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Lettura del libro «Passeggiate per l'Italia» di Ferdinand Gregorovius

L'opera di Ferdinando Gregorovius, intitolata «Passeggiate per l'Italia» raccoglie in cinque volumi le escursioni in Italia che lo storico tedesco fece tra il 1856 e il 1877, e costituisce ancora oggi uno degli scritti più affascinanti e poetici della letteratura di viaggio.

Non fuggevoli impressioni ma esperienze, rappresentazioni pittoresche di paesaggi e città, frutto di uno studio accurato e minuzioso, corredato di appunti di viaggio, ricordi, riflessioni, riferimenti e profili letterari. 

Lo storico tedesco, nelle sue descrizioni, è sensibile al sentimento del bello e alla profondità dell'opera d'arte creata dall'uomo o dalla natura.

ASCOLTA i PODCAST dell’intero libro capitolo per capitolo

VOLUME I

La Campagna Romana nel 1856 - pagine 1-71

La regione nota sotto il nome di Campagna Romana varia di estensione a seconda del modo come ne vengono tracciati i confini.

Nel senso più preciso della parola, si chiama Campagna di Roma la regione deserta e grandiosa che si stende intorno alle mura della città de’ Cesari e che è bagnata dal Tevere e dall’Aniene.

Il suo perimetro si può tracciare ad un dipresso con i punti seguenti: Civitavecchia, Tolfa, Ronciglione, monte Soratte, Tivoli, Palestrina, Albano e Ostia.

Ascolta "Ferdinand Gregorovius racconta La Campagna Romana nel 1856 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

I Monti Ernici nel 1858 - pagine 75-111

Vi sono nella campagna romana alcuni luoghi speciali che per la loro antichità, o per la bellezza dei dintorni, o per le qualità caratteristiche delle popolazioni, o per i monumenti, invitano i forestieri a visitarli.

La regione di cui mi accingo a parlare è appunto uno di questi luoghi, e appartiene alla Legazione di Frosinone.

Le principali città di questa regione, degli antichi Ernici, sono più antichi di Roma.

Era mio proposito visitare non solo le città, ma arrampicarmi anche su per i monti, per vedere la bella e famosa Certosa di Trisulti, e nelle sue vicinanze la rinomata grotta di Collepardo, nonché lo strano pozzo nelle rocce di Santulla, detto «Fonte d'Italia».

Ascolta "Ferdinand Gregorovius racconta I Monti Ernici nel 1858 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

I Monti Volsci nel 1860 - pagine 115-149

La grande catena dei Volsci ha principio nel territorio romano presso Velletri che giace sulle loro pendici, e si stende, in una linea di belle alture in parte coperte da boschi, fino oltre il confine napoletano, venendo a declinare verso Capua.

Correndo parallela all’Appennino divide geograficamente il Lazio nelle due regioni Campagna e Marittima che formano le due province di Frosinone e di Velletri.

Lasciando Genazzano, dove mi ero recato a passare un’altra estate nel silenzio della campagna, ho voluto visitare i monti Volsci, che stavano sempre dinanzi ai miei occhi, quasi per invitarmi a valicarli per discendere nella pianura marittima.

Una mattina sono dunque montato a cavallo e vi ho passato alcune giornate deliziose.

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Idilli delle spiagge romane nel 1854 - pagine 153-192

Le spiagge del mare latino sono distanti da Roma solo cinque ore di strada: tre volte alla settimana una diligenza vi porta chi voglia passare alcuni giorni a Porto d’Anzio o a Nettuno, o vi si reca per fare la stagione dei bagni, o per imbarcarsi per Napoli.

Come un tempo, queste spiagge sono ancora luogo di ritrovo e di svago per i cittadini dell’Urbe, giacché è fra le abitudini della vita romana, recarsi almeno una volta all’anno a Porto d’Anzio, come pure a Frascati, a Tivoli, ad Albano, per dimenticarvi la noia della città.

Ascolta "Ferdinand Gregorovius racconta Idilli delle spiagge romane nel 1854 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

San Felice Circeo nel 1873 - pagine 195-215

Da Terracina, dove avevo passato la Pasqua, volli scendere al Capo Circeo, fosse pure per una breve visita.

