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Friuli Venezia Giulia: Fiumicello


Fiumicello (Flumisel in friulano; Clandorff nel tedesco medievale) è stato un comune italiano della Provincia di Udine (UD) , della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.

Il Comune di Fiumicello ha cessato di esistere amministrativamente l'1 febbraio 2018 a seguito dell'istituzione del Comune di Fiumicello - Villa Vicentina, in cui è confluito insieme al Comune di Villa Vicentina come da legge regionale 28 dicembre 2017, n. 48.

FIUMICELLO
Regione: Friuli Venezia Giulia
Provincia: Udine UD
Altitudine: 6 m slm
Superficie: 23,24 km²
Abitanti: 4.923
Nome abitanti: Fiumicellesi
Patrono: San Valentino (14 febbraio)
Gemellaggio: Le Temple-sur-Lot (Francia)




 

 GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Strutturato come centro abitato diffuso, semplice nelle architetture, basse, suddiviso in 4 Borgate separate, è circondato da un territorio in origine paludosa che segue il naturale evolversi nel tempo, da zona di pescatori (data la notevole concentrazione di corsi d'acqua e la vicinanza del fiume Isonzo) alla pastorizia, fino alla sua quasi "naturale" propensione all'agricoltura, in quanto posizionato nella parte finale della più vasta pianura alluvionale veneto-friulana, circondato dai campi che si spingono fin nelle acque del Golfo di Trieste, tra la Riserva Naturale Regionale della Foce e la Riserva Naturale Regionale Valle Cavanata.


ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Il toponimo Flumisel / Fiumicello deriva da una diffusa forma diminutiva del latino flumen, *flumicellus che nelle varie parlate romanze divenne 'fiumicello, fiumisèl' (ecc.). 
Il toponimo è documentato dall'anno 1174 «Mathias de Flumisel» il derivato latino flumen (fiume - fun in friulano) con doppio suffisso diminutivo -iciu ed -ello 
Quasi sicuramente si alludeva alla roggia (ròggia (o róggia) singolare femminile [lat. *rugia, di origine preromana] (plurale rogge).
Nome con cui sono chiamati nell’Italia settentrionale (specie nella sua parte occidentale) i canali artificiali di non grande portata costruiti per dare acqua ai mulini, a piccole centrali elettriche, e per l’irrigazione) Tiel o ad un ramo isontino abbandonato dalla corrente principale (spostatasi più ad est): la roggia Muàrt ('Morto')

Nella documentazione Austriaca, sotto la cui dominazione è stato Fiumicello, si incontra alcune volte il toponimo germanico "Clandorf" (da Klein Dorf, "piccolo borgo") in riferimento allo stesso.

TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Il Comune si estende nella parte meridionale della Bassa Friulana.
È strutturato come un centro abitato diffuso, suddiviso in 4 Borgate separate che ne costituiscono i Quartieri: San Valentino di Fiumicello è la più popolosa e ospita il Municipio, seguita da Papariano, San Lorenzo e dal Borgo Sant'Antonio.

Fiumicello è situato nella Bassa Friulana (o La Bassa o Basso Friuli), regione geografica del Triveneto (Friuli) caratterizzata dalla presenza di una pianura alluvionale nell'Italia Nord Orientale, che funge da terra di mezzo fra il continente europeo e il mare Adriatico, parte della più vasta pianura veneto-friulana, che si spinge fin nelle acque del Golfo di Trieste, tra la Riserva Naturale Regionale della Foce e la Riserva Naturale Regionale Valle Cavanata. 
Il territorio rientra nell'Unione Territoriale Intercomunale Riviera - Bassa Friulana, Unione Territoriale Intercomunale Agro Aquilese. 

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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

Il Borgo è piccolo e diffuso, quindi, da visitare più per la bellezza naturale che per quella antropica.

Comunque si possono visitare la Chiesa di San Lorenzo, dedicata a San Valentino ottocentesca in cui si può vedere una statua in pietra raffigurante il Santo titolare; la Sala Consiliare del Municipio, in cui si possono ammirare 8 pannelli rappresentanti la storia del paese.

