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Calabria: Badolato borgo calabrese in via di estinzione ripopolato dagli stranieri e dalla soliarietà


Badolato (Barulàtu in dialetto calabrese) è un Comune della provincia di Catanzaro.
E' un suggestivo borgo medievale situato su una collina a pochi chilometri dalla costa ionica, alle sue spalle le pre Serre Calabresi.


Si raggiunge col treno prendendo la linea Jonica, affascinante e bellissima per il percorso lungo la costa - non elettrificata e a inario unico - che va da Reggio Calabria a Taranto, scendendo alla Stazione di Badolato Marina.
In automobile percorrendo la costiera Strada Statale 106.
Da Catanzaro, arrivati a Badolato Marina (km 47,4) si dirama la strada che in km 5,6 porta a Badolato, antica cittadina situata su uno sperone tra 2 valloni.
Sorta in epoca Medievale, fu centro Basiliano e Feudo di Ruggero di Lauria.
Subì gravi danni a seguito del terremoto del 1783 e dell'alluvione del 1951.   

BADOLATO
Regione: Calabria
Provincia: Catanzaro CZ
Altitudine: 240 m slm
Superficie: 37,07 km²
Abitanti: 2.973
Nome abitanti: Badolesi
Patrono: Sant'Andrea Avellino (10 novembre)



Unione dei Comuni del Versante Ionico




GENIUS LOCI
(spirito del luogo)

Il Borgo offre la possibilità di spaziare in tutte le dimensioni della magnifica natura che lo circonda, tra mare, collina, montagna e lago e le sue case sembrano sorrreggersi strette le une alle altre.
Un vero e proprio luogo dell’anima, dove si trovano fascino e bellezza del territorio, e un'atmosfera di pace e calma.
il suo essere sempre se stesso, il suo perpetuarsi con i vicoli caratteristici, le case alte ed antiche, le donne coi loro abiti semplici e ricchi di tradizione, la semplicità contadina, gli ha fatto conquistare l'appellativo di "Borgo degli Angeli"

 

ORIGINE DEL NOME
(Toponomastica)

Si vuole che sia di fondazione enotra, e che prendesse nome dalla sua posizione eminente circondata da balze che lo pongono come se fosse in alto ad una fortezza. 
Ai tempi angioini appartenne ad un Filippo di Badolato, donde, più probabilmente, il nome al paese.
Era detto anche Badulato, Vadolato o Vadulato.
In realtà, la prima attestazione è in documento dell'anno 1131 redatto in greso εìς τò Βαδouλἄτov, il toponimo  figura anche nell'anno 1310 "In castro Vadolati" e nwll'anno 1325 "clericorum Badulati"; nel 1500 è Vadolato tra il 1797 e il 1805 viene menzionato nelle forme "Badolati" e "Badulato"
Il nome è un composto delle voci latine "vadum" (guado - passaggio) e "latum" (largo).

 
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DIALETTO

Università dialettale in Italia? Progetto “Badolato borgo universitario”
Nel mondo i dialetti sono una miriade, “decine di migliaia”.
Proprio per l’importanza che rivestono, in Italia si sta pensando di costituire la prima “università dialettale”.
In particolare, il giornalista Domenico Lanciano nel 2000, propose il piccolo borgo medievale di Badolato, come sede ideale per l'attuazione del progetto.
L'uso di un paesino d’arte semi-spopolato come Badolato, bisognoso di essere rilanciato culturalmente, socialmente ed economicamente, piacque all’assessore alla cultura della Regione Calabria, e l’appoggio dell’Unesco, l’agenzia dell’Onu per la cultura, e della Comunità Europea, entrambi interessati allo studio e alla salvezza dei dialetti.

Da allora il giornalista ha preparato proposte su proposte, pur di salvare uno tra i più belli e caratteristici paesini che esistono in tutto il Mediterraneo e i dialetti un elemento importante da preservare: “C’è bisogno - dice Lanciano - di un polo dialettale che coordini queste risorse che contribuiscono in modo insostituibile all’identità di una comunità”.
Ciò soprattutto se si è in piena globalizzazione.



"Caro Tito, come ho scritto nel concludere la mia precedente comunicazione, avrei dovuto dedicare questa “Lettera su Badolato n. 8 - Capitolo quinto” al mio periodo universitario compreso tra il luglio 1973 ed il gennaio 1976 (che è coinciso pure con le principali ricerche per la tesi di laurea).
Però, nel frattempo, è scaturito prepotente dentro di me il desiderio di parteciparti un altro importante e condizionante elemento legato al grande amore per Badolato, mio paese natìo … un elemento non soltanto assai qualificante ed “eloquente” … ma anche onnipresente (dalla mia infanzia ad oggi e sicuramente anche in futuro) e irrinunciabile come l’aria che respiro … la mia lingua-madre … ovvero ciò che viene comunemente chiamato “dialetto” (rispetto alla lingua italiana nazionale).

... E a proposito di ciò che maldestramente ci siano abituati a chiamare “dialetto” … per dimostrarti come e quanto è sempre stato importante per me la lingua madre, quella della mia famiglia e della mia infanzia, voglio dedicare questo quinto Capitolo e questa “Lettera n. 8 su Badolato” proprio alla lingua badolatese, quella appresa fin dalla nascita a Kàrdara

Ed ecco come Kardàra ritorna sempre e comunque come assoluta protagonista nella mia esistenza!…
Così come ritorna sempre e comunque assoluto il mio grande amore per Badolato, mio paese natìo, e per il suo popolo, per la sue sudate pietre, per la sua anima antica.

Intanto ti dico immediatamente, come prima informazione e curiosità, che ho conservato abbastanza bene l’inflessione del mio parlare riconducibile alla mia Calabria, alla zona di Soverato, a Badolato.
Infatti, sono assai lieto (ancora adesso e come mi è successo proprio oggi da parte di un carabiniere del basso Molise) quando qualche mio interlocutore più sensibile si accorge, da come parlo, che sono inconfondibilmente calabrese.
Gioisco ancora di più quando qualche interlocutore più esperto mi chiede se sono della parti del catanzarese o della zona di Soverato.
Faccio addirittura salti di felicità quando qualcuno (anche se più raramente) mi dice che sono di Badolato. 

E sì che, praticamente ormai, sono lontano dal mio paese natìo dall’ottobre 1970 (salvo i periodi delle vacanze universitarie e taluni altri periodi ......

Comunque sia, le mie orecchie, il mio cuore e la mia anima sono stati abituati al dialetto badolatese di Kardàra (cioè quello in uso a Badolato Superiore) talmente tanto indelebilmente che spesso ho sentito il bisogno (a volte la necessità) di salire a Badolato Paese esclusivamente per ascoltare i badolatesi più veraci parlare la nostra lingua, il nostro dialetto più stretto e non quello più cittadino in uso a Badolato Marina!
E ancora adesso, proprio per ascoltare il dialetto più verace, chiamo spesso al telefono alcune persone più anziane che conosco e … cerco di conversare con loro più tempo possibile per bearmi del mio dolce idioma e del lessico ormai più in disuso, con le sue più tipiche espressioni ormai dismesse dalla maggioranza dei miei ex-concittadini, specialmente dalle giovani generazioni. 

E resto triste, persino afflitto, pensando che fra qualche generazione il dialetto di Badolato potrà essere quasi completamente estinto.
Resto triste e persino afflitto pure perché ho più volte cercato di proporre una vera e propria scuola di dialetto.
Inascoltato!

Il dialetto (userò questa dizione, seppure impropria, ma soltanto per capirci meglio) mi ha condizionato un po’ la vita e mi ha fatto amare maggiormente il mio paese in un modo che sarebbe difficile immaginare.
Ed è per questo che ti racconto alcune vicende che possano dimostrarti almeno l’entità del “condizionamento” ed il profondo valore dell’attaccamento alla mia gente!…
Così tanto ho amato il mio paese, Badolato, da farmi coinvolgere e condizionare la vita persino dal suo dialetto!…
Ho fondato motivo di ritenere che a me sia capitato ciò che a nessun altro avrebbe potuto capitare.
Puoi così avere un’idea di come e quanto profondo e indelebile sia stato il mio amore per il mio paese, la mia gente e tutto ciò che li identifica e li esprime!

