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Lombardia: Codogno - formaggi ed epidemie


Codogno (Cudògn in dialetto Lodigiano) è un Comune italiano della Provincia di Lodi, in Lombardia.
Oltre ad essere il Centro principale della Pianura nota come Basso Lodigiano, è la seconda città più popolata della Provincia di Lodi ed il principale Centro, dopo il Capoluogo, per importanza Storica, Economica e per numero di Abitanti.
È frequentata soprattutto per la presenza del Presidio Ospedaliero, delle Industrie e delle Scuole, che esercitano un forte richiamo sul circondario.
Piccola Città intensamente "Padana", importante per Industrie e Commerci, situata nella Pianura Irrigua tra il basso Adda ed il Po, in una ricca Area Agricola che alimenta la tradizionale produzione di Burro e Formaggio Grana.

CODOGNO
Regione: Lombardia
Provincia: Lodi LO
Altitudine: 58 m slm
Superficie: 20,87 km²
Abitanti: 15.978
Nome abitanti: Codognesi
Patrono: San Biagio (3 febbraio)
Gemellaggio: Solagna (VI)
Diocesi: Lodi




 

GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Centro principale della Pianura nota come Basso Lodigiano, vive circondata dalla fertilissima Pianura Lombarda tra i fiumi Po ed Adda che hanno reso il territorio votato all'agricoltura che ha rappresentato nella storia ad oggi la sua vita e il suo sviluppo ecconomico.
Borgo Fortificato oggi ne rimangono solo tracce "Archeologiche" delle Fondazioni del Castello e del Fossato di perimetrazione.
Terra che testimonia la forza d'animo di un popolo di lavoratori, che nella loro storia hanno subito saccheggi, occupazioni dai Lanzichenecchi che vi diffusero peste e morte ma con forte tensione autonomistica sostenuta da una propria vita commerciale basata soprattutto su una forte industria casearia. 

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Il Toponimo Codogno è rammentato dall'anno 1025 come «Codonio», riflette un Latino *cotoneus e corrisponde all'Italiano cotogno. 
Il Nome Codogno, antica "Cothoneum", deriverebbe da quello del Console Aurelio Cotta, vincitore dei Galli Insubri che popolavano queste terre; ma il nome potrebbe anche essere stato tratto dal Pomo "Cydonio", o Melo Cotogno, frutto tipico del luogo.


TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Piccola Cittadina ma molto popolata è la seconda Città più popolata della Provincia di Lodi ed il principale Centro, dopo il Capoluogo, per importanza Storica, Economica e per numero di Abitanti; già appartenente alla Provincia di Milano, oggi alla Provincia di Lodi.
Situata a 58 m slm, nella bassa, monotona, ma fertilissima Pianura Lombarda,
nota come Basso Lodigiano, e precisamente nel tratto limitato a Ovest dal Lambro, a Sud dal Po, e ad Est dall'Adda.
È importante Nodo Ferroviario, perché posta sulla Ferrovia Milano-Piacenza, nel punto di diramazione della Linea verso Cremona 




ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

In Epoca Medioevale, la più antica per la quale si possa tentare una descrizione dell'Abitato, al Centro della struttura Urbanistica della Codogno Antica dominava il Paesaggio il Castello, con le sue 4 Torri, abbattuto; tutt'intorno doveva svilupparsi con forma rettangolare il Borgo Fortificato; oggi ne rimangono solo tracce "Archeologiche" delle Fondazioni del Castello e del Fossato di perimetrazione.
Rimane senza dubbio la destinazione d'uso della Piazza Centrale, ancora oggi, come allora, Piazza del Mercato 
.
Con la Signoria dei Trivulzio, Codogno si allarga al di fuori delle dimensioni Medioevali, data soprattutto la forte influenza dell'Aristocrazia Commerciale Milanese sul territorio.
Il Castello perde, allora, la sua funzione centrale nel paese, e, fulcro di tutte le attività, sia Amministrative sia Giuridiche o Commerciali, diviene l'allora Piazza Maggiore, oggi Piazza XX Settembre, mentre Sede del Potere diventa il Palazzo Trivulzio.
Mentre la città tende ad allargarsi al di fuori del Perimetro Antico, un ruolo non secondario rivestono gli Ordini Monastici, che qui operano o iniziano ad operare: ricordiamo il Monastero Servita (oggi sede dell'Ente Comunale di Assistenza), quello di Santa Chiara (ne rimane solamente il Chiostro, tra Via Verdi e Via Mazzini), quello delle Orsoline, sede dell'odierna Scuola Media Ognissanti.




