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Tra gli eventi capaci di trasformare completamente e all’improvviso l’identità di un luogo, il più devastante è forse il terremoto. È proprio ciò che è accaduto nel 2009 a L’Aquila. In occasione del sesto anniversario del sisma, con il documentario “L’Aquila, la storia da recuperare” di Antonio Demma, Manuela Tedeschi Emanuela Virdis, “Crash – I luoghi e la Storia” - il programma di Rai Cultura dedicato ai non-luoghi italiani, condotto da Valeria Coiante, in onda lunedì 6 aprile alle 23.00 su Rai Storia, canale 54 del Digitale Terrestre e canale 23 TivùSat – fa tappa nel capoluogo abruzzese, una città che in pochi minuti ha perso quella precisa fisionomia culturale, storica, sociale e produttiva che aveva da secoli. Inestimabili i danni, con 309, 1.600 feriti e una comunità smembrata nelle cosiddette new town, veri e propri non luoghi che hanno inghiottito nel silenzio il senso di appartenenza degli aquilani.
A sei anni dal terremoto, le telecamere di “Crash” entrano nel centro storico, tra i 1800 monumenti lesionati dal sisma, che si trovano nella cosiddetta “zona rossa”, popolata da decine di gru, ingabbiata da tubi e impalcature, e ancora preclusa agli abitanti. La popolazione che prima viveva in pochi chilometri quadrati è ora dispersa su un’area vasta quanto l’intero raccordo anulare di Roma, in una corona di piccoli centri satellite, senza la storia e la forza unificante dei rapporti economici e sociali della città: un perfetto esempio di non luogo. In queste piccole abitazioni in aperta campagna, vicino ai borghi rimasti deserti, vivono oggi 12 mila persone che provano a condurre una nuova esistenza, molto diversa rispetto a prima anche perché - come spiega un abitante della new town di Camarda: “Quando il terremoto ti abbatte la casa non crollano solo i mattoni, ma tutto quello che hai vissuto dentro quella casa”.
A sei anni dal terremoto, le telecamere di “Crash” entrano nel centro storico, tra i 1800 monumenti lesionati dal sisma, che si trovano nella cosiddetta “zona rossa”, popolata da decine di gru, ingabbiata da tubi e impalcature, e ancora preclusa agli abitanti. La popolazione che prima viveva in pochi chilometri quadrati è ora dispersa su un’area vasta quanto l’intero raccordo anulare di Roma, in una corona di piccoli centri satellite, senza la storia e la forza unificante dei rapporti economici e sociali della città: un perfetto esempio di non luogo. In queste piccole abitazioni in aperta campagna, vicino ai borghi rimasti deserti, vivono oggi 12 mila persone che provano a condurre una nuova esistenza, molto diversa rispetto a prima anche perché - come spiega un abitante della new town di Camarda: “Quando il terremoto ti abbatte la casa non crollano solo i mattoni, ma tutto quello che hai vissuto dentro quella casa”.
Location:
L'Aquila, Italia
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Fotografo documentarista geografico dal 1977; 40 anni da viaggiatore resiliente in Italia, oggi Divulgatore Geografico - Storyteller - Travel Blogger - Podcaster; Meridionalista innamorato dell'Italia, narro e faccio conoscere il Bel Paese, il più grande giardino emozionale diffuso.
Nel 2005 apro il blog Penisolabella seguito da Agricoltour e Va dove (ti) Porta il Treno e mi ritrovo ad essere l'unico blogger a raccontare l'Italia minore con la M maiuscola
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