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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Molise: MACCHIAGODENA balcone del Matese e borgo della lettura


Macchiagodéna Comune i cui abitanti sono detti Macchiagodenesi, facente parte della provincia di Isernia in Molise. 

Con un ampio panorama verso il Matese, tanto da essere detto “il balcone del Matese”; vi si trova un Castello marchionale [un palazzo che corrisponde alla fase in cui il castello da fortificazione si trasforma in residenza signorile] di origine altomedievale, più volte modificato.

Fa parte dell'associazione Borghi Autentici d'Italia

Fa parte dei Borghi della Lettura


(se vuoi puoi anche ascoltare i testi attraverso il podcast qui sotto)


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MACCHIAGODENA

Regione: Molise

Provincia: Isernia IS

Altitudine: 864 m slm

Superficie: 34.35 km²

Abitanti: 1.756

Nome abitanti: Macchiagodenesi

Patrono: San Nicola di Bari (3a domenica di Maggio)


COMUNE DI MACCHIAGODENA (IS)

 


ORIGINE del NOME

(Toponomastica)


Il toponimo è menzionato nell’anno 1003 «Maccla Godini», «castellum Maccla Godani»; è un composto di macchia e di un antroponimo [nome di persona] di origine germanica (Longobarda) Godino, Godeno, attraverso una costruzione genitivale o appositiva (maccla Godini, Godani), trasformata in una formazione di aspetto aggettivale


TERRITORIO

(Topografia ed Urbanistica)


Il borgo di Macchiagodéna è sormontato dall’antico Castello di origine Longobarda o forse Angioina, attorno al quale sorge il centro abitato. 

Le case in pietra preservano gli originari caratteri medievali.


Il territorio è molto vario, tratti collinari lasciano spazio alle aree pianeggianti e ai prati per il pascolo, circondati da ripide pareti rocciose. 

Boschi di conifere, ricchi di funghi, fragole, more, mirtilli, ribes e lamponi che nascono spontanei tra gli arbusti, circondano il centro abitato.

La zona vanta ampie tartufaie naturali che custodiscono il bianco pregiato o l’apprezzato scorzone nero.


Queste caratteristiche territoriali fanno di Macchiagodéna un vero paradiso ambientale dove la LIPU ha costituito una Riserva Naturale.


ITINERARI e LUOGHI

(Culturali, Artistici, Turistici e Storici)


Castello baronale: fortezza di avvistamento per il controllo dei confini, il Castello di Macchiagodèna si innalza su uno sperone di roccia calcarea con 3 lati inaccessibili, posti a strapiombo sulla parete rocciosa. 

Nel recinto dell’antico castello si conservano ancora un gruppo di statue e altro materiale scultoreo in pietra, come il grande leone situato presso il lato orientale, databile al 1200.

Principale monumento del paese, fu fondato come torre di guardia dai Longobardi, e nel 1269 da Carlo I d'Angiò fu donato a Barrasio, che lo governasse per conto di Napoli. 

In questa epoca il Castello fu ampliato a pianta quadrata allungata, con 4 torrioni angolari. 

Nel 1422 fu possesso di Giovanni Cantelmo, come registrato dalla regina Giovanna II di Napoli. 

Avente pianta irregolare rettangolare, si erge sulla roccia, dove compaiono le 2 torri maggiori a scarpa. 

Parte del Castello, invece, ha l'aspetto di un Palazzo Gentilizio, poiché il Castello fu ristrutturato dopo il terremoto del 1805. 

Interessante è l'ingresso vano rotondo, all'estremità della seconda rampa di accesso. 

L'interno un tempo aveva tavole dipinte, successivamente scomparse, ed oggi presenta un classico aspetto ottocentesco dove è conservata la biblioteca. 

Un corridoio conduce ai sotterranei, dove un tempo erano torturati i prigionieri.


Chiese di San Nicola - San Lorenzo: la prima è la parrocchiale, la seconda si trova vicino al Castello ed un tempo era destinata a Convento, fino alla soppressione nel 1866. 

San Nicola si trova nel centro del paese, a pianta basilicale con navata unica. 

La facciata è divisa da paraste e mostra un'elegante decorazione a salienti polistile, tra il tardo barocco e il neoclassico. 

Anche l'interno è piuttosto sobrio, tranne una cappella rinascimentale a sinistra, l'unica parte sopravvissuta della chiesa antica. 

La Chiesa di San Lorenzo ha le sue fattezze attuali in merito al rifacimento del 1719, anche se le terminazioni trilobate e l'impianto fanno pensare a una sua fondazione nel 1200.

La facciata è molto semplice, in stile neoclassico, con paraste a colonna dorica, e architrave triangolare. 