Chiesa della Santissima Trinità. Severa ma armonica, incerta la data di fondazione, da far risalire, probabilmente, alla fine del 1500.
L'interno a 3 Navate, converge sull'Altare Maggiore finemente lavorato e ricco di marmi rari.
In questa Chiesa si venerano la Madonna Addolorata, il Cristo Morto, San Rocco, Sant'Ignazio e San Francesco Saverio.

Chiesa delle Grazie detta "dei Frati". Tale Chiesa deriva il soprannome dal fatto che un tempo vi era annesso il Convento dei Francescani Riformati.
Sorta per volere di Teodoro Trivulzio, fu costruita nel 1620.
E' ad una sola Navata ampia e maestosa con 3 Cappelle per lato si aprono nelle pareti chiuse da cancellate di legno.
6 Bassorilievi intagliati nel legno, sotto le mense degli Altari; molto belli sono: l'Altare Ligneo del 1600, 2 Statue Lignee del 1584 che ritraggono la Madonna e San Giovanni nella Cappella del Crocifisso, l'Altare Maggiore con la Statua della Vergine delle Grazie, la Sagrestia con l'immagine della Vergine Immacolata.
Il classico Chiostro a Portici con Arcate simmetriche, antistante la Chiesa, opera del 1700.
A ridosso della Chiesa, fu costruito nel 1623 il Convento del Francescani Riformati, soppresso nel 1780 ed acquistato negli ultimi decenni del secolo scorso da Madre Cabrini che vi fondò la prima Casa delle Missionarie del Sacro Cuore.

Chiesa di San Teodoro o "del Cristo". E' ritenuta tra le più belle di Codogno, per la purezza delle linee architettoniche e l'ardita Cupola, racchiusa in un alto Tiburio ottagonale, finita nella prima metà del 1600

Oggetto di devozione popolare è un'Antica Immagine del Santo Crocifisso, da cui il soprannome della Chiesa, dipinta su un muricciolo rimasto illeso nonostante facesse parte dei Confini di una Casa andata distrutta.

Chiesa e Convento di San Giorgio. Dedicata all'Annunciazione, fu consacrata a Maria Addolorata nel 1511 quando, per volere dei Trivulzio, arrivarono a Codogno i Padri Serviti.
Il Convento, edificato nel 1590, è oggi inglobato da una Casa di Riposo, in quanto il Convento fu soppresso nel 1796, e dopo pochi anni anche la Chiesa venne chiusa al culto.
La statua dell'Addolorata passò a Santo Stefano e le Campane furono vendute alla Chiesa del Caravaggio. La Chiesa venne poi riaperta al culto per gli Anziani ed i Malati della Casa di Riposo.
Nel 1715 fu disegnata la strada che unisce il Santuario a "San Marco" oggi Via Manzoni, e nel 1779 la strada fu allungata fino all'Ospedale Civile.

Parrocchiale di San Biagio e Santa Maria Immacolata (Piazza XX Settembre). 

L'originaria Cappella San Biagio, nel 1491 fu ricostruita completamente dandole forme Rinascimentali ed elevandola al rango di Chiesa; fu restaurata nel 1524, accentuando le linee Classiche. 
Nel 1584 venne creata la Facciata in cotto, di stile Manierista; il Campanile fu invece ultimato nel 1623, mentre la Casa Parrocchiale risale al 1612.
Pregevoli le Porte Lignee del 1500.
L'interno a croce latina ha 3 Navate e Cappelle ai lati. Forte impulso fu dato alla "fabbrica" della Chiesa negli anni della famiglia Trivulzio.
All'interno, pregevole l'Ostensorio di corallo, oro e pietre preziose che il Cardinale Trivulzio riuscì a portare alla Chiesa nel 1600.
Ad epoca Barocca risalgono la Statua della Madonna in marmo bianco di Carrara sita al centro dell'Altare, la Cappella di San Biagio e quella del Rosario assieme al Coro e alle Cantorie: nella cantoria di destra è sistemato un magnifico Organo.
Tutt'intorno, su Piazza XX Settembre sulle Vie circostanti, i ricchi Edifici, con Portici, Cortili, Colonne e Giardini che testimoniano un passato ricco e signorile, in buona parte sostenuto ed influenzato ancora una volta dalla famiglia Trivulzio che, tra l'altro, affidarono la rielaborazione della propria dimora a 2 Architetti Codognesi, Antonio e Giovanni Battista Barattieri, di stile Neoclassico; rimane oggi ben conservata la particolare costruzione del Palazzo Trivulzio in via Garibaldi, oggi palazzo Dansi.

