopo cena, calandola dall’alto su un’altalena, attraverso una botola, dentro una camera detta “della delizia”.

Ripariamo all’hotel Posta, arrivano delle Topolino svizzere, reduci da un raduno in Italia, penso che quella macchinina bombata, vulnerabile e piena di spifferi, è il mezzo ideale per battere le nostre montagne con la dovuta lentezza e umiltà.

Ascolta "Una fanciulla discinta per dopo cena da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

L'urlo del mare archeozoico

L’urlo della sirena lacera il buio, invade le fondamenta della montagna, si moltiplica in un labirinto di gallerie, volte, cripte, navate, cupole, absidi, duemila metri sotto i ghiacciai.

E’ il segnale, mancano pochi secondi al brillamento delle mine, il cantiere si ferma.

Quello del Gottardo, cuore della Svizzera e bastione orografico delle Alpi, è il viaggio nel tunnel più lungo del mondo.

Ascolta "L'urlo del mare archeozoico da «La leggenda dei Monti Naviganti» di Paolo Rumiz" su Spreaker.

L’AUTORE

Paolo Rumiz, nato a Trieste il 20 dicembre 1947, è un giornalista, scrittore e viaggiatore italiano.

Iniziò come inviato speciale del Piccolo di Trieste, e in seguito divenne editorialista de la Repubblica.

Molti dei suoi reportage narrano i viaggi compiuti, sia per lavoro che per diletto, attraverso l'Italia e l'Europa.

Nell'estate del 1998 pedala in bicicletta da Trieste a Vienna, in compagnia del figlio Michele; in seguito pubblica il reportage “Dove andiamo stando?”, su Diario, nell'autunno 1998.

Nella primavera del 1999 esplorò le regioni della costa adriatica italiana in automobile, da Gorizia al Salento, pubblicando poi il reportage “Capolinea Bisanzio”, su Repubblica; nell'inverno del 1999 percorse in treno la tratta Trieste-Kiev (L'uomo davanti a me è un ruteno, pubblicato sul Piccolo nello stesso anno); nella primavera 2000 si imbarcò sul Danubio a Budapest per arrivare al confine tra Serbia e Romania (Ljubo è un battelliere, inserito in “È oriente” del 2003); nell'inverno del 2000, ancora in treno, da Berlino a Istanbul (“Chiamiamolo Oriente”, pubblicato su Repubblica); nella primavera 2001 girò il Nord-Est in bicicletta, da Trieste al Gavia (“Il frico e la jota”, inserito in “È oriente” del 2003).

Da qualche anno fa un viaggio ogni estate, in agosto, raccontandolo di giorno in giorno, su Repubblica.

Commenti