Brisighella (Brisighëla in Romagnolo) è un comune in Provincia di Ravenna (RA), ubicato nella bassa Valle del Lamone, alle pendici dell'Appennino Tosco-Romagnolo, in Emilia Romagna.
Fa parte dei Borghi più Belli d'Italia e si fregia della Bandiera Arancione conferitale dal Touring Club Italiano.
Centro sulla sinistra del Fiume Lamone, caratterizzato dalla presenza di 3 Colli, ai piedi dei quali sta il Borgo; 3 spuntoni di roccia, l’uno regge la Torre dell’Orologio, l’altro la Rocca Manfrediana, il terzo il Santuario Mariano del Monticino.
il Sito ha Scorci Edilizi curiosi, ed è il Mercato della Bassa Valle del Lamone, vicino a sboccare nel piano; poco più in basso le Terme, con acque in prevalenza sulfuree.
Il Fiume nasce, e per un tratto scorre, in un lembo di montagna che, pur essendo a Settentrione del Crinale Appenninico, fa parte della Toscana.
Sorge in area ricca di reperti Archeologici anche Preromani; le origini del «Castrum Brasichellae» sono incerte; la fondazione viene comunemente attribuita a Maghinardo Pagani, nel 1200.
A km 12,3 da Faenza, centro della Bassa Valle del Lamone, cresciuto sulla Sinistra del Fiume, oltre ad essere mercato di prodotti agricoli, conta iniziative industriali e commerciali, ed è frequentata Stazione Termale.
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)
Le ginestre, gli olivi, i cipressi, i colli, le atmosfere nebbiose o notturne, il paesaggio innevato, i vicoli silenziosi del Borgo nei meriggi d’estate, l’alba e il crepuscolo, il mutare dei colori al passo con le stagioni, la vita domestica che s’intuisce dalle luci accese nelle case.
Sui colli, fra nebbie e ginestre, l’idea di Brisighella è custodita come dentro uno scrigno.
Il Borgo addossato ad una Rupe gessosa e sovrastato da 3 scogli di Selenite sui quali si ergono la Rocca, la Torre dell’Orologio ed il Santuario del Monticino.
L’antico Borgo Medievale e Termale si distingue per la spiccata Vocazione all’Ospitalità e al Turismo Sostenibile.
La Tranquillità dei Luoghi, che si mescolano alla Storia, alle Tipicità Enogastronomiche e alle numerose iniziative Artistiche e Culturali, ne fanno un luogo ideale per un soggiorno dedicato alla cura di se stessi e alla riscoperta di perdute emozioni.
All’interno della parte storica, l’Atmosfera Medievale è conservata nel saliscendi di strade e viuzze, negli edifici maestosi come nelle case basse e arroccate, nei vicoli in ombra, negli angoli nascosti, nelle piazze e nei cortili animati nei giorni di festa e di mercato.
L'abitato e i suoi dintorni sono un trionfo di verde, pittoreschi sentieri e scalinate gessose, suggestivi edifici religiosi e stradine caratteristiche costeggiate da antiche case, l’originalissima Via del Borgo, detta anche Via degli Asini, che promettono lunghe e rilassanti passeggiate accompagnate da irresistibili atmosfere d'altri tempi.
Guarda il video (qui sopra) con gli Acquarelli dedicati a Brisighella e se ti interessa acquistarne qualcuno, (stampe e/o oggettistica), clicca sul logo sottostante
GALLERIA ONLINE
PERCHÉ BANDIERA ARANCIONE
La località si distingue per il servizio di informazioni turistiche efficiente e per il Centro Storico ben conservato e valorizzato.
Adeguata è la segnaletica per raggiungere sia il Borgo che le strutture caratteristiche nelle quali mangiare e pernottare. Il Comune, inoltre, propone diversi eventi che si svolgono nel corso dell’anno. (Marta, ghost visitor TCI)
ORIGINE del NOME
(Toponomastica)
Si riferisce un'attestazione del Toponimo dell'anno 1371 "Brisighella" e si propone un etimo da un prelatino *Brisca, *Bresca, da cui il Romagnolo “Bresca" (favo), Siciliano “Briscale" (terra spugnosa, gessosa), e dice che «tale è la natura delle colline brisighellesi».
Ma il Toponimo, probabilmente, non va separato da una voce “Bré⟆sega” che in territorio Polesano significa "piccola parte di terreno"; la parola in rapporto con l'italiano “briciola”, ed è alla base di denominazioni Toponimiche del Polesine come “Bre⟆sega” e “Bre⟆eghina”.
Nei documenti antichi, sono varie le Grafie - da “Braxella” a “Brassichella” e, dal 1550, Brisighella - così come diverse sono le interpretazioni del Toponimo.
Alcuni studiosi lo collegano alla base Celtico-Lombarda “Brics” (luogo sospeso); altri propongono il tardo Latino “Brisca” (terra spugnosa) ed altri ancora, ritengono che derivi da “Brassica” (cavolo), una pianta spontanea diffusa in passato nella zona.
Lo Stemma
Raffigura un Montone rampante in campo azzurro e verde.
L'origine è incerta ma l'ipotesi più accreditata lo fa risalire a Giove Ammone, dio Orientale, che sarebbe stato il protettore della Valle del Lamone (dove si trova Brisighella) e che era rappresentato, appunto, in forma di Montone.
TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)
Il Comune di Brisighella è il più Meridionale della Provincia di Ravenna.
Il Capoluogo Comunale sorge a circa 12 km a monte della Città di Faenza e a 50 km a Sud-Ovest di Ravenna, a ridosso dei primi rilievi dell'Appennino Faentino.
È attraversato dal Fiume Lamone, che percorre l'omonima Valle a cavallo tra Toscana e Romagna.
Confina a Sud con la Toscana (Città Metropolitana di Firenze) nell'area del Mugello e a Sud-Est con la provincia di Forlì-Cesena, nella zona tra Appennino Faentino ed Appennino Forlivese.
Centro sulla sinistra del Fiume Lamone, caratterizzato dalla presenza di 3 Colli, ai piedi dei quali sta il Borgo; 3 spuntoni di roccia di Selenite (una particolare varietà di Gesso Cristallino, chimicamente Solfato di Calcio Biidrato, che ha la particolarità di depositarsi in strati.
Si trova in natura in forma di scaglie, trasparenti traslucide che vengono attraversate dalla luce, caratteristica che dà origine al suo nome; il motivo del nome deriva dall'uso che ne fecero i Greci per la fabbricazione di lastre trasparenti con funzione di vetro, allora ancora sconosciuto, con la particolarità che la luce che lasciava trasparire, era simile a quella della luna (σεληνη Selene in Greco); per questo motivo è conosciuta anche con il nome di «Pietra di Luna»), la stessa che compone le colline circostanti, appartenenti al Parco Regionale della Vena del Gesso.
Il Borgo è addossato ad una Rupe gessosa e sovrastato da 3 scogli di Selenite sui quali si ergono la Rocca, la Torre dell’Orologio ed il Santuario del Monticino.
Sul lato opposto era difeso da 2 linee concentriche di Mura, ancora percepibili nelle abitazioni che le hanno inglobate.
All’interno della parte storica, l’Atmosfera Medievale è conservata nel saliscendi di strade e viuzze, negli edifici maestosi come nelle case basse e arroccate, nei vicoli in ombra, negli angoli nascosti, nelle piazze e nei cortili animati nei giorni di festa e di mercato.
Il Cuore del Borgo è piazza Marconi, sulla quale si affacciano Palazzo Maghinardo, Sede del Municipio, e l’originalissima Via del Borgo, detta anche Via degli Asini.
