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Lettura del libro «Il Bel Paese» di Antonio Stoppani

Il Bel Paese è un libro pubblicato nel 1876, dell'abate Antonio Stoppani

Il titolo completo, nello stile dei testi didattici dell'epoca, è: «Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali la geologia e la geografia fisica d'Italia»

Dall'introduzione "Agli institutori": «L'autore, pigliando la veste di uno zio naturalista che racconta ai nipoti, percorre da un capo all'altro "il bel paese che Appenin parte e 'l mar circonda e l'Alpe"»

Il titolo riprende il famoso verso: il bel paese ch'Appennin parte, e 'l mar circonda et l'Alpe, del Canzoniere di Francesco Petrarca (canto 146) con cui il poeta richiama l'immagine dell'Italia.

Ma soprattutto, sempre nell'introduzione "Agli institutori", termina con le seguenti parole attuali ancor oggi: «Se queste pagine avranno la fortuna, pur troppo rara, di uscire dalle mura delle scuole di città, per diffondersi nelle campagne, in seno alle Alpi, nelle montagne dell’Appennino, al piede del Vesuvio e dell’Etna, insegneranno agli abitanti di quelle contrade ad apprezzare un po’ meglio sé stessi e le bellezze e i favori d’ogni genere di cui la natura, ministra di Dio, non fu avara alle diverse province d’Italia».

Pertanto l'autore, con l'artificio di conversazioni didattico-scientifiche attorno a un caminetto, presenta nozioni di scienze naturali sul territorio italiano, con termini accessibili al lettore medio dell'epoca e con un occhio particolare verso la geologia e le bellezze naturalistiche delle diverse regioni. 

Il testo è suddiviso in capitoli, corrispondenti alle "serate" in cui l'autore descrive i diversi luoghi d'Italia. 

Nella prima edizione i capitoli erano 29; nella terza edizione del 1881 fu inserita un'appendice con altre cinque serate.

Ascolta "Presentazione del libro «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Il volume divenne enormemente popolare per vari decenni, probabilmente grazie alla sovrapposizione tra l'ambito scolastico e quello naturalistico ed escursionistico, da collegare al successo del Club Alpino Italiano all'epoca.

Nel testo, nelle vesti di uno zio, l'autore intendeva far conoscere agli italiani il loro Paese, che considerava spesso trascurato rispetto allo studio di Paesi lontani, invitando a coltivare il sentimento nazionale, senza però prescindere da un'appartenenza regionale.

L'aspetto educativo comprendeva anche la critica all'ozio e l'invito ai giovani a praticare attività fisiche come l'alpinismo.

Infine, nel 1906 il titolo del libro fu usato per denominare e lanciare un nuovo formaggio, prodotto in Lombardia, il Bel Paese, appunto, sulla confezione del quale era riportato il ritratto dell’abate Antonio Stoppani.

ASCOLTA i PODCAST dell’intero libro capitolo per capitolo

Da Belluno ad Agordo

Il ritorno dalla campagna - il mio uditorio - le Alpi Carniche - un equipaggio mal equipaggiato - la gola del Cordevole - Agordo - una milizia sotterranea - festa di nuovo genere

Ascolta "Serata 1 - Da Belluno ad Agordo da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

L'Ognissanti, il dì dei morti, San Carlo, San Martino, sono tutti sinonimi per quei cittadini che hanno la buona fortuna di rifarsi in campagna delle fatiche sostenute, o che dovevano sostenere, in città.

Tutti insieme quei nomi descrivono un breve periodo di tempo, oltre il quale villeggianti, vogliano o non vogliano, devono aver lasciato la vita eccezionale per la normale, la poetica per la prosastica, la varia per la uniforme, insomma la vita libera e lieta della campagna per la vita schiava e melanconica della città.

È un curioso spettacolo il vedere quella serie di equipaggi che hanno un'impronta così caratteristica; quelle pariglie che non ha nulla di pari; quei cocchiere improvvisati; quella popolazione di reduci, così variopinta.

Bauli davanti, dietro, di sotto, di sopra: cassette, fardelli di ogni peso, ad ogni forma che contendono il posto alle gambe o alle costole dei viaggiatori.

Anch'io tornai dalle mie vacanze di campagna per incontrare un piccolo esercito di nipoti dove si radunano a volta a volta anche con altri.

