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Viaggio in Magna Grecia: Taranto e il Fiume Galeso


Altre 5 pagine a Taranto per recarci al Museo Archeologico dove, nel 1897, l’ingresso è libero ma l’affluenza è pari a zero, problema simile a tutt’oggi; ottimisticamente Gissing lo giustifica ipotizzando che tutti i Tarantini interessati lo abbiano già visitato tutti e i forestieri in città siano pochi. Il Museo deserto e silenzioso si anima, i busti degli antichi e le maschere esposte prendono vita come in un grande teatro greco, raccontando la vita dell’antica Tares o Tarentum. Ancora sull’onda delle memorie antiche Gissing, uscito dal museo, come già fatto a Cosenza con la tomba di Alarico, si spinge a cercare di validare i suoi sogni sui racconti di Orazio alla ricerca del mitico e poetico Fiume Galeso, scoprendo al contrario un misero ruscello. Incredulo si aggira con la testa confusa tra e parole del poeta che gli girano per la testa e davanti agli occhi una realtà alquanto diversa, alla quale non sa darsi una spiegazione ma solo paradossali ipotesi di cambiamenti sconvolgenti dall’antichità ad oggi, o al meglio, che la visione degli stessi posti in stagioni diverse, la nostra è invernale, probabilmente sfavorevole, offre visioni e godibilità dei luoghi completamente diversi. Pensoso, mentre la mente rimbalza tra sogno e realtà, alla fine decide di accontentarsi di ciò che ha visto in modo che nel ricordo non ci sia più delusione. Tornati in città l’incontro con un crocchio di persone intorno ad un imbonitore lo porta a considerare che forse gli italiani di oggi non sono dissimili dagli antichi avi e predecessori in quanto a credenze di oracoli e superstizioni. [Clicca per ascoltare il Podcast di min 00:17:13 con la lettura del Capitolo]

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