Caro Tito, molto probabilmente, tale condizionamento è derivato dal fatto che nella mia famiglia, nella mia parentela e a Kardàra, tutti indistintamente parlavano il dialetto.
E se qualcuno tentava di dire qualche parola in pseudo-italiano la storpiava o la pronunciava in modo tale da sollevare ironia e ilarità.
Insomma, la lingua della mia infanzia è stato il dialetto più stretto e perfetto!
Ad esempio, da mia nonna paterna Domenica Cundò (l’unica dei quattro nonni rimastimi a quel tempo) e da sua sorella Concetta (le due più anziane di famiglia) ascoltavo parole davvero antiche, addirittura di derivazione greca come “anèngastu (cioè vergine, intatta) per riferirsi a ragazza o a terreno o ad altra cosa non ancora toccata, iniziata, cioè totalmente “pura” e incontaminata.
Nel “Dizionario andreaolese-italiano” del prof. Enrico Armogida (Calabria Letteraria Editrice - Rubbettino, Soveria Mannelli CZ - 2008 - pagine 1.304) è scritto “anìagnistu” (pagina 73).

Forse pure perché le mie prime parole d’amore sono state in dialetto e in modo assai felice … sta di fatto che ho sempre cercato di avere ragazze del mio paese … tanto il dialetto (e tutto ciò che significa e comporta) è sempre stato importante e determinante per me! …
.... Intuivo già allora, da pre-adolescente, che un uomo ed una donna sono più uniti se hanno più cose da condividere, a partire dal comune linguaggio, dai comuni valori familiari e popolari, persino dalle medesime persone e dagli stessi luoghi conosciuti!…
A volte sono le sfumature del linguaggio, del gergo, dei gesti, dei comportamenti e dell’animo che uniscono e affascinano più di qualsiasi altra cosa (anche delle cose apparentemente più importanti).
Insomma, la mia vita era irrimediabilmente impastata con la terra e le pietre, l’aria e tutte le altre esistenze di Badolato!… Anelavo al mondo, com’era ovvio per un ragazzo, ma connaturato a Badolato!

D’altra parte, un proverbio locale raccomanda in modo assai restrittivo e circoscritto “Cummara ‘e Roma, mugghyera ‘e ruga” (La madrina di battesimo o di cresima sia lontana come a Roma, però la moglie deve essere possibilmente del medesimo caseggiato, al massimo del medesimo rione, non oltre il proprio paese) come mi ha appena ricordato l’amico stimatissimo e glottologo prof. Armogida al telefono … 

Ed è simile a quel proverbio nazionale che afferma “Moglie e buoi dei paesi tuoi”. (Domenico Lanciano)

La piazza antistante l'edificio scolastico di Badolato, è intitolata a Gerhard Rohlfs che studiò a fondo i sialetti calabresi e difese sempre il prestigio della Calabria.
Ricevette l'incarico di un ampio studio sui dialetti dell'Italia Meridionale, che lo portò alla laurea con una tesi dal titolo Griechen und Romanen in Unteritalien (Greci e Romani nel Mezzogiorno d'Italia - pubblicata nel 1924).
I viaggi hanno avuto uno speciale ruolo nei suoi studi. Le ricerche dialettali, amava dire, si fanno "coi piedi" oltre che con la testa.
In Calabria Rholfs viaggiò dal 1921 al 1983, sostando in 365 paesi, frequentando le osterie dei piccoli centri, familiarizzando con gli abitanti per conoscere dal vivo le particolarità della parlata locale.
Usanze, parole, proverbi, giochi, cognomi, soprannomi, frasi idiomatiche, strutture sintattiche: in 65 anni di indagini tutto viene passato al setaccio, registrato, catalogato, studiato e fotografato.
Fotografare per Rohlfs significava andare oltre la parola, fermare un modo di vivere, cogliere il silenzio interiore, la verità di una condizione umana.
Rohlfs dà molta importanza al rapporto tra la lingua parlata associata al contesto, il contesto antropologico
"La lingua non è solo un mezzo di comunicazione ma un elemento che caratterizza la cultura di chi quella lingua ne fa uso". 
Da questo nascono i suoi numerosi studi sul campo, il conoscere le persone, i luoghi, gli strumenti di lavoro, le relazioni, le piccole storie. Immortalare questi scorci di vita attraverso la fotografia
Un "archeologo delle parole" che ha lasciato oltre 700 scritti, 15 dei quali esclusivamente dedicati alla Calabria, come il "dizionario dialettale delle tre Calabrie", il "Dizionario dei cognomi e dei soprannomi della Calabria" e il "Dizionario toponomastico della Calabria", questi libri costituiscono un'insuperabile trilogia di cui la Calabria può andar fiera. (clicca qui se sei interessato ad altre notizie su Gerhard Rohlfs)

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SANTO PATRONO

Sant'Andrea Avellino, al secolo Lancellotto Avellino (Castronuovo di Sant'Andrea (provincia di Potenza in Basilicata), 1521 - Napoli, 10 novembre 1608), è stato un presbitero e religioso italiano dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini: è stato proclamato Santo nel 1712 da Papa Clemente XI.
Il processo di beatificazione ebbe inizio nel dicembre del 1614.
Andrea Avellino fu beatificato da Urbano VIII il 14 ottobre 1624 e proclamato santo da Clemente XI il 22 maggio 1712.
È sepolto nella basilica di San Paolo Maggiore a Napoli.
La Chiesa cattolica lo festeggia il 10 novembre, suo dies natalis ovvero il giorno della sua morte che la Chiesa considera la sua "nascita al Cielo".
Nel paese nativo si festeggia anche la terza domenica di maggio e il 13 agosto.
È invocato dai fedeli contro la morte improvvisa. (vai alla biografia)

La festa del Santo Patrono, a Badolato, è festeggiata il 10 novembre e una volta si teneva fiera detta della Sanità.

TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Il Comune di Badolato si suddivide in una frazione capoluogo, in collina, ed in una marina.
Il territorio si sviluppa sul versante delle Serre.
Il paese originario, posto sulle pendici nord-occidentali del Monte San Nicola (m. 1.260), giace su uno sperone incuneato tra 2 valloni che si congiungono nella sottostante pianura litoranea, è a 240 m di altezza, a 53 km da Catanzaro, su una strada provinciale che a poco più di 5 km si congiunge con la Statale 106.


Badolato si erge su di una collina che domina l’ampia vallata del torrente Gallipari, i cui aspri tratti e la bellezza si ammirano in tutto il loro splendore dagli innumerevoli belvedere che costellano la strada per l’altopiano delle Serre e per Brognaturo che collega l’antico borgo con la statale 106 permettendo cosi al visitatore di passare, in pochi minuti, dalla calda amenità della costa, al fascino di una montagna ancora incontaminata. 

Il Borgo è caratterizzato da un impianto bizantino con numerose Chiese disposte a forma di croce latina e da molti vicoli caratteristici.
Situato in una posizione strategica del territorio Calabrese, arroccato su un colle, digradante verso il mare con le case che sembrano sorrreggersi strette le une alle altre.
La struttura urbana del paese, stupendo affaccio sul mare, è tecnicamente a “Cortina” formata cioè da più unità abitative contigue, racchiuse dentro le mura di cinta.

Le origini di Badolato Borgo sembrano risalire intorno all’anno 1000, come mostrato dalla presenza di piccoli insediamenti basiliani, sparsi in diverse località del suo territorio, ma quello che diede avvio alla crescita dell’attuale Centro Storico è stato quello situato in prossimità della Chiesa di Santa Caterina.

La successiva presenza normanna diede al Borgo un periodo di buona floridità economica e religiosa, dimostrata dalla presenza di nuovi ordini religiosi (Certosini).
Dal punto di vista urbanistico venne a crearsi quello che è stato l’elemento generatore di tutto il Borgo, l’attuale Corso Umberto, quindi vennero a crearsi la presenza militare situata nella parte più alta del paese, l’ormai distrutto castello, e quella religiosa, oggi chiamata Chiesa del SS. Salvatore e a suo tempo Chiesa di tutti i Santi, entrambi situati lungo il percorso del crinale e comunicanti per mezzo di una strada coperta di pietre naturali ancor oggi esistente.
Le abitazioni tengono conto della forte pendenza e di ogni altro fattore morfologico, facendo del Borgo un paese percorribile lungo strette viuzze percorribili anche con auto di modeste dimensioni, tranne l’attuale Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele.
Tenendo conto della caratteristica del sito
- tipica dei borghi medioevali -, che è stato l’elemento condizionante di tale crescita, quale l'elemento difensivo, venne a crearsi una tipologia edilizia a “Cortina”, formata da più unità abitative contigue, racchiuse dentro le mura di cinta, ancora oggi come testimonianza di allora quando il Borgo di Badolato, era paese mandamentale “feudo” degli altri paesi limitrofi.
La posizione del borgo è situata a mezza costa, e dal centro storico si raggiunge in meno di 10 minuti sia il mare che la montagna passando per una straordinaria diversità di paesaggi.
 
