Conosciuta altresì con l'appellativo di Città della Musica, qui si svolge ogni estate il Ravello Festival, dedicato al compositore tedesco Richard Wagner.
(Spirito del Luogo - Identità materiale e immateriale)
All'ombra dei pini e dei cipressi tra i profumi esotici del Giardino di Villa Rufolo, Richard Wagner trovò le note per evocare il Magico Giardino di Klingsor nel Parsifal.
L'incantato, silenzioso Borgo, è disteso su un contrafforte tra i Valloni del Dragone e del Reginna, aerea terrazza rupestre sulla Costiera Amalfitana.
Il gusto Arabo-Siculo dei Palazzi e delle Chiese, le colonnine antiche che fanno da protiro a fianco degli uscì, ricordano il tempo antico (1200) dei traffici lucrosi col Levante, quando la popolazione era 15 volte l'attuale.
ORIGINE del NOME
(Toponomastica)
Sorse dell'800 e fu soggetta ad Amalfi, alla quale si ribellò nel 1000, dandosi a Ruggero il Normanno; nel 1026 il Papa ne fece una Diocesi, soppressa nel 1818.
Anni 1308-1310 «In episcopatu Ravellensis» pagina 487; nel Latino Ecclesiastico è detta «Rebellum».
Secondo la tradizione il luogo sarebbe stato chiamato Rebello (poi Ravello) perché «centro di ribellione» contro Amalfi.
Nei documenti del passato, il toponimo figura anche come Rivello, Raviello e la sua origine sarà analoga a quella di RIVELLO (PZ), cioé da *rivellus diminutivo di rivus, vale a dire “rivolo”.
Ma formalmente può essere anche un riflesso della base prelatina *rava che designa un dirupo franoso ed il corso d’acqua che ne deriva.
TERRITORIO
(Topografia e Urbanistica)
Ravello è situata leggermente nell’entroterra, con la parte della costa che è invece occupata dalle Frazioni di San Cosma e Castiglione.
Situata su una ripida rupe all'altitudine di 315 m slm, sovrasta Maiori e Minori e gode di un'ampia vista panoramica sul Mar Tirreno e sul Golfo di Salerno.
È posta sul pianoro che divide la vallata del torrente Dragone da quella dove scorre il Torrente Reginna.
L'incantato, silenzioso Borgo, è disteso su un contrafforte su un'aerea terrazza rupestre sulla Costiera Amalfitana.
Ravello offre al visitatore che sia disposto ad avere un approccio profondo con il territorio che sta visitando, una straordinaria varietà di testimonianze che parlano di una Storia lunga quasi 2000 anni.
Ogni interesse, trova qualcosa che può soddisfarlo: l’Architettura Civile, Religiosa, Difensiva e Contemporanea; Chiese o Ville, da cui si può cogliere lo spettacolo unico del Paesaggio, trasformato dall’uomo per sopravvivere nello spazio di Costa.
Le trasformazioni più evidenti, le Aree Terrazzate, sottolineano come, il Paesaggio dell’intera Costiera Amalfitana, sia stato concepito dagli antichi abitanti, come un sistema in equilibrio, dove, ogni elemento (bosco, terrazzamenti, canali dell’acqua, centri urbani, mare), ha creato un legame simbiotico con gli altri, al fine di assicurare la vita all’intero sistema.
Le Difese
Siamo abituati a pensare, quando si parla di Fortificazioni, a ciò che siamo soliti vedere nelle Città Medievali, ben conservate, disseminate lungo tutta la Penisola Italiana: un Castello, un sistema di Mura ben conservate, una Merlatura, che ci ricordano assalti nemici respinti o ronde di guardia di soldati armati.
Ed allora, per parlare delle Mura di Ravello, e di come gli Antichi Abitanti di questa Città, sapessero difendersi, dobbiamo abbandonare la classica: niente merlature, niente castelli, niente mura ben conservate; si deve fare attenzione ai particolari, perché nei particolari c’è la storia di questa Città.
Il Sistema Difensivo parla di una strutturazione attorno ai Nuclei Religiosi più importanti della città: un sistema che doveva difendere la zona dell’Abbazia Benedettina di San Trifone; un altro, quella del Convento di Sant’Agostino; un altro, il nucleo urbano.
Sicuramente, un altro indizio importante, che ci viene dalla disposizione dei Baluardi Difensivi, è quello che fa capire che, l’impianto è stato costruito nel momento in cui, Ravello e tutto il Ducato di Amalfi, non dovevano temere nessun pericolo dal mare, considerata la potenza che, la Repubblica Marinara di Amalfi, godeva in tutto il Mediterraneo.
La struttura della Turris Magna, come quella di Fracta, è rivolta alle montagne, indicando che, se un pericolo poteva esserci per la città, non doveva essere dal mare ma dai monti, per cui occorreva prevedere un sistema di difesa e di avvistamento rivolto a quella zona.
I Castra, intorno alla Città di Ravello, sono quello di Montalto, che sorge sullo sperone roccioso che divide la Valle di Tramonti, da quella di Minori, e che serviva, a prevedere eventuali attacchi che arrivavano dalla zona delle montagne, potendo comunicare visivamente, con le strutture di avvistamento di Tramonti (Santa Maria la Nova e la Torre del Chiunzi) e con quella di Scala (Scala Maior), e quello di Fracta/Turris Nova.
Il Centro Urbano vero e proprio poi, doveva essere difeso da una prima struttura, che è quella di «Porta la Terra», che costituiva il punto strategico più delicato; di qui, la strada stretta che la caratterizza e gli edifici, molto alti, che la circondano, e che dovette godere anch’essa di ammodernamenti in Epoca Angioina (la struttura delle Torri lo rivela), e che forse, era preceduta anche, da una Porta più a monte, considerato che, il solito Regesto Angioino, ricorda di costruire un Muro, che attraverso la cima del Monte Brusara, giungesse fino alla Porta «Santi Martini», «que est in porta platee dicte terre Ravelli».
La Porta di San Martino, doveva essere nelle vicinanze della Chiesa dedicata a questo Santo, che è sulla strada che viene da Tramonti, ed è vicino all’attuale Cimitero.
La zona di San Martino, quindi, doveva essere potenziata da questo Muro, che si univa alla «Turris Nova», sul Monte Brusara, ma come poi, fosse chiusa verso Sud, non è dato sapere.
Sembrerebbe, che la struttura di ingresso di Porta la Terra, costituisse un nucleo a sé stante, cioè chiuso a sua volta a Valle, all’altezza dell’attuale Piazza Fontana e che inglobasse l’importante nucleo Monastico Agostiniano, che, le fonti, dicono essere stato un fondamentale Centro Religioso Ravellese (addirittura la Reliquia del Sangue di San Pantaleone, protettore della Città di Ravello, prima di essere conservata in Cattedrale, era, molto probabilmente, sistemata in questo Cenobio).
Una volta entrati per la Porta Principale della Città, il Viaggiatore, per poter accedere al nucleo più interno di Ravello, doveva superare il baluardo della Turris Magna, da dove iniziava la vera Cinta Muraria, che presentava varie aperture di Porte più piccole, in corrispondenza con le Strade, che univano Ravello alla Costa, sia sul lato Ovest, che sul lato Est.
Era naturale che, lo sperone roccioso di Cimbrone, godeva di una difesa naturale, che non prevedeva alcun baluardo di Mura o Torri.
Le Fortificazioni di Epoca Angioina sul mare sono, invece, costituite dalle Torri Costiere, che servivano a difendersi dagli Attacchi Costieri, e che furono poi, rafforzate in Epoca Vicereale, durante la cosiddetta “Guerra di Corsa”.
Le Ville
Ravello, come uno scrigno, contiene 2 gemme preziose che testimoniano la fama che il Centro Costiero godè nel passato.
Il primo di questi luoghi magici, quello più antico, è la Villa Rufolo, antica dimora della ricca famiglia dei Rufolo, che, dopo essere stata proprietà anche della Famiglia Confalone, fu acquistata dal Botanico Scozzese Francis Neville Reid nel 1800, e trasformata nel Giardino magico che accolse Richard Wagner nel 1880.
Il secondo luogo è Villa Cimbrone, voluta da Ernest William Bercket nel 1904, e che può essere considerata la sintesi delle Architetture Ravellesi.
L’Architettura Religiosa
L’architettura Religiosa Ravellese, offre al visitatore più attento, l’occasione di scoprire veri gioielli che sono la sintesi del sentimento religioso locale, e della maestria costruttiva consolidatasi nel tempo.
La tradizione vuole che Ravello, in antichità, avesse 100 Chiese e, se consideriamo, le tante Cappelle che punteggiano le Antiche Scale che collegano i vari punti del centro urbano, le Chiese sono, sicuramente, più di cento.
