Post in evidenza

Campania: Laureana Cilento il paese delle signorie


Laureana Cilento è un comune della Provincia di Salerno (SA) in Campania.

Siamo alle porte del Parco del Cilento, partendo da Agropoli, prendendo la Strada Regionale 267 (8.8 km), in 14 minuti, si arriva a Laureana Cilento, salendo verso Nord in dolce pendenza tra colline a coltivi ed uliveti e nell'ultimo tratto più ripidamente si arriva al Borgo.

Il Comune è Sede Istituzionale della Comunità Montana Alento-Monte Stella e fa anche parte dell'Unione dei Comuni Alto Cilento.

Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di Bacino Regionale Sinistra Sele.

LAUREANA CILENTO

Regione: Campania
Provincia: Salerno SA
Altitudine: 452 m slm
Superficie: 13,74 km²
Abitanti: 1.185
Nome abitanti: Laureanesi
Patrono: San Cono (3 giugno)











GENIUS LOCI
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)

Vive tranquilla nella campagna con la sua posizione arroccata a sentinella della costa e con vista su tutti i paesi a corona, posti sul territorio collinare premontano del Parco del Cilento.
Nella memoria di un passato ricco di storia risalente all’arrivo dei Basiliani che vi costruirono vari Cenobi, e successiva Medievale, in cui la sua posizione, al centro delle vie di comunicazione che scendevano dalla zona montuosa soprastante, era particolarmente adatta per difendersi dagli assalti che venivano dal mare.


ORIGINE del NOME
(Toponomastica)

Benché si consideri Laureana come una testimonianza della presenza un tempo, di Laure Basiliane, termine derivante dal Bizantino λαὗρα "Monastero, Chiostro", il Toponimo sarà piuttosto un riflesso dal latino, come Laureana di Borrello (RC).
Forse dalle “Laure” Basiliane prese il nome il Castello, «Castellum Lauri», costruito per difendersi dai Saraceni; oppure dalle piante di Lauro (Alloro - Laurus nobilis - è una pianta aromatica e pianta officinale appartenente alla famiglia Lauraceae e al genere laurus) che crescono copiosi in questa zona. 


TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)

Centro Agricolo situato tra folti Castagneti in alto e campagne a ulivi in basso; un balcone affacciato alle colline premontane del Parco del Cilento, a 452 metri sul mare, dal quale la vista spazia da Agropoli al Golfo di Salerno a Capri e Ischia.
La parte antropizzata, è costituita da un Borgo principale, stretto attorno alle evidenze storiche - chiesa e palazzi nobiliari - ed un paio di frazioni più in basso.
Il Borgo, si raggiunge con una strada immersa negli uliveti; il  villaggio, fortemente spopolato, è costruito in forte pendenza, con un centro antropico disposto attorno alle evidenze storiche: la prima è la Parrocchiale di Santa Maria del Paradiso, con un primo nucleo di edifici, poco più in alto il Palazzo Feudale Del Mercato e, appresso, una piazza con Belvedere, da un lato due panchine e la ringhiera, e sull'altro lato gli edifici tra cui uno con bar sotto 2 arconi, aperto solo su richiesta telefonando, come recita un cartello attaccato alla vetrina.
Di seguito, la strada si impenna ancora e, dopo una curva incontra un piccolo slargo su cui prospettano un palazzetto in cui è stato ricavato l'elegante ed accogliente Hotel Sgroi ed il Palazzo Del Mercato sulla sinistra, alle cui spalle, ancora, gli edifici del Borgo, ed una Cappella appartenente alla famiglia sulla destra.
Continuando a salire accompagnati su un lato dal muro esterno del Palazzo Del Mercato, si arriva all'edificio che oggi ospita la Sede dell'Ente Parco.
Successivamente si esce dal paese e ci si infila nel bosco.  