La tipologia edilizia più ricorrente, che tutt’oggi mantiene le caratteristiche originarie, è costituita da unità abitative monocellulari e nobiliari, i quali si elevano per mezzo di muratura portante con pietra malta e mattoni, seguendo l’andamento naturale del terreno


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STORIA

La nascita di Badolato risale intorno alla prima metà del X secolo, per volere di Roberto il Guiscardo duca di Calabria, che, nel 1080 decise di edificare "un pacifico borgo" là dove già risiedevano poche capanne di poveri pastori.
In seguito, Badolato arrivò ad avere sotto di sé i grossi Casali di Isca e Sant'Andrea. 

Il Borgo sin dalle origini ebbe scopi eminentemente difensivi come confermato dalla cinta muraria e dal castello signorile risalenti circa al 1100; quest’ultimo, in particolare dotato di torre, fungeva da punto d’avvistamento contro le invasioni dei Saraceni o dei turchi, che afflissero la Calabria per tutto l‘Alto Medioevo. 
Purtroppo poco o nulla rimane oggi a testimonianza della fortificazione, se non la struttura stessa del paese, le cui innumerevoli stradine si snodano in gironi concentrici, convergenti verso il culmine dell’altura. 
Da qui, il piccolo Borgo si dipanava in abitazioni contadine e botteghe che ne costituivano la vita stessa.

Badolato divenne nel tempo un importante punto di riferimento per le zone circostanti, come fulcro della religiosità essendo frequentato da monaci Basiliani, Francescani e Domenicani, che costituirono numerose confraternite, ancora oggi operanti ed occupate nella gestione e custodia delle magnifiche Chiese e dei Conventi edificati nei secoli passati.

Compreso nella Contea di Catanzaro, ai primordi della signoria Normanna in Calabria, fu in seguito baronia, ed ai tempi angioini appartenne ad un Filippo di Badolato, al quale, con la violenza, lo tolse Pietro Ruffo Conte di Catanzaro, i cui discendenti, lo tennero fino al 1454
Pervenuto per successione alla tropeana famiglia dei Toraldo, il cui capostipite si distinse nella battaglia di Lepanto (1571), a cui rimase fino al 1578.
Nel 1596 passò a Pietro Borgia Principe di Squillace che lo cedette a Pier Francesco Ravaschieri, dalla cui famiglia, per successione femminile, trasbordò dapprima ai Pinelli (1692-1779), ai Pignatelli di Belmonte (1779-1806), e a quella dei Gallelli, la cui fama è peraltro testimoniata dall’imponente Villa Pietra Nera, situata lungo la via di collegamento che dalla marina, porta all’antico centro.
Nel 1444, a causa delle disagiate condizioni nelle quali si era venuto a trovare in seguito a molte vicende naturali, sociali e militari, gli veniva concessa l'esenzione del pagamento dei tributi
ll terremoto del 1640 causò la morte di 300 persone; quello del 1659 lo danneggiò alquanto, e quello del 1783 finì quasi per distruggere quel che si era salvato dai precedenti movimenti tellurici, provocando la morte di 2 persone e facendo danni valutati a 60 mila ducati
Nel 1799 fu tra i Comuni più tenacemente realisti, e, istigata dal Cappuccino Padre Lettore Bonaventura da Badolato, impedì la vittoria dei repubblicani, mandando molti uomini all'assalto di Mileto, voluto dal Cardinale Ruffo. L'ordinamento amministrativo disposto dal Generale Championnet lo comprendeva nel Cantone di Satriano; mentre con la legge francese del 1806, veniva posto nel Distretto di Gerace
La successiva legge del 1811, confermata da quella borbonica del 1816, ne faceva un Capoluogo di Circondano comprendente Isca, S. Caterina e Guardavalle. 
Il terremoto del 1905 vi fece non pochi danni, tanto che venne disposto dapprima il consolidamento e poi il trasferimento dell'abitato a totale carico dello Stato
Le alluvioni del 1951 misero in serio pericolo la Chiesa dell'Immacolata e molte abitazioni, per cui gran parte degli abitanti abbandonarono il paese che per la circostanza venne visitato dal Capo dello Stato

Viaggio del Presidente della Repubblica e della Signora Einaudi in Sicilia, Calabria e Sardegna in occasione delle alluvioni (21-27 ottobre 1951) 
(dal Portale storico della Presidenza della Repubblica - vai alla pagina)

Alle ore 7,20 il treno presidenziale giunge alla stazione di Catanzaro-Sala. 
... In Badolato il Capo dello Stato, la Consorte e le autorità vengono accolti con una calorosa manifestazione da parte della folla e quindi si recano a Palazzo Spasari, sede del Municipio, dove il Sindaco, signor Talotta, rivolge al Capo dello Stato il saluto commosso della cittadinanza e la riconoscenza per gli aiuti tempestivamente pervenuti alle famiglie danneggiate. Salutati quindi da vivissimi applausi, il Presidente della Repubblica, la Signora Einaudi e il seguito lasciano Badolato ...

La storia di Badolato ha subìto una svolta decisiva con le alluvioni dell'ottobre del 1951, che distrussero gran parte della zona sud del Borgo medioevale, e che perciò furon una delle cause della nascita di Badolato Marina.

Su "L'ora della Calabria" (Anno I - n° 2 - L 20-29 marzo 1952), "organo della D.C." catanzarese, leggiamo in prima pagina "Trionfali giornate di De Gasperi tra il popolo della Calabria".
E nel sottotitolo:"La visita del Capo del Governo ai Comuni di Badolato, Isca, S. Andrea, Soverato, Serra S. Bruno e Nardodipace...".

Di seguito si legge quindi che De Gasperi, è venuto, dopo le alluvioni, a Badolato, per recare "alla nostra Provincia la solidarietà del Governo e del Paese". 
Eran già passati cinque mesi da quel terribile 17 ottobre che ha cambiato il corso della storia dei Badolatesi, ma veniva, comunque, il Capo del Governo, con in mano qualche cosa di veramente concreto: le chiavi dei primi 78 alloggi costruiti per gli alluvionati con la celerità di cui l'Italia in seguito non ha facilmente saputo dare prova. 
E veniva, fors'anche, con lealtà di uomo e di politico non più facilmente riscontrabile nei suoi amici, gregari, paralleli, successori. 
E comunque, sicuramente non in quella misura ed efficacemente coniugata ad altre doti di uomo e di statista.

Veniva, De Gasperi, da Catanzaro, dov'era arrivato il giorno precedente con un treno speciale proveniente dalla provincia di Reggio Calabria, dove aveva visitato altri Comuni alluvionati. 
Al suo seguito il Ministro dei Lavori Pubblici on. Aldisio, il sottosegretario all'Agricoltura on. Rumor, il sottosegretario al Lavoro on. Murdaca, i parlamentari calabresi onorevoli Larussa, Turco, Foderaro, Pugliese, Ceravolo, Spoleti, Froggio e altri funzionari di Stato e di Partito; presenti anche l'avv. Bisantis, presidente dell'Amministrazione provinciale, il Prefetto Pianese.

"L'ora di Calabria" riporta anche che, con il treno speciale del Presidente del Consiglio "sono pervenuti a Roma, e sono stati offerti agli alluvionati della nostra provincia, sale da pranzo costituite da una tavola e sei sedie, 750 coperte, 250 lenzuola, 250 materassi, 500 paia di calze per uomo, 500 paia di calze per donna, 60 paia di scarpe per ragazzo, 6 cassette C.R.I., 4 sacchetti di zucchero, 4 milioni di lire (500.000 per Badolato).
 
