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Audiolibro «Donne Indifese in Calabria» con Emily Lowe

Emily Lowe in viaggio con sua madre con «Donne Indifese in Calabria» ci offre il suo resoconto in soli 8 capitoli di 17 pagine del viaggio in Calabria intrapreso nel 1859 da 2 Lady Vittoriane, senza scorta e con un bagaglio leggero, per non subire la presenza di scomodi Gentlemen. 

Emily Lowe è una delle tante figlie del Grand Tour, il viaggio culturale nato durante il 1700 che ha proseguito la sua tradizione per oltre 100 anni, che imponeva ai giovani aristocratici soprattutto AngloSassoni, sia essi uomini che donne, di visitare le maggiori capitali europee, e l'Italia nel suo complesso, con lo scopo di tornare nella città di origine arricchiti dalle altre culture incontrate durante i loro pellegrinaggi.

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Tappa 1 - Scilla e Cariddi

Capodanno!

Che giorno felice, anche se trascorso tra Scilla e Cariddi imbarcati sulla Speronara dalle ampie vele.

Scilla, scoglio incantevole, sorge di fronte a Cariddi come una tentazione allettante, tutta bella a distanza.

A questa terra promessa si accede attraverso quella linea blu che segna le spiagge dorate.

In mezzo c’è una fascia di mare mosso, ma ci sono persone che aiutano ad attraversarla e, mentre ci portano sulle spalle, gli spruzzi ci raggiungono: così gridiamo «Evviva Calabria!

Terra che pericoli romanzeschi proteggono dall’invasione dei viaggiatori»

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Tappa 2 - Reggio Calabria

La città di Reggio, che per uno straordinario fenomeno di allucinazione una volta si autodefiniva «la piccola Parigi», barcolla sulle gambe come un bambino.

Due terzi degli edifici furono abbattuti improvvisamente da un grande terremoto.

Le case imbiancate, alternando la propria identità, sembrano delle file di dolci con glassa di zucchero smangiucchiati qua e là.

Lungo la strada eravamo stupite di vedere arance e limoni galleggiare sulle cunette di scolo e nemmeno uno ragazzetto cencioso darsi da fare per succhiarne qualcuno.

I giovani accompagnatori, romantici come la loro terra, avevano preparato ciascuno un’ode, che recitarono con un fervore ispirato alla novità del tema, «Signore in visita alla loro Calabria».

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Tappa 3 - Scilla

Scilla sembra un’«Aquila di mare», con la sua cresta svettante e le ali di rupe fortificata.

I suoi «cani», che Omero dice ringhiassero così spaventosamente, erano solo piccole rocce che si bagnavano dolcemente nel mare calmo cullando delfini dove una volta cantavano le sirene assassine.

La bellezza delle vedute sembrava aumentare a ogni istante.

Stromboli sorgeva come una piramide con la punta tagliata.

Una dopo l’altra le isole Lipari apparivano all’orizzonte.

Il Faro di Messina, punta della Sicilia, con i suoi laghi sembrava si sforzasse di toccare la costa sotto di noi, tanto era sottile lo stretto.

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Tappa 4 - Palmi

Palmi prende il nome dalle palme che crescono rigogliose attorno ad essa.

Poiché la baia sottostante si chiama «La Gioia», gli alberi si distinguono per la loro bellezza che gli abitanti hanno ricambiato costruendo un monumento in loro onore, nella piazza del mercato: una fontana a forma di palma che versa acqua dai rami di marmo.

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Tappa 5 - Pizzo

Era ormai tempo che la luna venisse fuori risplendendo piena sulla marina di Pizzo, dove sbarcò Murat nel suo tentativo di riconquistare il regno dopo la caduta di Napoleone, con il risultato della sua esecuzione.

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Tappa 6 - Tiriolo

Qui la Calabria si restringe, pressata fra l’Adriatico da una parte e il Mediterraneo dall’altra, formando come un ponte alto fra quei mari, su cui l’arcobaleno formava un arco; il nobile Paese traboccava di natura selvaggia, tutto era grandioso intorno a noi.

Un paese occupa il punto più alto, dove sorgeva un’antica città a forma di anfiteatro.

Il suo nome è Tiriolo e due affascinanti «Signore De Rosas» ci offrono la colazione, romantica come la vista che i loro begli occhi potevano ammirare attraverso il portico.

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Tappa 7 - Cosenza

Quale vista, o lettore, pensi che si aprisse davanti alla nostra casa?

Il sito della tomba di Alarico!

Il mattino fummo svegliate prima dell’alba da uno spaventoso grugnito sotto le finestre.

Ahimè, il mercato dei maiali si teneva sulla tomba di Alarico!

Poiché i fiumi non erano stati in piena negli ultimi giorni, si era formata una banchina asciutta dove si commerciavano migliaia di quegli animali, perlopiù neri.

Cosenza è una città che desidera ardentemente la libertà e il progresso e perciò è stata severamente repressa.

Difficile è trovare una famiglia che non abbia qualcuno dei suoi membri in prigione, ed ai più giovani è proibito viaggiare o esprimere il proprio talento in qualunque altro luogo.