LA VALLE ED IL FIUMEDEL LAMONE. L'itinerario si sviluppa lungo i Bacini Montani del Fiume Lamone, l'Antico "Anemo" di Plinio, che nasce in territorio Toscano presso la Colla di Casaglia, attraversa Marradi, tocca Brisighella ed arriva a bagnare Faenza, e solcando la pianura arriva al Mare Adriatico.
BRISIGHELLA. Il Borgo è addossato ad una Rupe gessosa e sovrastato da 3 scogli di Selenite sui quali si ergono la Rocca, la Torre dell’Orologio ed il Santuario del Monticino.
Sul lato opposto era difeso da 2 linee concentriche di Mura, ancora percepibili nelle abitazioni che le hanno inglobate.
All’interno della parte storica, l’Atmosfera Medievale è conservata nel saliscendi di strade e viuzze, negli edifici maestosi come nelle case basse e arroccate, nei vicoli in ombra, negli angoli nascosti, nelle piazze e nei cortili animati nei giorni di festa e di mercato.
Il Cuore del Borgo, magico nella quiete notturna, è Piazza Marconi, sulla quale si affacciano Palazzo Maghinardo, Sede del Municipio, e l’originalissima Via del Borgo, detta anche Via degli Asini.
All’interno dell’abitato, appena fuori dell’antica linea delle mura, nella centrale Piazza Carducci, sorge La Collegiata dei Santissimi Michele e Giovanni Battista (ultimata nel 1697) a Croce Greca.
La Facciata, è impreziosita da un Portale in bronzo.
All’interno, si possono ammirare il Crocifisso scolpito in legno d’olivo del 1500 e l’Altare in scagliola policroma, di gusto neo-Barocco, dedicato alla Madonna delle Grazie, rappresentata in una tavola lignea del 1400.
La Collegiata conserva anche una magnifica Adorazione dei Magi, tavola dagli squillanti colori del pittore forlivese Marco Palmezzano (1500) proveniente dall’antica Pieve di Rontana.
Dalla Piazza, la Via Baccarini scende al Parco Giuseppe Ugonìa, al centro del quale è il bronzo “Fante che dorme” in fondo al Parco, l'alberato Viale de Gasperi, raggiunge la CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI (1518-1525), che si trova al limitare dell’abitato, lungo la strada che porta a Firenze.
Preceduta da un Portico; sopra il Portale, l'Assunta, lunetta in terracotta.
Sulla sinistra, nella Cappella della Deposizione, pannelli in ceramica raffiguranti la Vita di San Francesco.
Nell'interno, con stucchi del 1634, sopra il primo altare destro, statue di Girolamo Bacchi e di sua moglie Osanna, committenti della Chiesa; nel Presbiterio, a destra Madonna col Bambino e San Giovanni del 1500; nel Coro, *Madonna col Bambino in trono, Angeli e Santi.
Tornati in Piazza Carduccisi segue la Via Porta Fiorentina, fino all'incrocio con la Via Naldi, il cui tratto di destra, sbocca nella Piazza Marconi, sulla quale prospetta il Neoclassico Municipio, dove, nella Sala Consiliare, sono un Camino Quattrocentesco con lo Stemma dei Manfredi, ed un Tondo in Maiolica con festone di frutta, in stile Robbiano.
Dal sottopassaggio alla testa dell'edificio un voltone e poi una gradinata sale al Teatro Comunale "Maria Pedrini" (1832); da qui, un sentiero si inerpica fino alla Torre dell'Orologio, che sovrasta il Borgo, e che fu il primo Baluardo di Difesa, risalente al 1290.
Lo stesso voltone, immette nella *VIA DEGLI ASINI o DEL BORGO, fiancheggiante Piazza Marconi, una strada sopraelevata, coperta, illuminata da Archi a forma di mezzaluna di differente ampiezza, unica al mondo.
Nata probabilmente tra il 1100 e il 1200, come Baluardo Difensivo a protezione del Borgo ed originariamente scoperta, veniva utilizzata come Camminamento di Ronda e Via di Comunicazione.
È storicamente accertato che dalle caratteristiche finestre ad arco i Brisighellesi, Soldati di Ventura, impedirono nel 1467a Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, di penetrare nel Villaggio.
Quando perse la sua funzione difensiva, fu coperta, inglobata negli edifici adiacenti ed usata dai «Birocciai», che abitavano ai nei piani superiori dell’edificio, per il trasporto il Gesso dalle Cave usavano gli Asinelli, da cui deriva la seconda denominazione.
I «Cameroni», cioè le Stalle erano situate di fronte agli Archi, mentre le «Birocce», i Carri da trasporto, erano sistemati in ambienti scavati nel gesso ed accessibili dalla Piazza sottostante.
MUSEO DELLA GRAFICA «GIUSEPPE UGONIA» E VALLE DEL LAMONEAl termine, andando a destra, si raggiunge l’Ottocentesco Palazzo dell'ex Pretura che ospita il MuseodellaCollezione delle Opere del Pittore e Litografo Faentino Giuseppe Ugonìa (1881-1944), donate all’Amministrazione Comunale di Brisighella dalla Vedova Elena Mignini.
Al primo piano dell'edificio è stato ricostruito lo Studio di Ugonìa, con banco, torchio e tutti gli strumenti dell'Artista, accanto ad acquerelli, cartoncini ed ex libris. In una saletta contigua è conservata l'opera completa del Maestro.
Al secondo piano sono esposti Dipinti provenienti in gran parte da Chiese del Territorio, interessante repertorio dell'Arte locale.
Alcuni dei pezzi provengono dalla Chiesa di San Bernardo, di proprietà dell'Azienda USL di Ravenna, recuperata ed ora inserita nel Circuito Turistico-Culturale della zona di Brisighella.
Le opere coprono un arco cronologico che va dal 1300 al 1900, tra cui la grande Pala del Guercino con "San Francesco d'Assisi e San Ludovico di Francia, commissionata per la Cappella Naldi della Chiesa di San Francesco.
Si hanno poi Stampe Antiche e Otto-Novecentesche, Ceramiche di produzione Faentina (1300-1800), Argenti ed Arredi Sacri, tutte opere che offrono uno spaccato eloquente del ricco patrimonio tutt'ora conservato nelle Chiese del circondario.
Fra i pezzi di maggior rilievo c’è un Presepe della fine del 1400, in Terracotta Policroma, di fattura Faentina, proveniente dalla vicina Chiesa Parrocchiale di Zattaglia.
Le Targhe Devozionali in Ceramica sono poche ma importanti: tra esse la Maiolica dipinta di manifattura Faentina, raffigurante la Beata Vergine delle Grazie di Faenza, detta di "Maria Saletti".
LA ROCCA MANFREDIANA. Dall'estremità Sud-Ovest dell'abitato, la Carrozzabile per Riolo Terme (in alternativa, una lunga ed erta scalinata), conduce, in erta salita, alla Rocca.
la Rocca costituisce un pregevole esempio dell’Arte Militare Medioevale.
Eretta nel 1310 da Francesco Manfredi Signore di Faenza, per il controllo della Valle del Lamone, sui resti di una precedente; nell'aspetto attuale, risale ai lavori promossi nel 1457-1466 da Astorgio II Manfredi.
Presa dallo Stato della Chiesa con le campagne di Egidio Albornoz, la Santa Sede la detenne dal 1368 al 1376, quando la ricedette ai Manfredi, nominati Vicari Pontifici.
La Famiglia Nobile Faentina governò quasi ininterrottamente dal 1300 e il 1400; in questo lungo periodo, fu soggetta ad ampliamenti ed ammodernamenti, a cura di Galeazzo Manfredi nel 1394 e di Astorre II nel 1457 e 1466.