Santa Maria della Neve. Edificata nel 1604 per volere della Confraternita del Gonfalone, nel corso dei secoli subì numerosi rifacimenti.
Nell'unica navata si conservano 2 pregevoli Statue Lignee del 1600, la Madonna e l'Arcangelo Gabriele e nell'Abside si trova un piccolo Organo di notevole valore.

Santuario della Madonna di Caravaggio. Fu eretto sul luogo dove già sorgeva un modesto Sacello, dedicato alla Vergine apparsa ad una Contadina di Caravaggio ed il cui Culto si diffuse rapidamente in tutta la Lombardia.
La fede popolare ed il concorso di elemosine e di doni indussero il Vescovo di Lodi ad approvare il progetto di una nuova Chiesa.
Il Tempio sorge isolato, presenta, sia per la facciata sia per i fianchi, definiti volumi di "attacco" al terreno, i quali sorreggono un secondo ordine, più leggero; su quest'ultimo s'innesta, infine, la parte terminale, costituita dalla Cupola e dal fastigio superiore della Facciata.
La pianta è a Croce Greca, con il braccio longitudinale notevolmente dilatato, studiata così da raccogliere e contenere i fedeli, e da incorporare in un tutto unico ed unitario la cripta, sita in posizione centrale e ribassata rispetto al piano di calpestio; ne deriva un assetto mosso e tridimensionale, ricco di contrasti di luce e particolarmente elegante.
La Cupola fu aggiunta nel 1844 e il Campanile fu invece ultimato nel 1772.
Nella decorazione interna spicca la decorazione a marmi policromi della Cripta.

Vecchio Ospedale Soave. L'Ospedale Civile di Codogno, costruito in sobrie ed eleganti forme Neoclassiche, venne edificato tra il 1779 ed il 1781, fu un esempio razionale di Struttura Assistenziale e Sanitaria.
Attorno alla metà del 1400, grazie al lascito di un privato, la Città di Codogno risultava dotata di un piccolo Ospedale, dedicato a San Tommaso.
Esso era creato per accogliere sia i Pellegrini sia i Poveri Bisognosi e Malati Indigenti, offrendo loro Ospitalità, Cure e Denaro fino al 1775, anno in cui si decise di sopprimere tale istituto.
Un secondo Ospedale era, invece, sorto nel 1681, per volontà testamentaria di Carlo Maria Belloni, il quale diede in dotazione una sua Casa e alcuni Fondi, per ricoverare gli Abitanti di Codogno, che necessitassero di sostentamento e Medicamenti.
Questo Ente, il cui giuspatronato era affidato agli eredi maschi primogeniti della famiglia, nel luglio 1768 fu unito a un terzo Ospedale, gestito dalla Confraternita della Santissima Trinità e fondato 53 anni prima con un lascito di Francesco Maria Brambati.
La fusione dei 2 Istituti Caritatevoli non solo permise di migliorare i servizi erogati ai malati, ma segnò anche l'atto di fondazione dell'Ospedale Civico di Codogno i cui spazi che questo nuovo Ente aveva a disposizione risultarono però presto insufficienti e si cominciò quindi a pensare di costruire un nuovo edificio, adatto a ospitare un numero maggiore di pazienti.
Oggi non adempie più allo scopo sanitario ma, ristrutturato, è Sede di importanti Mostre e Manifestazioni Culturali, oltre che della Civica Biblioteca.
(clicca qui se vuoi approfondire)

