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Lombardia


Lombardia (lombar'dia in italiano; lombar'dia, lumbar'dia o lumbar'dea in lombardo) è una Regione italiana a Statuto Ordinario dell'Italia Nord-Occidentale, prefigurata nel 1948 e istituita nel 1970.

Ha il suo capoluogo nella Città di Milano e confina: a Nord con la Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni), a Ovest con il Piemonte, a Est con il Veneto e il Trentino-Alto Adige ed a Sud con l'Emilia-Romagna.

Una Regione per la quale Carlo Cattaneo (1801-1869) affermava «Questa terra per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale»

In cui la presenza umana sul territorio è caratterizzata da una forte concentrazione nella fascia pedemontana tra le Province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza e soprattutto Brescia e Bergamo e nella Città Metropolitana di Milano.
Questo territorio comprende più di 6,5 milioni di abitanti ed è caratterizzato da una fitta urbanizzazione che viene chiamata in modo metaforico la "Città Infinita". 
Inserita nella Pianura Padana che contribuisce alla stagnazione dell’inquinamento atmosferico, non può non presentare problematiche elefantiache, di inquinamento ambientale, uso e abuso del condizionamento d’aria e del riscaldamento, sanitarie e sociali. 

In genere le stagioni estive in pianura sono afose (a causa della molta umidità) e calde. 
La continentalità fa sì che la media delle temperature massime nel mese di luglio sia di 29 °C.

Gli inverni sono freddi e lunghi con precipitazioni contenute. L'escursione termica nel corso dell'anno è elevata e la nebbia è intensa.
LOMBARDIA

Superficie 23 863,65 km²
Abitanti 10.085.021

Densità 422,61 abitanti/km²
Nome Abitanti: Lombardi
Diocesi: Bergamo - Brescia - Como - Crema - Cremona - Lodi - Mantova - Milano - Pavia - Vigevano

Province 12 (11 province più la Città Metropolitana di Milano)
Bergamo BG - 1.110.457 ab
Brescia BS - 1.262.135 ab
Como CO - 599.637 ab
Cremona CR - 358.578 ab
Lecco LC - 337.256 ab
Lodi LO - 229.946 ab
Mantova MN - 411.959 ab
Milano MI - 3.233.541 ab
Monza e Brianza MB - 871.523 ab
Pavia PV - 545.611 ab
Sondrio SO - 181.249 ab
Varese VA - 800.418 ab

Comuni 1.506 (al 1º gennaio 2020)
243 provincia di Bergamo BG
205 provincia di Brescia BR
148 provincia di Como CO
113 provincia di Cremona CR
84 provincia di Lecco LC
60 provincia di Lodi LO
64 provincia di Mantova MA
133 città metropolitana di Milano MI
55 provincia di Monza e della Brianza MB
186 provincia di Pavia PV
77 provincia di Sondrio SO
138 provincia di Varese VA

Bandiere Arancioni 15
Borghi Più Belli 21
Borghi Autentici 2
Città Slow 8









ORIGINE del NOME
(Toponomastica)


Il toponimo deriva dalla parola Longobardia (latino Langobardia), utilizzata nell'Esarcato d'Italia per indicare l'area italiana che si trovava sotto il dominio della popolazione di origine Germanica dei Longobardi, ovvero la Langobardia Maior (italiano Longobardia Maggiore), che comprendeva i ducati longobardi dell'Italia settentrionale e quello di Tuscia, e la Langobardia Minor (italiano Longobardia Minore), che includeva i 2 Ducati Longobardi dell'Italia Centro-Meridionale, ovvero quello di Spoleto e quello di Benevento. 
La restante parte della Penisola Italiana, che era invece sotto il dominio dell'Impero Bizantino, era chiamata Romania, termine utilizzato anche per definire genericamente questo impero: l'uso del termine «Bizantino», è infatti relativamente recente.


Durante l'Epoca Carolingia, il termine Longobardia venne invece usato per chiamare la Marca del Sacro Romano Impero fondato da Carlo Magno che aveva come capoluogo Milano, e che aveva confini che erano molto più estesi della moderna Lombardia. 
Anche nei secoli successivi il termine «Lombardia» continuò a definire un vasto territorio, area che corrispondeva all'intera Italia settentrionale.

Il nome «Lombardia», che si ritrova nel saggio del 1553 «Descrittione di tutta Italia» di Fra Leandro Alberti (Bologna, 12 dicembre 1479 - Bologna, 9 aprile 1552 storico, filosofo e teologo italiano) con la suddivisione in «Lombardia di qua dal Po» e «Lombardia di là dal Po», quindi, ancora con un significato che andava oltre agli attuali confini della Regione, venne riportato all'uso moderno dopo la Guerra di Successione Spagnola, quando l'Impero Austriaco, impossessatasi di questa regione nel 1717, cominciò ad indicarla come «Lombardia Austriaca»: quindi, da questo punto in poi, con il termine «Lombardia» si iniziò a definire un territorio più limitato, corrispondente all'incirca alla moderna regione italiana.





Bandiere Arancioni
Marchio di Qualità Turistico-Ambientale, è stata pensata dal punto di vista del viaggiatore e della sua esperienza di visita, viene assegnata alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità, ed è uno strumento di valorizzazione del territorio.


Almenno San Bartolomeo BG - 6.321 ab
Bellano CO - 3.454 ab
Bienno BR - 3.744 ab
Castellaro Lagusello MN (frazione Monzambano) - 300 ab
Chiavenna SO - 7.313 ab
Clusone BG - 8.608 ab
Gardone Riviera BR - 2.631 ab
Gromo BG - 1.205 ab
Menaggio CO - 3.107 ab
Pizzighettone CR - 6.465 ab
Sabbioneta MN - 4.159 ab
Sarnico BG - 6.688 ab
Solferino MN - 2.631 ab
Tignale BR - 1.228 ab
Torno CO - 1.137 ab


Borghi Più Belli
E' un'Associazione che promuove i piccoli centri abitati italiani che decidono di associarsi ad essa con una qualifica di "spiccato interesse storico e artistico"


Bienno BR - 3.744 ab
Borgo Santa Caterina BR (frazione di Bergamo)
Cassinetta di Lugagnano MI - 1.905 ab
Castellaro Lagusello MN (frazione Monzambano) - 300 ab
Castelponzone CR (frazione Comune di Scandolara Ravara) - 390 ab
Cornello dei Tasso BG (frazione del comune di Camerata Cornello (Valle Brembana) - 20 ab
Fortunago PV - 368 ab
Gardone Riviera BR - 2.631 ab
Gradella CR (frazione Comune di Pandino) - 250 ab
Grazie MN (frazione Comune di Curtatone) - 530 ab
Gromo BG - 1.205 ab
Lovere BG - 5.194 ab
Monte Isola BR - 1.741 ab
Morimondo MI - 1.121 ab
Pomponesco MN - 1.686 ab
Sabbioneta MN - 4.159 ab
San Benedetto Po MN - 7.040 ab
Soncino CR - 7.648 ab
Tremezzo CO (frazione Comune di Tremezzina) - 1.314 ab
Tremosine sul Garda BR - 2.109 ab
Zavattarello PV - 1.023 ab


Borghi Autentici
Associazione che riunisce piccoli e medi comuni, enti territoriali ed organismi misti di sviluppo locale, attorno all'obiettivo di un modello di sviluppo locale sostenibile, equo, rispettoso dei luoghi e delle persone e attento alla valorizzazione delle identità locali. 
L'obiettivo: riscoprire i borghi italiani quali luoghi da vivere, sostenere e preservare. 


Montesegale PV
Unione dei Comuni Borghi e Valli d'Oltrepo' PV


Città Slow
Il Movimento Cittaslow è nato nel 1999 dall’intuizione di Paolo Saturnini, allora Sindaco di Greve in Chianti, accolta da Carlin Petrini, Presidente di Slow Food.
L’obiettivo è di allargare la filosofia di Slow Food alle comunità locali e al governo delle città, applicando i concetti dell’ecogastronomia alla pratica del vivere quotidiano.


Abbiategrasso MI - 32.610 ab
Castiglione Olona VA - 7.685 ab
Chiavenna SO - 7.319 ab
Morimondo MI -  1.084 ab
Teglio SO - 4.561 ab
Tirano SO - 9.011 ab
Turbigo MI - 7.251 ab
Travacò Siccomario PV - 4.380 ab


SIMBOLI


I Simboli della Lombardia sono, ai sensi dello Statuto d'Autonomia della Regione: Bandiera, Stemma, Gonfalone e Festa del 29 maggio.


Lo Stemma ufficiale della Lombardia è costituito da una Rosa Camuna, antico simbolo solare comune ad alcuni popoli protoceltici, presente in 94 delle circa 140.000 incisioni rupestri della Val Camonica, in provincia di Brescia. 
Queste incisioni sono state realizzate dal Mesolitico (VIII-VI millennio a.C. circa) all'Età del Ferro (I millennio a.C.), da diversi antichi popoli, tra cui i Camuni. 
Le incisioni realizzate da questi ultimi, tra cui figura l'omonima rosa, sono state eseguite durante l'Età del Ferro.
La Rosa Camuna sullo Stemma della Regione è in argento, a simboleggiare la luce; sullo sfondo, il colore verde rappresenta la Pianura Padana


Il Gonfalone è costituito da una riproduzione del Carroccio, grande carro a quattro ruote recante le insegne cittadine, attorno al quale si raccoglievano e combattevano le Milizie dei Comuni Medievali dell'Italia Settentrionale, di cui rappresentava l'autonomia, e dallo Stemma della Regione.


La Regione Lombardia dal 29 gennaio 2019, ha adottato lo Stemma con la Rosa Camuna, quale Bandiera Ufficiale.


La Festa Regionale della Lombardia, che è stata istituita con Legge Regionale n. 15 del 26 novembre 201, si celebra il 29 maggio in ricordo della vittoria della Lega Lombarda sulle Truppe Imperiali di Federico Barbarossa nella Battaglia di Legnano, scontro armato avvenuto il 29 maggio del 1176, nei dintorni dell'omonima città, con cui venne posta la fine al disegno egemonico dell'Imperatore Germanico sui Comuni Medievali del Nord Italia. 

Dopo la decisiva sconfitta di Legnano, l'Imperatore accettò un armistizio di 6 anni (la cosiddetta «Tregua di Venezia»), fino alla pace di Costanza, in seguito alla quale i Comuni Medievali dell'Italia Settentrionale, accettarono di restare fedeli all'Impero, in cambio della piena giurisdizione locale sui loro territori.
TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

La Superficie della Lombardia, si divide quasi equamente, tra Pianura (47%), Zone Montuose (41%) e Zona Collinare (12%).


Sotto l'Aspetto Morfologico, la Regione viene divisa in 4 aree: una Alpina, una Montuosa o Collinare, una Pianeggiante (o poco mossa) suddivisa in Alta e Bassa Pianura, ed infine, la Zona a Sud del fiume Po. La Regione è attraversata da decine di Fiumi (tra cui il Po, fiume più grande d'Italia) ed è bagnata da centinaia di Laghi di origine naturale e artificiale.
Raggiunge il punto più elevato con la Punta Perrucchetti (4.020 m), appartenente al massiccio del Bernina.




CONFINI


In Termini Geografici, la Lombardia non è un territorio unitario, nel senso di territorio delimitato da precise conformazioni fisiche; sia per la Varietà di Paesaggi che l'attraversano senza racchiuderla, sia perché i Confini Amministrativi, molto spesso, sono il frutto di complesse vicende storiche
Tuttavia, è possibile delimitare a grandi linee il suo territorio amministrativo attraverso Rilievi, Laghi, Fiumi.
A Nord si può utilizzare lo Spartiacque Alpino, tra Valtellina e Valli del Reno e dell'Inn. 
Ad Est, sono il Lago di Garda ed il Fiume Mincio a separare la Lombardia dalle altre Regioni Italiane.
A Sud, il Po (eccezion fatta per l'Oltrepò Pavese e l'Oltrepò Mantovano che si estendono più a Sud).
A Ovest, il Lago Maggiore ed il Ticino (con l'eccezione della Lomellina che sconfina verso il Piemonte), possono servire per distinguere la Lombardia dalle altre Regioni. 
Questi confini racchiudono un territorio di circa 23.861 km², rendendola la 4ª Regione Italiana per estensione superficiale.


OROGRAFIA


Attraversando la regione, da Nord verso Sud, s'incontrano, per primi, i rilievi delle Alpi e poi, poco più a Sud, le Prealpi seguite da dolci Colline che smussano il passaggio dalla montagna alla Pianura Padana. Proprio lungo la Fascia Prealpina si trovano alcuni dei più grandi Laghi d'Italia (come il Lago di Garda, il Lago Maggiore e il Lago di Como), mentre numerosi Fiumi (come il Po, l'Adda, l'Oglio, il Mincio e il Ticino) e Torrenti solcano le Montagne, formando profonde Valli, attraversano la Pianura, rendendola rigogliosa di vegetazione. 
In una piccola area a Sud dell'Oltrepò Pavese, nella zona della Val Trebbia, si ergono Colline e Montagne dell'Appennino Ligure; qui il fiume Trebbia, per una piccola porzione, segna il Confine più Meridionale della Regione.


I nomi delle Alpi della Lombardia derivano tutti dalle popolazioni che, al tempo degli antichi Romani, vivevano tra queste montagne. 
Le Alpi Lepontine prendono il nome dalla popolazione Ligure dei Leponzi stanziata in questa zona e poi sottomessa dall'imperatore Romano Augusto. 
Le Alpi Retiche dai Reti, popolazione di origine Etrusca, rifugiatasi nelle Alpi Centrali durante l'invasione Celtica. 
Le Alpi Orobie, dalla popolazione di origine Ligure, o forse Celtica, degli Orobi.


Le Catene Montuose, corrispondono al 40,5% del territorio Regionale e sono costituite dalle Alpi, dalle Prealpi e dagli Appennini. Appartengono alle Alpi Lombarde, una piccola porzione delle Alpi Lepontine e gran parte delle Alpi Retiche
Sul Territorio Montano della Lombardia, spiccano 4 Massicci Orografici di rilievo: Badile-Disgrazia, Bernina, Ortles-Cevedale e Adamello; i primi 3 sorgono sullo spartiacque tra Bacini del Reno e Inn, a Nord, Adda ed Oglio, a Sud. 
L'Adamello, invece, sorge tra i bacini dell'Adda e dell'Adige.
Le Alpi Lombarde raggiungono la massima quota alla Punta Perrucchetti (4020 m), nel massiccio del Bernina; il massiccio dell'Ortles-Cevedale ospita il Ghiacciaio dei Forni che ha un'estensione di circa 12 km² ed è il più grande Ghiacciaio Vallivo d'Italia. 
I Rilievi Morenici a Sud delle Prealpi, assieme alle prime sporgenze orografiche, formano quella Fascia Collinare (12,4% del territorio) che collega le Prealpi alla Pianura e che contiene numerosi Laghi piccoli e poco profondi.


La Pianura Lombarda, occupa il 47,1% della superficie totale della Regione, ed è parte della Pianura Padana, che si estende dal Piemonte alla Romagna, dalle Alpi agli Appennini.


