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Viaggio in Magna Grecia: Reggio Calabria


Siamo alla fine del viaggio, 6 pagine dedicate all’ultima tappa dedicata alla città di Reggio una delle porte della Magna Grecia, sulla strada che i Romani utilizzarono per raggiungere e conquistare la Sicilia; piazzaforte di tutti i popoli invasori di ogni provenienza. È un racconto particolarmente interessante perché testimonia la Città che venne rasa al suolo dai terremoti come quello del 1783, che distrusse tutta la Calabria, in cui dell’antico rimane la Fortezza Normanna seppur sconquassata, ma molto prima dell’altro terribile sisma che sarà nel 1908, detto di Messina. Da principio è il paesaggio quello che rapisce gli occhi e lo spirito: la vista dello stretto col mare blu e all’orizzonte la Costa Siciliana con Messina e l’Etna che cambia ad ogni ora del giorno. La ricostruzione ha reso Reggio pulita e piacevole, silenziosa, tranquilla a dispetto della sua grandezza. Si fa fatica a trovare un ristorante e pare non esserci più di un caffè, sebbene l’atmosfera sociale pareva essere meno serena che a Taranto o a Catanzaro. Quello che fin qui non era avvenuto c’era: bambini accattoni chiedevano l’elemosina, anche durante i pasti in albergo. Salta all’occhio la frequenza di iscrizioni scolpite lungo le strade per commemorare cittadini morti per la libertà. Girando per la città alla ricerca di pietre antiche, benché pur sempre recenti dalle obbligate ricostruzioni post terremoti, è la cattedrale ad attirare la nostra attenzione, ma non per il suo interesse seicentesco, quanto per la scritta che riporta sulla facciata che in latino recita: «Facemmo un giro e giungemmo a Reggio» che si riferisce al viaggio di San Paolo che qui approdò da Cesarea. È domenica, giorno di mercato, e i contadini sono scesi in città dai campi e dagli orti, con prodotti di ottima qualità. Ma alla fine, quale miglior finale per un viaggiatore intellettuale e storico, se non la visita al Museo della Città dove naturalmente ci aggiriamo solitari come sempre. E mentre diamo un ultimo sguardo in direzione dello Jonio, Gissing dice: «avrei voluto potermi aggirare senza fine nel silenzio dell’antico mondo, dimenticando il presente ed ogni suo suono». [Clicca per ascoltare il Podcast di minuti 00:20:24 con la lettura del Capitolo]

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