Raccolta d'Arte Lamberti. La Fondazione Lamberti è stata costituita nel 1973, su disposizione testamentaria di Carlo Lamberti, morto nel 1961, è costituita da dipinti, acquerelli, disegni, sculture che vanno dal 1500 ai nostri giorni.
Carlo Lamberti è stato raffinato Collezionista d’Arte e lui stesso pittore, amico di artisti quali Giorgio Belloni, Paolo Troubetzkoy, Piero Belloni Betti, Giuseppe Novello, Arturo Tosi.
Il Piano Nobile del Seicentesco Palazzo Lamberti venne adibito, 12 anni dopo la sua morte, a Pinacoteca aperta al pubblico, con le opere della sua collezione privata, arricchita da donazioni successive.
Vi sono conservate interessanti opere pittoriche di Tranquillo Cremona, Eugenio Gignous, Angelo Pietrasanta, Alessandro Bertamini, Arturo Tosi e di molto altri artisti per un totale di oltre 200 opere. (clicca qui per andare al sito della Fondazione)
Si accede alla Raccolta dal portone di Palazzo Lamberti e, sulla destra, si sale lo Scalone di rappresentanza dove si può osservare una riproduzione della Venere di Milo.
Lo Scalone immette nelle Sale del Piano Nobile, arredate ed affrescate con grande eleganza.
La Raccolta è sistemata in 9 Sale, ognuna dedicata ad un Pittore Codognese: si parte da quella di Carlo Lamberti, per passare ad Angelo Pietrasanta, Giuseppe Novello, Enrico Groppi, Alessandro Bertamini, Giorgio Belloni, Piero Belloni Betti, oltre alle 2 Salette del Tricolore e della Biblioteca.
Le gemme della Raccolta Lamberti sono 2 Acquarelli di Tranquillo Cremona, «Le curiose» e «Ripassando la lezione», «La lettrice» di Angelo Pietrasanta, «l’Autoritratto nello Studio» e «Le rose» oltre a vari Paesaggi Marini e Montani di Giorgio Belloni, e «Il sole del mattino» di Giuseppe Novello.


Museo Cabriniano. Il Museo del Centro di Spiritualità "Santa Francesca Cabrini", in Via Santa Cabrini 3, custodisce ambienti, oggetti, indumenti e ricordi che hanno riferimento diretto o indiretto con Santa Francesca Cabrini e con le origini dell'Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore da lei fondato.
Inoltre il Centro di Spiritualità conserva nella Chiesa del Tabor la preziosa Reliquia del Cuore della Santa



LUOGHI DELLA CULTURA
(Musei - Biblioteche - Musica)

Biblioteche e Musei

La Pinacoteca, comprendente anche la Raccolta d’Arte Carlo Lamberti, si trova nel Seicentesco Palazzo Lamberti.

La Biblioteca Civica (1800), possiede un "Incunabolo" (Nome attribuito ai primi prodotti dell'Arte della Stampa - dalle origini al 1500 incluso -, modellati sull'esempio dei manoscritti) e alcune "Cinquecentine" (è un Libro Stampato nel 1500; i Libri Stampati fino all'anno 1520 possono essere, oltre che Cinquecentine, anche Incunaboli, ossia Libri Scritti con la tecnica della Stampa a Caratteri Mobili).

L'Archivio Comunale, conservato presso l'Edificio Municipale, comprende anche gli Archivi dei Comuni Soppressi di Gattera con Maiocca e di Regina Fittarezza.
Conserva un'ampia Documentazione che va dal 1495 al 1949, interamente ordinata, che comprende gli Atti dell'Attività Amministrativa e Finanziaria, e Documenti relativi alla Vita Sociale, Economica e Culturale della Città.
Tra questi, la serie sullo Stato della Popolazione, quelle relative alla Sicurezza Pubblica, alla Sanità e all'Assistenza ai Bisognosi, all'Istruzione, i Documenti sulle Attività Produttive e Commerciali e quelli sull'Edilizia Pubblica.

Musica

La Vita Musicale locale vanta una floridezza che pochi Centri Lombardi hanno avuto nel corso dei secoli dal 1600 al 1900: il "terminus ad quem" degli anni 1960, è un punto fermo decisivo a causa dell'abbattimento per Speculazione Edilizia del Teatro Sociale, maggior perno della vita musicale locale.
Il Teatro veniva scelto da Primarie Compagnie (anche del Teatro alla scala di Milano) per la rappresentazione di Opere Liriche e Melodrammatiche, spesso ancor prima della "prima".
Già dai primi decenni del 1600 si ebbe una fioritura di Musicisti di fama quali Francesco Ugoni ed altri autori di Madrigali e Villanelle per Formazioni Corali.
Anche la Musica Strumentale (per Chitarra Solista o "Ensemble"; o per Archi) godette di una certa fortuna nel 1800. 


ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO
 

Codogno ha soprattutto importanza nel Commercio Agricolo, essendo centro di un Fertilissimo territorio, dove si coltivano Cereali e Viti e dove si allevano, nelle praterie artificiali, ottime razze di Bovini, ai quali si deve la fiorentissima Industria dei Latticinî (Burro e Formaggi Grana). 

Lodigiano il Paradiso dei Formaggi
 
Foscolo chiamò Milano, spregiativamente, “Paneròpoli”, da «Panéra», Panna.
E Lodi, di Milano storica rivale nel Medioevo, dalla «Panéra» ha creato un capolavoro: il «Pannerone», Formaggio a Pasta Morbida, priva di salatura, piacevolmente Acidulo ed Amarognolo.
In effetti questa Ricca Campagna, la Bassa, Pianura Irrigua dalle geometrie rigorose il cui Nilo è la Muzza - 58 km di Canale scavato nel 1220 - è una sorta di Caseificio a cielo aperto, con Cartelli che segnalano, ora Antiche Abbazie ora, più spesso, Grandi Cascine

Indicazioni d'Arte le prime, Commerciali le seconde, perché qui, tutto ha ormai una dimensione di Industria Agricola: la Produzione Lattiero-Casearia ha un fatturato tra i più alti d'Europa, ed una concentrazione inimmaginabile altrove.
Crescenza, Mascarpone, Gorgonzola DOP, Quartirolo DOP (le Mucche venivano nutrite dopo il Terzo Taglio di Fieno dell'anno, la “Quartirola” appunto, che conferiva al Latte un sapore speciale) e Grana Padano DOP, attestato sin dal 1000 tra Lodi e Codogno, ne sono le stelle di prima grandezza.
E che dire della Raspadura, che poi il Grana o Granone Lodigiano, ridotto a sfoglie, con abile lavoro di Lama? 



Grana Padano DOP
 
Le prime notizie del Grana Padano risalgono all'anno 1000, quando l'Opera di Bonifica compiuta dai Monaci Cistercensi dell'Abbazia di Chiaravalle, favorì la diffusione dell'Allevamento del Bestiame, rendendo la disponibilità di Latte di gran lunga superiore al fabbisogno della popolazione.
Per conservare a lungo il Latte in eccesso, i Monaci misero a punto una ricetta che è rimasta immutata nel tempo: un Formaggio a Pasta Dura, Cotta, Finemente Granuloso che, grazie alla Stagionatura riesce a conservare i principi nutritivi del Latte.
Il termine «Grana», infatti, nacque proprio per indicare la Struttura Granulare della Pasta di Formaggio prodotto nella Valle Padana.
Lo stesso termine è ora parte integrante della Denominazione di Origine Protetta «Grana Padano».
Si produce tutto l'anno, in quasi tutta la Valle del Fiume Po, da Latte di Vacche alimentate con Foraggi verdi, conservati ed insilati (Insilati significa conservati nei Silos e la Filiera Produttiva del Grana Padano DOP si caratterizza per l’utilizzo, nella grande maggioranza delle Aziende dell’Insilato di Mais).
È un Formaggio Semigrasso prodotto con Latte raccolto da 2 Mungiture giornaliere, Parzialmente Scremato per affioramento, e posto in grosse Caldaie di Rame.
Coagula 31-33°C in 10 minuti, poi la Cagliata è rotta in particelle dalle dimensioni di un chicco di miglio. 

