L’Italia deve molto ai contadini.
Dall’agricoltura e dallo stretto legame instauratosi sul lungo periodo tra città e campagna deriva gran parte del patrimonio territoriale (culturale, ambientale, produttivo, sociale) di questa bella e sciagurata penisola: la sua economia, il suo paesaggio, le sue differenze regionali e perfino la sua celebrata vocazione urbana.
Senza l’agricoltura e i connessi flussi di cibo, di energia e di cultura tra mondo rurale e realtà urbane, le città non avrebbero potuto crescere e svilupparsi.
Aggiungiamo il mare e le montagne e ci accorgiamo che questi caratteri ambientali di fondo sono stati i protagonisti indiscussi, con l’attività dell’uomo, del complesso e lunghissimo processo storico che ha prodotto una identità italiana in continua evoluzione, le fonti di quell’insieme di risorse che sono state
efficacemente definite come le “felicità d’Italia”.
L’identità, come la storia, è una finestra aperta sul futuro, non soltanto uno sguardo sul passato.
Lo storico sa - ma quanti italiani, che di storia non ne studiano più tanta neanche a scuola, e meno che mai quella legata al territorio italiano, oltre le guerre che vi si sono svolte, forse -, che per il paesaggio si tratta di un processo, di qualcosa di costantemente mutevole, non di un dato inciso sulla pietra: l’identità non è solo ciò che siamo stati, ma anche ciò che siamo e ciò che vorremmo e vorremo essere.
L'Italia, è uno straordinario Paese, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per il mix materiale e immateriale, fatto di bellezze paesaggistiche uniche, di luoghi ricchi di storia e bellezza accanto a produzioni agroalimentari, 4.500 prodotti tipici, e tradizioni culinarie secolari.
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