Accanto a Chiese di Patronato, delle antiche Famiglie Patrizie, che ne rappresentavano un Luogo di Culto, ma anche testimonianza del loro Potere Economico e Sociale, ci sono Piccole Chiese che, dedicate ai Santi più venerati nella religiosità popolare, accoglievano gli abitanti del circondario nei momenti di Festa o di difficoltà.
Molto diffuso, il Culto della Vergine, potente avvocata presso Dio, che viene venerata, sia col titolo di Madonna delle Grazie, che con quello di Madonna Addolorata, ed anche con i vari appellativi che derivano dal luogo dove sorge la Chiesa (della Rotonda, del Lacco, a Gradillo, della Pomice ecc.).
Oltre alla Vergine si veneravano i Santi Taumaturghi, quelli, cioè, che guarivano le infermità, come i Santi Cosma e Damiano, e lo stesso San Pantaleone.
Da sottolineare che, molte di queste Cappelle, sebbene abbiano perso il ruolo di Centro Religioso Aggregativo della zona dove sorgono, conservano, ancora oggi, l’Importanza Religiosa, tanto che c’è sempre, una località di Ravello, dove si svolge una piccola Festa per ottemperare alla memoria del Santo o della Madonna.
Esse custodiscono, molto spesso, piccoli capolavori artistici, che purtroppo, a volte, sono state oggetto di furto, privando questi luoghi soprattutto delle testimonianze di un antico sentimento religioso, difficile da trovare altrove.
**Santa Maria a Gradillo. Le Absidi della Chiesa, sono, per la posizione quasi all'ingresso della cittadina, la prima caratteristica visione dell'architettura predominante a Ravello.
Risalente alla fine del 1100, fu luogo, dove, in tempi successivi a quelli della Repubblica Marinara, prendeva solennemente possesso del Ducato il Capitano Generale.
Dei 3 Portali in facciata, quello centrale è adornato da un Architrave antico (l'atrio che la precedeva, crollato nel 1706, aveva quasi la funzione di un Seggio, perché vi si riunivano i Nobili Ravellesi); una Bifora si apre in ciascuno dei fianchi, la Cupola poggia su un alto tamburo con decorazione ad archetti acuti intrecciati; le 3 Absidi semicircolari, sono molto alte; il Campaniletto è aperto da bifore, e presenta un tamburo terminale con coronamento cilindrico.
L'interno è a 3 navate, divise da colonne dai bei Capitelli, con archi ogivali su alti piedritti; la centrale è a capriate a vista, le laterali hanno volte a vela tutte originarie.
Poco oltre, sono le Rovine del Palazzo della Marra 1200), consistenti in alcune arcate ogivali tufacee.
Il *DUOMO, prospettante su Piazza del Vescovado, al centro della Cittadina, che è aperto sul Panorama della Valle del Dragone; si erge su un alto podio, è dedicato a San Pantaleone e venne fondato nel 1086 o 1087 dal primo Vescovo di Raffaello, prendendo a modello l'Abbazia di Montecassino; rifatto, nelle forme attuali, nel 1100, fu rimaneggiato nel 1786.
La semplice facciata era preceduta da un Portico, demolito nel 1786, di cui rimangono 4 Colonne.
Gli Architravi delle 3 Porte, sono formati da Cornici marmoree di età classica.
In quella centrale è la preziosa *porta in bronzo, dono di un Mercante Ravellese, che è divisa in 54 Formelle (in una, è la data 1179) rappresentanti Santi, Storia della Passione e 2 Mascheroni.
In fondo al fianco destro della Chiesa, si leva il bel Campanile, eretto nel 1200 e aperto da 2 piani di grandi bifore, con coronamento ad archi intrecciati.
L'INTERNO, a 3 navate divise da colonne antiche e pilastri, è stato completamente stravolto negli anni 1970, da un "restauro" che ha soppresso il rifacimento Settecentesco, demolendo le volte e gli stucchi, sopravvissuti solo nel transetto.
A destra dell'ingresso, in basso, sulla parete interna della facciata, si vedono poche tracce di antichi Affreschi.
A metà della navata centrale, a sinistra, è l’*Ambone, fatto costruire nel 1130 dal secondo Vescovo di Ravello; importante, sia per la tipologia di derivazione Bizantina, sia per essere l'unico superstite di questo modello in tutta l'Italia Meridionale: lo decorano Mosaici rappresentanti Giona inghiottito e rigettato dalla pistrice (figurazioni simboleggianti la Morte e la Risurrezione di Cristo) ed altri del 1200.
Lo fronteggia il mirabile *Pergamo, ricco di decorazioni e recante le iscrizioni con il nome dell'autore, dei committenti e la data 1272: la Cassa di marmo rettangolare, è tutta decorata da colonnine, mosaici ed eleganti fregi (nella facciata anteriore del lettorino, una colonna porta un'Aquila), ed è sostenuta da 6 colonne tortili, pure decorate a mosaico, su Leoncini ruggenti; i Mosaici sono realizzati, per la maggior parte, con tessere di ceramica importata dalla Siria, nel 1200; nel lato verso il Presbiterio, è la scala d'accesso, entro una chiusura pure incrostata di Mosaici: ai lati della porticina triloba, figure dei donatori a bassorilievo; sotto il Pergamo, era un Duecentesco trittico ligneo a fondo oro, trafugato nel 1174 e sostituito da una copia.
A sinistra dell'Altare Maggiore, si apre la Cappella di San Pantaleone, costruita nel 1643, rifatta nel 1782: un'Ampolla custodisce il Sangue del Santo Protettore della Città, decapitato nel 305, che si liquefà nella ricorrenza del martirio (la Festa si tiene il 27 luglio).
Il vicino MUSEO DEL DUOMO completa la visita alla Cattedrale.
Accoglie nella Cripta, Sculture ed Oreficerie di varie epoche, Sarcofagi Romani (un frammentario; l'altro con putti, festone e testa di Gorgone; il terzo con Cristo e 4 Apostoli) ed alcune Lapidi Sepolcrali del 1200 e 1300; vari frammenti decorati a mosaico del 1100, che componevano la Cattedra Vescovile, e parte di un Tegurium [nelle Chiese Cristiane, è una costruzione costituita da 4 sostegni, in genere colonne, raccordati da archi od architravi e terminante a piramide o con una volticina e cupoletta, destinato allo stesso tempo a proteggere e a sottolineare l'Altare], le Colonne per il Cero Pasquale del 1100 ed alcune dal 1200 al 1700.
Emerge il Busto di Donna Diademata (rappresenta Sichelgaita della Marra o, secondo altri, la Chiesa), già nell'ambone: al pari dei Leoni Stilofori dello stesso, superando, con palesi inflessioni protogotiche, i consueti schemi della tradizione classicheggiante meridionale.
MUSEO DEL CORALLO. il museo ha sede presso la ditta Camo, dove il Corallo viene lavorato artigianalmente, espone oltre 600 pezzi pregiati, tra cui oggetti apotropaici [che servono ad allontanare o ad annullare un influsso magico maligno; oggetti, animali, tavolette con rilievi e con iscrizioni magiche e di gioielli a forma di mano che si trovano in molti sepolcri antichi], madreperle incise, ex-voto e una ricca collezione di Cammei.
Tra i pezzi irrinunciabili, dedicato alla lavorazione di un materiale tipico della Costa dei Golfi di Napoli e di Salerno, una Madonna Assunta del 1500 ed un Cristo del 1600, entrambi in Corallo italiano, ed una Tabacchiera** incrostata di Cammei in Stile Luigi XV (l'altro esemplare conosciuto, ma non integro, è al Louvre a Parigi).
A SAN GIOVANNI DEL TORO E A VIA LACCO. Nella centrale Piazza del Duomo, al n. 9, si può visitare il Museo del Corallo (vedi sopra); da qui la bella via Emanuele Filiberto corre, lungo il fianco sinistro del Duomo, verso *via San Giovanni del Toro, dove, tra Orti e Giardini, si susseguono: subito a destra (N. 2) l'ex Palazzo Confalone, ora Hotel Palumbo, che conserva della costruzione del 1200, il CORTILE ad archi acuti, su colonne di spoglio trasformato nella hall dell'Albergo; sulla sinistra il Municipio, che ha sede nella Casa di Tolla, risalente al 1000. E, poi, ancora a destra i suggestivo *Belvedere Principessa di Piemonte, accanto alla cui terrazza l'Albergo Palumbo, è la trasformazione dell'Antico Palazzo della Famiglia Gentilizia Sasso.
