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Veneto: Vo' e il primo campo di concentramento italiano


Vo' (con e senza accento, talvolta con l’aggiunta di "Euganeo) è un Comune italiano della Provincia di Padova (PD) in Veneto, posto sul versante Ovest dei Colli Euganei, fa parte del Parco Regionale dei Colli Euganei

Detiene il record del nome di Comune italiano più corto (2 lettere), insieme ad altri 2 Comuni: Ne (Genova GE) e Re (Verbano-Cusio-Ossola VB).

Situato a 26 km a Sud-Ovest di Padova, il centro sorge sul luogo di un antico guado sul Canale della Nina, che segnava il confine con il territorio Vicentino e fu, durante il dominio Veneziano, Nodo Commerciale e Scalo Fluviale.

Siamo ai piedi dei Colli Euganei, cosa che fa sì che spesso venga aggiunto al nome la specifica “degli Euganei”.
Partendo da Padova, si può raggiungere tramite la SP 38 con la quale si costeggiano gli Euganei giungendo in km 30,3 e 36 minuti; in alternativa, dopo aver percorso la pianura fino agli Euganei, un itinerario molto più affascinante che attraversa gli Euganei con la SP 89 percorrendo in 47 minuti un itinerario di 30,2 km.
Percorrendo il secondo, dopo la pianura si arriva alle falde orientali della zona collinare e si attraversa prendendo per la via Euganea Praglia, passando per Bressano, Treponti, Villa, poi un tratto a ghirigori e si traversa Teolo.
Dopo Teolo si prosegue sulla carrozzabile per Vo che si insinua nella pittoresca gola del Rio Zovon, passata anche Zovon, frazione del Comune di Vo, si lascia a destra la strada per Bastia e si piega verso Sud (ad un trivio, prendere la strada di mezzo), arrivando a Vo Centro, sede del Comune di Vo.
Proseguendo, si raggiunge un quadrivio da dove, a destra, si stacca a destra una carrozzabile che in 1 km porta a Vo Vecchio, l’antica Vadum, con la Villa Venier, poi Emo Capodilista.

VO'
Regione: Veneto
Provincia: Padova PD
Altitudine: 19 m slm
Superficie: 20,37 km²
Abitanti: 3.305
Nome abitanti: Vadesi
Patrono: San Lorenzo martire (10 agosto)
Diocesi: Padova










 

GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Territorio sulle Rive del Canale Bisatto, da cui deriva il nome di Vo', da Vadum inteso come “guado” riferito agli intensi traffici fluviali del passato.
Immerso nella bellezza dei Colli Euganei, delle Ville Venete e nella tristezza del ricordo di un recente passato che ne macchiò la storia e la memoria.
Il Comune di Vo' ad Ovest del Parco Regionale dei Colli Euganei, ne fa parte integrante nel raccordo tra Pianura e Collina, caratterizzato da ampi e dolci pendii coltivati, dove Ulivi Frutteti e Vigneti sono parte del paesaggio, adagiato nel fianco verde del Monte Venda e nel profumo della campagna resa prolifica dal territorio vulcanico.

ORIGINE del NOME 
(Toponomastica)

Il Toponimo Vo riflette il latino VADUM "guado", Vadum Romana "Porto Fluviale", era infatti un importante luogo di commercio e di scambi sull'Adige.
Il fiume infatti si biforcava poco a monte di Este ed il suo ramo secondario circuiva tutto il massiccio dei Colli Euganei, lambendo il Monte della Madonna per dirigersi verso Bovolenta dove si riuniva al ramo principale per defluire poi nell'Adriatico.

Attraverso va(d)o » vao; da notare che talvolta, vadum può avere anche il significato di "macero per lino e canapa" (almeno nel Veneto), come attestano documenti medievali.

TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Il Comune di Vo' Euganeo è disposto nel versante Ovest dei Colli Euganei lungo il Monte Venda, considerato il più alto di tutta la zona, fino alle Rive del Canale Bisatto, da cui deriva il nome di Vo', da Vadum inteso come “guado” riferito agli intensi traffici fluviali del passato.
Il Comune di Vo' delimita ad Ovest il Parco Regionale dei Colli Euganei, nel raccordo tra Pianura e Collina ed è caratterizzato da ampi e dolci pendii coltivati a Vigneto e dalle numerose aziende agrituristiche.