Conquistata, poi, da Cesare Borgia nel 1500, alla sua caduta, nel 1503, la Rocca fu conquistata dai Veneziani. che la tennero dal 1503 al 1509; all'epoca la Rocca possedeva solo la Torre minore (detta il Torricino) e la Serenissima l’ampliò e dotarono dell'imponente Torrione Circolare.
Dagli spalti della fortezza si ammira un bellissimo paesaggio, la vista spazia sul Borgo sottostante e sull’intera valle, fino ai confini con la Toscana, oltre alla Torre dell'Orologio e il Santuario del Monticino, risalente al 1700, posto sul terzo colle, un tempo noto come Calvario.
Oltre le 2 Torri cilindriche, la Rocca consta di un Cortile cinto da massicce Mura, alla cui estremità si aprivano i Cunicoli sotterranei.
L'interno ospita il «Museo del Lavoro Contadino nelle Vallate del Lamone, Marseno e Senio», che raccoglie oggetti di uso quotidiano ed attrezzi agricoli; ricostruzione di ambienti domestici; documentazione ed arnesi degli antichi mestieri.
A breve distanza dalla Rocca, sulla destra, una Strada Sterrata raggiunge la Torre dell'Orologio, costruita da Maghinardo de’ Pagani nel 1290, rifatta nel 1850.
Una Campana, del 1408, porta il nome di Astorgio III Manfredi
Procedendo sulla Carrozzabile, si incontra la salita per il Santuario della Madonna, sul rilievo detto Monticino, circondato da cipressi, sorto nel 1758.
ESCURSIONI
LA PIEVE DI *SAN GIOVANNI IN OTTAVO. Da Brisighella, percorso un breve tratto di Strada Provinciale 302, si piega a sinistra sotto passando la Ferrovia Faentina (o di Dante), per raggiungere la Pieve di San Giovanni in Ottavo, o del Tho, cosiddetta, perché sorta all'Ottavo Miglio da Faenza, lungo la Strada che univa l'Emilia all'Etruria.
La bella costruzione Romanica, una delle più antiche della Romagna (la prima memoria risale al 909), con Campanile retrostante che conserva la Bifora originale, venne riedificata su strutture Romane, con il reimpiego di materiali lapidei.
L'interno è a pianta Basilicale, a 3 Navate, divise da Colonne di Granito Orientale (cippi miliari) con alcuni Capitelli e frammenti provenienti da Edifici Romani.
Sulla destra, accanto alla 1^ Colonna, Capitello Corinzio utilizzato come Acquasantiera; di fronte, la Madonna della Melagrana, opera in Cotto Policromo di Scultore Toscano della prima metà del 1400; nel fusto della 4^ Colonna destra, iscrizione miliaria che ricorda Valente, Graziano e Valentiniano (Flavio Giulio Valente è stato un Imperatore Romano dal 364, anno in cui il fratello Valentiniano I gli affidò la parte Orientale dell'Impero Romano, alla sua morte.
I 2 figli di Valentiniano, e nipoti di Valente, Graziano e Valentiniano II, furono nominati Augusti dalle Truppe in Pannonia).
Nella Navata destra, Sant'Antonio Abate, Statua in Cotto del 1600-1700 e, al lato, piccola Targa Funeraria in Maiolica Faentina datata 1592; in fondo la stessa Navata, Madonna col Bambino e i Santissimi Antonio da Padova e Giovanni Battista e, nella Cimasa [dal Greco κυμάτιον "piccola onda"; Latino cymatium; Francese cimaise; Spagnolo cimacia; Tedesco Endlieste; Inglese ogee). - La parola, tenuto conto della sua etimologia, potrebbe applicarsi a qualunque modanatura curva e sporgente; Architettonicamente però s'intese d'indicare così quella modanatura che servì di coronamento o da termine a qualunque Elemento Architettonico, come cornice, piedistallo, mensola, ecc.
Nel suo significato corrente, ma in senso più ristretto, si suole indicare con la parola cimasa la parte superiore sporgente, e quindi la più importante, della cornice, senza avere riguardo alla forma della sagoma di cui essa sarà fatta (cornice; trabeazione)], Padre Eterno, tavola, nella cornice originale, del 1516.
Nel fronte dell'Altare è stata collocata la Lunetta in Pietra Serena raffigurante Gesù tra croci, palme, angeli e pecore (800-900), già murata all'esterno, sopra il Portale.
Nel sesto sottarco destro e nella fronte dell’unica Abside, sinistra, 2 Madonne, affreschi dell'inizio del 1400.
Dalla Navata destra, una Scaletta scende sotto il livello del Pavimento, dove sono stati messi in luce, i resti di un Complesso di Età Romana, con Muri, Sepoltura alla Cappuccina (la Tomba alla Cappuccina, è una delle più caratteristiche forme di sepoltura di Età Romana Imperiale ed è una di quelle destinate ai Ceti più Umili della Società: spesso, infatti, sono assai povere, in certi casi prive del tutto di corredo di accompagnamento del Defunto), materiale fittile e frammenti di un Pluteo alto Medievale (in Architettura per Pluteo si intende una Balaustra a lastre rettangolari massicce, in legno o in pietra, che divide 2 parti di un edificio; può essere ornato molto semplicemente da cornici in rilievo oppure arricchito da motivi geometrici o figurati).
Il PARCO REGIONALE DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA è un'area naturale protetta di oltre 2.000 ettari situata nell'Entroterra Romagnolo, tra Imola e Faenza.
Negli anni 1960, nacque l'idea di tutelare la zona, avviando studi per definire e circoscrivere l'area, e il 15 febbraio 2005, il Parco fu istituito dalla Regione Emilia-Romagna, gestito dall'Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità - Romagna.
La Vena del Gesso racchiude in sé particolari valori naturali che, nel corso dei secoli, a partire dal 1500, furono al centro dell'interesse scientifico di alcuni studiosi, come il Bolognese Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) che pubblicò alcune ricerche sui gessi delle Miniere in Romagna.
DA BRISIGHELLA AL MONTE DI RONTANA. La Carrozzabile per Riolo Terme prosegue ripida a svolte risalendo l'estremità Orientale della Catena Selenitica, fra suggestivi Calanchi di Argille Plio-Pleistoceniche.
Dopo alcuni Tornanti, sulla destra, si scorge, a notevole distanza, la Torre del Marino, bella costruzione Rinascimentale, restaurata dopo i danni bellici.
Al bivio si prende a sinistra la Strada per Rontana.
LA GROTTA DELLA TANACCIA. Prima delle poche Case di Borgo, è un piccolo Parcheggio, da dove si può raggiungere a piedi La Grotta della Tanaccia, compresa all'interno del Parco Regionale della Vena del Gesso dell'Appennino Romagnolo.
All'altezza del Borgo, km 2.7, si stacca, sulla sinistra, un breve tronco sterrato, per la Chiesa di Rontana, modesto edificio tra gli alberi, che custodisce alcuni interessanti dipinti.
Dal Borgo, la Strada Asfaltata, aggira il versante Meridionale del Monte di Rontana (m 485), croce e ruderi di un Castello (raso al suolo dal Cardinale Sforza, per ordine di Giulio II), sulle cui falde, è stato attrezzato il Parco Naturale Carnè, con 19 ettari a Bosco; sul fianco del rilievo si aprono numerose doline.
La Carrozzabile prosegue poi in cresta, tra fenomeni Carsici e frane spettacolari in formazioni sedimentarie.
Gli SCAVI ARCHEOLOGICI condotti nella Grotta della Tanaccia, attestano la presenza di antichi abitatori fra il Neolitico e l'età del Bronzo, con frequentazione anche in l'Età del Ferro e in Epoca Romana (i reperto sono in varie sedi, principalmente presso il Museo Nazionale di Ravenna e il Liceo Torricelli di Faenza).