Erano circa le 10 di lunedì 24 marzo quando arrivò a Badolato Marina. 
Il Capo del Governo salì sul palco allestito allo scopo nei pressi del passaggio a livello (tra SS 106 e ferrovia), dove già sorgevano, come dicevamo, i primi 78 alloggi poi consegnati al Comune di Badolato con verbale del 24 giugno dello stesso anno.

Si legge dal succitato articolo: "Il saluto è stato porto al Presidente dal Sindaco comunista Talotta che ha prospettato a De Gasperi le esigenze fondamentali del paese esortando il Governo ad agire sempre più efficacemente. L'avv. Bisantis ha... poi preso la parola...".

Si è dice, che il Sindaco di Badolato il giorno precedente fosse convocato presso la Prefettura dove avrebbe ricevuto la bozza del discorso che il giorno successivo... non pronunciò, perché, nottetempo, si volle altrove che il discorso fosse d'altro tenore. 
Difatti fu un discorso vibrato, quasi una continua accusa al Governo per le sue inadempienze. 
Fu un discorso che, certamente, contribuì a far affibbiare a Badolato l'appellativo di "roccaforte del Partito Comunista".

Alle parole del Ministro Aldisio in difesa dell'operato del Governo, seguì l'intervento equilibrato e deciso di Alcide De Gasperi. 
Ma subito, improvviso, come da copione, dal fondo dello spiazzo si alzò un cartello non "inneggiante alla riforma agraria" (come si legge nel succitato giornale), con sù scritte le seguenti domande in successione: "Onorevole De Gasperi, cosa siete venuto a fare? A che punto siamo con la Riforma Agraria promessa nel 1948? Perché è stato ucciso il contadino di Villa Literno?". 
Si trattava di uno striscione preparato la notte precedente nella sezione del Partito Comunista di Badolato (Superiore), e nascosto sotto le vesti di una Badolatese "abbondante" per meglio evitare che si notasse e che fosse sequestrato dai Carabinieri durante il trasferimento a Badolato Marina. 
(Si conoscono i nomi dello "scrivàno" e della donna che ebbe funzione di mezzo di trasporto).

Quando Mario Pultrone ('e Coddi) e Giuseppe Schiavone ('a Schjavèhra) issarono lo striscione, la Polizia cercò d'intervenire immediatamente, ma il Capo del Governo invitò i poliziotti a soprassedere e, lette le domande provocatorie, senza troppo alterarsi cominciò con l'invitare tutti a "non aggiungere alla miseria anche la voce della discordia". 
Continuando, quasi a mostrare l'incontrovertibile restaurazione in Italia di vera democrazia, De Gasperi disse che "una volta, e anche in Russia, era il Sindaco che consegnava ai governanti in visita le chiavi della città. 
Sindaco di Badolato - continuò il Presidente del Consiglio - io non so, non voglio sapere a quale partito lei appartenga. 
Lei è per me solo il Sindaco di Badolato al quale sono io, Capo del Governo, a consegnare le chiavi della nuova città".

La calma e l'equilibrio umano e politico dello statista, evitarono certamente il pericolo di un movimento di piazza, ma non riuscirono ad impedire che di tanto in tanto si levassero dalla folla grida come "Viva il Sindaco Talotta", "Viva il Comunismo", grida spesso ripetute, a gran voce, da tante persone, al punto da provocare comunque l'intervento della polizia, con l'arresto del ventinovenne Giuseppe Samà, funzionario della Federezione provinciale del P.C.I., e del trentaduenne Vincenzo Pultrone ('e Coddi) che in quei minuti s'era fatto più attivo del solito nel timore che succedesse qualcosa di serio al giovine fratello Mario che aveva issato lo striscione. 
Tradotti al carcere S. Giovanni di Catanzaro, i due furono rilasciati durante la notte; con la motivazione che non avevano dove andare a dormire a quell'ora (23,30), costrinsero l'Ufficio di polizia a pagare loro l'albergo per quella notte. 
I due attivisti, però, si recarono all'Albergo Centrale per passare qualche ora con i compagni della Federazione provinciale del loro partito.

Finiva così la giornata della visita del Capo del Governo alla nascente Badolato Marina. (fonte www.galluccifausto.it)

Quindi, dopo le drammatiche vicende legate ai terremoti, sarà l'alluvione del 1951 a segnare un momento di svolta per Badolato: in quell’occasione, anche grazie alle 78 abitazioni donate dal Governo agli alluvionati, gran parte degli abitanti abbandonarono il paese arroccato sulla collina per avviare la Fondazione di Badolato Marina
Praticamente, da quel momento la storia del paese storico, per certi versi si ferma, per altri è completamente, e spesso drammaticamente, trasformata. 
Pur avendo conosciuto, già in passato, l’emigrazione transoceanica, specie in Argentina ed Australia, Badolato, dagli anni 1950 in poi, mentre il paese conosce un importantissimo movimento contadino per l’occupazione delle terre, per oltre un ventennio svilupperà un fenomeno migratorio massiccio che porterà i badolatesi in Svizzera, dove esistono comunità di centinaia di persone - come nel caso della cittadina di Wetzikon detta “la seconda Badolato” -), in Germania, ed in misura minore Francia o Belgio. 
Ma Badolato, pur continuando a spopolarsi, riesce a conquistare fette sempre più ampie di turismo culturale, specie di ritorno, grazie ai visitatori europei arrivati con gli emigranti badolatesi. 
Per tanti, scoprire Badolato, si rivela esperienza assolutamente suggestiva: vuol dire tuffarsi nelle strettissime viuzze costruite 8 secoli fa e tutt’oggi intatte che si snodano in gironi convergenti verso il culmine dell’altura. 
Il borgo e la sua esigua popolazione, nonostante un buon flusso turistico estivo, si presentano quindi all'accoglienza.
Quindi, dopo la crisi degli anni 1970, nonostante lo spopolamento che proseguì, pur mantenendo, ancora fino a metà anni 1980, per una buona fetta di popolazione, il paese, il vecchio borgo adagiato sulla collina che tanto bene si prestava a canzoni generazionali come “Che sarà”, che sembra essere destinato alla morte più cupa e silenziosa, tuttavia, proprio in questa fase, lancia la più originale e clamorosa delle provocazioni: “Badolato, paese in vendita”.

E' del 1986 la nuova svolta, con la provocatoria proposta lanciata dal bibliotecario comunale Mimmo Lanciano.
Tutto partì dalla constatazione che il borgo, Badolato Superiore stava avviandosi verso un sostanziale abbandono tra lo spopolamento (spesso a favore della più recente frazione marina) e l'impoverimento economico testimoniato dai crescenti livelli disoccupazionali e dall'emigrazione fuori regione. 
L'idea di "vendere" il bellissimo borgo, all'inizio per molti grottesca, scatenò al contrario un'imprevedibile curiosità che portò l'allora sindaco Ernesto Menniti, a presentarla nella trasmissione televisiva RAI più nota del momento condotta da Raffaella Carrà; ma fu solo il picco di un fenomeno che mai prima di allora aveva visto il Comune così al centro dell'attenzione mass mediatica. 
Un borgo che pareva rassegnarsi sulla strada del declino, dello spopolamento e dell’anonimato, improvvisamente si trovò al centro dell’attenzione nazionale, nell’incredulità di tutti i suoi abitanti. 
Intervennero televisioni e giornali da tutto il mondo, si registrò l'interesse, tra mito e realtà, di magnati, di gruppi finanziari ed industriali, di autori e letterati e tanti turisti che, in un modo o nell'altro, venendo a contatto con la realtà di un borgo sempre più spopolato, finirono con l'amarne il suo essere sempre se stesso, il suo perpetuarsi con i vicoli caratteristici, le case alte ed antiche, le donne coi loro abiti semplici e ricchi di tradizione, la semplicità contadina. 
Così, alla lunga, svuotato l'effetto novità e sorpresa la vera "vendita" riguardò proprio i tanti immobili privati che, diversamente destinati all'abbandono, sono stati acquistati e ristrutturati con gusto dai tanti "forasteri" che, innamorati di Badolato Superiore, amano vivervi e tornarvi con frequenza, ripopolando il borgo ed i suoi vicoli.


