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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Sardegna: Atzara e il suo movimento pittorico

Atzàra o Azzàra con l’accento sulla prima “a” in Sardo, è un Comune della Provincia di Nuoro (NU) in Sardegna, di appena 1.055 abitanti detti Atzaresi in Italiano e Atzaresos in Sardo.

Un piccola Borgo che, come spesso avviene in Italia, è stato al centro di una vicenda creativa addirittura legata ad uno scambio interculturale con la Spagna: i Costumbristi della Corrente Artistica denominata «La Scuola di Atzara».

Atzara è uno dei Centri della Barbagia di Belvì, situato sul versante occidentale del Gennargentu; Dal bivio per San Lussorio, la strada scende veloce a varcare il Rio Araxisi, oltre il quale si entra nel fertile territorio del Mandrolisai; un cancello a sinistra, 600 metri dopo il ponte, permette di raggiungere un Mulino ad acqua dei primi anni del 1900. 

Tra castagni e querce cui presto subentrano i vigneti, si entra, a 31 chilometri e 700 metri, nel Paese posto a 540 metri sul livello del mare, Borgo di origine Medievale sviluppato si sul nucleo dell'antica «Villa di Leonisa»; in passato ha fatto parte della Curatoria del Mandrolisai del Giudicato di Arborea ed oggi fa parte dei Borghi più Belli d'Italia.


ETIMO incerto, il villaggio ospitava forse nei suoi terreni la atzara, una pianta rampicante chiamata in italiano «clematide» o «vitalba».

Secondo altri, il nome verrebbe dalla radice fenicia atzar, «luogo sicuro».

Il nome Atzara, azzàra nella dizione locale, con la conservazione dell’antica grafia tz per z sorda, va probabilmente confrontato con la parola Sarda auttsàra, con le varianti aussàra, attsàra, fitonimo [nome derivante dal mondo vegetale] che è riferito sia a ‘Smilax aspera L’atzàra’, sia a ‘Clematis Vitalba L’atzàra’, 2 piante rampicanti che si trovano nelle siepi; si tratta di termini forse di origine preRomana.



L'originario Tessuto Urbano e riconoscibile soprattutto nei 2 vecchi Rioni denominati «su Fruscu» e «sa Montiga ‘e josso», estesi rispettivamente a destra e a sinistra del principale Corso Vittorio Emanuele, nei quali rimangono alcuni edifici con particolari architettonici di Epoca Aragonese che come si può evincere, mostra una stretta relazione storica con quella Spagnola.

Pure Aragonese è la Parrocchiale di Sant'Antioco, cui si perviene dal Corso a destra della Via Regina Margherita; originaria della fine del 1400, ben conservate le primitive forme tardo Gotiche della Facciata in pietra con coronamento orizzontale merlato e Rosone in trachite; coevi il massiccio Campanile di aspetto ancora Romanico e le volte della Navata centrale e del Presbiterio, quest'ultimo con Abside quadrata e volta costolonata gemmata. 

Interessante all'interno, ai lati della Cappella Maggiore, 2 Altari lignei di gusto Barocco di intagliatori locali; in quello di destra, c'è una Statua lignea della Madonna col Bambino di Arte Spagnola del 1500. 

Alla chiesa appartengono pure alcune preziose argenterie Cinquecentesche: un Ostensorio di foggia Spagnola è una Croce astile [è la croce collocata su un'asta, presente fin dall'alto medioevo accanto all'altare] di Bottega Cagliaritana. 

Ad Est della Chiesa sorge il complesso di edifici detto «de su Conte», già dimora del Feudatario; lungo l'adiacente Via su Conte si può osservare, a sinistra, un Pozzo a cupola, ancora una volta di gusto Spagnolo, appartenuto al complesso, e più avanti, nel caratteristico e ben conservato Rione «su Fruscu», la vecchia Casa Parrocchiale con finestre in trachite di Epoca Aragonese.


In Piazza Antonio Ortiz Echague è allestita la Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, il MAMA (vedi).

Si trova nel centro del paese e nasce da un'idea del Pittore Atzarese Antonio Corriga, uno dei più importanti Artisti Sardi contemporanei assieme ad un altro pittore atzarese di fama, Vittorio Tolu, del quale il museo conserva diverse opere, e dall'esigenza di trovare una giusta collocazione alla storia dei pittori che a vario titolo soggiornarono ad Atzara nel passato che diedero vita ad una vera e propria «Scuola di Atzara» (vedi più sotto), che ha favorito lo sviluppo della pittura in Sardegna.

