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Calabria: Grisolia


Grisolia (Grìsulia in calabrese, Chrysùlea in greco bizantino) è un comune italiano della provincia di Cosenza, facente parte del Parco Nazionale del Pollino, affacciato sulla Costa Tirrenica dell'alto Tirreno della Calabrese.
Di origine medievale, è appartenuto ai Principi ti Bisignano, ai Guerra di Celico ed altri signori.
Localmente Grisulia, si è denominato Grisolia Cipollina fino al DPR del 26-2-1948 n. 255, specificazione tratta dal nome di una frazione, ora Comune autonomo con il nome di Santa Maria del Cedro. 

In Automobile, si percorre la vecchia Strada Statale N. 18, lungo la Riviera dei Cedri; arrivati al bivio per Santa Maria del Cedro o più avanti, passata la Stazione Ferroviaria,  in corrispondenza di Cirella, si devia a destra, passando sui binari, in una tortuosa ma comoda provinciale che si arrampica verso Est, aprendo la vista, di curva in curva, su tutta la costa sottostante.
Ma, in alternativa, è possibile prendere anche il Treno, anche se si tratta di un troncone appartenente alle ferrovie locali e servito da poche corse.
A Napoli si dovrà cambiare e prendere il treno per Sapri e da lì quello per Grisolia-Santa Maria del Cedro.


GRISOLIA
Regione: Calabria
Provincia: Cosenza CS
Altitudine: 460 m slm
Superficie: 51.75 km²
Abitanti: 2.223
Nome abitanti: Grisolioti
Patroni: Sant'Antonio di Padova (13 giugno) la città è però molto devota anche a San Rocco di Montpellier (16 agosto)









Per raggiungere Grisolia prendo la SS 18 che scorre rettilinea, seguendo la costa nell’area della piana del Lao, lungo la Riviera dei Cedri


Varco il fiume Lao e continuo fino al bivio per Grisolia.
Da qui la strada comincia a salire per 6 km, lungo una tortuosa ma comoda provinciale. 
Di curva in curva, aprendosi alle spalle lo sguardo sempre più sulla costa da Nord a Sud, su un colle dirupato sorge la parte più antica di Grisoliaun grumo di case grigie attorno al campanile della parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, che si sporge verso il mare.

GENIUS LOCI
(spirito del luogo - Identità Territoriale)

Lo spirito del luogo spira tra il mare nella pianura costiera, e il centro storico a monte, ai bordi del Parco Nazionale del Pollino in un territorio ad alta biodiversità, dove i castagni secolari e il Pino Loricato ne sono i simboli che impreziosiscono la biodiversità. Il centro storico di Grisolia in bilico su una cresta tra valloni, con un intrico di vicoli, scale, archi, tra antichi palazzi arricchiti di antiche pietre lavorate ad arte, inseriti in un tessuto urbano fitto di case semplici nelle loro architetture.

ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Il nome, secondo alcuni studiosi potrebbe esser derivato dal greco Chrousolea, o dal latino Chrisena che, in entrambi i casi, significa oro.
Non è ben certo se ci si riferisse alla particolare fertilità delle sue terre, e quindi il termine era adoperato in senso metaforico, o se, invece, c'era veramente la presenza di qualche miniera d'oro.

Attestato nel 1324 «clericis Grisolie» e nell'anno 1327 «Clericis Grisolie», nel 1500 «Chrisaora», il toponimo dovrebbe riflettere una formazione χρυσo-'Hλìας, letteralmente "Elia d'oro", forse antico Santo locale, o un χρυσo-Λἒωv "Leone d'oro" anche come formazione antroponimica (cfr. Chrysoioannes in un documento calabrese medievale).
Il nome Grisolia ha altri riscontri in Calabria: Grisolia, contrada di Roccaforte del Greco (RC), sorgente presso San Luca (RC), ed inoltre Grisolia come cognome.
Molto più probabilmente l'origine del nome Grisolia è da riferirsi ad una Comunità Monastica italo-greca che si stabilì nella sommità della zona “cupa”. 

