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Viaggio in Magna Grecia: Crotone: il mio amico dottore


7 pagine per le quali Gissing va famoso, nelle quali racconta del suo inaspettato, o forse no, attacco di malaria, che rischiò di mandarlo al Creatore se non avesse incontrato un buon dottore. 10 giorni di malattia alla quale inizia cercando di opporsi, minimizzando e pensando che sia una dispepsia, risultato del regime alimentare dell’albergo; fa comunque colazione nonostante la nausea data dalla malattia e dalla colazione stesse, uscendo perfino, per una passeggiata. Poi, purtroppo si deve piegare e far chiamare il medico del paese, che gli vien detto sia un luminare. Il giovane dottorino gli risulta subito simpatico con la sua maniera amabile con la quale gli diagnostica, inizialmente, una passata di reumatismo che però si trasforma subito in malaria dal momento che gli prescrive il chinino, indiscutibilmente farmaco contro la malaria. Lui si sente molto stanco e il medico gli ordina di stare a letto, ma con una incredibile lucidità nonostante il delirio, riesce a raccontare con precisione sinestetica la sintomatologia e gli effetti della febbre malarica delle notti da incubo, tanto che ci sembra di viverli noi stessi. Poi la mattina successiva ancora con la venuta del medico, la ramanzina alla padrona dell’albergo per non aver seguito alla lettera i suoi ordini e la prescrizione di un pasto ricostituente a base di bistecca e bicchier di buon vino. Un giovane entrato per errore nella sua camera, per tirarlo su di morale, con un sorriso incoraggiante gli dice che a Cotrone tutti hanno la febbre (malarica) e che anche lui non si sente tanto bene, tanto da prevedere, entro un paio di giorni, di doversi mettere a letto. Nonostante una giornata passata discretamente, visitato a mane e a sera dal dottore, un tormento lo divora: la malattia gli ha stravolto il programma, il fermo obbligato ha rallentato il viaggio e lo aspettava a Catanzaro della posta importante la tappa successiva. Poi, dopo aver spento la candela, il pensiero va a Capo Colonna che purtroppo non vedrà mai, rimanendo un sogno che lo seguirà tutta la vita. Durante la notte, nel dormiveglia continuo è un delirio che è pari ad un trip da assunzione di droga, nel quale si rincorrono incubi nei quali in barca cerca di raggiungere il Capo vedendolo da lontano senza poterlo raggiungere e ancora, via terra, arranca per una strada pericolosa che improvvisamente frana in un abisso. Poi, lui che già spesso vive di deja vu, vede immagini di vasi ornati di figure, scene di vita antica, perfino Annibale gli fu di conforto. Fantasmi e visioni che lo seguono per 10 giorni di malattia. Ma la neanche la malattia è più forte della curiosità del viaggiatore quando sente di lontano le grida provenienti dalla piazza del Municipio dove il popolo sta manifestando l’ennesima tassa assurda. [Clicca per ascoltare il Podcast di minuti 00:25:56 con la lettura del Capitolo]

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