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Lettura del libro Il Bel Paese di Antonio Stoppani

Campania: Rocca Cilento


Rocca Cilento è una frazione del Comune di Lustra
È nota in tutto il circondario per il suo Castello risalente all'Età Normanna.

Siamo nei primi contrafforti del Cilento; provenendo da Agropoli, andando verso Nord con vista sulla Valle del Testene, lasciata sulla destra Laureana Cilento, a destra, si stacca  una strada che, in 1,8 km, porta a Rocca Cilento, di cui si vede, in alto, il Castello con le sue torri cilindriche.  

ROCCA CILENTO

Regione: Campania
Provincia: Salerno SA
Comune: Lustra
Altitudine: 635 m slm
Superficie: 547,04 km²
Abitanti: 69
Patrono: Madonna della Neve (5 agosto)











GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Il Castello, imponente, in cima alla collina, sovrastante il paese, all’interno del quale, si respira un’aria di mistero, dai Normanni ai feudatari Sanseverino. 
Appollaiato sulla collina domina, a vista un territorio vastissimo del Cilento, che pare un plastico, fatto di colline verdi e di monti, coperti di borghi e contenenti lo specchio d’acqua dell’invaso della Piana della Rocca.
Piccolissimo il Borgo ai suoi piedi che scende lungo la collina, di tetto in tetto, come un gregge di pecore, prima in ordine sparso, poi sempre più serrato, silenzioso, con pavimentazione in pietra e case riportate all’antico splendore.


ITINERARI e LUOGHI

Rocca Cilento si mostra con il suo Castello Medievale che compare all’improvviso.
Poi, guardando più in basso, si rimane affascinati dal piccolissimo Borgo ai suoi piedi che, di tetto in tetto, scende dalla collina cilentana nei pressi del Monte Stella. 
Un Castello meraviglioso, un panorama mozzafiato sulla Valle dell’Alento, il paese Medievale di Rocca Cilento regala un fascino unico a chi lo visita. 
Un paese dove il tempo scorre lento, il Castello ne apre le porte tra le viuzze del paese, accompagna il tragitto verso la Chiesa di Santa Maria della Neve. Proseguendo verso Lustra, ci si perde in un panorama mozzafiato. 
La veduta sulla valle dell’Alento è spettacolare, dove spicca l'invaso azzurro creato dalla Diga dell’Alento con la sua Oasi e i paesi di Rutino e Lustra.
Il Castello di Rocca Cilento toglie il respiro assieme al panorama, una vista unica, una veduta fantastica sulla natura del Cilento e i paesini Cilentani.
Dopo aver visto e ammirato il Castello, si scende per il Centro Abitato di Rocca Cilento, con pavimentazione in pietra e case riportate all’antico splendore. 

A metà del paese, affacciata ad una piazzetta, si trova la Chiesa dedicata a Santa Maria della Neve che si festeggia durante la festa patronale del 25 agosto.


Il CASTELLO

Il Castello di Rocca Cilento risale, probabilmente, alla fine dell'800, quando il Gastaldato Longobardo della Lucania, cominciò a suddividersi in Contee e Signorie, date in vassallaggio a membri della Dinastia Salernitana.

In ogni caso Rocca Cilento, prima dell'attribuzione ai Sanseverino era già sede di un Actus e di Contea Longobardi.
Per la sua posizione geografica, all’incrocio della “via di Laureana” con la "Via di Ssnt'Arcangelo", divenne ben presto il centro più importante tra i Villaggi vicini.
Questo periodo è segnato dal fenomeno dell'Incastellamento causato dalle ondate di invasioni perlopiù Ungare e Saracene.
Il Castello diventa proprietà della famiglia Sanseverino alla fine del 1000.

Rocca Cilento è menzionata per la prima volta in un documento del 1110, in cui si riporta la decisione di Guglielmo I Sanseverino di spostare la sede della "Baronia di Cilento" nel centro fortificato (il mitico, e forse mai esistito, Cilenti, o Castellum Cilenti, riedificazione di Petilia, l'antica capitale dei Lucani) posto sulla cima del Monte della Stella alla collina di Rocca.


Come sede Amministrativo - Militare della Baronia, Rocca seguì poi strettamente le vicende di questo Feudo, che i Sanseverino del ramo di Marsico, persero e recuperarono più volte, ma che sostanzialmente controllarono per oltre 4 secoli e mezzo, fino al 1552.
Da allora, Rocca seguirà le vicende degli altri paesi Cilentani, passando di mano a diverse famiglie di Feudatari, cocludendosi la serie, con le famiglie Garofalo e Granito di Belmonte.
E' interessante riportare quanto scrive Piero Cantalupo:
«Il 16 aprile del 1672 in Cilento, cioè a Rocca, si costituì un’associazione unica nel suo genere, quella dei Preti del Cilento, il cui solo scopo era quello di fornire al momento del decesso un adeguato servizio funebre ai consoci. 
Il particolare valore dell’atto è dato dalla testimonianza del radicato sentimento degli abitanti dei vari centri cilentani, una volta inclusi nella Baronia, di appartenere ancora ad un comune ed unitario organismo politico, che, inteso come patrimonio civile della stessa stirpe, qualificava ciò che, insomma, potrebbe latinamente definirsi nazione.»
Dopo il 1552, il Castello passa per molte mani, che vi lasciano tracce, trasformandolo, a seconda delle esigenze del momento (abbassamento delle torri, apertura delle finestre, stucchi negli interni, etc.).
Il Castello fu usato a scopi difensivi durante i moti Giacobini del 1799.


