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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Lazio: Contigliano e l'Abbazia di San Pastore


Contigliano è un comune italiano della Provincia di Rieti, nel Lazio.
Si trova su un colle ai piedi dei monti Sabini, sul bordo sud-occidentale della Valle Reatina, dall'altura dove è posto, il paese domina la parte terminale della Valle Cupa, che si apre tra i monti in direzione di Cottanello, attraversata dalla strada provinciale di Fontecerro. 

Nello stemma i 5 Monti che fronteggiano il comune e la stella degli Orsini.

CONTIGLIANO

Regione: Lazio
Provincia: Rieti RI
Altitudine: 488 m slm
Superficie: 53,55 km²
Abitanti: 3.833
Nome abitanti: Contiglianesi
Patrono: San Michele Arcangelo (29 settembre)
Gemellaggio: Talarrubias (Spagna) dal 2007

Diocesi: Rieti









GENIUS LOCI
(spirito del luogo)

L'aspetto è di una corona poggiata sulla cima del colle, immerso nel verde, circondato dai Monti Sabini, dalla campagna e con la vista sul Terminillo, inserito nella riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, affaccia sulla piana di Rieti ed è parte della Valle Santa, sulla quale aleggia lo spirito Francescano. 
E' paese in cui si vive a misura d'uomo, sulle direttrici del Cammino di San Francesco e di quello di San Benedetto con l'Abbazia di San Pastore.
Il paese conserva ancora l'antico nucleo, circondato in parte da mura medioevali e in parte da case serrate tra loro come a volerlo difendere.
I numerosi palazzi cinquecenteschi e seicenteschi gli conferiscono un aspetto statuario ed austero.
Contigliano è ricco di viuzze e gradinate, che con un alternarsi di archi e scalette giungono nella parte più alta caratterizzata dall'imponente struttura della Collegiata di San Michele Arcangelo.

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Si vuole che il nome Contigliano derivi da Cutilia, antica città degli Aborigeni, distrutta dai Goti.
Il luogo è ricordato in un documento del 1000: "Quintilianus locus in Reate", ma anche questa forma ricostruita in quanto Contigliano dipende più facilmente da un personale latino *Contilius con il suffisso -anus piuttosto che Quintilius.
L'antico nome di Contigliano, infatti, potrebbe anche derivare dalla villa di Marco Fabio Quintiliano, famoso oratore e retore del I sec. d.C., amico e consigliere di Marco Flavio Vespasiano, originario della Sabina.

ARCHITETTURA e URBANISTICA

Il paese conserva ancora l'antico nucleo, circondato in parte da mura medioevali e in parte da case serrate tra loro come a volerlo difendere. 

I numerosi palazzi cinquecenteschi e seicenteschi gli conferiscono un aspetto statuario ed austero.

La parte alta di Contigliano è ricca di viuzze e gradinate, che con un alternarsi di archi e scalette giungono nella parte più alta caratterizzata dall'imponente struttura della Collegiata di San Michele Arcangelo.



CULTURA

Luoghi della Cultura

Abbazia Cistercense di San Pastore
Sulla strada provinciale per Greccio si vede l'imponente struttura dell'Abbazia di San Pastore, fondata nel 1255


L'Abbazia ricoprì un ruolo fondamentale fino al 1300, quando iniziò la parabola discendente che la portò alla rovina dei suoi beni terreni e architettonici.

L'Abbazia si trova sul bordo occidentale della Piana Reatina, arroccata sui Monti Sabini, nel territorio comunale di Contigliano ma a breve distanza da Greccio.
Si raggiunge da Spinacceto (frazione di quest'ultimo comune), dove dalla strada comunale per Greccio si diparte "via San Bernardo da Chiaravalle", una strada sterrata che sale in mezzo a una pineta fino all'Abbazia.
Il complesso abbaziale si sviluppa attorno ad un chiostro, e comprende la chiesa, l'aula capitolare, il parlatorio, la sacrestia e l'appartamento dell'abate


Inoltre verso Est si trova un piccolo appartamento barocco, fatto realizzare nel 1686 dall'Abate.

La torre campanaria, sul retro della chiesa, domina la Piana Reatina e doveva svolgere anche un ruolo di difesa e di osservazione; sulla campana maggiore è inciso l'anno 1292 e il nome del fonditore, Dominicus Urbevetanus.
L'abbazia di San Pastore è un esempio di realizzazione cistercense di taglio ancora arcaico per l'uso continuo e coerente di stilemi ascrivibili alla prima fase costruttiva dell'Ordine, quali la volta a botte acuta sulla parte absidale (e forse sull'intera chiesa), gli archi tondi nella sala capitolare, le ogive sempre a sezione retta, che rimandano ad altre chiese italiane del periodo: Falleri, le Tre Fontane, San Nicola di Agrigento.

È parte del "Cammino di Francesco", il cammino di pellegrinaggio che unisce i 4 Santuari Francescani della Valle Santa, e della via Benedicti, un percorso che unisce luoghi benedettini del centro Italia.

L'Abbazia di San Pastore trae le sue origini dalla struttura precedente dell'Abbazia di San Matteo, che sorgeva sul colle di Monticchio, una piccola altura nella Piana Reatina, a 5 km da Rieti, fondata nel 1137, quando Bernardo di Chiaravalle inviò una colonia di Monaci a Rieti che si stanziarono a Monticchio.