Guarda il video (qui sopra) con gli Acquarelli dedicati a Grisolia e se ti interessa acquistarne qualcuno (stampe e/o oggettistica), vai alle gallerie online cliccando sui loghi sottostanti

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TERRITORIO

La sua posizione geografica, la vede arroccata su un colle ed è separata dal vicino abitato di Maierà da un burrone; 2 paesi che distano solo 900 metri in linea d'aria.
Il territorio comunale risulta essere molto eterogeneo, estendendosi dal Litorale sul Mar Tirreno, dove è posta la frazione Acchio, alla vetta del Monte La Mula, posta oltre quota 1.910 m slm.
Come centro balneare, nella parte a valle, Grisolia si trova al centro della Riviera dei Cedri e il suo centro storico a monte, è una delle porte del Parco Nazionale del Pollino, facendone parte per oltre 33.300 ettari dove si trova la vetta del Monte La Mula 1910 m slm, la più alta raggiunta da un comune italiano con sbocco al mare.
È un territorio ad alta biodiversità dove i castagni secolari (castagno del ramarro) ne sono i simboli.
La presenza del capriolo autoctono e del lupo appenninico, sono i caratteristici simboli faunistici del territorio montano; sui costoni del La Mula, il Pino Loricato, simbolo del Pollino, ne impreziosisce la biodiversità.
Inoltre in Località Pantanelle è presente una sorgente.
Il paese presenta 3 nuclei abitativi: la zona nuova o lido a ridosso del mare, la zona intermedia presso la stazione ferroviaria o zona marina ed il nucleo del centro storico. 



ARCHITETTURA e URBANISTICA

L'interno di Grisolia è un intrico di vicoli, scale, archi e supporti.
I vicoli sono innumerevoli e diversi tra loro per lunghezza e larghezza.
Nelle strade confluiscono i vicoli, vanelle, una volta quasi tutti predisposti a gradinate di pietra, oggi, pavimenti in porfido con elementi decorativi e ciottoli di fiume.
Una caratteristica dell'architettura del centro storico e il supporto, in dialetto lo spuortu, tratti coperti dove le case sono una addossata all'altra.
Particolarmente diffusa nelle costruzioni, è la pietra di Grisolia.
Molto usati nella copertura dei tetti sono i coppi d'argilla, in dialetto ceramili.
Questo motivo appare così diffuso tanto da potersi considerare ricorrente nell'edilizia grisoliota.
Questi ultimi formano con l'attaccatura al muro una smerlatura di singolare effetto.
Le mura sono lasciate grezze e non intonacate.



AMBIENTE

Tra il mare e i monti del Parco del Pollino, c'è un magnifico castagneto appartenente da generazioni alla famiglia De Patto, farmacisti, alla quale il fondo venne venduto nel 1820 dal Duca Catalano Gonzaga; all'interno del castagneto, si trovano alcuni castagni centenari, tra i quali il decano è "Il castagno del ramarro” (salagrone in dialetto), con circa 800 anni e 16 metri di diametro, è classificato tra gli alberi monumentali d’Italia 3^ pianta di castagno più grande d'Europa



Località Pantanelle, dove si trova un sito di archeologia industriale, di un borgo industriale dedicato alla lavorazione del legno dei boschi per la SAFFA, produttrice d fiammiferi


