Il treno parte con lentezza abbandona la stazione, la vista all’indietro sulle montagne del Gran Sasso, intorno la campagna circondata dalle ultime colline.
Poi, in 24 minuti si giunge nella stazione di Giulianova, sulla costa adriatica.
Da questo momento, fino a Pescara, la ferrovia corre lungo la costa, ora in vista del mare, talvolta occultato dalla cementificazione, tra campagna e grumi di edifici per lo più bianchi, moderne villette o palazzine.
Le stazioni si susseguono come in una metropolitana, i freni stridono di stazione in stazione, ma le porte continuano ad aprirsi e chiudersi, senza che nessuno salga o scenda in alcuna.
Giulianova - Roseto degli Abruzzi 7 minuti, altri 16 e si è nella stazioncina di Atri-Pineto, tranquilla, in cui un anziano seduto all’esterno, su una panchina appoggiata alla facciata rosa, aspetta un treno o forse solo il passare dei pensieri nel tempo.
Passiamo senza sostare da Silvi Marina-Montesilvano e, in 27 minuti da Giulianova, dopo 51 da Teramo, ecco il treno rallentare entrando nella stazione di Pescara Centrale.
Era dalla fine degli anni ‘70 dello scorso secolo che non andavo a Pescara; vi ero stato in occasione del mio primo foto itinerario dedicato alla SS 15 via Tiburtina Valeria da Roma a Pescara, appunto.
Pertanto ricordavo l'antica stazione, quella costruita nel 1881 in sostituzione all'originario fabbricato in legno del 1863 con la denominazione di "Castellammare Adriatico", mutata in "Pescara Centrale" nel 1927, che affacciava direttamente sulla SS 16 Adriatica, proprio all'incrocio con la strada principale della città, corso Umberto I, via che avrebbe dovuto presentare una sorta di porta di ingresso, costituita dal palazzetto Imperato e da un suo gemello mai costruito.
Allora, la stazione aveva ancora un aspetto intimo e familiare; era più integrata nel tessuto urbano, il piazzale dei binari occupava tutta l'area oggi detta "di risulta", in cui attualmente trovano sede il terminal degli autobus ed un grande parcheggio.
Certo la nuova stazione ha significato molto dal punto di vista urbanistico, essendo stata trasferita l'intera linea ferroviaria su una sede sopraelevata a ridosso delle pendici collinari, e priva di intersezioni con le strade della città, liberata così dai passaggi a livello.
La struttura si trova più a ovest rispetto al precedente edificio, e si affaccia sull'enorme piazzale creatosi dal trasferimento dei binari sulla nuova linea.
Il progetto iniziale del nuovo fabbricato viaggiatori fu redatto nel 1962, per una struttura in acciaio, in seguito modificato nel 1970 con una in cemento armato precompresso.
L'opera fu completata nel 1988 dopo 26 anni, come nella migliore tradizione italiana.
La stazione attuale mi accoglie fredda e dispersiva, dalla banchina di scesa, è difficile orientarsi tra piani e scale mobili fino al salone del piano terra, anche per me che vengo dall’esperienza delle Grandi Stazioni romane.
La struttura presenta al primo piano un corridoio che raccorda l'ingresso a tutti i binari attraverso scale, scale mobili e ascensori.
Il piazzale binari è sopraelevato al secondo piano.
Il fabbricato viaggiatori al piano terra, dove risiedono la biglietteria e tutti i servizi,
ha il salone d’attesa, brutto e mal suddiviso: da un lato le biglietterie a fronte bar e negozi, dall’aspetto precario, in mezzo le rampe di scale e qualche sedia, prese d’assalto perché sottodimensionate al numero dei viaggiatori; il lato delle vetrate offre le vie di fuga verso l’esterno, nel piazzale.
È costituita da 2 corpi che racchiudono il piazzale dei binari; presentando due lunghe facciate parallele, una che affaccia sull'area di risulta, lato mare, dove è presente l'ingresso principale; e una parallela su via Enzo Ferrari, ambedue ricoperte con vetri riflettenti, che hanno l’aspetto di un palazzo ad uffici più che di una stazione; un pugno allo stomaco o in un occhio, certamente fuori misura estetica e per cubatura, violenta e assolutamente estranea al centro storico elegante dai bianchi palazzetti.
La stazione, gestita da RFI, dispone di otto binari lineari più quattro binari tronchi: i binari passanti sono utilizzati soprattutto per i treni a lunga percorrenza e per alcuni treni regionali; i binari tronchi sono utilizzati a volte per i regionali diretti tra cui il Pescara-Teramo.
Avendo un paio d’ore al mio treno per Roma, data la giornata soleggiata con un cielo azzurro pulito, approfitto per una ricognizione nel piazzale antistante, tra la locomotiva lucidata a nuovo e l’edificio con silos della vecchia stazione, galleggianti tra le invasive automobili parcheggiate.
Rientro in stazione, salgo al piano binari e trovato il mio treno, un vecchio meraviglioso intercity; comodo e deserto, con qualche pendolare che scenderà di lì a poco, nelle stazioni di Sulmona e Chieti.
Il treno parte per una lunga percorrenza a binario unico, prolungato da fermate in stazioni per l’incrocio con altri convogli in direzione contraria.
L’inizio del percorso è tra le costruzioni di periferia, per immergersi nella campagna con vista sui monti della catena del Gran Sasso all’orizzonte.
Si continua fino a Sulmona, Chieti, passando in vista di Tocco Casauria, il paese natale del grande Pittore e Fotografo abruzzese Francesco Paolo Michetti.
Poi, il tracciato ferrato si fa entusiasmante, perché per raggiungere la quota della Conca del Fucino, la salita è repentina come il decollo di un elicottero e la vista si fa sempre più ampia, spaziando su chiazze antropizzate tra vallate e catene montane.
Alla fine il treno scavalla e si tuffa nel Fucino, corre sul bordo della conca, a sinistra Pescina, patria dello scrittore Ignazio Silone e a destra le colline prospicienti Aielli, coperte da pale eoliche che si stagliano nel cielo.
In vista della prima stazione, Celano-Ovindoli, la catena del Velino Magnola che sovrasta il cono coperto dal borgo di Celano, sormontato dal castello Piccolomini; non per niente il nome di Ovindoli è inserito a bella posta, in quanto salendo da Celano, di curva in cura si arriva nella località di Ovindoli, ove sono le piste di sci sulle pendici del monte Magnola.
2 ore e 25 minuti da Pescara, il treno si ferma nella stazioncina di Celano-Ovindoli ripartendone dopo poco per dirigersi ad Avezzano, con vista a sinistra sui monti del Velino Magnola, e a destra sull’ampia pianura del Fucino, circondata di lontano dai monti del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Altri 25 minuti è si è alla stazione di Avezzano.
Di qui il percorso girando attorno al massiccio del Velino, con vista, tra gli altri, su Magliano dei Marsi con l’antica Massa d’Albe, Scurcola Marsicana, fino a Tagliacozzo.
Da qui si comincia a scendere rapidamente verso il Lazio di Carsoli, Roviano e giù giù fino a Tivoli passato il quale si vede la pianura, ormai in controluce del sole al tramonto, sulla destra i Colli Albani e sul fondo alla quale si intravede Roma.
L’arrivo in stazione Tiburtina, 5 ore e 17 minuti nel restyling della nuova stazione.
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