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Campania: TRAMONTI il piccolo borgo che ha fatto scoprire la pizza al Nord

Tramonti (Tramunte in campano) è un comune sparso della provincia di Salerno in Campania.


13 Borghi con altrettante Parrocchie, sparsi sopra ineguali piani, costituiscono il territorio di Tramonti.


Considerato il "polmone verde" della Costiera Amalfitana, è il Comune maggiormente esteso di quest'ultima. 

Dal 1997, assieme agli altri paesi della Costa d'Amalfi, il territorio comunale è iscritto nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.


il piccolo Borgo che ha fatto scoprire al Nord il piacere della pizza; dagli anni 1950 ad oggi circa 2000 pizzaioli sono emigrati dal paese affacciato sulla Costiera Amalfitana; la loro storia, a partire da quella prima pizzeria aperta a Novara (vedi più sotto alla voce "Itinerari del Gusto - Cucina del Borgo")



TRAMONTI

Regione: Campania

Provincia: Salerno SA

Altitudine: 321 m slm

Superficie: 24,83 km²

Abitanti: 4.107

Nome abitanti: Tramontani

Patroni: Sant'Antonio di Padova, San Francesco, Santa Maria la Nova (13 giugno, 4 ottobre, 12 settembre)

 

www.comune.tramonti.sa.it

 

www.borghiautenticiditalia.it/borgo/tramonti


www.cittadelcastagno.it



GENIUS LOCI

(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)


13 frazioni situate in una vallata dei Monti Lattari. 

Una delle perle della Costiera Amalfitana, offre, accanto al fascino del mare, la quiete e la serenità del proprio territorio.

I beni architettonici presenti nel Borgo di Tramonti raccontano un passato di incontri tra popoli diversi, ma anche di estrema ricchezza. 



ORIGINE del NOME

(Toponomastica)


Il nome di Tramonti deriva dalla sua posizione geografica “terra tra i monti” da cui “Intra Montes Ubertas”, sorgendo infatti sui monti Lattari.

Secondo un'antica tradizione il nome della Tramontana deriverebbe proprio da Tramonti per via della sua posizione a nord di Maiori: il nome si sarebbe diffuso con le bussole che gli Amalfitani usarono per primi in Occidente.



TERRITORIO

(Topografia ed Urbanistica)


Il Borgo comprende 13 frazioni: Pucara - Novella - Paterno Sant’Elia - Paterno Sant’Arcangelo - Figlino - Pietre - Capitignano - Corsano - Campinola - Polvica - centro amministrativo del territorio; Gete; Ponte Cesarano.


ITINERARI e LUOGHI

(Culturali, Artistici, Turistici e Storici)


Il  Castello di Santa Maria la Nova venne fondato nel 1457 da Raimondo Orsini allora Principe di Salerno. 

Si trattava di una struttura fortificata, con 10 torri e 7 bastioni, che comprendeva numerosi appartamenti, scuderie, la Chiesa di Santa Maria la Nova. 

Attualmente ne rimangono solo i resti, in particolare della Cinta Muraria.


Tra le Chiese degne di nota troviamo quella di San Pietro Apostolo, nella frazione di Figline; la Chiesa di Sant’Elia, sita nell’omonima frazione, dove possiamo ammirare il portale scolpito in pietra lavica e un’antica fonte battesimale risalente al 1458 recante lo stemma di Tramonti.


Nella frazione di Gete è possibile visitare una Cappella Rupestre inserita in una cavità rocciosa. La chiesetta risale al XIII secolo (1200) e nella cavità rocciosa si possono ammirare le numerose tombe ricavate nella roccia.


Da visitare il Conservatorio dei Santi Giuseppe e Teresa in Pucara, costruito nel 1700 come luogo di formazione per le figlie dei nobili partenopei. 

In seguito divenne Convento delle Suore di San Giuseppe e Santa Teresa.