STORIA

Il nome di Fiumicello appare per le prime volte agli inizi del 1200 in documenti del Patriarca di Aquileia Wolfger. 
Il 9 maggio 1211 si tenne infatti a Fiumicello una riunione alla presenza dello stesso Patriarca Wolfger, per discutere argomenti che riguardavano il Patriarcato. 
Si ignora perché, in quella occasione, la sede della riunione sia stata Fiumicello anziché Aquileia: forse per esigenze logistiche o forse per dare in qualche modo rilevanza al luogo.

Fiumicello, ad un certo punto diventa Gastaldia, cioè zona amministrata da un addetto patriarcale che aveva il compito di reggerla con poteri civili e di presiedere le riunioni dei Consigli ("Gastaldo" è voce longobarda, probabilmente sugnificante "preposto" [tedesco gestellen]; i Gastaldi erano, presso i Longobardi, gli amministratori della Curtis del Re, posti sotto la sua immediata dipendenza, con estese attribuzioni politiche e amministrative entro il territorio loro affidato.
Oltre che funzioni di amministratori dei beni del Re, esercitavano anche funzioni giudiziarie (onde il loro nome di iudices), funzioni di polizia, ed erano rivestiti di podestà militare: in guerra portavano i loro exercitales. 

Anche la Chiesa ebbe i suoi Gastaldi per l'amministrazione dei proprî beni e di quelli dei Vescovi e dei Monasteri.
Nell'epoca comunale erano chiamati anche Gastaldi i Capi delle bBorgate minori o Ville che attendevano soprattutto alla custodia dei fondi ed erano forniti di ristrettissima giurisdizione; e Gastaldi pure si chiamavano i Capi delle Corporazioni delle Arti).
Le riunioni pubbliche avevano luogo presso la Chiesa di San Lorenzo dove il Gastaldo decideva e giudicava. 

Da un documento del Patriarca Gregorio, datato 9 maggio 1268, si legge che la Gastaldia di Fiumicello è concessa in affitto ad un certo Leonardo d'Aquileia ("1268, die IX exeunte Maij. Dominus Patriarcha pro M.s 50 concessit affictus Gastaldiae Flumiselli ....").

Fiumicello viene citato, nel corso del Medioevo in contratti ed atti di non troppa importanza.
Da documenti dell'epoca appare chiaro che già nel 1300 sorgeva un'originaria Chiesa in Fiumicello, pare sita nell'attuale costruzione della Chiesa di San Lorenzo, ma dedicata a San Canciano, martire aquileiese.

La famiglia Savorgnan aveva, poco lontano, a Fiumicello una sua Roccaforte in quel della Centenara presso Belvedere, Borgo della Pieve di Fiumicello, dovesi rifugiò, data la possibilità di raggiungere Grado via mare.
Da qui inizia l'alleanza dei Savorgnan con Venezia, che verrà chiamata ad intervenire nella Guerra Civile scoppiata tra i Feudatari legati a Udine ed i Feudatari riuniti in coalizione attorno all'antica Capitale Cividale e capeggiata dagli Asburgo.
L'invasione veneziana del Friuli che ne seguì, culminò nel 1420 quando Tristano, figlio di Federico Savorgnan, entrò ad Udine con i veneziani e decretò la fine del Patriarcato.
Il Friuli cambia quindi fisionomia ed è diviso tra Marciani  ("marciano", di San Marco evangelista, protettore di Venezia; Leone marciano (più comune come Leone di San Marco), emblema della Repubblica Marinara di Venezia, che raffigura un leone con un libro aperto alle parole Pax tibi, Marce, evangelista meus, oppure con il libro chiuso e una spada) e Arciducali ("Arciduca", dal latino medievale archidux, composto da archi- e dux «duca» (plurale Arciduchi); titolo, attribuito a Duchi di maggiore autorità e prestigio, proprio dei membri della Casa d’Austria cui fu riconosciuto (1453) dall’Imperatore Federico III) con una conformazione politica, a tratti, a macchia di leopardo.
Quindi Fiumicello, assieme alle vicine Aiello, Ruda, Aquileia e Cervignano, entra a far parte dei Feudi Asburgici, ed è inserito tra le Terre della Corona Comitale Goriziana ("Comitale" è un aggettivo [dal latino medievale comitalis, derivato di comes -mĭtis «conte»]; di Conte, che si riferisce a Conte: Stemma Contea; Corona Comitale).
Nel 1500 muore Leonardo, ultimo Conte di Gorizia, ed il Feudo viene ereditato dall'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo, il quale inserisce l'intero Feudo Goriziano nel novero delle Terre Ereditarie degli Asburgo.
Nel 1600, in seguito alle Guerre Gradiscane, la cittadina di Gradisca è conquistata dagli Arciducali ed il suo territorio è unito a quello di Gorizia a formare la Contea Principesca di Gorizia e Gradisca.
Fiumicello e l'intero Dipartimento di Cervignano, comprendente tutti i Comuni della Bassa Friulana Austriaca, vengono quindi inseriti nel nuovo organismo amministrativo "diarchico" (da "diarchìa" [dal greco διαρχία, composto di δι- «di-2» e tema di ἄρχω «comandare»]; forma di governo in cui il potere sovrano è esercitato, con pari autorità, da 2 persone (i 2 Re di Sparta, i 2 Consoli Romani) o da due organi.
Oggi il termine è riferito a comunità politiche in cui le responsabilità del potere sono condivise da 2 cariche concorrenti (Capo dello Stato e Capo del Governo) o da 2 organi di diverso genere (Governo e Partito)), facendo capo a Gradisca.

