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Sicilia: Erice


Èrice
, Èrici o U Munti in Siciliano, Comune del Libero Consorzio Comunale di Trapani (TP) in Sicilia, i cui abitanti son detti Ericini, e che dal 1167 al 1934 ebbe il nome di Monte San Giuliano.

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Nel Centro Cittadino, che è posto sulla vetta dell'omonimo Monte Erice, sono residenti pochi abitanti, mentre la maggior parte della popolazione si concentra a valle, nell'abitato di Casa Santa, contiguo alla città di Trapani.
Il sui nome deriva da Erix, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle.
«E l'altro monte, e l'altro monte ei vede,
l'Erice azzurro, solo tra il mare e il cielo
divinamente apparito, la vetta
annunziatrice della Sicilia bella!»
(Gabriele D'Annunzio, dalla poesia «La notte di Caprera»)


La Città ha conservato gelosamente nel tempo il fascino di una Cittadina Medievale, appartiene all'Associazione Borghi più Belli d'Italia.
Arroccato sulla cima del monte omonimo, il Borgo di Erice svetta dall’alto dei suoi 750 metri, con un’eccezionale vista panoramica che guarda al Golfo di Trapani ed alle Isole Egadi da un lato ed alla vallata del Valderice dall’altro, abbracciando le campagne dell’entroterra siculo.
Piccolo ed incredibilmente autentico, Erice è un dedalo di viuzze lastricate che scorrono tra Chiese, Piazze ed antichi Cortili e che invoglia i suoi visitatori alla scoperta.
Vagando tra le sue tipiche salite e discese, da Erice si scorgono tratti di Mediterraneo davvero indimenticabili e si ammirano tramonti tra i più belli della Sicilia.
Esplorare lentamente questo suggestivo Borgo dall’atmosfera unica, con radici antiche che affondano le origini nel mito e intridono le Mura di Erice di leggenda.
Il Borgo di Erice è un nucleo antico nel quale la pietra la fa da padrona, ritrovandosi ovunque nelle architetture del paese: nelle mura delle case, nei palazzi storici, nelle cinta difensive che circondano il Borgo, gli antichi blocchi di pietra sono testimoni immobili delle popolazioni che qui hanno vissuto e prosperato: Fenici, Normanni, Arabi e Romani, sono molte le Culture che hanno lasciato le loro tracce tra le strade del Borgo.
Una delle icone di Erice è il suo baluardo difensivo, ossia il Castello di Venere, arroccato sullo strapiombo che delimita il paese e risalente all’Epoca Normanna.
Fu costruito tra il 1100 e 1200, sui resti di un primitivo tempio dedicato al culto della dea Venere.
La sua fortunata posizione gli permetteva di scorgere in anticipo ogni attacco nemico proveniente da terra o dal mare, offrendo a Erice un notevole vantaggio strategico.


Secondo Tucidide Erice (Eryx, Ἔρυξ in Greco antico) fu fondata dagli esuli Troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi.
Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.
Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca 2 volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore.
Virgilio nel Canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix o Eryx, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.
In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, fu la città più importante degli Elìmi, in particolare era il centro in cui si celebravano i Riti Religiosi.
Durante la 1ª Guerra Punica, il Generale Cartaginese Amilcare Barca ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo.
In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l'odierna Trapani.
Per i Romani fu un centro di rilievo, dove veneravano la "Venere Ericina", la prima dea della Mitologia Romana a somiglianza della greca Afrodite.
Diodoro Siculo narra l'arrivo di Liparo, figlio di Ausonio, alle Isole Eolie, aggiungendo che i Sicani «abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina».
Denominata Gebel-Hamed durante l'Occupazione Araba dall'831 fino alla Conquista Normanna dell'Isola, la montagna non fu probabilmente nemmeno abitata in questo periodo.
Ripopolata la nuova cittadella col nome di Monte San Giuliano, così ribattezzata dai Normanni nel XII secolo (1100), acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi, divenendo una della maggiori Città Demaniali del Regno, grazie anche alle concessioni ottenute sulla base di un falso documento, a firma di Federico II, utilizzato dai suoi abitanti come attestato di legittimità per l'occupazione del vasto territorio che si estendeva dal Monte Erice fino ai confini di Trapani, e verso Oriente sino a San Vito Lo Capo e alla confinante Città di Castellammare del Golfo.
Erice deve la sua rinascita alla Guerra del Vespro, divenendo di fatto la Rocca da cui scaturivano le azioni belliche di Federico d'Aragona, Re di Sicilia fino al 1337.
Sant'Alberto, che predicò l'azione contro gli Angioini, discendeva dagli Abbati, una delle maggiori famiglie della Città.

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