Un luogo scelto come “buen retiro” da numerose coppie del Nord Europa: Galles, Svezia, Danimarca. 
Una volta in pensione decidono di comprare e ristrutturare case tipiche: sviluppate in altezza, sotto la cantina, in mezzo la camera e all’ultimo piano la cucina da cui escono i fumi del cuoci pane. 
Mantengono intatto tutto quello che possono, recuperano mobili e riutilizzano gli elementi dandogli nuova vita, aggiungono un pizzico del loro stile del nord e i loro ricordi per vivere questo pezzo di strada.
Sulle terrazze affacciate sul mare ospitano viaggiatori, preparano caffè, si raccontano, ascoltano voci e dialetti diversi
Aprono le porte delle loro case e condividono, dimostrando di avere assorbito l’atmosfera del borgo.
Non solo stranieri ma anche italiani stanno acquistando le case del borgo facendone la propria residenza per le vacanze o per la vita; alla ricerca di un modo di vivere diverso fra queste montagne affacciate sul mare.

L'effetto dell'arrivo improvviso di così tante persone, ripopolò temporaneamente il paese, e questo attivò il Ministero degli Interni con i suoi finanziamenti che permisero di costruite nuove infrastrutture fognarie, elettriche e tutta una serie di riparazioni allo scopo di rendere le strutture, alcune delle quali fatiscenti, abitabili.
Tutto ciò ebbe risonanza a livello internazionale e così la parte vecchia divenne un caso studio.
Affittare le case recuperate a studiosi e giornalisti in arrivo, permetteva di reimpiegare il ricavato per progetti di integrazione e occupazione dei ragazzi kurdi.

Oggi nel borgo antico sono circa 140 famiglie ad aver acquistato strutture abitative, fra questi molti cittadini italiani, in particolare toscani.

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Negli stessi anni della rinascita, arrivò anche la Comunità di "Mondo X" (clicca qui per andare al sito), una comunità di ragazzi con problemi vari alle spalle, spesso di tossicodipendenza, che popolarono l’area attigua il bellissimo Convento degli Angeli.
La vicenda, inizialmente, presentò non pochi problemi, tra timori di parte della popolazione, sistemazione dei ragazzi, problemi burocratici vari, precarietà di una sistemazione occupata di fatto, ma fatiscente.
Il tempo ha dato ragione ai ragazzi ed a chi ha creduto in loro.
Oggi i due bellissimi chiostri, i giardini e gli alloggi, sono stati completamente recuperati.
Conquista ed affascina la tenacia e la mitezza di questi ragazzi, oggi ritenuti i veri angeli di quel Convento, anch’esso ricco di tesori e fascino come il crocefisso ligneo settecentesco ed un ricco pergamo pensile dello stesso periodo.
Molti turisti, dalla regione e non, fanno della visita al Convento recuperato una tappa fissa, accolti dai ragazzi che con una guida mostrano i frutti del loro lavoro quotidiano, nei campi da coltivare come nell'artigianato, all'interno della struttura splendidamente rinnovata che li ospita. 


L'esperienza di creatività solidale ai rifugiati Curdi nel 1997.
Badolato tornò a registrare nuovi picchi di popolarità, quando fu al centro e il centro di un'esperienza rara di accoglienza, di convivenza, di integrazione e di rispetto fra genti appartenenti a culture diverse.
Il progetto pilota “O focularu, the home project” realizzato dal Comune a Badolato Superiore, è un modello unico di accoglienza e di solidarietà con i rifugiati, in una zona depressa e dimenticata.
Badolato Superiore, piccolo borgo medievale arroccato su una collina, fu costruito in quel luogo e in quella posizione, perché non fosse visibile dal mare, per proteggerlo dalle scorrerie dei pirati turchi.
E paradossalmente, proprio dal Kurdistan turco provenivano uomini, donne e bambini sbarcati sulla spiaggia badolatese.
Il Borgo era da alcuni anni quasi completamente spopolato, contando circa 500 abitanti, per lo più anziani.
Era un paese fantasma.
Tutto comincia una domenica di mezza estate, il 24 agosto 1997, in cui, circa 460 immigrati asiatici sbarcano sulla costa di Badolato, un paese della costiera jonica catanzarese.
Tra loro ci sono 266 kurdi, provenienti dalla Turchia e dall'Iraq.
I giornali gridano all'invasione, la questura si allarma, dal Viminale arrivano precise indicazioni: non accogliere eventuali richieste d'asilo, procedere rapidamente con le espulsioni.
Già 3 mesi prima, circa 200 Curdi sbarcarono a Guardavalle, sempre sulla jonica catanzarese, 30 di loro chiesero asilo politico al governo italiano dichiarandosi perseguitati in fuga.
Quindi, tutte le domande furono respinte; ma i "clandestini" di Badolato (oltre ai kurdi c'erano pakistani e cingalesi) sembrano suscitare allarme più sulle colonne dei grandi quotidiani, nei salotti televisivi e nelle sedi dei partiti che nella popolazione.
A Badolato, dove certo i problemi non mancano, parte invece una vera e propria gara di solidarietà.

E' l’arrivo della nave Ararat
il 26 dicembre del 1997, che trasportava in condizioni disumane 836 persone, a dare una svolta decisiva.
Questa volta i profughi maschi furono provvisoriamente alloggiati nella scuola media di Badolato Superiore e le donne con i bambini in un campo della vicina Soverato.


Come era accaduto in occasione del primo sbarco, ci furono esemplari manifestazioni di solidarietà da parte dei badolatesi.
Probabilmente perché è gente che ha saputo riconoscersi nel dramma dell'emigrazione personalmente subito, rivedendo amplificato negli occhi di questi esuli il dolore provato da loro stessi e dai propri parenti; oppure, forse, per un senso radicato di ospitalità ereditato dalla cultura greca, o, più semplicemente, per semplice umanità misericordiosa. 
Ma questa volta il piccolo borgo andò oltre il semplice spirito di solidarietà.
Il gesto
simbolico più importante di questa vicenda, avviene il 31 dicembre, pochi giorni dopo lo sbarco, quando i badolatesi offrirono il Monastero ai Curdi di religione musulmana, una delle chiese più importanti del paese, affinché potessero festeggiare l'inizio del nuovo anno (Newroz). Così quel Capodanno, Curdi e Badolatesi "ballano insieme nell’antica Chiesa di S. Domenico al suono di musiche occidentali e pop-islam, quasi fosse un augurio affinché Occidente ed Oriente si conoscessero meglio, si stimassero a vicenda, si amassero in pace."
Subito dopo la prima accoglienza, è nato il progetto pilota del Comune di Badolato per dare dignità alle persone e riunire le famiglie che erano state separate al momento dello sbarco.
Viene stanziato un finanziamento di 1 miliardo e mezzo delle vecchie lire, grazie al quale il Comune poté acquistare 20 alloggi da ristrutturare e dare agli immigrati, e l'allora Sindaco, Gerardo Mannello, assieme al Consiglio Comunale, decisero di chiedere ai cittadini badolatesi la disponibilità delle case abbandonate del borgo per ospitarvi le famiglie Curde; così vennero consegnate 80 chiavi, e 13 famiglie Curde scelsero di restare.
Il Ministero degli Affari Sociali finanziò le minime ristrutturazioni delle abitazioni e l'acquisto dei beni di prima necessità.
Così iniziò la convivenza fra italiani calabresi e rifugiati (kurdi e non solo) in un piccolo paese, che da allora viene chiamato scherzosamente Kurdolato, istaurandosi una convivenza pacifica di scambio e di rispetto reciproci.
I bambini Curdi sono andati a scuola, hanno imparato prestissimo l'italiano, hanno legato con i propri coetanei ed eletto a "nonne" alcune anziane del paese; ma anche tra gli adulti c'é stato un grosso sforzo di comunicazione che ha portato alla nascita di una specie di lingua franca.
Oggi, ai Curdi si sono aggiunti anche bambini delle famiglie Etiopi con asilo umanitario che frequentano le scuole dell'obbligo elementari e medie.
Alcuni Curdi cominciarono a lavorare nell'agricoltura e nell'edilizia.
Inoltre, l'amministrazione locale promosse, alcune iniziative comuni: l'apertura di un ristorante e quella di un negozio di ceramiche a produzione artigianale di cui alcune furono acquistate dal Comune stesso e utilizzate per segnalare i nomi delle vie e dei numeri civici del borgo.
L'amministrazione locale di Badolato pensò di creare dei nuovi sbocchi lavorativi con un progetto di ristrutturazione delle case abbandonate del borgo a scopi turistici; l'idea era quella di trasformare Badolato Superiore in una specie di villaggio turistico, di "paese albergo" interculturale.
Il progetto non era peregrino, perché nasceva dalla considerazione che, negli ultimi anni, alcune case del borgo erano state acquistate e ristrutturate da turisti svizzeri e tedeschi, che vi trascorrevano e vi trascorrono l'estate.
Il progetto fu approvato nel febbraio del 1998 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che stanziò 1 miliardo e mezzo di lire per la sua realizzazione.