Divenne ben presto molto importante, tanto che nel maggio 1205 ricevette in dono dal comune di Rieti tutte le terre situate nei dintorni.
Secondo altre fonti, il Monastero avrebbe origini più antiche: sarebbe stato fondato dai Benedettini nell'anno 945, e uno dei suoi Abati (Balduino o Baldovino) fu destinatario di una lettera di San Bernardo di Chiaravalle; il passaggio all'Ordine Cistercense sarebbe avvenuto nel 1218, quando i Monaci espressero tale desiderio e venne inviato a San Matteo un nucleo di Frati dell'Abbazia di Santa Maria di Casanova, allo scopo di riformare il Monastero.
Quello che è certo è che l'Abbazia di San Matteo fu penalizzata dall'insalubre ambiente di Monticchio: infatti all'epoca, a causa dell'ostruzione della Cava Curiana, la Piana Reatina, che circonda il colle, si andava trasformando sempre più in un acquitrino paludoso, e in alcune aree tornò ad essere presente l'antico Lago Velino.
La diffusione della malaria spinse i Monaci a cercare una collocazione più lontana dal fondovalle, così il 14 marzo 1234, presso le sorgenti di Santa Susanna, il Cardinale Goffredo Castiglione (futuro Papa Celestino IV) ratificò un contratto con il quale l'Abbazia veniva spostata nella zona di San Pastore, nella quale già dall'anno 700 risultava esistere una Corte, ossia un gruppo di case con una chiesa.
L'Abbazia divenne molto ricca e potente, soprattutto nel 1300, tanto che contribuiva alle spese per la manutenzione di strade e ponti del comune di Rieti.
Poi, iniziò un periodo di decadenza, dovuto alla cattiva amministrazione e alla scarsa moralità dei monaci; situazione di cui si trova traccia nei resoconti dei Visitatori Apostolici dell'epoca, per la quale nel 1373 Papa Gregorio XI incaricò l'Abate di San Lorenzo fuori le mura di visitare e riformare il monastero.
Il degrado materiale e spirituale tuttavia non si arrestò, e nel 1426 l'Abbazia fu data in commenda, consegnando di fatto il suo patrimonio nelle mani degli Abati Commendatari e delle loro famiglie.
I Cistercensi, che già da tempo avevano iniziato a distaccarsi da San Pastore, lasciarono definitivamente l'Abbazia nel 1561 e, al loro posto, nel 1580 arrivarono i Canonici Regolari Lateranensi.
Nel 1582 l'Abate Commendatario Marco Antonio Colonna divise la proprietà dell'Abbazia in 2 parti: una spettante al commendatario e l'altra al Clero Regolare (rappresentato in quel momento dai Lateranensi)
I Lateranensi abbandonarono l'Abbazia nel corso del 1600.
Nel 1786 la parte spettante ai Commendatari fu ceduta in enfiteusi ai nobili romani Santacroce-Publicola, dietro il pagamento di un canone di 300 scudi l'anno, e nel 1799 (in seguito all'invasione napoleonica) anche la parte spettante al Clero Regolare fu soppressa.
Nel 1814, dopo la restaurazione, Papa Pio VII diede di nuovo l'Abbazia in Commenda, fino a quando, nel 1843, l'intero edificio fu venduto ai Marchesi reatini Ludovico e Basilio Potenziani, i quali rilevarono la parte commendataria dalla Camera Apostolica e quella in enfiteusi dai Santacroce-Publicola.
Da quel momento l'Abbazia venne abbandonata e cadde in un profondo stato di degrado, che permase fino alla soglia del terzo millennio: crollò il tetto, invasa dall'erba, e depredata delle testimonianze artistiche di maggior valore: affreschi, camini, stipiti, porte, conci e persino una scala a chiocciola in pietra.

Borgo abbandonato di Reopasto o Repasto




Sulla strada provinciale n. 1, che porta il suo nome, si trova il borgo di Reopasto, una frazione di Contigliano che, a causa dello spopolamento; negli anni 1960 ancora abitato da una ventina di famiglie, venne abbandonata divenendo una città fantasma.
Di origini altomedievali, il borgo si andò sviluppando intorno al Castello fondato dai Conti dei Marsi e da questi ceduto nel 1069 al Monastero Farfense; gli edifici oggi sono pericolanti e avvolti dalla vegetazione, ma è ancora visibile la Chiesa settecentesca di Sant'Andrea.


MEMORIA DI DONNE e UOMINI


Mattia Battistini (Roma, 27 febbraio 1856 - Collebaccaro di Contigliano, 8 novembre 1928) - baritono italiano. 

Coevo di Puccini, fu il maggiore baritono a cavallo tra 1800 e 1900; iniziò la sua carriera nel 1878 e la terminò nel 1926, favorito degli Zar, rimase comunque umile tanto da voler essere sepolto con il saio di Terziario Francescano. (vai alla biografia completa)

CIAK SI È GIRATO A Contigliano

Nel territorio comunale di Contigliano sono state girate alcune scene del film Il vegetale diretto da Gennaro Nunziante nel 2018 e interpretato da Fabio Rovazzi (vai alla scheda del film)


Letteratura


A Contigliano nel 2017, nasce il premio letterario “Dalla storia alle storie” dedicato ad autori di narrativa in lingua italiana, ispirati dalle vicende della storia locale.

Nella prima edizione gli autori sono stati invitati a creare un racconto di fantasia prendendo spunto dal tragico avvenimento dell’Assalto al Castello.


«Racconti di Viaggio»


Il libro "Contigliano di carta", pubblicato nel 2018 da Edizioni Simple, traccia il profilo di Contigliano e del suo territorio sulla base delle testimonianze iconografiche fornite dagli archivi storici.