AMBIENTE


La Lombardia è stata la prima Regione italiana a legiferare sulle Aree Protette di Livello Regionale (1983), introducendo concetti innovativi nella Tutela del Territorio, istituendo Parchi Fluviali (primo in Europa fu il Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino nel 1974), Parchi Agricoli e Locali; tutte idee ed approcci, usati anche nella Legislazione Nazionale (legge n. 394 del 1991). 
Il Sistema delle Aree Protette Lombardo (29% del territorio regionale), consta di 24 Parchi Regionali, 65 Riserve e 30 Monumenti Naturali, oltre alla presenza del Parco Nazionale dello Stelvio.




Flora e Fauna, vivono principalmente nelle zone di montagna dove, a differenza della pianura, la presenza dell'uomo è meno evidente. Basta una passeggiata lungo i sentieri delle Montagne della Lombardia per vedere liberi lupi, stambecchi, cervi, caprioli, camosci, lepri, volpi, tassi, galli forcelli, francolini di monte, ermellini e marmotte.


Quanto ai Rifiuti, in Lombardia nel 2014 sono state prodotte 4.642.000 tonnellate di materiale di scarto, di cui il 56,3% è stata la Raccolta Differenziata


Evoluzione Demografica


Con i suoi 10 milioni di residenti (10.019.166 al 1º gennaio 2017), la Lombardia è la Regione più popolosa d'Italia, e tra le prime in Europa; superiore alla popolazione dell'Austria e della Svizzera, doppia rispetto alla Norvegia e pari a quella del Portogallo, è molto vicina a quella delle grandi Regioni Europee della Renania Settentrionale-Vestfalia, Baviera, Île de France e Baden-Württemberg, che superano di poco i 12 milioni di abitanti.


I Lombardi costituiscono il 16,36% della popolazione nazionale e vivono sul 7,9% del territorio italiano, dando origine a una densità demografica di 415,93 ab./km² (rispetto ai 201,24 ab./km² della media italiana), seconda solo a quella della Campania
L'ente di area vasta più popolato è la città metropolitana di Milano (secondo in assoluto in Italia), seguita dalle province di Brescia e Bergamo (rispettivamente al 6° e 9° posto in ambito nazionale), mentre il meno abitato è la provincia di Sondrio.


La popolazione maschile (4.886.543 ab.) costituisce il 48,8% della popolazione regionale mentre quella femminile (5.121.806 ab.) il 51,2%.
Nel 2014 il tasso di crescita naturale in Lombardia è stato dello 0,3% abitanti; il tasso migratorio interno dell'1,4‰ e quello estero del 4,4‰
La speranza di vita alla nascita nel 2015 era di 80,5 anni per i maschi e 85,2 per le femmine.


La popolazione straniera presente in Lombardia è di 1.149.011 abitanti (al 1º gennaio 2016) pari all'11,5% della popolazione lombarda, costituendo quasi 1/4 (22,9%) di quella presente nell'intera Italia
Verso la fine dello scorso secolo, in Lombardia così come in Italia, è cominciato un flusso migratorio proveniente da paesi extraeuropei e in particolare dall'Africa, dall'Asia, dal Sud America e dall'Europa dell'Est.
Il fenomeno migratorio è tuttora in atto, ed è fonte di dibattito a livello istituzionale e popolare. 
La popolazione della sola città di Milano, tra il 2008 e il 2009, è incrementata di circa 12.000 abitanti: popolazione straniera è cresciuta di 16.000 abitanti: ciò significa che gli abitanti con cittadinanza italiana sono diminuiti di 4.000 unità.


La presenza umana sul territorio è caratterizzata da una grande disomogeneità, in quanto è fortemente concentrata nella fascia pedemontana tra le Province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza e soprattutto Brescia e Bergamo e nella Città Metropolitana di Milano.
Questo territorio comprende più di 6,5 milioni di abitanti ed è caratterizzato da una fitta urbanizzazione che viene chiamata in modo metaforico la "Città Infinita". 
La popolazione, invece, cala lentamente in densità andando verso la bassa pianura e, più bruscamente, verso la montagna ma non nelle maggiori vallate alpine.

CULTURA e BENI CULTURALI

La ricchezza della Storia della Lombardia, trova espressione nelle numerosissime Opere d’Arte e nei pregiati Monumenti presenti sul suo territorio. 
Un patrimonio che conta poco meno di 500 Musei, di cui 189 riconosciuti da Regione Lombardia e oltre un milione di Beni Culturali censiti: dal celebre Affresco Quattrocentesco dell’"Ultima Cena" di Leonardo da Vinci, al Torrazzo Medievale di Cremona - il Campanile storico più alto d’Italia con i suoi 111 metri, fino al Teatro alla Scala di Milano, inaugurato nel 1778 e divenuto celebre Tempio della Lirica internazionale, solo per citarne alcuni. 
Un Patrimonio Artistico Culturale di grande pregio che ogni anno attira milioni di turisti e di visitatori italiani e stranieri.



Il Patrimonio Unesco della Lombardia, 40 anni di riconoscimenti

Il Patrimonio Mondiale dell’Umanità è forse la più nota attività dell’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di Educazione, Scienza e Cultura.
Oggi in Italia ci sono 55 siti riconosciuti Patrimonio Unesco, di cui 10 si trovano in Lombardia
A questi si aggiungono 3 patrimoni immateriali, 3 MAB (Man And the Biosphere) e 2 Città Creative (Milano e Bergamo). 



In Italia il primo sito a ricevere tale riconoscimento nel 1979 è stata l’Arte Rupestre della Valle Camonica, più di 140 mila simboli e segni (pitoti) incisi nelle rocce che raccontano millenni di vita dell’uomo preistorico. 
Tra i segni più noti è la Rosa Camuna, la cui rielaborazione grafica è oggi simbolo della Regione Lombardia, impressa un centinaio di volte nelle rocce della valle.
Questo primato è un’ulteriore testimonianza della ricchezza culturale del territorio, che spazia dall'archeologia preistorica delle incisioni rupestri camune all'archeologia industriale del Villaggio Operaio di Crespi d'Adda, dalla raffinatezza pittorica del Cenacolo di Leonardo al vigore espressivo dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, dalle bellezze naturali attraversate dalla Ferrovia Retica del Bernina a quelle architettoniche di Mantova e Sabbioneta e delle Opere di Difesa Veneziane tra 1400 e 1600 di Bergamo, dalla Preistoria, attraverso i Siti di Epoca Longobarda con la ricchezza del patrimonio del Monte San Giorgio e dei Siti Palafitticoli dell'Arco Alpino, all’arte del Saper Fare Tradizionale del Violino, la Transumanza Alpina e della Costruzione dei Muretti a Secco.



Scopri tutti i Patrimoni Unesco della Lombardia


Lombardia FILM COMMISSION

Lombardia Film Commission è una Fondazione non-profit istituita nel febbraio del 2000 da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Unioncamere Lombardia, cui si sono successivamente aggiunti Fondazione Fiera Milano, e da ultimo, nel 2005, Comune di Milano.



Il suo scopo è quello di promuovere sul Territorio Lombardo la realizzazione di Film, Fiction TV, Spot Pubblicitari, Documentari e di ogni altra forma di Produzione Audiovisiva, per aumentare la visibilità del territorio lombardo, diffondere l’immagine della nostra Regione nel mondo e quindi favorire l’impiego locale, i flussi turistici, le ricadute economiche sul territorio.
Link al sito della Lombardia Film Commission


ITINERARI DEL GUSTO

Le Strade dei Vini e dei Sapori della Lombardia sono 12 Percorsi Enogastronomici che si snodano attraverso l’intero Territorio Lombardo e guidano il visitatore alla scoperta di Prodotti di Eccellenza, Paesaggi Naturali e Bellezze Artistiche ed Architettoniche.
Tutelate dalla Federazione Strade dei Vini e dei Sapori, le Strade sono il punto di accesso al Turismo Enogastronomico regionale.
Vigneti e Cantine sono i grandi protagonisti di questi itinerari, accanto alle altre produzioni di qualità, come l’Olio di Oliva e tutti i Prodotti Tipici della Lombardia.
Segnalate e pubblicizzate con una precisa cartellonistica e segnaletica, le Strade dei Vini si snodano lungo circa 1.500 km attraverso 124 Comuni.



Il tessuto produttivo ad esse collegato è notevole: 190 Aziende Vitivinicole e 150 Produttori Tipici.
Seguendo i percorsi delle Strade dei Vini è possibile organizzare indimenticabili vacanze, attraverso una rete di 208 Agriturismi e 50 Alberghi.

PRODOTTI

I prodotti agroalimentari lombardi sono un anello importantissimo del sistema agroalimentare italiano. Grazie a un inimitabile patrimonio costituito da 250 Eccellenze Agroalimentari tradizionali, 34 DOP e IGP (il 13% dei prodotti a marchio d’origine italiani), 41 Vini a denominazione tra DOCG, DOC e IGT.
Metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, da almeno 25 anni, praticati in modo omogeneo e secondo regole tradizionali: sono questi i requisiti indispensabili per far rientrare un prodotto agroalimentare nel lungo e variegato elenco dei prodotti tradizionali lombardi.
Ogni angolo della Lombardia ha il suo prodotto tradizionale che interpreta le mille sfumature di una produzione regionale ricca e variegata.



La Lombardia è una Regione complessa e variopinta, sotto molti aspetti. 
Quelli Gastronomici, poi, godono qui di una visibilità unica, grazie ad una terra che possiede una Ristorazione di grande valore, radicata nel territorio, sia quando si tratti di una semplice Trattoria che di un grande Ristorante. 
Montagne, Pianura, Colline, Laghi, Città d'Arte, sono i luoghi che hanno saputo generare alcuni dei gioielli simbolo dell'Agroalimentare italiano tutto. 
i grandi Formaggi come il Grana Padano, il Taleggio o il Gorgonzola, che, oltre alla qualità del Latte, sanno esprimere come pochi altri, l'ingegno umano e l'abilità tecnica della preparazione. 
In questa grande Regione, motore economico di tutto il Nord, si passa dai sapori Bresciani e Mantovani, fra Tortelli e Spiedini al confine con il Veneto, alla celeberrima Bresaola della Valtellina e fino al Riso ed al Vino dell'Oltrepò Pavese, dal lato opposto. 
Molte sono le caratteristiche legate all'identità territoriale di SottoRegioni come la Franciacorta (con i suoi Vini e il Pesce del Lago d'Iseo), le zone di Montagna dell'Alto Bergamasco, le Pianure Lodigiane e intorno alla città di Milano. 
Non a caso la Lombardia è anche Terra Agricola importante, produttrice di varietà di Frutta (Pere e Mele in particolare) ma anche di derivati da questa, come nel caso della tradizione Cremonese della Mostarda
Non vanno dimenticati, poi, i grandi Salumi e, più in generale, i risultati della lavorazione del Maiale, che dà sempre sono alla base di piatti di territorio come la tradizionalissima «Cassoeula», che nel Varesotto, sposa varie parti di una lunga cottura assieme alle Verze.
A proposito di Cucina, questa è terra di grandi Risotti: il Risotto alla Milanese, su tutti, ma soprattutto tecnica e passione per un chicco raro è prezioso, che qui nasce di qualità altissima.
E oggi il Riso Lombardo, in diverse varietà, è uno dei prodotti di maggiore visibilità e diffusione, per la Qualità Italiana nel mondo, tanto che lo troviamo sui Banchi dei Mercati Locali, come nelle Gastronomie Newyorkesi. 
La Lombardia è, insomma, un piccolo paese nel Paese, dai caratteri vari e complessi, capace di esprimersi però sempre con sfumature intense.

PRODOTTI
* l’asterisco ed il grassetto corrispondono ai prodotti Presidio Slow Food (di cui si trova la scheda più sotto)

Formaggi
*Agrì di Valtorta - *Bagòss di Bagolino - Bernardo - *Bitto Storico o Storico ribelle Dop - Branzi - Caprino stagionato - Crescenza - *Fatulì della Val Saviore - Fontal - Formaggella del Luinese DOP - Formaggella di monte - Formai de mut dell'alta Valle Brembana DOP - Grana Padano DOP - Magnocca, Maioc o Maiocca - Magro di piatta - Mascarpone - Nostrano Valtrompia DOP - *Pannerone di Lodi - Provolone Valpadana DOP - Quartirolo Lombardo DOP - Salva Cremasco DOP - Scimudin - Semigrasso d'Alpe o Livigno - Silter - *Stracchino all'antica delle Valli Orobiche - Stracchino tipico - Strachitunt DOP - Taleggio DOP - Tipico Lodigiano - Tombea - Valtellina Casera DOP - Zincarlin o Cingherlino

Agrì di Valtorta
Valtorta è un piccolo centro della Val Brembana, di circa 300 abitanti, dove ancora resiste una tradizione casearia unica: qui, nella locale Latteria Cooperativa, ma anche nelle case, si produce l’Agrì. 
Un piccolo formaggio cilindrico di latte vaccino intero a pasta cruda, la cui particolarità è data dalla tecnica di produzione che richiede 3 giorni di lavorazione ed una speciale manualità da parte del Casaro. 
Dopo una coagulazione acida del latte crudo ottenuta grazie all’innesto con un poco di siero acido, conservato dalla lavorazione precedente e l’aggiunta di un poco di caglio; si lascia riposare nel bacile coperto da un telo. 
Dopo una giornata, si fa sgrondare la massa in teli di lino appesi, per un altro giorno. 
Il 3° giorno si mette in fascere da ricotta e vi si lascia ancora 24 ore. 
Quindi, si impasta la Cagliata, dall’acidità ormai altissima, con un poco di sale; la si manipola fino a formare dei cilindri di 3 centimetri di diametro, e di circa 50 g, e posti ad asciugare alcuni giorni. 
L’Agrì si consuma tra gli 8 e i 15 giorni
L’Agrì è un formaggio dal sapore dolce, aromatico e dal profumo delicato
La pasta è bianca e morbida nel formaggio fresco, ma diviene più compatta in quello stagionato, ed è sempre priva di occhiatura. 
La crosta, assente nel prodotto fresco, con la stagionatura si trasforma, assumendo un colore variabile dal giallo al grigio.
Un tempo, quando da Valtorta i collegamenti con il fondovalle erano tutt’altro che agevoli, le donne di Valtorta impastavano quella che veniva chiamata «Pasta di Agro», e la portavano a piedi sui sentieri della montagna, dentro gerle e fagotti fino alla vicina Valsassina dove si lavoravano poi i formaggi.

Stagionalità
L'agrì di Valtorta si produce tutto l'anno

Area di Produzione
Valle Stabina (Alta Valle Brembana), limitatamente ai comuni di Valtorta e Ornica (provincia di Bergamo)

Presidio Slow Food
Fino al dopoguerra gli Allevatori locali erano una quarantina, e producevano in casa i piccoli Agrì; poi, con l'industrializzazione delle aree intorno a Bergamo, poco alla volta, tutto è cambiato. 
Oggi nella Vallata di Valtorta ci sono ancora 12 piccoli allevatori (ognuno possiede 10, 12 Vacche) che non producono più in casa - se non per autoconsumo - e conferiscono il latte crudo alla piccola Cooperativa del paese. 
Abramo Milesi, il casaro storico della Cooperativa, ha gestito la produzione per oltre 40 anni e ha tramandato al figlio e agli altri Casari l'Arte di lavorare l'Agrì, lo Stracchino e il Formai de mut. 
Il Presidio conta quindi un unico laboratorio di produzione, la Cooperativa di Valtorta, che si trova proprio sulla Piazza del piccolo paese. 
Il Presidio salvaguarda un formaggio storico ed una tecnica particolarissima di lavorazione, ed ha una funzione sociale importante: se non potessero più conferire alla Cooperativa il Latte dello loro vacche, i 12 piccoli allevatori locali sarebbero costretti a chiudere.