La porzione più elevata del suo territorio comprende anche la cima del Monte Venda (601 m. slm), la più alta degli Euganei.
In Vo' sono ancora attive Cave di Trachite, la cui pietra dalle diverse colorazioni (grigio, azzurrino, verde o con striature di marrone), insensibile all'azione disgregatrice degli agenti atmosferici, fu usata nell'antichità per colonne, pavimentazioni, gradinate, rivestimenti; ora viene usata spesso come elemento ornamentale che assurge quasi a vera opera d'arte per mano degli artigiani scalpellini che a volte sa elevarsi al livello ed alla dignità dello scultore.


ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

Vò Vecchio fa parte del Comune di Vo', dista 1,82 chilometri dal medesimo Comune di Vo', e sorge a 14 metri sul livello del mare.

Il complesso della
Cinquecentesca e Monumentale Villa Contarini Giovanelli Venier a Vo' Vecchio (PD) rappresenta uno dei più alti esempi, ormai rari, di Urbanistica organizzata su un impianto di una Villa Veneta nell'Entroterra Padovano.



Villa Contarini Giovanelli Venier dal 3 Dicembre 1943 al 17 Luglio 1944 è stata Campo di Concentramento di Cittadini Ebrei, deportati poi al campo di concentramento di Auschwitz.
Nel Dicembre 1943 la Villa Vadese ai margini dei Colli Euganei fu requisita dai Repubblichini di Salò e utilizzata come Campo di Concentramento degli Ebrei delle Province di Padova e Rovigo: da allora, per circa 7 mesi, fino al Luglio 1944, nel Campo di Vo', uno tra i 35 del Veneto, vennero detenute fino a 60 persone, arrestate in ottemperanza alla circolare del 30 novembre 1943 emessa dal Ministro degli Interni della Repubblica di Salò Buffarini Guidi.




Il 17 luglio 1944 il Campo fu smantellato ed i 47 ebrei allora presenti, 21 maschi e 26 femmine, vennero prelevati dai Tedeschi, incarcerati a Padova, e trasferiti poi alla Risiera di San Sabba a Trieste ed infine, stipati in Vagoni Merci, tradotti nel Campo di Lavoro e di Sterminio ad Auschwitz-Birkenau in Polonia.
Soltanto 3 di essi sopravviveranno, tutte donne: Ester Hammer, Bruna Namias e Sylva Sabbadini.
Il Campo di Concentramento di Vo’ fu così piccolo che se ne può raccontare la storia totale, persino Nomi e Cognomi non soltanto di tutti i Detenuti ma anche della maggior parte dei (pochi) Carcerieri.
Una dettagliata memoria scritta sulle vicende del campo, dalla sua istituzione al suo smantellamento, fu redatta dall'allora Parroco, Don Giuseppe Raisa, ed è conservata presso l'Archivio Parrocchiale di Vo' Vecchio.

Agli inizi degli anni 1950 la Villa è divenuta proprietà del Comune di Vo'.
Il 17 luglio del 2001, all'esterno del Palazzo, venne collocata una Lapide che riporta i nomi dei 47 Ebrei qui imprigionati
Nel 2006 il Comune ha avviato un progetto di recupero volto a dare all'Edificio "un uso Pubblico di tipo Culturale" che tenga conto del fatto che:

«Villa Contarini Venier è anche un luogo della memoria dell’Olocausto e tale dovrà rimanere per le future generazioni, indipendentemente dalla sua destinazione funzionale; per questo in particolari punti di passaggio saranno collocati segnali di memoria per ricordare i cittadini ebrei che qui sono mestamente passati ed il loro sterminio»

Così
dopo un importante restauro, nel 2012 la Villa è tornata al suo antico splendore diventando Sede del Museo della Shoah e del Paesaggio.
Il Percorso Museale di Villa Contarini Giovanelli Venier a Vo’ Vecchio, oltre la visita alle varie Sale Affrescate e Decorate, prevede il Museo della Shoah (o Luogo della Memoria della Shoah), che si trova al Piano Terra e presenta i resti delle Cucine utilizzate dagli Internati Ebrei con pannelli che descrivono il dramma da loro vissuto e un’Esposizione di Documenti a Memoria della Terribile Storia della Shoah (tra cui il il «Cronicon» Parrocchiale, piccolo Diario scritto dal Parroco di Vo’), il Museo del Paesaggio, situato al Piano Nobile con una ricca Esposizione di copie di Antiche Mappe del Territorio, mentre il Secondo Piano è dedicato all’Allestimento di Mostre Temporanee.