Si passa quindi alla prima Cottura 43-44°C per alcuni minuti, poi alla seconda Cottura a 54-96°C.
Quando la Massa è Acida ed Elastica, si estrae con Telì e la si divide in 2 blocchi che verranno collocati nelle Fascere (la Fascera è un attrezzo usato fin dall'antichità nella fabbricazione del Formaggio, generalmente costituito da una Tavola di Legno sottile ed elastica curvata a cilindro, solitamente di Faggio, Pioppo o Salice).
Le Forme sono rivoltate più volte, quindi stivate in Salamoia per 28 giorni.
Seguirà la Stagionatura 18-20°C e ad umidità dell'85% e viene lasciato maturare da un minimo di 9 mesi ad un massimo di 24-36, in Forme Cilindriche che variano dai 24 ai 40 kg, sulle quali vengono impressi Marchi come il Quadrifoglio, contenente la scritta DOC, e le Losanghe recanti la Dicitura Grana Padano.
In base al Ciclo Stagionale in cui viene prodotto, il Grana Padano assume denominazioni differenti: se prodotto è da Dicembre a Marzo, viene chiamato «Vernengo», da Aprile a Giugno di «Testa» da Ottobre a Novembre «Tesoro» o «Tardivo». (clicca qui per andare al sito ufficiale del Grana Padano)


Fiorenti sono anche le Industrie della Seta Greggia e delle Tele di Cotone anche se l'Industria della Seta, è oggi meno fiorente di un secolo fa, in cui Codogno era il Centro Serico più importante della Provincia di Milano, mentre oggi è quasi del tutto scomparsa.
Si ricordano a Codogno 2 Concerie di Pellami, Fabbriche di Cesti e di Bottoni d'Osso.


STORIA

Sull'Origine di Codogno non si hanno notizie certe: essa pare collocabile in Epoca Romana, quando fu sconfitta la Gallia Cisalpina.
L'insediamento parrebbe quindi risalire alla penetrazione Romana nella Gallia Cisalpina forse con funzione di accampamento.

Dopo il buio periodo delle Invasioni Barbariche, nel quale si perdono le tracce del Borgo, la prima testimonianza certa dell'esistenza di Codogno la si ha solamente nel 997, quando il Centro Abitato viene citato in un Diploma dell'Imperatore Ottone III; da allora, la troviamo citata più volte nel corso dell'anno 1000, come facente parte del Feudo del Vescovo di Lodi.
Nel 1441 Filippo Maria Visconti signore di Milano cedette Codogno alla famiglia  Fagnani, dal 1450 a quello dei Trivulzio; nel 1453 Francesco Sforza le conferisce il rango di "Borgo".
Già all'epoca, Codogno aveva forte Tensione Autonomistica, con un propria Vita Commerciale, piccolo polo di attrazione per tutti i paesi limitrofi, tant'è che i Codognesi si slegarono dalla realtà del territorio dei Trivulzio e chiesero di essere considerati Piacentini, allo scopo di avere un mercato più libero e più ampio. Così, con un Atto ratificato il 21 aprile 1492, i Codognesi divennero Cittadini Piacentini, e vollero, a dimostrazione della propria gratitudine, la "Lupa Piacentina" nel proprio Stemma, legata con una catena d'oro all'albero di mele cotogne.

L'inizio del 1500 fu un
periodo buio, sia perché caratterizzato dalle battaglie fra Francia e Spagna per l'occupazione dell'Italia, che culminarono per Codogno con il Saccheggio della città da parte del Duca di Borbone diretto a Pizzighettone (in seguito al quale nel 1524 la città venne fortificata) sia per la Peste che nel 1516 devastò la popolazione.
Nel 1639 Codogno fu occupata dai Lanzichenecchi, che vi diffusero la Peste.
I Residenti, secondo i Sinodi Diocesani, unica fonte disponibile, erano 3.500 unità nel 1584, ma già nel 1609 erano passati a 5.300 e, nonostante la terribile Peste Manzoniana del 1630 che ridusse di un quinto la popolazione, verso la fine dello stesso secolo a 6.500.

L'affermata Prosperità Economica spinse i Reggenti del Borgo a chiedere l'Emancipazione della Servitù Feudale.
Così, alla morte del Principe Antonio Teodoro Trivulzio avvenuta nel 1678, non avendo questi lasciato figli maschi, i Codognesi colsero al volo la possibilità di affrancarsi, e nell'agosto dello stesso anno tutti gli uomini giurarono fedeltà direttamente al Sovrano.
La Vedova del Feudatario, forte di un capitolare firmato a Madrid, impugnò nel 1655 tale atto, pretendendo di succedere al defunto marito.
I Codognesi si attivarono al punto che, il 6 giugno 1672, con un Diploma Regale di Carlo II venne stabilita «In Perpetuo» la loro libertà da ogni Feudo; Codogno divenne «Regio Borgo».
In quest'epoca Codogno godeva di una certa floridezza economica derivante dall'Agricoltura, dall'Industria del Lino e della Seta, ma soprattutto dall'Industria Casearia, che si sviluppò sino a raggiungere l'apice tra il 1600 ed il 1700.
Se si escludono le Vie più Centrali del Borgo, in tutte le altre si aprivano le «Casère», capaci di contenere diverse migliaia di forme ciascuna (basti pensare che nel 1700, erano esportate annualmente circa 40.000 forme).

