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Abruzzo: Rocca di Mezzo


Rocca di Mezzo (La Rocca in dialetto locale) è un comune italiano della provincia dell'Aquila in Abruzzo, appartenente alla Comunità Montana Sirentina e sede del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino.
È stazione climatica estiva e centro turistico di sport invernali (in particolare sci di fondo, sci escursionismo e scialpinismo), situata in posizione centrale sull'Altopiano delle Rocche, al di sotto del versante Sud-orientale di Monte Rotondo, a breve distanza dagli impianti sciistici di Campo Felice e Ovindoli.



Il nome deriva dalla presenza in epoca medievale di una rocca, tutt'oggi visibile nella parte alta del paese e attorno al quale si è sviluppato il paese, la quale rispetto alle altre rocche presenti nell'altipiano occupava una posizione abbastanza centrale nell'altipiano stesso 

Ha ricevuto l'Onorificenza di Titolo di Città con «Decreto del Presidente della Repubblica» del 2 settembre 1997

Provenendo dall'Aquila, presa la Strada Statale N. 5 bis Vestina-Sarentina salendo di curva in curva, si giunge a 23,4 km, il Valico di Rocca di Cambio (m 1383), e quindi si scende fino a sboccare sul bordo dell'Altopiano delle Rocche, anche detto Altopiano di Rocca di Mezzo.
In alternativa, oggi si può uscire dall'Autostrada A 24, al casello di Tornimparte, e di lì proseguire per Campo Felice; poi percorrere tutto la Piana di Campofelice, fino al traforo che lo congiunge con l'Altopiano delle Rocche.
E' uno dei maggiori altipiani dell'Abruzzo, si può considerare suddiviso in 2 Altopiani, posti a differente livello.Il primo, propriamente detto di Rocca di Mezzo, è il più grande, con una massima lunghezza, fra Rocca di Cambio e Rovere, di circa 7 km.
A Rovere, per una strettoia, esso comunica con l'Altopiano di Ovindoli che si estende per 4,5 km.

Proseguendo, quindi, verso il vasto solitario Altopiano delle Rocche, con bella vista sul Sirente, si lascia a sinistra l'antica Abbazia di Santa Lucia e, in alto a destra, il paese di Rocca di Cambio.
Davanti si ha il lungo rettifilo che traversa la conca prativa, a capo della quale, sta, su un colle, Rocca di Mezzo.
Verso la fine del rettifilo si vede a destra, su un piccolo colle (m 1317), una folta pineta, che nasconde la Chiesa di San Leucio.
Tutt'attorno a 360°, si ha un bellissimo panorama costituito da una corona di monti, fino alla catena del Gran Sasso e quella del Sirente, seguendo la quale l'occhio ariva a vedere sul fondo, di lontano, anche la Maiella.  

ROCCA DI MEZZO

Regione: Abruzzo
Provincia: L'Aquila AQ
Altitudine: 1.329 m slm
Superficie: 90,55 km²
Abitanti: 1.444
Nome abitanti: Rocchigiani
Patrono: San Leucio (11 gennaio)









GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Il Comune è posto alle pendici del Monte Rotondo; il suo centro storico di memoria medievale, composto di un reticolo di viuzze che salgono verso la cima della collina di modesta altitudine, nota con il nome di San Calvario, in cima al quale svetta isolato, come una torre di guardia, il campanile della Chiesa Madre. 
E' circondato dalle aree naturali, mete di gite ed escursioni, dalle pendici del Monte Rotondo, con Fonte Nascosta, Le Cese e le 2 pinete, alta e bassa. 
Sul versante settentrionale, sotto il Monte Velino, dove si estendono i Piani di Pezza, e da dove si può raggiungere il Rifugio Vincenzo Sebastiani, mentre sulla strada che porta a Secinaro è situata l'Anatella, una fonte ai margini delle pendici boschive del Monte Sirente, visibile da tutto l'Altopiano con la sua quinta di roccia dolomitica. 
Sullo sfondo la catena del Gran Sasso con il Corno Grande che si staglia nel cielo all'orizzonte.
Al centro del Parco Regionale Velino Sirente, circondata da campi, in parte piccoli appezzamenti coltivati e in parte occupati da pascolo di mucche e pecore che forniscono ottimo latte per la produzione di formaggi saporiti e genuini.
L'altopiano è luogo ideale per ritemprare lo spirito, praticando sci, escursioni, passeggiate, trekking.

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Anticamente chiamata Rocca Demesio, documentato nell'anno 1387 "In Rocca de Medio", il toponimo è un composto di "Rocca" accompagnato dall'allusione alla posizione centrale sull'Altopiano delle Rocche.

TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Rocca di Mezzo prende il nome dalla sua posizione centrale sull'Altopiano delle Rocche; tra Rovere e Terranera, facenti parte del Comune, guarda al Monte Cagno, sul fianco del quale sorge Rocca di Cambio.
Il Comune è posto alle pendici del Monte Rotondo, e il suo centro storico sorge su una collina di modesta altitudine (nota con il nome di San Calvario).
Dopo il 1960, finito il suo isolamento, grazie alla strada che l'attraversa e che la collega con Avezzano e L'Aquila equidistanti ognuna 30 km, l'abitato è sceso dalla collina per diffondersi nella piana; c'è stato un vero e proprio sacco edilizio con la costruzione villette, palazzine e residence.

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SANTO PATRONO

Leucio di Alessandria (Alessandria d'Egitto, IV secolo - Brindisi, V secolo) è stato il primo vescovo di Brindisi ed è venerato come Santo dalle Chiese Cattolica e Ortodossa.
Di Leucio non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l'epoca in cui egli visse: le leggende agiografiche lo pongono alla fine del II secolo durante l'Impero di Commodo, o nei primi anni del 300 sotto Diocleziano; più probabilmente visse sotto Teodosio I (fine del 300) o sotto Teodosio II (inizi del 400).
Leucio sarebbe nato in Alessandria d'Egitto da Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto il nome di Eupressius (o Eupreskios). 
La prima formazione di Leucio, seguita la morte della madre, avvenne in una comunità monacale egiziana.

Le uniche fonti agiografiche che lo riguardano sono una Vita Sancti Leucii, redatta in area beneventana-longobarda già nell'800 e una nuova versione, nota come Vita Leucii, scritta nel 1200 dall'arcivescovo di Brindisi, Pellegrino d'Asti.
Le informazioni che esse ci forniscono possono essere confrontate con le vicende relative alla fondazione delle prime sedi vescovili in Italia.

La vita di San Leucio d'Alessandria è contrassegnata dai miracoli: il primo di essi è la guarigione di Melanzia, una nobile donna alessandrina affetta da idropisia.
Il primo vero miracolo è la storia di un esorcismo: la vicenda di un etiope da poco convertitosi alla fede cristiana. Il demonio è annidato nel suo corpo e tenta in tutti i modi di strapparlo dalla luce divina fino ad indurlo a comportamenti nefandi e miserevoli.
San Leucio si adopera per liberare l'etiope dal maligno.
Un'ulteriore leggenda vuole che, grazie all'interessamento di un notabile, nel 1856, il popolo di San Salvatore Telesino viene in possesso di un frammento osseo del corpo del Santo.
Tale frammento è tutt'ora conservato all'interno di una croce d'argento posta sulla statua votiva.

La commemorazione liturgica ricorre l'11 gennaio.

San Leucio è Patrono anche di

    Atessa (CH)
    Pietracamela (TE)
    San Leucio del Sannio (BN)
    San Salvatore Telesino (BN)
    Villavallelonga (AQ)

STORIA

L’agglomerato urbano sembra che sia sorto intorno al 700 ad opera di una piccola comunità di pastori sparsi nell’Altopiano per questioni di difesa.
Nella metà del 1200 prende parte alla fondazione della città di L’Aquila mentre nel 1347, dopo un lungo periodo di prosperità, subisce il saccheggio e la distruzione del castello da parte di Carlo da Durazzo
Nel 1364 si avvia la ricostruzione del castello.
Dopo fasi alterne di assedio, Braccio da Montone conquista Rocca di Mezzo assieme a Rocca di Cambio, nel 1424, in occasione delle lotte tra Aragonesi ed Angioini; Francesco Sforza costruisce il borgo fortificato, le mura di cinta inglobate nel corpo della Chiesa Parrocchiale e la stessa Chiesa.


Sono altresì di rilievo la Chiesa di San Leucio (gravemente danneggiata dal sisma del 2009), la Cappella di San Michele Arcangelo, la Chiesa della Madonna del Pereto e i tipici scorci individuabili nelle tre zone in cui è ripartito, ancora oggi l’abitato: il Borgo (“Lu Bulvere”) di origini medievali, è posto a meridione, sulla cima di San Calvario e costituisce il nucleo più antico del paese, con case e rimesse in pietra, vicoli ripidi e la Chiesa Madre affiancata da un piazzale pedonale; la Morge (“La Morrece”) che si sviluppa sulla parte settentrionale di San Calvario, dove si può visitare uno dei luoghi più caratteristici del vecchio borgo quale i Tre Archi; ed infine la parte bassa del paese che si sviluppa intorno alla piazza principale, e che risulta in gran parte eretta nel corso del 1900 con edifici pubblici e privati di grande pregio e numerosi insediamenti turistici.

