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Sardegna: LOLLÒVE Il borgo scrigno del tempo in cui Grazia Deledda ambientò il romanzo “La madre”


LOLLÒVE è una frazione di Nuoro che dista circa 15 chilometri dal capoluogo, che nei documenti si trova menzionata come Lolòe, Lolòve o Lolòy e in lingua sarda è chiamata Lollòbe, e i cui abitanti sono detti Lollovesi.

Si tratta di un luogo dall’atmosfera fantastica, in cui Grazia Deledda ambientò il romanzo “La madre”.


La particolarità della località è che, essendo quasi del tutto disabitata (vi risiedono infatti solo pochi anziani), da un punto di vista architettonico conserva la struttura medioevale e le forme antiche degli antichi borghi rurali sardi. (se vuoi puoi ascoltare il podcast qui sotto)


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La frazione è costituita da piccole case realizzate alla "maniera sarda" (pietra e terra come legante). 

Fra i ruderi abbandonati e le poche case abitate si erge la chiesetta seicentesca della Maddalena, in stile tardo gotico, con archi a sesto acuto in trachite rossa. 

Si tratta di un ampliamento di una chiesa più antica preesistente. 

È attestata anche l'esistenza di una chiesa intitolata a San Leonardo, di cui però non rimane traccia.

In Via Nino Bixio era presente un antico monastero di monache officiato fino a tutto l'Ottocento e che è stato riutilizzato poi come casa privata. 

La stessa via Bixio, in altri tempi, era un ruscello che attraversava il paese dividendolo in due prima di essere tombato, il quartiere sottostante la chiesa al di qua del rio, chiamato rione di Custa Banna, e il quartiere al di là del rio, collocato più ad est, chiamato rione di Cudda Banna. 

A cinquecento metri a ovest del paese sulla strada comunale per Nuoro si trova la copiosa fontana di Lollove la cui struttura è stata realizzata nella prima metà del 1900. 

La località dei coltivi che sovrasta il paese viene chiamata Binzas e sottostante la strada principale è il piccolo cimitero del paese. 

Nel villaggio non vi era fino al 2008 alcun tipo di attività commerciale (l'ultimo negozio chiuse nel 1993) o servizio pubblico (tranne gli autobus che la collegavano a Nuoro con due corse giornaliere), salvo una locanda che fu aperta proprio in quell’anno.

L'atmosfera particolare è legata anche dal contesto geografico che isola in una conca il piccolo paesetto.



Dal punto di vista etimologico il toponimo di Lollobe potrebbe essersi originato dal termine sardo arcaico lo' ò che significava corso d'acqua e dal termine sardo arcaico lòbe che significava ghianda.

Il termine era riferito alla collocazione del paese, un'area interessata da un bosco di querce ricco di ghiande per i suini e attraversato da un corso d'acqua.


Mentre secondo un’altra ipotesi il nome Lollobe sarebbe originato dalla parola paleobasca ola (capanna) più il suffisso -obe (conca, cavità), indicando così un agglomerato di capanne presso una conca.


Faceva parte in periodo spagnolo dell'"Encontrada de Nuero" con i villaggi di "Nuero (Nuoro), Locoy (Locoe) y Orgosolo".


Gli anziani di Lollove tramandano un racconto leggendario, secondo il quale, il borgo venne colpito dalla maledizione di alcune suore fuggite dalla chiesa di S.M. Maddalena a causa dell'accusa di relazione carnale di alcune di esse con i pastori del paese, per cui esse sarebbero andate via lanciando la seguente maledizione: “Lollove Sarai come acqua del mare; non crescerai e non morirai mai”.


La leggenda che si tramanda per via orale da secoli riporta che Lollove ebbe origine da un ancora più antico villaggio detto Selene, in quanto le indicazioni sporadiche su questo villaggio, della cui esistenza però non è mai stata pubblicata alcuna prova documentale, fanno risalire il termine dal greco Seleni, ovvero Luna. 