Dal 1617 al 1797, anno della venuta di Napoleone Bonaparte, poco avvenne, se non le solite scaramucce tra Arciducali e Serenissimi (legati a Venezia).

Fiumicello vantava sotto il suo Decanato (nel Codice di Diritto Canonico, ai Vescovi è data l’autorità di assemblare le Parrocchie in gruppi geografici più piccoli; gruppi di Parrocchie all’interno di una Diocesi poste sotto la cura di un “Decano” e chiamati “Secanati”), le 2 Chiese già Patriarcali di Aquileia e Grado e nel 1765 contava 1.100 abitanti; della Chiesa Fiumicellese si hanno delle pregevoli carte topografiche di redazione settecentesca che ne tracciano i possedimenti.

La famiglia
Andrian si distinse in ambito socio-economico in  Fiumicello; famiglia Baronale di antica origine Tirolese, già distintasi al servizio dei Conti di Tirolo e Gorizia, diedero alla Chiesa Fiumicellese: Tomaso Andrian (1589-1600), Pietro Andrian (1620-1648) e Nicolò Andrian (1668-1717).
Pietro Andrian trasformò la Chiesa di San Lorenzo da quello che ne restava della vecchia costruzione medievale.
Il rifacimento venne portato a termine nel 1649 da Vivaldo Zanotti, anch'egli fiumicellese, che probabilmente fu nominato parroco per intercessione della famiglia Andrian.
Gli Andrian avevano a Fiumicello, Aquileia, Gradisca e Gorizia diverse attività d'impresa, ed alcuni si distinsero in Austria, Boemia ed Ungheria, ma la famiglia perse il titolo nobiliare in seguito alla soppressione del Sacro Romano Impero per mano di Napoleone e, col tempo, vide scemare pure il proprio potere socio-economico.

Le Guerre Napoleoniche, tra il 1797 ed il 1813, portarono miseria e fame, tanto che
imperversarono pellagra e malaria, mettendo a dura prova la popolazione ed in modo particolare i bambini che spesso morirono.
Fu con l'arrivo di don Adamo Zanetti che Fiumicello ebbe una spinta all'innovazione socio-economica con la creazione di Cooperative e Casse Rurali.

Come tutti i paesi della Corona Austriaca, anche i fiumicellesi servirono in divisa asburgica durante le Guerre Risorgimentali, e con l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, il 28 giugno 1914, i fiumicellesi furono chiamati alle armi ed inviati al fronte in Galizia, contro i russi.
Il 25 maggio 1915, dopo la rottura della Triplice Alleanza e l'ingresso dell'Italia in guerra al fianco dell'Intesa, le truppe italiane occuparono Fiumicello, che tornerà austriaca unicamente a fine ottobre del 1917, in seguito alla disfatta italiana di Caporetto, per venire definitivamente ripresa dagli italiani solo il 3 novembre del 1918, contestualmente all'Armistizio di Villa Giusti.
Passata la Grande Guerra, nel 1922 arriva, per la seconda volta, don Zanetti che riprende possesso della Parrocchia.