Presidio sostenuto da: Comunità Montana della Valle Brembana, Camera di Commercio di Bergamo, Provincia di Bergamo Servizio Sviluppo Rurale

Bagòss di Bagolino
Bagossi è il nome degli abitanti di Bagolino, piccolo comune dell’alto Bresciano, in Val di Caffaro, celebre per il suo Carnevale. 
Di qui nasce il nome del Formaggio che si produce in quella Valle. 
Un Formaggio a pasta cruda e da latte parzialmente scremato, che in quest’area Alpina, assume caratteristiche assolutamente originali. 
La pezzatura è più grande di quella delle Tome di Montagna: pesa solitamente 16-18 kg, ma alcuni Bagòss arrivano anche a 20-22 kg.
Si fa con il Latte Crudo di Vacca (Bruno-Alpina): seguendo un’antichissima tradizione, durante la fase di rottura della cagliata i casari aggiungono un cucchiaino di zafferano
Stagiona a lungo: il disciplinare prevede almeno 12 mesi, ma la media è più alta (24 o 36 mesi). 
Durante l’affinamento la crosta è unta con olio di lino crudo, che le conferisce una tipica colorazione bruno-ocra.
Il Bagòss comincia ad esprimere tutta la complessità di grande formaggio dopo almeno 10-12 mesi di stagionatura, quando la pasta inizia a diventare granitica e tende a rompersi in scaglie. 
In questa situazione, al naso si avvertono, potenti, le sensazioni speziate dello zafferano, unite a note molto verdi di pascolo e fienagione. 
Buona la corrispondenza gustativa: alle note verdi si aggiungono una leggera sensazione di mandorle e un finale di bocca lievemente piccante, che tende ad aumentare con il prolungarsi della stagionatura.

Stagionalità
Il Bagòss si produce tutto l'anno
La stagionatura minima prevista è di 12 mesi

Area di Produzione
Comune di Bagolino (provincia di Brescia)

Presidio Slow Food
Formaggio nobilissimo, è affettuosamente chiamato dai locali il “Grana dei poveri”; in effetti, quando è ben stagionato, si presta alla grattugia: ma il Bagòss è soprattutto uno straordinario formaggio da tavola.
Un marchio sullo scalzo delle forme, dal 2004, permette di riconoscere il Bagòss di Bagolino della Cooperativa. 
I Produttori del Presidio sono 6, e aderiscono tutti alla Cooperativa Valle di Bagolino, producendo il loro formaggio, seguendo tecniche artigianali e antiche: tutti quanti usano il fuoco a legna e grandi pentoloni di rame; d’estate caseificano in alpeggio, d’inverno un disciplinare rigoroso prevede di alimentare gli animali soltanto con fienagione locale
Il Presidio promuove questo grande formaggio e lo tutela dai tanti falsi che circolano sul mercato.

Presidio sostenuto da: Comune di Bagolino, Cooperativa Valle di Bagolino, Comunità Montana Valle Sabbia, Provincia di Brescia

Bitto Storico o Storico ribelle Dop
Il formaggio Storico ribelle, già Bitto Storico, è, senza dubbio, uno dei simboli della Produzione Casearia Lombarda: formaggio di grande tradizione e straordinaria attitudine all’invecchiamento, è legato in maniera profonda alle Montagne da cui prende origine.
Il nucleo storico della sua produzione, si trova nelle Valli Gerola e Albaredo, in Provincia di Sondrio, formate dal Torrente da cui prende il nome. 
Il Formaggio che si produce negli Alpeggi di queste Valli, ad un’altitudine che va dai 1400 ai 2000 metri, conserva caratteristiche speciali: i caricatori, infatti, sono impegnati nel mantenimento di tutta una serie di pratiche tradizionali che esaltano la qualità del formaggio, oltre a svolgere un ruolo basilare nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità alpina. 
Innanzitutto, si pratica il Pascolo Turnato: nei 3 mesi di Alpeggio, la mandria è condotta attraverso un percorso a tappe, che va dalla stazione più bassa a quella più alta; lungo la via, i tradizionali «Calècc» - millenarie costruzioni in pietra che proteggono la zona di caseificazione - fungono da baita di lavorazione itinerante, sempre a portata di mano, in modo che il latte non debba viaggiare, se non per pochi metri, e possa essere lavorato prima che il suo calore naturale si disperda. 
Un’altra pratica, promossa dai produttori storici, è la «Monticazione» (regionale - esercizio del pascolo del bestiame in montagna, sinonimo di alpeggio; trasferimento di un armento nei pascoli in quota, dove rimane dalla primavera all’autunno), insieme alla Mandria Bovina, quella delle Capre Orobiche, il cui latte entra per un 10-20% nella produzione del Formaggio, conferendogli una speciale aromaticità e persistenza. 
Per assicurare il massimo controllo delle condizioni sanitarie del Bestiame, i Monticatori mungono solo a mano
La salatura del Formaggio avviene preferibilmente a secco; in questo modo si forma una crosta più delicata, garanzia di una migliore maturazione. 
È inoltre espressamente vietato l’uso di integratori nell’alimentazione dei Bovini e l’uso di additivi, conservanti o fermenti selezionati nella produzione del Formaggio.
Questo Formaggio entra come ingrediente fondamentale dei «Pizzoccheri», piatto simbolo della Valtellina, assieme al Burro, al Grano Saraceno ed alle Verze; un trionfo dei Sapori della Montagna, una bomba calorica, che si può metabolizzare soltanto se la ricetta fa parte del DNA personale o se si scalano quelle stesse montagne da cui ha origine. 
Ma sarebbe ingiusto relegare uno dei più nobili formaggi italiani al rango di condimento: lo Storico Ribelle, giustamente stagionato è straordinario da tavola, e quando poi si prolunga l’affinamento per 6-7 anni o più, diventa uno dei rarissimi Formaggi da meditazione del mondo.

Stagionalità
Lo Storico ribelle del Presidio si produce solamente nei mesi estivi. Secondo l’andamento climatico, la produzione oscilla dai 60 ai 90 giorni
La stagionatura minima prevista dal disciplinare del Presidio è di 12 mesi, ma può essere protratta fino a 10 anni.

Area di produzione
Valli di Albaredo e Gerola e alpeggi confinanti (provincia di Sondrio)

Presidio Slow Food
Il Presidio nasce per valorizzare la Produzione d’Alpeggio, ottenuta nell’area storica: le Valli di Albaredo e Gerola. 
Le pratiche portate avanti dagli aderenti al Presidio, se da un lato hanno un effetto positivo sia sulla qualità del formaggio che sull’ambiente, dall’altro, comportano un deciso aumento delle energie e delle risorse impiegate. 
È necessario che questa situazione sia riconosciuta anche dal mercato, e che i produttori ricevano la giusta remunerazione per il loro fondamentale lavoro di conservazione del territorio: l’Ambiente Montano degli Alpeggi, infatti, una volta abbandonato, si degrada e il recupero, in pochi anni, diventa praticamente impossibile.
Solo le forme giudicate di eccezionale qualità e quindi adatte ad un particolare invecchiamento, sono riconosciute prodotto del Presidio.

Fatulì della Val Saviore
La Val Saviore, si trova nel territorio della Valle Camonica; è la Valle laterale più vasta del Parco dell’Adamello; molto interessante dal punto di vista naturalistico, si estende dalle zone di fondovalle di Cedegolo e Berzo Demo fino alle Vette Alpine del ghiacciaio e del Monte Adamello e qui, seguendo ancora metodi di produzione tradizionale si produce un formaggio storico: il Fatulì.
Il Fatulì, che in dialetto significa “piccolo pezzo”, è un caprino molto particolare e raro, realizzato ancora da alcuni Casari con il Latte crudo proveniente da una razza originaria di queste zone, la «Capra bionda dell’Adamello», area di origine e di diffusione di questa razza autoctona alpina, da sempre rappresentata dal massiccio dell’Adamello (in particolare della Valle di Saviore) e dalla Valle Canonica; di taglia medio-grande, la Capra Bionda dell’Adamello ha corpo robusto, agile e scattante e il mantello di tonalità variabile dal marrone chiaro al biondo; il pelo sul ventre è bianco e si estende dal torace alla coda, fino alla parte interna delle cosce; sulla testa l’animale presenta 2 caratteristiche striature bianche che si estendono dall’attacco delle orecchie al muso. 
Questa razza, che in passato era presente in modo molto più consistente, ha subito negli anni un rimescolamento genetico, spesso legato alla scarsa attenzione che per anni ha caratterizzato l’Allevamento Caprino in Alta Montagna, perdendo quindi in parte le proprie caratteristiche e peculiarità. 
Negli ultimi anni, però, con il riconoscimento del rischio di estinzione, sono stati avviati vari progetti di recupero e di salvaguardia che hanno determinato un’inversione di tendenza significativa; grazie a questi interventi infatti, la popolazione Caprina di «bionda dell’Adamello» è cresciuta, in particolar modo in Valle Camonica dove, ad oggi, risultano iscritti al Registro Anagrafico Nazionale, oltre il 50% dei circa 4.000 capi registrati sul territorio italiano
La produzione di Fatulì, tradizionale, è strettamente legata all’utilizzo del latte di Capra Bionda e prevede che questo venga lavorato una volta al giorno: dopo la mungitura viene riscaldato ad una temperatura di circa 34°C-37°C, dopodichè si aggiunge il caglio; dopo un breve riposo di circa 40 minuti, la cagliata che si è formata viene progressivamente e manualmente rotta con il caratteristico attrezzo, lo spino, fino a raggiungere le dimensione di un grano di mais, quindi viene riscaldato nuovamente e rimescolato per qualche minuto; terminata la cottura la massa è sollevata e posta nelle fascere per permettere al siero di sgrondare e poter così procedere alla successiva fase della salatura. Le fascere hanno diametro di 10-14 centimetri e l’altezza delle forme è circa 4-6 centimetri con un peso complessivo che può variare da 300 a 500 g
Alcune fonti, tramandate in modo orale poi, riportano come la motivazione originaria per le ridotte dimensioni di questo formaggio, fosse da attribuire all’abitudine degli allevatori di usare come fascera i piatti fondi utilizzati per le minestre
Una volta effettuata la salatura il Fatulì è pronto per essere affumicato, tradizionalmente bruciando rami e bacche di ginepro e con tempi e modalità che però possono variare più o meno leggermente da produttore a produttore, quindi si può procedere con la stagionatura che si protrae di solito per un periodo variabile da uno a 6 mesi
La forma tipica è cilindrica con le facce piane, la crosta risulta più o meno scura, a seconda dell’affumicatura, e presenta i caratteristici solchi lasciati dalla grata sulla quale il formaggio viene depositato in questa fase. 
La pasta, dalla consistenza elastica, si presenta poi di un bel colore che varia dal giallo paglierino al giallo intenso e generalmente risulta essere compatta o caratterizzata da una piccola occhiatura, i profumi sono intensi netti, dalle evidenti note affumicate ma anche da sentori erbacei e di frutta secca, lungo e corrispondente il gusto.

Stagionalità
Il periodo di produzione va da primavera a fine autunno

Area di produzione
Valle Camonica (Provincia di Brescia)

Presidio Slow Food
Il Presidio nasce grazie al sostegno del Parco Regionale dell’Adamello e della Comunità Montana Valle Camonica, con lo scopo di dare visibilità e favorire la conoscenza di un prodotto che affonda le sue radici nella storica tradizione agricola della Val Saviore. Contemporaneamente intende legare la produzione al recupero e alla salvaguardia della Capra Bionda dell'Adamello contribuendo così al mantenimento di una economia locale fondata sull’allevamento e la produzione casearia che, pur rappresentata da piccoli produttori, è di fondamentale importanza per il territorio.
Il Presidio intende inoltre favorire e ampliare il lavoro di formazione e miglioramento qualitativo che grazie al lavoro di alcuni tecnici locali è stato iniziato nei confronti dei produttori aderenti al progetto.

Presidio sostenuto da: Parco Regionale dell’Adamello, Comunità Montana di Valle Camonica
Pannerone di Lodi
Il nome pannerone deriva da «Panéra» che, in Dialetto Lodigiano, significa Crema di Latte, Panna; poiché prevede l’utilizzo esclusivo di Latte Vaccino Intero, ricco di Panna
Un tempo era indicato anche col nome di «Gorgonzola bianco», benché non avesse, in realtà, alcuna parentela con il più famoso blu d’Italia, fuorché la forma esteriore e talvolta il peso.
La caratteristica che lo rende unico, è l’assenza totale di qualsiasi procedimento di salatura
Il Latte Crudo viene coagulato a 28-32°C in 30 minuti; quindi si rompe la Cagliata fino ad ottenere grumi della grandezza di un chicco di mais
Si effettua un parziale prelievo del siero con bacinelle («ramin») e, mantenendo la massa sempre in movimento, si estrae la cagliata mediante tele dette «patte»; quindi si procede sminuzzando manualmente la pasta e collocandola nelle fascere, dove resta 4-5 giorni ad una temperatura di 28–32°C, ove completa lo spurgo. 
Estratte dagli stampi, le forme vengono avvolte in carta speciale, strette da fascette di legno e così mantenute in stufatura per un’ulteriore giornata
La maturazione prosegue mantenendo le forme a temperatura ambiente per 24-48 ore, per poi collocarle definitivamente a stagionare in cella frigorifera a 4-6°C, complessivamente per circa 10 giorni.

Le forme di Pannerone, dal peso di 12-13 kg, sono cilindriche, con un diametro di 25-30 cm e uno scalzo di 20; hanno crosta sottile, liscia, di colore giallo paglierino; la pasta, bianco panna con occhiatura diffusa, è morbida e profumata. 
Il sapore del Pannerone, risultato dell’attività della flora batterica in assenza di sale, risulta complesso e particolare

Presidio Slow Food
Prima della Grande Guerra, la produzione del Pannerone era diffusa in tutta la bassa Lombardia, ed i principali centri di produzione erano i Comuni del Lodigiano, Casalpusterlengo in particolare; qui oggi resiste un unico produttore
Il Presidio del Pannerone di Lodi, partendo da questo Artigiano, mira, attraverso un percorso che comprenda anche la codificazione delle regole produttive, a coinvolgere altre piccole realtà imprenditoriali, in modo da assicurare un futuro a questo bell'esempio di Arte Casearia. 
La crosta è sottile, liscia, di colore giallo paglierino; il sapore risultato dall'attività della flora batterica in assenza di sale, è complesso e particolare dopo l'ingresso in bocca dolce e suadente, si caratterizza per il finale nettamente amandorlato, tendente all'amaro; il contrasto dolce-amaro e l’assenza di sapidità lo rendono un Cacio difficile, antimoderno; un gusto difficile che ne ha quasi determinato la scomparsa che, tuttavia, grazie alla sua personalità spiccata, assolutamente originale, consente abbinamenti anche audaci: con mostarda di frutta alla senape, confetture, uva fresca, miele aromatico, distillati di vinacce … e così via inventando.