Per gli autori «lo studio della cartografia storica, anche se proveniente da materiale eterogeneo esistente, appare utile non solo come documento del passato ma anche per interventi, oggi, di pianificazione del territorio».
Una storia del paesaggio raccontata, quindi, con le carte d’archivio in cui si intrecciano le vicende degli uomini e gli eventi, piccoli e grandi, della storia.
Nel volume sono presenti numerose immagini sia di Contigliano che delle sue frazioni.

Autori: Siro Seri, contiglianese, è stato docente presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università de L’Aquila, autore di numerosi testi e articoli dedicati a Contigliano.
Maria Giacinta Balducci, anche lei contiglianese, già funzionaria bibliotecaria dell’Archivio di Stato di Rieti, è autrice di articoli, volumi e saggi di storia locale.
 

Musica

Parco della Musica di Villa Battistini

All’Ente Provincia compete la valorizzazione dei Beni Culturali ed i compiti connessi alla Istruzione di Secondo Grado, Artistica ed alla Formazione Professionale.
Per realizzare tale scopo sono stati recuperati i prestigiosi locali dell’immobile di proprietà della Provincia di Rieti ubicato in località Colle Baccaro di Contigliano (Ri), già dimora del Baritono M° Mattia Battistini, destinati a “Parco della Musica” e avviate attività di sensibilizzazione, alfabetizzazione, orientamento nel settore delle arti musicali, coreutiche e teatrali.
A partire dall’Anno Accademico 2008/2009, è stata stipulata una Convenzione con il prestigioso Conservatorio di Musica di Santa Cecilia di Roma che ha delocalizzato, in tale sede, i propri percorsi di studio nel settore musicale nel territorio della Provincia di Rieti.
Numerosi sono gli allievi frequentanti i vari indirizzi.
I locali della Villa appartenuta al M° Battistini sono pertanto attualmente dotati di pianoforti (verticali ed a coda) e di altri arredi ed attrezzature necessarie per lo svolgimento delle lezioni.

Sono stati inoltre recuperati, restaurati ed esposti in loco anche alcuni dei mobili del Battistini e, nel costituendo museo dedicato all’artista, sarà possibile ammirare anche altri reperti e costumi di scena del cantante.
Gli spazi del Parco della Musica saranno disponibili anche per la realizzazione di saggi, esercitazioni accademiche, master, corsi di perfezionamento in ambito artistico e per tutte quelle produzioni artistico-culturali che l’Amministrazione Provinciale di Rieti riterrà utili per lo sviluppo del territorio.

Parco della Musica di Villa Battistini
Loc. Colle Baccaro di Contigliano (RI)
Tel. 0746 706232

  
DIALETTO
(Proverbi e Modi di dire)

Secondo la divisione proposta dal filologo Bruno Migliorini, il dialetto contiglianese dovrebbe appartenere ai dialetti dell'area mediana della Penisola italiana, cioè di quell'area che comprende Marche, Umbria e Lazio; più precisamente farebbe parte del gruppo cicolano-reatino-aquilano.
Altri studiosi preferiscono parlare di dialetti centro-meridionali, entro i quali si collocherebbero i mediani centrali (umbro, marchigiano centrale, laziale e reatino-aquilano).
Per caratteristiche fonetiche, il contiglianese è a metà strada tra ternano e reatino; deve comunque essere annoverato tra i vernacoli secondari, nati in un'area geografica, la Sabina, storicamente sottoposta a continue trasformazioni socio-politiche ed esposta ad influssi culturali diversi.
Si deve infatti ricordare che i territori nei quali Contigliano è inserita, hanno subìto varie modificazioni politiche, a partire dalla crisi dell'Impero Romano, quando le incursioni delle popolazioni d'oltralpe introdussero abitudini, forme di governo e modalità d'insediamento alternative.
La costituzione del Ducato di Spoleto, ad opera dei Longobardi nella seconda metà del 400 d.C., con l'accorpamento delle attuali regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, all'interno del quale, Rieti era uno dei 10 Gastaldati che lo suddividevano, modificò decisamente un assetto territoriale che risaliva all'organizzazione romana delle province; questo incise notevolmente sull'orientamento culturale delle popolazioni, anche quando, decaduto il Regno Longobardo (774 d.C.), i Franchi assunsero il controllo del territorio (sotto il cui governo le incursioni saracene lasciarono il segno, almeno nella memoria popolare, come si desume dal tema delle Moresche di Contigliano e Paganico Sabino) e quando questo subì l'annessione alle Terre Pontificie.
Linguisticamente è indubbio che influssi e contaminazioni entrarono nei dialetti cicolano-reatini soprattutto nel periodo Longobardo, durante il quale il latino iniziava a subire, con più incisività, l'erosione della volgarizzazione, fino a mantenere i canoni della classicità, solo come lingua colta e clericale.
Non va sottovalutato, infine, che sulle Terre Sabine, proprio con lo sfaldamento dei Ducati Longobardi di Spoleto e di Benevento, iniziò a pesare l'incertezza territoriale legata ai confini con i regni costituitisi nel Meridione, fino al più recente Regno delle Due Sicilie; sono testimonianza di ciò alcuni vocaboli contiglianesi nei quali si percepisce la corrispondenza con i dialetti campani e quelli abruzzesi.