La zona fu poi occupata dai Celti (Galli) come testimoniano alcuni Toponimi.
Le origini del «Castrum Brasichellae» sono incerte: se le prime memorie risalgono al 1178, la Fondazione dell'abitato viene comunemente attribuita a Maghinardo de’ Pagani da Susinara che verso la fine del 1200, distrutto il Castello di Baccagnano, sulla sponda opposta del Lamone, fece erigere una Torre (dove è oggi quella dell'Orologio), contro Francesco Manfredi, signore di Faenza.
Alla Signoria Manfrediana subentrò, nel 1500, quella di Cesare Borgia; dopo la breve dominazione della Serenissima (Repubblica di Venezia) (1503-1509), fu annessa allo Stato della Chiesa.
LE TERME, ubicate lungo la riva destra del lamone a Valle dell'abitato storico, utilizzano la Sorgente del Colombarino, di acqua sulfurea, e quella del Molino di Giano, salso-bromo-iodica e sulfurea.
LUOGHI DELLA CULTURA
(Musei - Biblioteche - Musica)
MUSEO ALL'APERTO DELL’OLIO DI BRISIGHELLA: (Cooperativa Agricola Brisighellese - Via Strada, 2 - Brisighella RA) (clicca qui per andare al sito) è un Museo che si snoda tra le piante di olivo, all’interno dell’Areale (in Fitogeografia e Zoogeografia, l’Area Geografica entro la quale è distribuita una specie.
La distribuzione di ogni organismo non è statica, ma costantemente soggetta a mutamenti.
L’Areale di una specie è il risultato della sua storia e origine, di fattori geografici e climatici, delle necessità ecologiche della specie e dei suoi rapporti con le altre specie) dove si produce l’Extra Vergine DOP Brisighello.
Il Museo è una delle azioni più recenti per valorizzare il Patrimonio Olivicolo secolare di queste terre e l’intero ciclo produttivo: dalla cura della pianta fino alla vendita del prodotto.
L’Olio Extravergine che si produce nelle Terre Collinari di questo Borgo Medievale Faentino è stato il primo ad ottenere la DOP (1996).
Oggi un percorso lungo le strade dell’Areale, porta alla scoperta della pianta e del ciclo produttivo.
Da Faenza a Firenze, in pochi chilometri di strada, si attraversa un paesaggio diverso per fisionomia, dalla pianura; Brisighella, Borgo Medievale al centro dell’Areale dell’Olivo Brisighellese ha un microclima specifico e la natura di un suolo, che hanno favorito la selezione di alcune cultivar autoctone che conferiscono caratteristiche di tipicità all’Olio Extravergine, qui prodotto.
Il Museo dell’Olio di Brisighella, realizzato nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Leader Plus, è un percorso all’aperto che si snoda lungo le strade dell’Areale, individuate proprio perché esse racchiudono il Giacimento più Antico ed insieme il Sito più Moderno per la Produzione dell’Olio: il Frantoio Sociale, presso la Cooperativa Agricola Brisighellese (CAB).
Il percorso conta 7 Soste segnalate da nicchie informative.
Si parte da Via Valletta: un territorio caratterizzato da una predominante esposizione a Sud dei Pendii Collinari disposti ad anfiteatro con piantagioni di ulivo che risalgono a Centinaia di anni fa.
Durante il percorso ci si imbatte nei «Casotti», piccoli fabbricati adibiti a servizio del Coltivatore.
Si prosegue lungo il percorso per un incontro ravvicinato con le piante: circa 90.000 Olivi nell’Areale di Brisighella, l’80% dei quali appartiene alla Varietà Nostrana di Brisighella, da cui si produce il prestigioso Olio Extravergine, che è stato il primo in Italia ad ottenere, nel 1996, la Denominazione di Origine Protetta (DOP).
Se si ha la fortuna di passare nella stagione della raccolta dei frutti (novembre) è facile assistere alla «Brucatura», la tradizionale Raccolta delle Olive Operata Manualmente.
Nella 4^ Nicchia si gode lo spettacolo maestoso della Vena del Gesso Romagnola: i Gessi sono costituiti da ben 16 strati, Rocce Gessose e Colline Calanchive, eredità lasciata dall’evoluzione geologica del territorio.
La 5^ Nicchia è collocata in prossimità dell’ingresso alto del Parco del Carnè, un’Oasi Verde di 44 ettari, caratterizzata da ampie zone boschive di roverella, carpino nero, orniello, acero e sorbo.
Il Parco custodisce anche ambienti sotterranei che solo esperti speleologi possono visitare: grotte, abissi, doline ed inghiottitoi, a testimonianza della lunga e persistente attività carsica connessa alla presenza della Catena del Gesso.
Quest’ambiente, così distante dall’Olivo, in realtà è strettamente funzionale alla coltura, in quanto offre protezione dalle correnti fredde. Muovendosi in direzione della 6^ Nicchia, si entra in una Zona di grande Valore Agricolo: Via Valloni, che conduce dentro il giacimento dell’Areale di produzione.
Circondati da Olivi, si osservano altre varietà: l’«Orfana» e la «Colombina»; in particolare dalla prima, che è un’Oliva da tavola, si ottiene un Olio Monovarietale, denominato «Orfanello»: fruttato, fresco, delicato, ottimo per l’alimentazione dei bambini.
Gli impianti più recenti sono caratterizzati da un un sistema di coltura specializzata, mentre nei più antichi l’Olivo è promiscuo con la Vite. Questa promiscuità ha una ragione storica: in Valle del Lamone la coltivazione dell’Olivo, era praticata soprattutto nelle Proprietà Terriere del Clero, dove le Campagne erano coltivate perlopiù a Vigna, con qualche centinaio di piante di Olivo; le Famiglie Contadine che lavoravano i terreni tenevano una piccola parte dell’Olio per l’autoconsumo, la restante veniva commercializzata dall’Amministrazione della Proprietà.
Questa situazione si è protratta nel tempo con alti e bassi, legati anche all’Esodo dei Contadini verso la Pianura, fino a circa 30 anni fa.
La svolta decisiva si ha nel 1970 con la Fondazione del Frantoio Sociale da parte della Cooperativa Agricola Brisighellese, sede della 7^ Nicchia Museale.
PARCO MUSEO GEOLOGICO “Ex Cava del Monticino”:
attraverso il recupero ambientale di una cava dimessa adibita all’estrazione del gesso, è stato realizzato un Parco-Museo che si propone di rendere visibili le emergenze geologiche della Vena del Gesso Romagnola.
È un Museo all'aperto che sorge sulla via Rontana, nei pressi di Brisighella, alle spalle del Colle del Monticino e custodisce un prezioso Patrimonio Geologico, Paleontologico e Naturalistico, tanto che il Museo rappresenta un sito di riferimento della Comunità Geologica Internazionale.
In particolare, sono stati scoperti fossili risalenti a circa 5 milioni e mezzo di anni fa, ritrovati all'interno dei crepacci portati allo scoperto dagli scavi, di coccodrilli, antilopi, rinoceronti, iene e scimmie.
L'ardita parete di scavo della cava mostra chiaramente le Bancate di Gesso, messe in risalto dalla brillantezza dei cristalli di selenite, formatesi a più riprese nella seconda parte del Messiniano (Miocene superiore), tra 6 e 5,6 milioni di anni fa.
MUSEO DEL LAVORO CONTADINO - Fu fondato nel 1975nella Rocca, con lo scopo di conservare e preservare gli utensili adoperati nei lavori agricoli che, a causa dell'avanzata industrializzazione, rischiavano di andare perduti.
