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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Campania, Roccagloriosa


Roccagloriosa ('A Rocca in dialetto Cilentano Meridionale) è un Comune italiano della Provincia di Salerno (SA) in Campania.

Uscendo dall'A1 Autostrada del Mediterraneo, al casello di Buonabitacolo, continuando con la SP 430, prima in piano, poi in salita alla base dei profondi canaloni che scendono dal monte, per 35 minuti 36 km tra fitti boschi.
Poi d’improvviso, la vista si apre sul blu con bellissimo colpo d'occhio sull'ampio Golfo di Policastro e da qui ancora 8 km la SP 19 ci porta a Roccagloriosa, Centro Agricolo, con qualche attività piccolo industriale (detersivi, alimentari, legno) di origine medievale, raggruppato su uno sperone roccioso.

ROCCAGLORIOSA

Regione: Campania
Provincia: Salerno SA
Altitudine: 430 m slm
Superficie: 40,56 km²
Abitanti: 1.640
Nome abitanti: Rocchetani, Rocchesani o Roccaglorensi
Patrono: San Giovanni Battista (24 giugno)










GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Un Borgo semplice ma ricchissimo di storia millenaria, arte, tradizioni e voglia di vivere, ricco di cultura e umanità.
Centro Agricolo circondato da alture boscose, ai bordi del Parco del Cilento e Vallo di Diano, è un vero e proprio “balcone” sulle valli dei fiumi Mingardo e Bussento, da cui si domina uno spettacolare panorama che va da Palinuro al Golfo di Policastro.
Ricco di storia e cultura, riveste un ruolo notevole nella storia dell’intero Cilento.
Strade tortuose e scalinate, i sotterranei delle case scavate nella roccia, i muri di sostegno e di recinzione degli orti musulmani e dei piccoli spazi pubblici aperti al paesaggio. 
Si schierò con Annibale e fu distrutta varie volte nel corso della storia, in seguito alle differenti invasioni: dai Bizantini, dai Normanni, dagli Aragonesi ed Angioini, dai Mori e dai Borboni.
Roccagloriosa fu uno dei più antichi e più importanti Insediamenti Medievali del Basso Cilento. 
Il paese fu primariamente costruito attorno al Castello con annessa piccola Cappella dedicata alla Vergine Gloriosa da cui il nome di Roccagloriosa. 
Area di Monachesimo, vi fu fondato un Monastero Cistercense e fu Feudo sotto Federico II.
Si stabilirono nella zona Soldati Bulgari che si integrarono a tal punto da lasciare la propria testimonianza topografica nel nome di centri abitati (Celle di Bulgheria) ed orografici (Colle di Bulgheria).


ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

La tradizione popolare vuole che il nome di Roccagloriosa sia il composto del latino Rocca (-ae) e Gloriosa.
Il primo termine, sta ad indicare la collocazione strategica del paese, per secoli una Roccaforte; il secondo, sottolinea la venerazione per la Gloriosa Maria di Nazareth, Madre di Dio.

Attestato nel “Catalogus Baronum” (anni 1150-1168) «De Rocca Gloriose», poi anche in anni 1308-1310 «Castro Rocce Gloriose», il toponimo è un composto di ROCCA e dell'aggettivo “gloriosa”, che sarebbe dovuto «ad un'immagine della Madonna nella Chiesa del suo Castello».


TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Piccolo paese del Cilento, si trova incastonata in una Valle, formata dai Fiumi Mingardo e Bussento, a ridosso del Monte Bulgheria, a poca distanza dal Comune di Celle Bulgheria. 
Strade tortuose e scalinate, i sotterranei delle case scavate nella roccia, i muri di sostegno e di recinzione degli orti musulmani e dei piccoli spazi pubblici aperti al paesaggio. 
Qui i vicoli stretti, le ripide scalinate e i sottopassi voltati che caratterizzano l'impianto del centro storico spuntano all'improvviso in punti panoramici dai quali ammirare sorprendenti scorci paesaggistici sul golfo di Policastro, sul monte Bulgheria e sulle valli del Mingardo e Bussento.
L'abitato è scandito da originali elementi architettonici e raffinati portali in pietra scolpita, espressione di illustri personaggi feudali che abitavano i palazzi baronali e nobiliari del paese, ancora ben conservati, ai quali spesso erano connesse Chiese e Cappelle private.
Con la sua piccola Frazione di Acquavena, è inserita nel Territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità nel 1998.

