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Sicilia: Santo Stefano di Camastra il Comune che dà gratis il solare termico ai cittadini


Grazie all'iniziativa dell’Amministrazione comunale, i 4.648 cittadini di Santo Stefano di Camastra, potranno istallare, a costo zero, nella propria abitazione, un impianto solare termico, con capacità di fornitura di 300/400 litri d’acqua a scopo sanitario. (clicca per vedere il servizio su TG 3 Sicilia)
La "città delle ceramiche" ha infatti aderito al progetto “Patto dei Sindaci per il clima e l'energia”, promossa dalla Commissione Europea, che mira coinvolgere le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale, mediante azioni finalizzate a ridurre le proprie emissioni di gas serra e mediante azioni e strumenti in grado di garantire lo sviluppo di un sistema energetico efficiente e sostenibile.
A carico del richiedente solo il costo dell’istallazione, stimato in € 300-450 circa a seconda della tipologia edilizia.

Santo Stefano di Camastra (Santu Stèfanu di Camastra in siciliano), comune italiano della città metropolitana di Messina in Sicilia.

È un comune del Parco dei Nebrodi, distante 130 km da Messina e
100 km da Palermo

Procedendo sulla Statale 113 che corre lungo la costa Nord della Sicilia, con bella vista, a sinistra sul mare e a destra, su un'ampia vallata, tutta a olivi, si sale a Santo Stefano di Camastra, situato su un poggio panoramico della costa. La città sorge al centro di una zona ricca di cave d'argilla, da cui deriva la più importante, e antica, attività artigianale-industriale locale, la fabricazione di ceramiche e laterizi (c'è anche una Scuola d'Arte per la Ceramica) 

SANTO STEFANO DI CAMASTRA

Regione: Sicilia
Provincia: Città Metropolitana Messina ME
Altitudine: 70 m slm
Superficie: 21,92 km²
Abitanti: 4.648
Nome abitanti: Stefanesi
Patrono: San Nicola di Bari (6 dicembre)
Diocesi: Patti






 

GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

L'abitato vive tra il mare e la campagna, tipicamente siciliana soleggiata e mitigata dalla posizione, coltivata ad agrumeti ed uliveti, ma soprattutto convive con la storia idrogeologica che ha fatto franare l'antico presidio antropizzato, a causa del terreno argilloso che però gli abitanti hanno saputo trasformare in una forza creativa, per creare bellezza attraverso attività d'artigianato artistico della ceramica, ispitati dalla bellezza dei luoghi e dalla storia dell'arte siciliana in cui sono nati, che li circonda e scorre nellle loro vene. 

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)
Santo Stefano prende la propria denominazione dalla Chiesa del Monastero Benedettino di Santa Croce di Santo Stefano in Val Demone (Santuario sorto in periodo Normanno, meta di pellegrinaggi).
Fino al 1682, data di una disastrosa frana, al nome di Santo Stefano si aggiunge quello "di Mistretta". 
L'appellativo "di Camastra" è stato assunto per onorare la memoria di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, fautore della ricostruzione del nuovo centro, ricordato, in documenti del periodo Normanno-Svevo, con nome di Santo Stefano di Mistretta.



TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

L'abitato attuale è il nuovo centro fondato ed edificato in circa 23 anni a partire dal 1693; si colloca più in basso dell'antico, e in un area più prossima alla costa, rispetto al precedente, distrutto da una frana nel 1682.
Il nuovo Borgo di Santo Stefano, impiantato con «licentia aedificandi» nel 1683 da Giuseppe Lanza duca di Camastra (dal quale il toponimo assunse nel 1812 la definizione «di Camastra»), presenta un disegno planimetrico assai interessante, che richiama i Giardini Reali settecenteschi: una struttura radiale principale, sovrapposta a tagliare una maglia viaria secondaria a pettine con asse centrale Est-Ovest (leggibile anche come un quadrilatero romboidale con i vertici ai 4 punti cardinali).


