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La Valle Santa - Romitori francescani fra Terni e Rieti

Non si può sperare di conoscere San Francesco senza avere visitato ed amato i luoghi dove egli ha vissuto. 

Bisogna levarsi in alto, dove il silenzio è sovrano, per godere di una spettacolare visione dei luoghi che l'umile frate, Francesco d'Assisi, amava percorrere a piedi per vivere in stretto rapporto con la natura, espressione prediletta dell'amore di Dio. 

Per una volta almeno il viaggiatore dovrebbe immaginare di salire su di una mongolfiera in sosta dinanzi alla facciata della Basilica Superiore ad Assisi, innalzarsi lasciando alle spalle il Monte Subasio e la Rocca Maggiore, antico baluardo della città, volgere poi lo sguardo verso la dolce Valle del Topino e del Chiascio e sorvolarla, portato dal vento. 

Il francescanesimo vissuto e quello interpretato, ovvero la vita del poverello di Assisi e la cultura del suo tempo, vivono in molti diari di scrittori e di viaggiatori del passato e del nostro tempo trasformati in spettatori curiosi e i testimoni di profonde emozioni, prendiamo come compagna di viaggio Beryl de Selincourt, scrittrice inglese che alla fine dell'Ottocento, portando con sé i Fioretti e la vita di San Francesco, percorse gli itinerari del Santo per captarne la spiritualità che da sempre emanano. 

Intima relazione fra il Santo e i luoghi prescelti si esprime integra nelle pagine di “Homes of the First Franciscans”, pubblicato a Londra nel 1905. 

Beryl de Selincourt rappresenta una guida di particolari sensibilità e pertanto ci affidiamo a lei per la riscoperta di questi itinerari francescani attraverso i quali viene tessuta una vera e propria biografia del Santo. 

E con lei quindi che iniziamo questo viaggio nello spazio e nel tempo, commisurando i nostri passi di moderni, distratti pellegrini, con la sua curiosità, la sua intraprendenza e la sua straordinaria familiarità con le fonti della storia francescana. 

Il volume della Selincourt raccoglie le descrizioni degli eremi e degli insediamenti creati dal Santo fra l'Umbria e la Sabina e proietta il lettore di una realtà che, sebbene lontana dalla nostra, trova obiettivi sconti in quegli spazi. 

La narrazione della Selincourt è ricca di dettagli geografici, eventi miracolosi e di esempi, espressi con una scelta linguistica elegante e chiara, tanto da saper riproporre al lettore di ieri come di oggi, l'autentica atmosfera vissuta dal Santo otto secoli fa.

ASCOLTA i PODCAST dell’intero libro capitolo per capitolo

Verso la Valle Santa: Panorama dei luoghi francescani

Non si può sperare di conoscere San Francesco senza avere visitato ed amato i luoghi dove egli ha vissuto. 

Bisogna levarsi in alto, dove il silenzio è sovrano, per godere di una spettacolare visione dei luoghi che l'umile frate, Francesco d'Assisi, amava percorrere a piedi per vivere in stretto rapporto con la natura, espressione prediletta dell'amore di Dio. Per una volta almeno il viaggiatore dovrebbe immaginare di salire su di una mongolfiera in sosta dinanzi alla facciata della Basilica Superiore ad Assisi, innalzarsi lasciando alle spalle il Monte Subasio e la Rocca Maggiore, antico baluardo della città, volgere poi lo sguardo verso la dolce Valle del Topino e del Chiascio e sorvolarla, portato dal vento. 

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Dalla Valle Umbra alla Valle Reatina - Sosta alla Romita di Cesi

La scrittrice pellegrina, Beryl de Selincourt, si fermò in molti luoghi scelti dal Santo durante il difficile viaggio evangelico, luoghi dove questi compì miracoli e dove avvennero eventi di grande rilevanza, ma da attenta e appassionata viaggiatrice quale era, descrisse con ispirazione anche i piccoli eremi solitari, sconosciuti a molti, come la Romita di Cesi, uno dei più vetusti romitori dominanti la valle ternana.

L’Eremo di Cesi può essere paragonato al convento della Verna per la posizione solitaria e per la selvaggia e romantica bellezza dell’ambiente circostante.

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Regola di vita negli Eremi

I piccoli eremitaggi furono fondati nei primi periodi della divulgazione dell’Ordine ed aumentarono numericamente dopo che Francesco ne permise un’edificazione più adeguata.

Proprio questi umilissimi rifugi, quasi sconosciuti ai viaggiatori frettolosi, meritano di essere ricordati per la loro autenticità e per la semplicità della struttura che ben si adatta alla regola di vita degli eremi voluta da Francesco.

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Le rovine di Carsulae

Affascina ancora il viandante la vista di Carsulae, sepolta sotto una verde distesa di prati dai quali, di tanto in tanto, affiorano gloriose reliquie e, superbo tra tutte, emerge l’Arco di trionfo. 