Una caratteristica comune a tutti i dialetti dell'area mediana è l'apocope degli infiniti (caduta della vocale finale di una parola ed eventualmente anche della consonante che la precede: san da santo; da non confondersi con l’elisione, che si ha quando la vocale finale cade solo davanti ad altra vocale); ossia il troncamento delle forme verbali al modo infinito e la conseguente accentazione della vocale residua (ad esempio, il corrispondente dialettale dell'italiano dormire è dormì).
I Contiglianesi usano frequentemente questa forma di troncamento, in genere dovuta ad una certa povertà nella coniugazione delle forme verbali: jémo a magnà = andiamo a mangiare; te stai a cecà = stai diventando cieco.
A questo tipo di troncamento è collegato quello di alcuni nomi, sia propri che comuni: Giuà (Giovanni), Marì (Maria), parè (parente), compà (compare), commà (comare) ecc.
Comune è anche la tendenza a sostituire la vocale finale U, retaggio del latino, laddove in italiano si trova la O: mondo / munnu; morto / mórtu.
Tale tendenza coinvolge soprattutto la formazione dei participi passato: caduto / caùtu; salito / salitu.

Il raddoppiamento consonantico, che nella lingua italiana costituisce un espediente grafico per indurire i suoni, nel dialetto contiglianese scritto, come nel reatino, viene esteso a vari vocaboli (camminu = camino; sàbbatu = sabato; commare = comare ecc.); frequente è anche il raddoppiamento fonosintattico, ossia il raddoppiamento, in fase di pronuncia, della consonante iniziale di una parola legata alla precedente, che accentua qualche avverbio di luogo (jemo llà = andiamo là; dimme ddo vai = dimmi dove vai) e le preposizioni (stracciu dde scemu = pezzo di scemo); queste ultime, a seconda del tono della conversazione, possono essere trascritte in 2 modi: 'u somaru de 'u compare (l'asino del compare), è ìta llà dda 'a sìa (è andata dalla zia); si raddoppiano, in qualche caso, anche le iniziali sensibilmente accentuate dal parlato: Ddio = Dio; Ddimenica = Domenica; t'ha dda sbrigà = devi sbrigarti; je stéa rreto = gli stava dietro.

Una sorta di raddoppiamento può essere considerata l'assimilazione consonantica dei nessi ND, MB, LD. 
Questa caratteristica, comune ai dialetti dell'area abruzzese e campana, trasforma in doppia consonante ciò che nella lingua italiana è reso con 2 consonanti distinte: quando vieni? = quanno vié?; ho fatto le ciambelle = ho fattu 'e ciammelle; è duro come il piombo = è tóstu come 'o piummu; quant'è caldo! = qunat'è callu!. In qualche termine, nel nesso LD la consonante L viene sostituita dalla R: senza soldi = senza sordi.
- Quanto al nesso NG l'assimilazione è evidente nelle forme verbali e comporta l'inversione consonantica (GN), con elisione della vocale I in presenza del dittongo ia: ho mangiato i fagioli = hajo magnàtu i facióli; piangeva sempre = piagnéa sempre; lo spingeva da dietro = 'u spignéa dda rrèto.
- Il nesso GL viene contratto nel segno grafico J, con assorbimento, in molti casi, della vocale i: un carretto con la paglia = un carrìttu co' 'a paja; litigava con la moglie e con la figlia = quistionàva co' 'a moje e co' 'a fija; raccoglie l'aglio = recoje ll'àju; aveva una lingua taglia e cuci = tenéa 'na léngua taja e cuci.
- Il nesso LT si trasforma in RD: era alto = era ardu; lo aveva tagliato con il coltello = ll'éa tajatu co' 'u cortéllu.
Gli accenti tonici di molti vocaboli risultano talvolta invertiti rispetto ai corrispondenti in lingua italiana, ossia le accentazioni aperte diventano chiuse e viceversa.
La variazione è particolarmente evidente in quei termini scritti pressoché nella stessa maniera in entrambi gli idiomi: sole (chiusa) / sòle (aperta); collo (aperta) / cóllu (chiusa); morto (aperta) = mórtu (chiusa); monello (aperta) = monéllu (chiusa).
Le elisioni coinvolgono le consonanti negli articoli determinativi e le vocali in quelli indeterminativi: 'u = lo; 'a = la; 'e = le; 'na = una; 'nu = uno. 


In tutte le comunità avvengono fatti o si verificano situazioni comici o paradossali che diventao dei veri e propri aneddoti.
Di seguito, alcune storielle che hanno coinvolto persone di Contigliano.
Quelli riportati in questo contesto, presentano la parte narrativa trascritta in lingua italiana, e propongono in dialetto soltanto i dialoghi e le descrizioni fatte dai protagonisti degli episodi.

'U pranzu de 'u prefèttu

Un benestante di Contigliano aveva sposato una donna ricca ma cafonotta.
I 2 furono invitati ad un pranzo dal prefetto di Rieti e l'uomo, per prevenire inopportune figuracce, fece alla moglie una raccomandazione:
«Màgna e bìvi 'ello che tte pare, ma non parlàssi mai, sennò tu redìci i soliti sfonnùni e me fai fa' brutta figura»
La donna rimase muta fino al termine del pranzo, ma quando il cameriere le si avvicinò per chiederle se volesse di nuovo del dolce, dimenticò la raccomandazione del marito ed esclamò, suscitando una risata collettiva:
«Grazzie, fiju meu, no' nne vòjo più.
Pe' quantu hàjo magnatu me so' abbottàta come 'na cécca!»