Negli anni 1960, fu acquistato dallo storico Ruggero Moscati (1908-1981) che ne avvertiva il valore di luogo simbolico del Cilento, crocevia delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo. 
Sotto la sua gestione, il Castello divenne luogo di incontro ed ospitalità di studiosi, e sede di Convegni di studio. 
Il rapporto di Moscati con questa sua opera, conobbe alterne fortune, in un rapporto connotato da alti e bassi, funestato, come fu, da furti e vandalismi.
Dopo la morte di Moscati, il Castello è andato incontro a un degrado: fino a che, piuttosto malridotto con evidenti lesioni in vari punti, come sul tetto e sulle volte, nel 2018 ha avuto inizio un profondo lavoro di restauro.


Struttura del Castello

Il Castello è un complesso a pianta pentagonale allungata in direzione Nord-Sud, che domina il Borgo di Rocca Cilento nel quale si inserisce, in modo organico, ad una quota di 635 m, sul versante Sud-Ovest della collina. 
La struttura attuale è circondata da Mura di origine Angioina, che presenta Torri circolari sul lato Sud-Ovest. Lo stretto passaggio di ingresso, segnato da un brusco cambiamento di direzione, era un accorgimento difensivo dell'Architettura Militare Normanna, usata per evitare che gli assedianti potessero abbattere il portone con l'ariete. 
Il Complesso Difensivo è completato da un fossato che costeggia per un tratto limitato le Mura. 
Il Castello mostra i segni degli interventi fatti in Epoca Angioina, mentre rari sono quelli apportati in Epoca Normanna e Sveva; comunque, molti sono concordi sull'origine Longobarda del primo maniero. 
Nei cortili resta, ancora oggi, traccia degli accorgimenti usati in epoche anteriori per l'approvvigionamento idrico.


MEMORIA DI DONNE e UOMINI

Nicola BAMMACARO - Nacque a Rocca Cilento nella prima metà del 1700; nel 1746 fu Professore straordinario di Filosofia nell'Uuniversità di Napoli, e fece parte dell'"Effimera Accademia" istituita da Celestino Galiani.

Nel 1746, dette alle stampe un primo opuscolo sulla natura dell'aria, nel quale esponeva la dottrina implicitamente contenuta nell'opera «Dell'aria e de' morbi dall'aria dipendenti» (2 volumi, Napoli 1746-1749) del medico suo amico Giuseppe Mosca, della quale egli indicava i possibili sviluppi.
Un successivo volumetto sulle forze elettriche, pubblicato 2 anni dopo, come complemento del precedente, gli dette una certa notorietà, sia perché si trattava di uno dei primi libri sull'elettricità, pubblicati in Italia, sia per la polemica che ne seguì con l'Abate J. A. Nollet che aveva enunciato, nel 1745, la teoria delle effluenze ed affluenze, con la quale spiegava i pochi fenomeni elettrostatici allora noti, come dovuti ad una materia sui generis fluida sottilissima, effluente dai corpi elettrizzati ed affluente in essi, dai corpi vicini. 
Il Bammacaro ritenne la materia affluente "precaria et ex hypothesi assumta"; secondo lui, esiste la sola materia effluente, che, sprizzata dai corpi elettrizzati, comprime l'aria circostante e quindi si riflette, formando attorno al corpo elettrizzato un'atmosfera elettrica o "vortex aëreus": la forza elastica dell'aria compressa dalla materia effluente, spinge i corpicciuoli leggeri verso i corpi elettrizzati. 
Si spiega così, secondo il Bammacaro, l'apparente attrazione che la teoria del Nollet attribuiva all'impulso della materia affluente. 
Il Nollet, nella replica a questa critica (Recherches sur les causes particulières des phénomènes électriques... Paris 1749, pagine 56-75), ribadì la propria teoria dedotta, a suo parere, unicamente dai fenomeni; respinse la teoria del Bammacaro, perché non si possono concepire, gli effluvi elettrici che si riflettono su se stessi, e soprattutto, perché la teoria non spiegherebbe, come mai, attrazioni e repulsioni avvengano anche nel vuoto; infine, rimproverò il Bammacaro, di non aver fondato la teoria su esperimenti propri, ma di essersi fidato di quelli altrui. La polemica non ebbe ulteriore risonanza, perché, nell'epoca in cui si svolgeva, tanto la teoria delle effluenze ed affluenze del Nollet, quanto la più infelice teoria dei vortici del Bammacaro, erano superate dalle nuove concezioni di Beniamino Franklin.
Il Bammacaro morì a Napoli intorno al 1778.