Tuttavia alcuni anziani lollovesi negano di conoscere un villaggio scomparso con questa denominazione ma uno con il nome di Elene, ovvero "Elena" in lingua sarda, del quale sarebbero ancora visibili le rovine dell'antichissima Chiesa che diede il nome al villaggio.


Rimanendo ancora nell’ambito teorico, quindi privo di una consolidata scientificità, il collegamento ipotizzabile secondo tali testimonianze, sarebbe che Elene, Elena, Santa Elena, non fosse che Flavia Giulia Elena, moglie dell'Imperatore Costanzo Cloro, il cui culto era piuttosto diffuso nel territorio circostante.


Comunque, Lollove è un caratteristico borgo dall’aspetto medievale, proveniente dall’epoca durante la quale nelle vallate del Rio Sologo e del Rio Cedrino (allora Su Rivu Mannu) vi erano numerosi villaggi. 

Di questi piccoli paesi medioevali Lollove è l'unico ad aver varcato l'epoca contemporanea e anche per questa caratteristica è oggetto di attenzione degli appassionati di quel periodo.


Dal punto di vista ecclesiastico, la parrocchia di Lollove costituiva un canonicato della diocesi di Ottana, con le annesse Bottidda, Burgos ed Esporlatu: questo canonicato fu, infatti, ereditato dalla diocesi di Alghero, e se ne trova traccia nei documenti risalenti agli anni 1580.


I vecchi di Lollove sostenevano che il loro paese nacque prima di Nuoro ed in un tempo andato era stato anche più grande di Nuoro.


Lollove aveva nella vallata un altro piccolo paese gemello, Isalle, esistito ufficialmente fino al 1567, anno in cui venne designato dal Vaticano l'ultimo canonico a reggere il locale Canonicato. 

Da allora Isalle vivacchiò ancora per qualche anno dopo il 1600 con una popolazione di 15 abitanti che nel 1615 arrivarono a 25 per poi estinguersi definitivamente forse per una semplice epidemia influenzale quando probabilmente alcuni abitanti di Isalle confluirono a Lollove quando cessò di esistere il loro villaggio.


Nella vallata di Marreri in agro di Nuoro, nell'area limitrofa a Lollove, esistono i ruderi di due chiese, San Bartolomeo (Santu Tomeu) e San Teodoro (Santu Tederu), probabilmente già appartenute a Lollove.


Tornando a Lollove, nel 1800, dal Dizionario Angius Casalis si apprende che:


«I lollovesi sono nella diocesi di Nuoro, e curati nello spirituale da un solo prete. 

La chiesa parrocchiale di antica struttura è sotto l'invocazione di S. Maria Maddalena. 

Il principale del paese la crede edificata da' goti, perché la campana ha una iscrizione in caratteri gotici! 

Le feste principali sono per la titolare, per S. Biagio, e per S. Eufemia. 

Come non hanno ospiti, così se la godono essi soli quasi in famiglia e ballano a coro di voci. 

Il cimiterio è contiguo alla chiesa e sta fuori dell'abitato a pochi passi. 

Quanti nascono, tanti muojono in questo paese. 

I numeri del movimento della popolazione sono nascite due, morti due, matrimonii due.»


Lollove aveva, nel 1838, 180 abitanti di cui 25 agricoltori, 20 pastori e due o tre dediti ad altri mestieri mentre la consistenza in bestiame era di 600 vacche, 2000 pecore, 500 capre, 150 porci.


Nel 1860 Lollove fu colpita da un'aggressiva epidemia di vaiolo, ci furono molte vittime e la comunità di Lollove protestò vibratamente con le autorità per lo stato di abbandono del paese, inviò anche una lettera al quotidiano La Nuova Sardegna, perché lo Stato aveva lasciato il paese senza strada per Nuoro e senza cimitero.