ITINERARI e LUOGHI
(Culturali, Turistici, Storici, Archeologici, Naturali)

Subito sopra la Parrocchiale, l’antico Castellum Lauri, poi Palazzo Feudale, di probabile origine longobarda, citato in numerosi documenti antichi, con resti di torri dalle fondamenta a sezione quadrata, è stato modificato attraverso i secoli dalle famiglie Sanfelice e Del Mercato.
Oltre alla Parrocchiale di Santa Maria del Paradiso, è degna di nota la Cappella dell’Annunziata, nello slargo in cui prospetta il Palazzo Del Mercato alla quale la Cappella appartiene, con portale in stile gotico e un affresco rappresentante l’Annunciazione, che custodisce anche opere preziose come un’acquasantiera, un bassorilievo, un quadro con l’Arcangelo Gabriele e una Madonna lignea.
Ricostruito nel dopoguerra, dell’antica struttura il Convento di San Michele ne conserva ormai solo il nome.

In cima al paese si staglia netto e imponente il Palazzo Cagnano, costruzione Ottocentesca di ispirazione non Cilentana, a 3 piani con scale interne ed arco rampante, attuale sede della locale Comunità Montana.
.

A fondovalle, verso Torchiara, troviamo il Santuario dell’Acquasanta, con una piccola chiesa e un pozzetto in marmo del Seicento che raccoglie le acque sorgive ritenute miracolose.

Guarda il video (qui sopra) con gli Acquarelli dedicati a Laureana Cilento e se ti piacciono e ti interessa acquistarne qualcuno (stampe e/o oggettistica),vai alle gallerie online cliccando sui loghi sottostanti


STORIA

Ricordato dal 963, il Borgo, denominato Lauriano, dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Torchiara, appartenente al distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.
Con l'annessione al Regno di Sardegna, ha cambiato il Toponimo in Laureana Cilento e, dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Torchiara, appartenente al circondario di Vallo della Lucania.
Il paese è ricco di storia: le origini risalgono all’arrivo dei Basiliani che costruirono vari Cenobi.
Forse dalle “Laure” Basiliane prese il nome il Castello, «Castellum Lauri», costruito per difendersi dai Saraceni; oppure dalle piante di Lauro (alloro - Laurus nobilis - è una pianta aromatica e pianta officinale appartenente alla famiglia Lauraceae e al genere laurus) che crescono copiosi in questa zona. 
Nel Medioevo Laureana era molto popolata, anche grazie alla ricchezza prodotta dalla sua posizione, al centro delle vie di comunicazione che scendevano dalla zona montuosa soprastante, era particolarmente adatta per difendersi dagli assalti Saraceni, che venivano dal mare.
Posseduto e ceduto varie volte dai Sanseverino, il Feudo attraversò numerose vicissitudini, fino al suo frazionamento e impoverimento.
In epoca medioevale, inoltre, sorsero 2 Casali: San Martino e Matonti.


SANTO PATRONO

San Cono è il protettore del paese; è andata distrutta una Cappella a lui dedicata, che ne custodiva le Reliquie, traslate nella Chiesa Madre.

Di San Cono ne esistono 2: uno di origini Siciliane, nato a Naso (ME) ed uno Campano, di Diano o Teggiano (Salerno). 
Ambedue festeggiati il 3 giugno, ma con storie di vita completamente diverse; il primo molto più lunga e complessa e circostanziata, il secondo più breve e vaga.

San Cono da Nasonacque il 3 giugno 1139, regnante Ruggero II (1112 - 1154), in un'agiata famiglia della cittadina di Naso (Comune della Città Metropolitana di Messina in Sicilia; sorge su un colle nel primo entroterra dei Monti Nebrodi), da Claudia o Apollonia Santapau.

Il lieto evento fu motivo di grande gioia perché, attardati negli anni, i genitori videro finalmente spuntare l’erede, colui che avrebbe continuato nel tempo il Casato dei Navacita, dando ancora maggiore lustro al gentiluomo Normanno, Anselmo Navacita, in quell’epoca Governatore di Naso.