Essi devono studiare ed esercitare le loro professioni sul posto.

Si dice che il governo con retribuzioni basse costringe i dipendenti a prendere le bustarelle quando si tratti di decidere cause che trasferiscono milioni.

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Tappa 8 - Paola

La distanza da Paola è di ventinove miglia ed un mezzo di trasporto pubblico parte da Cosenza.

Mi dispiace dire che la neve era cominciata a cadere inopportunamente perché la città di Paola non aveva bisogno di aggiungere qualcos’altro al suo squallore.

I fiocchi andavano a cadere sopra una bara che passava proprio in quel momento rendendo l’usanza di portare il defunto scoperto ancora più lugubremente spettrale.

La fila di case chiamata strada era affollata dalla processione funebre con un seguito di maschere a punta munite di fori per gli occhi.

Paola, vista dal mare, appare selvaggia e impressionante al massimo grado; appollaiata su di una rupe, è inaccessibile tranne che attraverso viadotti degni degli antichi romani; le montagne sovrastanti sembrano fatte apposta per l’uso che se ne fa: un rifugio sicuro e preferito dai briganti.

Il paese è stato sempre il più devoto del Regno, in quanto luogo di nascita del grande San Francesco di Paola.

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Il diario è scritto proprio come un taccuino di appunti, con brevi pensieri ed osservazioni, saltando da una scena estemporanea all’altra, senza una vera e propria consequenzialità temporale e spaziale.

Lontane dagli stereotipi sociali del tempo, in cui le viaggiatrici del 1800 erano relegate a un ruolo marginale rispetto ai più noti viaggiatori uomini del Grand Tour nel Meridione d’Italia, madre e figlia entrarono in contatto con un Meridione antico, apprezzandone la bellezza e raccontando delle caratteristiche intrinseche.

A differenza dei racconti tecnici e scientifici degli uomini, i loro sono racconti ricchi di consigli, suggerimenti su come viaggiare, come comportarsi con i nativi, come scegliere l'abbigliamento e il giusto albergo.

Nei diari dei viaggi al femminile quando si parla delle Donne Meridionali, si descrivono come ospitali, attaccate alla famiglia ma per lo più succubi di usi e costumi arretrati.

Emily prima donna in Inghilterra, e non solo, a rompere gli stereotipi delle Viaggiatrici quali intrepide zitelle con parasole, pellegrini in gonnella e pioniere del picnic.

Pienamente consapevole dell’Unicità del Viaggio intrapreso, la Scrittrice fa spesso intendere al Lettore di essere un’Autentica Traveller [Viaggiatrice] e non una semplice turista, così, appena sbarcata sulla spiaggia di Reggio Calabria esclamò: «Evviva Calabria! Terra che pericoli romanzeschi proteggono dall’invasione dei viaggiatori»

La scrittrice pur cadendo nei tranelli degli Stereotipi e Pregiudizi che spesso caratterizzano i Diari di Viaggio, la Lowe ci regala un ritratto al femminile della Regione e dei Calabresi dell’Epoca.

Si lamenta delle condizioni delle Strade ma esalta l’Ospitalità dei Calabresi; ed ancora riferisce della Cavalleria di cui non manca di approfittare per godere dei privilegi, ancora una volta con lo spirito dei Colonizzatori Inglesi, e per farsi dedicare poesie e lettere appassionate, con atteggiamenti tradizionalmente femminili.

Per quanto riguarda lo stile narrativo, Emily tende a puntare l’attenzione su sé stessa narratrice-viaggiatrice e non sull’oggetto narrato, la Calabria; usa la prima persona rivolgendosi al lettore per coinvolgerlo e portarlo vicino a sé: alla madre lascia un ruolo secondario con pochi interventi di carattere sociale e considera i Calabresi come comparse più o meno pittoresche.

Ancora una volta, poi, come avviene anche per il suo conterraneo Lawrence, il suo racconto è sinestetico spesso visivo, poiché la Lowe osserva uomini e cose con lo spirito del fotografo, ma, contrariamente al suo conterraneo viaggiatore, privilegia paesaggi, figure e colori; e talvolta accompagna il suo racconto con una colonna sonora fatta di rumori, suoni e voci che accompagnano avvenimenti, situazioni e personaggi a cui la viaggiatrice «dà voce».