Stracchino all'antica delle Valli Orobiche
Il nome Stracchino, pare derivi dalla voce dialettale «Stracch» = stanco, riferito a quel Cacio che si produceva un tempo nei momenti di sosta, lungo i percorsi di Transumanza dalla pianura agli alpeggi e viceversa, con il poco latte di animali "Stracchi" per il viaggio. Doveva essere un prodotto veloce da preparare, senza dover scaldare il latte e senza tempi lunghi di coagulazione e di spurgo. 
Un nome di questo formaggio documentato sin dal 1200, era «Stracchino Quartirolo», ma questa non è che una delle numerose varianti: anche il Gorgonzola nasce da quella base Casearia. 
Uno di questi Stracchini, quello prodotto in Val Taleggio, godeva di un prestigio particolare e così, a partire dai primi anni del 1900, si cominciò a chiamare Taleggio tutti i formaggi di quella tipologia
Oggi anche il Taleggio è di fatto un formaggio industriale, protetto da una DOP e per identificare una Produzione Artigianale di Montagna, di formaggi simili, che fortunatamente ancora esiste, si deve tornare ad utilizzare l’antico termine Stracchino ed ecco, allora, nascere il Presidio dello Stracchino all’antica delle Valli Orobiche, che si propone di valorizzare questa eccellente tipologia di Formaggi grassi, gustosi, leggermente piccanti che, in qualche modo, rappresentano gli antenati del Taleggio. 
Si producono nella Valli Brembana, Taleggio, Serina e Imagna, con Latte Vaccino Crudo Intero appena munto, per questo sono detti anche «a munta calda», in cui viene inoculato Caglio di Vitello e, in alcuni casi, di lattoinnesto autoprodotto, dopo la coagulazione che dura da 20 a 40 minuti; si rompe la cagliata in 2 fasi successive, sino ad ottenere un coagulo abbastanza soffice e grosso per mantenere tenero il formaggio. 
Dopo aver versato la pasta nelle fascere inizia la stufatura per un giorno e mezzo a circa 20°C con un 90% di umidità, sino a che le forme si ricoprono di una leggera muffa bianca
Grande cura è riservata nel non lasciarli raffreddare, evitando così il fenomeno degli stracchini che "scappano" cioè che perdono la forma quadrangolare, sformandosi. 
A questo punto si salano le forme e si collocano in stagionatura, dove acquistano, dopo almeno una ventina di giorni, grazie all’umidità e alla manipolazione, il tipico inconfondibile sapore: un gusto che vira dal suadente cremoso del sottocrosta al pungente del cuore, più compatto e friabile. 
Mentre al naso freschi sentori balsamici richiamano il verde dei pascoli o le fragranze del fieno.

Stagionalità
Lo stracchino all'antica si produce tutto l'anno

Area di produzione
Valle Brembana e Valli confluenti Serina, Taleggio e Imagna (provincia di Bergamo)

Presidio Slow Food
Per «Stracchino», la maggior parte dei consumatori intende quei panetti di formaggio tenero, umido, di colore bianco traslucido, da consumarsi in fretta, onnipresenti nei Menù Ospedalieri o nelle Case di Riposo. 
Oggi questo Stracchino è un prodotto totalmente industriale, che gode, non sempre a proposito, dello status di formaggio digeribile, dolce, poco grasso: uno status che ne ha fatto un bene di larghissimo consumo, ma che ha travisato il significato storico del termine. 
La Valle Brembana e quelle confluenti di Serina, Taleggio e Imagna conservano ancora una Tradizione Artigianale di tutto rispetto, ma poco nota; eppure, qui gli Allevatori sono un vero e proprio Presidio del territorio: conservano Pascoli ricchi di straordinarie essenze foraggere; per chi vive in questi piccoli paesi, è importante poter contare su un'occupazione lavorativa alternativa alla fabbrica o all'ufficio nei centri di fondovalle; per questo è nato il Presidio che riunisce i piccoli Allevatori e Casari, determinati ad affermare la tradizione del vero stracchino delle Valli Orobiche.

Presidio sostenuto da: Comunità Montana della Valle Brembana, Comunità Montana Valle Imagna, Camera di Commercio di Bergamo, Provincia di Bergamo Servizio Sviluppo Rurale

Grana Padano DOP
Le prime notizie del Grana Padano risalgono all'anno 1000, quando l'Opera di Bonifica compiuta dai Monaci Cistercensi dell'Abbazia di Chiaravalle, favorì la diffusione dell'Allevamento del Bestiame, rendendo la disponibilità di Latte di gran lunga superiore al fabbisogno della popolazione; per conservare a lungo il latte in eccesso, i Monaci misero a punto una “ricetta" che è rimasta immutata nel tempo: un formaggio a pasta dura, cotta, finemente granuloso che, grazie alla stagionatura, riesce a conservare i principi nutritivi del Latte. 
Il termine «Grana», infatti nacque proprio per indicare la struttura granulare della pasta di formaggio, prodotto nella Valle Padana. 
Lo stesso termine, è ora parte integrante della Denominazione di Origine Protetta «Grana Padano», un Formaggio semigrasso prodotto con Latte di Vacca raccolto da 2 mungiture giornaliere, che Viene lasciato maturare da un minimo di 9 mesi ad un massimo di 24, in forme cilindriche che vanno da 24 a 40 kg, sulle quali vengono impressi Marchi come il quadrifoglio, contenente la scritta DOC, e le losanghe recanti la dicitura Grana Padano
in base al ciclo stagionale in cui viene prodotto, il Grana Padano assume denominazioni differenti: se prodotto da dicembre a marzo, viene chiamato «Vernengo», da aprile a giugno «di Testa», da ottobre a novembre «Terzolo» o «Tardivo».

Taleggio DOP
il Taleggio è un Formaggio di origine antichissime, forse anteriori all’anno 1000, tanto apprezzato da figurare nei banchetti di eventi importanti, come l'investitura Papale di Clemente Sesto nel 1342 o le nozze di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti nel 1441. La sua produzione, pare essere iniziata nell'alta Bergamasca, in Val Taleggio, quando gli abitanti, per conservare il latte in eccesso, iniziarono a produrre un formaggio che, una volta Stagionato in Grotte, poteva scambiarlo con altri prodotti. 
Tuttavia il nome «Taleggio» compare solo verso il primo decennio del 1800
Attualmente il Taleggio DOP (Denominazione di Origine Protetta ottenuto nel 1996) viene prodotto nelle Province di Bergamo, Brescia, Como, Milano e Pavia in Lombardia, Treviso in Veneto e Novara in Piemonte. 
È un Formaggio Grasso, a pasta cruda, molle, ricavato da latte vaccino intero, dal sapore dolce e burroso, che, a maturazione, assume note piccanti. 
Ottimo da solo o a fine pasto accompagnato da mele o pere, in Cucina a molteplici impieghi, perché fonde facilmente ed è quindi ideale nella preparazione di ripieni o come condimento per paste, risotti, insalate; è adatto anche per i "Gratin" e accompagnato alla Polenta.

Gorgonzola DOP
Il Gorgonzola, nasce nel 1100 nel cuore delle Prealpi Lombarde
Un tempo veniva chiamato «Stracchino Erborinato», per via delle venature verdi simili all’«Erborin», nome dialettale del Prezzemolo. Da qualche tempo il Consorzio di Tutela ha definito 2 tipologie: il Gorgonzola Dolce, più morbido e cremoso, a causa della maggior proteolisi e della panna che viene aggiunta al latte, e il Gorgonzola Piccante, con pasta più compatta e gusto più deciso.
Il Latte per produrre il Gorgonzola viene raccolto ogni giorno dai produttori del Consorzio sparsi nelle Province di Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Milano, Pavia (in Lombardia) e di Novara, Vercelli, Cuneo ed il territorio di Casale Monferrato (in Piemonte). 
La Stagionatura ottimale per il Gorgonzola Piccante, varia da 90 a 110 giorni
Il Gorgonzola viene Marchiato su entrambe le facce piane della forma, ma il consumatore, all'atto dell'acquisto, potrà avere la garanzia dell'autenticità del marchio stampato sullo sfondo della stagnola che avvolge il formaggio, concesso esclusivamente alle aziende autorizzate dal consorzio.

Salumi
Bresaola della Valtellina IGP - Bresaola di Cavallo - Cacciatorino di Cavallo - Ciccioli d'Oca - Coppa Mantovana - Cotechino Cremonese - Fegatello Suino - Luganega - Mortadella di Fegato - Petto d'Oca - Prosciuttino d'Oca - Salame Brianza DOP - Salame Casalin o Mantovano - Salame con Lingua - Salame Cremona DOP - Salame d'Oca di Mortara IGP - Salame d'oca ecumenico - Salame di Varzi DOP - Salame Milano - Salamella di Mantova - Salsiccia di Castrato - Slinzega e Slinzega di Cervo - *Violino di Capra della Valchiavenna

Violino di Capra della Valchiavenna
Questo singolare salume, prodotto con la coscia e la spalla della Capra, ha davvero la forma di un violino, con la zampa a fungere da manico e la massa muscolare da cassa. 
È un prodotto tipico di tutta la Valchiavenna, un tempo crocevia di viaggiatori che transitavano per l’Italia dalla Germania, dall’Austria e dalla Svizzera; sebbene la tradizione della lavorazione e della salagione delle carni, si perde nella notte dei tempi, si contano sulle dita d'una mano gli artigiani che lavorano questo prosciutto di Capra, secondo le regole tradizionali. 
In alcune famiglie è ancora abitudine lavorarselo “in casa”, conservandolo gelosamente per offrirlo alle Cene di Natale e a Capodanno; anche la tecnica del taglio ha la solennità di un rito in cui esibirsi convivialmente, infatti. per affettare questo prosciutto, si appoggia alla spalla e si maneggia il coltello, quasi nello stesso modo con cui si usa un archetto. 
La tradizione vuole che il violino passi di mano in mano, e che ogni commensale affetti la propria porzione. 
La pezzatura è ridotta: da 2 kg circa per la spalletta anteriore ai 3 kg e mezzo della coscia posteriore. 
I più saporiti e profumati sono quelli stagionati più a lungo, lentamente e in modo naturale (in cantine areate, ma prive di condizionamenti forzati). 
Il Violino di Capra, tradizionalmente, si stagionava nei «Crotti», per la precisione nell’anticrotto, un locale con umidità e ventilazione ideale, adatto alla stagionatura lenta, che deve durare da 3 a 6 mesi
I «Crotti» sono strutture tipiche della Valchiavenna, ricavate nella roccia, utilizzate, non solo per affinare Salumi e Formaggi, ma anche come locali dove incontrarsi con gli amici e cenare; oggi molti di questi ambienti sono locali pubblici.

Stagionalità
Il Violino di Capra della Valchiavenna viene prodotto tutto l’anno
La stagionatura non deve essere inferiore ai 60 giorni

Area di produzione
Provincia di Sondrio, nei comuni di Chiavenna e in tutta la Valle Spluga

Presidio Slow Food
Il Violino di Capra del Presidio, può essere lavorato esclusivamente con le antiche tecniche tradizionali, utilizzando Animali allevati allo stato semibrado, nelle Aree Montane della Provincia di Sondrio, nutriti e macellati correttamente. 
In particolare, l’Alimentazione degli Animali, deve essere naturale: solo erbe e piante selvatiche dei pascoli montani, integrate con farina gialla e crusca.
Proprio per queste ragioni il Violino di Capra della Valchiavenna è un salume inimitabile ed unico. 
3 Produttori hanno sottoscritto un disciplinare di produzione che prescrive il rispetto della tecnica tradizionale di produzione e l’impegno ad approvvigionarsi di carni di capre allevate solo localmente.

Presidio sostenuto da: Consorzio per la promozione turistica della Valchiavenna

Salame Cremona IGP
L'origine di questo insaccato tradizionale, è legato alla diffusione della Suinicoltura Lombarda; un tempo, l'area di produzione era circoscritta al territorio della Provincia di Cremona, attualmente, invece, ha varcato i confini regionali estendendosi in Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. 
È confezionato con Carne Suina fresca selezionata e di provenienza esclusivamente italiana; dopo essere aromatizzato con sale, pepe in grani ed aglio, l'impasto, a grana media, viene insaccato in budelli naturali di suino, bovino, ovino o equino; viene quindi lasciato stagionare in cantine o locali freschi e bui, da un minimo di 5 settimane (per la pezzatura Piccola) ad oltre 4 mesi (per quella più grande); la perfetta miscelazione degli ingredienti rende il Salame particolarmente aromatico e speziato al palato, profumato e di un colore rosso intenso che sfuma gradualmente nel bianco del grasso.
Ottimo consumato da solo accompagnato da Pane Casereccio.

Salame di Varzi DOP
Secondo la tradizione, il Salame di Varzi veniva consumato già dai Longobardi, che ne apprezzavano la durevolezza e l'alto valore nutritivo. 
L'impasto è ottenuto da tagli pregiati come coscia, spalla, lonza, coppa e filetto oltre a guanciale e pancetta per la parte grassa; il tutto viene tritato in modo grossolano, aromatizzato con sale marino, pepe nero in grani, spezie, aglio e vino rosso, inserito in budelli di maiale, precedentemente rinvenuti in acqua tiepida e lavati con acqua e aceto (l'uso di Budelli artificiali è ammesso solo per il salame di Varzi destinato a tranci o affettati confezionati) ed infine stagionato.
il sapore, gradevolmente aromatico, pieno e saporito deriva dal sapiente dosaggio degli ingredienti, dalle tecniche di lavorazione messe a punto nei secoli, da un clima molto favorevole che unisce i benefici influssi delle brezze marine provenienti dalla Liguria, a quelli delle fresche correnti di Montagna che soffiano nella Valle Staffora.
Il salame di Varzi è noto anche come «Salame con la Goccia» perché con il caldo dell'estate, il grasso più duro si scioglie regalando all’insaccato, pastosità e dolcezza. 
Si gusta tagliato a fette spesse e si accompagna gradevolmente anche a verdure sott'olio, formaggi e Vino Novello.

Bresaola della Valtellina IGP
La Bresaola della Valtellina IGP, è un Salume Tipico di questa Valle, ottenuto dalla lavorazione di tagli pregiati di carne bovina o equina.
Le prime testimonianze scritte relative alla sua Produzione risalgono al 1400, ma l'origine è senz'altro al precedente e rimase circoscritta all'ambito familiare sino ai primi decenni del 1800
quando, la lavorazione artigianale della Bresaola, diviene particolarmente florida ed il prodotto conosce grande successo anche nel resto d'Italia, varcando i confini nazionali, per essere esportato nella vicina Svizzera. 
La tecnica di produzione, originariamente finalizzata alla conservazione della carne per lunghi periodi, si è perfezionata e arricchita nel corso dei secoli, consentendo di giungere ad un prodotto di straordinaria qualità, oggi più dolce, morbido e gradevole al palato rispetto al passato
È ottima gustata al naturale con fette di Pane di Segale imburrate oppure come antipasto o secondo leggero condita con Olio, Pepe, Limone e scaglie di Formaggio stagionato.

Pasta
Agnoli e Agnolini - Casonsei - Marubini - Pizzoccheri - Tortelli Cremaschi

Riso
Prodotto semplice e antichissimo, nutriente e versatile, il Riso è il protagonista della Cucina Lombarda, infatti, in questa regione, le prime risaie si sviluppano attorno al 1400, per poi diffondersi anche in Piemonte: famose sono quelle della Lomellina, terra al confine tra le 2 Regioni. 
La varietà più diffusa (nelle zone rurali della Lomellina e nel basso Pavese) e il «Carnaroli», dalla forma allungata e sottile, ottima per Risotti; nelle Campagne del Milanese, del Lodigiano e del Mantovano, si coltiva il «Vialone Nano», dal chicco piccolo rotondo, che tiene molto la cottura; molto diffusi, sono anche il «Riso Padano», corto e perlaceo, ottimo per Supplì ed Arancini, ed il «Balilla», dalla consistenza più collosa, indicato per Dolci e Minestre; ed infine il finissimo «Volano».