La costruzione dell'antico conservatorio, ubicato nella borgata Pucara, risale al 1662

Esso nacque grazie al testamento di Francesco Antonio Ricca che chiese di fondare un "conservatorio di donne vergini in Tramonti". 

Nel 1676 ricevette la protezione regia da parte del Viceré di Napoli. 

La struttura con l'annessa Chiesa venne benedetta nel 1723 e ha quindi preso il nome di San Giuseppe e Teresa. 

Tra le presenze illustri è necessario ricordare quella di Sant’Alfonso Maria de' Liguori

Una prima visita al Monastero fu fatta nel 1731, quando il Santo passò per il Conservatorio Regio di Santa Teresa e San Giuseppe per confermare le Monache nello Spirito Evangelico.

Alle Suore di Pucara mandò una raccolta di 25 volumi, scelti per la meditazione e per la lettura alla mensa: «Vi mando una buona provvista di libri, che meglio delle catenelle possono aiutarvi a farvi sante»

Nel marzo del 1733, dopo le Missioni di Tramonti, Sant’Alfonso si recò al Monastero di Pucara per gli esercizi alle Monache e per infondere lo spirito della stretta osservanza. 

Anche da lontano, da Napoli (Villa degli Schiavi) e da Ciorani, Sant’Alfonso non cessò con le lettere di mantenere contatto con le Suore per infervorarle nello spirito.


ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO


Nell'antico Conservatorio Regio dei Santi Giuseppe e Teresa, sito nella frazione Pucara, vide la luce il liquore denominato "Concerto" per l'armonia di erbe che lo compone. 

Le Religiose, avendo a disposizione molte varietà di erbe e spezie come liquirizia, finocchietto, chiodi di garofano, noce moscata, stella alpina e mentuccia, idearono questo infuso di erbe con l’aggiunta di orzo e caffè, che risulta essere il più antico rosolio della Costiera Amalfitana. 

La tradizione di Tramonti vuole che questo liquore venga offerto dalle famiglie agli ospiti in segno di ospitalità e di continuità con il passato.


Uno dei fiori all’occhiello dei prodotti tradizionali di Tramonti è il Limoncello, liquore dalle origini antiche e dalla preparazione casalinga dai semplici ingredienti: acqua, alcool, zucchero e scorze di limone.


Borgo ricco di vigneti, attualmente Tramonti ha ottenuto la certificazione D.O.C. per il vino prodotto dagli uvaggi locali.


Prodotti tipici utilizzati nelle ricette tradizionali sono il Farro e l’Olio Extravergine DOP “Colline Salernitane”


Tra i Formaggi ricopre un ruolo di prestigio il “Fior di Latte”: Tramonti è infatti considerata come la patria del Fior di Latte.


ITINERARI DEL GUSTO - CUCINA DEL BORGO


Tra le eccellenze culinarie troviamo la pizza, prodotta a Tramonti fin dal medioevo, che nel 2010 ha ottenuto la  De. Co. (Denominazione Comunale): attualmente unico caso a livello nazionale.

Tramonti negli anni 1950 contava circa 6000 abitanti, e in poco più di un decennio scese a quota 4000.

Dove finirono i 2000 “scomparsi” da questo pittoresco Borgo.

La risposta la dà Giovanni Mandara, pizzaiolo titolare della pluripremiata “Piccola Piedigrotta” di Reggio Emilia e Vice Presidente dell’”Associazione Pizza Tramonti nel mondo”: Tutti emigrati al Nord, con in tasca poco più di un disco di pasta, quello per fare la pizza integrale tipica del paese d’origine. 

Nasce così la storia poetica dei Pizzaioli di Tramonti, la scuola che non è mai stata davvero tale, nata per caso e per necessità e che dall’allora sconosciuta provincia di Salerno ha portato involontariamente la pizza oltre la linea della Capitale ben prima che ci arrivassero i pizzaioli-star degli ultimi 15 anni. 