STORIA

Il primo nucleo del casale si forma come aggregazione di un gruppo di vassalli e di villani che dipendono dal Monastero di Santo Stefano.
Per tutto il periodo in cui perdura nel suo stato giuridico di casale, è feudo ecclesiastico alle dipendenze dell'Abbazia della Santissima Trinità di Mileto fino al 1454 ed alla dipendenze dell'Abbazia di Santa Anastasia di Castelbuono dal 1454 al 1683.
Nel 1639 viene concesso il titolo di principe di Santo Stefano di Mistretta ad Antonio Napoli, colpendo in tal modo il diritto di signoria dell'abazia di S. Anastasia.
Al titolo si aggiunge in particolar modo l'amministrazione dei beni del priorato di Santa Anastasia, che prevede la possibilità di riscuotere le gabelle e l'acquisizione dell'esercizio dei diritti di baulia, catapania e dogana.
Dall'anno 1000, data della sua presunta edificazione, al 1600 il casale mantiene la denominazione di Santo Stefano di Mistretta, ad indicare uno stretto legame al più importante centro di Mistretta.
La denominazione perdura fino alla frana del 1682, dovuta agli ampi smottamenti di terra provocati da piogge torrenziali.




Rovinato il vecchio paese, il nuovo Centro abitato sorge nel 1683 per volontà del Duca di Camastra.
Il principe Giuseppe Lanza, duca di Camastra, e la principessa donna Maria Gomez de Silvera chiedono al re la "licentia aedificandi", che viene concessa il 30 marzo del 1683, dando vita ad un nuovo abitato dal caratteristico impianto urbanistico geometrico che si presenta come un rombo circoscritto in un quadrato. 
Il centro assume ufficialmente la denominazione di Santo Stefano di Camastra a partire dal 1812, anno in cui in Sicilia viene promulgata la Costituzione e che segna l'inizio della storia dell'attuale comune. 

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ARTI & MESTIERI

La Città delle Ceramiche

Tracce di antiche fornaci e varie testimonianze d’archivio hanno fatto presupporre l’esistenza di un’attività ceramica a Santo Stefano di Camastra sin dall’epoca araba
I primi ritrovamenti ceramici risalgono alla scoperta del vecchio cimitero comunale (1878-1880). 


Il cimitero vecchio rappresenta l’espressione più genuina della creatività degli artigiani stefanesi. 
I manti ceramici ritrovati sulle tombe costituiscono il più vasto campionario di produzione maiolica pavimentale.

Da oltre 300 anni il fuoco che alimenta i forni per cuocere i manufatti ceramici non si è mai spento.




La ceramica stefanese vanta un repertorio ricchissimo di forme, figure e colori, nella produzione di fioriere, piatti, brocche, vasi e mattonelle con le tradizionali decorazioni policrome. 
Caratteristica costante di questa ceramica è una certa saporosa origine rustica che si accompagna alla brillantezza degli smalti ed al gusto pittorico delle decorazioni, così come si riscontra nell’antico palazzo Trabia della fine del '700.



I colori essenziali di queste maioliche sono il verde rame, il giallo arancione, il blu cobalto ed il bruno manganese che pur attenendosi alle geometrie tipiche dello stile francese Luigi XIV, mantengono l’elemento rustico del gusto siciliano. 
Il successo dell’economia stefanese sta nel fatto che non vengono esportati soltanto i prodotti ma insieme ad essi anche la cultura che li ha generati, il loro processo lavorativo, l’entusiasmo con cui sono stati concepiti e realizzati. (clicca per andare sul sito dell'Associazione Città della Ceramica)

Dal 7 agosto 2015, all'interno dello storico Palazzo Trabia, si svoge la Biennale Stefanese, alla quale partecipano diversi artisti e maestri ceramisti.

Il Museo della Ceramica

II Museo della Ceramica di Santo Stefano di Camastra è stato inaugurato il 24 dicembre 1994 affinchè Palazzo Trabia divenisse un tempio di storia, arte, cultura e tradizioni, un luogo dove gli oggetti d’arte e i fruitori siano soggetti attivi, presenti e partecipi della evoluzione culturale.
Un luogo di ricerca, studio, costruzione e anche di promozione economica della ceramica siciliana. 