Nota
La cecca è la femmina del tacchino, il quale veniva ingrassato per il pranzo di Natale

L'armi da fócu

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale vennero affissi degli avvisi che intimavano a tutti i cittadini di consegnare alle forze dell'ordine tutte le armi da fuoco in loro possesso.
Un contiglianese, conosciuto come un burlone, si presentò dai carabinieri con un para-cenere, 2 alari, l'attizzatoio ed la paletta di ferro.
Il maresciallo, meravigliato, chiese spiegazioni e l'uomo dichiarò:
«Éte chiestu de consegnà ll'armi da fócu e io éste ce tèngo; anzi, rèto a 'u camminu, ce tèngo pure 'n sassu, se volete ve porto pure illu!»

Tèh, commà!

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, agli inizi degli anni 1950, la povertà rendeva precaria la situazione sanitaria.
In varie case del centro storico di Contigliano i servizi igienici non esistevano ed i membri delle famiglie evacuavano in recipienti (orinàli) che ogni mattina venivano svuotati.
Ma spesso si provvedeva in altro modo.
All'albeggiare di un giorno d'estate, una donna aprì le imposte della finestra su via Cavour e vide avanzare, a passo sostenuto, una compaesana conosciuta come Cella Turchina.
Costei, come si evince dal soprannome, non aveva l'abitudine di levarsi al sorgere del sole e per questo la sua presenza in strada suscitò la curiosità della donna alla finestra, la quale chiese:
«Cella Turchì, te sì arzàta de bonòra!»
«Tèngo da fa', commà!»
rispose Cella Turchina accelerando.
«E che dìvi da fa' che ancora è scuru?
» insistette la donna con tono malizioso.
«E a tì che tte frega?» replicò sgarbatamente la passante, tenendosi l'addome.
«A mì no' mme frega cósa, ma non t'àjo mai vìstu jì cocì dde prèscia 'a matina prestu» rincarò l'affacciata.
Spazientita dall'insistente interlocutrice, Cella Turchina sbottò:
«'O vó sapé perché sò scappata cocì prestu? Stamatina me ss'è 'mpìta prima! Tèh, commà!»
E allargando le gambe sotto la lunga gonna, urinò copiosamente con un sospiro liberatorio.

A teatru

Un contiglianese onesto e riservato, a suo agio solo in casa con la sua famiglia e con il lavoro di contadino, fu convinto ad andare a Rieti al Teatro Vespasiano. Fatalità volle che proprio la sera dello spettacolo teatrale, una sera di dicembre, si abbattesse sulla città un uragano, che causò molti danni.
L'energia elettrica saltò e gli spettatori del teatro furono costretti ad andarsene fra le molte difficoltà causate dal vento e dalla pioggia copiosa.
Mentre ritornava al paese, il contiglianese imprecava contro quelli che lo avevano convinto ad uscire di casa:
«Ve pòzza pijà un córbo a vu' e llu teatru. Ésto è succéssu perché c'ete portatu a mmì! Ve doverìanu mette a tutti 'n galera! Un'àndra vòte che mme reroppéte i cojùni v'ammazzo de bòtte!»



Che t'opponghi!

Durante un infuocato consiglio comunale, il capo dell'opposizione sanzionava i provvedimenti in discussione con ripetuti "Mi oppongo!".
Il sindaco democristiano intervenne, spazientito:
«Che t'opponghi! Che t'opponghi! Jémo a casa méa: quattro sargicce, 'n fiascu de vinu e appianamo tuttu!»

'A pèsta (sifilide)

Un contiglianese si recò dal medico lamentandosi:
«Me sènto tantu male, dottó!»
Dopo averlo visitato il medico gli disse:
«Te sénti male perché te sì raccòta 'a pèsta»
Perplesso, l'uomo commentò:
«Ma come sarìa? Io vado a léttu solu co' mójema!»
Il sanitario replicò, fissando il paziente:
«Tu vai a léttu solu co' mójeta, ma mójeta non va' a léttu solu co' tì!»

Ddio non càrria (trasporta)

Durante la mietitura una ragazza caricava sul carro (carriàva) covoni di grano, dal campo il carro era posto ad una considerevole distanza.
Ad un certo punto, stanchissima, cominciò a lagnarsi ed a piagnucolare, richiamando l'attenzione di uno dei mietitori che, per consolarla le disse:
«Abbi pacenzia fija mea che Ddio vede e provvede!»
La ragazza smise di lagnarsi e rispose seccata: «Ddio vede e provvede, però non càrria!» 


PRODOTTI DEL BORGO


Ancora molto praticate Agricoltura e Pastorizia, storicamente vengono allevati storicamente bovini da latte con cui si produce uno dei prodotti tipici di Contigliano, il burro che si produce nella frazione di San Filippo, che proviene dall’antica produzione casearia di Contigliano della quale fanno parte anche formaggi di pecora e di mucca.

Importante è anche la produzione del grano, in particolare di grani antichi, anch'esso molito nel mulino di San Filippo, con i quali si prepara pasta fatta in casa e dolci. 

Con la carne di maiale si producono Lonze, Prosciutti e Guanciale
Data la vicinanza al confine umbro, il pane è sciapo
Infine, un prodotto particolare sono le ciliege bianche

PIATTI DEL BORGO

Pasta tipica della tradizione di Contigliano è il Pizzicotto (Lu pizzicottu): pasta del pane lievitata che viene pizzicata e buttata in acqua bollente; viene condita con sugo semplice e fresco di pomodoro, basilico e peperoncino.


Altra pasta molto usata sono le Freagnacce. 


Tipiche anche le Pizze fritte.
Tra le carni, usate la Trippa e le Cotiche con fagioli.