«Prima eravamo quasi tutti tramontani o salernitani. 

Siamo stati noi ad aver portato e insegnato la pizza al Nord. 

Ma non abbiamo saputo raccontare la nostra storia».

Una storia che come tutte le avventure nasce per caso, poco dopo la 2a Guerra Mondiale, mentre l'Italia cercava di capire da dove potesse ripartire e si ponevano le basi per il boom economico. 

Pioniere, nel 1947, fu Luigi Giordano, giovane di Tramonti in servizio di leva che arrivò a Loreto di Novara per assolvere ai suoi doveri di cittadino. 

Fu il primo di tanti a trovarsi in terre che avevano in comune la produzione casearia - Tramonti è storicamente una delle contendenti ad Agerola del monopolio del fiordilatte -, elemento fondamentale per la pizza ma soprattutto per la cultura locale.

Lui iniziò con il fratello Amedeo a produrre mozzarella, e solo dopo un po’ di tempo aprì la pizzeria vera e propria.

E così seguendo Giordano sono partiti molti altri ragazzi appoggiandosi spesso a parenti o amici che erano già in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. 

Il tutto funzionò a ondate, la seconda dagli anni 1960 in poi.

«Io sono emigrato due volte, una da bambino e una seconda a 15 anni.

Lo sviluppo - racconta Luciano Pignataro nel capitolo dedicato a Tramonti del suo “La pizza, una storia contemporanea” (Hoepli) -.

La vera anima della pizza di Tramonti, il suo genoma distintivo, è la cottura: a differenza della napoletana tradizionale, viene cotta più lentamente e a temperature più basse che si attestano a circa 300-350 gradi, realizzando non una pizza umida, ma più croccante fuori e morbida dentro. 


(la storia è presa dal sito Il Gusto.it puoi continuare a leggerla cliccando qui)


STORIA


Le origini della cittadina non sono certe

Secondo quanto afferma lo storico Camera «l'istoria è muta intorno ai primi abitatori di Tramonti, anche se non senza fondamento si può attribuire l'origine di questo borgo agli espulsi e dispersi Picentini, i quali, rimasti combattuti e fugati dai romani, furono costretti a cercare ricovero nelle vicine borgate»; della stessa idea è anche lo storico Cerasuoli, il quale afferma che Tramonti avrebbe avuto origine dall'unione di Picentini, Etruschi ed altri popoli.

Quindi il primo nucleo abitato sarebbe stato creato dai Picentini, antico popolo italico, che si rifugiarono verso i monti in fuga dai Romani ed edificarono i primi Casali da cui poi nacque il Borgo di Tramonti. 

I Picentini dispersi e combattuti dai Romani sotto il consolato di Gaio Fabio Pittore nel 268 a.C., che si rifugiarono sul Monte Albino, furono uniti a Consorzio dai Romani, fondatori di Scala ed Amalfi, edificando, per motivi di sicurezza, sul lato occidentale il Villaggio di Cesarano che prese il nome dal primo abitante "Cesare", la cui fondazione si fa risalire al IV - V secolo a.C. Questo borgo fu per molto tempo propugnacolo principale di Tramonti, e dovette sostenere la guerra contro i principi Durazzeschi ed Aragonesi di Napoli. 

La popolazione andò man mano crescendo, si sparse per il medesimo luogo il quale venne diviso in Villaggi:


PATERNUM (PATERNO) che prese il nome del primo abitante "Patritio".

PUBLICAM (POLVICA) che prese il nome del primo abitante "Populeo".

LE PRETE (PIETRE) chiamato così per via della natura rocciosa del territorio.


In antiche scritture medioevali sono state trovate notizie riguardo all'esistenza di altri borghi (che prendevano il nome dalle famiglie più importanti del luogo), oltre ai 13 che costituiscono l'attuale territorio.