Non siamo in grado, a causa dell'incendio dell'Archivio Comunale del 1772, di sapere quante Botteghe Artigiane vi fossero esattamente, ma certamente vi furono rappresentati tutti i principali Mestieri.
Le Ditte principali furono senza dubbio la Filanda della Seta e, dopo il 1900, le Ditte Polenghi-Lombardo, poi emigrata, Zazzera (la prima in Italia nel settore Lattiero-Caseario), e la Ditta Felisi produttrice di Passamaneria.

I Codognesi furono anche attenti alla Causa Nazionale: le Cospirazioni prima e le Guerre del Risorgimento poi trovarono numerosi e ferventi partecipanti: ben 283 parteciparono alle varie Guerre come Volontari, e 10 di essi, come ricorda una Lapide posta nel Cortile del Palazzo Comunale, non tornarono.
64 uomini accompagnarono Garibaldi in Sicilia nel 1860, ed alcuni furono partecipi addirittura della famosa spedizione dei Mille.
Dopo i numerosi morti della Prima Guerra Mondiale, molti Codognesi durante la Seconda Guerra Mondiale aderirono alla Resistenza, e questo, nonostante la vicinanza con il grosso centro Fascista di Piacenza e la zona tatticamente difficile, dalla quale passavano i Tedeschi in ritirata per lasciare l'Italia.

Codogno ha poi continuato a progredire ponendosi come uno dei principali Centri del Basso Lodigiano: dal 1955 è stata elevata al rango di Città, soddisfacendo il desiderio che gli abitanti avevano già espresso a Napoleone Bonaparte oltre 150 anni prima, con una petizione del 5 ottobre 1796, che non aveva trovato allora favorevole accoglimento.


SANTO PATRONO

Biagio di Sebaste, noto come San Biagio (Santo Biasio in alcune varietà dialettali) (Sebastea, III secolo - Sebastea, 3 febbraio 316), è stato un Vescovo e Santo Armeno, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica (Vescovo e Martire) e dalla Chiesa Ortodossa.Vissuto a Sebaste (ora Sivas, in Turchia), da non confondere con la Sebaste della Samaria, era allora un’importante città dell’Armenia minore, in Armenia (Asia Minore), era Medico e Filosofo prima di venire nominato Vescovo della sua Città.
A causa della sua Fede venne imprigionato dai Romani, durante il Processo rifiutò di rinnegare la Fede Cristiana; per punizione fu straziato con Verghe e Pettini di Ferro (questo è il motivo per cui nella mano regge, assieme al Pastorale, anche un Pettine Uncinato), che si usano per cardare la lana e morì decapitato, ma prima di morire pregò il Signore di concedere la salute a chiunque lo invocasse per un’infermità; da qui la sua fama di Taumaturgo, ed  uno dei 14 “Santi Ausiliatori”.
San Biagio, quindi, muore Martire 3 anni dopo la concessione della Libertà di Culto nell'Impero Romano (313).
Una motivazione plausibile sul suo Martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i 2 Imperatori-Cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di Chiese, condanne ai lavori forzati per i Cristiani e condanne a morte per i Vescovi.
Pochissimo di certo si sa sulla vita del Santo.
Le poche storie sulla biografia dell'Armeno sono state tramandate prima oralmente e poi raccolte in agiografie.
 
Tra le tradizioni si ricordano:

A San Biagio sono stati attribuiti diversi Miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.

Nella Basilica di San Biagio a Maratea, alla destra della Regia Cappella dedicata al Santo, vi è la palla di ferro sparata dai cannoni francesi durante l'assedio del dicembre 1806; su questa palla di ferro, inesplosa, sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero le dita della mano destra di San Biagio.