MUSEO DELLA RESISTENZA «Cà Malanca» - Istituito nel 1990 nella frazione Fornazzano, ha lo scopo di documentare il periodo 1944/45, durante il quale l'avanzata degli Alleati si fermò per 8 lunghi mesi lungo la Linea Gotica.
ARTI & MESTIERI
Brisighella è il mondo di luce tenue rappresentato da Giuseppe Ugonia (1881-1944), faentino di nascita, che del Borgo fece la sua Patria e la fonte ispiratrice del suo lavoro d’artista.
Attraverso acquerelli, incisioni e litografie, Ugonia ha cantato questa “Fiesole di Romagna”, la sua rocca, le chiese, la campagna e la sua gente, trasfigurando poeticamente e con una tecnica raffinata il microcosmo, le atmosfere, i paesaggi in cui aveva deciso di vivere e dai quali non si sarebbe più allontanato, nonostante la fama internazionale acquisita.
Sui colli fra nebbie e ginestre: l’idea di Brisighella è custodita come dentro uno scrigno nelle delicate litografie del suo artista.
I lavori di Ugonia sono conservati al British Museum di Londra, a Washington, Ginevra, Roma, Firenze e, in numero di circa 400 opere, presso il Museo Civico di Brisighella a lui dedicato. (clicca qui per andare alla pagina Facebook del Museo)
Per quanto riguarda l'Artigianato, Brisighella è rinomata per la produzione di Ceramiche, per la lavorazione del Ferro Battuto e per i laboratori di Pizzi ai Ferri.
CIAK SI È GIRATO A Brisighella
Il Passatore di Duilio Coletti (1947)
Anni 1840, in un piccolo paese della Romagna Pontificia, Barbara è innamorata di Stefano, temuto Brigante locale noto come "il Passatore", che ricambia i suoi sentimenti.
La donna, tuttavia, obbligata dallo zio Parroco don Morini, sta per sposarsi con un altro uomo.
Quando tutto è pronto per l'inizio della cerimonia, il Passatore irrompe nella Chiesa e dopo un'accesa colluttazione uccide il rivale per poi fuggire.
La sera stessa fa visita a Barbara, che le rivela di essere ancora innamorata di lui.
In quella compare don Morini, che chiede al Bandito di pentirsi del delitto commesso, ma Stefano si dà alla macchia e in poco tempo mette in piedi una Banda di Malviventi, operante tra Faenza e Forlì.
Feroce ma generoso, il Passatore devolve spesso in beneficenza il ricavato dei furti.
Ma dopo il fortunato colpo al Teatro di Forlimpopoli, don Morini decide di denunciarlo alle autorità.
Stefano viene a saperlo, tende un agguato al Parroco e lo uccide.
Sulla sua testa pende ora una taglia di 3.000 Scudi. Barbara, sconvolta e desiderosa di vendetta, mobilita tutto il villaggio per mettersi alla ricerca dell'ex amante.
L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale di Gian Vittorio Baldi (1974)
Siamo in Emilia nel 1944, su una corriera traballante, ridotta ad un rottame, che sbuffa lentamente per una strada dell'Appennino, hanno preso posto alcune donne, 2 uomini oltre l'autista ed uno studente di povera famiglia, Athos.
La corriera viene fermata dai Repubblicani, 2 uomini e una giovane donna che, da Fascisti fanatici, collaborano con i Tedeschi e considerano traditori tutti gli Italiani non Fascisti.
Tutti i viaggiatori finiscono trucidati; per ultimo, Athos viene abbandonato in fin di vita e denudato in riva ad un torrente.
ITINERARI DEL GUSTO - PRODOTTI DEL BORGO
(In questa sezione sono riportate le notizie riguardanti prodotti agroalimentari e prodotti tipici)
Brisighella si trova sul percorso della Strada del Sangiovese, Strada dei Vini e dei Saporidelle Colline di Faenza, un percorso di delizie locali su un Itinerario Enogastronomico di circa 150 km che attraversa i territori di 5 Comuni, intersecando le Valli Collinari dei Fiumi Senio, Lamone e Marzeno, ai confini con la Romagna Toscana.
Nella cornice di un Ambiente Naturale, dove spicca il suggestivo contrasto tra la formazione Carsica della «Vena del Gesso» e i dolci profili collinari verdeggianti di Vigneti e Oliveti, offrono piacevoli sensazioni i Sapori delle Produzioni Tipiche e della Gastronomia.
Ad iniziare dai Vini con le pregiate produzioni delle DOC di Romagna (Albana, Sangiovese, Trebbiano, Cagnina e Pagadebit) e delle DOC Colli di Faenza che si possono degustare ed acquistare presso i produttori, per proseguire con il profumo dell'Olio d'Oliva, con l'aroma dello Scalogno e delle Erbe Officinali, con l'intenso sapore delle Carni, dei Salumi e dei Formaggi Pecorini e la dolcezza della Frutta e dei frutti dimenticati.
Modalità di svolgimento: in auto e a piedi (per eventuali soste per la visita delle cantine o per passeggiate nei vigneti)
Strade del Percorso: Strada Statale 9 Via Emilia, fino al km 56, voltare in Via Bianzarda, Via San Mamante, Via Pozzo in località Oriolo dei Fichi, Strada Provinciale 73 Via Santa Lucia, Strada Provinciale 16 Via Marzeno, in direzione Modigliana, Strada Provinciale 57 Via Carla, in direzione Brisighella, Strada Provinciale 23 Via Monticino e Limisano (strada panoramica) in direzione Riolo Terme, Strada Statale 306 in direzione Castel Bolognese, Strada Provinciale 66 in direzione Tebano.
Il prodotto principe è l’Olio Extravergine di Oliva che si fregia della DOP Europea dal 1997, ma non si possono dimenticare le piccole Pere Volpine, prodotto autoctono della Valle del Lamone, il Formaggio Conciato con Stagionatura nelle Grotte di Gesso: preparazione per lo più casalinga che consiste nel condire e conservare formaggio (formaggette, tomini di vacca, caprini) in olio ed aromi.
La CARNE DI MORA ROMAGNOLA (Presidio Slow Food) è una Razza Suina Autoctona che sta rischiando di scomparire: nel 1949 ne esistevano circa 22.000 esemplari, che si sono ridotti, qualche anno fa, a meno di 15 (li ha conservati miracolosamente un Vecchio Allevatore di Faenza, Mario Lazzari).
La Mora Romagnola si riconosce subito, per il pelo marrone scuro che tende al nero (da cui il nome di “Mora”), per il particolare taglio a mandorla degli occhi e per la presenza, soprattutto nei Verri (i maschi fertili), di zanne molto lunghe, tali da renderli più simili a cinghiali che non a maiali veri e propri.
Con la diffusione degli allevamenti industriali è stata completamente abbandonata: perché cresce molto più lentamente dell’onnipresente Large White e, paradossalmente, per la maggiore percentuale di grasso che caratterizza la sua carne rispetto ad altre razze suine “magre”.
Come molte vecchie razze la Mora è vigorosa, predisposta all’ingrassamento e molto rustica: ideale per sistemi di allevamento all’aperto.
Carni sapide, morbide ma compatte, alquanto grassottelle: queste le caratteristiche che contraddistinguono la Mora.
Ottimi risultati si sono raggiunti, utilizzandola per la produzione di Salumi di pregio quali il Culatello o la Spalla cruda.
Ma anche le tradizionali Cotture Casalinghe (arrosti, braciole, spiedini) bastano a esaltare i sapori e i profumi, ricchi e complessi, di questa carne “ritrovata”.
STAGIONALITÀ: la Macellazione dei suini avviene tutto l’anno per la produzione di carne fresca, ma preferibilmente nel periodo da autunno a primavera per la preparazione dei salumi.