Pane
Baule e Ricciolina - Busella - Ciabatta - Miccone Pavese - Michetta - Pan coi fiocchi - Pane di Mais - Pane di Como - Pane di Riso - Pane di Segale - Schiacciatina - *Tiròt di Felonica

Tiròt di Felonica
Tiròt in Dialetto Mantovano è una Focaccia tipica, da tempo prodotta a Felonica, l’ultimo Comune della bassa Mantovana, ad un centinaio di chilometri dal Delta del Po, al confine tra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. 
Il Tiròt è un prodotto tanto radicato nel suo territorio che la «Sganzega», la Festa del Paese, è interamente dedicata a questa Focaccia. 
Tradizionalmente, era consumato o durante il lavoro nei campi o alla fine della giornata, alla sera, quando le famiglie si riunivano nelle Aie delle Fattorie. 
Di primo mattino, le donne preparavano l’impasto a base di farina di grano tenero, cipolla, strutto, un poco di lievito, acqua e sale per poi recarsi ai Forni Collettivi del Paese per la cottura; dai forni, il profumo intenso ma gradevole di cipolla, invadeva tutte le Vie di Felonica.
Il nome Tiròt indica il modo di stendere la morbida e soffice pastella che, con abilità, è tirata a mano sulle teglie da forno; tagliata tradizionalmente in forme rettangolari, la focaccia ha colore paglierino carico e dorato e uno spessore di pochi millimetri; ciò che la caratterizza, però, è l’aroma intenso della cipolla, che al palato si presenta dolce ma sapido.
A Felonica, la coltivazione della Cipolla risale già al 1800 e, in particolare, la Cipolla Bionda ha costituito a lungo la fonte maggiore di reddito; nel secondo dopoguerra la coltivazione della Cipolla coinvolgeva tutte le famiglie (bambini, anziani, agricoltori, ma anche operai ed impiegati) che affittavano piccoli appezzamenti per integrare i magri stipendi.
Si sono così costruiti magazzini per la lavorazione, è nata una fabbrica per la produzione di cassette di legno, le cipolle erano spedite col treno all’estero, soprattutto in Francia, in Germania e in Svezia; ma alla fine degli anni 1970 la produzione di cipolla è entrata in crisi (l’ultimo magazzino ha chiuso circa una ventina di anni fa) e, di conseguenza, il Tiròt è diventato una produzione limitata, la tradizione familiare man mano si è persa e i Forni Comuni hanno cessato la loro attività.

Stagionalità
Il Tiròt è prodotto tutto l'anno
Per apprezzare al meglio il Tiròt, e mantenere l’equilibrio tra croccantezza e morbidezza della pasta, è consigliabile consumarlo appena sfornato. 
L’epoca di raccolta della cipolla va da maggio ad agosto per il primo raccolto e da agosto a settembre per la cosiddetta agostana che si conserva anche in inverno.

Area di produzione
Comune di Felonica (provincia di Mantova)

Presidio Slow Food
Il Presidio riunisce 2 forni di Felonica che hanno condiviso un disciplinare per riprodurre il tradizionale Tiròt. 
La nascita del Presidio vuole difendere il Tiròt di Felonica dalle imitazioni e aumentare la domanda del prodotto e la valorizzazione del territorio attraverso il recupero della varietà di Cipolla Bionda di Felonica. 
Il Presidio promuove una filiera locale che collega i fornai alle aziende agricole per recuperare i terreni dismessi e creare nuovi posti di lavoro
A tale scopo, il Comune di Felonica in collaborazione con la Cooperativa il Ponte si impegna anche ad attivare un progetto di agricoltura sociale che coinvolga soggetti con difficoltà.
Inoltre la Pro loco di Felonica, tutte le domeniche estive, da giugno a settembre, propone il Tiròt agli abitanti del paese e del circondario.

Presidio sostenuto da: Comune di Felonica, Proloco Felonica. Gal Oltrepo mantovano

Dolci
Agnello di sfoglia - Amor Polenta - Anello di Monaco - Bisciola - Biscotin de Prost - Bossolà - Brasadè di Staghiglione - Caldi Dolci - Chisola - Colomba Pasquale - Elvezia - Masigott - Offelle di Parona - Pan de mein - Pan di mort - Pane di San Siro - Panettone - Polenta e Osei - Resta e Matalocch - Spongarda - Torta di Fioretto - Torta di Mandorle - Torta Donizetti - Torta Greca - Torta Paradiso - Torta Sbrisolona - Tortellini Dolci - Tortionata

Mostarda di Cremona
In Italia, il termine mostarda indica un prodotto culinario a base di Zucchero e Frutta, con l'aggiunta di Senape, caratterizzato da un sapore molto forte e piccante e utilizzato per accompagnare carne, formaggio o comunque piatti salati.
Il termine rimanda al corrispettivo Francese «Motard», che però, ha in comune solo l'utilizzo della Senape e che comprende anche la Senape di Digione, salsa molto piccante preparata con aceto, sale e grani di pepe. 
La mostarda è molto diffusa e si consuma soprattutto in inverno e durante le Feste Natalizie. 
Le Città più famose per sua produzione, sono quelle della Pianura Padana: Mantova, Vicenza, ed in particolare Cremona. 
Ne esistono comunque diversi tipi, quella Piemontese, quella Bolognese e quella Siciliana, ognuna con le sue particolarità e con le sue varianti di preparazione.

Pera Mantovana IGP
La provincia di Mantova, in particolare la zona dell'Oltrepò Mantovano, è nota, da sempre, per la produzione di Pere dolci e succose.
Nel Medioevo la coltivazione era appannaggio esclusivo dei Nobili e degli Ecclesiastici, successivamente la produzione si è andata sempre più specializzando in quelle aree che, per tradizione e caratteristiche ambientali, meglio si adattavano alla coltivazione. 
La Pera Mantovana IGP è prodotta nelle varietà William, Max Red Bartlett, Conference, Decana del Comizio, Abate Fetel e Kaiser: tutte caratterizzate da una polpa dolce, succosa e aromatica; vengono commercializzate nel periodo compreso tra il primo agosto e il 31 maggio dell'anno successivo, con periodi differenziate a seconda del tipo. 
È ottima consumata fresca ed in Cucina trova molteplici utilizzi nella preparazione di Dolci, Marmellate e pietanze tradizionali come i Tortelli di Zucca; gustosa anche abbinata al miele e ai formaggi stagionati.

Melone Mantovano
Il primo autore a menzionare il Melone fu Plinio il Vecchio, che narrava di quanto fosse gradito all'Imperatore Tiberio. 
Favorita da un terreno particolarmente fertile ed alla laboriosità dei produttori, la coltivazione del melone si diffuse dopo il 1500 nelle Corti dei Signori, in pieno periodo Rinascimentale; anche il Duca Francesco Gonzaga, apprezzava i Meloni delle sue terre, lo dimostra una lettera datata 3 agosto 1548 con cui il Podestà Felice Fiera si assicurava le grazie del Duca offrendogli 4 stupendi frutti di forma tondo-ovale, con colore giallo e striature verdi.
Oltre a presentare le migliori caratteristiche di dolcezza, consistenza e succosità della polpa, il Melone Mantovano presenta un aroma tipico, che ricorda l'anguria, il profumo del taglio e lo zucchino; la polpa, di colore arancione più o meno intenso, è ricca di vitamina C ed ha un elevato grado zuccherino. 
Particolarmente indicato in Antipasti e dessert.

Mela di Valtellina IGP
L'origine della melicoltura Valtellinese risale all'Epoca Medievale, quando la Valtellina, terra soleggiata e particolarmente fertile, era già rinomata per la ricchezza di Alberi da Frutto, come descritto nella «Guida Antica della Valtellina» (1616); mentre nei «Ragionamenti d’Agricoltura» (1752), primo Manuale Pratico di Tecnica Agronomica, lo studioso Pietro Ligari, illustra alcune Tecniche per la Coltivazione e la Gestione degli Alberi da Frutto e i Meli. 
La Mela della Valtellina si contraddistingue per il colore ed il sapore particolarmente intensi, la polpa compatta e l'elevata conservabilità, qualità uniche e inimitabili, dovute alla fortunata combinazione di alcuni fattori pedoclimatici (altitudine, latitudine, intensità luminosa) e la professionalità degli operatori che lavorano nel pieno rispetto dell'ambiente: laddove possibile, si utilizzano, infatti, tecniche e metodi a basso impatto ambientale, come la produzione integrata e l'agricoltura biologica. 

Al termine del processo di raccolta si procede alla calibrazione per colore e al confezionamento a mano.


Ulteriori approfondimenti sul sito www.buonalombardia.regione.lombardia.it

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(brani da libri sull’Italia)