Portato al fonte battesimale molto presto, il bambino fu chiamato Conone.
Man mano che il bambino cresceva, in lui si notavano segni ed atteggiamenti particolari, volti più alla Chiesa, alla Preghiera, alla Mistica, alla vita mondana, sia pure lecita, come si conviene a famiglie agiate e socialmente elevate.

Vocazione
Malgrado tali atteggiamenti non conformi allo "status" della famiglia, da essa non fu ostacolato.
Conone, a 15 anni, si trova, come al solito, in Chiesa per ascoltare la Messa e, seguendo con molta attenzione e massimo raccoglimento, alla lettura del Vangelo di San Matteo, resta colpito da una espressione: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37).
È talmente turbato che impallidisce, cade in ginocchio, congiunge le mani, prega e piange.
Ha inizio così una lotta tremenda col suo cuore perché da un lato si sente trasportato a seguire Cristo, dall’altro non si sente di separarsi dai genitori, tanto buoni e amorevoli con lui, e di abbandonare la casa che l’ha visto crescere nell’agiatezza circondato da un ambiente moralmente sano.
Ma il dardo d’amore lanciato da Dio continua il suo corso misterioso .
Qualche giorno dopo, Conone partecipa ancora una volta al Sacrificio della Messa, e sente sempre più martellanti altre parole del Vangelo che lo feriscono profondamente: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» ( Lc 9,23); «Chi non rinunzia a tutto quello che possiede, non può essere mio discepolo» (Lc 15,33).

Nel Monastero di San Basilio
La scelta è fatta, il giovane Conone seguirà il Signore, l’unico ostacolo che dovrà superare, è quello dei genitori, i quali, non appena informati dallo stesso figlio restarono attoniti, prima, decisamente contrari opponendosi in tutti i modi, dopo.
Però, la voce di Dio non si può eludere e, nonostante i genitori siano rimasti turbati e delusi, per le mire che nutrivano per l’avvenire del figlio, alla fine, dovettero acconsemtire, sia pure, col cruccio interiore di separarsi dal figlio e di modificare i loro piani familiari.
Così Conone si reca presso il Monastero di San Basilio, a poca distanza da Naso, espone il suo desiderio e fermo proposito al Padre Superiore e, benevolmente accettato, entra nel Monastero.
Ama la Preghiera, di giorno e di notte preferibilmente davanti a Gesù Sacramentato; il Sacrificio, la Penitenza, e non disdegna il Cilicio.
In perfetta ubbidienza gradisce anche i servizi più faticosi e più umili. 
Tutti ne restano ammirati ed edificati.
Fatta la professione solenne viene mandato al Convento di Fragalà, che sorge nei pressi del Comune di Frazzanò (ME), dove, sotto la guida di San Silvestro da Troina e San Lorenzo da Frazzanò, vive ancora più intensamente la Vita Religiosa, distinguendosi sempre nella pratica delle Virtù e mostrando attitudine allo Studio, con notevoli risultati.
Tale fu il progresso globale, che i Superiori non esitarono a proporgli di accedere al Sacerdozio, cosa non comune a quei tempi, soprattutto negli Ordini Monastici, e ad imporglielo in seguito all’umile rifiuto dell’interessato. 

Grotta di Rocca d’Almo
Ordinato Sacerdote, rifulge ancor più nelle virtù e nella dottrina tanto da diventare il Consigliere di tutti per ogni evenienza e quasi un simbolo, per tutto l’Ordine di San Basilio.
Amante, però, della Vita Contemplativa, con preghiere e suppliche, ottenne dai Superiori il permesso di vivere nella solitudine di una grotta, dove poté finalmente dar sfogo a flagellarsi giorno e notte nella Preghiera, nutrendosi di erbe selvatiche e dormendo sul nudo terreno.
Agli attacchi scatenati da Satana, per distoglierlo da così tanta Penitenza, egli resistette in modo eroico, tanto da ricevere da Dio, come consolazione e conforto nella dura lotta, Visioni ed Estasi Celestiali.
La sua fama si diffuse ben presto, e per tutti coloro che venivano a trovarlo, sapeva trovare la parola giusta.