IL PRESIDIO VUOLE SALVARLA DALL’ESTINZIONE: l'Associazione dei Produttori del Presidio, riunisce alcuni Allevatori e Trasformatori che impiegano le Carni dei Suini cresciuti nelle loro Aziende per realizzare i Salumi Tradizionali di Mora Romagnola del territorio.
Prodotti che uniscono alla Eccellente Qualità Organolettica e Qualitativa la sicurezza della filiera produttiva, con una particolare attenzione al benessere animale durante la fase di allevamento.
Il CARCIOFO MORETTO, il piccolo e delicato Carciofo, da gustare crudo a strisce sottili, o conservato sott'olio o prodotto in crema, che potrebbe essere definito «autoctono dell’autoctono», infatti quello vero si trova solamente nel Comune di Brisighella e, ancor più con precisione, soprattutto nei tipici Calanchi Gessosi con una buona esposizione al Sole.
In tali luoghi riesce a raggiungere le massime espressioni Organolettiche, che ne fanno un prodotto inimitabile e dal sapore autentico e inconfondibile.
Varietà unica ed antica, il Carciofo Moretto di Brisighella è una prelibatezza che ha mantenuto inalterate nel tempo le caratteristiche gustative ed olfattive che da sempre la contraddistinguono.
Nel corso dei secoli non è mai stato oggetto di interventi di miglioramento genetico ed oggi conserva le peculiarità conferitegli dalle particolari condizioni pedoclimatiche della zona di produzione, circoscritta al solo territorio del Comune della Provincia di Ravenna di cui porta il nome.
Questa varietà è attualmente coltivata da una trentina di produttori, per un totale di circa 5 ettari, di cui 10 sono stati insigniti del titolo di «Custode del Carciofo Moretto»: un progetto che vuole preservare il passato (coltivato a Brisighella già negli anni 1940 e 1950 del Novecento) pensando al futuro, per la sua valorizzazione.
LA TRADIZIONE Non esiste definizione più appropriata di “Prodotto Autoctono” per descrivere il Carciofo Moretto di Brisighella.
Questo Ortaggio gustoso e spinoso, infatti, cresce esclusivamente nella zona Brisighella, una località di origine medievale della provincia di Ravenna, ricca di terreni siliceo-argillosi, ideali per lo sviluppo delle caratteristiche organolettiche che contraddistinguono questa particolare varietà.
Qui, specialmente nei tipici calanchi gessosi ed assolati dell'Appennino Romagnolo, questo saporito Carciofo, ha trovato da secoli il suo habitat ideale.
Era, infatti, conosciuto sin dal 1400, e da quello successivo cominciò a trovare spazio in alcuni ricettari.
Particolarmente apprezzato anche in campo medico per la sua ricchezza di ferro, il basso contenuto di zuccheri e le proprietà lassative, il Moretto è gradualmente entrato a far parte della cultura e della tradizione locale diventandone un vero e proprio baluardo.
Oggi lo spinoso ortaggio, che si è ritagliato un ruolo di spicco nella gastronomia brisighellese, rappresenta, in ogni senso, un prodotto senza tempo che non ha subito nel corso della storia alcun intervento di miglioramento genetico e, pertanto, si presenta al palato e all'olfatto con lo stesso identico gusto ed i medesimi aromi di oltre 5 secoli fa.
LA DENOMINAZIONE Il Disciplinare di Produzione redatto dal Comitato promotore della DOC, spiega che la denominazione «Il Moretto» Carciofo di Brisighella, individua la varietà prodotta nell'area delimitata dai confini politici del Comune di Brisighella, dove le condizioni pedoclimatiche sono ideali per lo sviluppo delle caratteristiche distintive dell'ortaggio.
LE CARATTERISTICHE Il Moretto è di colore viola con riflessi dorati.
Le brattee sono lunghe e terminano con spine acute di colore giallo.
La consistenza è turgida ed al taglio sprigiona un intenso, ma delicato profumo di ortaggio fresco.
Al palato, il gusto è quello leggermente amarognolo tipico dei carciofi ma, allo stesso tempo, presenta una gradevole nota fresca simile a quella del sedano.
Il Carciofo non è altro che il Bocciolo dell’Infiorescenza che si raccoglie immaturo, cioè prima che sbocci, fine Aprile e Maggio.
Il Moretto è una Varietà Rustica, sulla quale non sono stati fatti Interventi Genetici e ciò ha consentito di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche e gli Aromi Originari, diversamente da altre varietà largamente coltivate nel Bacino del Mediterraneo.
La Pianta del Moretto si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti basali chiamati «Carducci» che vengono usati per la riproduzione.
Dal punto di vista Agronomico, predilige i terreni Siliceo-Argillosi, tipici dei Calanchi Romagnoli, ben esposti al sole.
LA PRODUZIONE Esattamente come un tempo, la raccolta del Moretto avviene rigorosamente a mano sfruttando le ore mattutine.
Ancora oggi le foglie, molto amare, vengono usate per la preparazione di tinture o decotti che stimolano le secrezioni biliari contribuendo alla prevenzione della formazione dei calcoli; inoltre, sono un importante ingrediente per la produzione degli amari, tanto che, fino agli anni 1930, al momento del raccolto venivano prelevate e conservate ed, una volta fatte essiccare, venivano confezionate e spedite fino in Germania.
LA CULTURA Da sempre, questo ortaggio è presente negli orti e nelle scarpate nei pressi delle case di campagna.
La coltivazione, infatti, veniva effettuata in luoghi in cui le massaie avevano la possibilità di scaricare comodamente la cenere che veniva sparsa sui terreni per tenere lontano i roditori, ghiotti di foglie di carciofo.
Il suo ruolo nella tradizione agroalimentare brisighellese è diventato sempre più rilevante e non a caso è oggi protagonista di una Sagra annuale dedicata.
L’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA che si produce nelle Terre Collinari di questo Borgo Medievale Faentino è stato il primo ad ottenere la DOP (1996).
Circa 90.000 Olivi nell’Areale di Brisighella, l’80% dei quali appartiene alla Varietà Nostrana di Brisighella, da cui si produce il prestigioso Olio Extravergine, che è stato il primo in Italia ad ottenere, nel 1996, la Denominazione di Origine Protetta (DOP).
Se si ha la fortuna di passare nella stagione della raccolta dei frutti (novembre) è facile assistere alla «Brucatura», la tradizionale Raccolta delle Olive Operata Manualmente.
Varietà e Coltivazione: 3 Tipi di Coltivazione: «a Vaso» (con tronco ed alcune branche che partono dallo stesso punto e si sviluppano verso l’alto), «a Monocono» (con tronco unico fino alla cima) ed «a Cespuglio» (la pianta si sviluppa spontaneamente).
Una breve passeggiata lungo il sentiero costeggiato da Olivi consente di osservare anche piante di altre varietà, come ad esempio la «Ghiacciola», varietà autoctona pressoché sconosciuta, utilizzata come impollinante, che produce splendidi frutti, diversi da quelli della «Nostrana», per la particolare forma a limoncino.
Dalla «Ghiacciola» si ottiene un prodotto esclusivo dalle caratteristiche marcate e facilmente riconoscibile: l’Olio Extravergine di «Oliva Nobildrupa» il «Brisighello» DOP.
In una Zona di grande Valore Agricolo, il giacimento dell’Areale di produzione, si osservano altre varietà: l’«Orfana» e la «Colombina»; in particolare dalla prima, che è un’Oliva da tavola, si ottiene un Olio Monovarietale, denominato «Orfanello»: fruttato, fresco, delicato, ottimo per l’alimentazione dei bambini.