Capo Circeo giace a tre ore da questa città, benché sembri, per la trasparenza dell’aria, molto più vicino.

Il grandioso promontorio si innalza sulla lunga duna e lascia da per tutto un orlo di spiaggia, su cui si cammina come su di un tappeto di velluto.

Mi allettava assai l’idea di andare a piedi fino al capo, ma i pescatori di Terracina me ne dissuasero ed io non vi andai perché non ero sicuro che la strada fosse libera da mandrie di bufali.

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Le sponde del Liri nel 1859 - pagine 219-260

Invito il lettore ad un’escursione attraverso il paese latino, da Veroli a Casamari, da Isola a Sora e ad Arpino, da Arce ad Aquino, da San Germano a Montecassino, proprio mentre l’Italia centrale pullula di armati, mentre le Romagne hanno scosso il giogo pontificio, mentre gli animi tutti sono preoccupati dalla questione romana.

Questa regione è la continuazione del Lazio; il Liri divide con confini naturali naturali la Campania in due parti: quella romana è solcata dal Sacco che si getta appunto nel Liri sotto Ceprano ed è propriamente la campagna romana; l’altra metà, magnifica pianura fra l’Appennino ed i Volsci, è la Campania napoletana, dove scorre il Liri.

Ascolta "Ferdinand Gregorovius racconta Le sponde del Liri nel 1859 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

Il Castello degli Orsini a Bracciano nel 1870 - pagine 263-279

Poco dopo la stazione postale della Storta si distacca a sinistra, dalla via Cassia, la via Claudia e per questa ci vogliono ancora tre buone ore di carrozza per arrivare al lago di Bracciano.

Se il castello degli Orsini, cronaca granitica di terribili tempi feudali, non levasse le sue nere torri sul lago azzurro, i tre paesi di Bracciano, Trevignano e Anguillara, sulle cui sponde, si potrebbero prendere per borghi di pescatori.

Comunque ho trovato Bracciano più grazioso di quello che mi attendessi da un paese vassallo; è una cittadina di circa 2.000 abitanti, con strade larghe e buone abitazioni, modernamente costruite, molto simile a Marino, dove è il castello dei Colonna, appartenuto un tempo esso pure agli Orsini.

Ascolta "Gregorovius racconta Il Castello degli Orsini a Bracciano nel 1870 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

VOLUME II

Abbazia di Subiaco - pagine 7-40

A ventiquattro miglia da Roma, in una delle più belle vallate della Campagna romana, irrigata dal gelido Aniene, giace la famosa abbazia dei Benedettini di Subiaco.

Gli Appennini distaccano qui una catena di monti, le alture Simbruine, che dividono lo Stato della Chiesa dal Regno di Napoli.

Da questa selvaggia solitudine, fra i monti brulli ebbero origine tutti i monasteri.

Voglio in queste pagine fare la storia, per sommi capi, di una delle più notevoli abbazie.

Benedetto nacque a Nursia nella Valeria nell’anno 480, e dopo essersi spostato a Roma per studiare, assalito dalla brama della solitudine, cominciò ad errare per i deserti monti Simbruini, nel luogo chiamato Sublacus, noto anche a Plinio per una bella villa di Nerone.

Ascolta "Ferdinand Gregorovius racconta l’Abbazia di Subiaco nel 1858 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

Attraverso l'Umbria e la Sabina nel 1861 - pagine 43-89

Una gita da Roma nella Tuscia romana, nella Sabina e nell’Umbria è oggi tanto più attraente, in quanto che chi viaggia in queste province, or’ora annesse al regno d’Italia, ha campo di fare molte e nuove osservazioni importanti.

Si sa bene che la Tuscia romana, separata per mezzo del Tevere dalla Campagna romana o Lazio, è chiamata Patrimonio di San Pietro.

Ascolta "Gregorovius racconta Attraverso l'Umbria e la Sabina nel 1861 in «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

Il Ghetto e gli ebrei di Roma nel 1853 - pagine 91-152

Ammassato in un cupo e triste angolo dell’Urbe, rimpetto al Trastevere, abita qui da più secoli, quasi reietto dal resto del genere umano, il popolo degli ebrei di Roma.