Così trovai il giovedì dopo San Martino nell'anno di grazia 1871, bambini, mamme, babbi, oltre un gruppo di conoscenti grandi e piccoli ... e dopo i convenevoli, ecco l'inevitabile: «Racconta! racconta!»

«Raccontarvi?.... Così subito?... Che cosa?....»

«Ebbene», scappò a dire Camilla, «narraci qualche cosa dei tuoi viaggi».

«Dei miei viaggi?... Misericordia!.... Credete forse che io sia stato tra gli indiani che muoiono stringendo con grande emozione la coda di una vacca?»

«Eppure tu hai viaggiato; sei sempre in giro», insistè Camilla.

«E’ vero; ma i miei non sono viaggi. Sono d'ordinario corse di pochi giorni, sempre sempre in Italia, e per quei miei studi, sapete... Ai quali non spero che voi pigliate nessun interesse».

«Di dove devo cominciare?...»

«Dove ti sei recato nelle scorse vacanze?» Chiese Giovannino.

«In diversi siti; ma la corsa che mi lasciò maggior impressione è quella che feci nelle Alpi Carniche e ad Agordo».

Gli alpinisti e i viaggi alpini

Alpiner Club - Il Club Alpino Italiano - L’apostolo Budden e il suo vangelo - Che cosa sia temerità - L'arte di arrampicarsi - Il monte Cervino e la catastrofe del 1865 - L'alpinismo come elemento educativo

Ascolta "Serata 2 - Gli alpinisti e i viaggi alpini da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Ritornando il giovedì seguente a quel convegno così variegato col mio album sotto l'ascella, come avevo promesso, pensavo tra me: certamente quei ragazzi stettero cheti la prima sera, perché era la prima sera; ma debbono essersi mortalmente annoiati.

Ci scommetto che nessuno si rischia di mettere sul tappeto la proposta che lo zio continui la sua narrazione, seppur ce n'ha uno che ricordi chi ho promesso di continuarla.

Contro la mia aspettazione, appena mi videro apparire sull’uscio della sala, tutti mi furono addosso, piccoli e grandi, ricordandomi la fatta promessa.

«Voi volete dunque sapere che cosa sia il Club Alpino ...»

«Il nome stesso di Club Alpino già vi dice che c'entra qualcosa di inglese.

È impossibile che non abbiate letto o sentito parlar quanto basta per sapere che ci sono degli uomini di tempra così ferrigna che mettono ogni loro gusto nell'inerpicarsi su pei dirupi, come gli orsi e i camosci, e credono di aver raggiunto lo scopo della loro vita, quando possono mettersi sotto i piedi la cima di un monte tenuta per inaccessibile prima di loro.

Da Agordo a Udine

L'alto Cordevole - Il Lago d'Alleghe - Scoscendimento del Monte Spitz - Un naufragio imminente - La scienza a tempo - Caprile e i suoi ospiti - Valle Fiorentina - I melafiri globulari - Dall’Agordino al Cadore - Dal Cadore alla Carnia

Ascolta "Serata 3 - Da Agordo a Udine da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Eccomi giovedì seguente al solito convegno. Il tema era obbligato, e l'uditorio, che se n'era invaghito nella precedente conversazione più di quanto mi sarei aspettato, non mi lasciò tempo di perdermi in esordi, sicché potei ripigliare la narrazione, come se l'intera settimana non avesse acquistato che il valore di un punto fermo.

«Gli alpinisti sono radunati di buon mattino sulla gran piazza di Agordo.

Una lunga fila di calessi e di carri li attende, per condurli sino al fondo della Valle del Cordevole.

Un carro più capace è destinato ad accogliere la banda paesana che fa echeggiare i dirupi di liete armonie.

E pure io prendo il mio posto a fianco del mio giovane amico, il professor Taramelli che, già familiare a quelle Alpi mi servirà di scorta a rilevare le interessanti specialità geologiche, che ci si offrono lungo il cammino.»

L'occhio cerca, in fondo alla Valle Cordevole il Lago di Alleghe, meta sospirata del nostro viaggio.

Lo sospirano gli occhi, lo sospirano le gambe, poiché eravamo a piedi.

Infatti dopo un po' di corsa a sbalzi in carrozza, interrotta ogni momento di fermate e fermatelle, potete immaginarvi se non ci tornasse conto di lasciare il calesse, dove ci pareva di sedersi sui chiodi, per andarcene con le nostre gambe.