Viene eletto Abate
Intanto, l’Abate del Convento San Basilio, dovendosi assentare per molto tempo, non trovò di meglio, che invitare il Padre Conone Navacita, a sostituirlo.
Così Conone ritornò, suo malgrado, in Convento tra la gioia di tutti.
Giacché, poi, il Superiore, per ulteriori imprevisti, non poté più tornare in Convento, tutti i Confratelli, all'unanimità, elessero Conone come Abate, malgrado la sua giovane età.
In tale periodo, per motivi sconosciuti, il Convento dovette trasferirsi presso la Chiesetta di San Michele Arcangelo, che sorgeva dove attualmente si trova la Parrocchia di San Cono, senza, per altro, minimamente allentarsi il fervore spirituale di tutti i Frati, al punto che il Monastero nel nuovo sito, veniva da tutti additato «la riunione degli Spiriti Eletti», verso cui accorrevano con maggiore facilità e soddisfazione dei Nasitani, infermi ed anime bisognose.

Pellegrinaggio in Terra Santa
Con l’andar del tempo, matura in Cono, l’idea di visitare i Luoghi Santi.
Ottenuti i dovuti permessi, intraprende un faticoso e lungo viaggio alla volta di Gerusalemme, emulo di tanti Padri della Chiesa e, soprattutto, spinto irresistibilmente dal vivere in prima persona, un’esperienza unica in quei luoghi che furono teatro della Vita, della Passione, della Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.
Enorme fu l’emozione, e profondi i sentimenti, da meritare anche visioni di Gesù Crocifisso.
Durante il viaggio di ritorno, si ferma lungamente nelle Calabrie, dove profonde tanto bene e venendo acclamato come Santo.
Tornato a Naso, gli viene comunicata la triste notizia della morte di ambedue i vecchi genitori, avvenuta a breve distanza l’uno dall’altra durante il suo pellegrinaggio, ed essendo rimasto unico erede di un cospicuo patrimonio, lo vende, dando l’intero ricavato ai poveri.

Nella Grotta di San Michele
Dopo una breve permanenza nel Monastero, si ritira definitivamente in una grotta, detta di San Michele, vicina al Cenobio ma del tutto isolata.
Qui riprende la vita di Eremita, in una maggiore ed intima unione con Dio, e nello spirito di una più rigorosa penitenza, non tralasciando di beneficare i suoi amati concittadini e quanti da vicino o da lontano chiedevano aiuti per i loro bisogni, soprattutto spirituali.
Ma, dinanzi a questi uomini straordinari, eroi di sacrificio e penitenza il Demonio non ha pace tentando in tutti i modi di distruggere tutto.
Vi era una giovane fanciulla di nobile casato, ma non di altrettanto nobile animo che, caduta in peccato con un giovane senza scrupoli, rimase nel disonore e nell’ignominia.
Non potendo più nascondere l’accaduto, dinanzi alla sorpresa e alla furia dei genitori, essa non esitò ad incolpare l’Eremita, pur nella sua tarda età, e di cui correva fama di Santità.
Denunziato al Governatore della Città, fu prelevato a forza dalla grotta dove trovavasi in silenziosa meditazione, e trascinato davanti al Giudice, il quale, non rimanendo convinto delle pacate risposte dell’Eremita che, negando, affidava tutto alla volontà di Dio, lo condannò a perenne vergogna ad essere spogliato nudo e fustigato in pubblica piazza. 
Fu trascinato, così, tra la folla che, nel frattempo, si era radunata, per piangere di vergogna o inveire per un linciaggio immediato e sbrigativo.
Quale non fu, però, la sorpresa di tutti, quando, denudato, apparve agli occhi di tutti un corpo esile, emaciato, piagato, coperto di cilicio ai fianchi ed al petto, con le carni in qualche punto a brandelli e piene di vermi perché già putrefatte.
Quindi, non era possibile che quel Sant’uomo si fosse macchiato di tanto peccato; per cui, fu uno sbigottimento generale e un silenzio profondo; alcuni corsero alla casa del Governatore che, immediatamente venne, vide, capì e si prostrò in ginocchio a chiedere perdono.
Così, la vergogna e l’umiliazione si trasformarono all’istante in un clamoroso trionfo, di un popolo osannante che, in massa, lo riaccompagnò alla stessa grotta donde era stato ingiustamente prelevato.