LOMBARDIA
di Giovanni Bertacchi - 1931


«Lombardia! 
Il caro nome, aperto e luminoso come la contrada a cui venne da un popolo fervido di barbarie che, irrompendovi, la sconvolse per le sue semine future, designa oggi all'amministrazione del mondo una fra le regioni d'Italia più ricche di civiltà operosa. 
Compresa, col Veneto e col Piemonte, l'arco immenso delle Alpi e la lunga linea del Po, essa sembra rispondere a un intento unitario della natura, fin da quando l'era terziaria elevava la catena gigantesca intorno al golfo padano, e, lungo il dorso ancora incompiuto dell'Appennino, si sbocciava la svelta struttura della bella penisola.
Uno il disegno nell'intento della natura: ma, entro esso, un istinto di varietà pittoresche ispirava la grande creatrice in questo suo capolavoro, perché più originale e molteplice vi si svolgesse la storia. Quando, infatti, nell'età successiva, per nuovi conati tellurici, il suolo ancora velato dal gran golfo e già preannunciato qua e là dai rilievi Euganei, Berici, Monferrini, si fu rassodato in pianura, cominciarono a lavorarlo i ghiacciai, che l'aria intensa di vapori rapprendeva in immoti marosi sulle giogaie più alte. 
Quelle ondate di ghiaccio, spinte in giù, lungo le valli, dalla loro mole medesima, sfociavano nella pianura, deponendovi i detriti montani in fianchi e fronti morenici, mentre i giovani fiumi, recando tributi incessanti di sassi, di arene, di limi, eguagliavano il terreno e lo coprivano di fertilissimi strati. 
Tale, sull'alba dei tempi, apparì all'occhio del sole la nostra variopinta contrada, coronata dalle Alpi, intersecata di valli, gemmata di laghi azzurri, ondulata di verdi anfiteatri dal bacino d’Orta al Brembo, dalla Brianza alla Conca d'Iseo. 
Nata era la Lombardia, che il Verbano e il Ticino da Ponente, da levante il Benaco e il Mincio distinguono e, insieme, congiungono alle regioni sorelle, felice di entrare con esse nel concorde panorama d'Italia. 
Se, come ogni altra gente, la preistoria profonda, anche i lombardi furono gli autoctoni caccianti col ciottolo e col bastone per gli per gli acquitrini e per i boschi, indi, sopraggiunte altre età, lavorarono la pietra, istituirono i sepolcri, divisero con la restante Italia il tramestìo delle schiatte liguri, umbre, ariane, che introdussero l'agricoltura e l'uso dei primi metalli, fondando i villaggi palafitti sui laghi e lungo i canneti del Po, forse più che per altri si veniva precisando per loro il compito di rifondere le varie stirpi in comunioni nuove di vita. 
Qui giunsero le fortune etrusche, quando questa è gente mirabile tentò di congiungere col centro il nord e il sud italico; qui traboccarono i Galli, fissandovi largamente dimora e improntando di sé la regione che, prima d’essere Lombardia, fu Insubria e Gallia Cisalpina nel concetto e nel linguaggio di Roma. 
Ma Roma avanzava; e fu segno di fierezza degli Insubri resisterle, ribellarsi due volte; come fu segno di avvenire immancabile, l'avere, cedendo, accettato lo spirito della fatal Vittoriosa, ricevendone in premio la piena cittadinanza e, più tardi, indipendenza dal suo immediato comando.
Fiorì allora l'Insubria nella sua più magnifica vita, nelle campagne solcate da aratri indefessi, nelle balze inghirlandate di pampini, nelle valli animate di pastorizie serene, nei laghi e nei colli ridenti di giardini e di ville.
Como diede allora il suo Plinio, cui forse dai paesaggi nativi venne il genio di ricercar la natura, e Mantova aveva dato Virgilio, il poeta della terra e della storia, quello dei cantoni latini che più svolse dal mondo romano l'universa umanità.
Centro della bella regione era però sempre Milano, la “Mediolanum” gallica, che rifletteva nel nome la propria felice positura, a cui confluiva, da cui si irradiava la vita. 
Quando nel quarto secolo di Cristo, fra l'ordine delle città nobili, Ausonio esaltava pur Milano, famosa per edifici e soggiorni cesarei, già declinava la romanità imperiale e sorgeva, nella nostra stessa metropoli, la nuova funzione cristiana. 
Pochi anni prima, nelle sue basiliche e tra i suoi monumenti, aveva parlato al popolo la parola di Ambrogio, e, prima ancora, Costantino aveva promulgato l'editto della libertà religiosa.
S’era così definito il nuovo primato della città, che dopo tre secoli un monaco solitario canterà madre della patria, venerabile per tombe di santi e per istituti religiosi. 
Era questa la Milano ecclesiastica, insieme, e civile, che aveva visto Teodolinda deporre la barbarie longobarda, conciliando vinti e vincitori a pié dell'altare cattolico; erigere la basilica di Monza; consacrare con la corona ferrea re di tutta l'Italia Agilulfo. 
Ricca di tanti auspici essa ebbe il vanto di seconda Roma, fiorì, con le minori città, nella primavera dei comuni, fu il cuore della Lega e della rivincita Italica contro il principio germanico mal travestito in romano. Non nazionale del tutto fu nella coscienza dei comuni la concordia che li condusse a Legnano; molto ancora vi serpeggiava delle passioni antiche, e ancora vi stendeva la sua ombra il gonfalone dell'Impero. 
La storia, che matura a lungo i suoi giorni, solo per un lontano futuro avrebbe fecondato il seme di vita depostole dalla gesta nel cuore. Intanto ...
Oh, il grido accorato d'amore onde lo schietto ambrosiano che fu Bonvesin della Riva, dopo aver tutto esaltato della sua diletta Milano, vi scopre due gravi difetti: d’un porto che la congiungeva col mare e della concordia tra i suoi figli! 
Il primo persistente nei tempi, rinutrendo un bel sogno che anche di recente sedusse l'irrequieta idraulica odierna; ma l'altro gravò allora funesto sulle nostre città, e, aggiungendosì certo altre cause, ne sovvertì le fortune. 
Decaddero presto i comuni, ne sorsero le famiglie più dotate di mezzi, di astuzia, di forza: vennero i Torriani e Visconti che, padroni del campo, ben destreggiandosi verso l'Impero, si asservirono la Lombardia e, con titolo di duchi, la governarono. 
Sorta fra due domini di più salda e originaria compagine - il Piemonte sabaudo e Venezia - la signoria viscontea e sforzesca, per un fato superiore a lei stessa, varcò il proprio territorio e balenò, talvolta, di aspirazioni nazionali. 
Ma non questo era il suo còmpito.
Dopo i barbari e i feudatari d'ogni grado, avvoltisi a tumulto fra noi prima dei comuni, la Lombardia, riapertasì alle contese straniere, tornava teatro di una mutevole storia, operando indiretta sulle sorti di Spagna e di Francia, che vide in Pavia fatto prigioniero il suo re.
Sotto il dominio spagnolo, pomposo, cencioso, bigotto, impotente a ogni problema sociale, la vita lombarda si stende come una brughiera d'estate, soffocata dalle nuvole afose, tinta di luci false, percorsa da lampi senza tempesta. 
Ma, succeduta l'Austria, quel tanto di utili e coraggiose novità che il suo governo riformatore introdusse, fu accolto dallo spirito del popolo e sospinto a più risoluti svolgimenti da gruppi di ingegni vigorosi, interpreti dell'anima italiana e delle opinioni d’Europa. 
Anche il moto delle cose e delle idee suscitato dalla rivoluzione di Francia, ripercorso fra noi col Bonaparte, se presto sopraffece se stesso degenerando in licenza e rifluendo nella potenza d’un solo, non invano sconvolse la coscienza italiana e lombarda. 
Presagi di patria ne eruppero, esempi di non morto valore, altrimenti di liberi che osarono la verità. 
L'Austria poteva ben tornare a riaccamparsi sul suolo lombardo con la durezza della reazione: i fremiti spirituali lasciati dai moti precedenti si tradussero in forza, che doveva un giorno prorompere con la incoercibile virtù di un destino.
E cominciò la tutta nostra, la tutta italiana epopea, in cui tutti i ricordi, gli auspici, gli istinti della nostra vita molteplice furono ridesti e saggiati chiamando a parte della gran creazione ogni regione d'Italia. 
Ed ecco la Lombardia aggiungere alla schiera dei martiri i condannati dello Spielberg, le vittime del Cinquantatré, il comasco Dottesio straziato con lunga agonia in Venezia, il manipolo sublime di Belfiore che, con l'Ara grida, rovesciò, cadendo, il carnefice. 
Ma in gloria più aperta, nel quadro dell'Italia del Popolo, balzano sulle barricate i giorni di Milano e di Brescia, rompono i brevi conati di Venezia e di Sarnico, e, nel quadro dell'Italia garibaldina, vampeggiano le resistenze di Morazzone e Luino, splendono Varese e San Fermo e Treponti e i varchi dello Stelvio contesi in due guerre al nemico. 
Si svolgeva così l'Italiade, rintracciando a fuochi di battaglie lo schema narrativo della patria velato da tanta bruma d'oblio, e il cuore lombardo la seguì anche fuori della propria terra, co’ i suoi volontari e soldati frammisti ai combattenti per ogni parte d'Italia, coi Cairoli, coi Torri Tarelli, con la doppia centuria recata ai Mille da Nullo, prima che la rivoluzione polacca lo chiamasse a morire per lei.
Non meritava il compimento un'impresa perseguita così, pur tra contrasti ed errori; che vide il suo profeta Mazzini portabandiera del popolo di Milano e triumviro in Roma, e vide accanto a un suo re le armi d'un sovrano straniero? 
Certo fu una giustizia dei secoli che alfine la Lombardia, dopo tanti esosi interventi d’oltralpe, salutasse amico almen qui l'imperatore di Francia, e, congiunta prima d'ogni altra al Piemonte, inaugurasse di fatto la Nazione italiana. 
Ora tanto tumulto di storia e mutato in un retaggio ideale, composto nella luce dell'immane sacrificio più recente, e affidato, per città e per borghi, ai segni e ai monumenti di tre evi diversamente vissuti.
Aderendo al terreno foggiatole dalla natura, protetta dalle sue grandi memorie, pronta al ritmo che accelera tutte le economie del mondo, si svolge anche fra noi quell'umile gloria quotidiana che si chiama lavoro, in cui l'Italia ci riconosce il primato. [...] la natura ci ridà il senso primigenio delle ubertà spontanee e delle fatiche coloniche, su cui, punteggiate da battiti di trebbiatrici lontane, sentiamo ricomporsi l'esametro onde Virgilio cantava la mite epopea della terra, lungo il Mincio scorrente verso l’Eridano padre. 
Anche la macchina è entrata nelle nuove economie agresti, e più di ogni altra ne abbonda la nostra regione. 
Ma prosperoso vi cresce pure il pingue bestiame, che macchietta, pascendo, i paesaggi aperti e anima le grandi stalle di ruminii pacati; negli autunni sfilano i giovenchi proni innanzi all'aratro, segnando il bruno terreno a righe perfette di solchi e più numerosi che altrove vi galoppano i cavalli il cui nome l'industria trasferì alle motrici possenti. 
E siamo a un altro primato lombardo. 
Si diradò da assai tempo l'attività casalinga che, colle opere del ferro, popolava di officine minute la Valsassina e la Valtrompia; scomparirono i fusi e gli arcolai che sulle aie e presso i focolari contarono, girando, gli anni e tante generazioni di nonne; si affiochì il pulsar de’ telai seguito dal canto delle tessitrici domestiche; il lavoro divorziò dalla casa di cui divideva gli affetti, e sorsero per città e campagne gli opifici enormi: tessiture di cotone e di sete in terra di Milano, di Como, di Pavia, di Bergamo; le grandi officine metallurgiche del Milanese, del Bresciano, di Lecco, di Dongo; i cantieri donde balsano legioni di automobili e stormi di aeroplani; industrie minori di ogni genere che, tornando gli aprili, la metropoli aduna in emporio magnifico, aperto al fiore dei prodotti d’Europa.
Anima dell'immenso lavoro, l'elettro, che si crea sulle Alpi, dalle acque dell'Adamello, dall'Oglio presso Cedegolo, dal Liro in valle Spluga, e, nella vallata dell'Adda, a Morbegno, al Venina, a Grosotto.
L'ospite retico e camuno, visitando le nostre città, pensa con orgoglio nostalgico a questo tributo de’ suoi monti, che nutre di forza le industrie e consola di luce gli opifici grigi, aduggianti in ombre di caligine i suburbi e i paesaggi sereni. 
Ma il conforto più nobile, anche alla nostra lavoratrice contrada, viene dall'arte, sogno sovrano del mondo. 
Se il tesoro del bello non è prodigato fra noi, come in Toscana e in Umbria, infelice onnipresenza di aspetti, offre però quanto basta alla gioiosa educazione di un popolo.
È gloria che di lontano nel tempo, appare, anzitutto, in creazioni collettive, onde ogni terra italiana, dopo il Mille, cercò una propria espressione, svolgendo dal fondo romano le varie maniere romaniche. Già prima d'allora erano in cammino quei Comacini che, importatori di bellezza, videro le acque del Reno e del Rodano elevandovi chiese al rito nuovo di Gesù. 
Essi traggono il primo stile lombardo dall'incontro del romano col bizantino, poi avanzano nel gotico e, temperandolo di spiriti latini, lo accompagnano alle ariose strutture dello stil bramantesco. 
Si succedettero per secoli, in trapassi spesso inavvertiti, maestri di muro, architetti, scultori, pittori, di cui pochi nomi ci giunsero, legati alla basilica di Monza, alla certosa di Pavia, ai duomi di Milano e di Como.
Prevalendo poi sempre più le creazioni dei singoli, pur congiunti da parentele ideali, fiorino gli architetti che, come a Crema il Battaggio, rifanno innovando il Bramante, onde la luce delle giornate lombarde s’intagli di rosoni, di archi, di loggette e prolunghi il suo palpito nel rosso delle rotonde armoniose. 
Capolavoro di quel nostro Rinascimento, la facciata della Certosa pavese, sul cui fondo, coi Mantegazza, il Bambaia, l’Amadeo, si esercitò la nostra scultura per tante altre opere insigni, così pensosa nelle tombe del Colleoni, del Foix, di Gian Galeazzo, così ispirata nelle statue dei duomi di Milano e di Como, così dolcemente elegiaca nell'Adamo del Solari e volgente, col bassorilievo, alle note della sorella pittura. 
Oh davanti ai quadri e agli affreschi creati in Lombardia, che meraviglia commossa veder come gli aspetti i colori della vita e della natura nostra sian trapassati in bellezza! 
Ecco, ancor rudi e ingenui, prototipi Zavattari e Bembo, che, intinti di ricordi gotici, iniziano l'arte lombarda al suo pratico naturalismo e l’imprimono di plastici tocchi, preparando il Foppa, rilevato, austero, solenne, e il pio Bergognone, pittore dei certosini, che spira aure di chiostro dai volti effusi di dolcezza nella grazia a tutt'ora un po' informe; ecco il Civerchio, lo Zenale, il Bramantino, la scuola, insomma, che precede l'avvento di Leonardo ed ecco l'artista che non ci dice il suo nome, a cui la cappella Portinari deve le varie, ricche, spesso potenti figurazioni che l’adornano. 
Poi viene il Maestro, di cui il capolavoro morente, là nel chiostro delle Grazie, ebbe arrestato il destino dall'amore ansioso d’un popolo. Intorno a lui un manipolo obbediente al suo genio e pur libero, dal Solario commovente e soave, al Da Sesto sorridente nelle proprie madonne, al Boltraffio largo e grandioso, al pacato sinfonico Luini. 
Ogni città e provincia offre un suo dono di bellezza e aggiunge all'elenco glorioso i valtellinesi Vallorsa e Ligari, i Campi cremonesi, il Romanino dal colorito ardente, il Moretto, dolcemente argenteo, bresciani; mentre il Palma onora la sua valle bergamasca nell'aria della grande arte veneziana, con vasto disegno, con idillica soavità tra sfondi pittoreschi di paesi e carni latte trasparenti di donne meravigliose. 
A taluno di tali indirizzi risale, per tosto francheggiarsene, il maggior pittore lombardo del Seicento, Daniele Crespi, rigoroso nel colore, naturale nella concezione, giusto nella espressione. 
Sacri ancora in gran parte gli argomenti, che, col nuovo classicismo successivo, si ricondurranno, nelle tre arti sorelle, ai motivi paganeggiante, mentre poi la pittura romantica, agitando nelle proprie figure la passione del Rinascimento, creerà con l’Induno e col Cremona visioni di vita borghese di valore combattente, e col Sabatelli e con Hayez i grandi quadri storici in cui Mazzini travederà la vagheggiata aurora della vasta arte sociale.
Fu bello che anche gli artisti gittassero in forme perenni il dramma della storia italiana; che in Brescia l'antica vittoria, oggi riserbata sul Tonale, ci continui Roma, e, lì, presso, Arnaldo risusciti col gesto la sacra repubblica romana; che in Legnano il guerriero levi alto la spada assommando i comuni combattenti e in Milano si stringa e si snodi nell'impeto della riscossa il gruppo delle giornate insorte.
S'arresta il passeggero e contempla; riferivo nel cuore le memorie e gli torna spontanea sulle labbra la parola dei poeti d'Italia.
Che fu pure parola Lombarda. 
Presa ancora dal rozzo dialetto o dal corrotto latino degli ingenui nostri dugentisti, sotto lo stesso travaglio della vita essa si svolse, maturò, entrò nel parlar nazionale: novellò col Bandello, insegnò col Castiglione i precetti del buon corteggiano; fu lirica e satira tutta umana, in classica tempra, col Parini; preparò tempi nuovi col Caffè riformista e col martire Conciliatore, si addentrò nella storia col Corio, col Giulini, col Cantù, affilò le spade alla patria nell'inno del Berchet, sali dalla storia alla fede col poeta della Chiesa e dell'Uomo fatale, di Adelchi e del Carmagnola, e pur dalla sorte di due umili sposi, dilatata a pittura d’un secolo fiaccamento superbo, pomposamente meschino, svolse intero la gamma del dall'eterna anima umana. 
Toccherà ora a noi di asserire come questa terra abbia assolto lungo i tempi il suo compito in virtù operose di popolo e in alto insegnamento di eletti? 
Figli, questi, di lei; o, se non figli, ospiti, qui chiamati da un disegno del destino. 
Forse perché la Lombardia meglio si amplificasse in Italia, qui dimorò il Petrarca, esaltatore magnifico; qui migrarono gli artisti del Nord, offrendo e chiedendo consensi alle arcane parentele del bello, qui il Bramante iniziò le sue multiforme creazioni e l'estro multicolore del Monti riprodusse la meteora napoleonica, e il Foscolo, tra passioni agitate e sogni di grazia ellenica, sciogliendo il canto ai sepolcri redimeva la morte in una religione di eroi.
Ma più partecipe, forse, dell'anima nostra, l'ospite venuto d'Oltrepò, che con le fluenti sue musiche, qui dimorando per decenni, apparve far di Milano la capitale melodica d'Europa; o, prima ancora di lui, l'altro ospite, venuto di Toscana, compendio portentoso di vita, guidatore di acque, profeta del volo, architetto di città ideali, dalle luci potenti e dagli irraggiunti misteri: egli che, tradotta la natura in creazioni ulteriori, alla natura tornava, cercandola su per i laghi e nelle alte valli lombarde, chiedendole verità e bellezza, provando l'istinto onde le generazioni novelle percorrono dalle foci alle sorgive le loro madri regioni perché ognuna, rivelandosi intera, completi la vita dei suoi figli radicandola nelle sue tradizioni, dilatando la nei suoi paesaggi, rendendola alacremente partecipe della patria e del mondo.
(pagine da 64 a 68 da Scrittori di «Attraverso L’Italia» 1930/1972 TCI)