Ma il sole si è fatto alto; il petto è ansante; il viso molle di sudore ... e il lago non comparisce.

Cent'anni or sono il Lago di Alleghe non esisteva.

Sul piano, che or si distende ha quasi 50 m di profondità sotto il pelo delle acque, scorreva serpeggiando il Cordevole, sorgevano abituri e villaggi, si distendeva un tappeto di erbe e di fiori, e il montanaro, seduto all’ombra di una pianta, si vedeva d'intorno pascolar tranquillo il bestiame ...

Era la notte del 11 febbraio 1771.

Ad un tratto un rombo, crescente di tuono prolungato, rimbomba nella valle.

Gli abitanti di Alleghe e di Caprile si precipitano atterriti dai loro abituri; guardano, ascoltano ...

Urli di terrore, di disperazione, risuonano giù in fondo alla valle; ma tutto ricopre il buio della notte.

Un piccolo gruppo di case, esistente al piano al piede del Monte Spitz, fu sepolto dalla frana.

Questa, sbarrando la valle, cagionò la formazione del lago.

Il Ghiacciaio del Forno

I ghiacciai delle Alpi Italiane - Alle acque di Santa Caterina - Da Santa Caterina al ghiacciaio - Aspetto d'un ghiacciaio - Il ghiacciaio si muove - Perché si muove - Al ghiacciaio del Forno - La porta del ghiacciaio - Le morene - Un piccolo mondo - I crepacci - Le pulci del ghiacciaio - Le rane in Giudecca - Desòr e le signore inglesi - La baita - La famiglia del montanaro

Ascolta "Serata 4 - Il Ghiacciaio del Forno da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

«Giovannino», prese a dire Giannina, «vuol sostenere che le Alpi Svizzere sono più belle delle Alpi Italiane, dicendo tra le altre cose, che nelle nostre Alpi non vi sono ghiacciai».

«Che le Alpi Italiane», cominciai a dire, «siano meno belle delle Alpi Svizzere, cioè che le Alpi siano più belle sull'uno piuttosto che sull'altro versante, questo non lasciartelo dare ad intendere assolutamente.

Le Alpi sono bellissime tanto in Svizzera quanto in Italia; e quando sa da far uso del superlativo, non c'è luogo al comparativo.

Questo soltanto è vero, che le bellezze sui due versanti sono in gran parte diverse.

Tuttavia è falso che le Alpi Italiane manchi questo stupendo ornamento.

Tutt'altro: i ghiacciai ci sono, e come sono belli!

Soltanto sono meno sviluppati.

Una delle ragioni che determina il livello delle nevi perpetue sui diversi versanti, e la loro esposizione al rapporto al sole. 

Se volete per altro visitare un ghiacciaio italiano, senza scomporvi di troppo, senza rinunciare nemmeno ai comodi della vita, portatevi a Santa Caterina di Bormio.

La visita del ghiacciaio del Forno, che si può dire di acciaio modello, non sarà che una partita di piacere, a cui possono pigliare parte anche le signore, senza né forzare di troppo la morbidezza della loro muscolatura, ne rinunciare agli impedimenti meno indispensabili della toeletta.

Il passo dello Zebrù

Un giorno di neve a Milano - La levata in montagna - Un cucchiaio e un po' di filosofia - Un'impresa fallita - Nuova crisi e nuova ritirata - Nuovi apparecchi - La Valle dello Zebrù - Oscillazioni annuali dei ghiacci - Una salita assai malagevole - Il passo dello Zebrù è superato

Ascolta "Serata 5 - Il passo dello Zebrù da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Più di tutto meravigliose, e meritevoli da sé sole della fatica che costa di guadagnare lo Zebrù, sono due gigantesche piramidi gemelle in cui si termina verso nord la scogliera sulla quale ci troviamo.

L’una è tutta coperta di neve, l'altra quasi interamente nuda; eppure quella nuda gareggia in bianchezza con l'altra vestita di neve, e crederete facilmente, quando vi dirò che sulla prima i bianchissimi calcari saccaroidi hanno sì grande sviluppo, che essa può bensì una montagna di marmo bianco.