Le vicende storiche dell'Altopiano delle Rocche e di Rocca di Mezzo, hanno spesso avuto un legame con le avverse condizioni climatiche della zona: il lungo periodo di innevamento invernale, le asperità naturali, la scarsità di comunicazioni, hanno provocato un isolamento duraturo, riducendo i contatti con i territori circostanti. 
I primi insediamenti umani della zona risalgono all'età paleolitica, come testimonia il ritrovamento nei Piani di Pezza e in Val d'Arano di stazzi utilizzati da pastori provenienti dal Fucino e dalla Valle dell'Aterno.

In epoca preromana, la parte di altopiano del territorio comunale di Rocca di Mezzo, apparteneva alla popolazione italica degli equi, mentre il territorio della contemporanea frazione di Rovere, segnava il confine nell'area di passaggio dei vestini con i marsi, tra Fucino e conca aquilana. 
Durante l'occupazione romana, l'altopiano diventò un'importante zona strategica, in quanto situato tra i due grandi assi viari dell'Abruzzo: la Tiburtina Valeria, che da Roma giungeva fino a Ostia Aterni (la contemporanea Pescara), e la Claudia Nova, costruita dall'imperatore Claudio, che da Amiternum conduceva fino a Popoli. 
L'appartenenza in epoca medievale al territorio della Marsica è chiaramente legata all'inclusione nella contea di Celano

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il territorio rocchigiano, come l'intero Abruzzo, seguirono le vicende del resto d'Italia: fecero parte, prima del Regno di Odoacre, poi di quello di Teodorico e dei suoi successori (fine del 400 e prima metà del 500) e infine, dell'Impero romano d'Oriente (attorno alla metà del 500). 
Conquistato dai Longobardi, il territorio dell'attuale comune di Rocca di Mezzo fece parte per circa cinquecento anni del Ducato di Spoleto.
Proprio sul finire di questo lungo periodo si fa risalire la fondazione del paese (attorno all'anno 1000), cui parteciparono, secondo la tradizione, quattro comunità dedite alla pastorizia e all'agricoltura: San Bartolomeo all'Anatella, San Marco all'Intera, San Damaso a Valle Caldora, San Savino sotto il monte Cedico (attuale monte Rotondo). 
Tali comunità di pastori si sarebbero riunite intorno al colle di San Calvario, creando col tempo un borgo fortificato, simile a quelli che sarebbero sorti nei comuni limitrofi.
Il più antico documento in cui appare il nome di Rocca di Mezzo è tuttavia di un paio di secoli posteriore ed è un atto del 1237, mediante il quale «... notar Berardo di Roccadimezzo roga instrumento col quale Ertania di detta Rocca, figlia di Michele, e Simone suo figlio ... fecero perpetua rinuncia ... di qualunque petizione, lite, azione ...». 
La presenza di un notaio a Rocca di Mezzo o comunque originario del luogo, presupponeva l'esistenza, durante il Regno di Federico II, di un centro abitato già pienamente sviluppato e relativamente importante.

Passato al Regno Normanno (fine dell'anno 1000), poi a quello Svevo-Normanno di Sicilia retto da Federico II, Rocca di Mezzo divenne, nel 1200, un feudo ambito, per la ricchezza dei suoi armenti e per la particolare posizione di cui godeva, al confine tra il territorio aquilano e quello di Celano. 
Nel 1222 Rocca di Mezzo era infeudato a Bernardo d'Ocre, il quale fu costretto a cederlo ai Conti di Celano
Tornò alla corona durante il regno di Corrado IV, figlio di Federico II, che dopo soli quattro anni lo riconsegnò ai Conti di Celano. 
Nel 1268 iniziò per il paese e per il suo Stato di appartenenza il dominio Angioino, e, nella prima metà del 1400, quello Aragonese, instaurato da Alfonso il Magnanimo.

Agli inizi del 1400 Rocca di Mezzo aveva un migliaio di abitanti ed era il più popoloso castello del territorio aquilano, seguito da Paganica, Pizzoli e Lucoli. Nel luglio del 1423 fu asediato da Braccio da Montone, penetrato in Abruzzo con l'intenzione di conquistare l'Aquila. 
Dopo nove mesi di assedio il paese capitolò (maggio 1424) e fu saccheggiato e in parte distrutto
La successiva morte del condottiero, avvenuta ai primi di giugno del 1424 e la ritirata del suo esercito dall'Aquilano, permise alla popolazione, che era stata dispersa, di tornare a Rocca di Mezzo ed iniziare l'opera di ricostruzione
Il recupero demografico fu relativamente rapido perché in una rilevazione del 1488 si contarono in paese 285 famiglie, per un totale di circa 1.500 abitanti.