La Produzione Artistica dei Pittori Spagnoli e Sardi nei primi anni del 1900, rappresenta un patrimonio artistico di cui Atzara va fiera, e che ha contribuito a far conoscere il paese oltre i confini dell'isola. 

In alcune zone del paese si possono apprezzare anche dei murales.


Nei dintorni si conservano i resti di «Domus de janas» in località di Corongiu Senes, «Tombe dei giganti» e il «Nuraghe di Abbagadda» ossia "Acqua Calda", il quale risulta essere il meglio conservato, con Torre o Mastio centrale di circa 6 m di altezza. 

Altri Nuraghi sono quelli di Ligios, di Ni' e Crobu, di Su Nurache, di Figos, di Su Pisu e di Suergèdu.

È presente un'antica Miniera di Grafite e Quarzo, nota come «Sa miniera de su lapis», e una cava di Barite in attività fino a metà degli anni 1980.

LA CULTURA POPOLARE TRADIZIONALE. Atzara è uno dei Centri del Mandrolisai ove permane più tenacemente il Patrimonio della Cultura Popolare Tradizionale: il Costume femminile, tra i più belli della Sardegna, si compone di una banda bianca e lino inamidato sul capo detto «sa tiazola», corpetto e grembiule a ricami variopinti e gonna orlata di balsa verde in raso di seta.

I Pittori che nei primi decenni del 1900 arrivarono ad Atzara, furono affascinati dai particolari colori del Costume che veniva indossato da tutti nel paese, soprattutto quello femminile, caratterizzato da colori vivaci e accesi, e dal particolare copricapo che ha attirato da sempre i Fotografi e i Pittori, per il fatto che esso non ha eguali in nessun altro costume isolano. 

Ad oggi il costume è portato da molte donne anziane del paese, mentre gli uomini hanno smesso di indossarlo a partire dal secondo dopoguerra.

Rinomata è la locale Produzione Artigianale del Tappeto che è anche una delle più rinomate dell'isola; realizzati con la tecnica «a pibiones» e caratterizzati per la varietà dei colori ed i temi geometrici.

Atzara è conosciuta sin dal Medioevo per la Produzione Vitivinicola di eccellenza, grazie alla presenza di numerosi vigneti e di un microclima particolare, che da sempre hanno favorito la coltura della vite. 

A differenza delle altre Aree della Barbagia, in cui la produzione di vino è basata esclusivamente sul Cannonau, i vini prodotti ad Atzara, nascono da un misurato e sapiente dosaggio di diverse qualità di uve, fra le quali il Cannonau, la Monica e il Bovale Sardo, rappresentano le principali. 

Goffredo Casalis (Abate e Storico che scrisse il Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna) nel 1855, descrive così il Vino di Atzara:


«Grandissima è la sua quantità, la quale non solo basta al consumo prodigioso che se ne fa nel paese, ma ancora a provvedere ai villaggi circonvicini, Dèsulo, Belvì, Aritzo, Tonara, Ortueri, Samugheo, Busachi, Allai, Fordongianos ed a molti altri villaggi del Marghine e del Campidano, nei quali luoghi non occorre festa, in cui non vadano cinque o più azzàresi, con altrettante botti di vino, senza far conto di quelli che vel trasportano in mezzine sul dorso dei cavalli. 

Dopo tanta quantità che si vende, ne resta ancora per bruciarlo ad acquavite, per la provvista del paese. 

La particolar industria di questi paesani in cotal ramo trae ancora vantaggio dalle uve, e ne fa del buon zibibbo per se stessi, e per darne ad altri.»


Oggi il vino rappresenta ancora l'elemento principale dell'economia di Atzara, e attraverso il perfezionamento e l'aggiornamento delle tecniche produttive, ha ormai raggiunto un livello qualitativo superiore rispetto ai decenni passati anche grazie alla nascita di alcune cantine private, che fanno della qualità dei prodotti, e non della quantità, la loro principale caratteristica.

È anche stato istituito il Sentiero Naturalistico “Le Vie dei Vigneti” «Is Camminos de Is Bingias»: le prime vigne si scorgono appena fuori del paese, insieme con i boschi di roverelle e sughere; dalla località Santa Vittoria si ammira il panorama più bello sui campi coltivati e i lunghi filari delle viti, appena a valle delle abitazioni.