AUTRICE

Emily LoweEmily Lowe (... - Torquay, 21 marzo 1882) di questa singolare Viaggiatrice non vi sono che poche notizie che si trovano in un Dizionario Biografico del 1897, «People of the Period» (Gente del Periodo o dell’Epoca): scrittrice britannica, nota per i suoi racconti di viaggio, tra cui quello compiuto in Sicilia e Calabria nel 1859. Emily Lowe nacque nei primi decenni del 1800, figlia di un Giudice Indiano. 
Nel 1869 sposò sir Spencer Clifford, 3° Baronetto Clifford della Marina, discendente di Enrico VIII. 
Studiò navigazione ed ottenne la patente di Capitano navale; è stata la prima donna in Inghilterra ad ottenerne una e ad attraversare il Mediterraneo su un'imbarcazione da 350 tonnellate con un equipaggio interamente sotto i suoi ordini. 
La sua casa di Londra, Rutland House, situata in Rutland Gate, venne interamente progettata da lei. 
Prima del matrimonio viaggiò con la madre e senz'altri accompagnatori a seguito in Scandinavia, in Italia meridionale e in Sicilia, pubblicando le sue esperienze in 2 libri stampati a Londra negli anni 1850, inizialmente in forma anonima, in quanto in quegli anni non era permesso alle donne firmare opere letterarie, se non con pseudonimi: «Unprotected Females in Norway, or the Pleasantest Way of Travelling there, Passing through Denmark and Sweden» del 1857 (Donne Indifese in Norvegia, o il modo più piacevole di viaggiare lì, passando per Danimarca e Svezia) e «Unprotected Females in Sicily, Calabria and on the Top of Mount Aetna» del 1859 (Donne Indifese in Sicilia, Calabria e in vetta all'Etna). L'intento principale della Scrittrice, secondo lo studioso Dimitrios Kassis, è quello di "decostruire le convenzioni legate alle capacità di viaggio delle donne", e contestare la sovra-rappresentazione maschile nella letteratura di viaggio britannica, ponendosi come viaggiatrice avventurosa e coraggiosa e nello stesso tempo romantica e sentimentale. 
Le argomentazioni portate dall'autrice sono tutte volte ad abbattere gli stereotipi di vulnerabilità e domesticità legati al suo sesso e a sottolineare l'autonomia femminile nel processo di viaggio, a cui viene tolta ogni velleità di "missione verso l'ignoto", per affermare, dentro a una prospettiva di emancipazione, e con un proposito di eccentricità e voluto sconcerto, l'inutilità di un sostegno maschile: «L'unico uso di un gentiluomo in viaggio è quello di prendersi cura dei bagagli, e noi faremo attenzione a non avere bagagli».
 
Viaggio in Italia
 
La Sicilia, come la Norvegia (da lei visitata in precedenza), era ritenuta uno dei luoghi più romantici d'Europa, selvaggia e remota in quanto vicina al Continente Africano, ricca di storia ma anche potenzialmente pericolosa e disagevole da raggiungere e attraversare. 
 Emily Lowe giunge con la madre nel porto di Livorno nel 1857 e si imbarca per Napoli, raggiungendo poco dopo la Sicilia, l'isola «amata da tutti gli dei». 
Fa scalo a Palermo, dove viene colpita dalla bellezza dei monumenti e dei palazzi, in particolare dalle catacombe dei Cappuccini, in cui assiste alla vestizione annuale dei cadaveri mummificati. 
Utilizzando Carrozze Postali e attraverso strade dissestate si sposta nelle Città di Agrigento, Siracusa, Taormina e Catania, da dove a dorso di mulo raggiunse l'Etna, che, a causa della neve, scalò da sola, lasciando la madre ad aspettarla. 
Terminata la visita in Sicilia, salutata come l'isola «che possiede tutto e non gode di nulla», raggiunge la Calabria «terra che pericoli romanzeschi proteggono dall’invasione dei viaggiatori». 
Il viaggio durerà in tutto circa 3 mesi e il libro che ne offre il resoconto mette insieme forma autobiografica, tipica dei diari di viaggio, e stile impersonale delle guide, offrendo informazioni dettagliate sui luoghi da visitare, con l'aggiunta di alcune illustrazioni a colori. 
La studiosa Stefania Arcara mette in guardia dal considerare quest'opera esclusivamente come un esempio di proto-femminismo, scritta da una donna eccezionale ed eccentrica, ed esplora il testo per coglierne i meccanismi di produzione e ricezione della letteratura di viaggio da parte delle donne dell'Inghilterra vittoriana, mostrando i diversi livelli di negoziazione messi in atto per proporre una nuova dimensione di sé e del proprio genere di appartenenza, all'interno di un quadro discorsivo complesso, a volte contraddittorio. 
Mette in luce l'ambivalenza del comportamento di Emily Lowe, sottolineandone l'alternanza fra "un atteggiamento femminile tradizionale e una condotta estremamente trasgressiva incarnata nel concetto della sua mancanza di protezione", tale da renderla ora simile a un 'serpente', grazie alla sua aggressività e al suo spirito di indipendenza, ora a una 'colomba', impaurita e bisognosa di attenzione. 

Esempio di questo atteggiamento altalenante, che la portava, con un linguaggio per lo più accattivante, a opporsi e allo stesso tempo a conformarsi ai modelli dominanti della femminilità del tempo, sarebbe l'orgoglio manifestato da Lowe al raggiungimento della vetta del vulcano, dopo 17 ore di salita, 13 delle quali trascorse nelle neve, impresa che le guide giudicavano impossibile per le donne, a cui avrebbe fatto da contraltare l'esibizione di debolezza ed emotività femminile, tipica dei comportamenti delle Signore Vittoriane, espressa con eccessiva enfasi in un momento di intoppo, causato dalla difficoltà dei muli di ritrovare la strada per casa, e culminato nel terrore della scrittrice di imbattersi in sanguinari banditi.

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