Nella prima metà del 1500 Rocca di Mezzo passò, insieme a tutto il Regno di Napoli agli Asburgo di Spagna, che lo diedero in feudo a vari signori, fra cui i Colonna di Gallicano (1500 e prima metà del 1600) e i Barberini (dalla metà del 1600 agli inizi del 1800). 
In Età Napoleonica, con la promulgazione della legge del 2 agosto 1806, vennero di fatto aboliti i diritti feudali nel Regno e Rocca di Mezzo passò a dipendere direttamente dalla Corona.

Dopo la Restaurazione Borbonica, il paese visse un periodo di relativa tranquillità, fino ad essere incorporto al nascente Regno d'Italia. 
Negli ultimi decenni del 1800 sperimentò un notevole incremento demografico ed iniziò a svilupparsi ai piedi della collina su cui era rimasto arroccato fin dalla sua nascita. 
Tale crescita, arrestatasi agli inizi del 1900 a causa dell'emigrazione, riprese con vigore nella seconda decade del secolo, portando la popolazione a toccare il suo massimo storico nel 1921 a 4.168 abitanti secondo il censimento di quell'anno).

La scarsa redditività dell'agricoltura (spesso di sussistenza) e l'inarrestabile crisi della pastorizia transumante, diedero tuttavia nuovo impulso al fenomeno dell'emigrazione, che non si arrestò neppure in epoca fascista, nonostante la legislazione restrittiva inaugurata dal regime fin dalla fine degli anni venti del 1900. 
In effetti fra il 1921 e il 1936 il comune registrò un decremento demografico consistente (24%) protrattosi fino alla fine del 1900, anche a causa di un calo delle nascite che iniziò a manifestarsi, come nel resto d'Italia, a partire dal 1975-1980
Fra le mete preferite dagli emigranti rocchigiani nel corso del secolo passato, oltre Roma e l'Italia settentrionale, il Venezuela, il Sudafrica e gli USA
Fin dagli anni 1920 e 1930 iniziò a svilupparsi il turismo che subì un forte incremento a partire dal 1960 circa. 
Di pari passo si verificò un aumento consistente dell'edilizia residenziale, legata anche alla vicinanza degli impianti sciistici di Campo Felice e Ovindoli-Monte Magnola e al fresco clima estivo che ha sempre attratto molti vacanzieri dalla vicina capitale. 
Tale incremento, pur avendo avuto un impatto negativo sull'ambiente naturale e sulla qualità di vita dei residenti, ha generato reddito e occupazione.

Il 6 aprile 2009 Rocca di Mezzo è stata colpita dal terremoto, sebbene in forma meno grave rispetto ad altri comuni limitrofi (fra cui L'Aquila, Rocca di Cambio e Ocre), dal recente sisma dell'Aquila: alcune abitazioni hanno riportato lesioni di una certa entità rendendole inagibili ed il campanile situato nella vicina frazione di Rovere è crollato.


 

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ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici, Storici, Archeologici, Naturali)

L'abitato è diviso in 3 parti:

Il Borgo (Bùlverə, nel dialetto locale) di origini medievali, è posto sulla cima di San Calvario e costituisce il nucleo più antico del paese, con case, rimesse in pietra, vicoli ripidi e, in cima, la Chiesa Madre (in stile tardo barocco) affiancata da un piazzale pedonale.
La Morge (Móricə, nel dialetto locale) sulle pendici del colle di San Calvario. Edificata in età moderna (a partire dal 1500), presenta molti scorci suggestivi (fra cui I tre archi)
Nell'area sottostante la collina, eretti in massima parte nel corso del 1900, alcuni pregevoli edifici pubblici: il vecchio Municipio (edificato nel primo decennio del 1900) e privati, fra cui la Villa Cidonio (in stile eclettico con influenze liberty, ultimata nel 1925). 
La parte nuova, o "bassa", ha conosciuto un impetuoso sviluppo a partire dai primi anni del 1960, con la costruzione di numerose villette, palazzine residenziali e residence, generalmente privi di contenuti estetici. 
La grande piazza, posta in zona pianeggiante, facilmente raggiungibile e fruibile per passeggiate.

Oltre alla Chiesa parrocchiale di Santa Maria ad Nives (1700), è da segnalare la Chiesa di San Leucio (1400), per il luogo fiabesco in cui sorge, la collinetta della pineta omonima, apprna fuori dell'abitato.
Interessante notare come il culto del vescovo orientale San Leucio d'Alessandria si diffuse in Abruzzo principalmente ad Atessa, essendo venerato nel duomo per la leggenda del drago, e poi
a Cagnano Amiterno e qui a Rocca di Mezzo, nell'aquilano.
Fondata nell'epoca rinascimentale, sorge sul cocuzzolo collinare, ad impianto rettangolare, con facciata quadrata, decorata da portale architravato e sovrastato dal centro della facciata da un oculo.
L'interno è ancora inagibile per il sisma del 2009.