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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici, Storici, Archeologici, Naturali)

Il percorso parte da Piazza del Popolo, vera e propria terrazza mozzafiato affacciata sul Golfo di Policastro e sul maestoso Monte Bulgheria. Lasciata la Piazza si intraprende la passeggiata nei vicoli stretti verso i Portali di Casa Saia, di Casa Guida e del Portale dell'antico complesso che costituiva il Palazzo De Caro.
Salendo di quota attraverso le ripide scalinate in pietra, si arriva ai Palazzi De Curtis e Marotta e infine ai ruderi del Castello, edificato sulla cima più alta del paese, con annessa Cappella dedicata alla Vergine Gloriosa Madre di Dio.

Qui il panorama è sorprendente, si dominano le Vallate del Fiume Mingardo e del Bussento a tutto tondo e, senza soluzione di continuità, lo sguardo può spingersi dalla Costa Calabra al mare di Palinuro e dal Monte Bulgheria al Cervati. Ritornando nel Centro Abitato, non può mancare la visita al Palazzo La Quercia, realizzato nella seconda metà 1400, come Convento e trasformato in Palazzo Signorile. Qui è conservato un'importante dipinto che si inserisce nella Cultura Figurativa Lucana. Continuando la visita ai Portali di Casa Falco, di Palazzo Pappafico, di Casa Perilli, di Palazzo Prota e di Palazzo Cavaliere, la passeggiata si conclude al Palazzo e Portale Balbi con il prezioso e raffinato Portale in pietra, con i suoi fiori e i disegni geometrici scolpiti, che esprime l'importanza dei popoli che hanno abitato Roccagloriosa.
Come tutti i piccoli Comuni italiani, anche Roccagloriosa, è stata patria di numerose Famiglie Nobili, sorte lungo la storia di invasioni, il Feudalesimo, il Medioevo.
Ogni famiglia ha lasciato una propria testimonianza di bellezza architettonica, attraverso la quale si può leggere la potenza di ognuna, il gusto, e leggere la storia del paese stesso.

Tra vicoli stretti e stradine tortuose, Roccagloriosa racchiude molte chiese e cappelle, testimonianze di una ricca tradizione religiosa e spirituale e di un importante patrimonio architettonico, artistico e culturale.

Architetture Religiose

Chiesa di San Giovanni: costruita nell'anno 1000. All'interno 8 altari con stemma delle Famiglie Gentilizie che ne avevano il Patronato. 
La Cripta ospitò i defunti fino al 1831.
Chiesa della Gloriosa: costruita nel 412, è la Chiesa più antica del Comune, dedicata alla Gloriosa Madre di Dio. Fu distrutta dai francesi nel 1806 e nel 1848 da un terremoto.

Il Sentiero Capitenali - La Scala è incastonato in  un paesaggio che spazia dall'imponenza della Montagna del Bulgheria al Golfo di Policastro.
Oltre alle bellezze naturalistiche, il percorso permette di raggiungere la Necropoli di Fistelia, Città Lucana di antico splendore.
Camminando, attraverso un tracciato facilmente percorribile, in quanto, privo di difficoltà di sorta e caratterizzato da un fondo regolare, a seguito dell'intervento con P.S.R. Campania, che ha provveduto a metterlo in sicurezza, conservando inalterata l'integrità dei luoghi, mediante l'uso di materiali ecocompatibili, quali il legno, la pietra, che si sono integrati perfettamente all'ambiente naturalistico senza stravolgerlo.
Il visitatore si troverà, quindi, immerso nella vegetazione tipica della macchia mediterranea ed allietato dalla frescura degli ulivi secolari e dal profumo delle ginestre e del mirto. 
Potrà sostare lungo il sentiero, ammirare i Terrazzamenti con muretti a secco e godendo della pace circostante ristorarsi all'acqua  della Fontana di San Nicola.
Il percorso, per la sua conformazione, è una passeggiata adatta anche a famiglie con bambini, anziani e portatori di Handicap.