A sinistra si notano i boschi di roverella della Montagna di Serra Sa Costa e in direzione Nord-Est, lo sguardo abbraccia le alture di Sorgono e i più lontani i monti di Tonara. [clicca qui per acquistare l'e-Book che parla di queste località «Viaggio Letterario e Artistico in Sardegna con Lawrence»]

Nella vallata opposta al paese, ancora vigne e campi coltivati separati da filari di pioppi e salici.


I PIATTI DEL BORGO: «Sa tumballa» è un primo di pasta al forno in cui si uniscono pipe rigate, formaggio, uova, pan grattato e «su ghisau» (sugo con cubetti di carne di maiale e zafferano).

Quanto ai secondi piatti, la scelta è tra «s’ortau», composto da salsiccia di maiale con milza, cuore e polmoni, pomodoro secco e prezzemolo, e «sa pudda prena», piatto unico composto da gallina, uova e pesto di fegato, pomodori secchi, lardo, prezzemolo e zafferano. Entrambi per stomaci forti. Tra i dolci ricordiamo «is bucconettes» a base di mandorla, «sa tumballa ‘e latte» a base di caffè e rum, «su gattou» con mandorle e zucchero.


La SCUOLA DI ATZARA è il Movimento Pittorico legato alla Città di Atzara, un pezzo della Cultura Pittorica del 1900 che si è formato in questo Paese che in fatto di Mecenatismo può raccontare una sua storia durata oltre mezzo secolo e che ha visto maestri di grande valore, celebrare le sue bellezze. 

Gli Artisti, come ho già avuto modo di dire, dedicavano la loro attenzione ai Costumi e alle Tradizioni delle Comunità, rappresentavano la realtà della popolazione, attraendo ed inorgogliendo gli Atzaresi.


Dal principio del 1900 quindi, Atzara accolse i primi Maestri, giovani studenti Spagnoli. 

La storia racconta che in origine ci sarebbe stato l'incontro casuale tra Artisti Iberici, ospiti dell'Accademia di Spagna, e alcuni Pellegrini provenienti da Cagliari.

Tra questi, spiccava un gruppo in costume di Atzara e messo in evidenza dallo straordinario abbigliamento cerimoniale sia maschile che femminile. 

Probabilmente il desiderio di conoscere meglio una realtà nella quale resistevano costumi suggestivi, ancora legati ad arcaici modelli di vita, costituì una spinta per un viaggio di esplorazione. 

Peraltro tra il 1800 ed il 1900, il folklore rappresentava forse il tema più diffuso e apprezzato negli ambienti artistici spagnoli dove esisteva una tendenza denominata «Costrumbrismo» [il termine costumbrismo deriva dallo spagnolo costumbre, ossia "costume" si contraddistingue per l'interesse nel creare Opere d'Arte prendendo spunto dai Costumi e dagli Usi Popolari]

Dall'insieme della vicenda emerge soprattutto un interesse umano, la volontà di vivere direttamente in una dimensione fuori dalla norma, come quella offerta allora dalla Sardegna col suo patrimonio popolare intatto, soprattutto nei suoi Centri più interni.


Il primo a giungere in Sardegna fu Eduardo Chicharro Aguera, di Madrid, allora studente dell'Accademia Spagnola delle Belle Arti di Roma dove, nel 1900, incontrò una compagnia di Atzaresi ivi presenti per il Giubileo. Chicharro conobbe un possidente Atzarese, Bartolomeo Demurtas noto come Ziu Arzolu, persona politicamente e culturalmente impegnata, tanto che per diverso tempo ricoprì le cariche di Sindaco e Podestà.

Il Pittore Spagnolo, affascinato dai costumi e dalla gente sarda, chiese ed ottenne dal Governo Spagnolo l'autorizzazione a recarsi in Sardegna con l'impegno di donare al Governo una grande tela che avrebbe dipinto in loco, in quanto studente dell’Accademia Iberica. 

Così, ospitato dal Demurtas, scelse di dipingere il ritorno dalla Festa di San Mauro, ma ammalatosi di malaria dovette far rientro in Spagna.