Info
Tel +39 049 9940027
info@museovillavenier.it
www.museovillavenier.it


ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO
(In questa sezione sono riportate le notizie riguardanti prodotti agroalimentari riportati poi nelle ricette dei primi e dei secondi piatti e dei dolci)

Le numerose Aziende Vitivinicole di Vò Euganeo producono ottimi Vini, tra cui molte etichette insignite di prestigiosi riconoscimenti e denominazioni certificate. Tra le eccellenze primeggia il Fior d'Arancio o Fior d'Arancio DOCG, ma la gamma di Vini Bianchi e Rossi prodotti nel territorio è davvero vasta - Trevenezie IGT - Prosecco DOC - Valpolicella IGT - Vigneti della Serenissima o Serenissima DOC - Colli Euganei DOC - ed è in grado di stupire anche gli intenditori più esigenti.
Le Cantine, oltre alla vendita diretta, propongono degustazioni guidate e visite alle proprie aziende, offrendo la possibilità di conoscere da vicino la produzione vitivinicola.


STORIA

Il luogo, nel Medioevo, diede origine alla nobile famiglia dei "DA VO'" che vi possedeva un Castello; un altro Castello, dei Maltraversi, sorgeva in località Castellaro, ma non ne resta che qualche scarsa rovina.
Nel 1600 la Serenissima Repubblica di Venezia, attraverso la famiglia dei Contarini fece erigere il Centro Abitato di Vo' Vecchio che fu sede del Comune fino al 1900.
Nel 1902 per ragioni logistiche gli Uffici Comunali furono trasferiti a Vo' Centro, nuovo Capoluogo e sistemati nella Ca' Erizzo dove si trovano tutt’ora.
Il primo marzo 1933 per disposizione della Giunta Provinciale di Padova, quello che prima era chiamato Ca' Erizzo, si chiamò semplicemente Vo'.

Le Frazioni sono Boccon, Cortelà, Vo' Vecchio e Zovon di cui a Padova si trovano documenti antichi che ne parlano prima dell'anno 1000.
A Zovon fu scoperta una Lapide Romana che indicherebbe l’origine del nome del paese derivante da un Tempio dedicato alla dea Giunone.
Mentre il dio Bacco, da cui trasse il nome, sarebbe stato il Protettore di Boccon nel quale fin da Età remote è coltivata la Vite.
«Curtis-lata», cioè “Corte grande” era la denominazione antica di Cortelà, il cui territorio offre panorami stupendi.
Vo' Vecchio è un piccolo centro, che rappresenta uno dei più alti esempi di Urbanistica organizzata sull'impianto di una Villa Veneta, Villa Contarini, poi Venier, da cui prese il nome, successivamente passata agli Emo Capodilista per divenire, infine, proprietà Comunale.
L'amenità dei luoghi ha favorito il sorgere di alcune Ville che arricchiscono il Patrimonio Artistico del Comune: Villa Ca' Paruta del 1400, Villa Venier del 1600, Villa Ferro Ca' Lando del 1400, Villa Sceriman del 1500, Ca' Morosini e Ca' Mariani del 1600.

SANTO PATRONO

Lorenzo (in latino: Laurentius; Huesca, 225 - Roma, 10 agosto 258) venerato Santo per la Chiesa Cattolica, è stato uno dei 7 Diaconi di Roma, dove venne martirizzato nel 258 durante la Persecuzione voluta dall'Imperatore Romano Valeriano.