L'interno a navata unica e conserva un pregevole organo del 1700 napoletano. All'ingresso si trova una croce stazionaria medievale di particolare interesse, che mostra Cristo trionfatore con la Madonna Regina, insieme al diacono Lorenzo che regge la graticola del suo martirio.


Nel centro storico sorge il Villaggio San Nicola, una decina di case in pietra in parte ristrutturate nel 1992 per volontà di Don Francesco Romano, parroco del paese, che ricevette in dono le abitazioni.


In località Fosso Pampalone è inoltre visitabile lo scavo archeologico di Macchiagodena, che ha riportato alla luce un insediamento di culto risalente al periodo sannitico.


Il sentiero LIPU è l’ideale per gli amanti della natura e del birdwatching: si snoda lungo la gola del torrente Rio Secco, e attraversa angoli suggestivi con viste panoramiche sulle montagne dell’Alto Molise. 

Qui è possibile osservare i rapaci come il nibbio reale e l’astore, mentre per i passeriformi si può udire il canto della tottavilla e dell’usignolo, diverse specie di farfalle e orchidee spontanee. 

La zona è anche frequentata da volpi e lupi.


ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI E CUCINA DEL BORGO


Alimento per eccellenza della tradizione gastronomica di Macchiagodena è la Polenta, che è possibile degustare nelle 2 varianti: rossa, con salsiccia e peperoni, e bianca, con baccalà e cipolle; quest’ultima ha ottenuto un prestigioso riconoscimento dall’Accademia Italiana della Cucina con il deposito della ricetta presso la Camera di Commercio di Isernia.


Altro prodotto è il Tartufo, il pregiato fungo, presente in grandi quantità nelle varietà di scorzone nero e bianco, è divenuto protagonista dei piatti della tradizione, ma viene utilizzato anche come ingrediente per altre specialità locali, ad esempio per rendere più saporiti salumi e formaggi.


Tra le manifestazioni quelle più importanti sono la Sagra della Polenta, organizzata il terzo fine settimana di agosto nella frazione di Caporio e, nello stesso mese, la Sagra del Tartufo.


Tra i prodotti della cucina di Macchiagodena anche il Pane occupa un ruolo importante. 

Quello classico, lavorato a mano come un tempo facevano le nonne, è fatto con farine di tipo “0”, “00” o integrale, sale, lievito naturale e patate e, naturalmente, cotto nel forno a legna.


STORIA


Benché il paese sia un Castrum Longobardo medievale, notizie di un villaggio dei Sanniti si hanno dai reperti archeologici rinvenuti nei colli circostanti. 

Tra i reperti un oinochoe [nell'antica Grecia, brocca per versare il vino nelle tazze] del 600 a. C. presso località Piana di Achille e Fosso Pampalone. 

Il villaggio italico sorgeva presso il tratturello che si sviluppava dal maggiore che da Aufidena (Pescasseroli) andava in Puglia, tale villaggio sorgeva in località Valle Fredda, i cui reperti sono conservati nel Museo Sannitico di Campobasso. Benché il villaggio non fosse un vero e proprio centro vitale con mura e templi di rilievo, fu conquistato certamente nel I secolo a. C. da Roma e subì la distruzione dei Vandali dopo la fine dell'impero.


Il Castrum nuovo fu fondato nel 964, noto come Maccla de Godino, dai Conti Pandolfo e Landolfo della vicina Isernia. 

Il Feudo nel 1000 fu possesso della potente Abbazia di San Vincenzo al Volturno, a cui fu venduto da Maria di Roffredo, all'Abate Maraldo. 

Era inclusa anche la primitiva Chiesa di Sant'Apollinare, oggi scomparsa. 

Nel 1200 furono i Cantelmo a dominare sul Feudo, e nel secolo successivo subentrarono i Pandone, che avevano il loro quartier generale nel Castello di Venafro.

Macchiagodena tuttavia non ebbe mai dei padroni stabili, poiché nell'arco di mezzo secolo fu sempre ceduta a nuove famiglie. 

Nel 1400 fu dei Caetani di Baranello e poi dei Mormile di Castelpagano. 

Tra 1500 e 1600 fu dei Piscicelli (1615) e poi dei Caracciolo. 

Nel 1781 il Feudo fu acquistato dalla famiglia Centomani nella persona di Nicola Centomani che ottenne il relativo titolo marchesale. 

Nel 1799 con la conquista Francese del Molise, Macchiagodèna entrò nel dipartimento del Sangro, poi al distretto di Isernia. 

Nel 1815 invece, subentrò al circondario di Cantalupo nel Sannio. 

Nel 1805 un grave terremoto sconvolse il Molise, distruggendo a Macchiagodèna parte del Castello e le Chiese principali, che furono ricostruite in stile neoclassico.


 


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