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Calabria: le pipe di Brognaturo

Le pipe posso essere delle vere e proprie opere d’arte e le pipe calabresi, sono capolavori d'artigianato che segnano la storia dell'intero Paese.

In assoluto, le migliori, più preziose e ricercate sono le pipe realizzate con il “ciocco” di radica dell’Erica arborea, ovvero un legno durissimo e dalla venatura particolare. 

La radica calabrese è considerata la migliore al mondo per qualità, dato il basso contenuto di tannini e proprio nella provincia vibonese vengono prodotti eccellenti esemplari di pipe, tutti pezzi unici realizzati a mano, esportati in tutto il mondo grazie principalmente alla qualità del legno del territorio.

La produzione delle pipe è legata soprattutto alla conformazione del territorio vibonese, ricco di risorse forestali ed agricole, che ha favorito la produzione di legname permettendo così ai pastori, nelle lunghe ore di sosta passate tra le montagne a guardia del gregge, di dedicarsi all’arte dell’intaglio per realizzare attrezzi e suppellettili di uso quotidiano, un'attività agro-pastorale che, nel corso degli anni, si è raffinata tanto da arrivare a generare una fiorente attività produttiva. 

A tale proposito una delle figure chiave fu il maestro Domenico Grenci, noto con l’appellativo di “Re della pipa” ovvero un artigiano che, a partire dagli anni 1960, ha dato vita a celebri pipe.

Capolavori d’artigianato, che racchiudono la maestria delle mani di chi le intaglia come le pipe del maestro calabrese Vincenzo Grenci, che intaglia pezzi unici, da quasi mezzo secolo a Brognaturo (Brignatùri in calabrese) un comune della provincia di Vibo Valentia in Calabria; piccolo centro montano delle Serre Calabresi del vibonese ad un’altitudine di 750 metri e a circa 47 km dal capoluogo, adagiato in una folta vegetazione.

Tutti pezzi unici che nel passato sono state scelte da personaggi unici: le pipe più grosse erano per Enzo Bearzot (allenatore della nazionale di calcio), mentre Sandro Pertini (presidente della Repubblica), non le voleva troppo pesanti.

In occasione di Expo 2015 Vincenzo Grenci fu scelto come portabandiera dell’eccellenza artigiana calabrese. (vedi video racconto)

A cesellare la prima pipa Grenci fu il papà di Vincenzo, Domenico, ebanista ed intagliatore che, emigrato in America, a Chicago nel 1968, a 12 anni, un giorno, passando davanti ad una vetrina, rimase colpito da alcune pipe scolpite con forme antropomorfe. 

Fu così che, dopo alcuni giorni di ripetute soste davanti al negozio, al padrone incuriosito disse di essee un intagliatore, e di poter fare anche lui quelle pipe.

Messo alla prova, ne realizzò una talmente bella che il padrone lo assunse, creandogli lo spazio dove realizzava le sue pipe dietro la vetrina visibile dalla strada i modo che la gente incuriosita si fermava aumentandone le vendite.

Dopo l’esperienza negli Statunitense, l'emigrato Domenico torna nella sua terra e apre il laboratorio a Brognaturo che diviene da subito un riferimento di precisione, originalità e raffinatezza. 

La tradizione continua con Vincenzo Grenci che realizza ogni pipa scegliendo personalmente la radice. 

Ognuna è un pezzo unico e nasce dall’ispirazione di questo maestro dell’intaglio che si lascia guidare dall’andatura del legno. 

Per la creazione delle sue pipe, Grenci si affida al legno di erica arborea

Il metodo seguito per realizzare la pipa risulta essere particolarmente complesso: si usa una protuberanza sita alla base del fusto dell'Erica Arborea, detta “ciocco”, che si distingue per il basso contenuto di tannini, principali responsabili del sapore aspro ed amaro che si percepisce fumando alcune pipe. 

La prima fase è quella della raccolta da parte dei "cioccaioli" che partono alla ricerca della radica sulle alture delle Serre dello Zomaro e in Aspromonte e portano in bottega la radica appena estirpata che non deve essere colpita dal sole per evitare la formazione di crepe nel legno. 

La radice viene immediatamente portata al taglio, formando quelle che in gergo tecnico vengono definite “placche”, destinate alla bollitura in caldaie di rame per eliminare dal legno il tannino che altrimenti altererebbe il bouquet del tabacco. 

Dopo la bollitura, le placche vengono tenute a lungo in luogo fresco e riposte su scaffali per la stagionatura al naturale. 

Oggi i ritmi della produzione in serie inducono molti produttori a velocizzare i tempi (bastano appena 15 giorni di stoccaggio se l’essiccazione è ottenuta meccanicamente) ma Grenci continua a seguire metodi antichi e ha la pazienza di aspettare anche 10 anni, secondo gli insegnamenti del padre.

Il prodotto finale può arrivare a costare dai 200 ai 1500, anche 2 mila euro, a seconda della fattura e del taglio del legno.

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