Il progetto di accoglienza oggi.
Attualmente vivono a Badolato circa 40 rifugiati, 26 persone inserite nel progetto ed ospitate nelle 7 case restaurate.
Ad oggi, a Badolato Superiore vivono circa 40 rifugiati su una popolazione di 500 persone; molti sono Etiopi ma anche Kurdi, Congolesi, Armeni ed Eritrei, i cui bambini frequentano la scuola del paese e gli uomini adulti lavorano nell’agricoltura e studiano la lingua con i corsi serali.
Dopo i 400 rifugiati accolti nel 1997, Badolato ha accolto e assistito una media di circa 100 persone l’anno.
Attività lavorative dei rifugiati che si sono stabiliti a Badolato: una famiglia Curda di 7 persone, ha aperto un negozio di alimentari a Badolato Marina dove vende sia prodotti italiani che curdi e turchi; altri lavorano nell’agricoltura.


Sviluppo economico di Badolato: l’improvvisa visibilità di questo paesino dimenticato in una natura incontaminata, di rara bellezza e con un clima estremamente mite ha spinto molti (italiani, inglesi, tedeschi, francesi) a comprare una casa nel vecchio borgo per passarvi le vacanze o come alcuni viverci la propria pensione.
I Bed and Breakfast nel Borgo antico sono 14.
Oggi Badolato nonostante le difficoltà legislative e i ritardi burocratici, continua ad essere il punto di riferimento per i Kurdi in Calabria e per tutti rifugiati che arrivano qui, siano essi Etiopi, Somali o provenienti da altre zone dove le loro vite erano in pericolo.
A distanza di anni, l'esperienza di accoglienza, di solidarietà e di integrazione realizzata dal Comune di Badolato rimane un esperienza unica al mondo, un modello di accoglienza umana e di convivenza possibile.
La speranza non è solo è quella che si continui a lavorare per offrire una nuova prospettiva di vita ai rifugiati a Badolato e, in questo modo al borgo stesso, ma sopratutto, che questa sia di esempio per altri borghi, altri comuni, altre comunità, più o meno grandi più o meno "dimenticati", perché possano rendersi disponibili ad applicare "il modello Badolato" alle proprie comunità, dimostrandosi solidali verso chi non ha più una casa nel proprio paese, né vi ha più le condizioni per la semplice sopravvivenza, ridando, allo stesso tempo, slancio, vita e linfa (molti rifugiati sono giovani, donne, bambini) a piccoli ed antichi comuni che rischiano di scomparire.

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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)


In via Castello sono gli avanzi di mura perimetrali del maniero edificato dai Ravaschieri nel 1600 ed oggi andato distrutto.
Oltre alle mura la Torre Campanaria, costruita nel 1539, è una delle poche testimonianze del periodo medievale
Si trova sul Corso principale che taglia esattamente a metà il paese. 
La parte sinistra, più umida, è definita “U Mancusu” e la parte destra più soleggiata e abitata è denominata “U destru”.
L’enorme campana, il cui suono arrivava fino a Soverato, serviva per lanciare l’allarme e difendere il borgo dagli attacchi delle navi saracene. 

La leggenda racconta che a suonarla fosse un uomo sordo.

Badolato è ricco di Chiese che conservano evidenti segni artistici.

La splendida Chiesa dedicata all'Immacolata è la porta est del paese, nota, oltre che per l’interessante struttura, anche per la strategica, invidiabile, posizione sul poggio a strapiombo sulla vallata, dalla quale è possibile ammirare tutta la costa sottostante dal Golfo di Squillace a Capo Colonna, fino al promontorio di Punta Stilo.
Iniziata nel 1686 ha un portale in granito attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno; 2 colonne su un piedistallo, poste ai lati del vano d'ingresso, reggono un'architrave con una nicchia nella quale si legge l'anno di fondazione della Chiesa (1686) e l'anno del restauro (1859). 
L'interno ha un soffitto, con stucchi in gesso, decorato da artisti di Serra San Bruno; la volta a botte è suddivisa in tre riquadri, intervallati da fasce con fiori, al centro di ogni riquadro è posto un medaglione; il fondo della volta è blu, con decorazioni a fiori e volute bianco e oro. 
Vicino all'abside c'è la cupola, uno degli esempi più importanti del1600  badolatese, ha forma di un ottagono semplice forato da una serie di finestre; all'esterno finisce con una lanterna a forma di stella ricoperta da tegole in terracotta. 
L'altare maggiore è in marmo bianco, il pavimento maiolicato con disegni a margherita.
Di pregio i pezzi in argento (calice, ostensorio, punta della mazza del priore) opera di artisti napoletani. 
Nel muro esterno dell'abside un pannello maiolicato (1800) raffigurante la Madonna Immacolata (realizzato a Squillace).

La Chiesa di San Domenico del 1607, situata nella zona più alta dell’abitato, una delle più grandi testimonianze d’architettura sacra oggi esistenti in Calabria; ad unica navata rettangolare e con una grandiosa facciata frontale in granito del 1700, opera di decoratori di Serra San Bruno
Un tempo annessa ad un Convento Domenicano, oramai scomparso.
Ai lati del portale si trovano 2 nicchie decorate semplicemente. 

L'imponente architettura interna è di gusto raffinato, creato dall'accostamento di elaborati stucchi bianco su bianco; l'unica traccia di colore è quella degli affreschi dei 5 riquadri posti nella volta, che riproducono scene sacre che ruotano intorno alla figura di San Domenico, opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremams (1730), in cui gli eleganti azzurri e rossi, le delicatezze del giallo e del verde, nelle diverse tonalità, suscitano forti sensazioni.
Si possono ammirare, inoltre, un'acquasantiera in marmo policromo, sorretta da un pilastro con base a pianta quadrata.

Il Convento Francescano di Santa Maria degli Angeli del 1603 posto su di una collinetta di fronte al borgo, al cui interno si trova un Crocefisso ligneo settecentesco ed un ricco pergamo pensile dello stesso periodo che non si sono perduti assieme alla costruzione, grazie al restauro compiuto dalla Comunità Mondo X che vi è ospitata.

La Chiesa dalla Madonna della Sanità, antico centro Basiliano Medievale risalente al X secolo che sorge a 3 Km dal paese, altrimenti detta Chiesa di S. Isidoro, ha avanzi di mura con tracce di affreschi bizantineggiantì e conosciuta per il gruppo statuario un tempo lì ospitato, la struttura presenta un pittoresco portico ad arcate coperto con travi in legno.


Altre Chiese, in totale ce ne sono 12: 
Sant'Andrea Avellino (1700) nella quale sono 2 busti in legno di S. Andrea e di S. Francesco di Paola (1600-1700) e numerosi arredi sacri di pregio. 
La Parrocchiale di S. Caterina (1700) con una tavola della Madonna col Bambino (1400). 
La Chiesa del Rosario con interno decorato a stucchi da maestranze di Serra S. Bruno (1700). 
La Chiesa di S. Maria degli Angeli, con presbiterio e cupola decorati con affreschi, attiguo Chiostro, e coro ligneo del 1700.
Vi è anche il Convento di S. Maria degli Angeli dei Frati Minori dove le suore Teresiane Francescane del Signore vi tengono l'orfanotrofio femminile Madonna di Fatima, la scuola di taglio e cucito.
Ancora, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Provvidenza