Con il Regio Decreto del 30 dicembre 1923, il Comune di Fiumicello viene soppresso ed aggregato ad Aquileia, provocando moltissimi malumori, sia di ordine pratico (la distanza) che di ordine morale, oltre che di orgoglio dei fiumicellesi. 

Contestualmente il Governo Mussolini aveva provveduto a sopprimere la Provincia di Gorizia spartendone i territori tra le Province di Udine - che ricevette l'intero territorio Goriziano, incluso il Mandamento di Cervignano di cui Fiumicello faceva parte - e di Trieste - che ricevette il Mandamento di Monfalcone -.
In seguito alla ricostituzione della Provincia di Gorizia però, Fiumicello e l'intero Mandamento di Cervignano rimasero alla Provincia di Udine. 

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MEMORIA DI DONNE E UOMINI

Ugo Pellis (San Valentino di Fiumicello, 9 ottobre 1882 - Gorizia, 17 luglio 1943) - letterato, fotografo e insegnante italiano.
Nel 1902 iniziò ad insegnare al liceo di Capodistria e dal 1912 al 1925 continuò l'attività di professore di lettere presso il liceo di Trieste.
Fu tra i fondatori della Società filologica friulana, di cui divenne presidente.
Nel 1925 iniziò la collaborazione con Matteo Giulio Bartoli per la redazione dell'"Atlante Linguistico Italiano": l'impegno che lo vedeva coinvolto in questo progetto era notevole e prevedeva una serie di inchieste da effettuare nel territorio regionale accompagnate ciascuna anche da una grande quantità di materiale fotografico che formò grazie alla collaborazione con l'Istituto Fotografico Triestino.
L'archivio fotografico che Pellis ha creato è un importante documento fotografico della storia del Friuli dopo la Prima Guerra Mondiale.


Mario Rizzati (Fiumicello, 30 gennaio 1892 - Castel di Decima, 4 giugno 1944) - militare italiano, decorato dalla Repubblica Sociale Italiana con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria durante la Seconda Guerra Mondiale.
Terminate le scuole elementari si rifiutò di continuare gli studi volendo seguire il mestiere di contadino del padre.
Obbligato dai genitori a frequentare le scuole magistrali di Capodistria, si diplomò maestro nel 1911, e in quello stesso anno iniziò ad insegnare.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il 20 luglio 1914 fu arruolato nell’Imperial Regio Esercito Austriaco e mandato a Lubiana; il 26 dello stesso mese iniziarono le operazioni belliche contro la Serbia, e pochi giorni dopo contro l’Impero russo.
Non volendo andare a combattere in Galizia, aiutato dal fratello Giuseppe, si rifugiò a Palmanova per raggiungere poi Venezia dove conobbe altri esuli Giuliano-Dalmati fra cui Nazario Sauro.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, il giorno dopo, si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato al 2º Reggimento fanteria, già verso la fine del mese di giugno combatté sul Podgora.
Al termine del conflitto fu nominato Commissario Prefettizio di Fiumicello, aderendo poi al Partito Popolare.
Quando i “Popolari” adottarono metodi massimalisti si avvicinò al Movimento Fascista, dimettendosi da Commissario Prefettizio il 4 marzo 1921, in disaccordo sulla requisizione dei cereali ai contadini voluta dal Governo.
Il 9 febbraio 1922 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, prendendo parte alla Marcia su Roma e riprendendo poi il mestiere di insegnante.
Entrato in disaccordo con il Provveditore agli Studi per la politica del trasferimento di insegnanti meridionali, che non parlavano bene l’italiano, in Friuli finì sotto processo, rimediando una sospensione dello stipendio e una multa. 
Fu richiamato in servizio attivo il 6 settembre 1939 per la promozione a Capitano in servizio permanente effettivo, assegnato al 396° Battaglione Costiero e successivamente presso il 408° Battaglione Costiero, di stanza in Sardegna.
Nel marzo 1942 presentò domanda di ammissione presso la Scuola Paracadutisti di Tarquinia, e nel giugno 1943 ritornò in Sardegna quale maggiore comandante del XII Battaglione del 184ª Divisione paracadutisti "Nembo".
All’atto dell’armistizio dell’8 settembre 1943 decise di ammutinarsi, seguito in blocco dai suoi uomini.
Il 22 gennaio 1944 gli Alleati sbarcarono ad Anzio, e il suo battaglione, inserito nel 1º Corpo d’Armata Tedesco, entrò in azione l’11 febbraio dello stesso anno.
Il 10 marzo dovette recarsi a Salò per appianare un incidente scoppiato in seguito all’invio di una lettera ad una sua amica goriziana, intercettata dalla censura e recapitata personalmente a Mussolini, in cui il Duce veniva definito "una Maddalena pentita", ma all’invito del segretario particolare del Duce che gli chiedeva di scusarsi per iscritto egli diede risposta negativa dicendo che non aveva niente di cui chiedere perdono, e fu lo stesso Mussolini, colpito dal suo atteggiamento a chiudere l’incidente.
Ritornato nella zona dello sbarco di Anzio, dove gli alleati avevano oltrepassato la linea difensiva tedesca a Nettuno, il suo reparto rimase di retroguardia attestandosi a Castel di Decima.
Dopo aver respinto un primo attacco inglese, il 4 giugno i paracadutisti furono attaccati da carri M4 Sherman del 46° Royal Tanks Regiment, unitamente ad altre colonne avanzanti sulla via Laurentina incolonnati nella strettoia di Fosso Malfosso.
In 2 grotte, ai lati della via obbligata, era sistemato il suo comando tattico privo di armi controcarro e la situazione divenne immediatamente drammatica. 