Dopo un Voltone, la Via si apre in una Piazzetta su cui prospetta, a destra, l'ex Palazzo d'Affitto, ora Albergo Caruso Belvedere, appartenuto a una delle più antiche e potenti Famiglie Amalfitane, il cui portale è fiancheggiato da stipiti, colonne e resti architettonici della distrutta Chiesa di Sant'Eustachio di Pontone; nel l’Androne dell'edificio, rarissimo *Capitello costantinopolitano del 500.
Opposto all'hotel, la Chiesa di *San Giovanni del Toro che venne costruita nel 1100.
La Facciata aperta da 3 Portali con lunette ogivali (il mediano, a trabeazione antica); sulla sinistra è un basso Campanile con un piano di grandi bifore; scendendo la ripida Scalinata, a destra della Chiesa, si possono osservare le 3 altissime Absidi semicircolari e la Cupola su alto tamburo, decorate di archi intrecciati.
L'interno è a 3 Navate ad arcate acute, su 8 Colonne di spoglio (la copertura della centrale è a capriate, quella dei laterali e del Transetto a volte estradossate [in Architettura, detto di Arco a volta con l'estradosso in vista, cioè non ricoperto dalle murature di rinfianco) all'esterno], con Presbiterio rialzato.
Al principio della navata destra, Sarcofago Romano; nella navata mediana, a destra bellissimo *Pergamo (fatto costruire dalla famiglia Bovio) è retto da 4 colonnine e adornato di ricchi mosaici, tondi di maiolica Persiana azzurra con disegni, bassorilievi ed affreschi, sono del 1200.
Nella seconda cappella a sinistra, Affreschi Trecenteschi e rilievo in stucco di Santa Caterina d'Alessandria (1300).
Pure la CRIPTA è decorata di Affreschi tardo-Trecenteschi; si notano gli estradossi delle 3 Absidi della Chiesa primitiva, più corta dell'odierna. Via San Giovanni del Toro scendi a Piazza Fontana ove, a destra, l'Albergo Parsifal è stato ricavato dall'ex Convento Duecentesco degli Agostiniani (nell'ingresso, 2 Colonne antiche); accanto sono i resti della Chiesa di Sant'Agostino (ora Sacrario dei Caduti), consistenti in un Abside semicircolare con 2 Colonne antiche.
In mezzo alla Piazza (vista, a sinistra, sul Borgo di Scala, dominata dal Duomo), la cosiddetta Fontana Moresca che fu, probabilmente, composta, nel 1700, adattando marmi Duecenteschi, tra cui 2 Statue (un bue ed un leone, simboli degli Evangelisti Matteo e Luca), un tempo nel Duomo, e trafugate nel 1975.
Continuando per Via lacco si arriva ad una porta fra 2 Torri cilindriche di Età Angioina, deviando quindi a sinistra della Chiesa, che sorge di fronte, e poi subito a destra, si trova un altro luogo di Culto (nel Campanile, tracce di bifore) e, più avanti, San Martino, la Chiesa semidiruta del Cimitero, con un Campanile di tipo Arabo-Siculo: Panorama sulla Costa e la Valle del Reginna.
Ritornando indietro, da Piazza Fontana, verso la Chiesa di Santa Maria a Gradillo, per la bella strada panoramica protesa sulla Valle, si incontra la Chiesa rupestre di Sant'Angelo all'Ospedale, intorno a cui sono i resti di un Ospizio del 1100-1200.
**VILLA RUFOLO. Sulla destra de Duomo, una Torre quadrata, su Piazza del Vescovado, segna l'ingresso a questa pittoresca Residenza, fatto di un insieme di edifici risalenti ai 1200-1300, che mostrano come in un'epoca così avanzata, fosse ancora diffusa, nei Centri della Costiera, l'influenza Islamica.
LA STORIA. la Villa, costruita sopra un terrazzo dominante il Golfo e resa profondamente suggestiva dalla vegetazione circostante, venne eretta nella seconda metà del 1200 dai Rufolo, la più cospicua famiglia di Ravello (un Landolfo Rufolo, è ricordato da Boccaccio nel «Decamerone», II, 4), dai quali, successivamente passò ai Confalone e poi ai d'Affitto; venduta nel 1861 allo Scozzese Francis Neville Reid, fu da questi, in parte restaurata, con un intervento le conferì l'aspetto odierno di Giardino Romantico.
L’INTERNO. Per un Arcata ogivale, si entra nel VESTIBOLO DELLA TORRE D’INGRESSO (inizi 1300), decorato di archetti intrecciati nella volta e alle pareti, e con, agli angoli, 4 Statue calcaree.
Si percorre un Vialetto ombreggiato da grandi cipressi e rampicanti, giungendo davanti al Palazzo.
A destra, si apre il *CORTILE QUADRATO, simile ad un Chiostro, dalle pareti altissime a 2 ordini di Logge su Colonnine e con ricca decorazione ad incrostazioni policrome, prodigio di leggiadria e di effetto straordinariamente pittoresco.
Del Palazzo si visitano: la SALA D’ASPETTO, quadrata ed un tempo coperta da Cupola; il SALONE, detto Sala da Pranzo, d'inverno adibito a Serra, che è diviso in 2 navate sostenute da fasci di colonne di spoglio; il BAGNO a pianta rettangolare, in origine il Calidarium ed oggi l'unico ambiente visibile del sistema Termale della Villa; la CAPPELLA, con volta a botte e tracce di decorazioni a tarsia (è qui sistemato un Antiquarium, con frammenti architettonici, monumenti romani e medievali - sarcofagi ed urne cinerarie, elementi scultori ed architettonici - in parte provenienti dal Duomo, ed in parte recuperati durante i successivi restauri del complesso); la TORRE MAGGIORE, a bifore.
Tutto intorno, si stende il *GIARDINO, ricco di piante esotiche, pini e cipressi, che fa da superbo sfondo alle Romantiche Rovine e che ha Richard Wagner (26 maggio 1880) pare realizzasse il sogno del magico giardino di Klingsor nel «Parsifal»); d'estate vi si tengono concerti wagneriani; nella Terrazza, *Panorama fino a Capo d'Orso.
A TORELLO. Da Piazza del Vescovado, si prende la strada che costeggia Villa Rufolo, in continua discesa, passando accanto alla Chiesa dell'Annunziata (1200), con Cupola cilindrica, e poi, presso la Chiesa della Madonna delle Grazie, risalente alla seconda metà dello stesso secolo, all'interno, in cui sono riutilizzate colonne antiche, la navata centrale presenta volte a crociera ed absidi pensili.
Più in basso si trova la Chiesa di San Pietro, edificata nel 1700 sui Resti della navata centrale di una Medievale (ne rimangono le colonne di spoglio), e sempre discendendo, si giunge in Località Torello, m 277, la Chiesa di San Michele, detta dell'Addolorata, fondata nel 1100, conserva il Nartece porticato (altrove scomparso) ed il Campanile di tipo Arabo-Siculo; nell'interno, a 3 navate divise da 6 colonne antiche.
LA SALITA A VILLA CIMBRONE. Da Piazza del vescovado ha inizio, a destra di Villa Rufolo, *Via San Francesco, che, passato un Voltone, sale a gradinate, alla volta della Chiesa omonima, rifatta nel 1700; l'originaria struttura Gotica, è visibile nell'Atrio (2 colonne antiche) che ingloba la Strada, nel Transetto e nell'Abside.
L'annesso Convento, fondato secondo la tradizione da San Francesco nel 1222, racchiude un'elegante Chiostro, su colonnine ora binate ora singole ed ai capitelli a gruccia, in cui e forme Gotiche si fondono con quelle Barocche.
Si continua in via Santa Chiara, che salendo, offre belle viste sui Monti attorno a Ravello, e che passa davanti alla Chiesa omonima, preceduta da un piccolo Pronao; esistente nel 1200, ma ricostruita nel 1700, a pianta a 3 navate su colonne antiche, con Pavimento Settecentesco in maiolica.
L'annesso Monastero, venne fondato nel 1333 dal Patrizio Filippo Pironti.
*VILLA CIMBRONE, vi giungono le piacevoli Vie in salita, oltre Santa Chiara, una Scalinata a destra, comprende un celebre Giardino ed un Edificio, sistemato nei primi decenni del 1900, imitando architetture Ravellesi ed utilizzando, come motivi decorativi, anche frammenti scultorei di varia provenienza.
L'INTERNO. Del 1917 è il piccolo CHIOSTRO, simile a quello della Chiesa di San Francesco.
Nel 1911-1912 fu costruita, a sinistra dell'ingresso, la cosiddetta CRIPTA, aperta come un Loggiato sul Mare, che riprende le Arcate su robusta nervatura di una Sala di Villa Rufolo.