Morte Preziosa
Stava ormai per compiere 97 anni, il 28 marzo 1236, regnante Federico II di Svevia e I di Sicilia (1198-1250), un Venerdì Santo, ad un tratto, insolitamente, si sente il suono delle campane, suscitando lo stupore e la curiosità di tutti i Nasitani che, intuendo qualcosa di straordinario, accorsero in massa davanti alla grotta, rifugio dell’Eremita.
Lo stupore fu ancora maggiore, quando tutti s’accorsero che le campane si erano suonate da sole e che il Santo, così ormai veniva acclamato, era in estasi, sollevato da terra, già morto.
Celebrate le esequie, con afflusso straordinario di fedeli, fu inumato nella stessa grotta e, in un secondo tempo, traslato nell’attuale Cripta della Parrocchia di San Cono, dove tutt'ora viene venerato; la sua fama valicò i confini, sia del paese che della Regione.
Sin dai primi giorni, infatti, fu acclamato Santo dal popolo che ne venerava la memoria.
Non esiste il Decreto di Canonizzazione e si sa soltanto che Papa Urbano VIII (1623-1644) con Decreto della Sacra Congregazione dei Riti, del 16 febbraio 1630,  stabilì di celebrare la festa il 3 giugno con Rito doppio e l’Ottava, e la traslazione il 1° settembre di ogni anno sempre con Rito doppio.
In seguito, Papa Pio VI (1775-1799) con Decreti 26 settembre 1786, 3 luglio 1790 e 26 settembre 1790, concedeva al Clero di Naso, rispettivamente, l’Ufficiatura e la Santa Messa.
Ad ogni modo, sia pure trattandosi di un Santo venerato solo in una Chiesa locale, San Cono è un Santo di un notevole spessore, che così possiamo sintetizzare:

1) Il Santo della Preghiera - Un fascino particolare che sente fin da piccolo tanto da essere chiamato "l’amico del Tabernacolo". 
Fascino che cresce a dismisura durante la vita religiosa tanto da avere il grande dono delle Estasi e delle Visioni.

2) Il Santo della Penitenza - Seppe rinunciare al mondo coi suoi piaceri, col suo chiasso, coi suoi divertimenti.
Amò la Penitenza ed il Sacrificio, ritirandosi nella Grotta di Rocca d’Almo, prima, e in quella di San Michele, dopo, sopportando eroicamente i rigori del freddo, cibandosi delle erbe di campo e flagellando il suo corpo fino al sangue.

3) Il Santo del Perdono - Ad imitazione del Divino Maestro, quando la fanciulla che lo aveva ingiustamente calunniato, e di cui si è detto, si ammalò e fu posseduta dal Demonio; allorché, i di lei genitori, sia pure umiliati, confusi e disperati, a lui ricorsero e ai suoi favori. 
Il Santo, memore soltanto di amare e perdonare, ottenne da Dio la guarigione per la fanciulla che, liberata dal demonio, tornò come prima, lodando il Signore e riconoscente a San Cono.
Così pure, quando il figlio del Governatore di Naso, quel Governatore che lo aveva ingiustamente condannato alla fustigazione pubblica, fu colpito da terribile apoplessia, incurabile a tutti i rimedi allora conosciuti, anch'egli, per intercessione magnanime del Santo venne perfettamente guarito. 