Attaccati dai 2 lati, per cercare di alleggerire la pressione, seguito dal suo portaordini, uscì dal comando, e con mitra e bombe a mano si avventò sul primo carro.
I 2 paracadutisti vennero però colpiti ed uccisi dalle raffiche di mitragliatrice sparate da quello successivo, ma l’attacco consentì ai rimanenti uomini di lanciarsi al contrattacco, ed usando i "panzerfaust" (lanciarazzi anticarro tedesco Dynamit-Nobel Panzerfaust) a fermare l’avanzata dei carri dando il tempo ai rimanenti uomini di ripiegare combattendo verso Roma, dove, alla Magliana e all’EUR furono gli ultimi a difendere la città dall’avanzata alleata.
Il corpo del maggiore Rizzatti fu precariamente seppellito dinnanzi alle 2 grotte della tenuta del Conte Vaselli, ma ad occupazione alleata compiuta il locale medico condotto ne dispose l’esumazione e la successiva cremazione.
L’operazione riuscì parzialmente, e ciò che rimaneva della salma fu successivamente sepolta in una fossa comune al Cimitero del Verano. 



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DIALETTO

A Fiumicello, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza il Friulano Orientale, una variante della lingua Friulana.
Nel territorio comunale vige la Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana"



Il Friulano Orientale (detto anche Sonziaco, Friulano Goriziano o, popolarmente, Furlan da Bassa) è l'insieme delle varianti della lingua friulana parlate nelle aree che, più o meno, corrispondevano all'antica Contea di Gorizia e Gradisca (detto anche Friuli Austriaco o Di là dal Clap), vale a dire quei territori friulani appartenuti all'Impero Austro Ungarico fino al 1918, allorquando passarono all'Italia a seguito della Prima Guerra Mondiale.
Il sopracitato Friulano del Goriziano, si differenzia dal dialetto ufficiale per diversi tratti caratteristici, essendo state scelte come base per la grammatica della lingua ufficiale normalizzata le varianti della zona Udinese.
Le diversità della parlata Friulana Orientale hanno cause storiche: queste zone, infatti, appartennero agli Asburgo per 6 secoli consecutivi (dopo altri 6 secoli consecutivi di Sacro Romano Impero, 2 di Impero Carolingio e 3 di Regno Longobardo), causando un'evoluzione linguistica distinta rispetto alle zone Friulane Occidentali, dominate tra il 1400 ed il 1700 dalla Repubblica di Venezia e quindi più influenzate dalle parlate e dall'ambiente culturale Veneto.
In special modo a Gorizia la maggiore influenza Austriaca è riscontrabile nelle opere pubblicate nel 1800; inoltre, spesso la popolazione era trilingue o addirittura quadrilingue, conoscendo anche lo Sloveno e l'Italiano, accanto al Tedesco e al Friulano.
La Contea di Gorizia fu l'unico territorio in cui il friulano venne accettato come lingua, anche dagli strati sociali più elevati, diventando lingua letteraria, d'insegnamento, ed utilizzata in ambito istituzionale persino in Parlamento a Vienna dai Delegati eletti nel territorio.
Visto il contesto secolare multiculturale e plurilingue, le varianti orientali nei secoli hanno acquisito prestiti sia dal Tedesco che dallo Sloveno in misura maggiore rispetto alle altre varianti della lingua friulana.
Una delle vie di penetrazione fondamentale per questi neologismi, oltre alla fusione linguistica dovuta alla prossimità geografica e a necessità di natura commerciale o amministrativa, è stata la lunga ferma militare maschile nell'Esercito Asburgico.
Inoltre, al contrario delle altre zone Friulanofone, nei territori della Contea la lingua friulana ha mantenuto caratteri più forti di lingua veicolare sia tra l'alta borghesia che tra la nobiltà anche in epoca moderna e contemporanea (vedi altre particolarità)