Villa Cidonio: sede del Parco naturale regionale del Sirente Velino, fu realizzata tra il 1925 e il 1930 in stile eclettico liberty.
La struttura evoca le forme stilizzate del rinascimento italiano toscano; la robusta compattezza della costruzione, poggia sopra uno zoccolo bugnato di conci bianchi e il bell'inserto della pietra nel laterizio, studiato per accentuare il contrasto chiaroscurale delle componenti decorative; le sobrie linee dei tre avancorpi sono sormontati da altrettanti frontoni triangolari che risaltano il valore plastico delle facciate; il monumentale ingresso ad arco, è modanato dagli stessi elementi dell'archivolto; l'eleganza del disegno di certe finestre a lunetta, sono ingentilite dalle figure in rilievo e dalle cornici in pietra tagliata.
I tetti vasti, sfalsati, sovrapposti l'uno all'altro, sono movimentati da edicole, scale e balaustre, con curiosi camini ad arnia.
L'interno ha i soffitti in travi di legno, i pavimenti sono in piastrelle di cotto, nell'atrio le pareti sono dipinte, l'arredo è in mobili d'antiquario.
Durante il 1943-44 la villa fu comando militare dei tedeschi, vi si installò il presidio del generale von Zanthier, e poi venne bombardata dagli americani, che però non centrarono la costruzione, salvandosi dalle distruzioni.
 
Monumento del Narciso: costruzione recente, situata all'ingresso del paese, in onore della festa tradizionale rocchigiana, inaugurata nel 1947, forse ispirata alla Sfilata delle Rose che si tiene in California, e portata in paese da emigranti.
Sopra un blocco di base si erge un rettangolo sagomato con le figure del fiore.
Nel mese di Maggio il narciso, spontaneamente rigoglioso sull'altopiano delle Rocche, è diventato il simbolo naturale del paese.
 
Fontana di Piazza Principe di Piemonte: fu costruita nella seconda metà del 1800, per facilitare il prelievo dell'acqua degli abitanti, e per abbeverare le bestie. 
Poggia su un basamento in pietra, e si sviluppa a vasca circolare scandita da blocchi che fanno assumere alla vasca stella un aspetto vagamente ottagonale.
Dalla vasca si erge un fusto sagomato con le cannelle, ed in cima troneggia un putto in ghisa che abbraccia un delfino da cui sgorga l'acqua.

Nei pressi del paese si può ammirare il Cimitero monumentale (inaugurato nel 1898).

LUOGHI DELLA CULTURA
(Musei - Biblioteche - Musica)

Museo d'Arte Sacra "Cardinal Agnifili": si trova nella sagrestia della Chiesa madre di Santa Maria ad Nives, dedicato al Cardinale Amico Agnifili, vescovo aquilano nel 1400, e mecenate delle arti.
Il museo conserva arredi sacri e paramenti liturgici preziosi, incluse statue, del periodo 1300-1400.
 
Museo Archeologico: si trova nel centro di frazione Rovere, presso la Chiesa di San Pietro
Al suo interno è stato organizzato un percorso archeologico che documenta le varie fasi della costruzione di Rovere come castello fortificato, i cui ruderi sono ben visibili sopra il monte, con reperti scultorei rinvenuti in loco. 
C'è anche una sala multimediale con video illustrativo.

DIALETTO

(Il termine "dialetto" va inteso nella sua accezione di "lingua contrapposta a quella nazionale" e non come "varietà di una lingua")

Quando l'acqua viè da Ro're, pi'a la zapp' e va a la'ore (Quando la pioggia viene da Rovere prendi la zappa e vai a lavorare) (popolare)


Quando l'acqua viè da Cagn', pi'a li panni e vatt' a cagn'! (quando l'acqua viene da Rocca di Cambio, prendi i vestiti e vatti a cambiare) (popolare)


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 CIAK SI È GIRATO A Rocca di Mezzo

Nel 1954 furono girate a Rocca di Mezzo alcune scene del film "La strada" di Federico Fellini, vincitore del premio Oscar nel 1957 come "miglior film straniero"


AMBIENTE

Fra le località naturali d'interesse, meta di gite ed escursioni, si segnalano le pendici del Monte Rotondo che sovrasta il paese (con Fonte nascosta, Le Cese e le due pinete, alta e bassa). 
Sul versante settentrionale del Monte Velino si estendono i Piani di Pezza, da dove si può raggiungere il Rifugio Vincenzo Sebastiani (alt. 2.102 m), mentre sulla strada che porta a Secinaro è situata L'Anatella (una fonte ai margini delle pendici boschive del Monte Sirente). 
L'altopiano è luogo ideale per praticare sci, escursioni e passeggiate trekking.