La raccolta museale consiste in una rappresentativa serie di oggetti d’uso quotidiano dell’antica tradizione ceramica stefanese, legati alle esigenze della famiglia e del lavoro; fra quelli raccolti vi troviamo: il fiasco o “ciascu”, i boccali per il vino e l’acqua o “cannate”, le lucerne ad olio ad una o più fiamme, fra cui quella detta di Sant'Antonio a tredici fiamme, la tipica alta e stretta con due manici o “bummulu”, i contenitori con coperchio per olive ed alimenti vari o “burnie”, i piatti decorati con motivi semplici o “fangotti”, alcune acquasantiere, l’originale anforetta con due manici e con all’interno una membrana d’argilla forata per mantenere fresca l’acqua o “bic bac”, e poi le famose Giare per l’olio o i cereali di cui parla anche Pirandello nel suo celebre racconto “La Giara”, definendo quella di Santo Stefano la “ badessa” per la sua forma maestosa e imponente.



Ad oggi è ancora è vasta la raccolta delle antiche mattonelle maiolicate, vero vanto della produzione di Santo Stefano, dal 1600 ad oggi, che hanno fatto di questo piccolo centro una vera e propria città d’arte che continua ad imporsi con grande dignità all’attenzione culturale ed economica del mercato internazionale. (clicca per andare al sito del museo)

La Fiumara d'Arte


La Fiumara d'arte è un museo all'aperto costituito da una serie di sculture di artisti contemporanei ubicate lungo gli argini del fiume Tusa, oggi a carattere torrentizio, che sfocia nella costa tirrenica della Sicilia nei pressi di Castel di Tusa, frazione del comune di Tusa, e che anticamente scorreva tra i monti Nebrodi con un percorso di 21 km, fino all'antica città di Halaesa.


La fiumara nacque quando nel 1982 Antonio Presti commissionò a Pietro Consagra la scultura "La materia poteva non esserci", realizzata nel 1986 in cemento armato e alta diciotto metri, in memoria del padre.



Nel corso degli anni il progetto si andò sviluppando ed ha trasformato la zona lungo la fiumara di Tusa in un parco di sculture noto anche al di fuori dei confini nazionali. (clicca per andare al sito


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CINEMA
(Film girati a Santo Stefano di Camastra)


L’amore nonostante tutto uno dei 5 episodi che compongono il lungometraggio del progetto “Selfiemania”, nato da un'idea dell'attrice Elisabetta Pellini che ne è anche regista.

Interpreti principali Milena Vukovic ed Andrea Roncato, di una serie di storie vere contemporanee, attraverso la realtà spasmodica, oscura e ossessiva dell’uso del cellulare fino allo smartphone e alla sua evoluzione, che ha mutato l’esistenza del genere umano fino ad arrivare ad una vera e propria mania che è quella dei selfie.

ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)