Tra i dolci spicca la Pizza Sucia, protagonista anche della Sagra che ogni anno - a dicembre - si svolge a Contigliano.

E' un dolce natalizio preparato con gli ingredienti che in inverno si trovavano nelle famiglie: frutta secca, fichi secchi, nocciole - tutti legati con la pasta del pane. 

Ingredienti: Pasta del pane - Mosto cotto - Miele - Strutto - Cioccolato amaro - Canditi - Rhum - Frutta secca (fichi secchi, pinoli, uvetta sultanina, mandole, noci, nocciole)

Preparazione: la sera precedente alla preparazione, si mette a bagno nel rhum tutta la frutta secca, si aggiunge il miele, i canditi ed il cioccolato amaro.

Il giorno successivo si aggiunge la pasta del pane ed il mosto cotto.
Si lavora l'impasto quindi si dispone in una teglia unta con lo strutto.
Il dolce va cotto nel forno a legna a temperatura moderata.

SANTO PATRONO

Michele (in ebraico: מִיכָאֵל‎? [mixaˈʔel]; in latino: Quis ut Deus, Chi è come Dio, che traduce Mîkhā'ēl; in greco antico: Μιχαήλ, letto Mikhaḗl; latino: Michahel; in arabo: ميخائيل| , letto Mīkhā'īl) è un arcangelo nell'Ebraismo, nel Cristianesimo, e nell'Islam.

Nella tradizione delle Chiese Cattolica Romana e Ortodossa, nella fede Anglicana e Luterana, egli è chiamato "San Michele l'Arcangelo" (l'Arcangelo per antonomasia), o più brevemente "San Michele". 


Nella tradizione delle Chiese Ortodosse Orientali e Ortodossa, egli è chiamato "Tassiarca Arcangelo Michele", o più brevemente "Arcangelo Michele".

L'attribuzione direttamente nel nome del titolo di Santo, che pure ha origine nell'Antico Testamento, non è universalmente accettata da tutte le confessioni religiose.
Invece, il nome proprio Michele (in ebraico: מיכאל, di tipo teoforico) è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di Arcangelo.
Il nome Michele deriva dall'espressione Mi-ka-El che significa "chi è come Dio?".
L'Arcangelo Mihele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana.
Michele, comandante delle milizie celesti, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi.
L'arcangelo Michele è rappresentato in forma di guerriero, infatti porta una spada. 




L'angelo Michele nell'ebraismo

Secondo l'esegesi della religione ebraica l'Angelo Michele, che è un Serafino, sostiene il popolo d'Israele e rappresenta il Kohen Gadol nelle Regioni eccelse, è infatti legato alla Sefirah Chesed ed è chiamato "Grande" come il popolo d'Israele.

«...Samek indica Mikael che sostiene Israele, lo difende e ne attesta la rettitudine».
Se non fosse per lui, che parla bene nei nostri confronti, non saremmo più al mondo ma egli dice al Santo, benedetto Egli sia: "Israele professa l'Unità proclamando: "Chi è come Dio?" (mi ka E-l)", come è scritto: "Chi è come Te fra gli dei, o Signore" (Esodo15.11) ... Mikael domina tutti i (gli Angeli) principi»
(El'azar da Worms, Il segreto dell'Opera della Creazione)

L'angelo Michele rivelò alla matriarca Sarah, sposa di Abramo, la nascita del figlio Isacco; inoltre, ormai superata, parlò ad Abramo nell'episodio della prova del sacrificio di Isacco.
Michele nell'islam
Il nome di Mīkāʾīl (in arabo: ميخائيل‎), o Mīkīl (in arabo: ﻣﻴﻜﻴﻞ‎), è citato nel Corano alla sūra II, versetto 98. È indicato come di pari rango rispetto a Jibrīl (Gabriele). Secondo la tradizione, assieme a quest'ultimo, avrebbe provveduto a istruire il profeta Maometto e, secondo un'altra tradizione, sua caratteristica sarebbe quella di non ridere mai.


STORIA


Nel territorio comunale, in località Montisola, sorgeva un villaggio lacustre di epoca protostorica, abitato dal Bronzo antico all’età del Ferro, a testimonianza di una lunga frequentazione del sito.

Questo insediamento protostorico è stato identificato oggi nell’antica isola di Issa, villaggio protostorico degli Aborigeni, che secondo Dionigi di Alicarnasso sorgeva su un’isola all’interno dell’antico Lago Velino (poi prosciugato), a nord-ovest di Rieti e non lontano dall’antica Via Curia (corrispondente grossomodo all’odierna Via Ternana).
Il colle di Montisola, 434 metri slm, è posizionato ad una quota maggiore rispetto al livello del lago protostorico, da cui emergeva come un’isola; d'altronde già di per sé il termine Issa deriva dal greco antico "nisos" e vuol dire “isola”.
Si tratta quindi probabilmente di un toponimo preellenico introdotto dai Pelasgi (popolo di origine egea), quando costoro in epoca protostorica vennero accolti benevolmente dagli Aborigeni, in quello che diventerà poi territorio reatino.
Nei pressi di Contigliano è stato rinvenuto anche un celebre ripostiglio risalente al Bronzo finale (XII-XI secolo a.C.) e contenente anche reperti di produzione egea, a conferma della presenza di etnie pelasgiche in territorio reatino in questo periodo, come d’altronde riportato da Dionigi di Alicarnasso.