Scritti: «Epistola tentamen de aëre, sive de natura mundi corporei exhibens», Neapoli 1746 (ripubblicato in G. Mosca, «Dell'aria e de' morbi dall'aria dipendenti», I, pagine IX-LXIV); «Tentamen de vi electrica eiusque phaenomenis in quo aeris cum corporibus universi aequilibrium proponitur...», Neapoli 1748.


Guarda il video (qui sopra) con gli Acquarelli dedicati a Rocca Cilento e se ti interessa acquistarne qualcuno (stampe e/o oggettistica), clicca sul logo sottostante

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PATRONA

(Madonna) Nostra Signora della Neve (in latino Sancta Maria ad Nives) è uno dei titoli sotto cui viene invocata, specialmente in ambito Cattolico, Maria, la madre di Gesù.

Il titolo è legato a quello della Basilica di Santa Maria ad Nives sul colle Esquilino di Roma, ritenuta il più antico Santuario Mariano dell'Occidente, eretta da Papa Sisto III, sul sito dell'antica Basilica Liberiana ed intitolata alla Vergine, che il Concilio di Efeso aveva solennemente proclamato "Madre di Dio" (o Theotókos, in greco Θεοτόκος).

I Festeggiamenti in onore di Nostra Signora della Neve, vengono fatti coincidere con la memoria della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, che già il Martirologio Geronimiano pone al 5 agosto; in tale giorno viene anche celebrato il ricordo del leggendario miracolo della nevicata, che avrebbe ispirato a Papa Liberio, la fondazione dell'edificio sacro.
Il titolo di Madonna della Neve risale ai primi secoli della Chiesa Cattolica ed è legata alla nascita della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
L'antica Chiesa fu fondata al tempo di Sisto III che, in ricordo del Concilio di Efeso, dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle innalzare a Roma una Basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche i materiali di recupero della Chiesa antecedente. 
In quel periodo, a Roma, nessuna Chiesa o Basilica, raggiungeva lo splendore e la grandezza del nuovo luogo di culto. 
Qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di Santa Maria Maggiore, ad indicare la sua prevalenza su tutte le Chiese dedicate alla Madonna.
Nei secoli seguenti la Basilica ebbe vari interventi di restauro strutturale e artistico, fino a giungere nel 1750 le forme architettoniche che oggi ammiriamo.

Il culto della Madonna della Neve, andò comunque sempre più confermandosi; tanto è vero che, tra il 1400 ed il 1700, ci fu la massima diffusione di Chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l'instaurarsi di tante celebrazioni locali che, ancora oggi, coinvolgono interi paesi e quartieri di città. 
A Roma il 5 agosto nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, il miracolo viene ricordato con una pioggia di petali di rosa bianca, cadenti dall'interno della cupola durante la Solenne Celebrazione Liturgica.
Il culto, come si è detto, ebbe grande diffusione: oggi in Italia si contano 152 edifici Sacri fra Chiese, Santuari, Basiliche minori ecc., intitolate alla Madonna della Neve. 
Ogni regione ne possiede una notevole quantità, in particolare concentrate in zone dove la neve non manca; le regioni che primeggiano sono: il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. 
Nel Napoletano il culto e la celebrazione sono molto solenni, coinvolgendo le comunità di fedeli con manifestazioni esterne e folcloristiche.


Nel 300, sotto il Pontificato di Papa Liberio, un nobile e ricco Patrizio Romano, insieme alla sua nobile moglie, non avendo figli, decisero di offrire i propri beni alla Santa Vergine per la costruzione di una Chiesa a lei dedicata; la Madonna apprezzò il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi, la notte fra il 4 e il 5 agosto, indicando, con un miracolo, il luogo dove sarebbe sorta la Chiesa. 
La mattina seguente, i coniugi romani si recarono dal Papa per raccontare il sogno fatto da entrambi: poiché anche il Papa aveva fatto lo stesso sogno, si recarono sul posto indicato, il Colle Esquilino, che fu trovato coperto di neve in piena estate. 
Il Pontefice tracciò il perimetro della nuova Chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato, e fece costruire l'Edificio Sacro a spese dei nobili coniugi (questa tradizione non è confermata da alcun documento).
La Chiesa fu detta Liberiana, mentre dal popolo fu chiamata anche ad Nives (della Neve).


Ecco cos'è il Cilento, ecco chi sono i Cilentani

Videointervista allo storico Pantaleo Cella, il Cilento come luogo geografico ma anche come storia, carattere e pensiero.
Per chi vuole capire cosa sia il Cilento e chi siano i cilentani.


 COME ARRIVARE a Rocca Cilento

In AUTOMOBILE

Rocca Cilento è raggiungibile tramite una strada secondaria, provenendo dalla Statale 18, al bivio tra Rutino e Torchiara, bisogna svoltare verso Lustra. Superata tutta la contrada San Martino di Laureana, bisognerà imboccare la strada sulla sinistra che sale, appunto verso Rocca.





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