4) Il Santo dei Miracoli
In Vita
- Durante la permanenza del Santo nella Grotta di Rocca d’Almo, un pio gentiluomo, soleva mandargli delle vivande
Un giorno d’estate, mandò col cibo, anche 2 fiaschi di vino che lungo la strada, il servo, vinto dal caldo e dalla tentazione, tracannò in parte, nascondendo il fiasco mezzo vuoto, in un cespuglio, pensando che l’Eremita non avrebbe immaginato nulla.
Quale non fu, invece, la sua sorpresa, quando, arrivato come altre volte, davanti alla grotta, e porgendo il cibo e un solo fiasco al Santo, si sentì da questi aspramente rimproverare, essendo già a conoscenza di tutto.
Con la raccomandazione di non farlo più e di non cedere mai alla tentazione, il Santo diede al servo un bastone per il ritorno, col quale avrebbe dovuto difendersi da un serpente, che avrebbe trovato attorcigliato attorno al fiasco nascosto; ciò che puntualmente avvenne. 
Da quel luogo scaturì una fonte d’acqua, che si chiama «Fontana del Criato» (cioè del servo).
- Mentre si trovava in Terra Santa, convertì e ridusse a penitenza un Religioso che, per quanto da tutti fosse ritenuto come santo, era in realtà un simulatore e un ladro. 
Visitato dal Santo, il Religioso si trovò quasi soffocato da un serpente, che gli stringeva la gola, e liberato, sia pure umiliato e tremante si prostrò in ginocchio, confessando i suoi peccati e promettendo di devolvere in pie istituzioni, tutto il maltolto.
- Al ritorno dalla Terra Santa, a Galatro, nelle Calabrie, guarisce un giovane paralitico sin dalla nascita.
I genitori, fatto ricorso invano a tutti i mezzi della scienza, non appena sanno della presenza del Monaco, che godeva già fama di santità, a lui si rivolgono. 
Il Santo invita, prima, i genitori ad andare a Messa e, dopo, invita anche lo stesso giovane, sia pure paralitico che, incredulo ma fiducioso, con un semplice sforzo riesce ad alzarsi ed andare anche lui in Chiesa con grande meraviglia di tutti.

Post Morte
- La Contessa Susanna Gonzaga, moglie di Pietro II Cardona Conte di Golisano e Signore di Naso, a Napoli contrasse una grave malattia. 
Consigliata dai medici, tornò in Sicilia nella speranza che l’aria natia potesse guarirla. 
Al contrario, arrivata a Messina la sua salute peggiorò; ed essa manifestò il desiderio di recarsi alla tomba di San Cono, per ottenere da lui la guarigione.
A Naso arrivò morente, per cui, fu solo portata nel Palazzo Baronale, dove tutti attesero la sua fine; allora, con un fil di voce, lei fa capire che vorrebbe tentare con le Reliquie del Santo. 
Quindi, le vengono portate in processione e la Contessa, alla presenza delle Reliquie, guarisce istantaneamente; rivestitasi, si accoda anche lei in processione verso la tomba del Santo.
- Il 1° settembre 1610, un giovinetto dodicenne, Antonio Accioli, colpito alla testa da un calcio di cavallo, muore con il cranio fracassato, tra le grida disperate dei genitori e di quanti assistettero alla disgrazia. Immediatamente, si portò la cassa con le Reliquie del Santo, per porle a contatto col corpo freddo del giovinetto, ed ecco il miracolo: Antonio si ridestò come da un brutto sogno, riacquistando miracolosamente la vita.

Sono da ricordare, in modo particolare, le guarigioni del mal d’orecchi, tanto che, la stessa "Università di Naso", nella supplica inviata al Pontefice Urbano VIII, chiese che San Cono, venisse dichiarato protettore di questi organi.