Si entra nell'abitato lasciando a destra, in alto, presso il Cimitero, la Chiesa del Calvario, costruita nel 1750, e la Scuola d'Arte per la Ceramica, fondata nel 1934 ed insediata nell'ex Convento dei Cappuccini, attiguo alla Chiesa.
Subito dopo, sulla destra, la Porta Palermo immette sul Corso Vittorio Emanuele, arteria principale che corre in senso Est-Ovest: percorrendola, si raggiunge la centrale Piazza Duomo, dove, a destra, sorge la Chiesa Madre intitolata a San Nicola di Bari,  patrono del paese.
La sua costruzione ebbe inizio nel 1685, fu la prima Chiesa ad essere ricostruita nel nuovo sito, e il primo edificio realizzato secondo il nuovo progetto urbanistico di ricostruzione del Casale.
La facciata è stata realizzata secondo l’analisi filologica della finitura esterna dell’edificio, così come appariva in una stampa del 1800, quindi ciò che si vede oggi, è la facciata in stile settecentesco che conserva un Portale rinascimentale, forse proveniente dalla vecchia Chiesa Madre, e il suo solido campanile dal cupolino maiolicato.
L'interno è a croce latina suddivisa in 3 navate divise da 12 colonne in stile Barocco composito e decorato con stucchi della fine del 1700; il presbiterio, ha un doppio coro ligneo di fattura ottocentesca e l’altare maggiore adornato dal 1991 dalla statua lignea di Maria Addolorata del Bergamasco.
Infine, nella navata laterale di destra è conservata una pregevole statua in marmo di scuola Gaginiana del 1600 raffigurante la Madonne del Latte.
Chiesa del Santissimo Rosario. Il Duca di Camastra, subito dopo la disastrosa frana, edificava a proprie spese la Chiesa del Santissimo Rosario, pressato anche dalla fisiologica necessità di offrire alla prima comunità, un luogo per le sepolture. Infatti, nel novembre del 1684, i sacerdoti Vincenzo Spinnato e Gaetano D’Anna, rispettivamente procuratori del Santissimo Rosario e della Matrice, supplicavano il Vescovo di Cefalù per avere il permesso di vendere un terreno comune alle 2 Chiese, in quanto si necessitava di denaro contante per «principiare la fabbrica della Matrice chiesa […] per riponere li SS.mi Sacramenti per beneficio pubblico, essendo la maggior parte della gente abbassata nella nuova terra».
Anche per la Chiesa del Rosario si riutilizzavano le pezzature provenienti dal vecchio Casale, mutando naturalmente l’impianto dell’edificio che, in questo caso, avrebbe dovuto rispettare lo spessore prestabilito per la cortina settentrionale del nuovo impianto urbano, facendo aggettare dalla cortina verso mare solo l’abside semicilindrica.
Questo vincolo dettava per la nuova Chiesa un impianto basilicale contratto, fatto di 2 sole campate.
Per la realizzazione delle 4 arcate, il Duca acquistava le centine da esperti carpentieri di Mistretta.
Ogni navatella era (e continua ad essere) definita da una profonda anta iniziale, da una conclusiva e da un pilastrone centrale così da permettere di allogare lungo tutto il perimetro dell’edificio ben 8 altari.
Il portale veniva realizzato da mastro Geronimo Russo, lapicida di Pettineo, nella primavera del 1685.
Chiesa del Calvario. Chiesa Sacramentale non appartenente a parrocchia, ma di proprietà della famiglia Sergio.
Sorta agli inizi del 1800 al posto della Chiesetta che costituiva la Cappella del Convento dei Padri Cappucccini (oggi demolito), venne ricostruita per iniziativa dell’allora arciprete di Santo Stefano monsignor Giovanni Sergio, divenuto successivamente Vescovo della Diocesi di Cefalù.
Si tratta di una Chiesa ad unica navata a suo tempo consacrata come Chiesa della Madonna dei Sette Dolori e popolarmente conosciuta come Chiesa del Calvario. 
Per la sua particolare posizione che la collocava ben al di fuori dell’antico centro urbano, venne utilizzata soprattutto come deposito funerario.
Oggi la Chiesa, dopo aver subito forti danni a causa del maltempo e dello stato di abbandono, è stata sottoposta ad interventi di restauro e consolidamento e nel 1992 è stata dichiarata
bene di particolare interesse storico-artistico, con Decreto dell’assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali.
Chiesa Maria Santissima della Catena. Chiesa dedicata alla Madonna della Catena, al cui interno esiste la più insigne memoria storica della cittadina: la tomba murale in pregevole stile barocco di Don Giuseppe Lanza Duca di Camastra e della moglie Maria Gomez De Silvejra.
Sono molto interessanti 3 immagini salvate dalla distruzione e portate dalla vecchia sede del paese: un antichissimo Crocefisso ligneo, e 2 statue dedicate rispettivamente alla Vergine della Catena e a Sant’Antonio di Padova.
Un recente restauro ha abbellito la Chiesa con mattonelle in cotto, all’interno e nella facciata, dove viene riproposta l’immagine della Vergine titolare della Chiesa.
Palazzo Trabia. Costruito intorno alla fine del 1600, fu l’antica residenza del Duca di Camastra.
Sito su di una naturale e suggestiva terrazza, sorge a 80 m slm.
L’edificio presenta un breve risvolto ad “L” che racchiude un angolo dell’antica Corte.
All’interno del palazzo è possibile ammirare pregevoli affreschi sui soffitti e raffinati pavimenti ceramici, frutto dell’estro creativo degli antichi maestri stefanesi.
La proprietà dell’edificio è stata recentemente acquistata dal Comune che ha proceduto a minuziosi lavori di ristrutturazione che hanno permesso l'apertura al pubblico il 24 Dicembre 1997 ed è sede del Museo Civico delle Ceramiche e dell’Antiquarium.
Si esce dall'abitato verso Est, passando fra le numerose botteghe artigiane di ceramica e si ridiscende al mare lungo una rada e un successivo promontorio pianeggiante, con tratti a olivi ed agrumi.