 

Parco Naturale del Sirente Velino: istituito nel 1989 con sede a Rocca di Mezzo, ha lo scopo di tutelare e preservare i valori ambientali, nonché di trasmettere alle generazioni gli elementi culturali e i segni delle ricchezze storico-architettoniche ereditate dal passato.


Il parco è un entusiasmante scenario naturale, un paesaggio incontaminato che ospita flora e fauna tra le più significative del centro Italia, concentrato di storia, che conserva le testimonianze di un passato ancora vivo, dove la presenza di templi romani, castelli, torri, borghi medievali permette di scoprire la storia dell'alta Marsica
Le offerte ricettive riguardano, infatti, i percorsi storico culturali nei paesi, i percorsi escursionistici, studi sulla flora e la fauna, e passeggiate trekking. 
Il parco si estende dalle gole di Celano a ridosso della conca del Fucino, fino a Ovindoli, Rocca di Cambio, Tione degli Abruzzi e Fontecchio, alle pendici della valle dell'Aterno a L'Aquila. 
Il cuore del Parco è l'altopiano delle Rocche che si estende per 1.300 metri di quota, tra la bassa val d'Aterno e la Piana Fucense, contornato dalle catene montuose del Velino e del Sirente


Dal primo Novecento l'altopiano è stato interessato soprattutto dal turismo invernale sciistico con arrivi soprattutto da Roma e dal napoletano, per gli impianti attrezzati di Campo Felice e di Ovindoli Monte Magnola.


Pineta San Leucio e Parco delle Rimembranze: due parchi realizzati mediante piantata di alberi di montagna, situati ad ovest del paese.
Il primo si sviluppa attorno la chiesa di San Leucio, il secondo è posto nei pressi di Terranera, e ha di interesse un tempietto votivo ottagonale, caratterizzato da arcate a tutto sesto con architravi decorate, e cupola piramidale, che si ipotizza, possa trattarsi di una chiesa più antica, rimaneggiata dopo il terremoto del 1915.

Piani di Pezza e il massiccio del Velino: sono uno spettacolare altopiano glaciale carsico alluvionato, situato nell'area comunale di Rocca di Mezzo. 
Provenendo da Rocca di Mezzo, vi si accede dal Vado di Pezza; ai bordi vi sono faggete fino a 1850 m di quota, mentre la piana è priva di vegetazione ad alto fusto. 


L'aspetto affascinante è dato dalla cresta del Monte Velino, e dai sentieri che salgono da Capo Pezza verso le numerose vette alte oltre i 2.000 m.

 
Tra questi, molto suggestivo è il sentiero principale che conduce al Rifugio Vincenzo Sebastiani, di proprietà dei CAI sezione Roma (inaugurato nel 1922) a quota 2102 m che attraversa la faggeta di Valle Cerchiata.


Da qui si dipartono diverse diramazioni che portano a raggiungere varie vette tra cui il Velino (2.486 m)
Questo monte, il più alto di tutto il parco naturale, offre una vista a 360° sulla piana del Fucino con Avezzano, dei gruppi montuosi dell'Appennino centrale, le catene della Majella, del Gran Sasso, i monti Marsicani, i Monti Ernici e i Monti Simbruini.

Il massiccio del Sirente: il Sirente, ubicato nella porzione centro orientale del Parco, si presenta come una dorsale lunga una ventina di chilometri orientata verso NO/SE da Rovere (1.413 m) a Forca Caruso (1.107 m); essa si caratterizza con il susseguirsi di varie cime come Colle di Mandra Murata (1.949 m), Punta Macerola (2.258 m), Monte Sirente (2.348 m) la cima culminante, Monte di Canale (2.207 m), Monte S. Nicola (2.012 m). 


Visto nel suo insieme, il Sirente presenta una difformità dei suoi versanti. 
Quello esposto a SO ha aspetto dolce e debolmente ondulato con discontinui affioramenti rocciosi e degrada verso la Piana del Fucino. 
Il versante di NE è invece di natura rocciosa con pareti precipiti e incoerenti, ricche di profonde incisioni; molte di queste, come per esempio il canalone Maiori e la Valle Lupara, sono state determinate dall'azione dei ghiacci dell'ultima glaciazione pleistocenica che, come il Velino, interessò anche il Sirente sia pur marginalmente.