In Albania, a Durazzo nel Monastero di San Biagio (Albanese: Shen Avlash), durante la prima metà del 1900, secondo migliaia di testimoni, vi sarebbe avvenuto il miracolo di una roccia dalla quale sgorgava Olio con effetti Curativi per i Credenti.
Tale Monastero è tutt'ora meta di Pellegrinaggio da parte di numerosi Fedeli Albanesi sia Musulmani che Cristiani.

In Campania è usanza fare l'unzione della gola, e c'è un detto dialettale antico che dice: 
«San Bias, vierno mo tras» (A San Biagio l'inverno se ne và).
«Il barbato / il frecciato / il mitrato / il freddo è andato», quest'altro noto Proverbio Stagionale allude ai più importanti Santi dell’inverno, intendendo con il Barbato Sant’Antonio Abate (17 gennaio), col Frecciato San Sebastiano (20 gennaio) e col Mitrato il Vescovo San Biagio (3 febbraio).

Nei primi giorni di Febbraio, in effetti, si ha la sensazione che la natura cominci a risvegliarsi e, al tiepido sole quasi primaverile, sbocciano i primi fiori. Il passaggio dall’inverno alla primavera era contrassegnato nei tempi antichi da Cerimonie di Purificazione degli uomini, degli animali e dei campi. Basti pensare che lo stesso termine “Febbraio” deriva dal latino “februare” che significa “purificare” o “espiare”.
La Festa di San Biagio ha ereditato in parte questa funzione, condivisa con quella della Candelora (2 febbraio).
Fino a non molto tempo fa in diversi paesi il 3 febbraio si portavano in Chiesa Chicchi di Cereali che, dopo essere stati Benedetti, venivano mescolati a quelli della Semina per propiziare un abbondante raccolto.


I Fedeli si rivolgono a San Biagio nella sua qualità di Medico, in particolare per la guarigione dalle malattie della gola: è tra i 14 Santi Ausiliatori (sono Santi invocati dal Popolo Cristiano in casi di particolari necessità, generalmente per guarire da particolari malattie).
Durante la sua Celebrazione Liturgica, in molte Chiese, i Sacerdoti benedicono le gole dei Fedeli accostando ad esse 2 candele; per questo è anche Patrono degli specialisti Otorinolaringoiatri.
È Protettore di Materassai e Cardatori di lana per via della somiglianza degli strumenti del loro lavoro con quelli della sua Tortura. 
È ricordato pure come Protettore degli Animali perché nell’ultima parte della sua vita, mentre viveva da Eremita in una Grotta, gli uccelli e altri animali erano soliti portargli il cibo e ogni sera si radunavano davanti a lui per essere Benedetti. 
Questa sua permanenza nella Grotta, va intesa non come paura della morte, cui prima o poi sarebbe andato incontro, ma perché doveva guidare da lì i suoi Fedeli durante la Persecuzione Liciniana.
In mancanza di un Santo Patrono a loro dedicato, a cavallo tra il 2013 e il 2014 alcune équipe d'animazione l'hanno eletto a protettore, indicandolo come Patrono degli Animatori.


COME RAGGIUNGERE Codogno

In Treno



La Stazione di Codogno, risalente al 1861, è posta sull'importante Ferrovia Milano-Bologna e, assieme alla Stazione di Casalpusterlengo è punto di interscambio con la Ferrovia Pavia-Cremona, di interesse locale.
La Stazione è servita esclusivamente da Treni Regionali che effettuano la tratta Milano Greco Pirelli/Certosa-Piacenza e Regionale Veloce che effettuano la tratta Milano Centrale-Bologna Centrale.



https://www.trenitalia.com/
clicca sul logo per orari e biglietti

Il Territorio Comunale è anche lambito dalla Linea ad Alta Velocità Milano-Bologna, costruita in affiancamento all'Autostrada A1. 



In Automobile

Le principali Strade che lambiscono Codogno sono la Strada Statale 9 Emilia e la Strada Statale 234 Codognese, che funge da Tangenziale del Centro Abitato.

Nelle vicinanze di Codogno transita inoltre l'Autostrada A1; l'uscita Casalpusterlengo/Ospedaletto Lodigiano è posta nel Territorio Comunale di Ospedaletto Lodigiano, alcuni chilometri a Ovest della città.

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