Il passo del Sobretta

Il gruppo del Sobretta - Valle del Rezzo - Apparizione di un amico - La carta geologica - I graniti delle alpi - Progetto di una gita - Il paesaggio alpino - La scienza - Invasione degli antichi ghiacciai - Nascita di un ruscello - Il passo - I laghi alpini - Un labirinto - Gli abeti sulle Alpi - Minaccia di una notte al sereno - Posizione critica - Orme d'uomo - Un mandato in versi - Fine di una giornata campale - Dintorni di Bormio

Ascolta "Serata 6 - Il passo del Sobretta da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

A Sud-Ovest di Santa Caterina, quindi tra le acque e l'alta Valtellina, sorge sublime il Sobretta, monte, o piuttosto gruppo di irte scogliere, radiantisi, come raggi di stella, da una massa elevatissima che, dagli alti gioghi coperti di neve eterne e di candide vedrete, versa in giro le acque, quasi un perenne innaffiatoio posto sul vertice di una piramide isolata.

Nulla infatti di più isolato di questo pittoresco gruppo.

La gita da Santa Caterina alle prese per la Valle del Rezzo non offre compenso: da prima ti annoia la monotonia dell'eterno altipiano, quindi ti accoppa il burrone pendente sopra le Prese che, attraversato da una stradella sospesa a rupi verticali dove sarebbe altrimenti inaccessibile, ti obbliga a tale ginnastica di ginocchi e di fianchi e ti dà tali scosse che, se il tuo perineo non è di cuoio, puoi dubitare di trovarti le budella tra i piedi.

Il passo del Sobretta è una specie di profondo intaglio nelle rupi gigantesche, là ove si dividono le acque che, sciogliendosi dalle grandiose vie dritte, corrono a precipitarsi in parte nel Frodolfo e in parte direttamente nell'Adda.

Ma sul versante dell'Adda l'acqua non vale nemmeno a formare un corpo appena considerevole, riunita in un fragoroso torrente, si precipita quasi tutto in un burrone spaventoso, aperto verso il Frodolfo.

Semmai salirete il Sobretta, non mancate di mettervi, con le debite cautele, sull'orlo di quel burrone, e di lasciar cadere uno sguardo giù sino al fondo.

Vi assicuro che non avrete mai visto nulla né di più terribile, né di più vago.

Infatti il burrone si sprofonda forse oltre un centinaio di piedi tra due verticali pareti di marmo bianco venato di azzurro, e in fondo spesso tra abisso non è che un pavimento di marmo, ove si appiana il limpido torrente, mantenendovi perenne la freschezza del liscio e delle tinte variegate.

Da Milano al Salto della Toce

La brina - Invasione di nipoti - Cascate delle Alpi - Il Lago Maggiore - La Valle d'Ossola - Val Antigorio e Val Formazza colle impronte degli antichi ghiacciai - Un po' di Flora alpina - Il salto della Toce - Arretramento delle cascate

Ascolta "Serata 7 - Da Milano al Salto della Toce da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

I fiori di primavera, le bionde spighe d'estate, i grappoli d'autunno, gli splendori del sole, il pallone della luna, il sibilo dei venti, la terribile maestà delle procelle, ecco i perpetui ritornelli del poeta, continuamente rapito dagli spettacoli della natura, o lieta e sorridente, o severa e minacciosa; grande, potente, bella, provvidente sempre. 

Ma a chi passò mai per la mente di parlare della brina, se non per maledire in essa il simbolo della vecchiaia?

Eccoci ormai a Calza, credo l'ultimo villaggio abitato durante tutto l'anno. 

La valle si stringe di nuovo fra due nere rupi e si fa cupa e severa. 

Che cosa biancheggia ad un tratto là in fondo?

È la cascata ... La cascata della Toce, la più bella, la più poderosa fra le cascate delle Alpi. 

La scena ha qualcosa di solenne. 

Un immenso anfiteatro di rupi nere si spiega davanti all’attonito sguardo. 

L'Arena di quell’anfiteatro, coperta di un gran tappeto verde, è sparsa di migliaia di massi, di rupi prismatiche, a spigoli vivi, strappate dai secoli alle montagne e dintorni, e buttate a giacere alla rinfusa.

Le caverne di Vallimagna

Le Prealpi italiane - Bellezze delle Prealpi - Ponte Giurino - La Cornabusa - La Caverna del Daina, e le stalattiti - La Tomba de’ Polacchi

Ascolta "Serata 8 - Le caverne di Vallimagna da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

«Che vi dovrò raccontare stasera?» Domandai al mio piccolo uditorio radunato come al solito nella solita sala. 

«Di Alpi dovete esserne satolli fino all'indigestione. N’è vero?»