Lollove è stato Comune fino alla seconda metà del 1800, infatti nel 1857 divenne frazione del Comune di Nuoro dopo un'iniziale valutazione di accorpamento a un altro comune vicino.


Al 1896 risale la descrizione del paese fatta dallo scrittore nuorese Sebastiano Satta che riferì esserci allora 367 abitanti in cinquantasei case e che le vie erano ostruite da rocce che ne impedivano il transito ai carri ed ai cavalli.


Malgrado la richiesta dei suoi abitanti, a Lollove non fu mai concessa dalla città capoluogo la circoscrizione, e nella seconda metà del 1900 vide perdere tutti gli uffici pubblici (carabinieri, scuole ecc.), nonostante nel 1950 avesse ancora oltre 400 abitanti.



A Lollove si festeggiano l'antica patrona Santa Maria Maddalena, Sant'Eufemia, San Biagio e San Luigi dei Francesi. 

Questi ultimi tre santi sono santi curatori la cui presenza è una caratteristica di Lollove infatti in periodo nuragico le virtù curative erano anche riposte sulle acque di alcune fontane e probabilmente la copiosa fontana di Lollove era una di queste. 

A Lollove si recavano tradizionalmente i pellegrini penitenti in cerca di guarigione la qual cosa è particolarmente sentita nei paesi confinanti.

Nella chiesa parrocchiale, oltre al simulacro di San Biagio, sono presenti gli antichi simulacri del 1400 appartenenti a Sant'Eufemia e di San Luigi IX Re di Francia. 

Come nella generalità in Sardegna è anche molto sentita la festività di San Giovanni Battista. 


Molto sentite, quindi, sono le feste patronali dedicate ai vari Santi.


Innanzi tutto Santa Maria Maddalena, la patrona di Lollove, che è festeggiata il 22 luglio, protettrice delle meretrici pentite - francescane penitenti erano probabilmente le monache di Lollove -, dei parrucchieri e dei penitenti.

La chiesa a lei intitolata è stata la parrocchia di Lollove.


Poi San Biagio di Sebaste, il cui simulacro tiene tra le mani due candele legate con un nastro, viene festeggiato il 3 febbraio ed è invocato per le malattie del cavo orale e che è oggetto ogni anno di grande devozione popolare con pellegrinaggi che giungono dai paesi vicini. 

È uno dei quattordici santi ausiliatori (i santi ausiliatori sono un gruppo di quattordici santi invocati dal popolo cristiano in casi di particolari necessità, generalmente per guarire da particolari malattie) ed è il protettore dei cardatori della lana, dei lavori nei campi e degli armenti.

Il giorno della festa di San Biagio durante la cerimonia in onore del santo il sacerdote benedice la gola dei pellegrini.

In onore del santo il giorno della festa viene fatta una processione nelle vie del paese.


Ancora Sant'Eufemia di Calcedonia che è la festa più importante di Lollove e ricorre il 16 settembre ed era festeggiata soprattutto dai pastori. 

Il suo culto si sovrappone con quello di Sant'Eufemia di Orense, anch'essa santa guaritrice, che si festeggia lo stesso giorno.


Infine, non meno importante delle altre, Luigi IX di Francia viene festeggiato il 25 agosto. 

La presenza del simulacro di San Luigi (o Ludovico) IX può essere legato al fatto che le monache di Lollove appartenessero al Terzo Ordine Regolare di San Francesco (i frati minori) di cui il santo è protettore. 

Si trattava dell'unico ordine religioso "penitente francescano" che le donne potevano scegliere senza diventare monache di clausura. 

I frati minori erano l'ordine più diffuso nell'area in periodo spagnolo durante il quale venivano definiti "alcantarinos". 

Gli "alcantarinos" di Sardegna facevano parte della Provincia Ecclesiastica di Alicante dove era presente il santuario più importante di quest'ordine e cioè il monastero "de la Virgen de Orito y de San Pascual de Baylon" nel villaggio di Orito nella municipalità di Monforte del Cid.


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