Di essi tratteranno queste pagine, che l’autore ha ricavato parte da scritti antichi e moderni, parte dalla bocca degli stessi ebrei.

Più volte chi scrive ha percorso il Ghetto romano, e la sua popolazione, unica antica rovina vivente fra le rovine della città, gli è sembrata degna di attento studio.

Ascolta "Gregorovius racconta Il Ghetto e gli ebrei di Roma nel 1853" su Spreaker.

Macchiette romane del 1853 - pagine 155-217

Queste pagine, buttate giù in qualche momento d’ozio, vogliono comparire variopinte come un carnevale, ed essere quasi un caleidoscopio.

Tenteremo intanto di mettere un po’ d’ordine in questo mondo intricato di figure, che presenterà immagini di vivi e di morti, burattini, ballerini, mimi, prediche di bimbi, teatri popolari, e altre rarità stupende in linea sempre ascendente.

Il primo atto avrà luogo, come di ragione, sotto terra.

Una sera durante la settimana dei morti la luce delle torce mi attirò ad entrare nel Pantheon di Agrippa.

Ascolta "Gregorovius racconta le Macchiette romane del 1853 da «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

Storia del Tevere del 1876 - pagine 221-248

Per un istante il mondo civile fu compreso di sgomento al pensiero che il Tevere stesse per scomparire da Roma, e che al posto delle sue sacre onde che si svolgono in dolci curve sotto sei vecchi ponti, e traversano una parte della sublime città, non fosse più visibile che un magro ruscello, o un canaletto melmoso, o una via tra due monotone file di case.

Ascolta "Gregorovius racconta la Storia del Tevere del 1876 da «Passeggiate per l'Italia»" su Spreaker.

Ferdinand Gregorovius (1821-1891) è stato uno storico medievista tedesco famoso per i suoi studi sulla Roma medievale. 

Gregorovius, ultimo di 8 fratelli, nacque da una famiglia di pastori luterani, Ferdinand Timotheus Gregorovius e Wilhelmine Charlotte Dorothea Kausch; il padre era consigliere di giustizia, e per questo ufficio la famiglia viveva nell'antico castello dei Cavalieri Teutonici.

È facile pensare che questo ambiente abbia avuto qualche peso nel destare e fondare emotivamente l'interesse del fanciullo di allora per il Medioevo e l'antichità.

Un'altra delle sue passioni, fin dall'infanzia, erano le storie di viaggi e di paesi lontani, e anche questo interesse lo accompagnò sempre ed anzi ebbe un peso determinante sulle sue scelte di vita e sulla sua produzione intellettuale.

Per desiderio del padre si iscrisse alla facoltà di teologia dell'università di Königsberg (dove  aveva insegnato Kant) ma, data la temperie romantica nella quale si era trovato a crescere, al centro dei suoi interessi c'erano piuttosto la letteratura e la filosofia, e anzi il loro intreccio, si laureò infine in filosofia con una tesi "Sul concetto del bello in Plotino e nei neoplatonici".

La famiglia non era ricca, comunque, e dopo la laurea il giovane Gregorovius si mantenne facendo il precettore.

Il viaggio di Gregorovius verso il sud (che diventerà un soggiorno più che ventennale, soprattutto a Roma) non ha la natura del Grand Tour, che da alcuni decenni conduceva i giovani ricchi del nord Europa verso il mondo mediterraneo, ma fa piuttosto pensare a quel tipo di "emigrazione intellettuale" che nei secoli precedenti era stata caratteristica degli artisti, soprattutto figurativi e generalmente ricchi solo del proprio genio, che scendevano in Italia per confrontarsi con l'arte classica e farvi fortuna. 

Poi, certo, c'è Goethe, come modello di attenzione e di sensibilità. 

Ma la caratteristica tutta propria di Gregorovius è che con lui non arriva un pittore ma uno storico, non un giovane da educare, ma un uomo di trent'anni in cerca delle tracce materiali del proprio mito personale e, certamente, della propria "fortuna", intesa in senso latino, cioè del proprio destino, di cui vede ancora solo confusamente la forma, ma percepisce l'urgenza.

In Italia Gregorovius rimase ininterrottamente fino al 1860, e complessivamente per più di vent'anni.

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