«Oh no», rispose Giannina, non so se per sé sola o anche per gli altri.

«Ma già che sembri disposto a condurci altrove, permettimi di farti una domanda, che conservo in petto da molto tempo. Che cosa sono le Prealpi, che tu hai nominato più volte, e che non trovo accennate nei miei libri di geografia?»

«Prealpi non è nome che appartenga alla geografia classica, è molto meno all'antica. Fu creato piuttosto modernamente dalla geografia fisica e dalla geologia. Questo nome vorrebbe dire in genere i contrafforti delle Alpi, le montagne che sorgono fra le colline di Torino, per esempio, del Varesotto, della Brianza, del Bergamasco, del Bresciano, nel Vicentino, e i colossi alpini che formano proprio la cresta delle Alpi, lo spartiacque della grande catena che separa l'Italia dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Germania. Quelle montagne, talora già ben distinte topograficamente, lo sono ancora meglio per la loro costituzione geologica. Sono principalmente montagne calcare e dolomitiche, appartenenti a un'epoca media. Voi non intendete certamente abbastanza il senso di queste parole; ma se io volessi entrare in argomento, non ne uscirei né per giorni né per settimane.»

Loreto e la levata del sole

La vista del mare - Loreto e Lauretani - La folla al Santuario - Riflessioni in proposito - Suonatrici di cembalo - Il tatuaggio fra i barbari - Il tatuaggio in Italia - Il ballo notturno - Il sole sorge dal mare - L'eclissi di sole - Eclissi totale del 1842 - Una predica distratta - L'atmosfera e gli incendi del sole - velocità degli astri - Quanto valga un raggio di sole - Un sole che non tramonta

Ascolta "Serata 9 - Loreto e la levata del sole da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

«Vi ho parlato delle Alpi, vi ho parlato delle Prealpi, dove vorreste ora che vi conducessi?»

«Sugli Appennini», disse Battistino. 

«Sugli Appennini ... va bene». 

«Ma sono essi così belli come le Alpi?» Volle tosto sapere Marietta.

«Non direi ... Anzi ... Ma c'è una gran cosa che manca alle Alpi e alle Prealpi, per la quale invece gli Appennini sembrano fatti apposta».

«Che cosa dunque?» Domandò Giannina.

«Ti ricordi 

... il bel Paese ch'Appennin parte, e il mar circonda e l'Alpe?» 

«Ah!» fu pronta a dire Giannina, «la vista del mare».

La tempesta di mare

Una giornata di vento - Il caldo del 1861 - A bordo del Conte Baciocchi - La tempesta di notte - Il mal di mare - Le onde - L'alba e la Gorgona - La tempesta di giorno - A terra

Ascolta "Serata 10 - La tempesta di mare da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Oh che tempo magnifico! ....

Possibile dopo tanti giorni di universale macerazione?

Eppure è questa la più ordinaria vicenda che presentino le Alpi, tra il febbraio e il marzo, quando il vento di tramontana col suo soffio potente mette in fuga il pigro scirocco che ha inondato il piano, e coperto di neve i monti.

Era agosto del 1861: l'anno in cui si fece, a Firenze, la prima, e finora l'unica esposizione italiana. 

Le strade di quell'anno fu eccessivamente calda.

A memoria degli uomini il termometro non era mai montato sì alto nei nostri paesi. Io tornavo da un viaggio nelle Alpi della Savoia, dove, ai piedi ghiacciai, avevo sofferto tali caloriche che il caldo di Milano nei giorni più soffocanti mi sarebbe sembrato un rizzo delizioso. 

Immaginatevi che fine la vetta del Monte Bianco era spogliata di neve, e ci si andava a diporto così agevolmente, che un tale ripeté quattro volte in quella stagione la formidabile salita.

La fosforescenza del mare

Il pesce-luna - A bordo con la calma - La fosforescenza del mare - Da Genova a La Spezia - Un cielo nel mare - La fosforescenza sul lido - Animali fosforescenti - Cause della loro fosforescenza - Le nottiluche - Le meduse - Quadro di Schleiden - Il pesce-luna di nuovo - Ode alla luna 

Ascolta "Serata 11 - La fosforescenza del mare da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

La sera di quel giovedì era bellissima. 

Appena entrai nella sala, un drappello dei miei nipoti mi assalse improvvisamente, con un grido acuto, fragoroso, indescrivibile. 