La natura geologica del massiccio del Sirente non differisce da quella del Velino. Nel versante NE affiorano i calcari organogeni del Cretaceo che furono successivamente modellati in parte dal glacialismo quaternario. 
Il versante SO dolce ed erboso, espone formazioni marmoso-calcaree. 
Diffusi su tutto il massiccio i fenomeni carsici che si manifestano con le classiche forme epigee, come doline, karren, polje (per esempio i Piani di Pezza) e con quelle ipogee, come grotte, meati, inghiottitoi


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ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO
(In questa sezione sono riportate le notizie riguardanti prodotti agroalimentari e prodotti tipici)

Sapori autentici e prelibatezze del Parco

La cucina del territorio vanta tradizioni arcaiche legate alla pastorizia e all'agricoltura.
Ovunque sono diffuse le "sagne", impasto a pasta a base di acqua e farina, da gustare con i fagioli, con il tradizionale castrato nostrano o con sugo di vitello e maiale ingentiliti dal tartufo, di cui è ricco il bosco. 
Tra le prelibatezze, gli arrosticini di pecora, la pecora alla cottora, o cutturo (nell'aquilano) o pecora ajo cotturo (nella Marsica) o pecora alla callara (nel teramano), è un'antica ricetta tipica della tradizione abruzzese, diffusa soprattutto nella fascia montana, in particolare nell'area marsicana, nella conca aquilana e nella zona dei Monti della Laga.
Il piatto risalirebbe ai tempi della transumanza quando, lungo il cammino dagli Abruzzi al Tavoliere delle Puglie, i pastori consumavano le pecore morte di fatica oppure quelle azzoppate o ferite, cuocendole in appositi paioli di rame o di alluminio, detti appunto cottora, cotturo o callara, sorretti da un treppiede e un gancio sopra il fuoco vivo di legna.
Un altra teoria fa risalire la tradizione della callara all'atto di gratitudine che veniva fatto dal o dai proprietari delle pecore ai pastori di ritorno dalla Puglia con le greggi.
La preparazione dura dalle quattro alle sei ore, poiché questo permette di fare in modo che la carne della pecora, che è abbastanza dura, arrivi fin quasi a sciogliersi.
Essendo un piatto povero e tipico della montagna, durante la cottura vengono inserite tutte le erbe che i pastori trovavano e quindi il timo, l'alloro, il rosmarino, la cipolla, il peperoncino; utilizzando abbondante sugo, o brodo. 
Per finire gli squisiti dolci a base di mandorle, come gli amaretti, e le "ferratelle" la cui origine viene fatta risalire a un dolce dei Romani chiamato Crustulum.
La ferratella viene creata con pasta da biscotto cotta tramite una doppia piastra arroventata sul fuoco, che stringendo la pasta sopra e sotto, dà al dolce la forma caratteristica di cialda percorsa da nervature. 
Tra le varie varianti di disegno, la trama a rombi, o cancello, dà origine al nome ferratelle. 
Preferibilmente di forma rettangolare, ma alla festa di San Valentino vengono preparate anche a forma di cuore. 

E' possibile trovare ulteriori informazioni nell'Atlante dei Prodotti Tipici dei Parchi, un atlante dello straordinario patrimonio di tipicità e tradizione, frutto delle conoscenze, dei saperi e delle professioni prodotte dalla millenaria presenza dell'uomo, realizzato da Slow Food, finanziato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e aiutato a nascere da Federparchi e Legambiente.



Deliziosi i formaggi di latte di mucca e pecora; il pecorino prodotto ancora secondo le antiche tecniche di lavorazione da accompagnare al dolce e profumato miele di montagna.
Rocca di Mezzo, da sempre, ha una tradizione agropastorale, per questo è sede del Caseificio Magnante di Carmine (clicca per andare alla pagina facebook del caseificio) che si trova in Via Delle Cese, tra il paese e le falde del Monte Rotondo; poco più sopra le stalle con le mucche.
E' una vera eccellenza che da 60 anni, produce formaggi d'alta qualità e sapore d'altri tempi: le caciotte, le ricotte, i caciocavalli, le appassite (piccoli caciocavalli, buoni freschi e appena stagionati, magari passati sulla fiamma del camino) e le magnantine (burrose mozzarelle).
Solo per assaggiarli varrebbe il viaggio. 
Qui appresso, le immagini del caseificio di cinquant'anni fa

 

Scamorza Abruzzese
Un tempo specialità tipica delle province di Chieti e L'Aquila, oggi viene prodotta in tutta la regione, è un formaggio vaccino a pasta filata, caratterizzato dalla tipica forma a bisaccia allungata, con testina sopra la legatura; una sorta di caciocavallo in miniatura e monoporzione.
Tradizionalmente viene consumata leggermente passita, ma le esigenze di mercato hanno diffuso la tipologia fresca, differente dal fiordilatte perché la pasta è più dura e la filatura più consistente.
La scamorza fresca va consumata entro 48 ore dalla produzione, mentre quella appassita va tenuta circa 10 giorni ambiente in luogo fresco e ventilato.
A pasta bianca, consistenza soda ed elastica e al taglio mostra una struttura composta da numerosi strati.
in cucina è ideale servita con verdure, insalata e pomodori oppure come ingrediente nella preparazione di pizze focacce panzerotti, calzoni e timballi; gustosa anche cotta sulla fiamma di un falò.