Siti Archeologici

La parte centrale dell’Abitato Antico di Roccagloriosa era situato lungo la pendice occidentale del Monte Capitenali, che venne poi chiuso da una Cinta di Fortificazione nel corso del 400 a.C. per meglio difenderla.
Oggi la metà a Sud del crinale è attraversata dalla strada che collega il Rione di Rocchetta con la Necropoli, situata in località “la Scala”, immediatamente esterna alla succitata Cinta Muraria, proseguendo poi fino al Pianoro centrale.
I materiali sinora rinvenuti, fanno risalire fino dal Neolitico la frequentazione di quest’area, come testimoniato da lame di selce, databili tra il V ed il IV millennio a.C., con presenze rilevanti anche nell'Età del Bronzo, circa il II millennio a.C.; sono state poi ritrovate abitazioni di tipo probabilmente stagionali, databili per l'Età del Ferro, intorno al 800-600 a.C., rinvenute nella zona di Carpineto e del Pianoro centrale.
Per vedere importanti sviluppi insediativi, si dovrà però risalire alla metà del 500 a.C., così come testimoniano le Case a pianta rettangolare ritrovate sul Pianoro centrale.
In termini Funerari, ritroviamo la “principesca” Tomba 6, la più antica della Necropoli, in località la Scala, risalente alla fine del 500 a.C. riportante un eccezionale corredo di bronzi di produzione Etrusco-Campana.
Grazie agli Scavi Archeologici che si sono susseguiti dal 1982 al 1991, da parte di una Missione Archeologica, sostenuta dall'Università di Alberta in Canada, si è potuto documentare, sia la Pianta Generale del Centro Abitativo, sia quello dei principali Nuclei Insediativi.
All’interno dell’Area Fortificata, le abitazioni sono disposte in maniera regolare, come per “isolati”, ed alcune, sia dell’Acropoli che della Città bassa, vengono erette intorno a Cortili, costituiti da grandi basoli di pietra, per una superficie compresa tra i 35 e i 60 m², e qui si ritrovano piccoli Sacelli destinati a raccogliere i resti delle offerte ad i “Sacra Gentilicia”, cioé dei culti familiari.
Il ritrovamento di Armi, come ad esempio l’impugnatura bronzea recante un’iscrizione “DE mosion” cioè “del popolo”, oppure “pubblico”, lascia ipotizzare la presenza di una sede a scopo di riunioni collettive, in cui venivano depositati oggetti di particolare valore simbolico.
E’ stato poi ritrovato un frammento di Tavoletta Bronzea con iscrizione in lingua “Osca”, idioma Sannitico, scritta in una variante dell’Alfabeto Greco, che riporta alcune “Leggi” istitutive della Vita Civile ed Amministrativa, confermando l’alto livello Organizzativo e Sociale a cui era arrivato l’Insediamento.
Di particolare rilievo, è la menzione frequente su questa Tavoletta, del termine “Meddes”, il “Magistrato”; l’aggettivo “Touteikais”, derivante da “touta”, che indica lo “Stato” o la “Città Stato”, ma che, in questo caso, assume più il termine di “pubblico”; ed infine, il termine <t>anginoud, ablativo del termine Osco per “deliberato”, stante ad indicare la probabile presenza di un “Organismo Assembleare”.