Marco Fabio Quintiliano, famoso oratore e retore del I sec. d.C., amico e consigliere di Marco Flavio Vespasiano, originario della Sabina, quando si ritirò dal pubblico insegnamento visse nella villa del proprio ager Quintilianus che si popolò di case, costituendo un primo nucleo di abitazioni.
Il territorio contiglianese viene citato per la prima volta nell’850 in un documento farfense col nome di Fundus o Locus Quintilianus.
Nel 1157 viene riportato il Castrum Quintilianum (o Quintiliani), attestando un centro fortificato e difeso da mura. 

Il Castrum dipendeva da Rieti che esercitava il controllo per la sua posizione strategica. 

Il nucleo originario di Contigliano nasce nella Pieve di San Lorenzo, fuori dal centro storico del paese, in aperta campagna, e bisogna attendere tra il 1100 e il 1200 per l’incastellamento.


Il 7 agosto 1501 il Castello subì l'attacco del Cavaliere Vitellozzo Vitelli, che capitanava una schiera di soldati di ventura, mentre si recava verso L'Aquila, al servizio di Papa Alessandro VI Borgia.
Il Condottiero attaccò Contigliano poiché la città gli aveva negato le vettovaglie per il suo esercito e perché una donna lo aveva colpito con una grossa pietra ferendolo leggermente. 

Stando alla descrizione dell'evento redatta pochi giorni dopo dal notaio orvietano Ser Tommaso di Silvestro: " ... immediate fece dare la bactaglia et preselo per forza et entrò in quel luoco, dove stava quella donna che gle diede, et la prima morta fu quella donnaet entrando dentro de suoj gente admazzaro 127 homini et quattro donne quasi non ce rimase più homo excepti quelle erano gite fori et mise al saccomando lo decto castello ...".

Quindi, il Castello venne assaltato e cedette in breve tempo: i mercenari del Vitelli irruppero e fecero strage di cittadini.
Il paese venne saccheggiato e le case furono date alle fiamme.
Nel 1561 il paese registrò una netta ripresa, tanto da ampliare la sua prima cinta di mura, oltre la quale nel frattempo erano sorte numerose abitazioni.


Il 1600 è un periodo assai fecondo per Contigliano quando famiglie importanti possedevano terreni che si estendevano verso la piana reatina.

La ricchezza era dovuta da un duplice motivo: il possesso di questi terreni e la posizione strategica del Castello di Contigliano all’inizio della Val Canera, in un punto di passaggio verso la Bassa Sabina per il quale era dovuto il pagamento di una gabella.


TRADIZIONI - EVENTI

Processione del Cristo Morto (Venerdì Santo), ormai quasi millenaria, rievoca la passione di Gesù. Centinaia di fiaccole illuminano il percorso fino al suo termine nel centro storico, dove si rappresenta il dramma sacro della Crocifissione.


Assalto al Castello (7 agosto). Manifestazione medievale in chiave storico-agonistica che rievoca l'attacco al "castrum" del capitano Vitelli al servizio di Cesare Borgia.

Nell'Agosto del 1501, Vitellozzo Vitelli, condottiero alle dipendenze di Cesare Borgia, dopo essere stato per diversi giorni accampato con i suoi armigieri sotto le mura di Contigliano, assalì il Castello.
Da questa vicenda prende vita l'appuntamento annuale che rievoca, oltre al reale svolgimento dei fatti sommariamente descritti, scenari di vita quotidiana dell'antico borgo.
Tale evento si prefigge di promuovere il territorio e favorire la conoscenza del passato, al fine di stimolare l'attaccamento al patrimonio culturale e una maggiore consapevolezza della storia che gli appartiene.




Fiera annuale di San Lorenzo (10 agosto) Fiera annuale di bestiame, abbigliamento, alimentare ed oggettistica varia, fra le più antiche ed importanti della Provincia di Rieti.

Anticamente la fiera si svolgeva nei pressi della chiesa di San Lorenzo, nell'omonimo quartiere.
In occasione della festività del Santo, il campo antistante la chiesa, adibito a fiera del bestiame, si popolava di gente venuta dai paesi della Sabina.

Sagra del Pizzicotto (14 agosto). "Lu pizzicottu" lo gnocco di pasta di pane condito con sugo piccante, così chiamato perché "pizzicato" dall'impasto dalla massaia.

Sagra della Trota al Cartoccio (agosto) in Frazione San Filippo). Nell’agosto del 1990, in occasione dei festeggiamenti di ferragosto, i “festaroli” pensarono di organizzare una cena nei pressi del laghetto.
In quell’occasione parteciparono una sessantina di persone, che gustarono, per la prima volta, quella che divenne la famosa “trota al cartoccio”.
Da quell’anno, è diventata un appuntamento fisso, tanto da trasformarsi in una vera e propria Sagra.
I primi anni si cucinava nei pressi del laghetto e la serata della sagra comunque si è sempre conclusa al laghetto per la serata danzante.
La sagra della trota al cartoccio, che ha contato fino a 900 partecipanti, ha raggiunto livelli tali da essere menzionata come uno degli appuntamenti più rilevanti delle manifestazioni estive della zona.
La macchina organizzativa si mette in moto diversi giorni prima, un gran numero di persone lavorano alacremente per procurare tavoli, sedie e tutto il necessario per apparecchiare, la legna per fare il fuoco, i gazebo e molto altro.
Il giorno prima della Sagra, che di solito si tiene tra l’11 e il 13 agosto, le donne del paese, si danno appuntamento nei pressi della sorgente Santa Croce. Lì, si puliscono le trote e si condiscono.
Il menù della Sagra, oltre alla trota, prevede un primo piatto che di solito sono penne o fregnacce all’arrabbiata, fagioli conditi a insalata, cocomero, dolci caserecci e bevande, il tutto servito ai tavoli dai volenterosi ragazzi del paese.