Bellissimo e vasto è il *GIARDINO, fiorito di aiuole di rose, camelie, ortensie, begonie turno di piante esotiche, in fondo ad un lungo Viale fiancheggiato da Statue Ornamentali, si apre la principale attrattiva del complesso: il *Belvedere Cimbrone, sul punto più sporgente dello sperone su cui sorge Ravello, da cui si ha un *Panorama tra i più spettacolari d'Italia (la vista completamente libera, va da Atrani, lungo il Golfo di Salerno, fino alla Piana di Paestum e a Punta Licosa).
Da qui, si può scendere, con breve percorso, al BELVEDERE DI MERCURIO, alla GROTTA DI EVA, al TEMPIETTO DI BACCO, al ROSETO e al PADIGLIONE DELLA SALA DA TÈ, tutti abbelliti da marmi e Statue.
L’Auditorium Oscar Niemeyer
La progettazione dell’Auditorium Oscar Niemeyer, inizia nel 2000, quando l’Architetto Brasiliano, offre alla Città il Progetto di una struttura che univa la funzione di accogliere Concerti, ad una forma Architettonica che, attraverso la linea curva, riprendesse il profilo della Costa.
Inaugurato nel gennaio del 2010, d’inverno accoglie Concerti e Spettacoli che, attirando molti spettatori, non potrebbero realizzarsi in altri luoghi, disponendo di circa 400 posti, e negli ultimi 2 anni, anche l’interessante iniziativa di Sala Cinematografica, nei fine settimana.
Per meglio comprendere l’idea dell’Auditorium, basta leggere quello che Niemeyer scrisse accompagnando i disegni:
«Iniziando i disegni del progetto, ho subito sentito che questa non era un’opera facile da progettare.
Il terreno irregolare, stretto, con un’inclinazione trasversale molto accentuata.
Di qui l’iniziativa di far costruire un plastico, desideroso di definire in condizioni poco favorevoli - i piani forniti erano troppo piccoli - la conformazione naturale del terreno.
Non pensavo affatto a un’opera costosa che potesse implicare dei movimenti di terra non necessari e perciò ho assunto come punto di partenza la decisione di localizzare il parterre esattamente secondo l’inclinazione data.
E il progetto ha cominciato a sorgere.
L’ingresso dell’Auditorium, un grande salone aperto sul paesaggio, un muro curvo e basso che crea il palcoscenico, il parterre, il mezzanino e la cabina di proiezione.
Un muro doppio servirà d’accesso grazie a una scala proiettata in esso, ai servizi sanitari e, a un livello più basso, all’ambiente per le macchine dell’aria condizionata, che utilizzerà per l’inalazione gli spazi vuoti esterni.
Con questa soluzione ho preservato il volume progettato, in modo da evitare divisioni alte che avrebbero potuto comprometterlo.
Sono ritornato al plastico e ho costatato che l’entrata dell’Auditorium doveva essere più protetta, ampliando la sua copertura in forma spettacolare, il che ha conferito al progetto un aspetto nuovo, capace di creare la sorpresa desiderata.
In seguito, analizzando l’insieme, ho verificato che la posizione dell’edificio in rapporto alle strade circostanti non permettevano ai passanti di avere una veduta più completa della sua architettura.
E, allora, ho disegnato la piazza, stretta, che, io credo, arricchita da questo panorama magnifico, potrebbe costituire, indipendentemente dall’Auditorium, un luogo di particolare interesse.
Al di sotto di questo sarà costruito il parking con una capacità di 100 vetture - una relazione corretta, se si considera un auditorium di 500 posti.
E io mi metto a immaginare, soddisfatto, questa piazza costruita, degna - forse - della città di Ravello, una delle più belle d’Italia».
(Da Fondazione Ravello AUDITORIUM OSCAR NIEMEYER RAVELLO, Ravello 2010)
ITINERARI
NEL CUORE DI RAVELLO
Difficoltà: facile | Durata: 2,5 ore
Un percorso che permetta di assaporare le diverse influenze nell’Architettura di Ravello, non può che partire da Santa Maria a Gradillo.
Si viene così accolti dal suo suggestivo apparire, d’immediata ed intensa impronta moresca.
Poco oltre, sono i resti dell’antico Castello fortificato, risalente all’inizio del 1200.
Subito, si è immersi nel cuore autentico della Città: su Piazza del Vescovado, luoghi d'incontro si affacciano il Duomo, scrigno di artistici gioielli, e la Torre d’ingresso alla superba Villa Rufolo, coreografico insieme di edifici di origine Due-Trecentesca, immersi in una vegetazione incredibilmente varia e lussureggiante.
Alle spalle della nobile dimora si leva la Chiesa della Santissima Annunziata, il cui severo volto è decorato a tarsia in pietra grigia.
Ancora oltre si trova la Chiesa di San Pietro alla Costa, per fondazione, forse la più antica della città: il vecchio impianto basilicale crollò nel 1500 e venne ricostruito e più volte rimaneggiato nei secoli successivi.
Si giunge, infine, al Borgo Medioevale di Torello, che fu il primo nucleo abitativo di Ravello e prese nome dall’altura di monte Toro: al centro, c’è la bella Chiesa di San Michele Arcangelo, preceduta da un nartece.
DA VILLA RUFOLO A VILLA CIMBRONE
Difficoltà: facile | Durata: 2 ore
Dalla Cappella di Villa Rufolo, si raggiunge in breve, la Chiesa di San Francesco, il cui Convento fu fondato, secondo la tradizione, del Santo di Assisi.
Poco oltre sorge la Chiesa di Santa Chiara, affiancata dalle 8 Celle del Trecentesco attiguo Monastero di clausura.
Salendo lungo le belle ombrose vie che dalle 2 discese prendono nome, si giunge con una gradevole passeggiata, a Villa Cimbrone.
Il contesto del luogo, eclettico incontro tra le vestigia del passato e ricostruzioni di epoche recenti, così come di stilemi architettonici e di tesori naturalistici, offre la possibilità di seguire i più svariati e suggestivi itinerari.
Subito a sinistra dell’ingresso è il Chiostrino, da cui, ancora sulla sinistra, tramite una piccola porta, è possibile accedere alla cosiddetta Cripta.
Alla destra del Chiostrino si erge, invece, la quadrata e merlata Torre di difesa, avancorpo dell’edificio detto Castello, i cui interni, per ricchezza e varietà di addobbi e decorazioni, meritano davvero una visita.
Percorrendo il bel Viale dell’Immensità, si guadagnano prima il Tempietto di Cerere e poi, a strapiombo sul mare, la celebre Terrazza dell’Infinito.
Ancora, d’intorno, si levano il Belvedere di Mercurio ed il Tempio di Venere, il Tempietto di Bacco, l’arabeggiante Tea Room e l’Atrio delle Sirene.
DA PIAZZA VESCOVADO AL PIANELLO
Difficoltà: facile | Durata: 1,5 ore
A sinistra della centrale Piazza Vescovado, una scalinata conduce al Palazzo Confalone, dal nome di una delle più antiche ed illustri Famiglie Ravellesi: le Duecentesche origine dell’edificio, che attualmente viene utilizzato come albergo, sono testimoniate dalle linee architettoniche dello splendido cortile interno.
Lasciando il Palazzo del Municipio, risalente a subito dopo l’anno 1000, si incontra l’arabeggiante Palazzo Sasso, che vanta un superbo belvedere, eretto a ridosso del monte ed a dominio del mare.
Più avanti, in una piccola bella piazza, si può ammirare il Palazzo d’Affitto, ricco di reperti architettonici provenienti da un’antica Chiesa di Sant’Eustachio, del vicino paese di Scala.
Quindi, l’itinerario conduce alla millenaria Chiesa di San Giovanni del Toro, che sorge in posizione elevata, sulla medesima altura da cui prende il nome.
Proseguendo verso il margine settentrionale del paese, si raggiunge Piazza Fontana, dalla quale si diparte una stretta via che sale sulla Collina di Brusara: a destra è la Chiesa di Santa Maria del Lacco, a sinistra, poco oltre, c’è la Chiesa di San Martino.
Lungo la via che porta da Piazza Fontana alla Chiesa di Santa Maria a Gradillo, infine, si può visitare la Chiesa di Sant’Angelo, interamente scavata nel fianco della montagna: il suggestivo interno, cela un Pulpito Duecentesco di pregevole fattura.
GIÙ PER LE ANTICHE SCALE
Difficoltà: media | Durata: 30 min
Una deliziosa passeggiata, poco impegnativa ed incredibilmente remunerativa dal punto di vista delle gratificazioni ambientali, è quella che, da Ravello consente di scendere a Minori.
Si parte dalla Duecentesca Chiesa dell’Annunziata, che appartenne ai Nobili Fusco e, prima ancora, alla Famiglia Reale di Napoli, oggi non più aperta al culto ma Sede del Vescovado.