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Roccagloriosa - Parco archeologico

La Città di Leo fu costruita dai Sibariti, sopravvissuti alla distruzione della loro città da parte di Crotone, a controllo di un vasto territorio gravitante sulla media e bassa valle del Mingardo e del Bussento, su un falsopiano protetto dal Monte Capitenali e da una poderosa Cinta Muraria in calcare che circonda il Pianoro per 1,2 km.
Qui sono stati ritrovati i resti dell'unica testimonianza archeologica finora conosciuta di un insediamento stabile Osco-Lucano (500 a.C.).
Le più antiche testimonianze di una prima frequentazione del sito risalgono già al II millennio a.C., ma un vero e proprio insediamento comincia a formarsi solo a partire dal 500 a.C., sulla cresta dei Capitanali, conoscendo poi un significativo sviluppo in età lucana tra il 400 e il 300 sec. a.C.
A questo periodo risalgono infatti l'Abitato, la Cinta Muraria e l'Area delle Necropoli.
L'Abitato Lucano conserva, fin al suo declino, una organizzazione per nuclei separati.
Fra questi spiccano il nucleo del monumentale Pianoro Centrale, costituito da isolati disposti ai 2 lati di una strada acciottolata, e una grande Abitazione Signorile, organizzata intorno a un Cortile centrale basolato, circondato da Portici almeno su 3 lati.
Un'Edicola, localizzata nel cortile, ha restituito statuette in terracotta e offerte votive, che rappresentano la testimonianza dello svolgimento dei Sacra Gentilicia (culti familiari).
Il sito fu sede, quindi, di un importante Insediamento lucano, del quale la ricerca archeologica ha riportato alla luce le Fortificazioni, parte dei Quartieri di Abitazione e delle Necropoli.
Si possono ammirare le Mura di Cinta e ben 34 Tombe. Risalgono al 500 a.C. i resti di una Tomba trovati in Contrada "La Scala", con un ricco corredo e 2 Vasi di bronzo di provenienza Etrusco-Campana.
La Floridezza Economica del luogo è documentata dal ritrovamento di Gioielli d'alta oreficeria: fibule, bracciali, anelli, collane.
Anche pregevoli esemplari di Ceramica dipinta a figure rosse, riflettono la molteplicità dei rapporti economici e culturali tenuti dalla Comunità con altri centri.
Resti di Ville d'Età Imperiale rinvenute in varie Contrade, inoltre, attestano l'importanza agricola dell'area, fino a circa il 200 d.C.

In Località Vanzi, 2 km circa dall'Abitato, sono i Resti di un Centro Antico dal nome sconosciuto, di cui sono stati messi in luce tratti della Cinta Muraria, e avanzi di Abitazioni del 400 a.C.. 
In Località Scala sono state restaurate 3 Tombe a camera dello stesso periodo, di cui una con copertura a spioventi.

ANTIQUARIUM. 2 sono i Musei Archeologici di Roccagloriosa, quello che ha sede nell'edificio, che in passato fu sede del Municipio, si trova una sezione dell'Antiquarium, che ha la sua Sede principale in Via Borgo Sant'Antonio al N. 32 (clicca qui per andare al sito web); l'altro intitolato ad Antonella Fiammenghi, che si trova a Piazza del Popolo.
Il Museo del piccolo Centro Cilentano, custodisce numerosi reperti archeologici Lucani risalenti al 400 e al 300 a.C., ritrovati nell'Area del Complesso Abitativo è nella Necropoli Monumentale. 
Custodisce interessantissimi Corredi Funerari, manufatti in oro, argento e bronzo e gioielli in oro di straordinario valore e manifattura, come la collana con pendenti ed il bracciale intrecciato con serpenti.


Inoltre, esiste un Museo dell'Olio presso l'ex Frantoio Santissimo Rosario


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ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO

Torroncini degli Sposi, dolce della tradizione di Roccagloriosa che veniva offerto in occasione dei ricevimenti di matrimonio.


TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
(Con il termine «Folklore» si intende l’insieme degli usi, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggi di un popolo; insomma gli aspetti più caratteristici e suggestivi della vita di una Comunità)

Particolarmente suggestive sono le tradizionali Processioni del Sabato Santo delle Congreghe del Santissimo Rosario e del Santissimo Sacramento: l'emozione della folla segue le statue del Gesù Morto e della Madonna Addolorata per le vie del centro storico, accompagnandole all'incontro sul Calvario in un'atmosfera di profondo misticismo.

Questa Processione, esempio unico di "Sacra Rappresentazione", conserva traccia di una teatralità popolare antica dove le vie sono il palcoscenico e gli attori sono tutti gli abitanti del paese.


La Rocca delle Arti

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Concorso Letterario Roccagloriosa


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STORIA

Nel 300 a.C. la città parteggiò con Annibale contro Roma, e più tardi, la fondazione di una Colonia Latina a Paestum, decretò la rovina di Rocca che rimase però come Centro Agricolo. 
Fu distrutta varie volte nel corso della storia, in seguito alle differenti invasioni: nel 550 d.C. dai Bizantini, nel 1100 dai Normanni, nel 1330 dagli Aragonesi e Angioini nel 1600 dai Mori e nel 1800 dai Borboni.
Rocca fu uno dei più antichi e più importanti Insediamenti Medievali del Basso Cilento. 
Il paese fu primariamente costruito attorno al Castello (500 d.C.) con annessa piccola Cappella dedicata alla Vergine Gloriosa da cui il nome di Roccagloriosa. 
Il primo Centro Abitato dell’attuale Roccagloriosa, nacque sulla rupe del Monte San Giacomo, oggi conosciuta dai più come “le Chiaie”, una collina situata a Valle dell’attuale Centro Abitato, dove oggi vi è localizzato il Sito Cimiteriale.
Sulla Collina “Le Chiaie” sono stati ritrovati reperti databili all'Età del Bronzo, mentre, testimonianze più importanti risalgono all'Età del Ferro (800-600 a.C.), in cui nella zona si sviluppò un insediamento stagionale. 
A partire dal 600-500 a.C. questo piccolo paese può vantare una presenza sul territorio, con un popolo, i Lucani, che raggiunse il suo massimo sviluppo intorno al 300 a.C., così come testimoniano i numerosi reperti archeologici ritrovati.
A partire dal 500 a.C. si sviluppò un Abitato, formato da Case a pianta rettangolare allungata, posate su uno zoccolo di pietra.
Dal 400 al 300 a.C., si costituisce un Perimetro Difensivo dell'Abitato, una Cinta Muraria costruita con blocchi di calcare, che lascia all'esterno la Necropoli. 
All'interno della Cittadina, così Fortificata, le Abitazioni si dispongono in isolati rettangolari.
Su un frammento di Tavola Bronzea, rinvenuto durante gli Scavi Archeologici, databile al 400-300 a.C., è stato ritrovato uno Statuto riguardante l'Ordinamento Istituzionali Civile dell'Antica Cittadina, testimoniando quindi una notevole complessità della Vita Civile ed Amministrativa del Popolo dei Lucani.
Il primo Centro Abitato di "Orbitania", venne distrutto dai Crotonesi, così come testimonia una lapide del 1842 e nel 100 a.C., i profughi superstiti alla distruzione, migrarono più ad Est, verso un falso piano da cui era possibile osservare tutto il Golfo di Policastro denominato i "Capitenali"; eressero un nuovo insediamento, non lontano dal primo, su un costone di roccia chiamato Armo.