Le notizie sulla vita di San Lorenzo, che pure in passato ha goduto di una devozione popolare notevole, sono scarse.
Si sa che era originario della Spagna e più precisamente di Osca, in Aragona, alle falde dei Pirenei.
Ancora Giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli Studi Umanistici e Teologici; fu qui che conobbe il futuro Papa Sisto II che lì insegnava, in quello che era, all'epoca, uno dei più noti Centri di Studi della Città e, tra quei maestri, il futuro Papa era uno dei più conosciuti ed apprezzati.
Tra Maestro e Allievo iniziarono quindi un'amicizia e una stima reciproche.
In seguito, entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma.
Quando il 30 agosto 257, Sisto fu eletto Vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di Arcidiacono, cioè di Responsabile delle Attività Caritative nella Diocesi di Roma, di cui beneficiavano 1.500 persone fra Poveri e Vedove.
Ma, al principio dell'Agosto 258, l'Imperatore Valeriano emanò un Editto, secondo il quale tutti i Vescovi, i Presbiteri e i Diaconi dovevano essere messi a morte:

«Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur»
(Tascio Cecilio Cipriano)

L'Editto fu eseguito immediatamente a Roma, al tempo in cui Daciano era Prefetto dell'Urbe: sorpreso mentre celebrava l'Eucaristia nelle Catacombe di Pretestato, Papa Sisto II fu ucciso il 6 agosto insieme a 4 dei suoi Diaconi e 4 giorni dopo, il 10 agosto, fu la volta di Lorenzo, che aveva 33 anni.
Non si è certi se egli fu bruciato con Graticola messa sul fuoco.

A partire dal 300, Lorenzo è stato uno dei Martiri più venerati nella Chiesa di Roma.
Costantino I fu il primo ad edificare un piccolo oratorio nel luogo del suo martirio che poi fu ampliato ed abbellito da Pelagio II (579-590).
Poi Sisto III (432-440) costruì una grande Basilica con 3 navate e l'Abside appoggiata all'Antica Chiesa, sulla sommità della collina dove Lorenzo fu seppellito; successivamente, nel 1200, Onorio III unificò i 2 edifici, che costituiscono la Basilica che esiste tutt'oggi.

Le vicende più note del Martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella «Passio Polychromì», di cui abbiamo 3 redazioni (400-600); che in questo racconto siano contenuti elementi leggendari è un dato di fatto, anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti, come quella di Ambrogio nel «De Officiis Ministrorum»
La prima menzione del 10 agosto come data del martirio risale alla «Depositio Martyrum», uno scritto dell'anno 354.

Per il Martirio di Lorenzo abbiamo la testimonianza particolarmente eloquente di Ambrogio nel «De Officiis Ministrorum», ripresa, in seguito, da Prudenzio e da Agostino d'Ippona, poi ancora da Massimo di Torino, Pier Crisologo, Papa Leone I, ed infine da alcune Formule Liturgiche contenute nei «Sacramentali Romani», nel «Missale Gothicum» e nell'«Ormionale Visigotico».
Ambrogio si dilunga, dapprima, sull'incontro e sul dialogo fra Lorenzo e il Papa, poi allude alla distribuzione dei Beni della Chiesa ai Poveri; infine menziona la Graticola, strumento del supplizio, rimarcando la frase con cui l'Arcidiacono della Chiesa di Roma, rivolgendosi ai suoi aguzzini dice: «Assum est... versa et manduca», "È cotto... girami e mangia".
Forse fu per via di questo passo che si diffuse, nel Medioevo, la credenza secondo cui il corpo del Martire fu fatto a pezzi e dato in pasto alla Plebe Pagana vittima di una Carestia.
Il Testo Ambrosiano del «De Officiis» così si esprime:

«205. San Lorenzo,... vedendo il suo Vescovo Sisto condotto al martirio, cominciò a piangere non perché quello era condotto a morire, ma perché egli doveva sopravvivergli.
Comincia dunque a dirgli a gran voce: "Dove vai, padre, senza il tuo figlio?
Dove ti affretti, o Santo Vescovo, senza il tuo Diacono? Non offrivi mai il sacrificio senza Ministro.
Che ti è spiaciuto dunque in me, o padre?
Forse mi hai trovato indegno?
Verifica almeno se hai scelto un Ministro idoneo.
Non vuoi che versi il sangue insieme con te colui al quale hai affidato il sangue del Signore, colui che hai fatto partecipe della celebrazione dei Sacri Misteri?
Stà attento che, mentre viene lodata la tua fortezza, il tuo discernimento non vacilli.
Il disprezzo per il Discepolo è danno per il Maestro.
È necessario ricordare che gli uomini grandi e famosi vincono con le prove vittoriose dei loro Discepoli più che con le proprie?
Infine Abramo offrì suo figlio, Pietro mandò innanzi Stefano.
Anche tu, o padre, mostra in tuo figlio la tua virtù; offri chi hai educato, per giungere al premio eterno in gloriosa compagnia, sicuro del tuo giudizio".»