Tramonti, come gli altri paesi della Costiera, non può essere considerato separatamente dalla Città di Amalfi e del suo antico Ducato, infatti quest'ultima arrivò all'apice della sua grandezza attraverso un lungo travaglio di prove, lotte e vittorie, cui contribuirono anche le varie forze limitrofe. 

Anche Tramonti ha avuto una parte importante nel sorgere della Repubblica Amalfitana, per cui la troveremo coinvolta con le popolazioni rivierasche nella difesa della Città di Amalfi contro il longobardo Arechi II, contro l'ambizioso Sicardo di Benevento, fino a quando Amalfi liberandosi dal dominio del Duca di Napoli, il 1° dicembre 839, e con la proclamazione della Repubblica, cominciò quella gloriosa ascesa che la portò ad essere una grande potenza marinara per più di 3 secoli. 

Tramonti ha usufruito dei traffici della Repubblica Amalfitana, accrescendo così il proprio sviluppo commerciale ed artistico; non sarebbe altrimenti possibile spiegare il gran numero di Chiese ivi esistenti, di monumenti antichi, la presenza di tante famiglie nobili ed il numero straordinario di uomini illustri

Fu in questo periodo che fu edificato il castello di Montalto. 


Era una delle 8 Terre che appartenevano alla Repubblica: i marinai di questo Borgo erano chiamati indistintamente con la generica denominazione di “Marinai Amalfitani”.

Con la caduta di questa ad opera dei Normanni cominciò il periodo buio di Amalfi e di Tramonti.

Il Borgo seguì le vicende del Ducato di Amalfi passando sotto il dominio degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi

Fu proprio nel conflitto tra Aragonesi ed Angioini che le sorti dei 2 Borghi si divisero: mentre Amalfi si schierò con gli Angioini, Tramonti decise di sostenere Ferdinando I d’Aragona ottenendo molti privilegi e il titolo di nobili per tutti i Cittadini del Borgo.


Dominazione Normanna


Nel 1127 il Castello di Montalto fu lo scenario di un'aspra battaglia fra gli Amalfitani e i Normanni, il Castello difeso dai Tramontani riuscì a respingere un primo assedio, ma gli invasori ne tentarono con successo un secondo. 

Con la presa del Castello, il Ducato ripose le sue ultime speranze di sopravvivenza e con il conseguente dominio Normanno, cominciò il periodo oscuro di Amalfi ed anche la grandezza e l'importanza di Tramonti andò diminuendo. 

I Normanni costruirono a Cesarano un baluardo, dove sorge oggi la Chiesa parrocchiale dedicata all'Assunta.


Dominazione Sveva


Nel 1197 il Ducato di Amalfi passò agli Svevi e Federico II di Svevia concesse privilegio di Demanio a Tramonti. 

Manfredi di Svevia, nel 1260, infeudò Tramonti al famoso Giovanni da Procida, preparatore dei Vespri Siciliani; intitolandosi «magnus civis Salerni, dominus insulae Procidae, Tramonti, Graniani et baroniae Postilionis, ac domini regis (Manfridi) socié et familiaris». 

In quei tempi, Tramonti, veniva annoverata per 117 fuochi, e corrispondeva al Regio Fisco Svevo di once 29 e tarì 7 e 1/2 .


Dominazione Angioina


Nel 1266 Tramonti passó agli Angioini e nel 1283 venne infeudata al francese Giovanni di Avignone da Carlo I d'Angiò, per un valore annuo di 200 once. Nello stesso anno insediò nel Castello di Montalto Ponzio di Avignone, parente di Giovanni; il Castello, oltre al Castellano, all'epoca aveva una guarnigione di 16 soldati. 

Carlo II d'Angiò, nel 1290, donò Tramonti al valoroso milite francese Guglielmo Stendardo (de l'Étendard), Maresciallo e Gran Connestabile del Regno di Napoli. Questo Signore di Tramonti (qualificato con titolo di Dominus), qualche tempo dopo si assentò dal Regno, senza permesso del Sovrano «contra mandatum Nostrum», e per tale trasgressione gli furono sequestrati il Castello e la terra di Tramonti, che poi al suo ritorno riuscì a riottenere. 