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Sosta allo Speco di Narni: ritorno alla contemplazione

E’ questo uno dei più solitari conventini francescani, lontano dalle vie di transito e protetto dall’antico Castello di Sant’Urbano, immerso in una vegetazione centenaria di lecci, castagni, carpini bianchi e aceri che si arrampicano su tutto il costone del monte San Pancrazio.

Protetto dall’ombra di una parete rocciosa, si intravede con fatica sull’aspro declivio boscoso del monte San Pancrazio.

La strada che conduce al Sacro Speco si inerpica sopra la città di Narni e si immette in un selvaggio altopiano che costeggia il monte, linea di confine con la alle di Terni.

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San Francesco e la Conca Ternana

Non deve stupire se Francesco, sensibile conoscitore della ‘Bellezza suprema’, sia stato attratto dal paesaggio della valle di Terni che gli si apriva dinanzi vivace e generosa, oltre gli speroni dei monti Martani.

Ovunque il Santo si fermasse, costruiva una cella per pregare, lasciava testimonianze da perpetuare nei secoli.

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Marmore, la cataratta del tempo

Una visita d’obbligo quella della Cascata delle Marmore, da contemplare in tre diverse inquadrature, come consiglia Stendhal: dall’alto per essere sopraffatti dall’orrido di un fragore assordante, dal mezzo per lasciare vagare lo sguardo tra le caverne coperte di vegetazione pietrificata appena visibili tra la massa d’acqua spumeggiante, dal basso per irrorarsi dei suoi spruzzi in una nube che al sole forma miriadi di arcobaleni.

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La chiesa di San Francesco a Terni

In ogni città percorsa da San Francesco durante il suo itinerario di fede, non manca una chiesa dedicata al santo di Assisi.

Anche la chiesa di San Francesco a Terni raccoglie memorie della storia francescana e si presenta secondo una tipologia architettonica piuttosto complessa e insolita.

La chiesa sorge nel cuore della città e la piazza antistante è animata in ogni ora della giornata da gente frettolosa e chiassosa, ma riverente nei confronti della sacralità del luogo.

Quando nel 1200 fu scelta l’area per l’insediamento francescano, il terreno era in una posizione suburbana tra orti e case sparse, compreso però dentro il territorio dell’antica città romana di Interamnia.

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Sosta a Piediluco: specchio del Paradiso

Proseguendo lungo l’itinerario di Francesco da Assisi porta a Rieti, oltre la città di Terni il volo del viaggiatore si fa acrobatico, vertiginoso.

Nel borgo di Piediluco qualcuno dice che il sole sorge e tramonta un’ora prima degli altri luoghi: è un’antica espressione volta a sottolineare l’unicità.

La bellezza del posto è certamente legata alla natura, agli interventi operati dall’uomo, alla cultura, ma soprattutto alla luce che rivela la magia e la suggestione che il lago e il suo paese riescono a evocare.

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Francesco cavaliere di Dio nelle fonti francescane

Nulla di più naturale pensare che il giovane Francesco tendesse a prendere come ideale modello di comportamento quello dei cavalieri della Tavola Rotonda, dei protagonista, cioè, dei romanzi dove si esaltano il valore dei combattimenti, l’amore della dama nella e irraggiungibile, la ricerca appassionata e inesauribile del sacro, la generosità, la lealtà, la cortesia.

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Il Pellegrino nella Valle Santa

Ricca di numerosi eremi francescani, la Valle Santa può essere paragonata a una collana di perle.

Dopo Assisi e La Verna non c’è luogo che, come la Valle di Rieti, presenti tante memorie di Francesco confermate dalle fonti primitive.

Ognuno dei santuari sparsi nella Conca Reatina riflette infatti un capitolo della vita del frate di Assisi che qui profuse la sua opera evangelica trasformando addormentati luoghi silvani in centri di mistica propulsione e di cultura.

Pur non possedendo grandi tesori artistici e architettonici, essi offrono nella loro povertà un’atmosfera di umiltà e di silenzio non contaminata dal turismo di massa.

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Sosta a Greccio: il mondo in un sentiero

Greccio, la Betlemme francescana, appare immersa nella solitudine di una selva di lecci alle pendici del monte Lacerone, a strapiombo sull’abisso.

Ad un paio di chilometri dal tranquillo borgo medievale, sorge il santuario noto in tutto il mondo perché dal Natale del 1233 ripete ogni anno la sacra rappresentazione della nascita di Gesù.

Esso sembra emergere dalla nuda roccia e mostra integri i tratti dell’essenzialità e della povertà, cardini del francescanesimo.

Di lassù lo sguardo abbraccia tutta la Conca Reatina e l’imponente mole del Terminillo sino alla cima del Gran Sasso.

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I miracoli di Greccio

Nel capitolo 20 dello Speculum, Leone racconta che a Greccio avvenne un altro evento degno di essere ricordato.

In occasione della visita di un ministro provinciale dell’Ordine, un giorno i frati vollero preparare una sontuosa mensa, e se ne compiacquero più di quanto erano soliti fare per Signora Povertà, la loro ospite quotidiana.