«206. Allora Sisto gli rispose: "Non ti lascio, non ti abbandono, o figlio; ma ti sono riservate prove più difficili.
A noi, perché vecchi, è stato assegnato il percorso d'una gara più facile; a te, perché giovane, è destinato un più glorioso trionfo sul tiranno.
Presto verrai, cessa di piangere: fra tre giorni mi seguirai.
Tra un Vescovo e un levita è conveniente ci sia questo intervallo.
Non sarebbe stato degno di te vincere sotto la guida del maestro, come se cercassi un aiuto.
Perché chiedi di condividere il mio martirio?
Te ne lascio l'intera eredità.
Perché esigi la mia presenza?
I Discepoli ancor deboli precedano il Maestro, quelli già forti, che non hanno più bisogno d'insegnamenti, lo seguano per vincere senza di lui.
Così anche Elia lasciò Eliseo.
Ti affido la successione della mia virtù".»

«207. C'era fra loro una gara, veramente degna d'essere combattuta da un Vescovo e da un Diacono: chi per primo dovesse soffrire per Cristo.
Nel nostro caso nessun desiderio spingeva San Lorenzo se non quello d'immolarsi per il Signore.
E anch'egli, tre giorni dopo, mentre, beffato il tiranno, veniva bruciato su una graticola: "Questa parte è cotta, disse, volta e mangia".
Così con la sua forza d'animo vinceva l'ardore del fuoco»
(Sant'Ambrogio, «De Officiis Ministrorum», Libri Tres, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Editrice, Roma, 1977, pp. 148-151.)

La tradizione dice anche in maniera più precisa che a Lorenzo fu promessa salva la vita se avesse consegnato i Tesori della Chiesa entro tre giorni.
Il 10 agosto, quindi, Lorenzo si presentò alla testa di un corteo di suoi assistiti dicendo:

«Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono.»

Racconti più particolareggiati del Martirio di Lorenzo furono composti anche all'inizio del 500.
In essi furono collegati tra loro in maniera Romantica e totalmente leggendaria vari Martiri della via Tiburtina e delle 2 Catacombe di Santa Ciriaca e di Sant'Ippolito.
I dettagli dati in questi atti del Martirio di San Lorenzo e della sua attività prima della morte non possono essere considerati credibili.
Si racconta, secondo la tradizione, che un Soldato Romano che assistette al Supplizio - mediante Graticola posta su carboni ardenti - raccolse con uno straccio gocce di sangue e grasso mentre il Martire spirava, portandole al paese di Amaseno (FR) dove la Reliquia è tutt'ora custodita e ogni 10 di Agosto avviene il miracolo della liquefazione del Sangue di San Lorenzo (molto simile al sangue di San Gennaro).

Ma il racconto di Ambrogio non è compatibile con le informazioni che si hanno sulla Persecuzione di Valeriano; soprattutto il particolare della Graticola dà adito a seri dubbi: le narrazioni di Ambrogio e Prudenzio si baserebbero più su tradizioni orali che su documenti scritti.
È possibile che dopo il 258 siano sorte leggende su questo Diacono Romano molto venerato, e che i 2 autori si siano basati su di esse.

Ciononostante, non vi sono dubbi sull'esistenza del Santo, sul fatto e sul luogo del suo Martirio e sulla data della sua sepoltura.

Una Reliquia si trova nel paese di Amaseno, l'Ampolla del Sangue di San Lorenzo Martire che ogni 10 agosto si liquefà

Attributi: Graticola, Palma, Dalmatica
Patrono di: Diaconi, Cuochi, Librai, Bibliotecari, Pasticcieri, Vermicellai, Pompieri, Rosticceri e Lavoratori del Vetro.
Patrono: dello Sri Lanka, di Grosseto, Norimberga, Rotterdam, Tivoli, Rapino e molti altri luoghi; compatrono di Roma e Perugia.


COME RAGGIUNGERE Vo'

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