L'insediamento si chiamò Patrìzia (il nome Patrizia, derivò dalla presenza sul territorio del Governatore Patrizio Romano, mandato da Roma per controllare e mantenere il popolo fedele all’Impero ed al suo dominio), l'odierna Rocchetta, cittadina che visse fino al 300 d.C., alla fine del quale, il Generale Stilicone, di ritorno dalla Grecia, dove aveva inseguito i Goti, sbarcò con i suoi soldati nel Golfo di Policastro, trovando la zona, adatta per l'accampamento delle sue truppe, che si diedero al saccheggio e alla distruzione degli abitati vicini, e gli abitanti di Patrizia, furono costretti a fondersi col nucleo originario: da questa unione, nacque un nuovo insediamento, intorno ad una Chiesetta dedicata alla Madonna, zona ancora oggi chiamata Rocca.
Infatti, alcuni soldati del Generale Stilicone, che avevano militato prima negli Eserciti di Teodosio e poi nelle fila di Onorio, entrambi Imperatori Romani di Religione Cristiana, seguendo questa Religione, edificarono poco lontano da Patrizia, su di un altro Colle, una Chiesetta dedicata al culto della «Gloriosa Madre di Dio Benedetto», ed attorno ad essa costruì il piccolo centro abitato.
Negli anni che seguirono, nuove Guerre e Distruzioni si susseguirono flagellando queste terre e le loro genti.
Nel 500, in seguito alle invasioni Bulgare, presso la Rocca venne costruito un Castello, e si costituirono gli Abitati di Aquavena, Celle Bulgheria e Rocchetta.
Dopo la sconfitta dei Goti ad opera dei Generali Greci Narsete e  Belisario, avvenuta nell’anno 533, molti Soldati Bulgari decisero di non fare ritorno presso le loro sedi, e stabilirsi nelle vallate.
Da questi insediamenti il primo nucleo abitato a nascere fu "Acquavena", attuale Frazione del Paese, e poi si sviluppò "Celle", attualmente "Celle di Bulgheria", un Comune limitrofo; ma il gruppo più numeroso si stabilì a Patrizia, intorno al Castello che, nel frattempo, era stato edificato; costruirono le loro case che poi circondarono con mura difensive, dando così i natali a “Rocca”, completato dal termine “Gloriosa” derivato dal culto religioso, praticato nella Chiesetta sovrastante il Centro Abitato.
Nel 590, fu conquistata dai Longobardi, che ingrandirono il Castello.
Come già nel l secolo, durante il 700 e l'800, gli Abitati furono oggetto di numerose e violente scorrerie da parte dei Saraceni.
Solo quando nel 900, queste cessarono del tutto, iniziò il periodo storico del “Monachesimo”, con un florido periodo, in cui i Monaci poterono stabilirsi in particolar modo nella zona del “Mercurion”, situato tra Puglia e Basilicata.
In questo tempo, fuori dalle Mura di Roccagloriosa, venne eretto il Monastero Benedettino di "San Mercurio", che nel 1100, verrà destinato ad accogliere le Monache Cistercensi.
Notizie storiche certe del Borgo di Roccagloriosa si hanno a partire dal 1200, quando Ruggero D’Apolla, prima, e Matteo Mansella, poi, vengono nominati “Castellani”, quando il Borgo, diventa uno dei «Castra Exempia» (sono un elenco dei Castelli (Castra) Demaniali (definiti exempta) del Regno di Sicilia che l'Imperatore Federico II, con Decreto Imperiale del 5 ottobre 1239, emanato a Milano, ritenne di gestire direttamente dalla propria Curia) di Federico II di Svevia, e se ne riservava l'affidamento direttamente alla Casta Regnante.
In seguito il piccolo Feudo passò sotto i “Sanseverino”, poi ai “Carafa” nel 1500, ai “Capece”, ed infine, ai “D’Afflitto”, famiglie nobiliari ed aristocratiche, il cui dominio è ancora oggi testimoniato dai numerosi Palazzi Nobiliari di cui è costellato il Borgo.
In Epoca Moderna, il Castello dovette subire il saccheggio delle Truppe Napoleoniche, il 3 agosto 1806; fu incendiato e devastato, per poi essere demolito negli anni 1950.