Francesco vide il tavolo imbandito con vana ricercatezza, si ritrasse, prese il bastone e si mise sul capo il cappello di un povero che era venuto proprio quel giorno a cercare asilo e, avvisato sottovoce uno dei suoi compagni, uscì fuori della porta all’insaputa dei frati.

Poi rientrò lentamente come un misero pellegrino.

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Fonte Colombo: la dolce oasi della fede

I toni verdissimi della rupe del monte Rainero si fanno più intensi là dove si ode sgorgare un limpido e tremolante rivolo d’acqua; lo si intravede appena illuminato dalla luce del giorno che a fatica infila le lunghe dita dorate tra le fronde del bosco: è la fonte che, sorvolata da candide colombe, Francesco vide per la prima volta nel 1217 e volle chiamare Fons Columbarum.

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Farfa l'Abbazia Imperiale

L’Abbazia benedettina di Farfa, a quarantaquattro chilometri da Rieti, è stata uno tra i più potenti centri monastici del Medioevo, ed è legata alla storia francescana non solo per i proficui contatti esistenti tra i due ordini, ma anche perché molti eremi della Valle Santa erano in origine di proprietà dei monaci farfensi.

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Rieti nostalgia del tempo antico

Si giunge a Rieti, antica capitale dei sabini, attraverso la Via Salaria che invita a procedere con andatura lenta per permettere alla mente di fantasticare e allo sguardo per permettere  alla mente di fantasticare e allo sguardo di soffermarsi su un paesaggio ricco di splendidi scorci e immutato nei secoli.

Un magnifico acquerello: declivi che scendono dall’Appennino innevato, cittadine arroccate in cima alle colline, ruderi di castelli e conventi disseminati ovunque; il tutto racchiuso in un dilagare di verde con in fondo, la barriera azzurrina del Terminillo e nel mezzo, piccola gemma incastonata nella natura, l’antica Reate.

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Il Convento scomparso di Sant'Eleuterio

Durante il viaggio nei luoghi francescani della Valle Santa, Edward Hutton, anch’egli scrittore pellegrino, si fermò a Rieti e si chiese dove fosse possibile avvertire la presenza di Francesco.

Infatti Rieti non sembra conservare nessuna testimonianza di lui.

Nei primi mesi del 1226 il santo si fermò certamente a pregare nel convento vicino alla chiesa di Sant’Eleuterio.

Questo importante complesso conventuale alle porte di Rieti, oggi completamente scomparso, è ricordato da Johann Joergensen nel Libro del Pellegrino: fuori Rieti, dinanzi al Campo Santo, sorgeva la chiesa di Sant’Eleuterio, consacrata nel 1198 da papa Innocenzo III e, un poco sopra la chiesa, si trova l’eremo dove San Francesco ha sostato all’inizio dell’anno 1226.

Ma, né della chiesa, né dell’eremo, resta più nulla.

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Santa Filippa Mareri e Frate Jacopa de Sette Soli

E’ nel convento delle Clarisse di Borgo San Pietro de Melito, sommerso nel 1941 dal bacino artificiale del fiume Salto, che si espresse integra la santità di Filippa Mareri, nata intorno al 1200 da nobile famiglia, e prima donna della Valle Reatina ad abbracciare la vita religiosa delle Clarisse di Assisi.

Proprio sulla superficie del lago del Salto, santa Filippa sembra incontrare Jacopa dei Sette Soli, amica forte e devota di Francesco, in cammino da Roma verso Assisi.

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Santa Maria della Foresta: il soave canto della memoria

Partire per il Santuario di Santa Maria della Foresta significa penetrare nell’intimo della Valle Santa, avvertire l’odore dei castagni, delle viti e dei muschi, posare le dita sulle pietre cariche di memorie, ascoltare il canto delle creature lodate da Francesco.

Immergersi nell’autenticità di questo luogo vuol dire quindi vivere in sintonia con i ritmi della natura, condividere la ricerca della solitudine e di pace degli antichi pellegrini, trovare conforto nell’ospitalità offerta dalla canonica e dalla domus del piccolo cenobio.

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Poggio Bustone: l'eremo del buio e della luce

«Buon giorno, buona gente!»

Con queste parole Francesco salutò i paesani stupiti di Poggio Bustone, quando vi entrò dalla porta a valle nel 1208, proveniente da Assisi, con i suoi primi compagni.

Nella storia francescana Poggio Bustone è ricordato come l’eremo del perdono, delle rivelazioni, e il punto di partenza della prima missione di pace organizzata dall’Apostolo di Assisi.

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L'Ospitalità nei Monasteri Francescani

Francesco offriva generosa ospitalità a chi suonava ai suoi eremi, lieto di seguire le parole della Sacra Scrittura «il Signore ama il pellegrino e a lui provvede vitto e vestito».

L’ospitalità nei conventi nasce da un’inesauribile spinta evangelica, tanto che ogni frate accoglie con amore fraterno e parole di pace di viandante, sia esso povero o ricco.

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