STORIA
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Certo è che la storia di Grisolia comincia già in epoca neolitica visti i resti trovati nella grotta della Serra, in cui oltre a frammenti fittili appunto di epoca neolitica sono stati rinvenuti resti fenici.
In zona marina si trovano resti di ville romane, probabilmente di epoca imperiale.
Nel periodo romano, inoltre, tra il 400 ed il 200 a.C., Roma installò in località Pantanelli un presidio militare per il controllo dell'accesso, in quanto la Sibari-Laos, una delle Vie più importanti che congiungeva lo Ionio con il Tirreno, passava attraverso il Varco del Palombaro nel territorio di Grisolia.
Durante la Seconda Guerra Punica, i Romani vi subirono alcune imboscate ad opera delle popolazioni indigene, alleate di Annibale: a Serra Vecchia, dove morì il console Tiberio Sempronio Gracco, alla Fricciara, il toponimo ricorda, infatti, la caratteristica dell'imboscata; ed infine, la più dura delle battaglie che avvenne tra l'esercito di Annibale e una legione romana presso la Valle dell'Orco in località Campo, come afferma Silio Italico.
Nell'Alto Medioevo Grisolia crebbe nella Comunità Monastica italo-greca del Mercurion, come testimoniato dai numerosi luoghi di culto che in quell'epoca fioriscono nel territorio grisolioto e che sono legati a Santi della cultura di Bisanzio più che di Roma: il Monastero di San Nicola (di cui sussistono i ruderi in località Serra di Grisolia - clicca per leggere il documento illustrativo -) e la Cappella di Santa Sofia su tutti.
Dopo l'anno 1000 il nascente abitato di Grisolia divenne centro Normanno, probabilmente vi trovò rifuggio Ruggiero di Loria fin dalla sua conquista dei Casali. 
Mentre a partire dal 1300 Grisolia fu sede di numerose famiglie feudatarie fino al 1806, anno dell'abolizione del feudalesimo appunto.
Durante gli anni del Risorgimento Grisolia non fu immune dai problemi della questione meridionale e vide l'alternarsi di slanci unitaristi a reazioni filoborboniche che culminarono nella esposizione della bandiera borbonica nella piazza del paese.

SOCIETÀ






CULTURA 

Luoghi della Cultura

Museo civico etnografico
Il museo nasce grazie alla volontà e dal lavoro dell'associazione Italo Muti, che dopo una meticolosa e lunga opera di patrimonializzazione, espone nel 1991 una prima raccolta di oggetti della civiltà agropastorale grisoliota.
La raccolta sarà in seguito donata al Comune e verrà istituito il Museo Civico Etnografico di cui la stessa diventerà a tutti gli effetti collezione permanente.


ARTI & MESTIERI

Il fascino dei mestieri legati al mondo della pietra

La caratteristica attività esperienziale proposta dal Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza, popone il mestiere e l'arte del decorare, antiche tradizioni e gli antichi mestieri; quel saper fare che ha contraddistinto per secolo generazioni di maestranze locali di molti paesi del cosentino, tra cui Grisolia.
Un antico mestiere, ancora oggi molto affascinante, che parte dalla conoscenza delle pietre della realtà locale, parte la figura importante dello scalpellino come decoratore delle architetture fortificate, nobiliari ed ecclesiastiche fin dall'antichità.



Letteratura

Grisolia ha partecipato al Premio Letterario il Borgo Italiano attraverso la sezione Romanzo Edito grazie a un'opera di Francesco Papa (consigliere comunale con delega alla Comunicazione) dal titolo "Per un pugno di arance" edita da Pav Edizioni.

Musica







ARTE

7 agosto 2016 si è inaugurato il progetto "Grisolia paese della musica" con la presentazione di 2 murales, i primi del progetto.



DIALETTO
(Proverbi e Modi di dire)
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Da "abbuschare" guadagnare a "zirru" contenitore dell'olio

Grisolia "il paese della ciotia"
Cos'è la ciotia? Con questo termine, d'antica origine rossanese-cosentina, ma diciamo calabrese, s'intende qualcosa di stupido, una sorta d'idiozia senza coscienza, anzi, a volte con la presunzione di essere il contrario, di realizzare qualcosa di intelligente.



ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici e Storici)

I palazzi si distinguono per mole, stile ed età.
Tra di essi spiccano il Palazzo Ducale, che risale al 1400, oggi di proprietà comunale, utilizzato per attività culturali e sede del Museo Civico Etnografico; il Palazzo de Patto in zona castello e il Palazzo Tosto sopra lo spuorto di Via Sotto le Mura.
Nella parte alta dell'abitato vi è l'antica Chiesa Madonna delle Grazie, che custodisce un pregevole Battistero ligneo e una Cripta, e divenuto il Santuario di San Rocco da Montpellier meta di pellegrinaggi.

La Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria della Visitazione, al suo interno custodisce interessanti opere d'arte di scuola meridionale risalenti al 1700 e un'icona raffigurante la Madonna della Consolazione.
La Chiesa di Sant'Antonio da Padova, anche dedicata a San Francesco, è invece di origine medievale, ma ha subito numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli; molto interessante è la facciata costruita in pietra locale.

SANTI PATRONI
 
Antonio di Padova noto in Portogallo come Antonio da Lisbona (in portoghese António de Lisboa), al secolo Fernando Martins de Bulhões, e chiamato in vita Antonio da Forlì, (Lisbona, 15 agosto 1195 - Padova, 13 giugno 1231), è stato un religioso e presbitero portoghese appartenente all'Ordine francescano, proclamato Santo da Papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946
Da principio canonico regolare a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. 
Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia. 
Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d'Assisi. 
Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. 
Fu dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222.
Antonio fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato dallo stesso San Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei Catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. 
Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. 
Morì all'età di 36 anni
Rapidamente canonizzato (in meno di 1 anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo. 


Sebbene "il Santo" venga comunemente chiamato "Sant'Antonio da Padova", questa denominazione non indica la sua originaria provenienza poiché egli era nato e cresciuto in Portogallo. 
Il suo nome viene affiancato alla città di Padova perché qui ha avuto luogo la sua attività più significativa
Tra l'altro è usanza che i frati prendano il nome di provenienza dal convento a cui appartengono, quindi in questo senso è corretto riferirsi a Sant'Antonio di Padova (nel senso di appartenenza) ma non da Padova. 
Soltanto in Portogallo egli è chiamato comunemente Santo António de Lisboa, ovvero "Sant'Antonio da Lisbona", sua città natale.

La Chiesa, nella persona del Papa Gregorio IX, in considerazione della mole di miracoli attribuitagli, lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte. 
Pio XII, che nel 1946 ha innalzato Sant'Antonio tra i Dottori della Chiesa Cattolica, gli ha conferito il titolo di Doctor Evangelicus, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche che ci sono giunte era solito sostenere le sue affermazioni con citazioni del Vangelo.
Sant'Antonio di Padova è festeggiato dalla Chiesa Cattolica il 13 giugno; è patrono del Portogallo, del Brasile e della Custodia di Terra Santa e di numerose città. (clicca qui per altre notizie)

Rocco di Montpellier, universalmente noto come San Rocco (Montpellier, 1346/1350 - Voghera, notte tra il 15 e il 16 agosto 1376/1379), è stato un pellegrino e taumaturgo francese; è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica ed è patrono di numerose città e paesi; solo in Italia, San Rocco è il Patrono di oltre 100 comuni.
A Grisolia, è conservato un pezzo d'osso.
È il Santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tutt'ora ampiamente diffusa.
Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di Carità Cristiana, nel segno del volontariato. 
Con il passare dei secoli è divenuto uno dei Santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi.


La scarsa storiografia su San Rocco si estende anche alla sua canonizzazione
Non solo non si conosce con esattezza la data ma addirittura c'è ancora oggi chi nega che ci sia stata per il santo una vera e propria elevazione alla gloria degli altari. 
L'ipotesi più celebre, propagata dall'antica Vita sancti Rochi del Diedo, è che sia avvenuta per opera del Concilio di Costanza nel 1414, durante il quale, secondo la tradizione, la cittadina fu colpita dalla pestilenza e mentre i padri conciliari stavano discutendo se convenisse lasciare la città, un giovane cardinale propose in assemblea come unica soluzione il ricorso a un uomo di Dio, San Rocco
La proposta fu accolta e dopo aver portato in processione per la città l'immagine del Santo, la città fu in breve tempo liberata dal morbo. 
Fu quella, quindi, una canonizzazione avvenuta per acclamazione di popolo e ufficialmente riconosciuta dal concilio; ma come già detto, si tratta di un evento storicamente indimostrabile.