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 TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
(Con il termine «Folklore» si intende l’insieme degli usi, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggi di un popolo; insomma gli aspetti più caratteristici e suggestivi della vita di una Comunità)

Festa del Narciso
Manifestazione folkloristica tra le più caratteristiche e longeve della regione Abruzzo, che
si svolge nell'ultima domenica di maggio
Celebrata per la prima volta nel 1947 per salutare la pace poco dopo le gravi conseguenze subite dalla seconda guerra mondiale. 
Nel corso degli anni, ha sempre più rappresentato un vero e proprio omaggio alla primavera e alla bella stagione, attraverso l'allestimento di carri allegorici e l'infioritura realizzata utilizzando i fiori bianchi del narciso. 
Feste analoghe si svolgono in Italia ad Acceglio (CN), Castelnuovo Nigra (TO), Mel (BL), Marcellina e Rocca Priora (RM), Monte di Malo (VI), mentre in alcune località della Sardegna vengono celebrati riti religiosi in onore di San Narciso di Gerusalemme e ad Ausseerland, in Austria, viene organizzata una festa simile a quella di Rocca di Mezzo.


Festa di San Leucio (fine luglio)
Gara del solco diritto
Questa gara, che si svolge l'ultima domenica di agosto, è la più antica del comprensorio; si svolge ininterrottamente dal 1400. 
Sembra sia legata ad un'antica leggenda secondo la quale la popolazione del paese fu decimata da una grave pestilenza. 
Gli abitanti di Rocca di Mezzo fecero voto alla Madonna della Pietà, ove fossero stati liberati di tali flagelli, di tirare per tutta la notte dei solchi dritti, dalla campagna ai piedi del Monte Rotondo, al paese. 

ALTOPIANO DELLE ROCCHE e DINTORNI


In questo territorio, caratterizzato dalla presenza di pascoli e bacini carsici, si trovano i comuni di Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo con le frazioni Rovere, Fonteavignone, Terranera, e Ovindoli con le frazioni di San Potito e Santa Jona


Le pagliare di Tione
 
Da Rocca di Mezzo, in 41 minuti su strada asfaltata fino a Terranera e da qui su strada sterrata si raggiungono le suggestive Pagliare di Tione, un piccolo villaggio fantasma ai piedi del Monte Sirente.


Sorge, su un altopiano, a poco più di 1.000 metri di altezza, un agglomerato agropastorale denominato "pagliare", villaggio d'alta quota costituito da un centinaio di piccoli casolari a due piani in pietra e una piccola chiesa, costruiti intorno ad un pozzo, che fungevano da rifugio per gli uomini al piano superiore e da pagliai e ricovero per gli animali al piano inferiore.


Contadini e pastori della Valle Subequana, già in epoca medievale, terminato il rigido inverno, salivano sull’altopiano per coltivare i terreni e pascolare le greggi.


Le “pagliare” di Tione, museo a cielo aperto, raccontano un mondo ormai scomparso, ma che conserva tutto il fascino del passato e dell’infaticabile opera degli uomini per la sopravvivenza. 
Il panorama dall'altopiano, immerso nel Parco Regionale Sirente-Velino, è a dir poco, straordinario. 
Il Sirente domina la valle regalando visioni indimenticabili. 


DOVE MANGIARE (clicca qui per vedere)
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RAGGIUNGERE Rocca di Mezzo

In AUTOMOBILE

Da Roma attraverso
l'uscita autostradale Tornimparte-Campo Felice dell'autostrada A24 Roma-L'Aquila-Teramo, percorrendo la SS 696 del Parco Regionale Sirente-Velino, attraversando la piana di Campo Felice e la Galleria di Serralunga, fortemente e lungamente voluta e realizzata in collaborazione tra ANAS, Regione Abruzzo ed i comuni dell'Altopiano delle Rocche;


da L'Aquila percorrendo la SR n. 5 Bis (ex SS n. 5 Bis) e la SS 696 del Parco Regionale Sirente-Velino;


da Avezzano attraverso l'uscita autostradale di Aielli-Celano dell'A25 Torano-Pescara, percorrendo la SS 696 del Parco Regionale Sirente-Velino passando per Ovindoli e Rovere;


dalla Valle Subequana (Secinaro) percorrendo la SP 11 Sirentina

In AUTOBUS

da Roma Tiburtina, sono disponibili bus TUA (ex Arpa) che portano , direttamente a Rocca di Mezzo o passanti da L'Aquila e da Avezzano, in 3/4 ore ad un prezzo di € 14

In TRENO

Da Roma è anche possibile prendere il treno che porta ad Avezzano in poco più di 2 ore ad un costo di € 6.50, lungo un affascinante percorso. (www.trenitalia.com)
Da lì prendendo il bus che porta a Rocca di Mezzo. Vedi gli orari bus


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