Corsa Podistica della Valle Santa (mese di settembre). E' una gara competitiva di 15.500 Km, ed è la gara più numerosa delle gare della Provincia di Rieti.
Nel 2009 sono stati circa 300 gli iscritti, di cui solo 80 partecipavano alla stracittadina di 4 Km.
L'evento si conclude con un pasta-party ove è possibile gustare la pasta cucinata dai cuochi di Contigliano.

Festa di San Martino (mese di novembre - Frazione Collebaccano).
Bacco il simbolo della Festa.
16 anni fa l’associazione “il Melograno” inventava la Festa di San Martino, scegliendo il piccolo paese, con la sua piazzetta caratteristica, come cornice ideale per realizzarla.
Con il passare degli anni l’associazione Pro-Collebaccaro ha fatto sua questa festa e soprattutto ha sposato lo spirito che questa manifestazione vuole riproporre: la semplicità e la serenità del mondo contadino “Avere poco e accontentarsi di quello che si ha”.
Questa festa è diventata un appuntamento fisso e una delle manifestazioni più importanti della Pro-Collebaccaro, da sempre impegnata per la riscoperta del mondo contadino, delle sue tradizioni e di quei valori che erano il perno fondamentale per vivere a quel tempo e che oggi si stanno perdendo.
Per questo, in 15 anni, gli ingredienti di questa festa non sono cambiati e quindi si trovano sempre le castagne, le salsicce, la bruschetta; il vino novello offerto dai produttori locali; sapori poveri e ricchi allo stesso tempo per quel mondo contadino dove per fare festa erano anche troppo, dove bastava riunirsi dai vicini di casa e strimpellare qualche allegro motivo con l’organetto per divertirsi.
Il giorno di San Martino poi, ogni contadino assaggiava il suo novello, il frutto di un anno di lavoro, che in quella sera davanti al fuoco con le immancabili caldarroste si facevano le ore piccole anche se il giorno dopo ci si alzava come sempre per andare a lavorare nella stalla o nei campi e con l’occasione si raccontavano storie di fantasmi e di streghe.

Sagra della Pizza Sucia (seconda quindicina di dicembre). La Pizza Sucia è un dolce locale tipico che le massaie di Contigliano preparavano in prossimità delle festività natalizie, solitamente quando si preparava il pane per tutti i giorni.
La ricetta viene conservata gelosamente dalle massaie del luogo per dosi e quantità, veniva così tramandata oralmente si generazione in generazione.
Gli ingredienti sono quelli tipici della tradizione contadina, strutto, mosto cotto, pasta del pane, frutta secca.

Fiera Mensile delle Merci e dei Prodotti Tipici (seconda domenica di ogni mese)

DOVE MANGIARE (clicca qui per vedere) COME DORMIRE (clicca qui per vedere)


COME RAGGIUNGERE Contigliano

Con i Trasporti Pubblici

In Treno

Il Comune è attraversato dalla Ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila ed è servito dalla Stazione di Contigliano, che si trova a circa 1,5 km dal paese.


In Autobus


 clicca sul logo

In Automobile

Il comune è servito da uno svincolo sulla superstrada Rieti-Terni (SS 79 Ternana).



Contigliano è inoltre un importante snodo per la viabilità provinciale, in quanto vi si incrociano la Via di Fontecerro - SP 45 (la strada provinciale che va da Rieti a Cottanello, principale collegamento tra la Piana Reatina e la val d'Aia), e la Via Tancia - SP 46 (la strada provinciale che collega Rieti a Poggio Mirteto).

Inoltre, una breve diramazione della via di Fontecerro (la SP 45/e) collega Contigliano alla Strada Provinciale di Reopasto - SP 1 che rappresentava il principale collegamento con Terni prima della costruzione della superstrada, e oggi permette di raggiungere le frazioni di Terria e Montisola nonché il confinante comune di Greccio. 



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Commenti

Anonimo ha detto…
Molte parti di questa sezione del blog sono estrapolate "pari, pari" da siti presenti in rete. E' buona prassi, per evitare che i proprietari di contenuti, elaborati dopo ore ed ore di lavoro, se la prendano a male e rivendichino diritti, segnalare la fonte dei materiali utilizzati. E' facile creare un contenitore di informazioni copiando ed incollando testi e notizie elaborati da altri. Inoltre sarebbe opportuno verificare ciò che si copia: ho riscontrato errori ed inesattezze.
Giuseppe Cocco ha detto…
Caro Anonimo, sapessi quanto lavoro c'è dietro ciò che tu pensi e dici essere copiato ed estrapolato da siti presenti in rete.
Vedi, il mio lavoro quotidiano di divulgatore, si serve di libri e siti per fare una sintesi, simile a un portale, per far conoscere temi che altrimenti sarebbero poco conosciuti.
Ti posso assicurare che se alla base non ci fosse passione, darebbe frustrante vedere quanto poco attira attenzione, ma tant'è, parlare dell'Italia sconosciuta ha questo destino.
In ultimo e non ultimo, sapessi quanti errori anche di lingua e scrittura italiana sono costretto a correggere.
Cerco sempre di controllare ciò che scrivo e di spiegare perfino termini mai sentiti che ritengo lo siano anche per i lettori, ma naturalmente errare umano est, quindi ringrazio chiunque mi suggerisca correzioni. Grazie