Canonizzazione
La prima ufficializzazione del culto di San Rocco è comunque avvenuta in un periodo tribolato per la Chiesa, il cosiddetto scisma d'Occidente, con più papi eletti contemporaneamente al soglio pontificio, il primo fra i quali, Papa Gregorio XIII ne fissò la sua festa al 16 agosto.
Infine, Urbano VIII approvò solennemente il suo culto nel 1629 e la Congregazione dei riti concesse un ufficio e una messa propri alle chiese costruite in onore del Santo.
Nel 1694, Papa Innocenzo XII prescrisse ai Francescani di celebrarlo con il rito doppio maggiore.
Così la gerarchia ecclesiastica seguì l'entusiasmo espresso dai fedeli nei confronti di Rocco diventato Santo grazie ai suoi miracoli piuttosto che al favore del clero.

Patronati
Fin dal Medioevo si invocava l'intercessione di San Rocco, presso Dio, contro la peste, autentico flagello che a più riprese si diffuse per contagio nel vecchio continente mietendo milioni di vittime.
Questo in virtù della dedizione che Rocco ebbe in vita nella cura e risanamento di quanti furono colpiti da questa malattia.
I recenti aggiornamenti liturgici gli riconoscono pure il patronato contro altre malattie (lebbra, colera, osteoporosi, AIDS, tumore, leucemia) e, in generale, contro le epidemie e tutte le malattie contagiose.

Per quanto concerne i disastri naturali, il Santo francese è invocato presso Dio contro la siccità, i terremoti e, in generale, contro tutte le calamità naturali.

È patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti (essendo stato lui stesso un pellegrino), degli automobilisti, degli assicurativi, dei farmacisti, dei chirurghi, degli infermieri (e degli operatori sanitari in generale), dei becchini, dei cavapietre, dei servitori, dei giovani e degli animali (in special modo dei cani e nelle invocazioni delle campagne contro le malattie del bestiame).
Inoltre è patrono degli invalidi, dei prigionieri e degli emarginati, per aver provato le stesse condizioni durante la sua vita.
(clicca qui per altre notizie)

PRODOTTI DEL BORGO

Prodotto tipicamente legato alla gastronomia calabrese è il peperoncino.

Il peperoncino piccante era usato come alimento fin da tempi antichissimi, infatti, dalla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che già nel 5.500 a.C. era conosciuto e coltivato dagli indiani del Cile e del Messico.
Portato in Europa dalle Americhe da Cristoforo Colombo col suo secondo viaggio, nel 1493 e diffuso in Europa dagli Spagnoli, che non per niente ebbero una forte presenza nell'area meridionale d'Italia con il Regno delle due Sicilie.
E' caratteristico e abituale veder pendere sui terrazzi trecce rosse di peperoncini ad essiccare.

Il peperoncino è una pianta (e frutto) appartenente al genere Capsicum (lo stesso dei peperoni dolci) della famiglia delle Solanacee.
Secondo alcuni, il nome latino "Capsicum" deriva da "capsa", che significa scatola, e deve il nome alla particolare forma del frutto che ricorda proprio una scatola con dentro i semi. 

Altri invece lo fanno derivare dal greco kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccante che "morde" la lingua quando si mangia.


Altre trecce rosse appese ad essiccare sui balconi sono quelle dei peperoni destinati a divenire peperone crusco (in dialetto zafaran' crusk) è un piatto tipico della cucina calabro lucana.
E' un peperone rosso dolce (solitamente viene usata la varietà peperone di Senise) che viene essiccato e fritto per pochi secondi in olio: l'escursione termica fa sì che l'ortaggio diventi "crusco", cioè croccante.