CULTURA

ARTI & MESTIERI

Badolato, per il suo fascino e la bellezza del territorio, l'atmosfera di pace e calma, unitamente alle bonarietà della popolazione, con i suoi incantevoli scorci, viene scelto da molti artisti, più o meno noti, come approdo, quasi rifugio per la sua pace e discrezione; per questo motivo è anche chiamato il borgo degli artisti.
E' il caso di artisti e uomini di cultura come il cantante Piero Pelù, lo scrittore Italo Moretti o di attori compianti come Antonio Newiller. 
Molti i registi e critici cinematografici che vengono qua per fare le vacanze. 
Si discute, infatti, se il cinema si trovi a Badolato oppure lo attraversi? 
Di fatto, qui si incontrano personaggi come Emiliano Morreale, docente di Storia del Cinema dell'Università della Sapienza e critico di Repubblica e l’Espresso, Alina Marazzi regista di "Vogliamo anche le rose" (2007) e "Tutto parla di te" (2012) con Charlotte Rampling; Dario Zonta, conduttore di "Hollywood Party" di Radio 3 e produttore artistico di "Sacro G.R.A." (2013) e "Fuocammare" (2016), ed ancora Francesco Munzi regista di "Anime nere" (2014) e Monica Guerritore

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Libreria del Viaggiatore
(citazioni da libri)

"Forse la costa Ionica, almeno come aggiunta a noi, è la più desolata del nostro paese; è anche tra le più splendide per chi sappia distinguere il bello dall’ameno.
Belli sono i frequenti ed immensi torrenti dei vastissimi greti
(in effetti, qui chiamati Fiumare), che discendono al mare sullo sfondo dei Monti.
Essi danno al paesaggio una maestà geologica d'astro spento; ma quando si risvegliano, portano al mare con la roccia i villaggi. Cacciata dai dai corsari e dalla malaria, la popolazione ionica si è portata in altura, insediandosi tra le crete.
Eliminata la malaria può oggi ritornare al mare, lungo il corso della ferrovia; ed i villaggi di collina infatti si sono sdoppiati, ognuno figlando un villaggio omonimo sulla costa, dove si è trasferita una parte degli abitanti.
Il mare incivilisce sempre; si può notare che questi abitanti costieri hanno un aspetto meno triste, più sveglio, più evoluto dei loro confratelli in altura.
Ma tra le colline crestose vive ancora la parte di popolazione maggiore, esposta a continua minaccia.
Qui torrenti non disciplinati a causa del disboscamento del monte, alla cui furia spesso si oppongono solamente abitazioni fatte di paglia e di creta, trascinando i paesi a valle; ed i villaggi franati sulle alture della costa Ionica sono, se non mi sbaglio, quarantadue.
Non è facile trasferire la popolazione al mare, anche, come si è fatto, fornendola di nuove case.
Essa infatti si trova a distanza di alcuni chilometri dai propri campi, chiusa tra proprietà non sue, spesso non espropriabili, e perciò in situazione più grave.
Vi sono casi come quello di Badolato, in provincia di Reggio
(oggi di Catanzaro): la gente rifiutava di scendere al mare, e sorvegliava i movimenti del sindaco; il sindaco dovete trasferire gli incartamenti di nascosto e di notte.
Si aggiungono ai legami dell'interesse quelli delle abitudini secolari.
Si narra il caso di una vecchia, la cui casa era costruita sotto una roccia in procinto di precipitare; le dissero: “se non scappi, quel masso può caderti in testa"; essa rispose: "E se non cade?" e rifiutò di muoversi.
Questo problema è causa di rivolte periodiche tra i contadini e di sperpero improduttivo.”
(da “Viaggio in Italia” pagina 678 - Guido Piovene - 1950)


Il 14 Luglio del 2002, in occasione dei 110 anni dalla nascita di Gerhard Rohlfs (clicca qui per leggere di lui nell'articolo su Verbicaro al capitolo Dialetto), il Comune di Badolato ha intitolato allo Studioso la Piazza antistante le Scuole Elementari del Borgo Medievale, collocandovi una targa che riporta: Gerhard Rohlfs - Glottologo -  «Il più Calabrese dei figli di Germania».

Musica

Band Marasà - Musica Popolare
Telefono: 320 553 9952
Indirizzo: Via Roma 28, Badolato



Esibizione acustica dei Marasà de "La santa missioni". Brano estratto dal loro lavoro "Senteri" prodotto dalle Officine Musicale Amaronesi.
I Marasà sono tra le migliori band di musica popolare del sud italia.
Provenienti dalla provincia catanzarese hanno offerto ai microfoni di verso sud,  le loro parole e le loro riflessioni sul fenomeno della musica popolare del sud italia, aprendo spunti critici e nuove possibilità di dibattito. 


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CINEMA
(Film girati a Badolato)

Filmograficamente l’elenco dei corto-medio e lungometraggi girati in Badolato e dintorni dal 1986 in poi è lungo, e, di certo, gli argomenti non sono mancati a quei registi che erano venuti più per raccontare che per capire.
Brevi soggiorni e via, il film su Badolato è fatto.
Pure il famoso regista tedesco Wim Wenders ha dedicato i suoi poco più di 20 minuti a ciò che avveniva.
Ma nessun artista e nessun regista è rimasto ad abitare per 20 anni (dal 1999), come ha fatto la film-maker veneta Imelda Bonato, per vivere quotidianamente a stretto contatto con la gente del borgo; non soltanto per capire il presente, ma anche e soprattutto, per effettuare la giusta rivisitazione del passato di questo popolo ormai disperso per le vie del mondo.
E non a caso i film della Bonato sono dedicati a “tutti i Badolatesi sparsi per le vie del mondo” così come si legge sotto la testata del periodico badolatese La Radice “scritto per tutti i Badolatesi soprattutto per i tanti sparsi per le vie del mondo”.

Così, dopo quasi 20 anni di ricerche storico-sociologiche, registrazioni ed interviste, il film “Badolato amata terra mia, tra cielo e mare
è finalmente pubblicato.
Tra tanto altro, risulta essere un omaggio personale della Bonato ad un borgo che, nei suoi 1000 anni di vita, è stato al centro di migrazioni giunte da Nord come da Sud, da Est come da Ovest e, nel recente dopoguerra, è stato protagonista delle epiche lotte per il lavoro e per la dignità.
Adesso lotta è per sopravvivere e significare, così come decine di migliaia di altri borghi che in Europa rischiano di morire, nell’indifferenza generale della politica nazionale ed europea, come peraltro avviene per il clima.

Questo film (il più complesso e difficile tra quelli realizzati finora per le molteplici ed intense tematiche evidenziate con la lente di ingrandimento) ha avuto una lenta e sofferta gestazione, specialmente negli ultimi dieci anni.

Ma nel 2002 la Bonato ha dedicato anche un corto a “Badolato il paese luminoso” per la sua inedita capacità di accoglienza solare di centinaia di profughi Curdi della nave Ararat nelle case del borgo.
Nel 2003 con un altro corto Silenzi ed immagini” sottopone però una riflessione su altri tipi di dolorose migrazioni ignorate dalla cronaca e dai riflettori mediatici.

Su input dell’associazione culturale badolatese “La Radice”, la regista veneta realizza nel 2017 l’importante medio-metraggioA carvunera” (La carbonaia), destinato a mostrare, anche alle giovani generazioni, il metodo, ormai in disuso, dei boscaioli di produrre l’ecologico carbone vegetale.
L’ultimo medio-metraggio (66 minuti), in ordine di tempo, è proprio questo che sta per essere presentato “Badolato amata terra mia, tra cielo e mare”.

Come detto, a Badolato è stato realizzato nel 2010 il cortometraggio di Wim WendersIl volo”, il primo film in 3D italiano ed ultimo film interpretato da Ben Gazzara.
Nel cast sono presenti Luca Zingaretti e Giancarlo Giannini (che da la voce a ben Gazzara).


Trama: Calabria, l'arrivo di un gruppo di immigrati a bordo di un barcone crea scompiglio nell'amministrazione di un piccolo paese della costa, ormai spopolato.
A Beppino, un bambino di 8 anni, tocca fare su e giù per il paese per portare le parole del sindaco al prefetto e viceversa.
In un dialogo sempre più acceso, con i due politici schierati politicamente.
Il sindaco, insieme al piccolo Beppino, troverà una provocatoria soluzione per accogliere i nuovi arrivati e rivitalizzare l'economia del paese, profondamente segnato dal fenomeno dell'emigrazione di massa.
Wim Wenders racconta poi in prima persona il proprio rapporto con questa vicenda basata su avvenimenti realmente accaduti. 