Patrocini
È tradizione comune che San Cono libera la sua città e i devoti:
Dalla Peste: tutte le svariate volte in cui, la Sicilia ne è stata colpita (1267; 1518; 1575; 1624; 1887), contenendo sempre i danni per la città di Naso;
Dalla Fame: in una delle tante carestie che hanno colpito la Sicilia, avvenuta nel 1471, fu dirottata una nave carica di frumento, verso Capo d’Orlando, donde il frumento, fu trasportato verso Naso;
Dalla Guerra: nel 1545, durante la Guerra tra gli Spagnoli di Carlo V e i Francesi di Francesco II, in favore degli ultimi, vennero i Turchi, capitanati da Ariodemo Barbarossa, il quale, incutendo terrore dovunque passava, come un secondo Attila, si diresse alla volta di Naso, dove i cittadini, atterriti, si erano asserragliati, ricorrendo all’intercessione del Santo. 
Sembrava che l’assalto dei Turchi dovesse prendere il sopravvento quando, inaspettatamente, i nemici si diedero alla fuga ed il popolo di Naso cantò vittoria.
L’episodio venne attribuito ad una apparizione di San Cono.
Dai Terremoti: molte volte, nei secoli, hanno seminato panico e rovine nelle contrade Siciliane, lasciando centinaia di cadaveri sotto le macerie: si ricordano quelli del 1693, del 1756, del 1823, del 1908, del 1967, del 16 aprile 1978, del 13 dicembre 1990, nei quali, Naso ha subito danni, ma senza perdite umane.
Dal Fulmine: nel 1916, un fulmine colpì fragorosamente il pilastro destro della Chiesa, mandandolo in frantumi; molto fu il panico, ma i fedeli, numerosi, raccolti nella Chiesa, furono tutti sani e salvi.

Diffusione del Culto a San Cono
Nella Città di Nasodove il Santo nacque, visse e morì, nel 1400, venne eretto un Tempio in suo onore, che fu consacrato solennemente il 3 giugno 1511
In una Cappella della Cripta, si trovano tutt'ora, le Ossa del Santo, tranne quelle di un Braccio, che si custodiscono nella Cappella delle Reliquie, nella Cattedrale di Palermo, dove, peraltro, sin dal 1236, anno della morte di San Cono, venne diffuso il culto al Santo ad opera dei Padri Basiliani.
Nella stessa Palermo, nella Chiesa di Porto Salvo, si trova una pala d’altare, raffigurante San Cono seduto e rivestito dei paramenti per la Messa.
Anche a Messina, esiste un quadro raffigurante San Cono Abate, nella Chiesa di San Agostino e in molti altri paesi della Sicilia, fu diffuso il culto di San Cono, dagli stessi Padri Basiliani, sparsi nei vari Monasteri; esistono dipinti o statue del Santo ed anche molti Toponimi.
La stessa cosa può dirsi per la Calabria, dove il culto del Santo, fu incrementato, probabilmente, a seguito del miracolo del giovane paralitico (vedi sopra, i "miracoli in vita").

La storia del San Cono di Diano o Teggiano (Salerno) in Campania, narra che, notizie assai tardive, dicono che si diede alla penitenza fin da bambino, fuggì da casa e si ritirò nel Monastero Benedettino di Cardossa, presso Padula (SA). 
Un giorno che i genitori andarono a fargli visita, per evitarli, Cono si sarebbe gettato in un forno acceso rimanendo, tuttavia, incolume
Morì giovanissimo, pare nella prima metà del 1200, lasciando fama di Santità. 
Quando il Monastero di Cardossa fu abbandonato, il suo corpo fu trasferito, nel 1261, a Diano: qui ed a Teggiano, Cono è tutt'ora venerato come protettore principale. 
Anche in altre località dell'Italia Meridionale è assai venerato; il culto fu riconosciuto ufficialmente nel 1871 e la festa si celebra il 3 giugno, pur non commemorato nel Martirologio Romano.