Si cammina in discesa, tra Antiche Scale e Strette Vie, immersi nel profumo sempre più intenso della macchia mediterranea, fitta di mirto, ginepro e rosmarino. L’itinerario offre scorci mirabili sulla costa e sul mare. Nel volgere di meno di mezz’ora si giunge a Minori, l’antica Regina Minor, località di soggiorno apprezzata già al tempo della Roma imperiale.
A RAVELLO, DA AMALFI
Difficoltà: medio/alta | Durata: 1 ora
Raggiungere Ravello a piedi, partendo dalla Costa di Amalfi, richiede uno sforzo di non gande difficoltà ed offre in cambio davvero grandi gioie.
Da Amalfi, procedendo verso Nord-Est, lungo la litoranea per Salerno, si approda ad Atrani, piccolo Borgo adagiato in un’insenatura, tra strapiombanti pareti.
Quindi, in località Castiglione, si prende a sinistra, in direzione di Scala, altra deliziosa località dell’entroterra (e vale anch’essa una gita; basti dire che, antica sede Vescovile, al pari di Ravello, pare contasse un tempo oltre 100 chiese).
Appena oltre il bivio, è la strada che porta a Ravello, salendo lungo Vie fiancheggiate da Palazzi Nobili e da splendide Chiese, a raggiungere i giardini ed i terrazzi che affacciano al mare.
La Riserva Naturale Valle delle Ferriere, istituita nel 1972, nel territorio Comunale di Scala, alle spalle di Ravello, costituisce l’unica area protetta di tutto il territorio della Costiera Amalfitana.
La Riserva tutela uno scosceso Vallone dei Monti Lattari, e consente di scoprire l’inaspettato volto imperviamente montano di una regione più comunemente celebrata per i suoi spettacolari aspetti litoranei.
I Monti Lattari, il cui nome deriva dall’allevamento di bovini da latte che ci è tradizionalmente praticato, superano i 1.000 metri di quota.
Il luogo è particolarmente felice dal punto di vista idrografico, cosa che ha favorito in passato la nascita di ferriere, opifici, e, soprattutto, delle celebri cartiere amalfitane.
Qui ci sono vegetali inconsueti come la Pteris Vittata, l’Erica Terminalis e la Pinguicola Hirtiflora.
La Riserva vanta anche la preziosa Woodwardia Radicans, raro esempio di flora preglaciale.
«Racconti di Viaggiatori»
« (…) Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole parte d'Italia; nella quale assai presso a Salerno e una costa sopra 'l mare riguardante, la quale gli abitanti chiamano la costa d'Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e d'uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia sì come alcuni altri.
Tralle quali cittadette n’è una chiamata Ravello, nella quale, come che oggi v’abbia di ricchi uomini, ve n’ebbe già uno il quale fu ricchissimo, chiamato Landolfo Rufolo; (…)»
(Giovanni Boccaccio, Decameron - II giornata, IV novella)
«Viaggio in Italia» di Guido Piovene
«[...] Ravello è una cittadina dallo stile arabo-sicuro, che piacque tanto agli scenaristi d’un tempo, e che dominò alla Scala.
È tra i monti, affacciata al mare, altra oasi stupenda.
Si sa che Wagner trasse qui ispirazioni per il Parsifal; nel giardino di palazzo Rufolo, dove piante esotiche, fiori, tronchi rivestiti d'edera e la vista del golfo si compongono con gli avanzi di cupe costruzioni feudali e claustrali, egli vide tradotto nel vero il giardino incantato di Klingsor.
Su questa parte della costa campana domina Wagner e non Virgilio, il Parsifal e non l'Eneide, almeno quanto può permetterlo la luce e la leggera grazia meridionale.
Girando per le strette vie di Ravello, si ha un anticipo su Palermo, giacché questa cittadina, di stile arabo-normanno e orientalizzante, è una Palermo in miniatura al riparo dei monti.
Ma l'Oriente è tagliato da un fondo agreste; e forse Ravello sedusse Wagner perché ha un paesaggio misto, tra i più compositi in Italia.
Un certo fondo di magia si unisce alla rusticità montanara; dalle stesse terrazze, si contemplano le acque mitologiche del Tirreno, e insieme la catena dei monti Lattari, che ricordano i monti severi dei laghi Lombardi.
Vi fu chi mi disse che i due giardini di Ravello, a Villa Rufolo e al Cimbrone, sono i giardini più straordinari del mondo insieme con quelli di Charleston nella Carolina del Sud; ed è giusto nel senso che né gli uni né gli altri hanno equivalenti altrove.
Forse i giardinieri a Ravello hanno subìto un’influenza britannica.
Certo hanno acquistato l'arte di intonare colori diversissimi gettandoli alla rinfusa, come su una tavolozza, astenendosi dalle aiuole troppo disegnate.
Sono giardini, quelli di Ravello, romantici, di una scapigliatura geniale. [...]»
(da «Viaggio in Italia» di Guido Piovene - 1950 - pagine 476-477)
Da Napoli a Vallo Lucano, luglio - Pier Paolo Pasolini
«[...] Devo correre via, raggiungere prima di notte Ravello: per una ragione molto semplice, perché Ravello è il paese di Greta Garbo.
Lascio la strada sul mare, e mi arrampico su, tre colline fitte di pergole di vigneti, di fichi d'India, più verdi del verde.
Ecco a sinistra Scala, e, dopo l'ultima curva da vertigini, la piazzetta con una fontana moresca: sono a Ravello.
Sbaglio tutto: contrariamente al solito, che indovino subito dove devo andare, prendo a sinistra anziché a destra, lasciata alla fontana moresca la macchina.
E vado per un paese anonimo, in fondo, che si allunga come una serpe sulla cima stretta di un monte: eppure c'è qualcosa di nobile, di misterioso, intorno.
Sento puzza di novità.
Arrivo in capo alla striscia di paese.
"Gli alberghi dove sono?"
Chiedo a delle donne sedute sui gradini rosicchiati delle povere case.
"Non stanno qui! - fanno, smarrite, dolenti, dolci. - Stanno dall'altra parte!"
Ridiscendo di corsa la lunga strada, sorpasso la fontana, e entro, dall'altra parte, nel vero paese.
Lì ho passato le due ore più belle di tutto il mio viaggio, e, sicuramente, tra le più belle della mia vita.
È venuta quasi l'ora del tramonto, intanto, e il sole, ancora limpido carico, rade le cime delle colline dense di pianure pure, secche, nette come cristalli e insieme piene di umile tenerezza.
Per le strade del paese non c'è quasi nessuno solo la gente si vede nei paesi veri, di tutto il nostro mondo, nell'ora del tardo pomeriggio estivo: ragazzi, soli, che rincasano dal catechismo, donne che tornano dal lavoro.
E le strade sono pulite, ben selciate, nobili, come nel più eletto paese di Lombardia o delle Venezie.
Le costeggiano palazzetti barocchi, settecenteschi, d’una discrezione e d’una eleganza mai vista: ogni tanto, le case si interrompono, c'è un muretto, da cui si intravedono, sotto, abissi caldi di verde.
È tutto pieno di chiese, di monasteri: il monastero di Santa Chiara, la chiesa di San Francesco, il Santuario dei SS. Cosma e Damiano: è una città sacra, una piccola Assisi, dimenticata.
Vedo un frate giovane, rosso, che cammina in fretta giù per gli scalini della strada, tra due muretti sospesi nel vuoto: lo chiamo, gli chiedo quasi allarmato come mai tante chiese in un così piccolo paese.
Mi risponde in un greve, gretto napoletano: "anticamente qui ci stava ‘nu popolo molto numeroso!"
Scompare dietro un portone di quel barocco umile che si vede nei paesi.
Ravello è come in uno sperone, sospeso nel vuoto, in fondo a cui si stendono colline che strapiombano sul mare.
Ma te ne accorgi solo alla fine, quando giungi alla Villa Cimbrone, che il punto supremo di Ravello.
In capo alla strada ti si para davanti un portoncino, entri, e non puoi non gridare dalla meraviglia: subito, a sinistra uno stupendo chiostro, poi un delizioso palazzetto, e davanti un viale per un giardino favolosamente neoclassico, che finisce di colpo, laggiù, contro il cielo. Entro nella cripta, esulto davanti a un Della Robbia, a dei bassorilievi anonimi, del primo Quattrocento, i Sette Peccati Capitali, e i nove, meravigliosi, Guerrieri Normanni.
Scendo ancora giù, per una scaletta che mi porta un’abside, una selva di colonne, come dalle mie parti, gotiche; ma, davanti, è aperto, c'è il precipizio, il vuoto, il mare.
Sperduta tra le colonne, un'antica sedia di legno, ecclesiastica, mi siedo; c'è tanta pace, che qui vorrei morire, finirla così dolcemente.
