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Viaggio in Magna Grecia: Catanzaro


Finalmente siamo giunti alla tanto agognata Catanzaro in cui rimarremo con queste 7 pagine, alle quali ne seguiranno altre 5. Da Crotone il treno ci ha portati in 76.5 km alla piccola Stazione di di Catanzaro, da dove, in 30 minuti, il treno partito dalla Marina di Catanzaro sale lentamente per 11.5 km, la velocità giusta per godere del paesaggio della lunga ed ampia valle che risale riccamente alberata con aranci, ulivi e fichi d’india ed agavi. Il cielo è ancora abbastanza chiaro nonostante la sera, per permetterci di vedere il paesaggio nelle linee generali. Ma scesi alla stazione tra i burroni e le pareti scoscese dei colli non si vedono strade né, a prima vista, alcun centro abitato. Poi, appena prima di salire sulla diligenza che a grandi curve in pendenza moderata ci porta in Città con altri 4.5 km, ecco, lì in alto, una corona di luci che annunciano Catanzaro.

Dopo 83.5 km di viaggio, arrivati, subito le differenze con Crotone sono evidenziate dall'albergo decoroso e dal pasto eccellente. Purtroppo nelle sue considerazioni, Gissing, forse anche per poca conoscenza della storia catanzarese, scarta la possibilità di un interesse per la Città legata ai suoi amati ricordi classici, pensando di goderla solo come Città Italiana con dintorni meravigliosi. Comunque interessante il suo racconto d'una Catanzaro inedita, non lontana nel tempo, solo poco più di 100 anni fa, ma certamente sconosciuta all’epoca contemporanea. Ed io condivido l’entusiasmo di Gissing perchè amo Catanzaro in quanto ne sono originario; mio padre Giovanni vi nacque nel 1927 (solo 30 anni dopo la venuta di Gissing) visse e crebbe, nel Palazzo Rotella, dal nome della famiglia di mia nonna Bianca il cui padre Salvatore fu professore di scienze per 30 anni presso il liceo convitto Galluppi, in Salita Leone che oggi si chiama Scesa Mazzini, la traversa del Corso all’altezza della Farmacia Leone, di cui parla anche Gissing. A questo si aggiunga che, come fotografo, sono stato attirato a leggere questo diario di viaggio perché ho saputo che proprio a Catanzaro, Gissing racconta l’incontro con un personaggio chiamato «Paparazzo», motivo per cui Fellini, che conosceva anche lui questo libro, ebbe l’idea di usarne il nome per creare il mito del fotografo di gossip del suo film «la Dolce Vita». Gissing ha voluto fortemente arrivare a Catanzaro durante i giorni crotonesi, nella certezza che la sua salute ne avrà beneficio, probabilmente perché sa che la Città si trova in posizione alta e salubre e che la sua fondazione avvenne per mano di popolazioni rivierasche in fuga dalla Malaria; tutto ciò contribuisce subitaneamente alla ripresa fisica e l’essersi ben disposto d’animo verso Catanzaro, gli fa percepire ogni cosa ed ogni incontro in una luce positiva. Si aggiunga il suo incontro con il Viceconsole Inglese che lo fa sentire accolto come a casa, e ci fa scoprire molte cose interessanti, facendoci conoscere la vita quotidiana della Città. Ricordando quanto scritto dall’Archeologo Francese Lenormant, anche noi sperimentiamo la realtà della reputazione di città ospitale, che, credetemi, continua anche oggi. Grande è l’apprezzamento per la popolazione che trova di bell’aspetto, dignitosa, educata ed elegante nel vestire e nei modi.

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