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Il paese dei Malavoglia


Per rendere omaggio a Giovanni Verga, andammo a vedere Aci Trezza.
Tutto si sarebbe risolto, si capisce, in una colazione e specialità del posto.
Ma anche gli alimenti introducono in un mondo e in un tempo sconosciuti, ed è male che il pasto abbia perduto quel senso di comunione con la terra che presso la gente sana ha tuttavia.
Noi ci preoccupammo subito della colazione, evitammo i locali che ci parvero più comuni e andammo a finire in una specie di osteria.
In un paese come l’Italia meridionale in cui un pasto è un problema e un avvenimento, o un fatto segreto, i luoghi dove si mangia hanno la rispettabilità e la cautela dei luoghi occulti, assai vicini ai luoghi di libertinaggio, coi camerieri dall’aria di infermieri o di pronubi.
Il padrone, e poi la padrona di questa osteria, cominciarono a evocare i nomi degli alimenti che potevano offrire e del vino, come se confidassero i loro depositi in banca, e misurando le nostre possibilità di spendere.
Bisogna essere meridionali per avvertire queste sfumature, l’avarizia e la cautela con cui si dispone un pranzo.
E per misurare pure l’importanza che poteva avere un balconcino che dava da quell’osteria sul mare, su una spiaggia cosparsa di lastroni di lava, luogo di delizie secondo i padroni, perché c’era un po’ di spazio, si respirava la brezza.
In un paesaggio classico e pieno di memorie, avaro e grandioso come la natura degli abitanti, la più piccola comodità messa insieme dalla gente modesta diversa il paradiso; una boccata d’aria un beneficio, un pasto, la Provvidenza.
Basta un balconcino e un poco d’ombra.
Se non si capiscono queste cose non si capisce l’Italia meridionale.

[da «Un treno nel Sud» di Corrado Alvaro]

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