Ma mi rialzo, corro su nel giardino, filo lungo tutto il viale, profumato da ubriacare, arrivo in fondo alla terrazza, sospesa nel cielo, con una fila di nobili teste di marmo, e una dolce ringhiera.
Ci sono dei turisti, estasiati.
In realtà, la situazione di quelle che non si possono facilmente esprimere: tutto il golfo da Amalfi a Salerno è ai tuoi piedi, e tu voli. Riannodo le fila che mi parevano perse, con la grande Italia cristiana e comunale: non c'è Borbone che riesca a cancellarne lo spirito.
Come Lawrence - che, anche lui, avrebbe voluto morire qui, di troppa pace - non riesco a staccarmi da questo angolo di cielo: un luogo deputato all'estasi. [...]»
(pagine 71 a 74 de «La lunga strada di sabbia» di Pier Paolo Pasolini - 1959)
Viaggio in Costiera Amalfitana di Giuseppe Cocco (2014)
Provenendo da Amalfi in direzione Salerno, lascio la strada che costeggia il mare, e facendo una curva a U, inizio ad arrampicarmi su, tra colline verdi, mentre in basso, continua ad aprirsi la vista sul mare blu.
A sinistra passo accanto a Scala, e, dopo un'ultima curva vertiginosa, sono a Ravello.
Appartenente geograficamente alla Costiera Amalfitana, conosciuta altresì con l'appellativo di Città della Musica, vi si svolge ogni estate il Ravello Festival, dedicato al compositore tedesco Richard Wagner.
Una breve galleria, e dalla strada che costeggia una collina sormontata da Ville-Albergo, si apre a valle una vista spettacolare sulla Costiera; subito sotto un albergo con piscina, e il gran padiglione col prospiciente piazzale gran terrazzo affacciato sull’infinito, dell’architetto Oscar Niemeyer, dove si svolgono i concerti del Festival.
Continuando a percorrere la strada, arrivo ad un altra galleria che porta al Borgo; si esce tra Villa Rufolo e il Duomo.
La piazza pressoché quadrata, ha 2 bar che si fronteggiano, aperti in 2 bassi edifici bianchi; sugli altri 2 lati la facciata del Duomo, e sull'altro pini che fanno da quinta ad un paesaggio collinare verdissimo tappezzato di campagne, sul ciglio della piazza che si fa balcone.
L'atmosfera è tranquilla, nonostante l’andirivieni dei tanti turisti; un bambino gira in monopattino.
Salgo i gradini del Duomo intitolato a Santa Maria Assunta e al Patrono San Pantaleone; entro, una magnifica navata centrale a metà della quale si fronteggiano 2 magnifici amboni.
In fondo alla navata di sinistra, il motivo per cui la basilica ha la doppia titolazione; infatti, in una Cappella Seicentesca è custodita, dietro una grata chiusa con sportellini, l'ampolla col sangue di San Pantaleone, reliquia presente in Ravello dal 1112 e che, ogni anno, durante i festeggiamenti del Santo, offre il fenomeno della liquefazione.
Riuscito, vado a sinistra, passando davanti a Villa Rufolo, dove non entro per scelta, vista la scarsità di tempo, mi trovo costretto a sacrificare la visita, preferendo Villa Cimbrone con il suo famoso terrazzo.
Comincio a camminare lungo la stradetta in salita, tra bottegucce da cui fuoriescono oggetti colorati.
Un paese di Ville e Chiese, di Cappelle e Monasteri: Santa Chiara e San Francesco, Santi Cosma e Damiano e tante Madonne, tra strade pulite in un pomeriggio di fine estate, ben selciate e curate; costeggio palazzetti antichi, nobili discreti ed eleganti, ma anche popolari comunque abbelliti con gusto, con mattonelle ceramiche policrome raffiguranti paesaggi per numero civico; di tanto in tanto i muri delle case si interrompono per lasciare spazio a muretti da cui si vedono, prossime, vigne zucche e pozzi per l'acqua, sul fondo, squarci di paesaggio collinare verde, punteggiati di piccoli grumi candidi di case.
Ravello sorge su uno sperone, sospeso sul vuoto in fondo al quale si stendono il mare blu e colline verdi che strapiombano nel mare, e me ne accorgo ancor di più, quando raggiungo la Villa Cimbrone che si trova all'apice supremo di Ravello.
In capo alla strada nell'ultimo tratto, un vialetto corre accanto ad uno slargo con giardino, poi, una breve scalinatella porta ad un alta vecchia porta in legno vecchio e rovinato, attraverso il quale, come Alice, si cade in un mondo misterioso: subito a sinistra, uno stupendo chiostro con all'interno un pozzo, tutto circondato da piante a terra e rampicanti; così grazioso ed armonioso da attirare l'attenzione ritrattistica delle turiste.
Appena fuori, una panchina con 2 anziani che riposano le stanche membra di fronte ad un campaniletto tutto ingioiellato d’edera e vite americana color rubino.
A seguire, un delizioso palazzetto con bifore e proseguendo lungo il viale alberato, in un giardino neoclassico dai colori pastello, gialli di primo autunno, con fontanelle e statue, finisco ad un tempietto, attraversato l quale, di colpo esplode il cielo.
Sono arrivato al famoso Belvedere Cimbrone, sul punto più sporgente dello sperone su cui sorge Ravello, da cui si ha un Panorama tra i più spettacolari d'Italia (la vista completamente libera, va da Atrani, lungo il Golfo di Salerno, fino alla Piana di Paestum e a Punta Licosa).
Un balcone sospeso nel cielo; una terrazza con una balaustra con una sfilata di busti in punizione, perché, con tanta bellezza, sono stati costretti a dargli le spalle; tra un busto e l’altro una ringhiera leggera, addolcita dalla presenza di una giovane mamma incinta, affacciata al precipizio, al vuoto, in estasi davanti al mare ed al paesaggio strapiombante, con la sensazione di volare.
Risvegliatomi dall'estasi, riprendo il percorso di ritorno nel giardino delle meraviglie; prendo per un boschetto che mi porta al Belvedere di Mercurio, alla Grotta di Eva, al Tempietto di Bacco, al Roseto e al Padiglione della Sala da Té, tutti abbelliti da marmi e statue.
Appagato da tanta bellezza e tranquillità, mi appropinquo verso l'uscita e guadagno il cancello, iniziando a discendere verso la piazza Duomo. Incontro turisti a passo d'ordinanza, quello delle processioni, dalla giusta velocità per fermarsi e gettare un'occhiata alle piccole botteghe che vendono souvenir di un certo gusto, tra ceramiche e sandali.
MEMORIE I UOMINI E DONNE
Nella primavera del 1880, a Ravello giunse Richard Wagner, accompagnato dal suo scenografo, il pittore Joukovsky.
All’epoca, il grande musicista tedesco lavorava alla composizione del «Parsifal» ed è evidente come, nella magica creazione del Giardino di Klingsor, abbia giocato un grande ruolo l’autentico incanto del Giardino di Villa Rufolo.
A testimoniarlo è l’autografa dichiarazione di Wagner che, sul registro dei visitatori della Villa, in data 26 maggio 1880, ebbe a scrivere «Il giardino incantato di Klingsor è stato trovato».
Anche le coreografiche invenzioni del «Peer Gynt», del compositore norvegese Edvard Grieg, molto debbono ai boschi, ai giardini ed alle misteriose grotte di Ravello.
La vocazione musicale del luogo è confermata dalla presenza, e dai ripetuti ritorni, di Arturo Toscanini, Bruno Walter, Leonard Bernstein e Mstilav Rostropovich.
Ravello ha inoltre avuto occasione di ospitare artisti come il geniale pittore e ceramista spagnolo Mirò, il disegnatore olandese Maurits Cornelis Escher, e, all’inizio del 1800, gli inglesi Turner, incisore, acquerellista e pittore di mirabili vedute, e Ruskin, scrittore e critico d’arte.
Scorci Ravellesi sono delineati in un racconto di Forster, il celebre autore di «Camera con vista».
Ravello ebbe la ventura di ospitare ripetutamente altri scrittori inglesi come Virginia Woolf, l’autrice di «La gita al faro».
A Ravello, David Herbert Lawrence scrisse numerosi capitoli de «L’amante di lady Chatterley» e l’anticonformista scrittore parigino André Gide ambientò una parte del suo romanzo «L’immoralista».
Infine, non si possono non citare Paul Valéry e Graham Green, Tennessee Williams, Rafael Alberti e Gore Vidal.
Tra gli Statisti: Einaudi, Kennedy, Mitterand, Togliatti e De Gasperi.
E fra gli attori: Greta Garbo, Humphrey Bogart, Paul Newman, Peter O’Toole, Robert De Niro e molti altri.