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SANTO PATRONO

Giovanni detto il Battista (in ebraico: יוחנן המטביל‎; in greco Ιωάννης ο Πρόδρομος, "Giovanni il Precursore"; in greco antico: Ἰωάννης ὁ βαπτίζων; in latino: Ioannes Baptista; regno di Erode, fine I secolo a.C. - Macheronte, tra il 29 e il 32 d.C.), è stato un asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea.

Giovanni Battista, in ambito Cristiano chiamato Yūḥannā, venerato da tutte le Chiese Cristiane e considerato Santo da tutte quelle che ammettono il culto dei Santi, è una delle personalità più importanti dei Vangeli.
Secondo il Cristianesimo, la sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l'opera di Gesù Cristo; insieme a quest'ultimo, Giovanni Battista è menzionato 5 volte nel Corano col nome di Yahyā b. Zakariyyā, come uno dei massimi profeti che precedettero Maometto.
Infine Giovanni il Battista nella Religione dei Mandei, con il nome di Iahia Iuhana, viene considerato il più grande di tutti i Profeti.


Moltissimi sono i patronati, di cui ricordiamo i più importanti:

Per via dell'abito di pelle di cammello, che si cuciva da sé e della cintura, è patrono di sarti, pellicciai, conciatori di pelli.
Per l'agnello, dei cardatori di lana.
Per il banchetto di Erode che fu causa della sua morte, è patrono degli albergatori.
Per la spada del supplizio, di fabbricanti di coltelli, spade, forbici.
Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta (S.M.O.M.).
Patrono della Contrada del Leocorno di Siena.
San Giovanni Battista, col titolo di decollato, è il patrono delle Confraternite che assistevano i condannati a morte, ed il protettore dei Santi Martiri decollati.
In Sicilia è patrono dei compari e delle comari di battesimo in ricordo del Battesimo di Cristo.
Invocato, contro le calamità naturali quali terremoti, temporali ecc. in Sicilia e specie a Chiaramonte Gulfi in tali occasioni si recita il Rosario di San Giovanni in dialetto seguito dalla Giaculatoria «San Giuvanni Santu 'Granni, Libiratici ri priculi e ri danni».
Patrono della città di Formia 
(LT) nel Lazio, dove è protettore dei naviganti ed anche di Pozzallo (RG), in Sicilia.
Per quanto dal 1700 fino alla prima metà del 1900, la fede Cattolica romana fosse dichiarata non compatibile con i principi massonici, dal 1700 è consuetudine per le logge della Massoneria di Rito Scozzese compiere un rito di elogio a San Giovanni Battista, che secondo la tradizione morì come Gesù all'età di 33 anni. 
La Festa del Battista ricorre il 24 giugno, giorno vicino al solstizio d'estate (20 o 21 giugno) nel quale il sole è al culmine nell'apogeo e complementare a questa consuetudine è quella di ricordare Giovanni Apostolo ed Evangelista, la cui festa ricorre il 27 dicembre, giorno vicino al solstizio d'inverno (21 o 22 dicembre, pochi giorni prima del Natale). 
Nel simbolismo ermetico, i solstisti rappresentano porte aperte per gli uomini fra mondo terreno e mondo ultraterreno: d'inverno, verso l'alto, con la preghiera di auspicio della Luce, e d'estate verso il basso, con la fioritura e la maturazione dei frutti della terra, che completano l'attuazione del ciclo biologico.

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COME RAGGIUNGERE Roccagloriosa

In AUTOMOBILE

Uscendo dall'A1 Autostrada del Mediterraneo, al Casello di Buonabitacolo, continuando con la SP 430, prima in piano, poi in salita alla base dei profondi canaloni che scendono dal monte, per 35 minuti 36 km tra fitti boschi.
Poi, ancora 8 km con la SP 19 che ci porta a Roccagloriosa. 


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