Gli impianti più recenti sono caratterizzati da un un sistema di coltura specializzata, mentre nei più antichi l’Olivo è promiscuo con la Vite. Questa promiscuità ha una ragione storica: in Valle del Lamone la coltivazione dell’Olivo, era praticata soprattutto nelle Proprietà Terriere del Clero, dove le Campagne erano coltivate perlopiù a Vigna, con qualche centinaio di piante di Olivo; le Famiglie Contadine che lavoravano i terreni tenevano una piccola parte dell’Olio per l’autoconsumo, la restante veniva commercializzata dall’Amministrazione della Proprietà.
ITINERARI DEL GUSTO - CUCINA DEL BORGO
Il Piatto Tradizionale è una Minestra Ripiena: su una sfoglia di pasta fresca all’uovo "sporcata dal ripieno" - da qui il nome popolaresco di «Spoja Lorda»; viene steso un velo di ripieno - a base di formaggio fresco (ricotta, raviggiolo o squacquerone, parmigiano) uova, noce moscata e buccia di limona.
La sfoglia viene quindi ripiegata su se stessa, compressa e tagliata a quadrucci da cuocere nel brodo di manzo e gallina.
Il Carciofo Moretto si mangia preferibilmente accompagnato con il rinomato Vino “Brisighello”, col quale si sposa molto bene in quanto i 2 prodotti hanno una base aromatica comune.
Ottimo consumato semplicemente crudo o appena lessato e condito con un filo d'olio (preferibilmente il pregiato e gustoso olio locale), il Moretto, nel corso del tempo, è divenuto ispirazione di molti cuochi e chef che lo hanno inserito in numerose ed originali ricette, che spaziano da saporiti primi piatti, a sostanziosi secondi piatti, magari dello stuzzicante “filone mari e monti”.
Nella sua versione sott'olio o trasformato in una vellutata crema, diventa un ghiotto condimento che dona un tocco di creatività ad ogni piatto.
La Ricetta: Crema di Carciofi Moretti
Ingredienti: 5 carciofi, 1 litro di Brodo Vegetale, 50 grammi di farina, 500 millilitri di latte, aglio, olio extravergine di oliva, limone, sale, pepe, noce moscata.
Pulire i carciofi, tagliarli a spicchi sottili, poi immergerli in un una miscela di acqua e succo di limone per impedire che scuriscano. Saltarli, quindi, in padella con dell'olio ed uno spicchio d'aglio. Insaporire con una spruzzata di pepe e aggiungere il brodo, lasciando cuocere per circa 40 minuti o, comunque, fino a che i carciofi non si saranno ben ammorbiditi.
Una volta cotti, scolarli e passarli nel mixer oppure frullarli con un frullatore ad immersione o, ancora, schiacciarli manualmente e passarli al setaccio per ottenere un composto cremoso.
Preparare, quindi, della besciamella, unendo in una ciotola, il latte (lasciandone da parte un piccolo bicchiere), un pizzico di sale e di noce moscata, poi aggiungerla ai Carciofi, portare ad ebollizione e lasciare cuocere per altri 10 minuti diluendo, se necessario, con il latte avanzato.
Una volta pronta, la Crema di Carciofi può essere conservata in vasetti sottovuoto, oppure consumata subito, usandola come condimento (per la pasta o per i piatti che si preferiscono) o servendola calda accompagnata da crostini di pane.
Le piccole Pere Volpine, prodotto autoctono della Valle del Lamone, si possono consumare bollite o cotte in vino o acqua, oppure al forno; magari assaggiando nel frattempo il rinomato Formaggio Stagionato Brisighellese, un pecorino invecchiato in Grotte di Gesso.
STORIA
1290, Maghinardo de’ Pagani da Susinana erige a scopo difensivo, contro i Manfredi di Faenza, una Rocca su un Pinnacolo di gesso all’imbocco della Valle del Lamone, la Roccaforte più importante della Valle.
1310, Francesco I Manfredi, Signore di Faenza, occupato il territorio, erige un’altra Rocca a Brisighella, più ampia, su un secondo vicino picco di gesso, che sarà rimaneggiata da un suo discendente, Astorgio, intorno alla metà del 1400; intanto, ai piedi della Rocca, nasce il Borgo che, mezzo secolo dopo, conta circa 200 Abitanti.
1410, la Valle del Lamone è eletta Contea con Capoluogo Brisighella, che si dota di propri Statuti.
1503, dopo una breve occupazione da parte di Cesare Borgia, Brisighella cade sotto il potere dei Veneziani che rinforzano la Rocca dotandola di un imponente Torrione e di una forte Guarnigione.
1509, nonostante gli Apparati di Difesa, Brisighella nulla può contro le Truppe del Papa che saccheggiano il Borgo e la Rocca.
1509 a 1860 a parte questa breve parentesi Napoleonica, Brisighella appartiene allo Stato Pontificio, un lungo periodo senza grandi sconvolgimenti, che consente un forte progresso economico e sociale grazie alla produzione di Sete Pregiate, carbone di legna, castagne (marroni) che attraverso i Mercanti Veneziani, arrivano fino in Oriente.
Anche i manufatti di lana, in particolare i berretti, molto richiesti sui Mercati di Firenze e Bologna, e i prodotti della terra, come l’Olio d’Oliva, contribuiscono alla prosperità del Borgo, che con il tempo si espande al di fuori delle mura.
1860, con la sconfitta degli Austriaci, Brisighella, come tutta la Romagna, viene annessa al Regno di Sardegna, poi Regno d'Italia.
1944-45, il luogo è teatro di violenti scontri tra le Truppe Partigiane e i NaziFascisti.
Il 10 aprile 1945 lo sfondamento della linea difensiva Tedesca sul Fiume Senio, apre alle Forze Alleate la strada verso la Pianura Padana.
CURIOSITÀ
(Le Storie riflettono la Vita di un popolo ma soprattutto gli aspetti della Vita della Comunità)
Brisighella può considerarsi il "Paese dei Cardinali", conta, infatti, ben 8 Porporati: Agostino Galamini (1551-1636), Maestro Generale dei Domenicani; Bernardino Spada (1594-1661), Nunzio in Francia alla Corte di Luigi XIII; Giacomo Cattani (1832-1887), Nunzio in Belgio e Spagna; Michele Lega (1860-1935), Prefetto della Congregazione dei Sacramenti; Gaetano Cicognani (1881-1962), Nunzio in Bolivia, Perù, Austria e Spagna; Amleto Giovanni Cicognani (1883-1973), Delegato Apostolico negli Stati Uniti e Segretario di Stato; Dino Monduzzi (vivente), Prefetto della Casa Pontificia; Achille Silvestrini (1923-2019), Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Questa fioritura Religiosa, ha lasciato il segno nella nelle molte Chiese, ma anche nella Cucina, nei cui piatti si riflette la ricchezza delle tavole Cardinalizie.
Dal 1972 la Popolazione di Brisighella ha contribuito alla Ricerca sui Fattori di Rischio Cardiovascolari aderendo al «Brisighella Heart Study», un Progetto Scientifico iniziato dal Professor Giancarlo Descovich, dell'Università di Bologna e proseguito dal Professor Antonio Gaddi.
MEMORIA DI DONNE e UOMINI
Molti sono rimasti colpiti dal clima felice di Brisighella, dalla sua bellezza e dalla sua Cucina.
Annotava nel 1594 il Vescovo Andrea Callegari: «Che l'aria ne sia perfetta, mi fa testimonio la lunga età di molti uomini, che per tempo si possono numerare di novanta, cento e più anni in perfetta sanità».