Da «Viaggio in Italia» di Guido Piovene


«Bellissima Lombardia, e bella Milano. 
Bisogna liquidare il luogo comune che questa regione e questa città siano inferiori di bellezza al resto dell'Italia. 
Certo la bellezza Lombarda è meno rigorosa e chiusa, e perciò più difficile intenderla a prima vista, di quella veneta o Toscana. 
Ed è anche meno esemplare, meno italiana, per lo straniero che avvicina l'Italia e la vuole conoscere nei suoi paesaggi resi tipici dalle convenzioni turistiche. 
Ma proprio per questo l'amiamo di un amore più libero. 
Sono i laghi, diversi da tutti gli altri laghi del mondo; severi, gentilizi, meditativi; ammorbiditi dagli aromi oleosi che versano gli antichi parchi.
I santuari eretti dalla Controriforma quasi a fermare l'invasione della protesta scendente per le valli svizzere ci seguono dalle alture con il loro occhio vigilante; le campane non sono festose e rapide, come quelle del Veneto, ma lente, profonde, campane di monastero longobardo.
Nel Bergamasco e nel Bresciano la severità lombarda è intrisa di colore Veneto. 
A sud, e nella Bassa, batte il cuore della Val Padana. 
Terre grasse e insieme spiritate, dai cibi succulenti, dai contadini avvolti in un tabarro nero che emergono dalle nebbie bianche conducendo i buoi, dai pinguì soli che si specchiano nelle rogge, dalle lune purpuree che si affondano tra i filari. 
È il cuore della Padania, con le sue cattedrali barbariche e le sue officine; la Padania, terra ideale ma amata quasi come patria da quelli che vi nacquero o abitarono a lungo; dalle cui zone si sprigiona un profondo senso del sacro. 
Può darsi che i lombardi, uomini pratici, non si accorgano sempre della speciale bellezza del loro paese, ed infatti non lo decantano, preferendo trovarlo più comodo che poetico. 
Tuttavia se ne alimentano senza saperlo, simili ai loro campi con l'acqua dei fiumi, come dimostra il loro amore. 
[...] Il dramma della Lombardia e di Milano è di essere una regione e una città tra le più ricche d'Europa, inserite in una nazione tra le più povere d'Europa. 
Percorsa da tre fiumi, il Po, l'Adda, il Ticino, ed alcuni fiumi minori, ricca di grandi laghi, che oltre a regolarne il clima servono da bacini naturali di irrigazione, alimentando il più cospicuo sistema irrigatorio d'Italia, la Lombardia è la regione italiana più adatta a suscitare e a sostenere un popolo di talento pratico. 
A Milano e intorno a Milano è la maggiore regione industriale italiana; altrove, come a sud di Milano e nel Cremonese, è la maggiore delle nostre regioni agricole. 
La Lombardia copre il 7,6 per cento del territorio nazionale, ma ospita il 15 per cento dei suoi abitanti. 
Milano consuma per individuo più carne che la Svizzera e la Germania occidentale, più grassi che la Francia, e ben oltre il doppio di carne della media italiana. 
Spende quattro volte la media italiana in divertimenti. 
Ha il più alto reddito medio, 350.000 lire pro capite; detiene il 12 e mezzo per cento del reddito italiano, mentre la popolazione solo il 5,35 per cento. 
Milanese è oltre un sesto del reddito commerciale e industriale italiano; quello lombardo, quasi il 30 per cento. 
Milano produce tutto, dai tessili agli alimentari, dei prodotti meccanici e chimici e ai farmaceutici; e ai più grandi mercati, bestiame, carne macellata, pesce, uova, pollame, prodotti ortofrutticoli; alla massima fiera campionaria d'Europa e il maggiore negozio italiano, la Rinascente. 
A nord la città si prolunga in una costellazione di centri industriali, a sud, le più ricche cascine, centri agricoli meccanizzati. 
Tenendo conto che il flusso dell'emigrazione non si raccoglie tutto nella metropoli, ma si dirige in misura anche maggiore verso i centri vicini, Monza, Sesto San Giovanni, Seregno, Desio, Meda, Cusano Milanino, Rho, Parabiago, Legnano, Magenta, cui si legano senza interruzioni centri industriali da altre province, e specialmente quelli di Varese e di Como, è questo di gran lunga il complesso urbano più imponente d'Italia. 
Sostenuto da esso, il più grande giornale milanese è anche il più grande d'Italia per tiratura; le imprese editoriali fioriscono, ed il Teatro alla Scala, non semplice teatro ma come il Duomo, passione della città, raccoglie la passione per il melodramma di tutta la valle del Po. 
La situazione di Milano e perciò privilegiata e insieme drammatica; non è facile essere ricchi in un paese di poveri. 
Milano vive con il resto della penisola in un'eterna controversia. 
Appena giunto, leggo l'articolo di un economista. 
«Quale potrebbe essere il suo sviluppo, quale l'apporto alla ricchezza nazionale e allo stesso bilancio dello Stato, se la Lombardia fosse governata con una mentalità più aderente ai suoi bisogni, liberata dagli intralci che ne soffocano o mortificano le iniziative...»
Malgrado questi intralci, osserva l'economista, la Lombardia è patriottica, è generosa, non nutre le tentazioni separatiste e non chiede un governo regionale.
Ecco uno stato d'animo collettivo che si esala in poche parole. 
La Lombardia e patriottica, giacché è borghese, forse più patriottica di qualsiasi altra regione italiana, ma aborre le caratteristiche fondamentali dell'Italia. 
Per esempio l'immensa e superflua burocrazia che assorbe parzialmente la disoccupazione, ed avendo poco da fare, paralizza chi vorrebbe fare; le leggi demagogiche e le riforme improvvisate con cui l'Italia tiene a bada i suoi poveri; e l'indolenza delle terre impigrite dalla miseria secolare. 
Il patriottismo è in continua tenzone nell'animo dei Lombardi con la certezza che da sola Lombardia sarebbe meglio. 
La Lombardia è generosa, orgogliosa di «mantenere» come essa crede, gran parte della nazione; ma trova poi che i mantenuti sono spesso ignavi ed ingrati. 
L'enorme contributo pagato all'assistenza dagli industriali milanesi e Lombardi va solo in minima parte alle loro maestranze, e quindi a vantaggio della loro pace; se restasse in casa, e si pensano, non si avrebbero in Lombardia maestranze poco soddisfatte ed il problema sociale sarebbe risolto. 
Vi è in Lombardia una forte percentuale comunista.
Ma la Lombardia è regione fondamentalmente borghese; il comunismo si è arginato, e non dà sorprese; in una Lombardia isolata avrebbe scarse possibilità di vittoria. 
Altrove invece, alimentato da campagne in rivolta, da effervescenze fideiste, e da folle agli albori della crescita politica, è fluido e imprevedibile. 
Questa regione ricca, borghese e sensata vive nella paura di essere portata a fondo da debolezze alle quali si sente estranea. 
La sorte vuole che il Lombardo, buon italiano e alieno dalle complicazioni sia così costretto a vivere in contrasto perpetuo con se stesso. 
La Lombardia ha dato una spinta potente all'unità d'Italia; come tutto ciò che è Lombardo, il suo idealismo non mancava di motivi pratici. Dotata di genio industriale, e industrialmente rovinata dal crollo dell'impero napoleonico, cercava nell'italia uno sforzo e un mercato inibiti dai dazi proibitivi dell'Austria. 
Il suo scopo è stato raggiunto, ma ha generato con l'unione lo sdegno cronico, le perplessità di coscienza di un popolo industre e poco propenso alle ideologie. 
Il contrasto intimo ora da me accennato genera il leitmotiv di tutti i pensieri Lombardi. 
«Noi siamo i produttori della ricchezza; lasciati a noi stessi e al rispetto delle regole dell'economia, saremmo ancora sani e solidi. 
Non ammazzateci sovraccaricando le industrie di manodopera superflua, accollandoci imprese cadaveriche, spaventando gli investimenti per demagogia politica, imponendoci il peso di una burocrazia nemica, obbligandoci insomma a un'elemosina sfarzosa. 
Se anche noi spariremo nel disordine, niente più terrà fermo, e tutti saranno perduti; se invece sopravviveremo, si potrà pensare anche agli altri.»
Questo ragionamento non farebbe una grinza, se i sei milioni di burocrati e le folle del sud non fossero ahimé costretti anch'essi a mangiare ogni giorno. 
La sfasatura tra Milano con la Lombardia e il resto dell'Italia assume forme spicciole nella polemica tra Milano e il Governo. 
Ascolto sfoghi come questo: «il Governo l’è una bestia. Ma cosa dice! Loro vogliono venire a insegnare a noi! 
Loro hanno tutto da imparare. 
Nessuno le più bestia del Governo».
[...] Andare per fabbriche e uffici in Lombardia vuol dire penetrare l'intimità; si crede di viaggiare fra le macchine ed i bilanci, e invece è un viaggio per le ragioni del cuore. 
Il Lombardo corre in ufficio con tanto desiderio e con tanta felicità che impregna il sentimento, e il registro del ragioniere è carico di speranze, di sogni e di palpitazioni amorose. 
Altrove asciutto, e talvolta scorbutico, poco propenso a mostrare i suoi sentimenti, qui il lombardo si rivela tenero. 
Riveste d’affettività i prodotti industriali come persone di famiglia. Perfino l'acido solforico; in una grande industria chimica mi è stato detto che questo prodotto benefico «l’è il papà dei prodotti chimici». C'è nelle industrie Lombarde, un fondo affettivo. 
[...] La famiglia Falck è una tipica famiglia industriale lombarda, ancora fedele alla vecchia regola da cui purtroppo oggi alcuni tralignano per trasformarsi in principati mondani. 
Conduce vita non lussuosa in paragone alla forza economica; non rende privati i guadagni, ma li riversa nell'industria. 
Parlo con Giovanni Falck della siderurgia italiana. 
Egli ne numera le tare. 
La concorrenza degli impianti europei di potenza maggiore, il carbone costoso, impianti in parte modernissimi, ma in parte arretrati, il peso di troppe numerose maestranze, sono oggi prospere le industrie che hanno potuto licenziare al momento giusto. 
Il piano Schuman sarebbe utile se si procedesse insieme a unificare le tariffe, le cariche sociali, e fiscali; così com'è, la concorrenza è schiacciante. 
Non la produzione dunque, bensì la politica falla.
Tuttavia, in alcuni anni, la nostra industria siderurgica potrebbe accettare la concorrenza, qualora si adottasse un vero criterio economico; e criterio economico vuol dire scartare, amputare, lasciare viva solo la parte sana.
Bisogna capire che alcune imprese sono sono nate male, come il complesso della Terni, e tirarne le conseguenze. 
L'assistenza lombarda è generosa; senza l'ostacolo di una cattiva politica, mi ripetono tutti, la Lombardia risolverebbe da sé quei problemi sociali, aumento dei salari, assistenza, istruzione, che la politica presenta in modo sgarbato. 
Per esempio la scuola Montessori creata dall'industria Falck a Sesto San Giovanni. 
Duecentocinquanta bambini, che convivono in una quiete e in una grazia signorile.
Stupenda scuola nella quale anche la socievolezza sembra divenuta un gioco.
Vi è chi scopre le note musicali battendo una tastiera con un martelletto; ognuno è assorto a scoprire qualcosa, la geografia, i colori, il disegno, e quasi a contemplare la misteriosa nascita della sua mente. E la direttrice mi espone un criterio che mi colpisce. 
La svogliatezza negli studi non viene dalla loro difficoltà, come credono i più, ma dalla ragione contraria. 
I bambini ed i giovani si trovano invece davanti a studi troppo facili, e ch'essi hanno superato da un pezzo, almeno nella materia che prediligono; di qui l’atonia mentale. 
Bisogna fare maggior credito alla precocità e alle capacità dell'uomo. Questo principio è così giusto, e così suffragato dall'esperienza, che voglio offrirlo a mia volta al lettore. 
[...] Sì restassero in Lombardia le immense cifre sperperate nella previdenza le esigenze dei lavoratori sarebbero accontentate. 
Allora si potrebbe pensare anche al sud.
Le tre maggiori scuole, il Politecnico, l'Università Bocconi e l'Università Cattolica, nacquero da iniziative estranee allo Stato; così altri istituti, le scuole artigianali, i nidi d'infanzia, oggi le scuole Montessori. 
È il modo di pensare di questi produttori non è poi tanto illogico.
Non fate ammalare e morire la produzione per ragioni politiche caritative; non ammazzate gli organismi vitali per tenere in piedi i cadaveri. 
I discorsi che ascolto si assomigliano tutti, degli industriali, pessimismo politico, che genera anche pessimismo industriale: cioè, si potrebbe andare bene se Roma avesse un po' di buon senso. [...]»
(pagina 89 di «Viaggio in Italia» di Guido Piovene - 1950)