La curiosa storia del film "Puoi baciare lo sposo" del 2018, i cui protagonisti sono Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito e Cristiano Caccamo, nonostante il film sia stato girato tra Civita di Bagnoregio e Canale monterano, la vera ispirazione del film è stata il Borgo di Badolato.
Infatti, il titolo della prima versione presentata a Turi Caminiti, badolatese appassionato di cinema e organizzatore della questa XVI rassegna cinematografica, era “Matrimonio a Badolato”; ma in quell'occasione, Caminiti sconsigliò vivamente il regista a girare il film nel Borgo, temendo in seguito, l’assalto del turismo. Un caso di “Cineturismo a rovescio”.


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Libreria del viaggiatore
(libri dedicati a Badolato)

Viaggio nelle tradizioni popolari badolesi

Autore: Pietro Cossari
Editore: Associazione Culturale "La Radice"
Anno: marzo 2003

"Viaggio nelle tradizioni popolari" può essere definito l'enciclopedia della vita dei Badolatesi, di ieri ma anche di oggi.
Un'enciclopedia che va ben oltre la trattazione delle attività dei contadini nel corso dell'anno agricolo, e le feste religiose nelle chiese, e le numerose processioni per le vie del paese.
Sono oltre 50 i proverbi riportati, più di 100 i canti;  indovinelli, filastrocche e decine di poesie popolari; circa 40 sono i giochi citati.
Il libro di Pietro Cossari può costituire, per Badolatesi e non, un angolo nel quale rifugiarsi per sentirsi all'occorrenza ancora se stessi.

L'uscio sul vicolo (Fiabe e favole badolatesi)

Autore: Giulia Scerra
Introduzione Ulderico Nisticò
Illustrazioni Vittoria Loiero
Editore: Associazione culturale "La Radice" - Badolato
Anno: Agosto 2001
Pagine 135

L'uscio sul vicolo è un'immagine, una visione che mi porto dentro, una realtà che non ho vissuto eppure esiste, è un'immagine ancestrale.... è un mondo antico richiamato dal passato... è un mondo di suoni, odori, colori... vivo e palpitante nella memoria.

Incontri

Autore: Francesca Viscone
Editore: La Mongolfiera
Anno: aprile 2002

Questo volume raccoglie, approfondendoli, una parte degli articoli pubblicati tra il 1997 e il 2002 su diversi settimanali, e su "Calabria", mensile di notizie e commenti del Consiglio regionale.
Racconti di una ricerca che descrive la sensazione di sazietà che si prova quando, dopo un lungo periodo di digiuno, la vita di provincia finalmente offre un banchetto di parole, di valori di cultura a tutti e tutto è gratis.
Un articolo ha per titolo "Sabato Santo a Badolato"

Poesia Cinema e Solidarietà

Autore: Ezio Alessio Gensini
Anno: Dicembre 2001

In vendita a scopo benefico
via sms al 328 9137599
via email: ezioalessiogensini@hotmail.com 

La porta del silenzio

Autrice: Francesca Viscone
Editore: La Mongolfiera
Anno: febbraio 2000

e-mail: viscone.m@tiscalinet.it

La scrittura di Francesca Viscone, poetica, precisa - con l'intelligenza delle emozioni - ci conduce nel cuore di una molteplicità di nodi cruciali del nostro tempo. Tocca questioni di rilevanza particolare se ci vogliamo mettere in una prospettiva mediterranea di un'Europa a venire, meno etnocentrica e meno ricca, tutta ancora da inventare.
Eppure, queste riflessioni sono molto personali.
Si tratta di associazioni, ricordi, annotazioni stimolati da un ritorno a Badolato, paese d'infanzia, paese di montagna, paese svuotato dall'emigrazione, paese emblema di una Calabria sconvolta in passato tanto da catastrofi naturali quanto da violenti processi di sfruttamento e di migrazioni.
Badolato, mon amour.


PRODOTTI DEL BORGO

Il Borgo antico toccò il suo apice produttivo nella prima metà del 1900, raggiungendo una quasi piena autosufficienza agricola e zootecnica.
Infatti nel 1951 si registra il ragguardevole numero di 5100 abitanti. L’economia si reggeva in gran parte sull’artigianato, lavorazione del cuoio, del legno, della seta, del lino e della lana ed anche sull’allevamento di suini che servivano sia per il consumo interno che per l’integrazione del reddito.
Il declino tuttavia ebbe inizio quando un forte terremoto danneggiò notevolmente le strutture architettoniche, e si accentuò particolarmente dopo l’alluvione, proprio nel 1951, che distrusse gran parte del paese.



L'agricoltura, continua a dare cereali e frutta, mentre l'olio e il vino, tutt'ora pregiati, sono quasi interamente destinati all'esportazione. 
Molte sono le aziende armentizie con allevamento del bestiame bovino, ovino e caprino alimenta una notevole lavorazione di latticini.
Grazie alle tradizioni tramandate da generazione a generazione, ancor oggi, possiamo gustare i prodotti tipici del luogo preparati con maestria locale, come il pane casereccio cotto nel tradizionale forno a legna; gli insaccati come la soppressata e i capocolli, preparati e curati con metodo tradizionale e naturale; il buon vino a fermentazione lenta vendemmiato con metodo antico; le conserve di vario genere (sott’olio, sott’aceto, sottosale, ecc.) dei prodotti della terra quali olive, pomodori, carciofi, capperi, melanzane, ecc.; ma uno dei prodotti che più eccelle dell’agricoltura del Borgo è l’olio d’oliva extravergine, che ancor oggi viene ultimato per mezzo di una molitura coerente con le proprie tradizioni ed il territorio.

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TURISMO

Che tipo di turismo si può fare a Badolato?
Un turismo slow, ritmi lenti in un tessuto sociale denso. 
Si può fare un turismo sostenibile e consapevole, a piccoli passi su e giù per il borgo, a contatto con le persone e nel mezzo di radici antichissime, mangiando prodotti a “centimetro zero” non solo a “chilometro zero”; coltivati a pochi passi da dove vengono consumati
Anche i più timidi potranno fermarsi a parlare con altri semplicemente per il fatto di aver incrociato lo sguardo.


Tenete d’occhio il calendario perché da queste parti potrete fare la vendemmia, la raccolta delle olive con relativo olio, la settimana di Pasqua con tutte le sue celebrazioni

TRADIZIONI - EVENTI

A Pasqua si svolgono i riti della settimana Santa e il giorno di Pasqua, per la resurrezione, l'evento religioso chiamato A Cunfrunta





 
10 novembre la Festa del Patrono Sant'Andrea di Avellino


 
25 novembre si tiene la Festa di Santa Caterina d'Alessandria


8 dicembre Festa dell'Immacolata

 
Da dicembre a feddraio Presepe nella Chiesa di San Domenico


Fine agosto si svolge la manifestazione di musica tradizionale Tarantella Power

 
29 giugno 2019 si è svolto il 1° Badolato day, organizzato da Mimmo Lanciano per radunare tutti le persone dal cognome Badolato

 
DOVE MANGIARE A Badolato


DOVE DORMIRE A Badolato


COME RAGGIUNGERE Badolato

 Con i Trasporti Pubblici

In Treno


Oltre alla stazione di Badolato Marina, la stazione di grandi dimensioni più vicina è a Soverato Grande centro turistico del comprensorio, anche se il maggiore nodo ferroviario è la stazione di Lamezia Terme.


Da qui ci sono diversi treni che collegano le principali città italiane.
Per gli orari dei treni per Badolato fare riferimento al sito delle FS (clicca qui)



In Automobile

Da Roma si prende l'autostrada del Mediterraneo "Roma - Napoli  A1" direzione Napoli, dopo Caserta si svolta sulla A30 direzione Salerno, al casello autostradale si prosegue prendendo la A30 "SA-RC" direzione Reggio Calabria e si percorre l'autostrada fino a Lamezia Terme dove si esce e si prende la SS 280 direzione Catanzaro; in prossimità del bivio di Caraffa si seguono le indicazioni per Reggio Calabria percorrendo la SS 106 verso sud si arriva a Badolato marina (la parte bassa del paese).
Per andare al Borgo dal bivio di Badolato marina si prende la strada comunale e si sale per circa 5 Km (Percorso da Roma 640 km circa in 6,30 ore)


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Commenti

Luisetta Caporale ha detto…
Non ho parole. Bravissimo. Ho intravisto una imprecisazione. Le suore non erano teresiane e non abitavano il convento, dove c'erano invece i frati francescani . Le suore abitavano nella struttura accanto alla chiesa di san Domenico
Luisetta Caporale.