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ARTI & MESTIERI

Filodrammatica "Amis Furlans"



Corale "Lorenzo Perosi"
Banda "Tita Michelas"
Cerido - Ricerca Documentazione Arte Contemporanea (vai al sito)



SANTO PATRONO

San Valentino, detto anche San Valentino da Terni, o San Valentino da Interamna (Terni, 176 circa - Roma, 14 febbraio 273), Vescovo e Martire Cristiano.
Venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica, da quella Ortodossa e successivamente dalla Chiesa Anglicana, è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici.

La più antica notizia di San Valentino è in Martyrologium Hieronymianum, un documento ufficiale della Chiesa dei 400-500, dove compare il suo nome e anniversario di morte.
Ancora nel 700 un altro documento, Passio Sancti Valentini, ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura a Terni ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, il successivo martirio di questi e loro sepoltura.

Nato a Interamna Nahars (oggi Terni) in una famiglia patrizia nel 176, fu convertito al Cristianesimo e consacrato Vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.
Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l'imperatore al cristianesimo.
Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo ad una nobile famiglia.
Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II.
L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i Cristiani e, poiché la popolarità di Valentino cresceva, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa.
Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.
Secondo alcune fonti Valentino sarebbe stato giustiziato perché aveva celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, che invece era pagano: la cerimonia avvenne in fretta, perché la giovane era malata; i 2 sposi morirono, insieme, proprio mentre Valentino li benediceva.
A chiudere il cerchio della tragedia sarebbe poi intervenuto il martirio del celebrante.
Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, al LXIII miglio della via Flaminia, nei pressi di una necropoli.
Sul luogo sorse nel 300 una Basilica nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del Santo: pare che essi siano stati portati nella città dai 3 discepoli del filosofo Cratone: Apollonio, Efebo e Procuro, convertiti dal futuro Santo, e che per questo motivo siano stati martirizzati.



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PRODOTTI DEL BORGO

Terra in origine paludosa, segue il naturale evolversi da zona di pescatori (data la notevole concentrazione di corsi d'acqua) a pastori fino alla sua quasi "naturale" propensione all'agricoltura ancora oggi importante motore dell'economia fiumicellese.
Molto importante nella frazione di San lorenzo sono la produzione di ortaggi e la frutticultura, in particolare di pesche e albicocche



TRADIZIONI - EVENTI

Nel mese di luglio viene organizzata la "Mostra Regionale delle Pesche", molto nota nel Friuli.
In questa festa si organizzano gare per chi ha il frutteto più bello, ma anche chi possiede le pesche dal migliore aspetto. 


DOVE MANGIARE (clicca qui per vedere)
DOVE DORMIRE: Agriturismi (clicca qui per vedere)
DOVE DORMIRE: B&B (clicca qui per vedere)
DOVE DORMIRE: AirBnB (clicca qui per vedere)

COME RAGGIUNGERE Fiumicello

In TRENO da Roma a Udine


In AUTOBUS da Udine a Fiumicello

www.saf.ud.it/ricercaorari

In AUTOMOBILE


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Contattatemi per maggiori informazioni

Cell. +39 348.2249595 (anche Whatsapp)


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