SANTO PATRONO

San Nicola di Bari, noto anche come San Nicola di Myra, San Nicola dei Lorenesi, San Nicola Magno, San Niccolò o San Nicolò (Patara di Licia, 15 marzo 270 - Myra, 6 dicembre 343), è stato un Vescovo Greco di Myra, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.
E' considerato un Santo miroblita (i santi mirobliti (dal greco μυροβλύτης, formato da μύρον e da βλύτω) sono Santi il cui corpo, prima o dopo la morte, emana una fragranza, o lascia colare olio profumato; o acqua santa (molto simile alla mirra) come nel caso di San Nicola a Bari).



Le sue reliquie sono conservate, secondo la tradizione, a Bari e Venezia.

Il Santo è Patrono di marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, bambini, ragazze da marito, scolari, avvocati, prostitute, nonché delle vittime di errori giudiziari.
È patrono, inoltre, dei mercanti e commercianti ed alcuni gli attribuiscono anche il patronato sui ministranti.

La sua figura ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale, personaggio noto anche al di fuori del mondo Cristiano.

Il culto si diffuse dapprima in Asia Minore (nel 500 a Costantinopoli gli furono dedicate 25 Chiese), con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell'abitato di Myra.
Numerosi scritti in Greco e in Latino ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo Bizantino-Slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d'Italia, allora soggetto a Bisanzio.
San Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei Santi più popolari del Cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.
A tal proposito si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto, che voleva avviare le sue 3 figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia preso una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un panno e, di notte, l'abbia gettato nella casa dell'uomo in 3 notti consecutive, in modo che le 3 figlie avessero la dote per il matrimonio.
Un'altra leggenda narra che Nicola, già Vescovo, resuscitò 3 bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne.
Per questi episodi San Nicola è ritenuto un Santo benefattore e protettore, specialmente dei bambini.

Il culto del Santo nel Mezzogiorno: a Bari, oltre che il 6 dicembre, il Santo è festeggiato dal 7 al 9 maggio, nella ricorrenza della traslazione delle ossa da Myra, quando un lungo corteo storico ripercorre gli eventi del 1087 e la statua del Santo è condotta in processione su una barca e poi lasciata in piazza per il culto pubblico.
In questa occasione, la città è raggiunta da numerosi pellegrini, provenienti tanto dalle altre regioni italiane (Abruzzo e Calabria, soprattutto) quanto dalla Russia e dagli altri Paesi Ortodossi.


PRODOTTI DEL BORGO

Oltre alla produzione di ceramiche artistiche e di terrecotte, sussiste anche la produzione agricola: olive, agrumi, ortaggi, legname e sughero.
È praticata anche la pastorizia: ovini, bovini, caprini, equini, suini.
Inoltre, essendo un paese sul mare è praticata pure la pesca.

COME RAGGIUNGERE
Santo Stefano di Camastra

È sede di una stazione ferroviaria sulla linea Palermo-Messina e di uno svincolo per l'autostrada A20 che collega Palermo con Messina.
All'interno del centro abitato, da agosto 2011, è attivo un servizio di linea urbana con una navetta comunale che passa per tutte le strade e contrade del paese in cui ci sono le varie fermate.
Inoltre, è in corso la costruzione di un porto turistico.

In Treno

La città è servita dalla stazione di Santo Stefano di Camastra-Mistretta


In Automobile

Il Comune è attraversato dalla Strada Statale 113 Settentrionale Sicula


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