LOMBARDIA E MILANO
da Scrittori di «Attraverso L’Italia» 1930/1972


«È difficile dare una visione unica della Lombardia. 
Infatti anche le due serie di «Attraverso l'Italia» hanno pubblicato volumi distinti che raggruppano entità interne alla regione, quali subregioni territoriali, aree culturali, città. 
E questo perché la Lombardia è molto grande e anche molto attiva e percorsa e mossa da molteplici progetti e centri.
La raggiungono diverse Valli Alpine, di natura e ambienti singolari, la dividono parecchi laghi e la investono da varie parti terre segnate dalla pressione di invasori e conquistatori, da campi di alleanze e di soste, simboli di domini e di culture autonome. 
Tra Alpi e Po, tra laghi e Appennini, la sua ricchezza idrica, sua collocazione e varietà geografica ne hanno fatto la sede privilegiata di una produzione industriale e agricola, di un brio commerciale che non hanno confronti col resto del Paese. 
Non il monopolio, come in Piemonte, e l'industria di stato, come Liguria, bensì un possente dualismo economico tra agricoltura e industria, vario e complesso, che ha portato a un livello di vita più alto, e alla realizzazione tecniche più ardite, non ancora scalfire in profondità dall'attuale crisi. 
Situazioni complementari di risorse e il loro sfruttamento (tra bosco e, pianura alta e arida, adatta agli insediamenti industriali e pianura bassa e umida, adatta alle colture specializzate), più che non ragioni storiche (tuttavia importanti: la riforma austriaca ha contato, a suo tempo, non poco) e dinamismo degli imprenditori, hanno permesso a questa regione di essere da tempo e fino a non troppi anni fa, la più attiva d'Italia in ogni senso, e di conseguenza di aver prodotto anche un proletariato forte nelle sue organizzazioni nella sua cultura. 
Una ricchezza articolata, che oggi si trova confrontata per la prima volta con un arresto e con crescenti difficoltà: il miracolo economico fu soprattutto lombardo, ed è soprattutto la Lombardia a scontare oggi la differenza (ridotto i salari e vendite) tra aziende di molto personale di basse remunerazioni e di poco personale ad alte remunerazioni. Mentre, sottoposto alla violenza dell'abuso industriale produttivo, lo stesso equilibrio ecologico ha dimostrato di essere stato pericolosamente aggredito e di aver oltrepassato, talvolta, come a Seveso, il limite di rottura. 
Dall'ultimo anno dell'ultima monografia lombarda ai giorni di questa antologia molto è mutato nella regione, ma non la sua immagine complessa e distinta, oppure tutta unitaria. 
Come non sono cambiati i rapporti interni a questa complessità e unità. Tale continuità è dovuta al fatto che la regione è ben distribuita e scorrevolmente attiva per ogni suo territorio o ramo.
Essa ha saputo mantenere e sviluppare tutte le sue interne sostanze e misure. 
Non è cambiata la sua civile è istruita capacità di lavorare il suo e per sé.
Nel 1956, nella seconda serie di «Attraverso l'Italia», uno specchio di quelle «virtù lombarde« che altri, negli anni trenta (prima serie), avevano cantato in modi più retorici e corruschi, è la prosa di Arturo Brambilla: un certo pacato e didascalico illuminismo, la sicurezza non autoritaria delle conoscenze, una convinta solidità. 
Poco smalto, e un interesse più per l'identità passata e le sue immagini che non per il presente che deriva da quelle o le trasforma. 
Una Lombardia consolidata nella sua forza e nella sua vitalità, pronta ad affrontare ogni futuro con la coscienza del suo potere - industriale, commerciale, agricolo - tuttavia taciuto con discrezione. 
Sedici anni dopo (1972), la Milano di Bo, già dentro gli anni settanta, è malinconica e silenziosa, unica città non provinciale d'Italia, ma proprio per questo quasi anonima impiegatizia.
La borghesia lombarda si è trincerata nella sua capacità di gestione, ha perso la vita dei borghesi di Gadda o la tumultuosa aspirazione alla modernità di un Marinetti. 
Ripiegata nella sua ricchezza e maturità, la città appare saggia e mediocre, dominata da una razionalità un tantino impiegatesca anche nei suoi artisti-funzionari. 
Eppure, appena qualche anno fa i muri della città erano tappezzati da un curioso manifesto pubblicitario comunale che affermava essere Milano «l'Italia cinque anni prima». 
Oggi avrebbe ancora senso? 
E già si nota la differenza tra Milano di questi mesi del 1984 - che riprende, si riassesta e si rinnova - anche con la metropoli di 15 o di 30 anni addietro. 
La molla e il mito del progresso sembrano fermi alla gestione e alla difesa di ciò che si è ottenuto con la ricostruzione e con gli anni Settanta. 
Potrebbe oggi la città ispirare ancora a un Savinio il suo ammirevole “Ascolto il tuo cuore, città”, o a un Marotta le pagine un po' ingenue di “A Milano non fa freddo”, a Zavattini la favola sociale di “Totò il buono”? Eppure Milano resta ancora la «capitale economica» del Paese, anche se la sua ammissione di esserne la «capitale morale», è svanita con gli anni. 
Oggi Milano è più penetrata dentro tutto il territorio circostante e anche più inserita nei centri della Brianza, come più celata è distinta tra le sponde intorno a Varese e su quelle verso la Svizzera. 
Milano che pretendeva una propria centralità europea, ha preferito esprimere una diaspora anche se nel senso dell'Europa.
Ne sta prendendo il posto una Milano meno tradizionale, metropolitana e potente; sparsa e alleggerita ma non dispersa lungo le stazioni della metropolitana.
Il centro oggi è più disordinato, più approssimativo è più casuale di un tempo, ma forse per questo non è meno vivace.
Certo sono molto meno rigidi e rilevati i ranghi della Scala, del Corriere, dell'editoria, del Savini e di ogni ora di via Montenapoleone. 
Ma sono molto più mossi e accalcati. 
C'è una nuova velocità dei milanesi: nomi nuovi personaggi nuovi, nuovi affari, nuove relazioni, nuovi leader e nuovi mediatori. 
La Brianza non ha più tante ville, ma non meno industrie e meno artigiani. 
Bergamo è più tradizionale e più lenta ancora dentro gli stessi impianti e necessariamente deve muoversi con passi corti e più cadenzati di prima. 
Brescia e ormai tutta calata e segmentata nell'industria del ferro. Lavorare il ferro è un compito ormai domestico e personale anche per gli studenti, le donne di case e i vecchi contadini. 
La caduta di industrie tessili, metalmeccaniche, elettromagnetiche, di fonderia e di attrezzaggio ha comportato per città come Legnano e Busto Arsizio la caduta dalla serie A via via fino ai campionati interregionali. 
Anche le mutazioni di Milano si può riscontrare nelle sue società e vicende calcistiche.
Non ci sono più grandi magnati e grandi squadre tanto forti quanto prepotenti. 
Mantova è da una parte in fondo la regione per conto suo e non si capisce bene quanto sia Padana o Emiliana. 
Si impone sempre come una grande corte costruita su un progetto post-rinascimentale e raffaellesco e con un clima è una misura da capitale classica; ma signori e cortigiani completamente estranei e nuovi come a una nuova trascinante economia. 
Pavia e sempre collegata con l'Abbazia e l’Università. 
Chi ne parlasse oggi non potrebbe trascurare la crescita economica e sociale dell'oltre Po. 
Mi pare invece piuttosto scurirsi e addolorarsi Vigevano, scadere nei suoi cupi mestieri senza più la vivace irriverenza di Mastronardi.
Nella città dilatata a dismisura - vera megalopoli di metropoli e hinterland, popolosa di immigrati e confrontata costantemente con la richiesta dei servizi adeguati - il punto di rottura e di crisi è più vicino di quanto non sia nelle sue province, ricche e alcune floride, l'equilibrio può facilmente incrinarsi, la stasi spezzarsi. 
La ragionata capacità di mediazione tra forze e interessi, tra bisogni e pressioni è finora vincente, ma la Lombardia e Milano non sono più «quelle di una volta»: la loro spinta sembra essersi frenata, e i rapporti essersi fatti più delicati che mai coperti da un sottile velo di malinconica moderazione.
La Lombardia e Milano attraversano un periodo di transizione: hanno capito i punti della loro crisi e le risorse della loro potenzialità.
Milano ha investito e penetrato razionalmente la regione: con il metrò, il decentramento produttivo, la cura dell'ambiente, il centro di servizio. E oggi è l'unica area metropolitana del nostro paese a livello di società industriale avanzata. 
Certo adesso il disegno diramatizio e marginale è da raccordare e completare anche con il ruolo nuovo di Milano centro del piano, dell'energia e dei progetti. 
Le crisi elefantiache di grandi fusioni e di grandi concentrazioni di mezzi e di potere sono ormai state superate se non già riassorbite. 
La cultura di Milano riprende più sciolta e più consapevole da molti nuovi centri: sia nei settori tradizionali sia in quelli del tutto nuove al mondo Milanese e Lombardo. 
La forza vera di Milano è di essere sempre attenta e pronta di fronte alla propria realtà: per questo sa cambiare, correggere, migliorare. 
E questo suo insegnamento di democrazia e di ricerca lo diffonde e lo armonizza anche a vantaggio dell'armonia e antinomia delle sue province dei suoi grandi centri capitali, Brescia, Mantova, come delle altre città vive della regione.»
(pagine 62-63 da Scrittori di «Attraverso L’Italia» 1930/1972 TCI)

DIALETTO Lombardo


Definizione Il Dialetto Lombardo è una Lingua Romanza del gruppo Gallo-Italico parlata nell’Italia Settentrionale e nella Svizzera Meridionale.


Informazioni di base Nome locale: lombard Parlato in: Lombardia, Trentino occidentale, Piemonte orientale, Canton Ticino, Grigioni italiano. Alcune comunità di emigrati lo parlano in Brasile. Numero di parlanti: circa 3,5 milioni
Ascolta parole e frasi dialetto lombardo (su Youtube)

Da dove deriva il Lombardo?
Anticamente, nei territori in cui oggi si parla Lombardo erano diffuse varie Lingue Celtiche
Con la conquista dell’Italia Settentrionale da parte dei Romani, queste antiche lingue iniziarono ad essere sempre meno parlate, fino alla loro estinzione.
Al loro posto si diffuse il Latino
Non si trattava tuttavia del Latino Classico di Cesare e Cicerone; era, infatti, una forma di Latino parlata dalle Persone Comuni, che gli specialisti definiscono “latino volgare”, dal latino vulgus (popolo).
Nel latino volgare parlato in Lombardia, confluirono alcune parole e termini che facevano parte delle antiche Lingue Celtiche; inoltre, col tempo, si evolse differenziandosi sia dal latino parlato a Roma che dalle parlate latine delle regioni confinanti.
Nei primi secoli del Medioevo, l’attuale Lombardia fu invasa da popoli di Lingua Germanica provenienti da Nord: i primi furono i Goti, seguiti dai Longobardi e dai Franchi; i 3 popoli lasciarono una profonda impronta linguistica sulla Lombardia.
La loro Lingua Germanica però non fece mai presa sulla maggioranza della popolazione, che continuò ad usare la propria forma di Latino, seppure arricchito di prestiti Germanici.
La Lingua Lombarda è dunque “figlia” del Latino, quindi è una Lingua Romanza, non è Celtica e neppure Germanica.
Nel corso del Medioevo, il Latino della Lombardia continua la sua evoluzione, differenziandosi sempre di più sia dal Latino dell’antichità che da quello dei luoghi confinanti.
In quell’epoca la Lingua Lombarda veniva parlata in un territorio molto più ampio di quello attuale. 
Fino al 1600, infatti, si intendeva come Lingua Lombarda, l’insieme delle Lingue Galloitaliche
All’epoca era diffusa anche una Versione Letteraria del Lombardo che veniva impiegata per le Scritture Cancelleresche, le opere letterarie e per comunicare tra le varie Corti dell’Italia Padana.
Col tempo però, le parlate del Nord Italia si differenziarono ulteriormente, e l’Antica Lingua delle Corti Padane, venne sostituita dal Toscano (cioè dalla Lingua Italiana).

Il territorio in cui si parla la Lingua Lombarda si è dunque ristretto, e ora comprende Lombardia, Svizzera italiana, Trentino occidentale e Piemonte orientale.
(Clicca qui per altre notizie sul Dialetto Lombardo)

STORIA


Nella Pianura Lombarda, sono stati trovati vari oggetti che testimoniano la presenza dell'uomo, già nel 3000 anni a.C., già presente almeno dal pleistocene in area prealpina.
Le Prime Civiltà furono la Camuna (nel Neolitico) e la Cultura di Golasecca (Età del Bronzo). 
L'Area Lombarda Centro-Orientale, fu interessata da un'influenza Etrusca, attorno al 500 a.C. 
In seguito, nel 400 a.C., la Regione fu invasa da varie Genti Galliche, che daranno vita alle Confederazioni degli Insubri, nella Lombardia Occidentale, dove daranno luogo alla fondazione di Milano, e dei Cenomani, nella Lombardia Orientale e nell'area del basso Garda e delle rive del Po.
Sul finire del 300 a.C., gli antichi Romani, cominciarono la conquista della Pianura Padana, scontrandosi con i Galli Insubri, mentre, i Galli Cenomani, furono fin dall'inizio loro alleati. 
La Provincia, diede i natali a celebri esponenti della Cultura Latina, quali Plinio a Como e Virgilio a Mantova.
Negli ultimi secoli dell'Impero Romano d'Occidente, Milano (Mediolanum) accrebbe notevolmente la propria importanza di Centro Politico e Religioso (con l'Episcopato di Sant'Ambrogio), tanto, che divenne una delle sedi dei Tetrarchi al tempo di Costantino, il quale, nel 313 d.C, emanò un editto chiamato «Editto di Milano», tramite cui si concedeva a tutti i Sudditi la libertà di professare la propria religione, anche ai Cristiani, fino ad allora esclusi da tale diritto.
Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, sono i Barbari a dominare la Lombardia: prima arrivano gli Eruli di Odoacre (476-493), poi gli Ostrogoti di Teodorico il Grande (493-553). 
La Lombardia ritornò poi a far parte dell'Impero Romano (questa volta dell'Impero Bizantino) dopo la Guerra Gotica, che durò circa 20 anni e che flagellò l'Italia intera. 
Dopo pochi anni di Dominio Imperiale Bizantino, nel 568 i Longobardi attaccarono e conquistarono gran parte dell'Italia, ponendo la loro Capitale a Pavia; e si iniziò a chiamare Langobardia i territori occupati dai Longobardi, ossia gran parte della Pianura Padana e l'attuale Toscana (Langobardia Maior) e i Ducati di Spoleto e Benevento nell'Italia Centrale e Meridionale (Langobardia Minor).
Solo nel 600 il termine «Lombardia», prese a designare specificamente il territorio dell'attuale regione, detta in precedenza Liguria o Neustria, anche se continuò ancora per alcuni secoli a designare, in senso lato, l'intera Italia centro-settentrionale.
Nel 774 il Re dei Franchi, Carlo Magno - disceso in Italia l'anno precedente, su invito del Pontefice Adriano I, minacciato dai Longobardi - conquistò Pavia, portò prigioniero Re Desiderio, in Gallia, e si autoproclamò Re dei Franchi e dei Longobardi, fregiando del titolo di Re d'Italia il proprio secondo figlio maschio Pipino.
Il Dominio Franco, diede inizio alla Struttura Politica Feudale, che caratterizzò l'Alto Medioevo.
Nella Pianura Padana del Basso Medioevo cominciò a diffondersi un modello politico nuovo: il Comune Medievale, protagonista di un ripopolamento delle Città. 
Nel 1176 la Lega Lombarda sconfisse le truppe dell'imperatore Federico Barbarossa nella Battaglia di Legnano.
La Pace di Costanza del 1183 sancì nel contempo la formale obbedienza dei comuni all'imperatore e il sostanziale riconoscimento delle Autonomie Comunali da parte del Sovrano. 
A partire dal 1200 il Modello Comunale, entrò in crisi e venne presto soppiantato dalle nascenti Signorie: i Gonzaga a Mantova, i Visconti e poi gli Sforza a Milano.
Nella seconda metà del Medioevo, in quella che veniva chiamata Lombardia (ovvero l'Italia del Nord), cominciarono a differenziarsi la parte Meridionale (Toscana) e quella Orientale (Marca Trevigiana, Marca Veronese): il termine «Lombardia», da allora in poi, cominciò a identificare ormai solo la parte della Pianura Padana, situata a Nord-Ovest del fiume Mincio, soprattutto i territori soggetti al Dominio dei Visconti prima, degli Sforza poi. 
Nel 1400 la Lombardia divenne nuovamente terra di conquista: prima arrivarono i Veneziani da Est, poi i Francesi rivendicarono la restante parte del Ducato di Milano, che poi fu ceduto, dopo lunghi anni di Guerra, agli Spagnoli, che vi rimasero a lungo, formalmente ancora sotto l'egida del Sacro Romano Impero.
Durante questa dominazione la regione conobbe, dopo un primo periodo di prosperità, una progressiva decadenza, aggravata nel 1600 da Epidemie di Peste
Nel 1714 il Ducato di Milano, in seguito alla Guerra di Successione Spagnola passò per eredità dagli Asburgo di Spagna agli Asburgo d'Austria; infine, gli Austriaci ottennero anche il Ducato di Mantova.
La parte Orientale della regione, annessa al Veneto nel corso del 1400, comprendeva i territori di Bergamo, Crema, Brescia e Salò, che seguirono, dunque, una storia diversa dal resto della Regione, fino al 1797, quando la Lombardia conobbe nuovamente, dopo secoli di divisione, l'unità politica ed amministrativa sotto l'egida di Napoleone Bonaparte.
Dopo l'esperienza della Repubblica Transpadana, della Repubblica Cisalpina, del Regno d'Italia (di cui Milano fu, formalmente, la Capitale con Napoleone Bonaparte Re d'Italia), tutti Stati dipendenti dalla Francia Napoleonica, la Restaurazione creò il Regno Lombardo-Veneto nuovamente sotto gli Asburgo d'Austria.
La Lombardia fu poi, un importante centro del Risorgimento, con le Cinque Giornate di Milano del marzo 1848 e il successivo Plebiscito, le Dieci Giornate di Brescia del 1849, i Martiri di Belfiore a Mantova, negli anni tra il 1851 e il 1853
L'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, avvenne in seguito alla Seconda Guerra di Indipendenza, nel 1859, durante la quale, la Lombardia fu il principale teatro di battaglia (battaglie di Montebello, Palestro, Magenta, Solferino e San Martino e San Fermo). Nel 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, la Lombardia entrò a far parte del moderno Stato italiano.


Il Fronte Alpino della Prima Guerra Mondiale, attraversò il Versante Alpino Lombardo Orientale, e nel primo dopoguerra, Milano fu il centro dei Fasci italiani di combattimento
Milano divenne poi Medaglia d'Oro al Valor Militare per la Resistenza, dopo la sua liberazione dal Fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre la Resistenza Partigiana si spargeva nelle valli e nelle province.


Negli anni del Boom Economico, Milano fu uno dei poli del «triangolo industriale» dell'Italia del Nord. 
Gli «Anni di Piombo» ebbero ampia rilevanza in Lombardia, con la Strage di piazza Fontana a Milano nel 1969 e la Strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974.


Negli anni 1980 Milano divenne simbolo della crescita economica, «Capitale Morale» dell'Italia, e simbolo del rampantismo economico-finanziario della «Milano da Bere», mentre il gruppo socialista milanese di Bettino Craxi era al Governo nazionale.


Lo Scandalo di Tangentopoli e l'Inchiesta di Mani Pulite si sono svolti principalmente a Milano. 
Nel vuoto lasciato dalla Crisi della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano, è cresciuta una nuova Classe Politica Lombarda, incarnata dallo Spirito Autonomista e Regionalista della Lega Lombarda, poi diventata Lega Nord.


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