Il cedro è il prodotto tradizionale della riviera dei cedri di cui Grisolia fa parte; la sua area marina Santa Maria del Cedro, prende nome propio dal frutto.
La "Riviera dei Cedri" è il toponimo che identifica una fascia di litorale tirrenico della Calabria che comprende anche una parte del territorio montano che si trova immediatamente a ridosso della zona costiera, e che deriva dalla diffusa coltivazione del Cedro nella varietà del Cedro Liscio.
In questa zona si produce il 98% della produzione Nazionale di Cedro ed è il primo e unico sito in cui si coltiva quello che viene definito “l’oro verde di Calabria”.
L’origine della coltura del Cedro è antichissima.
Secondo alcuni studi, la si potrebbe far risalire al tempo degli Egizi, quindi a circa quattromila anni fa.
In Italia il Cedro era noto già al tempo della Magna Graecia e dei Romani.
A quei tempi, però, non veniva utilizzato come alimento ma come repellente contro zanzare e altri insetti.
La teoria più accreditata sulla diffusione di questa coltura, è quella che attribuisce il merito alle comunità ebraiche.
Infatti, importandolo dall’Egitto, ne diffusero la coltivazione prima in Palestina e poi in tutte le altre regioni dove furono costretti a emigrare per sfuggire alle deportazioni.
Il Cedro è un agrume molto legato alla cultura e alle tradizioni ebraiche.
In particolare, il Cedro Calabrese, viene impiegato durante una delle più importanti Feste Ebraiche: la Sukkoth o Festa dei Tabernacoli.
I Rabbini di varie parti del mondo, giungono in Calabria alla ricerca dei Cedri perfetti da poter utilizzare tra settembre e ottobre durante la Festa.



Il cedro non è un frutto commestibile allo stato fresco, ma necessita di opportune trasformazioni.
Per questi motivi la quasi totalità della produzione di cedro è destinata all'industria alimentare, farmaceutica e cosmetica.
Nel territorio calabrese sono presenti pochissime imprese artigianali che trasformano questo prodotto, dove vengono canditi e poi usati per la preparazione di dolci, ricoperti di cioccolato o consumati tal quali durante le feste natalizie.
Le scorze del cedro, prive della parte bianca, infuse nell'alcool si estrare il liquore di cedro.

Si produce inoltre il cedro candito, ottenuto da un complesso procedimento di salamoia. 

La produzione di vini è a denominazione Terre di Cosenza DOC sottozona Verbicaro rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione Calabria.
La denominazione Terre di Cosenza DOC sottozona Verbicaro si basano principalmente sui vitigni Malvasia bianca lunga, Greco Bianco, Magliocco canino, Gaglioppo. L'annessa cartina mostra la delimitazione geografica della denominazione Terre di Cosenza DOC sottozona Verbicaro.


PIATTI DEL BORGO

La Calabria è una regione ricca di tradizioni enogastronomiche, grazie ai popoli che si sono alternati nel corso dei secoli, su questo soleggiato e fertile lembo di terra, che regala prodotti agroaimentari tra i più genuini.
Nonostante gli 800 chilometri di costa, i piatti tipici sono fortemente legati ad un passato in cui le principali attivià di sostentamento erano l'agricoltura e la pastorizia, bisognava quindi conservare per la dura stagione invernale ciò che la natura offriva durante la stagione estiva.

Il peperone dolce essiccato e fritto per pochi secondi in olio, così cucinato diventa peperone crusco e può quindi essere usato come contorno o come snack, oppure come ingrediente di altri piatti tipici della regione, come le olive schiacciate alla calabrese o nei soffritti di verdure fresche (cime di rapa, scarola).



Tante le delizie a base di cedro: dalle torte ai filetti canditi ricoperti di cioccolato, dai gelati alle granite, dai cannoli ai pasticcini di pasta di mandorla farciti con marmellata al cedro.
Davvero particolari i "panicelli", un dolce storico della Riviera dei Cedri, decantato perfino da D'Annunzio nella sua poesia "Leda e il Cigno" sono dei fagottini di foglie di cedro, cotti al forno con all'intemo uva zibibbo appassita di prima scelta e pezzettini di buccia di cedro.
Un altro dolce tipico molto antico è la "crocetta" fatta di fichi secchi aperti e sovrapposti a mò di croce, farciti con pezzetti di noci e buccia di cedro.
Non imbottiti ma infornati e aromatizzati, i fichi secchi vengono anche proposti infilati in rami di mirto a formare delle coroncine o impilat a treccia su piccole stecche di canna. 