Avevano fatto in quel giorno una visita al Museo Civico, loro promessa da lungo tempo, ed erano così gonfi di meraviglie, che avevano bisogno di uno sfogo. Indovinate un po' che cosa li aveva colpiti di più ... Il pesce-luna. 

«Ebbene: voi mi porgete l'occasione stasera di parlarvi della calma. Ciò che rende soprattutto deliziosa la calma sono appunto, come vi dicevo, gli splendori del mare, cioè lo stupendo fenomeno notturno della fosforescenza marina.»

«Vedete che anche la calma ha il suo bello?»

«Ah! È un grande spettacolo davvero la fosforescenza del mare! Essa soltanto ci può dare un'idea della vita che regna, dirò, al parossismo, in seno a quegli abissi che si direbbero l'impero del silenzio e della morte.»

«Non sapete che ogni goccia d'acqua dell'oceano è un piccolo mondo, o messaggi ti danno migliaia e migliaia di esseri viventi? 

Sì, risplende, anch'esso rappresenta appunto la sua parte sulla grande scena della fosforescenza marina. 

Lasciatemi peraltro, prima del pesce-luna, di parlare in genere della fosforescenza, il fenomeno, a quanto narrano i naviganti, che riesce assai brillante sotto la zona torrida; tuttavia ha luogo e si può gustare benissimo anche nei nostri mari. 

Io lo osservai nel Golfo di Napoli e in quello di Levanto sulla riviera di Genova».

Il petrolio e la lucilina

Lucerna a lucilina - Epilogo di una storia dell'illuminazione - I petroli nell'antichità - Gli ho-tsing e gli ho-scian - Sorgenti di petrolio - Lago di pece alla Trinità - I pozzi petroliferi in America - Origine dei petroli - I petroli in Italia 

Ascolta "Serata 12 - Il petrolio e la lucilina da «Il Bel Paese» dell'abate Antonio Stoppani" su Spreaker.

Venne l'altro giovedì, e m’avviai al solito ritrovo, dicendo fra me stesso: che cosa conterò stasera a quei benedetti ragazzi? 

Perché invero, stillandomi il cervello, mi pareva che non sarei venuto a capo di spremere una goccia di sugo. 

Quando entrai nella sala, all'ingresso della quale si poteva scrivere completo come sulla banderuola di un omnibus la sera di una domenica d'estate, sorse un gran grido: eccolo qua! eccolo qua! 

E questo era gridato, non come si suole semplicemente a comparire di persona aspettata, ma con un accento speciale, con quel tono di voce che vuol dire: lupus in fabula. 

Che c'è? Domanda io. 

Una delle mamme me ne diede la spiegazione. 

Si era accesa per la prima volta una Lucerna a lucilina, la quale spandeva una bella luce, bianca, di sé stessa a tutti. 

Quella Lucerna aveva fornito ai ragazzi materia di mille interrogazioni. 

Da Milano a Tocco

Le sorgenti di petrolio

I pozzi di petrolio

Le Salse

I vulcani di fango

Le fontane ardenti

La buca del Corno

I pipistrelli

Il letargo e le migrazioni

Le Alpi Apuane

I marmi di Carrara

Il Vesuvio dell'antichità

Il Vesuvio nella fase pliniana

Il Vesuvio nella fase stromboliana

Il Vesuvio nella fase pozzuoliana

L'Etna

La valle del Bove

Ricordi del Monte Rosa

I nostri laghi

L'incendio del San Martino

Il Reno a Sciaffusa e l'Adda a Paderno

Le marmitte dei giganti

Antonio Stoppani, battezzato Narciso Carl'Antonio Stoppani, nacque a Lecco il 15 agosto 1824 e morì a Milano l’1 gennaio 1891, e fu un geologo, paleontologo, patriota e presbitero italiano.

Di idee liberali, si impegnò durante il Risorgimento per l'Unità d'Italia e fu favorevole a una politica di conciliazione tra Stato e Chiesa. 

Autore di numerose pubblicazioni sia scientifiche sia di tipo divulgativo, è considerato una figura di primo piano nella storia della geologia, della paleontologia, della paletnologia e della glaciologia in Italia.

Ebbe notevole popolarità “Il Bel Paese” del 1876, sua opera divulgativa sulle scienze naturali, che rimase a lungo tra i libri educativi più diffusi in Italia, insieme a “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi e a “Cuore” di Edmondo De Amicis.

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