La Statunitense Patricia Cornwell, l'autrice di Noir più conosciuta al mondo, nel libro «La fabbrica dei corpi» (1995) mette in bocca alla protagonista Kay Scarpetta, il ricordo di un piatto assaggiato in un breve soggiorno nel borgo: «andai a preparare una zuppa di aglio fresco, una ricetta tradizionali delle colline di Brisighella, che per lungo tempo ha nutrito anziani e bambini».
Oggi dà il nome ad un ottimo olio d'oliva, ma un tempo il brisighello era il Soldato di Ventura, proveniente dalla Valle del Lamone, noto per il suo coraggio e temuto per la sua ferocia.
Alla testa del brisighelli c'era Dionisio Naldi (1464-1510), valoroso capitano al soldo di vari Padroni, nato nel Borgo.
Dionisio combatté a fianco di Caterina Sforza nella difesa della Rocca di Imola assalita da Cesare Borgia.
Poi passò al servizio dello stesso Borgia e, quindi, della Repubblica di Venezia.
L'audacia dimostrata nella Battaglia di Agnadello, contro la Lega di Cambrai (1509) gli valse la nomina, da parte del Senato Veneto, a Comandante di tutte le Fanterie della Serenissima, con le quali partecipò alla difesa di Porta Portello a Padova ed all'assedio di Verona, dove morì di malattia.
Sepolto a Venezia nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, il Pantheon dei Grandi della Repubblica, il Condottiero Brisighellese è ricordato da un Monumento Funebre in marmo.
TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
(Con il termine «Folklore» si intende l’insieme degli usi, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggi di un popolo; insomma gli aspetti più caratteristici e suggestivi della vita di una Comunità)
Qualche Appuntamento … Gustoso
La Visita al Frantoio è interessante soprattutto durante il periodo di lavorazione (novembre-dicembre), quando è possibile prenotare Visite Guidate, sia per scolaresche che per gruppi di turisti.
Qui si trova anche un Punto Vendita, ricco dei prelibati Prodotti di Brisighella.
Le domeniche di novembre offrono 4 importanti occasioni per associare la Visita al Museo dell’Olio di Brisighella (Cooperativa Agricola Brisighellese - Via Strada, 2 - Brisighella RA) (clicca qui per andare al sito) con gustose iniziative quali «Le delizie del Porcello», la «Sagra della Pera Volpina e del Formaggio Stagionato», «Sua Maestà il Tartufo» e soprattutto la «Sagra dell’Ulivo».
Nelle Domeniche 7 e 14 mese di Maggio prende vita la Sagra del Carciofo Moretto, in programma al Parco Ugonìa, dalle ore 9 alle ore 20.
Durante la giornata: bancarelle di prodotti tipici e dell’artigianato, stand gastronomico, intrattenimenti musicali e animazioni e il trenino panoramico per visitare il Borgo ed i Colli di Brisighella.
All’inizio dell’estate, a Giugno, Brisighella Romantica è una speciale occasione per originali cene a lume di candela con tavoli all’aperto nel cuore del paese.
A rendere ancora più uniche le serate, oltre ai piatti appositamente elaborati, anche mostre e intrattenimenti musicali sul tema dell’Amore.
A Novembre invece troviamo le Sagra per 3 Colli.
Il primo appuntamento è con la Le delizie del Porcello, festa che ricorda l’antico rito contadino dell’uccisione e della successiva lavorazione della carne di maiale; per tutta la giornata viene data la possibilità di assaporare prodotti come Ciccioli, Coppa di testa, prosciutti e Salumi di Mora Romagnola, pregiatissima razza Suina autoctona.
La 2ª Domenica è dedicata alla Sagra della Pera Volpina e del Formaggio Stagionato.
Le piccole Pere Volpine, prodotto autoctono della Valle del Lamone, si possono consumare bollite o cotte in vino o acqua, oppure al forno; magari assaggiando nel frattempo il rinomato Formaggio Stagionato Brisighellese, un pecorino invecchiato in Grotte di Gesso.
Si continua poi con la Sagra di Sua Maestà il Tartufo, rivolta a tutti gli estimatori del Tubero per eccellenza, un prodotto pregiato e squisito, immancabile per condire certe specialità e ricette.
Durante la Sagra sono in vendita i caratteristici Tuberi nella varietà del Bianco Autunnale e del Tartufo Nero.
Ultimo appuntamento è invece con la Sagra dell’Ulivo e dell’Olio.
La Coltivazione dell’Ulivo in terra Brisighellese risale a tempi antichissimi: già in Epoca Romana l’Ulivo era conosciuto, apprezzato e valorizzato.
La Sagra celebra e promuove il ricercato Olio Extravergine, il «Brisighello», Olio al quale è stata assegnata la Denominazione d’Origine Protetta DOP e il raffinato «Nobil Drupa».
SANTO PATRONO
Michele (in ebraico: מִיכָאֵל? [mixaˈʔel]; in latino: Quis ut Deus, Chi è come Dio, che traduce Mîkhā'ēl; in greco antico: Μιχαήλ, letto Mikhaḗl; latino: Michahel; in arabo: ميخائيل| , letto Mīkhā'īl) è un arcangelo nell'Ebraismo, nel Cristianesimo, e nell'Islam.
Nella tradizione delle Chiese Cattolica Romana e Ortodossa, nella fede Anglicana e Luterana, egli è chiamato "San Michele l'Arcangelo" (l'Arcangelo per antonomasia), o più brevemente "San Michele".
Nella tradizione delle Chiese Ortodosse Orientali e Ortodossa, egli è chiamato "Tassiarca Arcangelo Michele", o più brevemente "Arcangelo Michele".
L'attribuzione direttamente nel nome del titolo di Santo, che pure ha origine nell'Antico Testamento, non è universalmente accettata da tutte le confessioni religiose.
Invece, il nome proprio Michele (in ebraico: מיכאל, di tipo teoforico) è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di Arcangelo.
Il nome Michele deriva dall'espressione Mi-ka-El che significa "chi è come Dio?".
L'Arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede in Diocontro le orde di Satana.
Michele, Comandante delle Milizie Celesti, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi.
L'arcangelo Michele è rappresentato in forma di guerriero, infatti porta una spada.
L'angelo Michele nell'Ebraismo
Secondo l'esegesi della religione ebraica l'Angelo Michele, che è un Serafino, sostiene il popolo d'Israele e rappresenta il Kohen Gadol nelle Regioni eccelse, è infatti legato alla Sefirah Chesed ed è chiamato "Grande" come il popolo d'Israele.
«...Samek indica Mikael che sostiene Israele, lo difende e ne attesta la rettitudine».
Se non fosse per lui, che parla bene nei nostri confronti, non saremmo più al mondo ma egli dice al Santo, benedetto Egli sia: "Israele professa l'Unità proclamando: "Chi è come Dio?" (mi ka E-l)", come è scritto: "Chi è come Te fra gli dei, o Signore" (Esodo15.11) ... Mikael domina tutti i (gli Angeli) principi»
L'angelo Michele rivelò alla matriarca Sarah, sposa di Abramo, la nascita del figlio Isacco; inoltre, ormai superata, parlò ad Abramo nell'episodio della prova del sacrificio di Isacco.
Michele nell'Islam
Il nome di Mīkāʾīl (in arabo: ميخائيل), o Mīkīl (in arabo: ﻣﻴﻜﻴﻞ), è citato nel Corano alla sūra II, versetto 98.
È indicato come di pari rango rispetto a Jibrīl (Gabriele).
Secondo la tradizione, assieme a quest'ultimo, avrebbe provveduto a istruire il profeta Maometto e, secondo un'altra tradizione, sua caratteristica sarebbe quella di non ridere mai.
COME RAGGIUNGERE Brisighella
In TRENO
La Linea Ferroviaria Faentina, corre quasi parallela alla Strada
Commenti