Alcuni anni dopo, nel 1907, giunse in paese un altro studente dell'Accademia Iberica a Roma, Antonio Ortiz Echagüe, morto negli anni 1940, uno dei più celebri pittori spagnoli della sua generazione, fondatore del Costumbrismo, movimento che in quegli anni fioriva nella Penisola Iberica e che si radicò per decenni nella Cultura Pittorica Spagnola [il termine costumbrismo deriva dallo spagnolo costumbre, ossia "costume" e indica un genere di letteratura narrativa e di pittura sviluppatosi in Spagna nella prima metà del 1800: si contraddistingue per l'interesse nel creare Opere d'Arte prendendo spunto dai Costumi e dagli Usi Popolari].

Anch'egli rimase colpito dalla bellezza del paese, dalla sua gente, dai suoi colori. Come il suo predecessore, essendo studente dell’Accademia Iberica, per soggiornare in Sardegna dovette impegnarsi col Governo Spagnolo a consegnare una tela e ci riuscì: il quadro intitolato «La Festa della Confraternita di Atzara» e ritraeva gente del luogo con il tradizionale costume; l'opera gli assicurò fama, successo e premi internazionali.


Chicharro e Ortiz fecero scuola tra le vigne e le cantine di Atzara, tanto da gettare le basi per una sorta di “Accademia Spontanea”. 

Inoltre su queste colline sorse un Cenacolo al quale presero parte alcuni tra i più grandi Pittori Sardi: Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Carmelo Floris, Mario Delitalia, Stanis Dessy.


In seguito arrivò Bernardino Dequiros, a lungo ospite della Famiglia Ballero, Dequiros avrebbe dipinto una tela per il Cimitero di Nuoro, di cui però si sono perse le tracce, e dopo Dequiros giunse Antonio de Castillo, che vi sostò per alcuni mesi.


Durante la 2ª Guerra Mondiale anche il celebre Galep disegnatore di Tex (Aurelio Galleppini) visse ad Atzara.


Ma Atzara ha il vanto di aver dato i natali a un grande Pittore del Novecento Sardo, Antonio Corriga, che concepì il progetto di allestire la Pinacoteca e così scrisse:


«Questo museo era un sogno cullato per decenni. 

Essendo atzarese, e quindi formato qui, pensavo fosse opportuno allestire un angolo che riunisse le tele di tanti autori, molti dei quali sono stati proprio ad Atzara. 

Era come riunire assieme tanti amici»

La STORIA di ATZARA. L'area nel 2000-1000 a.C., fu abitata già nel Neolitico: ne sono testimonianza le Domus de janas in località Corongiu Senes, e i reperti rinvenuti in località Launisa; alla successiva Civiltà Nuragica dei thòloi appartengono nuraghi come quello di Abbagadda («acqua calda») a Sud-Ovest del paese.

Al 1000 d.C., risale la Chiesa Campestre di Santa Maria Bambina, forse il più antico luogo di culto cristiano in Barbagia; l’area di Launisa corrisponde probabilmente all’antico insediamento altoMedievale del tutto scomparso.

Situato, come detto, nella Regione del Mandrolisai, anche il Borgo originario risale agli anni intorno al 1000 e sorse presso la Fonte di Bingia de josso, tuttora esistente. Nel 1100-1300, il Villaggio di Atzara è citato nel «Condaghe di Bonarcado» del 1205, una delle fonti più rilevanti per la Storia Sarda del Medioevo, come appartenente alla Diocesi di Arborea e al Giudicato di Arborea, inserito nella Curatoria del Mandrolisai; compare anche in un documento del 1224 e nel «Codex Diplomaticus Sardiniae» tra i villaggi che firmarono la pace fra Eleonora d’Arborea e il Re Giovanni d’Aragona nel 1388.

Alla caduta del Giudicato nel 1420 passò sotto il Dominio Aragonese e venne incorporato nell'Incontrada di Mandrolisai.

Nel 1580, nella «Chorographia Sardiniae» di G. F. Fara il Borgo è indicato come Oppidum Azarae; secondo alcune fonti, all’inizio del 1600 si stabilirono ad Atzara parte degli abitanti del Villaggio di Spasulè abbandonato forse per la peste.

Nel 1711 venne unito alla Contea di San Martino, Feudo dei Valentino, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del Sistema Feudale, per cui divenne un Comune amministrato da un Sindaco e da un Consiglio Comunale.

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