Vicino alla morte, Guglielmo fece testamento e legò la Signoria di Tramonti al suo figlio primogenito Tommaso, Capitan Generale nelle Calabrie, che successe al padre nel possedimento di Tramonti, stimata per un valore annuo di 113 once e 10 tarì. 

Pochi anni dopo, entrò in lotta con le Famiglie Borghesi dei Ruoppoli e degli Sclavi, Vassalli della Chiesa Amalfitana, sopra le quali Tommaso pretendeva di dover riscuoterne i diritti.

Una volta morto Tommaso Stendardo gli successe suo figlio Filippo, Barone di Montalbano, ma i Tramontani, non sopportando più la situazione di vassallaggio in cui versavano, per mezzo dei loro rappresentanti Atenulfo Fontanella e Riccardo de Angelis, supplicarono Re Roberto d'Angiò di poter riottenere il privilegio di Demanio

Il Re, nel 1329, decise di donare Tramonti a sua moglie Sancha d'Aragona. Successivamente Tramonti ritornò Regio Demanio. 

Nel 1349 la pronipote del Re, Giovanna I d'Angiò donò Tramonti a Nicolò Acciaiuoli di Firenze. 

Durante il XV secolo (1400) Tramonti fu posseduta dai Colonnesi, dagli Orsini e dai Piccolomini.

Durante le guerre tra il duca d'Angiò e gli Aragonesi che ebbero luogo nel regno, Tramonti si schierò dalla parte degli Angioini, subì assedi e sciagure, solo la frazione di Cesarano poté sostenere le incursioni dei nemici, che nel 1422 fu presa dal nobile ribelle Francesco Mormile di Napoli.


Nel 1442 Tramonti passò agli Aragonesi

Dopo la morte di Alfonso I di Napoli, Eleonora d'Aragona mosse contro Ferdinando I di Napoli le Città di Tramonti, Agerola, Scala e Ravello. 

A Tramonti le milizie di Ferdinando non ebbero vita facile, infatti risultò difficoltosa l'espugnazione del Borgo di Cesarano; una volta capitolata questa Fortezza, i Villaggi (le odierne frazioni) di Tramonti che diedero fedeltà a Ferdinando durante l'incursione, furono premiati da lui stesso, mentre per Cesarano non vi fu né misericordia né pietà. 

Dopo la disfatta della Battaglia di Sarno, i Tramontani si armarono per proteggere Re Ferrante e lo condussero nelle loro case, il Re soggiornò al sicuro dal nemico per molti giorni, i Tramontani lo accompagnarono fino a Napoli e per ringraziarli di tale amore nei suoi confronti, il Re li dichiarò Uomini Nobili e il Sindaco avrebbe avuto la prima voce nell'elezione dell'Eletto del Popolo nei Sedili di Napoli. 

Nel 1461 Ferdinando diede in sposa sua figlia Maria ad Antonio Piccolomini di Siena a cui diede in Feudo Tramonti, facendola ritornare al vassallaggio.


Tramonti fu colpita da una prima epidemia di peste nel solo Casale di Gete, nel 1528, dove morirono centinaia di persone. 

Ben più violenta fu l'ondata del 1656, la popolazione diminuì di un terzo, tutti i 13 Parroci morirono e con loro anche l'Arciprete don Gaspare Luciani.

Le conseguenza dell'epidemia si riversarono inevitabilmente sulla popolazione, infatti, se nel 1648 la popolazione veniva tassata per 1072 fuochi (circa 5300 abitanti), nel 1669 tale numero era sceso a 445 (circa 2200 abitanti) e nel 1737 per soli 376 fuochi (circa 1900 abitanti), numeri assai esigui se si guarda quello del 1561: 1158 fuochi (circa 6000 abitanti).



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