San Cono di Diano o Teggiano, oltre a proteggere il paese dalla peste e dai terremoti, secondo alcune leggende guerriere, diede prove d'amor patrio e di valore non inferiori a quelle del suo omonimo di Naso. 
Anzi con l'aiuto di Sant'Antonio, nella guerra fra Diano e Saba, fermò i proiettili, e li respinse contro il Castello avversario. 
I Cranii dei 2 Santi, entrambi privi di capelli e in pieno sole, indicavano il cammino ai combattenti.
San Cono fece da pacere in numerose rivolte contadine. 

Esistono numerosi canti dialettali che illustrano i suoi miracoli e i suoi tempestivi interventi nelle vicende dei cittadini e, quando queste erano già troppo imbrogliate, direttamente presso il trono dell'Eterno Padre.

Hotel Sgroi

Via Roma, 19 - 84050 Laureana Cilento (SA)

Tel. +39 338 1792144 - 392 4137916

www.hotelsgroi.it


Ecco cos'è il Cilento, ecco chi sono i Cilentani

Videointervista allo storico Pantaleo Cella, il Cilento come luogo geografico ma anche come storia, carattere e pensiero.
Per chi vuole capire cosa sia il Cilento e chi siano i cilentani.


RAGGIUNGERE Laureana Cilento

In TRENO

Stazione di Agropoli - Castellabate

Clicca sul logo per Orari e Biglietti


In AUTOMOBILE

Strada Regionale 267 Agropoli (ospedale) - Innesto SP 430 (svincolo Agropoli Sud) - Innesto SP 15 (SanPietro) - Innesto SP 237 (Sant'Andrea)
Strada Provinciale 46 Innesto SS 18 (Rutino) - Innesto SP 15 (Galdo)
Strada Provinciale 172 Innesto SP 46 (Laureana Cilento) - Innesto SR 267 (Archi di Laureana Cilento).

Strada Provinciale 221 Innesto SP 46 (San Martino) - Rocca Cilento

Agropoli > Laureana Cilento


Roma > Laureana Cilento



Più di 80 foto acquerelli dedicati a Laureana Cilento, uno dei borghi del Parco del Cilento, posto su un balcone dal quale la vista spazia sul golfo di di Salerno

Pubblicato: 17 Giugno 2015
Pagine: 85
Copertina: Rigida rivestita
Dimensioni: larghezza 32,39 cm x altezza 27,31 cm
Peso: 0,99 kg
Interno: colore
Lingua: Italiano

Prezzo: € 82,84 (IVA esclusa) (acquista)

Diario fotografico di 153 immagini in bianco e nero dedicato a Laureana Cilento, balcone sulle prime colline del Parco del Cilento, a 452 metri sul mare, dal quale la vista spazia da Agropoli al Golfo di Salerno a Capri e Ischia, in un paradiso di paesaggi illuminati dal sole del sud, tra il verde delle colline punteggiate di piccoli borghi e l’azzurroverde del mare di Agropoli, avamposto del Parco del Cilento e del Vallo di Diano. 26 fotografie sono dedicate all'Hotel Sgroi la cui squisita ospitalità ha permesso la realizzazione del reportage. Il volume fa parte del progetto "Va dove (ti) porta il treno" e quindi la località è stata raggiunta con il treno da Roma alla stazione di Agropoli-Castellabate da cui dista 8,4 km per 15 minuti d'auto.

Pubblicato: 17 Agosto 2017
Pagine: 170
Rilegatura: Copertina morbida con rilegatura termica
Dimensioni: larghezza 21,59 cm x altezza 21,59 cm
Peso: 0,69 kg
Inchiostro Contenuto: Stampa in quadricromia
Lingua: Italiano
ISBN: 9780244927141

Prezzo: € 52,96 (IVA esclusa) (acquista)

Contattatemi per maggiori informazioni

Whatsapp: +39 348.2249595


Commenti