BOCCACCIO E RAVELLO
Boccaccio parla della Costiera Amalfitana come della «… più dilettevole parte d’Italia … una costa … piena di piccole città … di giardini e di fontane … tra le quali città dette n’è una chiamata Ravello».
Ravellese è il protagonista di una delle più belle novelle del Decameron, Landolfo Rufolo: nobile per nascita, pirata per scelta, naufrago per ventura e infine, per abilità e buona sorte, felice proprietario di un immenso tesoro.
TRADIZIONI - EVENTI - FOLKLORE
Ravello ospita ogni anno, a luglio, il famoso Ravello Festival, dedicato a Richard Wagner.
Il festival è tenuto in quella Villa Rufolo che qui passeggiò.
Sono 65 anni che Ravello diventa Teatro di uno dei Festival Musicali più importanti di tutta Italia.
Ci si raduna nella prima settimana di Luglio fino, in genere, al termine del mese, con una serie di concerti di musica classica di assoluto prestigio, organizzati nei locali della splendida Villa Rufolo di cui ho già parlato in precedenza.
Il programma, che si svolge in buona parte all’interno del magnifico Auditorium Oscar Niemeyer, è particolarmente fitto e negli ultimi anni ha cominciato ad includere anche musica più moderna, come concerti dei migliori Jazzisti a livello mondiale, nonché selezioni di musica folk straniera.
Un’altra ottima ragione per visitare Ravello.
ARTI & MESTIERI
Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che pur non essendo diffuse come nel passato non sono del tutto scomparse, e si distinguono per l'arte della ceramica e dell'intreccio
CIAK SI È GIRATO A Ravello
I PIRATI DI CAPRI (1949)
è un film storico diretto dai registi Edgar G. Ulmer e Giuseppe Maria Scotese, quest'ultimo non accreditato nella versione USA.
La rivolta di Napoli del 1799 coinvolge un gruppo di uomini detti "i pirati di Capri", guidati dal sedicente capitan Scirocco, il quale ha una doppia vita ed in realtà è il Conte Amalfi facente parte della corte dei Borboni. La regina Maria Carolina cerca di fuggire a Palermo, consigliata dal nobile tedesco Von Holstein, Capo della Polizia
Il TESORO DELL'AFRICA (1953)
è un film diretto da John Huston, con Humphrey Bogart, Jennifer Jones, Gina Lollobrigida e Peter Lorre.
La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani dal regista assieme allo scrittore Truman Capote e basata sul romanzo omonimo del critico britannico Claud Cockburn.
Action movie girato anche ad Amalfi e Ravello.
IL DECAMERON (1971)
Pier Paolo Pasolini reinterpreta a suo modo alcune delle novelle del Decameron, celebre raccolta di Giovanni Boccaccio.
Con un riadattamento in chiave napoletana il regista celebra entrambe le componenti dell’amore, il sentimento e la carnalità.
THE TRIP TO ITALY (2014)
Regia di Michael Winterbottom.
Rob Brydon e Steve Coogan, inviati dell'Observer, girano l’Italia sulle orme dei poeti romantici inglesi Byron e Shelley per scrivere di cibo.
Attraversano il Piemonte, la Liguria, la Toscana, Roma, la Costiera Amalfitana e Capri.
SI ACCETTANO MIRACOLI (2015)
Regia di Alessandro Siani.
Fulvio Canfora, ex vice capo del personale di una grande azienda, dopo aver scontato un breve periodo di carcere per l’aggressione al capo che lo ha licenziato, viene affidato al fratello Germano, parroco e gestore di una casa famiglia che sta per chiudere per mancanza di fondi.
WONDER WOMAN (2017)
Regia di Patty Jenkins.
Diana, principessa delle Amazzoni, cresce e viene addestrata nell’isola di Themyscira per sconfiggere Ares, Dio della guerra.
L’occasione arriva quando salva il capitano Trevor dai tedeschi e scopre che un terribile conflitto sta devastando il mondo.
GORE (2020)
diretto da Michael Hoffman
nel 2017 è stato girato a Ravello, dedicato alla vita dello scrittore e saggista americano Gore Vidal, è prodotto da Netflix.
Un giovane uomo trascorre l'estate in Italia.
Qui incontra il suo idolo, Gore Vidal, che gli insegnerà a godersi la vita, l'amore e la politica.
TENET (2020)
prodotto, scritto e diretto da Christopher Nolan
film d’azione ambientato nel mondo dello spionaggio internazionale.
Il regista Christopher Nolan ha spiegato come "Partiremo dal punto di vista di un film di spionaggio, ma andremo verso mete differenti.
Attraverseremo generi diversi in una formula, spero, fresca ed emozionante"
Girato per tutto un mese di agosto a Ravello, tra il Belmond Hotel Caruso e Villa Cimbrone (il quartier generale sarà invece all’Auditorium Niemeyer)
STORIA
Ravello sarebbe stata fondata, secondo un'Antica Cronaca Amalfitana, nel 500, durante la Guerra Gotica, facendo poi parte, insieme ad Amalfi, del Ducato Bizantino di Napoli.
Tuttavia, la prima notizia, storicamente accertata, risale all'800, quando fu soggetta ad Amalfi, cui si ribellò nel 1000, dandosi ai Normanni. Incorporata poi nel Ducato di Amalfi, ne seguì le sorti, condividendone la prosperità: nel 1086 fu elevata a Diocesi, unita nel 1603 a quella della città di Scala, e poi, nel 1804, incorporata a quella di Amalfi. Durante il primo attacco dei Pisani ad Amalfi (6 agosto 1135) la sua resistenza, permise a Ruggero II Re di Sicilia, di sopraggiungere e sconfiggere gli invasori.
Con i Normanni, e maggiormente con i successori Angioini, Ravello crebbe crebbe in prosperità: si vuole che, proprio nel 1200, periodo della maggiore floridezza, la cittadina abbia raggiunto i 36.000 Abitanti, insieme alla sottostante cittadina di Scala.
Ravello, posta sul Pianoro che divide la Vallata del Torrente Dragone da quella dove scorre il torrente Reginna, mostra intatte molte testimonianze della Storia Millenaria, che l’ha vista protagonista con il Ducato di Amalfi, sulla scena politica del Mediterraneo Medievale.
La Tradizione racconta che, Ravello, come tutti gli altri centri della Costiera Amalfitana, risale all’arrivo di un gruppo di Nobili Romani, giunti qui in seguito al naufragio della propria nave lungo le Coste della Dalmazia, avvenuto mentre si recavano a Costantinopoli.
Ma le tracce Archeologiche, anche se molto limitate, fanno pensare ad una frequentazione già in epoca classica con qualche Villa, come se ne trovano sulla Costa.
La Storia di Ravello acquista maggiore consistenza documentata, a partire dalla creazione della Repubblica Marinara di Amalfi il 1° settembre 839, quando tutto il territorio intorno al Centro Costiero si riunì in Ducato.
La situazione mutò quando iniziò la semindipendenza del Ducato di Amalfi dal Regno Normanno (1073-1131), durante la quale, si assistette ad un continuo sostegno da parte dei Normanni, alle famiglie Ravellesi più influenti, per un controllo maggiore sulla Nobiltà Amalfitana.
In questo periodo, oltre all’arrivo di uno «Stratigoto» [Stratigòto (anche straticò, straticòto, stradicòto. Stratigotus in Latino Medievale) è una designazione della Burocrazia Bizantina, con la quale si indicava l'esponente di una Magistratura Cittadina con competenze prevalentemente giudiziarie] autonomo per la Città di Ravello, Ruggiero favorì l’elevazione della Città a Vescovado autonomo, direttamente dipendente dalla Santa Sede.
Ma, durante il periodo Normanno, ci furono 2 episodi che interessarono l’intero Ducato e che rappresentarono un momento di crisi; nel 1135 e nel 1137, i Pisani attaccarono il territorio e, mentre nel primo episodio le truppe furono bloccate dalla poderosa costruzione difensiva di Fratte sul Monte Brusara e dall’arrivo dell’aiuto militare di Ruggiero, nel secondo episodio, non si riuscì a fermare i nemici che devastarono il territorio.
L’Epoca Sveva (1194-1266), vide l’appoggio delle maggiori Famiglie locali (i Rogadeo, i Frezza, i Bove e i Rufolo) a Federico II, ricevendone in cambio incarichi prestigiosi presso la Corte.
L’Epoca Angioina (1266-1398, anno di infeudazione del Ducato Amalfitano) registrò la crisi più dura per l’intero territorio; la Guerra del Vespro, che scoppiata nel 1282 durò 20 anni, influenzò negativamente l’economia del Ducato, economia basata soprattutto sui Commerci Marittimi.