Il peperoncino in cucina viene mangiato in ogni piatto, cotto o crudo, per la sua capacità di bruciare il palato, concentrata nella parte superiore della capsula, dove ci sono ghiandole che producono la capsaicina, la quale poi scivola lungo la capsula.
Al contrario di quanto si crede comunemente, non sono i semi, ma la membrana interna che contiene la maggior parte di capsaicina: quindi è quasi inutile togliere i semi per ridurre la piccantezza del frutto.
In Calabria il peperoncino è ampiamente usato che ne ha fatto la base dei propri piatti regionali.
Possono essere mangiati crudi, sott'olio, essiccati o lavorati per creme e salumi piccanti ('nduja, salsiccia calabrese, soppressata calabrese o spianata calabra) Può essere mangiato anche con verdure come la lattuga.


E ancora un dolce i "cuddrurieddri" fra le specialità natalizie calabresi più saporite.
Sono delle ciambelline fritte che si mangiano la sera del 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata Concezione, fatte di farina, patate lesse, sale e lievito naturale: dopo 2 o 3 ore di lievitazione, l’impasto viene fritto e a volte farcito con alici salate, con la sardella, provola, olive schiacciate, mentre nella versione più dolce sono condite con il miele.

TRADIZIONI - EVENTI

Festa di San Rocco
Grisolia è ricca di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.
La più importante, che si conserva in modo originale è la processione di San Rocco di Montpellier, che cade il 16 agosto.
Oltre alla rituale banda, molte donne, spesso a piedi nudi, seguono il Santo in doppia fila portando sulla testa le famose "caggie" (strutture di legno bucate in cui vengono infilate tante candele ed adornate con fiori variopinti e nastri); sono ex voti che vengono offerti al santo miracoloso.
Durante la processione che si svolge il 15 e 16 agosto, le strade si abbelliscono con nastri e coperte con l'effigie del Santo, in modo da essere benedette al suo passaggio.



Inoltre le donne con le "caggie" cantano canzoni devote a San Rocco, molto suggestive. 


Tra gli appuntamenti di agosto anche la Sagra del Cinghiale e dal 13 al 15 la Sagra delle Cozze

  


ATTIVITÀ TURISTICA







NATI a Grisolia

Domenico Crusco (Grisolia, 19 agosto 1934 - Grisolia, 25 agosto 2013) - Vescovo Cattolico italiano.
Frequentò il ginnasio nel Seminario Diocesano di San Marco ed il liceo classico presso il Pontificio Seminario regionale Pio XI di Reggio Calabria; compì gli studi teologici nel Pontificio seminario regionale San Pio X di Catanzaro.
Il 16 luglio 1961 fu ordinato presbitero, nella cattedrale di San Marco Argentano.
Dopo l'ordinazione fu, per 8 anni, animatore del Seminario Diocesano e In seguito, per 21 anni, rettore dello stesso.
Il 7 febbraio 1991 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi.
È stato membro della Conferenza episcopale calabrese.
Il 6 marzo 1999 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo di San Marco Argentano-Scalea.
Il 14 gennaio 2007 fu nominato amministratore apostolico di Cassano allo Jonio.
Il 7 gennaio 2011 Papa Benedetto XVI accoglie la sua rinuncia al governo pastorale della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea, presentata per raggiunti limiti d'età.
Il 25 agosto 2013 muore a Grisolia, suo paese natale.  

COME ARRIVARE A Grisolia

In Treno



Grisolia è attraversata dalla Strada Statale 18 Tirrena Inferiore e parallelamente dalla ferrovia nella zona dello scalo è presente la Stazione ferroviaria Grisolia-Santa Maria del Cedro, che offre collegamenti locali regionali e pochi collegamenti diretti sulla tratta Sapri - Paola della linea Battipaglia - Reggio Calabria. 


In Automobile

Dall'A2 Autostrada Salerno-Reggio Calabria si può raggiungere Grisolia uscendo allo svincolo di Lagonegro Nord e percorrendo la superstrada della valle del fiume Noce (SS 585) fino alla SS 18 Tirrena inferiore. 
Dopo circa 20 km si arriva al paese uscendo agli svincoli di Santa Maria del Cedro, Grisolia e Cirella-Diamante.


Contattatemi per maggiori informazioni

Whatsapp: +39 348.2249595


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