Da questo momento in poi, molte delle Famiglie trasferirono i loro interessi commerciali verso la Puglia e, soprattutto durante la prima parte del periodo dell’Infeudazione, la Città fu funestata da lotte interne e più tardi anche con la vicina Scala.
Il Feudo Amalfitano passò di mano dai Sanseverino, fino ai Piccolomini di Siena nel 1583, e molte delle Famiglie più importanti si trasferirono definitivamente a Napoli, dove continuarono ad esercitare i Commerci e gli Incarichi presso la Corte Aragonese.
Non tutti, però, lasciarono la natia Ravello, tanto che nel 1583 anche numerosi Nobili Ravellesi, parteciparono all’azione di riscatto del territorio Amalfitano dal Dominio Feudale, pagando all’ultima discendente, Maria D’Avalos, vedova di Giovanni Piccolomini, che mise in vendita il Ducato 216 Ducati Aurei: la popolazione della Costa acquistò il possesso facendo divenire questa parte del territorio Demanio Reale.
Gli storici locali, tacciono sui periodi posteriori al riscatto del territorio da parte degli abitanti, quasi che si fosse esaurito il ruolo dell’area nelle vicende storiche, ma, anche se si assistette ad un periodo di crisi, determinata dall’allontanamento di molte famiglie da questi luoghi, essi continuarono a vivere ed a partecipare alla Storia dei secoli successivi. Il Decennio Francese, per esempio, produsse anche a Ravello ricadute negative a causa della riduzione dei Siti Religiosi e la soppressione di alcuni dei Cenacoli Monastici più antichi ed attivi del territorio.
Con i Borbone, invece, e con la costruzione della Strada Costiera da Vietri verso Amalfi, il territorio visse un nuovo momento di fortuna, anche perché, è questo il periodo della scoperta della Costiera da parte dei Viaggiatori Europei.
Le vicende che accompagnarono, poi, l’unificazione dell’Italia, videro anche il territorio di Ravello, seppure marginalmente, interessato dal fenomeno di Brigantaggio, che, soprattutto sulle montagne al confine con Scala, registrò la presenza di qualche Oppositore al Potere Politico.
Ravello, però, tornò alla ribalta politica nazionale, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando, nella cosiddetta Villa Episcopio, proprietà del Principe di Sangro, trovò riparo Vittorio Emanuele III, arrivato da Brindisi; qui avvenne la firma del passaggio di Luogotenenza, da Vittorio Emanuele III al figlio Umberto, il 12 aprile del 1944 e il giuramento del Governo provvisorio, con sede a Salerno, che traghettò l’Italia verso la Repubblica.
SANTO PATRONO
Pantaleone di Nicomedia, od anche Pantaleo (in Greco antico: Παντελεήμων, Panteleémōn; Nicomedia, ... - Nicomedia, 27 luglio 305), secondo la Passio era un Cristiano, Medico personale del Cesare Galerio, che subì il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano: Patrono dei Medici (insieme ai Santi Cosma e Damiano) e delle Ostetriche, è venerato come Santo da numerose Chiese Cristiane ed è considerato uno dei 14 Santi Ausiliatori (viene invocato contro le infermità di consunzione).
Il Martirologio Romano fissa per la memoria di San Pantaleone la data del 27 luglio.
Secondo la tradizione agiografica, era figlio del pagano Eustorgio, uomo molto ricco di Nicomedia, e di Eubula, che lo educò al Cristianesimo: successivamente, si era allontanato dalla Religione ed aveva studiato medicina, arrivando a diventare medico di Galerio.
Ritornò al Cristianesimo grazie al prete Ermolao e, alla morte di suo padre, entrò in possesso di una grande fortuna: spinti dall'invidia, alcuni colleghi lo denunciarono all'Imperatore durante la persecuzione di Diocleziano.
L'imperatore avrebbe voluto risparmiarlo e cercò di persuaderlo ad abiurare, ma Pantaleone confessò apertamente la sua fede e, per mostrare di essere nel giusto, risanò un paralitico: ciò nonostante, egli fu, dapprima, condannato al rogo, ma le fiamme si spensero, poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffreddò miracolosamente; a questo punto Pantaleone fu gettato in mare con una pietra legata al collo, ma il masso prese a galleggiare; venne condannato ad feras, ma le belve che avrebbero dovuto sbranarlo si misero a fargli le feste; fu poi legato ad una ruota, ma le corde si spezzarono e la ruota andò in frantumi.
Si tentò anche di decapitarlo, ma la spada si piegò e gli aguzzini si convertirono e Pantaleone pregò Dio di perdonarli, motivo per il quale egli ricevette pure il nome di Panteleemon (in lingua Greca, colui che di tutti ha compassione).
Infine, quando egli diede il suo consenso, gli fu tagliata la testa.
Culto
Benché le notizie sulla sua vita, siano palesemente fantasiose e ricavate da scritti molto tardi, la storicità di Pantaleone è dimostrata dalla diffusione e dall'antichità della sua venerazione, già attestata, tra gli altri, da Teodoreto di Cirro (Graecarum affectionum curatio, Sermo VIII, De martyribus), Procopio di Cesarea (De aedificiis Justiniani I, IX; V, IX) e dal Martirologio Geronimiano (Acta Sanctorum, November, II, 1, 97).
Pantaleone è oggetto di venerazione in Oriente, dove viene chiamato «il Grande Martire» ed è invocato come Taumaturgo.
Sul Monte Athos, Grecia, il Monastero della Comunità Russa, uno dei 20, ancora oggi esistenti sulla Santa Montagna, è a lui dedicato (Monastero di San Panteleimon).
Il suo Sangue (raccolto, secondo la tradizione risalente al 1100, da Adamantio, testimone del Martirio) era originariamente conservato in un'unica e grande Ampolla, custodita nella Chiesa a lui dedicata a Ravello (oggi Monumento ai Caduti).
In seguito l'Ampolla fu traslata nel Duomo ed i Vescovi di Ravello, incominciarono a donarne piccole quantità ad altre Comunità: così nacquero le Ampolle (molto più piccole) custodite a Costantinopoli, Montauro, Martignano, Limbadi, Caiazzo, nella Chiesa del Purgatorio a Lanciano, nella Chiesa del Santissimo Salvatore all'Immacolata di Irsina e nel Monasterio de la Encarnación di Madrid.
Nel 1600 l'Ampolla di vetro custodita nel Duomo di Ravello subì un'incrinatura, tutt'ora visibile e, per evitare danni ulteriori, fu deciso di esporre l'Ampolla in un ambiente racchiuso da 2 grate di ferro, murate.
La liquefazione del Sangue di San Pantaleone
Ogni anno, nel mese di luglio, o in occasione di miracoli ottenuti dal Santo, avviene il fenomeno della liquefazione del Sangue di San Pantaleone.
L'Ampolla che contiene il Sangue, è custodita in Duomo, in una piccola camera, al centro della Cappella dedicata al Santo, realizzata nel 1643, dal Vescovo Bernardino Panicola, che ne fece la traslazione con una solenne Processione per la Città.
L'Ampolla è visibile attraverso le inferriate che la chiudono.
La Liquefazione avviene spontaneamente, senza che l'Ampolla venga mossa né agitata.
Il 17 marzo 2020, proprio nel pieno della Pandemia da COVID-19, si è verificata una Liquefazione straordinaria del Sangue al termine della Preghiera rivolta al Santo, dal Parroco del Duomo in diretta streaming.
Lo stesso fenomeno si verifica anche nelle Ampolle custodite a Martignano, Limbadi, a Montauro, a Vallo della Lucania e nel Monasterio de la Encarnación a Madrid.
Una piccola parte di Sangue è conservata in un'Ampolla custodita nella Chiesa di San Tommaso a Padova, ma qui il Sangue rimane sempre liquido e di colore rosso.
Strada più breve, con meno traffico e con bella veduta su Napoli: dall’Autostrada del Sole, giunti a Caserta Sud immettersi sulla A 30 indicata come Salerno-Reggio Calabria.
Uscire al casello Pagani-Nocera.
Seguire le indicazioni “Valico di Chiunzi” e “Costiera amalfitana”, raggiungendo Ravello attraverso il valico.
Itinerario meno rapido ma più panoramico
A Caserta Sud imboccare la A 30 e proseguire verso Salerno fino al Casello “Vietri sul mare”.
Seguire le indicazioni “Costiera amalfitana” e “Ravello”, toccando Cetara, Maiori e Minori.
Questa strada, molto panoramica, è però trafficata, soprattutto nei fine settimana e nei giorni festivi.
[Guarda qui sotto per visionare ed acquistare il mio e-Book del diario di viaggio contenente anche questa località]
Commenti